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WALTER VENCHIARUTTI

Universalità della triade

Il tema del numero tre, che regola il mondo, sta alla base dell’ordine fisico e di quello spirituale. Renè Guénon, nel libro La grande triade, considera questa entità alla stregua di una costante ripartizione che parimenti trova espressione nella tradizione metafisica orientale e in quella occidentale. George Dumézil (1898-1986), mitologo, storico delle religioni, linguista e filologo francese, ha proseguito nel medesimo indirizzo rivolgendosi agli studi della storia civile e religiosa delle culture europee.

 

 

Il suo esame parte dall’osservazione di dati primari (Riti e leggende del mondo Egeo, 2005) e prosegue con la comparazione finalizzata a stabilire i prototipi da cui successivamente sono derivate le consuetudini millenarie (Gli dei sovrani degli indoeuropei,1985 – Matrimoni indioeuropei, 1984). Sono soggetti attivi della società il veggente, il guerriero e il commerciante che corrispondono al complesso religioso, all’establishment politico e al consorzio mercantile. Ognuno di questi ceti occupa un preciso posto nella tripartizione comunitaria che, fin dai primordi, ha caratterizzato le grandi civiltà preistoriche (Mito e epopea,1968 – L’ideologia tripartita degli indoeuropei,1988).

 

 

L’esercizio svolto da queste categorie può produrre risultati ambivalenti e avere effetti antitetici. Ad esempio: il sacro si è espresso attraverso la virtù e le solennità rituali, ma è stato parodiato da chi attraverso la magia è pervenuto a forme di incantamento. I conflitti potenziano le identità comunitarie se vengono utilizzati per la difesa ma possono esser fonte di prepotenza e offesa. La produzione di ricchezza favorisce lo sviluppo, il nutrimento, il benessere di una comunità, ma non di rado si accompagna alla predazione.

 

Tali corrispondenze trovano archetipi divini nei rappresentanti delle più lontane Tradizioni. Nella trimurti indù, Brama, Vishnu e Shiva presiedono al corso della ruota samsarica attraverso il ciclo della creazione, conservazione e distruzione. Nella predicazione monoteista zoroastriana Mitra è il giorno, Varuna è la notte, Indra personifica i fenomeni atmosferici. Così a Roma il culto è riservato alla triade capitolina dei tre flamini maggiori Jupiter (autorità, potenza diritto della sovranità), Mars (potere e la forza combattente), Quirinus (fertilità e pace). La terna della tavola eugubina per Dumézil è stata attualizzata dalla festa dei tre ceri celebrata a Gubbio con Sant’Ubaldo (il potente patrono), San Giorgio (il santo guerriero), Sant’Antonio (il tutore del porco fecondo).

 

La scoperta delle radici istituzionali dei popoli indoeuropei nella tripartizione macrocosmica: cielo, atmosfera e terra ripropone la simmetria del microcosmo umano costituito da spirito, anima e corpo. Non avendo a disposizione prove documentarie di fronte al difficile lavoro di ricomposizione della cosiddetta ultra-storia Dumézil utilizzò i metodi della comparazione mitologica e dell’indagine lessicale, entrambi rivolti allo studio delle remote culture europee. L’onestà intellettuale lo portò ad un interminabile lavoro di continua rielaborazione dei dati raccolti. Non rifuggiva da revisioni e conseguenti reinterpretazioni dei precedenti lavori. Notevole è stata la tenacia a non soggiacere a schemi preconcetti. Operava allo sviluppo di indagini in continuo divenire contro la critica corale di chi, proveniente dal positivismo rigoristico, rifiutava a priori il vaglio di una infinità di dati antichi, leggendari e lessicali.

 

Nel riconoscere l’esistenza del “trifunzionaslismo” o schema triadico Dumézil non si limitò a seguire le pieghe del passato ma fornì prova delle sopravvivenze ancora importanti presenti in culture relativamente recenti. Il mito può derivare da fatti storici o da finzioni letterarie; può essere ambientato in un mondo umano o sovraumano, ma sempre esprime l’epopea, l’ideologia di una società, ne conserva valori, ideali, regole e pratiche che altrimenti andrebbero irrimediabilmente disperse. La geniale intuizione dell’ideologia tripartitica è stata dedotta dall’osservazione del sistema sociale in atto fin da in tempi preistorici; tiene conto della realtà spirituale e materiale dei popoli indoeuropei e conserva un campo di analisi che possiamo riscontrare anche nella nostra contemporaneità fornendo esempi pratici e facilmente consultabili.

 

 

Ad esempio, nel cuore del centro storico di Crema si fronteggiano architetture che, ancora in periodo medioevale, rappresentavano le insegne monumentali dei tre ordini più importanti della società locale: il duomo degli oratores, il palazzo comunale dei bellatores, le botteghe dei mercatores. Ancora, tali testimonianze trovano equivalenza nell’origine delle caste indù (varna): brahmana (uomo della formula), ksatrya (uomo della guerra), vaisya (allevatore, agricoltore).

 

La grande mole di studi che George Dumézil ci ha lasciato spazia in un vastissimo campo con testi dedicati alle diverse discipline: romanistica (La religione romana arcaica,1977), germanistica (Gli déi dei Germani, 1974) e orientalistica (Storie degli Sciti, 980) ma, come ha notato Alessandro Campi, l’analisi dumeziliana delle religioni, egli “ha restituito alla storia un popolo ed una cultura, offerto una lezione di metodo, reso compatibile il nostro sguardo sul più antico passato con la nostra condizione di uomini moderni”.

WALTER VENCHIARUTTI

11 Mag 2020 in

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