Un amico mi mostrò orgoglioso lo scaffale del salotto, dove spiccavano decine di edizioni Adelphi.
Disse che a volte li comperava a scatola chiusa; un pò come si acquista una borsa Gucci, o Vuitton, da regalare alla moglie trascurata, libri come scarpe di marca che si sfoggiano nella passeggiata prima di cena. Notai “il grande mare dei sargassi”; dell’autrice, Jean Rhys sapevo niente, ma il titolo del libro m’intrigò e lo annotai a mente. Dopo qualche giorno, in una libreria di Milano notai il tascabile Adelphi con in copertina l’ibisco lilliflorus, una pianta carnivora che stava davanti a un paesaggio lussureggiante, copertina a “il grande mare dei sargassi”. Volevo leggere qualcosa di esotico, così lo acquistai, come si compera un profumo sperando sia quell’odore, non sapendo bene, però, se è l’odore giusto.
C’è tutto quello che non serve spiegare, nell’opera di Jean Rhys. Ci sono i silenzi di una coppia che indugia ai tavolini di un caffè, per riempire il vuoto dei risentimenti; entrambi sull’orlo di una rottura, un’altra lite, o una risata liberatoria. C’è la delusione del non capirsi mai abbastanza, per non finire per detestarsi. Gli anni delle storie ambientate in Europa, di Jean Rhys sono i primi vent’anni del Novecento, i pochi soldi che girano che costringono a portare lo stesso cappotto ormai logoro, perchè l’altro cappotto, un regalo di un amante, Jean Rhys dovette venderlo per pagare l’affitto. Ci sono, nei romanzi, le mattine gelide nelle stanze d’albergo senza riscaldamento, le borse sotto gli occhi, le lunghe notti nei locali per scacciare la solitudine, il cognac che stordisce, gli uomini che la seguono, la cercano, l’abbandonano. Lei è giovane, bella o forse non abbastanza, forse sciupata, certo insicura, incerta nel suo muoversi, nei sentimenti, con scoppi di depressione. Anche momenti comici nei ricami, nelle cornici dei mezzi amori. Riceve lettere appassionate di amanti presto stracchi, generosi e presto tirchi; ma sa la necessità di andare avanti comunque, con dignità, lavoretti per guadagnarsi da vivere e scacciare i giorni da umiliata e offesa.Quadretti d’amore che sfioriscono in fretta, raccontati con maestria, da letterata pura, più moderna del suo tempo e per questo indigesta a molti lettori.
La desolazione d’amore che non sfugge al ridicolo, e si può vincere sbattendo una porta, urlando all’amante: i tuoi soldi non li voglio, dimenticando tutto in un bagno caldo, perchè amarsi, almeno un pò, si deve.
Uomini, di cui Jean Rhys ha spesso una pessima opinione; folle che lei detesta; orgogliosamente solitaria, anche se star sola le strozza in gola. Ci sarà abbastanza caldo nella stanza? Dov’è finita la borsetta con il trucco, non posso uscire di casa così? E’ troppo vecchia la mia giacca, è logora, e serve un nuovo paio di calze; dove li trovo i soldi per comperarmi un paio di belle scarpe?
Jean Rhys è un nome e cognome corto, come corte sono le sue storie scritte, sono corte le frasi, illuminanti, brillanti, amare, che stingono nel grigio, e s’accendono all’improvviso, nei cambi d’umore dello scrivere. E’ la noia, l’irrequitezza, l’incomprensibile corsa degli anni rispetto alla lentezza dei giorni, il sentirsi inadeguati, fuori posto, il freddo nelle ossa. Straniera, sconosciuta nella piazza, questa è Jean Rhys. Eppure, in questo ricamo della desolazione, c’è una botta di vita che tiene la presa, fra valigie fatte e disfatte, gli errori, i ridicoli amori. Una scrittura alta, quella di Jean Rhys, capace di raccontare l’incomprensione, di chi non sa bene quale sia il suo posto nel mondo. Più che quadri, i suoi scritti, soprattutto quelli ambientati a Londra, Parigi sono istantanee dove tra il grigio dello sfondo compaiono e svaniscono figure oblique, amori sbagliati che si sciacquano di fretta nell’angolo tra un lampione e un incrocio, come il fondo di un caffè nel lavandino. Una prima giovinezza di Jean Rhys nei mari caldi dei Caraibi; poi l’Europa, la pioggia di Parigi, le nebbie stizzose che fanno da cappello al Tamigi. Già allora, la migrazione cercava, sognava Parigi, Londra, i caffè di Montparnasse, passeggiare il lungoSenna, Oxford Street, Regent Street, i parchi. Il varietà, i musicals, il cinema dove rifugiarsi nei pomeriggi uggiosi. Si può vivere ovunque, ma non è vero. Si può buttare la vita dove si vuole, ma di vita ce n’è una sola.
Jean Rhys non avrebbe mai pubblicato i suoi romanzi avvelenati di fascino, e squilibrati di passioni, come li chiamava Oreste del Buono. Non avrebbe, probabilmente creduto nelle sue qualità, senza il sostegno, l’incoraggiamento di editor che la stimavano, come Ford Madox Ford, Hamish Hamilton, Diana Athill. C’è tanta poesia che splende nelle sue frasi strette, tanta modernità nelle sue storie d’amori imbarazzanti. Personaggi carichi di mistero. Sprazzi di luce nel velo grigio di una vita che nel profondo rimane incomprensibile.
1890. Jean Rhys, pseudonimo di Ella Gwendolen Rees Williams, nasce in Dominica, Caraibi. Figlia di un medico gallese e una madre bianca creola. E’ a disagio fra la gente del posto, affascinata dalla natura lussureggiante, le magie, i misteri dei luoghi. C’è chi le tira sassi, chi la chiama bambina “blatta bianca”. Le inglesi che vivono nei Caraibi chiamavano le donne bianche creole, le “negre bianche”. “Spesso mi domando – scrive Jean Rhys – chi sono e dov’è il mio paese e a quale luogo appartengo e addirittura perchè sono nata”.
1907. J.Rhys lascia la Dominica per una scuola in Inghilterra, Cambridge. Ha 17anni.
1908. Lascia il college dopo solo un anno per iscriversi all’Accademia di Arte Drammatica. Muore il padre. J.Rhys lascia l’Accademia per aggregarsi a un gruppo corale che si esibisce nei teatri.
1909. Prima storia d’amore.
1919. Incontra Jean Lenglet, lo sposa e la coppia va a vivere in Olanda, dove nasce il primo figlio William che morirà tre settimane dopo.
1922. Nasce la figlia Maryvonne.
1923. Il marito di J.Rhys, che lavora come impiegato in una Commissione Interalleata, viene arrestato per espatrio illegale e reati valutari, mentre la coppia viveva a Vienna, poi a Budapest.
1932. J.Rhys divorzia da Jean Lenglet e sposa Leslie Tilden Smith, e i due vanno a vivere a Londra.
La figlia Maryvonne passerà le vacanze con la madre in Inghilterra, e il resto dell’anno con il padre, in Olanda, dove proseguirà gli studi.
Dal 1927 al 1939 saranno pubblicati racconti e romanzi di Jean Rhys, con lusinghiere recensioni, ma scarso successo di vendite.
1945. Muore il secondo marito di Jean Rhys, Leslie Tilden Smith. Sono anni di silenzio. Jean Rhys scompare del tutto dai riflettori, dalle pagine delle riviste letterarie.
1947. Jean Rhys sposa un cugino del suo secondo marito, Max Hamer, il quale verrà condannato per frode (accusa ingiusta secondo la moglie) e incarcerato in varie città distanti fra loro. Jean Rhys si sposterà di città in città, nei luoghi dove è incarcerato il marito. Al suo rilascio, la coppia va a vivere nel Devon, Inghilterra, e Jean Rhys riprenderà a scrivere.
1953. La coppia si sposta in Cornovaglia. Un luogo dove Jean Ryhs patirà il freddo pungente del clima.
1956. Tornano ad abitare nel Devonshire.
1964. Muore il marito Max Hamer.
1966. Nonostante la malattia che affatica, prostra Jean Rhys, e la scarsità di soldi, grazie all’incoraggiamento della sua editor Diana Athill, Jean Rhys dà alla luce il suo capolavoro “Il grande mare dei sargassi”, che avrà un clamoroso successo, anche di vendite, e verrà considerato la risposta (moderna) a Jane Eyre.
Jean Rhys morirà il 14 maggio 1979.
Bibliografia (non completa):
The Left Bank. 1927. Racconti
Quartet. 1928. (“Quartetto” ed.Adelphi 2013. Film con Isabelle Adjani. 1981)
After Leaving Mr Mackenzie. 1930. (“Addio Mr Mackenzie” ed.Adelphi 2001)
Voyage in the Dark. 1934. (“Viaggio nel buio” ed.Adelphi 2020)
Good Morning, Midnight. 1939. (“Buongiorno, mezzanotte” ed.Adelphi 2018)
Wide Sargasso Sea. 1966. (“Il grande mare dei sargassi” ed.Adelphi 1980)
Tigers are Better.Looking. 1968.
Sleep It Off Lady. 1976.
Smile Please An Unfinished Autobiography. 1979. (“Smile please” ed.Sellerio 1992)
Jean Rhys Letters, 1931-1966.
The Collected Short Stories. 1987.
Una parte dei racconti sono stati tradotti dall’editrice La Tartaruga, e pubblicati in Italia negli anni Ottanta, rintracciabili nelle biblioteche. In originale è disponibile “The Collected Short Stories”, edizioni Penguin Classic 2017.
Di Jean Rhys, l’editrice Adelphi ha pubblicato il racconto del suo ritorno in Dominica, durante un viaggio, per rivedere i luoghi dove ha vissuto i primi sedici anni della sua vita. Il libro, intenso, sempre carico della sua prosa amara, ma carica di spietata onestà, titola “Io una volta abitavo qui”, ed è edito nel 2017.
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