CREMASCOLTA
ERCAM: l’università a Crema
Stagione: 1
Episodio: 4
Host: Mattia Bressanelli
Guest: Professor Angelo Di Gregorio
ERCAM (European Research Center for Applied Mathematics)
Dopo aver discusso del passato e del presente dell’università a Crema con il professor Giovanni Righini, diamo uno sguardo al futuro.
In questa proficua chiacchierata con il professor Angelo Di Gregorio discutiamo di come si sta procedendo per istituire a Crema ERCAM (European Research Center for Applied Mathematics).
Spoiler: fondamentale che il territorio promuova l’avviamento dell’iniziativa.
* i più affezionati ricorderanno la conferenza di Di Gregorio nella seconda edizione della Scuola di Educazione all’economia)
Buon ascolto
CREMASCOLTA
29 Nov in
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Bravo, apparentemente tutto chiaro, ora ci servirà un misuratore dello stato di avanzamento.
Sì, un po’ di project management aiuterebbe davvero.
Comunque per ora non c’è molto da misurare: siamo all’incirca al punto di partenza.
Il contributo del prof. Di Gregorio è stato a mio avviso prezioso nel (tentare di) riportare l’attenzione dei decisori al ruolo pro-attivo che deve avere il territorio cremasco, che non deve limitarsi alla pur necessaria e meritoria opera di ricerca di co-finanziamenti esterni e supporti istituzionali in alto loco, ma deve anche concretizzarsi in decisioni e azioni locali, “dal basso”, misurabili e credibili.
Il prof. Di Gregorio ha ricevuto l’incarico da ACSU lo scorso inverno, ha terminato il lavoro in Giugno, è stato ricevuto da ACSU solo a metà Ottobre (dopo varie insistenze da parte mia). Siamo a fine novembre, ma per ora non mi sembra che nessuna delle sue indicazioni sia stata recepita.
Oltre a validare il progetto nei suoi contenuti e obiettivi, Di Gregorio ha consigliato di istituire immediatamente la Fondazione ERCAM per affidarle due ruoli, uno verso l’interno e uno verso l’esterno: verso l’interno, quello di incominciare a catalizzare gli investimenti locali che il territorio è in grado e ha intenzione di fare (anche per capire fino a che punto è in grado di farli e se davvero ne ha intenzione); verso l’esterno per interagire con il sistema dell’università e della ricerca per conto del territorio (dato che è un po’ surreale pensare ad ACSU come interlocutore del MIUR o dei rettori lombardi).
Vista la reazione freddina (eufemismo) da parte di ACSU, mi sono permesso di avanzare immediatamente una mia proposta, non alternativa a quella di Di Gregorio ma semplicemente spezzata in due passi più piccoli, visto che il passo unico sembrava troppo grande: costituire subito un Comitato Promotore di ERCAM, che potrebbe comunque svolgere entrambi i ruoli di cui sopra, e costituire il nuovo soggetto giuridico Fondazione ERCAM tra qualche mese, una volta raccolti tutti i sostegni necessari sia internamente che esternamente. Ma tutto tace.
Per provare ad iniettare un po’ di project management nel metodo di lavoro ho anche proposto una roadmap, che è stata condivisa con gli altri componenti del gruppo di lavoro ERCAM istituito da ACSU, almeno per dare un’idea di quante e quali cose si potrebbero fare localmente in parallelo alle azioni verso Regione, MIUR, ecc. e per monitorare lo stato di avanzamento. Tutto tace.
Una delle più importanti azioni locali doveva essere un’iniziativa di comunicazione e sensibilizzazione per spiegare il senso ed il valore di un investimento sulla matematica applicata. Destinatari dovevano essere le imprese e le associazioni di categoria, sia cremasche che cremonesi. Soggetto proponente e attuatore, REI. L’estate scorsa fui quindi sollecitato a fornire informazioni utili in questo senso, con urgenza. Da allora, tutto tace.
Questa inerzia nelle azioni locali finisce poi per pesare negativamente anche in quelle verso l’esterno. Mercoledì siamo stati a Roma (avrete visto gli articoli sulla stampa locale). Al MIUR il capo segreteria tecnica è stato molto chiaro: “La marmellata sul pane dovete metterla voi: il territorio e le imprese”, ma nessuno dei presenti ha potuto rispondere “Certo, stiamo già costruendo un business plan: ecco qui la nostra parte”. Poco dopo a Palazzo Chigi un funzionario, parlando di possibili interventi infrastrutturali per decine di milioni sull’area ex-Olivetti e sulla “Pierina” ci ha chiesto “Quanto cuba questo investimento”?. Nessuno dei presenti ha saputo rispondere con una cifra.
Tornati a casa, è stata elaborata la seguente strategia “Aspettiamo e vediamo”.
Operativamente in cosa consiste costituire una fondazione (persone, costi ecc.)?
Caro Giovanni, dicci quale può essere il ruolo di Cremnascolta, a parte quello di teatro della sensibilizzazione, e sarà fatto, anche se ancora non so cosa…
Visto l’interesse sull’argomento,che per altro interessa anche me,per il futuro del territorio.
Non so se il comitato ERCAM a questo punto è stato istituito,ma se non ci si coordina si rischia che ognuno percorra la sua strada in solitaria.
L’altro giorno (19/1) sulla “Provincia” il Mov5s cremasco ha lanciato un appello a tutte le parti sociali per portare idee,proposte,supporto,progetti per supportare il centro di ricerca e far
massa critica su tematiche dell’innovazione come fattore distintivo e di rilancio della nostra citta’ e il suo territorio.
Perché come Cremascolta firmando tutti,non si risponde a questo appello e per primi,scrivendo alla Provincia,appoggiando chi si sta interessando che per altro il prof.Righini conosce bene.
Bisogna stimolare il dibattito e far intendere che il territorio è coinvolto,interessato e vuol partecipare attivamente al suo sviluppo e pressare per concretizzare il tutto. Bisogna uscire allo scoperto.
Un intervento accorato, il tuo. Un intervento, anzi, allarmato, se conto i tuoi “Tutto tace”.
Ma è possibile che dopo tutto questo tempo (il tuo progetto, Giovanni, è stato elaborato da parecchio tempo) il territorio, alla vigilia del 2020 quando la Facoltà di informatica sparirà del tutto, non abbia ancora avuto un sussulto?
Continuiamo a piangerci addosso, a denunciare il “declino” del nostro territorio (un declino che parte da lontano, da quando abbiamo perso le grandi aziende, un declino solo in parte “fermato” dall’ascesa del distretto della cosmesi) e non facciamo nulla per far camminare un progetto che potrebbe dare la luce a un Centro di eccellenza a livello internazionale e, magari, richiamare “cervelli” da altre parti del mondo?
Viviamo alla giornata, schiacciati sul presente e non siamo capaci di “programmare il nostro futuro”.
Eppure qualche colpo d’ala l’abbiamo avuto: quando, ad esempio, il consiglio comunale “unanime” ha dato l’ok a tutte le facilitazioni possibili per non perdere l’opportunità dell’insediamento dell’Olivetti.
Ricordiamo che la “Matematica applicata” è il futuro.
Potrebbe essere il “nostro” futuro.
Tocca a noi decidere e rimboccarci le maniche.
Se la Fondazione (un soggetto che potrebbe trattare con il Miur e con altre università) è pre-matura, perché non accogliere subito l’idea del prof. Righini, cioè la creazione di un Comitato promotore della stessa?
Investire nel nostro futuro: è questo che deve fare una classe dirigente (non ci metto solo la classe politica, ma anche le imprese, i sindacati, tutte le forze vive della comunità, gli stessi cosiddetti “intellettuali”) che non sia miope, ma pre-vidente.
E non si tratta solo della classe dirigente di casa nostra: creare dei Centri di eccellenza è un impegno della stessa comunità nazionale.
E’ un caso che la Germania da qualche anno stia richiamando tanti giovani che vengono un po’ da tutto il mondo, già “formati” (risparmiando, tra l’altro, una quantità ingente di risorse)?
Un Paese diventa appetibile solo se apre prospettive per il futuro, se ciò investe nel futuro.
Ora, noi cremaschi (dobbiamo cominciare, naturalmente, da noi) quanto vogliamo “investire”? Non possiamo pretendere di battere cassa a destra e a manca senza avere una base finanziaria perché nessuno finanzierà se non nella modalità del “co-finanziamento”.
Si può andare al Miur (e una delegazione tra cui il prof. Righini è andata nei giorni scorsi), si possono contattare università limitrofe (da Brescia a Bergamo, da Milano a Piacenza), ma se non ci auto-finanzieremo, non potremo chiedere a nessuno il “co-finanziamento”.
Non è questa una battaglia culturale che CremAscolta potrebbe e dovrebbe sostenere?
Una provocazione: perché, invece di disperdere le nostre energie nel dividerci, nell’accusa gli altri, nel “distruggere”, non le concentriamo per “costruire” qualcosa che potrà segnare una svolta alla storia del nostro territorio?
Non faremmo altro che recuperare la ragione di fondo per cui il blog è nato: dalla protesta alla “proposta”.
Siamo nati per dare un “contributo” alla nostra comunità. Ora, il progetto di realizzare a Crema un Centro di “Ricerca applicativa” (matematica applicata) a livello almeno nazionale (ma magari oltre), non è una buona Causa per batterci, anche solo con i nostri suggerimenti, con i nostri canali.
Il “tutto tace”, più volte ripetuto dal prof. Righini non è un forte, allarmante stimolo anche a noi perché facciamo la nostra parte?
Per quanto riguarda la procedura di costituzione di una fondazione, non sono un esperto in materia. Mi sembra di capire che sia questione di scrivere uno statuto, ispirandosi a quelli di fondazioni già esistenti, e mettere insieme qualche decina di migliaia di euro di capitale. Niente di fantascientifico. Il fatto però che sia un’operazione “facile” concorre a far ritenere che non sia sbagliato dilazionarla.
E’ anche vero che l’articolazione dello statuto va pensata molto bene e che alcuni dettagli possono dipendere anche dall’esito di quanto si scopre interagendo con Regione, MIUR e università. Inoltre alla fondazione in partecipazione dovranno partecipare le università, altrimenti non avrebbe senso farla. Ecco perché può essere anche sensato attendere nel dare vita alla fondazione ERCAM, il che però – a mio avviso – non dovrebbe farci dimenticare che ci sono una quantità di azioni indispensabili da portare avanti localmente nel frattempo, anche prima di istituire ufficialmente il centro di ricerca.
La proposta del prof. Di Gregorio è di istituire comunque ERCAM per usarlo come strumento per arrivare al fine di attirare co-finanziamenti e coinvolgere le università, che possono aderire anche dopo la costituzione della fondazione, non necessariamente come soci fondatori. Nella sua proposta i soci fondatori dovrebbero essere i rappresentanti del territorio cremasco. L’impostazione che viene attualmente seguita, invece, è quella di attendere il “sì” delle università e degli enti co-finanziatori prima di sbilanciarsi: la costituzione di ERCAM viene vista come il fine, la partecipazione delle università e l’ottenimento di co-finanziamenti come il mezzo. Questo porta a privilegiare le azioni “ad extra” rispetto a quelle “ad intra”.
Ok, facciamo un passo indietro allora, cosa/chi serve concretamente per istituire il comitato promotore ERCAM?
Solo la voglia di farlo. Lo statuto avrebbe un solo articolo che starebbe su una pagina. Si può far registrare da un notaio per dargli maggiore ufficialità. Ci si fa dare un C.F. dall’Agenzia delle Entrate. Si apre un c/c senza interessi e senza spese presso una banca tra quelle che già partecipano ad ACSU. Dopodiché si calendarizzano le tappe della roadmap che abbiamo proposto. Ad esempio si comincia a mettere in agenda un incontro con i soci ACSU, un incontro con le imprese cosmetiche, un incontro con la CCIAA, un incontro con la Provincia, un incontro con l’Ass.Ind.CR…. in cui si sollecitano investimenti nel progetto ERCAM. E se qualcuno ancora non ha capito di cosa si sta parlando, si coglie l’occasione e glielo si spiega. Tra l’altro tutto questo si può fare anche prima di costituire il Comitato Promotore di ERCAM. Quest’ultimo servirebbe solo a raccogliere i fondi e ad interagire poi con Regione, MIUR ecc.. Se poi si scoprisse che a nessuno da queste parti importa un fico secco di ERCAM, sarebbe meglio saperlo subito (e i soldi potrebbero essere restituiti istantaneamente a chi eventualmente li avesse già messi nel “salvadanaio” del Comitato Promotore). Non occorre fare nulla di irreversibile, rischioso o compromettente: solo sollecitare prese di posizione concrete (cioè misurabili anche in euro) sul nostro territorio. Altrimenti è sempre più forte l’impressione che solo cinque o sei persone stiano lavorando a costruire una cattedrale nel deserto sulla quale nessuno intorno a loro ha la minima intenzione di investire un euro. Soprattutto non si aiuta il territorio a maturare alcuna consapevolezza su quello che si sta facendo e sul motivo. Infine, anche le azioni verso l’esterno risultano più deboli e meno credibili, come ha giustamente fatto notare Di Gregorio.
Ottimo, c’è voglia/possibilità di procedere già in settimana con l’istituzione del comitato?
La possibilità penso proprio di sì. La voglia non lo so. Bisogna chiedere a chi rappresenta il territorio e dovrebbe assumere l’iniziativa. Attualmente il soggetto istituzionale che sta lavorando su questo tema è ACSU. ACSU ha istituito il gruppo di lavoro su ERCAM. ACSU ha commissionato lo studio al CRIET. Ad ACSU sono state quindi indirizzate anche le recenti proposte.
La domanda naturale potrebbe essere “Perché non è ACSU stessa il Comitato Promotore di ERCAM?”
Vedo almeno tre motivi. Primo: perché la missione di ACSU non si limita ad ERCAM. ACSU giustamente sostiene anche altre iniziative formative a Crema, come ad esempio il corso ITS sulla cosmesi di recente attivazione. Secondo: perché il peso istituzionale di ACSU è assai scarso per interagire con enti come Regione Lombardia o i ministeri. Sarebbe invece utile avere un Comitato Promotore “pesante” (e vedere chi ci mette la faccia). Terzo: perché la promozione di ERCAM richiede anche altre azioni sul territorio che esulano dalle competenze di ACSU. Mi riferisco in particolare all’aspetto infrastrutturale del progetto.
La proposta di istituire un Comitato Promotore ERCAM è stata esaminata nel nostro gruppo di lavoro, prima di essere portata all’attenzione di ACSU. Quando ne abbiamo discusso, è stata recepita in modo un po’ diverso da come l’avevo avanzata, cioè come un Comitato Promotore “a largo spettro” per qualsiasi iniziativa si desideri attivare nell’area ex-Olivetti. Questo – a mio modesto avviso – indebolirebbe l’iniziativa, perché si continuerebbe a non richiedere a nessuno un commitment esplicito su ERCAM e inoltre faccio fatica a vedere come si potrebbero raccogliere finanziamenti senza impegnarsi ad uno loro uso finalizzato ad uno scopo ben definito. Però devo anche dire che io mi occupo di ricerca operativa, non di queste cose. Non ho certezze da sostenere a spada tratta. Il mio ruolo deve essere propositivo sui contenuti. Per il resto è giusto che decida chi ne sa più di me e porta una responsabilità decisionale ben superiore alla mia nei confronti dei cittadini.
Mi limito a notare che il tempo vola mentre la scadenza dei contratti dei ricercatori si avvicina, dal soffitto in via Bramante continua a piovere dentro e a chi ci chiede “Quanto cuba questo investimento sulla “Pierina”?” non sappiamo rispondere con un numero.
Online leggo che i soci effettivi di ACSU sono: la Provincia di Cremona, il Comune di Crema, la Camera di Commercio di Cremona, la Banca Popolare di Crema, la Banca Cremasca – Credito Cooperativo di Crema, la Libera Associazione Artigiani di Crema, l’Associazione Industriali di Cremona, l’Associazione Autonoma Artigiani Cremaschi. Presidente dell’Associazione è il Sindaco di Crema, il quale rappresenta l’Associazione, convoca e presiede il Consiglio, ne firma gli atti e ne esegue le deliberazioni.
Quindi due domande:
1) qual è il parere del Sindaco di Crema?
2) non sono questi i soggetti che dovrebbero porre il finanziamento iniziale per la fondazione ERCAM? E quindi il comitato promotore non è loro rivolto, più che essere da loro costituito?
Risposta 1: meglio chiederlo alla diretta interessata. Risposta 2: sì, secondo me, dovrebbe essere proprio come scrivi tu, Mattia. Il C.O. non avrebbe senso se fosse un doppione di enti che ci sono già e hanno scopi più vasti. Io lo immaginavo costituito – ad esempio – da un paio di sindaci (Crema e area omogenea), consiglieri regionali cremaschi e parlamentari cremaschi. Ma temo di essermi sbagliato un’altra volta. Spezzando il “gradino” in due gradini più piccoli, l’effetto sarà di raddoppiare il tempo per salire.
Credo che sarebbe più utile se il comitato fosse composto dai ricercatori e dai cittadini interessati, più che dai politici, dato che ha lo scopo di spiegare di cosa si tratta proprio a questi ultimi (oltre che alle categorie professionali).
Penso che “spiegare” sia un side effect. Si può ottenere lo stesso risultato anche senza un Comitato Promotore. Si era detto che l’avrebbe fatto REI verso le imprese ed è già stato fatto verso sindaci, consiglieri comunali di Crema e consiglieri regionali.
Lo scopo principale di un Comitato Promotore ERCAM dovrebbe essere quello di (a) sollecitare, raccogliere e custodire i finanziamenti locali e (b) interagire con istituzioni di livello superiore, facendo entrambe le cose con l’autorevolezza di chi rappresenta istituzionalmente i cittadini del Cremasco. Se lo dovessero fare i cittadini direttamente, questo sancirebbe il fallimento delle istituzioni.
Quanto ai politici, questa vicenda mi suggerisce che i politici per lo più non agiscono perché “capiscono”, ma per ben altri motivi.
Ho capito, quindi il comitato sarebbe il “pagherò” degli investitori di fondazione ERCAM, in modo da dare garanzia ai piani più alti che l’impegno economico ci sia?
Quando parli di “altri motivi” è una sensazione, o vi sono fatti a sostegno di questa tesi?
Passando quindi ai temi di ricerca. Sono stati ipotizzati i “progetti” (non so se sia il termine corretto ma credo si sia capito) che sarebbero sviluppati nei primi due anni (diciamo breve, medio periodo) di attività del centro? Credo sia importante per valutare la sostenibilità e l’impatto economici per gli investitori.
Sì, secondo me dovrebbe servire tra l’altro a mostrare un impegno preciso, come se la Fondazione ERCAM ci fosse già anche se non c’è ancora. Altrimenti sarebbe solo un doppione di enti che esistono già.
Gli “altri motivi”: è una mia sensazione e forse anche qualcosa di più. Dopo che una cosa l’hai spiegata e rispiegata varie volte e vedi che il politico di turno ancora non si muove, vuol dire che è bloccato da altri motivi, non dal fatto che non ha capito. Mi riferisco soprattutto all’inerzia (per non dire “muro di gomma”) riscontrata finora a livello regionale.
I progetti di ricerca ci stanno piovendo addosso come durante un temporale ed è difficile prevedere quale sarà il prossimo. Gli ultimi in ordine di tempo riguardano l’ottimizzazione dei turni in reparti ospedalieri, l’ottimizzazione del mix di prodotti per le farmacie, l’ottimizzazione della raccolta dei rifiuti in ambito urbano, tutti arrivati dopo l’estate. Se ERCAM ci fosse già, potrebbe già stipulare contratti per alcune centinaia di migliaia di euro l’anno (che invece vengono stipulati con UNIMI). Tutto questo senza alcuna nostra azione pro-attiva per cercare o sollecitare commesse. Se ci mettessimo anche a cercare attivamente committenti o a partecipare a bandi, finiremmo sommersi.
Una delle cose che mi piacerebbe realizzare in ERCAM è un ufficio dedicato a gestire bandi e progetti e a fare networking per cercare committenti. In università c’è un ufficio di questo tipo, ma dà solo supporto sui bandi, non fa networking attivamente, perché deve servire 2500 professori e ricercatori di tante aree diverse. In ERCAM invece sarebbe utile avere una o due persone dedicate esclusivamente a suscitare e gestire progetti di matematica applicata e ricerca operativa, le quali potrebbero svolgere azioni molto più mirate e più incisive. Però prima bisogna avere l’organico di ricercatori necessario.
Vorrei comunque chiarire che la sostenibilità economica di ERCAM non dipende principalmente da questo aspetto: gli stipendi dei professori, dei ricercatori e del personale tecnico-amministrativo (che è la gran parte del costo) devono essere pagati dalle università, non dai fondi ottenuti tramite progetti che invece devono servire ad alimentare le attività di ricerca, di didattica e di internazionalizzazione.
Ieri “La Provincia” ha dato ampio spazio ai progetti in cantiere per l’Università, titolando “Crema città dell’innovazione” e mettendo in rilievo l’azione pentastellata a supporto (Marco Degli Angeli).
Trovandomi nel pomeriggio in UNI per seguire una delle belle lezioni dell’Ateneo per adulti ricevevo sollecitazioni a fare qualcosa a sostegno del progetto Righini come Cremascolta. Effettivamente direi che, dato il momento nella storia cittadina far cronaca non basta. Cremascolta altre volte è scesa in campo, con raccolta firme, con comitati. E questa è la Cremascolta del fare, quella che preferiamo, fin troppo impegnata al momento su tre fronti, ma quest’istanza è prioritaria. D’altra parte muoversi con troppo spontaneismo è controproducente. Lancio un invito ai lettori “puri” perché questa volta si esprimano, ci indichino la loro strada. Da parte nostra, come redazione, stringeremo i rapporti con Righini pronti ad agire per il meglio. Riapriamo il dialogo.
Anche oggi, mercoledì 22 gennaio, la Provincia è tornata sul progetto che il Consigliere regionale Degli Angeli, insieme al sottoscritto Consigliere Comunale e al gruppo di attivisti locali di Crema, sta portando avanti. Le premesse ci sono tutte, anche dopo l’incontro che Degli Angeli ha avuto con la Ministra all’Innovazione Paola Pisano. Il nostro territorio sta perdendo pezzi e l’Università è l’ultimo pezzo a rischio. Perché non sfruttare questo momento di “declino” del territorio per avere un salto d’orgoglio cremasco e cogliere l’occasione per fare qualcosa che sia un unicum nel panorama internazionale, bello, innovativo e che possa ridare slancio e vitalità a diverse aree (Pierina, Università, ex Olivetti in primis)? Senza entrare nei tecnicismi, che sta seguendo soprattutto Degli Angeli da parecchi mesi, le premesse teoriche ci sono tutte, ma la principale condizione è l’unità d’intenti del territorio: tutti devono essere uniti e remare nella stessa direzione… politica, società, cittadini comuni, gruppi organizzati, anche CremAscolta, quale organo di informazione e confronto fondamentale per la nostra cittadina. Dobbiamo coinvolgere (e lo stiamo cercando di fare, ma serve l’aiuto di tutti) le giovani menti cremasche: ingegneri, architetti, informatici… perché qualcosa di bello e patrimonio collettivo può nascere: remiamo tutti nella stessa direzione per mostrare che i cremaschi, rispetto ad una Crema che perde pezzi e servizi, preferiscono, e sono certo otterranno con grande impegno, una Crema innovativa, sostenibile e partecipata.
Mi sono un po’ perso tra Mipim, Acsu, Ercam et alia ma stamattina per telefono mi han detto che a Crema si stanno riunendo i nostri politici locali su due fronti: sulle cosiddette scienze infermieristiche, che non so che cosa siano ma mi sembrano alternative, se non escludenti, la scelta Ercam, e pure sull’idea che illo tempore qualcuno aveva lanciato per un baratto Tribunale/Stalloni, sia pure con prudenza notevole e molto significativa.
Non so se sia meglio avere a Crema più matematici o più infermieri, sulle cui professioni sono di una ignoranza abissale, ma ogni volta che sento parlare di Stalloni incrocio le dita e, preghierina madonnina preghierina, spero che si parli d’altro. L’ultima volta volevano spostare il muro (spostato è tutta un’altra cosa), fare parcheggi a manetta (beninteso drenanti), costruirci cattedrali sanitarie e burocrazie relative, farci un hosting sociale (in pratica, sappiamo cosa sia, però su un blog letto da molti non si può dire) e via dicendo, senza contare lo spasso della zip con la “cerniera” da una parte sola. Insomma, non so tra MIpim, Acsu, Ercam et similia che cosa succederà. Ma sugli Stalloni, che starebbero bene a tre ettari di parco senza un grammo di cemento, catrame e cazzate in più, preghierina madonnina preghierina.
Sin qui mi arriva una notizia dalla Provincia per cui l’opzione infermieri sarebbe vincente. Mi spiacerebbe la perdita dell’informatica e matemetica con addentellati industria, ma un polo con scuole Infemieri, cosmesi, classi delocalizzate dai licei del centro in modo permanente (perché alle condizioni di prima non bisogna ritornare) e UNI-Crema, che stranamente pur essendo Pietro e io addetti ai lavori dimentichiamo sempre, eppure porta un flusso di seicentocinquanta “studenti”, non sarebbe male, se finalmente stabile.
Pietro, leggo solo ora. Ti rimando, se ti sfuggisse, l’idea dei socialisti con appoggio della Sindaca Bonaldi, a un mio commento in Fase 2. Parlo degli Stalloni.