«Non sono mai riuscito a liberarmi dalla tentazione di capire e di ricercare delle motivazioni “ragionevoli” per credere». La cifra della testimonianza di Piero Carelli, l’indagine inesausta di una vita intera, è in questa insopprimibile fiducia nell’uomo, “animale razionale” che reca in sé l’anelito al Numinoso.
La tredicesima pubblicazione del Caffè Filosofico è una gemma dalle molte sfaccettature. Si tratta in primo luogo di una «confessione» articolata che attesta un cammino personale, ma «tutti coloro per i quali il problema-Dio conta ancora» riconosceranno molti dei propri stessi travagli. È un lavoro introspettivo e appassionato, ma anche documentato e rigoroso. Al di là del dichiarato agnosticismo, fallirebbe il lettore che volesse etichettare gli orientamenti dell’autore: la ricerca non è condotta con l’intento di giustificare posizioni preconcette e non prestabilisce l’approdo, nella libertà delle migliori imprese filosofiche. Anche il “nulla” finale, nulla ha da spartire con “nichilismo”: non è affatto vero, per Carelli, che fuori dalla «città di Dio» crollano tutti i valori, perché resta la «città dell’uomo». Questo principio, che non esclude la meditazione sulle “cose ultime”, rende possibile instaurare un dialogo proficuo tra “credenti” e “diversamente credenti”. Tutti devono vivere, infatti, tra le mura di quella città non celeste e cooperare per la sua buona politica che è, nelle parole dell’autore, «la più alta forma di carità».
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