E’ sempre bene indignarsi ma con dei numeri davanti!
Se andate a leggervi il report https://taxjustice.net/reports/the-state-of-tax-justice-2021/ prodotto dal network TAX JUSTICE (giornalisti investigativi internazionali) si viene assaliti dalla sintesi:
I paesi stanno perdendo 483 miliardi di dollari in tasse all’anno a causa dell’abuso fiscale globale – che è abbastanza per vaccinare completamente la popolazione globale contro il Covid-19 più di tre volte.
Dei 483 miliardi di dollari persi all’anno, 312 miliardi di dollari di questa perdita fiscale sono dovuti all’abuso fiscale transfrontaliero delle multinazionali e 171 miliardi di dollari sono dovuti all’abuso fiscale offshore degli individui ricchi.
Aggiungo che mi colpiva qualche giorno fa una news di borsa che riportava con enfasi che la capitalizzazione di borsa di Microsoft aveva raggiunto i 2500 Miliardi di $. Che è una cifra vicina ai 2700 Miliardi di EUR del nostro enorme, pesantissimo, vituperato da tutte le genti europee … debito pubblico.
Concludo riportando una frase della introduzione del libro “Misurare ciò che conta – Al di là del Pil” in cui nella prima riga parla di tre crisi capitali: climatica, di disuguaglianza e democratica
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Quadro netto e chiaro, che aggiungere? Penso che si debba partire da una condanna degli errori filosofici di gestione dei Paesi che improntano la nostra condotta individuale. Franco c’era quando ho messo a confronto, in una relazione UNI, le due curve di una sovrappopolazione selvaggia e di una monetizzazione incosciente per finanziarla. Se si cerca con attenzione le “tre crisi capitali: climatica, di disuguaglianza e democratica” vengono a unificarsi.
Il piacere dell’onestà è una parola di cui si riempiono tutti la bocca. Poi, in privato se ne fanno, per addebitare al pubblico, socializzare le perdite, che è abitudine frequentata. Ho detto a Gianni Barbacetto che conosce bene Milano, che ci vive: come mai la Feltrinelli ha potuto costruire il palazzone a piramide in Piazza 25 aprile, creandoci la fondazione che non è costata spiccioli, quando i suoi dipendenti sono stati in stipendio ridotto per quattro anni, con orari ridotti e integrazione stipendio da parte dello Stato? L’ho chiesto ai dipendenti e tutti hanno sorriso facendomi capire che non potevano rispondermi. Come mai, poi, la Feltrinelli ha potuto comperare il Libraccio e l’IBS? Barbacetto mi ha assicurato che avrebbe indagato. Pota, è lui il giornalista che può conoscere bene la faccenda. Il dubbio è fondato. Anzi, è un dubbio all’italiana.
Le tasse non le paga nessuno se non obbligati. E in Russia, che non è una democrazia occidentale, gli oligarchi del governo, e quelli contro il governo, hanno evaso e messo al sicuro, ieri e ancora adesso, montagne di soldi fuori dalla Russia. Ci sono tanti libri che lo raccontano; l”ultimo è di Catherine Belton “Gli uomini di Putin”. Nelle grandi democrazie le tasse le pagano da sempre, soprattutto, chi è costretto a pagarle, così in Russia. Chi sa come fare, scantona. Sui soldi dicono bugie in tanti. E la maggioranza è favorevole a pagare le tasse: se le pagano gli altri, soprattutto gli altri, allora va bene.
Premesso che non sono nient’affatto “nativo” rispetto a queste tematiche (sono al mondo dal 1943!) mi pare interessante, per inquadrare/ragionare sul tema proposto da Giorgio, partire da questa …spiega del “Finanzcapitalismo” tratta da wikipedia alla voce “Finanza”:
“Dagli anni 80 del secolo scorso, la finanza ha raggiunto uno sviluppo enorme rispetto alle altre attività economiche, massimizzando le strategie di “estrazione” ed accumulazione di valore, a differenza del capitalismo industriale votato invece alla “produzione” di valore, ciò ha portato a trasferire gli investimenti di capitali dall’industria manifatturiera al sistema finanziario determinando il finanzcapitalismo o capitalismo dell’arbitraggio con volume di affari globalmente superiore ai valori reali”.
Da “produzione” di valore a “estrazione” ed accumulazione di valore…….chepprurito, un pò di orticaria, allergia?!?
Sto leggendo il libro “Misurare ciò che conta – Al di là del Pil” che è molto illuminante. Fa anche una storia dal 2008 analizzando cosa non fu fatto (rimanendo incollati al PIL) e quindi ulteriori disastri causati …
Argomento che Piero Carelli ha ben illustrato nelle sue lezioni!
Consiglio di leggerlo. E’ anche discretamente scorrevole! non un classico mattone da libro-di-economia !
Lo leggerò. Certo che uno dei miei temi tormentosi è il passaggio, pur rimanendo in ambito PIL, cioè senza stravolgere il sistema valutativo passando a una delle varianti proposte, compreso l’italiano BIL (Benessere Interno Lordo), dicevo in ambito di acquisto di beni, e quindi promozione dei relativi produttori, premiare quelli immateriali, frutti di intelletto. La nostra Società del futuro sarà basata su pensieri, non su cose! E questa, se ci arriveremo, sarà la salvezza.
Ci credeva anche Luciano Bianciardi, l’autore de “La vita agra”, ai beni immateriali frutto d’intelletto. Solo parole. Lui, veniva da Grosseto e arrivo’ a Milano più di quarant’anni fa, perché aveva fame, più che di lavoro, d’imparare. Di cultura alta, tenendo la barra bassa, a terra. Ando’ a Milano, che non poteva andare a Treviglio, perché Milano era vicina all’Europa. Treviglio, l’Europa doveva cercarla sull’atlante, e i molti trevigliesi dell’Europa se ne fregano anche adesso. Grosseto, provincia bella era adatta per far melina. Gli stava stretta. Doveva cambiare le lenti, per vederla l’Europa. Il problema, per Bianciardi che andò a lavorare per la Feltrinelli, frequentando ambienti intellettuali, era che per essere uno che aveva fame, non bastava essere un intellettuale affamato, serviva la postura. E non lui non l’aveva. E così capi’ la fregatura, degli ambienti intellettuali.
Il fisco va appaltato, almeno localmente.
Agenzie private di esattori con percentuale transitoria sull’accertato, da conguagliarsi poi sul definito.
Soprattutto giovani, in particolare ragazze, esperte di diritto tributario, così diminuiamo la disoccupazione giovanile e femminile.
Gente sveglia, senza compromessi, motivata, tosta. Giovani, appunto. Soprattutto ragazze, appunto.
Indagini amministrative e di scartoffia, certo, però anche più “operative”, boots on the ground, appostamenti, pedinamenti. Insomma, investigazioni di quelle giuste. Dei team di lavoro preparati, agguerriti, che sanno dove cercare. Si divertirebbero tantissimo, porterebbero a casa un sacco di quattrini e ne nascerebbero addirittura nuove professionalità.
Semplice, semplicissimo.
Del resto, niente di nuovo. La Storia insegna.
Pensate, anche a Crema, che soddisfazioni!
Aggiungo: big data, data analysis: ovvero incrociare i database che non si parlano, per individuare quelle persone con una Ferrari (magari noleggiata) ed imponibile di 20000€ ! etc etc etc …
Provengo oggi dalla visita di uno studio notarile ed entro nel regno … della carta … pareti e pareti piene di raccoglitori, pile di cartelline appoggiate su tavoli grandi … in risposta alla mia battuta il notaio mi risponde che il processo di digitalizzazione non parte per l’elevato costo della scansione dei documenti!!!
Questo mi ricorda un’altra mia esperienza personale – sempre in zona Emiliana – dove scopro che per far si che la pratica di modifica dei dati catastali dell’immobile completato presso l’Ufficio Tecnico di tal Comune passi all’Ufficio Tributi (in modo da avere un IMU ridotto) … avviene solo quando IO dovetti prendere copia dell’output del primo ufficio per passarlo … a poche decine di metri, all’altro ufficio !!!
Il Grande Cambiamento della ns società deve cavalcare la Digitalizzazione: il Governo lo vede realizzato attraverso … il Clouding. il 5G, l’Internet delle Cose … questi investimenti enormi (che porteranno a due sole certezze: forte incremento dell’inquinamento elettromagnetico ed aumento delle temperature per la forte ulteriore, esponenziale richiesta di altra energia elettrica ). E’ credibile? Per me no!
“cui prodest” ?!
Sai Pietro? La tua eccitante (provocatoria?! “pensate a Crema, che soddisfazioni”) proposta mi riporta prepotentemente alla mente (ma in tutt’altro campo) l’atmosfera creatasi in Cina con la rivoluzione culturale innescata dal presidente Mao (rivedere in proposito la parte finale de “L’ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci.
Irriguardoso comparare la “repubblica del tortello” alla Repubblica Popolare?!?
Mi hai fatto sognare (epperò la, in Cina, l’hanno fatta per davvero!).
E mi dico anche, però: occhio che quello che …..aveva un sogno (“I have a dream”), nell’evoluto, pragmatico occidente, è stato ….”disconnesso”, peraltro in ottima, abbondante compagnia, senza tanti complimenti!
Si, di evasione fiscale è bene parlarne, moraleggiando magari, ma guai a tentare anche solo di entrare davvero nel merito!
Far volare un pò di stracci, quello si, ma fare proposte serie, operative, di quello non se ne parla proprio, crollerebbe tutto il castello di carte (ops!) costruito negli anni con appassionata perizia!
Hai ragione, Francesco, se una cosa si può fare e non la si fa, vuol dire che non la si vuol fare. E mi rendo conto della ovvietà di questa mia frase, però a volte i meccanismi di difesa del “castello di carte”, come lo chiami tu, non sono grossolani ma più elaborati. Ti faccio un tipico esempio argomentativo di questa modalità elusiva. Per depistare e lasciar correre, riuscendo così a non toccare nulla, basta a volte enfatizzare l’evasione fiscale delle “multinazionali”, delle “grandi aziende”, delle persone giuridiche magari “straniere”, con tutto il corollario di “paradisi fiscali” e “Stati rifugio” in termini tributari. Ebbene, non ci sono dubbi che questo tipo di evasione fiscale ci sia, non sia irrilevante e vada combattuta. Ma suonandosela e cantandosela sempre su questo leitmotiv, intonando sempre e soltanto questo refrain, si “svicola” e “ce la si cava” su due aspetti cruciali dell’evasione fiscale italiana. Il primo aspetto. A evadere sono molto, troppo, soprattutto le persone fisiche. Certi pregiudizi anti-aziendalistici e anti multi-nazionalistici, a volte di patetica ascendenza sessantottina (ah, gli amerikani! ah, gli sfruttatori yankee! ah, che bravi i compagni russi, i compagni cinesi, poi!), si scontrano con dati, statistiche e consuntivi. Quelli evadono, però gli altri non sono da meno, anzi. E gli altri sono italiani. E gli altri non sono azionisti di società per azioni o titolari di quote in società a responsabilità limitata ma sono gli specifici Tizio, Caio, Sempronio e al massimo l’impresa in questione è un’impresa familiare, una società in nome collettivo di quattro gatti o poco più, magari una società di fatto. Ma sono in gran parte le persone, i singoli, gli individui ad evadere. Naturalmente, sia le imposte sul reddito (IRPeF, soprattutto), sia quelle sui consumi (IVA, soprattutto). E sono persone italiane, dalle Alpi alle Madonie. Il secondo aspetto. La disparità di imposizione, e quindi di evasione, tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. Dipendenti privati e pubblici, pensionati privati e pubblici. Retribuzione e pensioni pagano l’evasione degli altri, non di tutti, certo, perché ci sono lavoratori autonomi integerrimi e ammirevoli, però di molti, anzi moltissimi. Lavoro autonomo anche come lavoro professionale. In vari settori economici: commercio, artigianato e via dicendo. Anche qui, basta leggere i dati e le statistiche, passando, come direbbe un filosofo, dal mythos al logos.
Per cui, meno livoroso rancore verso i board delle big companies e più realismo sui vicini di casa, sui concittadini, sui propri fornitori quotidiani, magari su noi stessi. Quella più brutta, sporca e cattiva è “l’evasione che è in noi”. L’evasione fiscale in Italia è il tipico “next door crime”. Anche per questo, nessuno osa metterci mano per davvero. Metà italiani pagano e metà evadono. E metà sono trenta milioni. Sono troppi voti da perdere. Ecco perché siamo il paese dei condoni, dei colpi di spugna esattoriali, delle rottamazioni bis, ter, quater, sixties, ……….
Ho saltato la rottamazione quinquies.
Sì, certamente, la relazionalità interna ed esterna dei database e lo sviluppo di sistemi di reporting e supporto alle decisioni, specifici per l’investigazione sia induttiva che deduttiva, sarebbero uno dei presupposti organizzativi e tecnologici di un team di ricerca e “sanificazione” tributaria. E ci sarebbero software house in grado, già da adesso, di mettere sul mercato ottimo prodotti. Però la parte più divertente sarebbe quella dell’indagine sul territorio, magari connessa ai sistemi informativi in sede per orientare di volta in volta, in modo situazionale e molto flessibile, l’azione sul campo. Gli evasori si sentono tranquilli, protetti e impuniti. Soprattutto nei primi tempi, si farebbero sorprendere e smascherare come allocchi. Sarebbe un massacro per loro e i circa 120 miliardi di evasione oggi stimati si dimezzerebbero in pochi anni. Anche per questo, caro Giorgio, questa idea non sarà mai realizzata.
Nelle aziende che conosco c’era una preoccupazione, e me lo confidavano anche amici impiegati d’azienda; e se arriva la Finanza!
La Finanza, o Madonna Santa! Metti via, metti via, imbosca! Chi non ha lavorato nel privato, quasi tutti qui, non sa come funzionano nei dettagli le ditte, e come evadono il Fisco. Come diceva mia madre: non farmi aprire il libro (dei conti). L’evasione fiscale è talmente enorme, e la praticano quasi tutti in Italia, eccetto quelli impossibilitati, che non si può combattere seriamente. Incontrerebbe troppe resistenze.
Purtroppo l’argomento delle imposte e tasse mi ha di recente toccato e quindi, forse perché, come si usa dire, la lingua batte dove il dente duole (e poteva dolermi di più, se fosse passata la proposta di Draghi, che per la prima volta mi ha preoccupato), mi permetto di tornare sul post di Giorgio, che mi sembra tratti di un elemento veramente essenziale, quello dell’imposizione tributaria nazionale e quindi della scandalosa evasione fiscale italiana.
Il link a “https://taxjustice.net/reports/the-state-of-tax-justice-2021” ci porta a prendere atto del fatto che “of the $483 billion lost a year, $312 billion of this tax loss is due to cross-border corporate tax abuse by multinational corporations and $171 billion is due to offshore tax abuse by wealthy individuals”. Ebbene, a me sembra che in Italia il fenomeno dell’evasione (come quello dell’elusione in senso tecnico, altro aspetto su cui ci sarebbe molto da dire) sia molto dovuto ai comportamenti di un’ampia parte della popolazione, oltre che ovviamente alle solite “cattivissime” multinazionali, soprattutto “amerikane”. La locuzione utilizzata nell’articolo sembra invece dire che ben i due terzi dell’evasione sarebbero dovuti al “corporate tax abuse”. Però c’è una cosa che non capisco. Sia che si vada di “corporate” che di “individuals”, gli ambiti parrebbero essere quelli del “cross-border” nel primo caso e del cosiddetto “offshore” nel secondo. Insomma, si tratta allora fondamentalmente dell’evasione basata, per le big firms, sulla scelta dei paradisi fiscali e, per le singole persone fisiche (professionisti, commercianti, artigiani, autonomi in genere e così via, comunque persone fisiche o piccole imprese non di capitali) di quello che una volta di definiva come “portare i soldi all’estero” (Svizzera, Liechtenstein, Andorra e via dicendo)?
Perché, se è così, allora occorre tenere presente che la gran massa dell’evasione dei privati non porta necessariamente a convertire gli euro in CHF e che quindi le proporzioni sarebbero ben diverse.
La cosa sarebbe da capire meglio.
Aggiungo che in un mio precedente commento ho perso di nuovo il continuo cimento con il correttore automatico dell’iPhone, che evidentemente conosce l’inglese meglio del latino: i “sixties” (ahimè lontani) non c’entrano, era sexies (nulla di erotico, solo avverbi numerali).
Ciao Pietro. Secondo me, nell’accezione di cross-border corporate tax abuse credi che includano anche una componente MOLTO importante che è il : transfer pricing. Questo da la possibilità di fissare il prezzo di vendita ad es. della casa madre in una nazione UE alla filiale (altro paese UE) in modo tale che … il valore aggiunto rimanga il più possibile nel paese a tassazione inferiore. E secondo me, sono tanti i miliardi che ballano!
Fatemi fare una battuta: nella modifica delle aliquote fiscali in discussione in questi giorni si è abbassato il valore di soglia per la aliquota massima, a 50000€! Nel ” lontano ” 1974 per redditi superiori a 258ooo€ la aliquota era del 72%! oggi la massima è del 41% !!! Non mi risulta che nel 1974 ci fosse il PCI al Governo ma uno dei tanti Governo Moro !!! .
Stai parlando, Giorgio, di quello cui hanno fatto trovare la ….. pace eterna in via Fani no?!?
Eccisarà stata pure una ragione, dico io!!!!
Grazie, Giorgio, del chiarimento.
Sono molto d’accordo con te sull’importanza del transfer pricing. Esistono però limiti giuridici in molti paesi, laddove il fisco ravvisi un permanent establishment. In ogni caso, hai ragione: una buona fetta di imposte sul reddito viene evasa in questo modo.
Tuttavia, resta il fatto che l’evasione fiscale italiana solo in parte coincide con i fenomeni del corporate cross-border e dell’offshore tax abuse. Infatti sappiamo tutti quanta gente evada, e di brutto, senza che dai confini nazionali passi una mosca o una zanzara, restando il mal tolto alla comunità nei vari paeselli, da Roccacannuccia a Castelciaparatti. Era questo il succo del mio discorso.
Quanto sopra riguardo all’evasione fiscale rispetto alla normativa esistente.
Sulla quale, mi permetto di precisare che il DPR 29.9.1973 n. 597, emesso appena all’inizio del quarto governo Rumor, aveva avuto una laboriosa gestazione durante il precedente secondo governo Andreotti, con democristiani, socialdemocratici e liberali, anche con l’appoggio esterno dei repubblicani. Moro è venuto dopo e con lui sono arrivate successivamente le strizzatine d’occhio e le toccatine di gomito ai comunisti, oltre che le convergenze parallele e tutto quello che ben sappiamo. Il che non vuol dire che io giustifichi i brigatisti, anzi.
Le 32 aliquote iniziali, dal 10% al 72%, prevedevano l’ultimo scaglione da 500 milioni in su, cioè per pochissimi, per cui chi oggi continua a sventolare questo 72% come minaccia rischia di impaurire solo quattro gatti, che messi insieme non rappresentano certo il target principale dell’azione di bonifica tributaria.
Oggi lo scaglione massimo è il 43%, non il 41%. Anzi, da marzo 2022 proprio lo scaglione del 41% sarà abolito e quindi gli scaglioni passeranno da cinque a quattro, facendo pagare il 2% in più sulla fascia da 55.000 a 75.000 euro. E Draghi voleva fare di peggio. Per questo il mio precedente commento su di lui era critico, per la prima volta.
Per quanto invece riguarda “il fisco che vorremmo”, discorso concettualmente diverso da quello sull’evasione, sarebbe interessante capire fino a quando si parlerà di reddito, cioè in genere di lavoro, e quando si comincerà a parlare di patrimonio, cioè in genere di un misto di lavoro ed eredità avite. Il che ci porta all’imposta cdi successione. Ma questa, come si diceva una volta alla fine di certi romanzi, è tutta un’altra storia.