Fatto. Ma perché fra i promotori tutti visi di fanciulle? I maschietti tutti intenti a sparger fumi con i motociclettoni?
Certo, l’aggressività ormonica ci sta con il disinteresse per le conseguenze, e anche con certi personaggi “con le palle”, e nulla più, ammesso che funzionino.
Adriano, come si vede che siamo coetanei! I maschi (e già dire “maschi” rischia gli anatemi delle Murgia e delle Gruber, diciamo che abbiamo un mix non prevalentemente femminile, visto che oggi va molto il “mix”) con i “motociclettoni”! Guarda che adesso vanno gli “scooteroni” asiatici. Tra non molto, il cambiare marcia col piede sinistro e girare col KTM (ti ricordi il Puch? e lo Zundapp? accidenti, questo iPhone non prende i puntini sulla u) sarà segno di bieco sciovinismo maschile. Sul tema del post, cari Francesco e Adriano, pienamente d’accordo.
Era tutto previsto. L’occidente ha raggiunto la crescita e il benessere inquinando anche in tempi già sospetti. Ora India e Cina rivendicano gli stessi diritti. Come dargli torto. Finita l’egemina occidentale in materia di sviluppo i paesi poveri chiedono di fare uguale inseguendo un modello non più sostenibile per noi vissuti negli agi e che però abbiamo esportato nei paesi poveri che non vedevano l’ora di vivere secondo i nostri parametri. Per chi non ha acqua corrente ed elettricità chiedere ulteriori sacrifici o rinunce in nome di un’economia sostenibile é come se chiedessimo a noi di rinuciare a tutte le nostre comodità. Troppo comodo, tanto più che la Cina é il paese che spende di più in termini di ricerca di rinnovabili. E non hanno ancora inquinato quanto abbiamo fatto noi occidentali. Adesso che noi abbiamo capito, pretendere che i paesi poveri non assaporino le nostre prelibatezze forse è chiedere troppo, quando noi in termini di consumo, anche individuale, non abbiamo ancora inventato nuovi modelli culturali e non rinunciamo a niente. Era inevitabile questo cambio di passo, e noi, sulla via del tramonto, quando cambieremo stili di vita, lo faremo solo per necessità.
Noi più poveri e loro più ricchi. Sono i cicli e ricicli della Storia dove ad una civiltà egemone ne succedono altre. Quindi capisco che abbiano chiesto la libertà dal carbone solo entro il 2070.
Senza considerare le multinazionali che in quei paesi vantaggiosissimi hanno aggravato la situazione. Che paghino loro il risanamento, non lo facciano pagare a chi si aspetta un po’ di benessere senza inventarsi un modo più green di vivere. Inventiamolo prima noi e comportiamoci coerentemente.
Credo che quando la casa brucia, tutti debbano spegnere le sigarette. Sia quelli che si sono già fumati un pacchetto, sia quelli che hanno da poco iniziato a pippare. Se la casa brucia, peccato per chi è arrivato tardi a togliere le sigarette dalla stecca. L’intera Storia umana (ma forse anche quella di tutte le forme di vita) è fatta di gente che arriva prima e gente che arriva dopo. Succede, da sempre, non c’è niente da fare. In sei milioni di anni giù dagli alberi e in duecentomila anni di presunti Sapiens, non siamo mai arrivati a rischiare l’osso del collo come oggi. Siamo al punto di non ritorno. Che Cina, Russia, India e via dicendo insistano a fumare e a buttare braci intorno, invece di spegnere l’incendio, perché quelli più svelti di loro hanno fumato più sigarette di loro in passato, mi sembra demenziale. E mi fa sentire fiero, fierissimo, di essere Europeo. Quando la casa brucia, e si tratta della casa di tutti, si spegne l’incendio e non si rivendicano gli arretrati tabagistici.
Troppa saggezza Pietro. Se il mondo é così non si può non pensare retroattivamente. E rispetto al tema io non sono così orgoglioso di essere europeo, occidentale in genere. E mi pare rispetto alle pensioni che tu sia sulla mia lunghezza d’onda. Non staremmo a recriminare sulle pensioni baby. Non é uguale, ma rispetto ai due argomenti abbiamo enormi responsabilità che chiunque potrebbe rinfacciarci
Mea culpa.
Venuto al mondo e cresciuto nella fase storica nella quale cominciava a fruttificare l’albero del CONSUMISMO ne ho assaggiato e gustato i frutti a ……profusion!
Ho lucido il ricordo di cosa fosse la “dispensa” di casa, di quale dimensione avesse l’armadio dei nostri vestiti e delle nostre scarpe e in cosa consistesse la nostra pattumiera, e non eravamo affatto poveri!
Fino a quando mi sono reso conto che continuare a mangiare di quei frutti stava portando alla consunzione del pianeta.
Un paio di decenni fa ho cominciato a sentir parlare (tra gli sghignazzi dei più) di “decrescita felice”.
Temo che dovremo subire, forzosamente una decrescita infelice!
E se la smettessimo di “concimare” quell’albero e seminassimo altro?!?
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Fatto. Ma perché fra i promotori tutti visi di fanciulle? I maschietti tutti intenti a sparger fumi con i motociclettoni?
Certo, l’aggressività ormonica ci sta con il disinteresse per le conseguenze, e anche con certi personaggi “con le palle”, e nulla più, ammesso che funzionino.
Adriano, come si vede che siamo coetanei! I maschi (e già dire “maschi” rischia gli anatemi delle Murgia e delle Gruber, diciamo che abbiamo un mix non prevalentemente femminile, visto che oggi va molto il “mix”) con i “motociclettoni”! Guarda che adesso vanno gli “scooteroni” asiatici. Tra non molto, il cambiare marcia col piede sinistro e girare col KTM (ti ricordi il Puch? e lo Zundapp? accidenti, questo iPhone non prende i puntini sulla u) sarà segno di bieco sciovinismo maschile. Sul tema del post, cari Francesco e Adriano, pienamente d’accordo.
Era tutto previsto. L’occidente ha raggiunto la crescita e il benessere inquinando anche in tempi già sospetti. Ora India e Cina rivendicano gli stessi diritti. Come dargli torto. Finita l’egemina occidentale in materia di sviluppo i paesi poveri chiedono di fare uguale inseguendo un modello non più sostenibile per noi vissuti negli agi e che però abbiamo esportato nei paesi poveri che non vedevano l’ora di vivere secondo i nostri parametri. Per chi non ha acqua corrente ed elettricità chiedere ulteriori sacrifici o rinunce in nome di un’economia sostenibile é come se chiedessimo a noi di rinuciare a tutte le nostre comodità. Troppo comodo, tanto più che la Cina é il paese che spende di più in termini di ricerca di rinnovabili. E non hanno ancora inquinato quanto abbiamo fatto noi occidentali. Adesso che noi abbiamo capito, pretendere che i paesi poveri non assaporino le nostre prelibatezze forse è chiedere troppo, quando noi in termini di consumo, anche individuale, non abbiamo ancora inventato nuovi modelli culturali e non rinunciamo a niente. Era inevitabile questo cambio di passo, e noi, sulla via del tramonto, quando cambieremo stili di vita, lo faremo solo per necessità.
Noi più poveri e loro più ricchi. Sono i cicli e ricicli della Storia dove ad una civiltà egemone ne succedono altre. Quindi capisco che abbiano chiesto la libertà dal carbone solo entro il 2070.
E giustamene gli Indiani, davanti ai loro coloni inglesi, per arrivare alla neutralità dal carbone stanno chiedendo soldi, non bruscolini.
Pur consapevole che una visione miope non porta da nessuna parte.
Senza considerare le multinazionali che in quei paesi vantaggiosissimi hanno aggravato la situazione. Che paghino loro il risanamento, non lo facciano pagare a chi si aspetta un po’ di benessere senza inventarsi un modo più green di vivere. Inventiamolo prima noi e comportiamoci coerentemente.
Credo che quando la casa brucia, tutti debbano spegnere le sigarette. Sia quelli che si sono già fumati un pacchetto, sia quelli che hanno da poco iniziato a pippare. Se la casa brucia, peccato per chi è arrivato tardi a togliere le sigarette dalla stecca. L’intera Storia umana (ma forse anche quella di tutte le forme di vita) è fatta di gente che arriva prima e gente che arriva dopo. Succede, da sempre, non c’è niente da fare. In sei milioni di anni giù dagli alberi e in duecentomila anni di presunti Sapiens, non siamo mai arrivati a rischiare l’osso del collo come oggi. Siamo al punto di non ritorno. Che Cina, Russia, India e via dicendo insistano a fumare e a buttare braci intorno, invece di spegnere l’incendio, perché quelli più svelti di loro hanno fumato più sigarette di loro in passato, mi sembra demenziale. E mi fa sentire fiero, fierissimo, di essere Europeo. Quando la casa brucia, e si tratta della casa di tutti, si spegne l’incendio e non si rivendicano gli arretrati tabagistici.
Troppa saggezza Pietro. Se il mondo é così non si può non pensare retroattivamente. E rispetto al tema io non sono così orgoglioso di essere europeo, occidentale in genere. E mi pare rispetto alle pensioni che tu sia sulla mia lunghezza d’onda. Non staremmo a recriminare sulle pensioni baby. Non é uguale, ma rispetto ai due argomenti abbiamo enormi responsabilità che chiunque potrebbe rinfacciarci
Mea culpa.
Venuto al mondo e cresciuto nella fase storica nella quale cominciava a fruttificare l’albero del CONSUMISMO ne ho assaggiato e gustato i frutti a ……profusion!
Ho lucido il ricordo di cosa fosse la “dispensa” di casa, di quale dimensione avesse l’armadio dei nostri vestiti e delle nostre scarpe e in cosa consistesse la nostra pattumiera, e non eravamo affatto poveri!
Fino a quando mi sono reso conto che continuare a mangiare di quei frutti stava portando alla consunzione del pianeta.
Un paio di decenni fa ho cominciato a sentir parlare (tra gli sghignazzi dei più) di “decrescita felice”.
Temo che dovremo subire, forzosamente una decrescita infelice!
E se la smettessimo di “concimare” quell’albero e seminassimo altro?!?