Attenti al fungo killer?
Tranquilli, i funghi ci stanno bene ancora sulle nostre tagliatelle e con la polenta, ma un po’ meno nei nostri polmoni e organi vari.
Che succede? Quel che successe all’apprendista stregone: rotto un equilibrio la catena degli eventi…
E così il nostro funghetto trullallà (da nota barzelletta), con una massa di defedati per Covid disponibili, assistiti nelle rianimazioni o meno, ha trovato terreno per accelerare la propria riproduzione, e quando una specie si iper-riproduce muta, e se muta ti inventa spillover e resistenze.
E così Candide e Aspergilli, ospiti quasi innocui della vagina e della nostra bocca, della pelle un po’ di tutti, hanno imparato a penetrare negli organi interni, ad aggredire individui che non sono a un passo dalla morte e a infischiarsene dei farmaci.
L’allarme, monitorato sui grandi numeri, viene dagli Stati Uniti (e giunge a me da “Le scienze”), e se è vero che non riguarda più i casi sporadici, ma si ragiona già in termini di migliaia, per ora per la resistenza del nuovo killer a tutti i farmaci noti si è osservata solo nei paesi del continente nero (anche gli Emirati, non certo poveri, ma con ampie sacche di degrado, come dimostrato da quest’emergenza di uomini “ammuffiti dentro”), anche se anche i paesi ricchi sono sulla buona strada con progressive resistenze a più farmaci.
Se ne uscirà? Penso di sì, perché non sono un allarmista, ma vale la regola dell’apprendista stregone, o della reazione a catena se vogliamo.
Le muffe, i funghi microscopici, ci fanno lievitare il pane, ci hanno regalato la penicillina, che loro usavano già prima per difendersi a loro volta dai batteri, come alleati danno alle piante la possibilità di espandere il loro sistema radicale, tramite le loro ife, come una vera rete internet planetaria in cambio di un po’ di energia, e chi sa cos’altro che scopriremo, ma d’altra parte danno anche il colpo di grazia a piante malmesse (osservate i tronchi d’albero morti).
E ora anche a noi.
I batteri da cui noi e piante ci difendiamo con gli antibiotici, ci danno il nostro microbiota intestinale (senza il quale crescono individui anergici, dimostrato), ma possono aggredirci, e ora mutano in forme resistenti.
Piante, animali e funghi… senza virus, per quanto ne sappiamo rallentano solo la propria evoluzione, ma magari i virus servono anche ad altro, visto che sono fra i tramiti della “sessualità dell’infinitamente piccolo”, cioè di scambio di frammenti di materiale genetico fra cellule.
Insomma, il mondo è uno, e tutto serve nelle giuste proporzioni, e se lo sovraffolli, se rompi gli equilibri, tamponi il problema da una parte e lo fai esplodere dove meno te lo aspetti dall’altra. E allora non è più colpa né del pipistrello né del laboratorio cinese.
Vedete, prevenire è meglio che curare, e da prevenzione, cioè profilassi, viene profilattico: un’arma più potente di antibiotici, antimicotici, retrovirali…
E se il documento Meadows (club di Roma 1972), ha stabilito (e le carenze di materie prime di questo mese sono conferme scottanti dell’attendibilità) che il mondo si scrollerà nei prossimi 100 anni del 40% di Umanità, in modo non riguardoso, non potremmo aiutarne almeno un paio di miliardi a salvarsi da una brutta fine, semplicemente non generandoli? Anche il terzo mondo lo sta facendo, tranquilli.
Ragioniamoci.
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