n.d.r.: con un “colpo di mano non autorizzato” ho ritenuto inserire tra i “saggi” il “breve percorso teso a dimostrare la forza rivoluzionaria del cristianesimo” ( così l’autore l’ha definito, nell’inviarne il pdf a me e ad altri amici), opera dell’amico, prof. Piero Carelli.
Buona lettura!
< Una bussola per ripartire. Dopo le mie “briciole di filosofie” ecco un percorso teso a dimostrare la forza rivoluzionaria del cristianesimo: è qui e solo qui che troviamo la dignità infinita di ogni essere umano (pensato e voluto da Dio), la versione più radicale dell’uguaglianza degli uomini (tutti fratelli perché figli dello stesso Padre), il fuoco della passione per gli ultimi della Terra. Non sono questi “valori” sublimi anche nell’ipotesi che Dio non ci fosse? Non è Cristo – come scrive il filosofo agnostico Salvatore Natoli – che ha svelato “a tutti gli uomini la possibilità di diventare Dio”? Si tratta, naturalmente, di appunti. I problemi in questione sono estremamente complessi, lo so bene, e non a caso li ho sviluppati, con gli attrezzi che ha a disposizione una persona come me che ha frequentato testi di filosofia, nel mio CHIUNQUE TU SIA. Mi sono limitato, è vero, a un campione ristretto di studiosi della Bibbia (da Giuseppe Barbaglio a Giancarlo Gaeta, dal gesuita John Meier a Eugen Drewemann fino a Marco Vannini), ma non ho mancato di citare papa Ratzinger, Gianfranco Ravasi, Vittorio Messori. Appunti/provocazioni: tutto qui, giusto per stimolare una riflessione. L’obiettivo? Mi sono proposto di dimostrare ai pochi “amici” che mi seguono su Fb due “fatti” (a mio avviso): il cammino di “purificazione” della Chiesa dalle sovrastrutture storiche e dalla stessa immagine “umana” di Dio e il ruolo “rivoluzionario” della Chiesa di papa Francesco. Diceva Socrate che “una vita senza ricerche non è degna di essere vissuta”. Non è vero, ma un fatto è certo: non sarei ciò che sono senza quel viaggio (più consapevole del preziosissimo dono che è la vita – che provenga da Dio o dalla natura non importa – , dono che non posso permettermi di sprecare). Il filosofo Norberto Bobbio un giorno ebbe a dire al card. Martini: “per me la differenza non è tra il credente e il non credente […] ma tra chi prende sul serio questi problemi e chi non li prende sul serio”. Già, io ho provato, con i miei modesti strumenti, a prenderli sul serio. Tutto qui.
Atei cristiani
Ti piaccia o no, amico/a, è col metro dei valori cristiani che giudichi severamente ogni fondamentalismo (dai Talebani all’Isis fino al… libero mercato), ogni dittatura (magari mascherata da democrazia), ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Un patrimonio straordinario di valori, quello che ti ha lasciato in eredità il cristianesimo, che ti ha segnato in profondità. Un patrimonio a cui non puoi non attingere se intendi contribuire alla ricostruzione del dopo-pandemia. Sei cristiano fino al midollo anche se non lo sai. Sei cristiano anche se sei ateo o agnostico, anche se consideri il cristianesimo oscurantista, nemico dei Lumi. Anche se lo stigmatizzi come l’ostacolo principale di tutte le conquiste civili. Sono valori in ultima analisi cristiani quelli che hanno ispirato i nostri diritti umani, la nostra passione (anche se spesso ipocrita) per l’uguaglianza. Sono valori cristiani la fonte del liberalismo e dello stesso marxismo, anche se liberalismo e cristianesimo sono nati in contrapposizione con le istituzioni cristiane. Non solo “parli” cristiano. Non solo parla cristiano il paesaggio in cui vivi. Non solo parlano cristiano alcuni dei capolavori assoluti dell’arte. Sono i valori cristiani l’anima (anche se spesso tradita) dell’Occidente. Vuoi, amico/a, una provocazione? Saranno le religioni (anche l’islam), purificate dalle strumentalizzazioni politiche e dalle pretese dogmatiche, a salvare l’umanità!
Il più micidiale dei bombardamenti
Ricordi una Chiesa manichea, chiusa nei suoi dogmi, monolitica, a caccia di eretici? Quella Chiesa non c’è più: è stata spazzata via da biblisti che hanno osato applicare al Libro Sacro gli stessi criteri scientifici con cui si esamina qualsiasi testo umano, da biblisti che hanno “sottoposto le Scritture al più micidiale dei bombardamenti”, demolendo pressoché tutto quanto era stato considerato come “rivelato”.
Alcuni esempi? Il secondo racconto della creazione? Una costruzione letteraria tesa a rispondere all’esigenza di dimostrare che il Dio degli ebrei era più potente degli altri dèi. L’esistenza storica di Adamo ed Eva? Nessuno oggi “tra gli studiosi seri” lo sostiene. Abramo, Isacco, Giacobbe? “Progenitori metaforici del popolo di Israele”. Il monoteismo? Imposto da un re per ragioni “politiche”. Tutto è stato bombardato: lo stesso Nuovo Testamento. I vangeli? Più una “testimonianza” di fede che “un ordine cronologico storicamente accertato”. Il vangelo di Marco? “Un immenso capolavoro letterario e teologico”. La cacciata di Maria e Giuseppe dagli alberghi, la cometa, i magi, il massacro di bambini ad opera di Erode, la fuga in Egitto, il martirio di Giovanni il Battista? Racconti creati ad hoc e “frutto della devozione popolare successiva”. Tutto è stato sottoposto a bombardamento: la stessa verginità di Maria, perfino la stessa resurrezione di Cristo, il fulcro stesso del cristianesimo. Il racconto dei discepoli di Emmaus? “Una felice creazione lucana” che non ha nulla a che vedere con una “visione sensibile”. Gesù? Un ebreo marginale che non aveva alcuna “intenzione di fondare una Chiesa, tanto meno una religione diversa dal giudaismo da lui professato”. Una demolizione, questa, che non è condivisa da tutti i biblisti? Certamente, ma non è già un fatto dirompente che alcuni degli esegeti cattolici (anche gesuiti) siano giunti a tanto, il tutto, tra l’altro, alla luce del sole con una miriade di testi pubblicati dalle più prestigiose case editrici cattoliche? Siamo di fronte a un lavoro critico di un’avanguardia di studiosi? Di sicuro, ma è un fatto che il cammino di purificazione è iniziato. E non solo su fronte dogmatico, ma anche su quello dei valori, con una chiara scelta di campo, in ascolto sia del grido dei poveri che del pianeta. La Chiesa ha già fatto più volte il “mea culpa” ed ora si appresta a diventare una forza rivoluzionaria in un mondo sempre più smarrito, sempre più senza una bussola. O non lo è già?
Un trauma sconvolgente
Ti propongo, amico/a, un esperimento mentale: supponiamo che tu sia un “credente”. Non troveresti sconvolgente l’incendio che è divampato dentro la Chiesa e che rischia di bruciare tutte le tue più profonde certezze? Non ti sentiresti scandalizzato nel leggere che il ritratto del cristianesimo primitivo quale emerge dagli Atti degli Apostoli è “in qualche misura distorto” perché il cristianesimo in realtà era costituito da “diversi cristianesimi” in alcuni dei quali era del tutto assente la funzione salvifica della morte di Gesù Cristo? Non sarebbe per te un trauma leggere che Paolo, che ha segnato in modo marcato il cristianesimo, non appare affatto “in continuità storica con Gesù di Nazaret” in quanto “ignora quasi del tutto ciò che il Nazareno ha detto e ha fatto”? Non sentiresti i brividi nel leggere che “se il cristianesimo non avesse incontrato positivamente la filosofia greca, non sarebbe affatto nato, o sarebbe restato una delle tante insignificanti sette dell’ambiente giudaico”? Non a caso, amico, uno studioso cattolico, a proposito degli studi di certi biblisti, scrive che l’approccio squisitamente storico si rivela di fatto una bomba “atomica che, gettata sui vangeli, ne provoca l’esplosione
in mille frammenti che poi lo specialista esaminerà ad uno ad uno, per arrivare spesso alla conclusione che nessuno di questi ha a che fare con la storia”. E non a caso all’interno della Chiesa vi è chi ha attaccato con violenza quegli accademici che non si preoccupano dei pericoli “per le anime” che la loro ricerca può provocare e ha lanciato un angoscioso appello ai “professori” perché non provochino “perplessità e dubbi”, tanto più “su questioni di grande importanza”. Già, l’incendio che è divampato rischia di far saltare “l’intera costruzione del cristianesimo” perché “senza il nesso tra Gesù-Yeshua e Gesù Cristo […] alla basilica di San Pietro non resta che trasformarsi in un museo”. E rischia di far saltare lo stesso Dio elaborato dalla filosofia cristiana: non è uno scienziato cattolico a dire che neppure Dio avrebbe potuto “sapere che noi saremmo apparsi sulla Terra dopo miliardi di anni dal Big Bang” e che “se c’è una cosa che Dio proprio non può essere, è un Progettista intelligente”? Quale mai istituzione ha osato tanto, mettere cioè in discussione le sue stesse fondamenta (tra l’altro, con due millenni di storia)?
Un travaglio (dolorosissimo) comune
Una bomba – l’esegesi storico-critica dei testi “Sacri” – che rischia di distruggere la loro “sacralità”. Da qui lo sconcerto e, nello stesso tempo, la diffidenza di molti cattolici. Da qui il grido d’allarme lanciato da papa Ratzinger: “al prete si è sostituito il professore […] alla aborrita lettura proposta dalla gerarchia ecclesiale è seguita la lettura imposta – pena accuse infamanti di letteralismo ingenuo’ e di ‘anacronismo inaccettabile’ – dalla gerarchia accademica […] la scienza degli specialisti ha teso un filo spinato attorno alla Parola di Dio, sequestrata dagli accademici”. Un grido di allarme che ritroviamo, ancora più drammatico, nell’arcipelago dell’islam in cui l’approccio storico è solo alle prime battute ed è considerato un vero e proprio tabù perché rifiutare la tesi della Parola eterna di Allah significa ridurre il Corano “alla mera dimensione umana e contingente”. Ma… il cammino di “purificazione” è iniziato anche tra i musulmani, a partire da intellettuali che vivono in Occidente. Non auspica il poeta siriano Adonis che “prima o poi la psicoanalisi finisca per decostruire la leggenda su cui si fonda l’islam”? Non scrive Reza Aslam che “se Mosè abbia diviso le acque del Mar Rosso o se Gesù abbia effettivamente resuscitato Lazzaro o se Dio abbia davvero parlato per bocca di Maometto vuol dire porsi domande irrilevanti” perché “l’unico interrogativo importante riguardo alla religione e alla sua mitologia è: che cosa significano queste storie”? Non è lo stesso Reza Aslam, poi, ad affermare che la sharia “si è sviluppata all’interno di un chiaro contesto storico, si è evoluta in risposta a determinate circostanze storiche ed è stata soggetta agli stessi fattori storici, politici ed economici che hanno influenzato tutti i codici legali in ogni cultura e in ogni parte del mondo”? Tutto è nato da pensatori “blasfemi” del Seicento. È stata la volta poi dei protestanti e, in seguito, dei cattolici. Ed ora – siamo agli albori – è il momento dei credenti nel Corano. Un percorso di purificazione dolorosissimo che provoca aspre e più che legittime resistenze, ma un percorso obbligato: come possono le religioni “rivelate” non fare i conti, se vogliono essere “credibili”, con gli strumenti d’indagine che mette a disposizione la modernità?
“Prego Dio che mi liberi da Dio”
Una purificazione lacerante, ma non poteva che essere così. È lo stesso approccio storico che, applicato a un testo ritenuto “sacro”, non può che demolirne la sacralità: lo storico, infatti, con il suo atteggiamento “scientifico”, non si limita a registrare dei racconti di miracoli, ma si propone di indagare le ragioni storiche che spiegano la genesi della fede nei miracoli stessi, quindi anche “il vissuto che ha spinto” i diretti seguaci di Gesù Cristo “a convincersi e a dire che il Crocifisso è stato resuscitato ed esaltato e si è fatto ‘vedere’ a loro”. Il metodo storico-critico, in altre parole, non può che storicizzare, umanizzare i testi creduti “rivelati”. Un metodo, quindi, inadeguato ad accostarsi alle fonti delle religioni? Vi è chi lo pensa e ritiene che cercare nei testi del Nuovo Testamento la verità storica è “fuorviante”.
Da qui altre “letture”: simbolico-allegorica (una lettura che, tra l’altro, ha una lunga tradizione tra i musulmani sciiti e in particolare tra i musulmani “mistici”), psicoanalitica, letteraria… La pesca miracolosa, ad esempio? Un racconto che significa che “Dio può porre fine all’oscurità e alla mancanza di prospettive e di possibilità della vita umana”. Il passo di Matteo che, secondo la Chiesa cattolica, costituisce il fondamento teologico del primato del vescovo di Roma? Non è “una parola autentica di Gesù” e “non ha niente a che vedere con il papato romano”. “Prego Dio che mi liberi da Dio” è il paradossale ed efficacissimo titolo di uno dei saggi del filosofo nonché studioso di mistica Marco Vannini. È l’ardua e sofferta impresa di numerosi studiosi cristiani: liberare Dio da Dio, vale a dire dalle costruzioni storiche di Dio (dalla convinzione/presunzione di un popolo di essere il popolo eletto, dalla propaganda politica di re d’Israele, dalla creazione letteraria di evangelisti, dalla devozione popolare dei primi cristiani…). È stato un bombardamento a tappeto. Ora, che rimane? Già, che rimane? Di sicuro, un immenso e straordinario patrimonio di valori. E del Sacro? Una doppia verità, una verità per i “dotti” – una fede “matura”, “adulta”, una fede “pura” finalmente liberata dalla mitologia – e una verità per il “volgo” – la fede della tradizione – ?
Quando i talebani eravamo noi
È giusto stigmatizzare la cultura (lesiva dei diritti umani) dei talebani, ma è anche salutare ricordare quando i talebani eravamo noi: quando il ballo veniva bollato “come una pubblica scuola di leggerezza e di peccati, lo scoglio dell’innocenza, pianto per gli Angeli, festa per i demoni”; quando venivano definiti “assassini dei loro figli” quei genitori che approvavano “tutto del loro fidanzamento” e concedevano un “eccesso d libertà” alla gioventù femminile, libertà di stare fuori nelle ore serali e notturne”; quando si raccomandava ai fidanzati di incontrarsi dove altri vedevano, così che fosse “impossibile commettere il male”. Una morale, questa, che non ha nulla a che vedere con i secoli bui della fobia del sesso (dal Trecento al Settecento), ma ancora in vigore negli anni Cinquanta e inizi anni Sessanta del secolo scorso. Ti ricorderai, magari, quando i preti tuonavano contro le donne che col loro modo di vestirsi (o di svestirsi) si diventavano “occasione di scandalo e di peccati altrui”. Erano, di sicuro, le donne coloro che si portavano di più sulle spalle il peso di quella cultura. Pensiamo alla croce che dovevano caricarsi le signorine che si trovavano nella sventura di rimanere incinte: forte era il senso di colpa e di vergogna che colpiva l’intera famiglia; da qui la decisione di molti genitori di allontanare la figlia dal paese per 9-10 mesi con la scusa di “cercar lavoro”, per farla poi partorire in brefotrofi o la prassi di celebrare le nozze al mattino presto, con pochi intimi e senza l’abito bianco della sposa, giusto per nascondere lo scandalo. Una sessuofobia che si manifestava anche nelle proiezioni all’oratorio di film per ragazzi quando si tagliavano (con le forbici) le scene delle pellicole che avrebbero potuto indurre al peccato (magari un semplice bacio). Una cultura, piaccia o non piaccia, “talebana”: la stessa separazione dei sessi nella preghiera, negli oratori (perfino nelle scuole pubbliche). La differenza sostanziale? La Chiesa nell’arco di un tempo relativamente breve ha operato una rivoluzione in materia sessuale, chiudendo nettamente con quella stagione. L’enciclica Deus caritas est: l’agape di papa Ratzinger testimonia una chiarissima riabilitazione dell’eros: il cristianesimo non ha dato all’eros del veleno, non ha reso amara – con una serie di comandamenti e di divieti – la cosa più bella del mondo, non ha innalzato “cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino”. Non siamo di fronte a un vero e proprio inno all’eros (complementare, naturalmente, all’agape, l’amore cioè come dono agli altri)?
Il colpo d’ala di papa Francesco
Un lungo percorso di purificazione, quello della Chiesa: purificazione dalle tante costruzioni umane, storiche, dell’immagine di Dio, dall’ossessione del sesso e pure dal suo stesso fondamentalismo di fondo. Già, fondamentalisti (possiamo ricorrere al termine “integralisti”, ma la sostanza non cambia) siamo stati anche noi. È la classica tentazione di chi ritiene di avere ricevuto una “Rivelazione divina”, cioè di tutti i figli di Abramo (ebrei, cristiani e musulmani). Da qui il manicheismo: se la Verità è una, tutte le altre opinioni spacciate per verità sono false. Da qui la volontà di applicare all’intera società le norme dell’unico Dio. Non è il caso di rievocare pagine buie della Chiesa (o meglio di chi ricorreva alla religione come strumento di potere) quando si massacravano gli abitanti di una città al fine di estirpare l’eresia, quando si condannava al rogo un rabbino colpevole solo di “chiudere gli occhi alla vera fede”, quando si bruciavano con furore iconoclastico montagne di libri al fine di annientare alla radice la trasmissione del Male. E non è neppure il caso di ricordare le durissime prese di posizione, in pieno Ottocento, contro la libertà di coscienza, di stampa e contro la laicità dello Stato, ma è un fatto che la tentazione fondamentalista si trova pure nel Novecento quando, di fronte al dramma della prima guerra mondiale, uomini di Chiesa definivano il conflitto come un castigo divino grazie al quale Dio invitava alla penitenza coloro che l’avevano abbandonato, che non ascoltavano più il Padre che Dio “ha dato sulla terra a tutta l’umanità” e che “di Dio tiene le veci” e tuonavano contro il divorzio da Dio che si era consumato sia nel governo dei popoli, sia nella scuola “dove più non si prega e più di Dio si parla”, nel mondo del lavoro “dove si ritiene che Dio non abbia ad entrarvi”, nelle famiglie “che si vuole tenere estranee ad ogni influenza religiosa”. Un colpo di coda, infine, è presente pure, in qualche misura, in papa Ratzinger quando scrive che le verità di fede devono informare di sé anche la vita pubblica, che la religione cristiana può dare il suo apporto allo sviluppo “solo se Dio trova un posto nella vita pubblica, che la ragione politica “ha sempre bisogno di essere purificata dalla fede” per non cadere nell’illusione di “credersi onnipotente”. La svolta radicale è di papa Francesco. Un capolavoro, il suo: il colpo d’ala del suo “Chi sono io per giudicare…?”, il colpo d’ala di una Chiesa come “ospedale da campo”. Una Chiesa finalmente libera: libera dalla sindrome del “popolo eletto”, libera da ogni hýbris. Una Chiesa che non ha una cattedra da cui insegnare. Una Chiesa che ascolta il grido dei poveri e del pianeta.
Una forza rivoluzionaria
Una forza rivoluzionaria, la Chiesa di papa Francesco. Che cos’è la “Laudato si’” se non un manifesto ben più radicale e ben più eversivo di quello di Marx ed Engels, un manifesto teso a “restituire la dignità agli esclusi” e nello stesso tempo, a “prendersi cura della natura”? Non è un j’accuse contro quei politici che hanno rinunciato al loro ruolo di interpreti del bene comune e si sono prostrati davanti al dominio assoluto della finanza, contro le potenze politiche ed economiche che hanno saccheggiato le risorse del pianeta a favore di una esigua minoranza dei suoi abitanti? Non è una chiara presa di distanza da un certo ambientalismo da salotto perché “il vero approccio ecologico” è quello che coniuga “il rispetto della natura con la giustizia sociale”? Non è una denuncia contro la colossale menzogna secondo cui i prodotti della tecnica sono neutri, quando invece “orientano le possibilità sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere”? Una rivoluzione, quella annunciata da Francesco, che va ben oltre la… green economy, ben oltre le misure finalizzate a lenire le sofferenze provocate da una globalizzazione selvaggia, prima, e potenziate a dismisura, poi, a causa della pandemia, ben oltre la lotta di classe di marxiana memoria. E che cos’è la “Fratelli tutti” se non un accorato appello a intraprendere un percorso che vada oltre la “liberté” della Rivoluzione francese (una liberté che spesso si è tradotta in una licenza di sfruttare l’uomo e la Terra), oltre la stessa “égalité” (perseguita talora violando i diritti fondamentali dell’uomo e talora inseguita sul piano formale e non su quello sostanziale) per imboccare la strada della “fraternité” che è lo stesso motore dell’égalité? Non siamo di fronte a un messaggio potentemente rivoluzionario, tanto più dopo “la tempesta improvvisa e furiosa” che ci ha colpito, una tempesta che ci ha sbattuto in faccia la nuda verità, il fatto cioè di “trovarci
sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”?
Non è un monito a scuoterci dal torpore dopo che per lungo tempo “non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato” e “abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”? Una forza rivoluzionaria, il cristianesimo: altro che “oppio del popolo”! No? >
Piero Carelli
Crema, settembre 2021
Commenti
Francesco, dato il colpo di mano mi permetto anch’io di intromettermi pubblicando un commento inviato privatamente a Piero, avendo già letto il testo. A questo ne sono seguiti ancora un paio che però non é
necessario che pubblichi se non per aggiungere alla questione Zan anche la battaglia che il Vaticano riprendera’ dopo la raccolta di firme per promuovere la legalizzazione dell’eutanasia e alla quale io ho contribuito mettendo la mia firma al banchetto referendario.. ” Brevemente Piero, non sono d’accordo. Io trovo che la componente politica della Chiesa come istituzione usi lo stesso modus operandi di tutta la società e quello che tu giudichi come rivoluzionario è solo un accomodamento diciamo “elettorale”. Senza i cambiamenti voluti dalla società civile la Chiesa non sarebbe cambiata. E per altri versi talebani lo siamo ancora anche noi. C’è una frangia della società che pratica ancora il femminicidio e lo strapotere dell’uomo sulla donna. Basta leggere la cronaca per capire che dai tempi del Circeo, vedi il film “La scuola cattolica” presentato a Venezia, non è cambiato molto, e responsabile è stata la Chiesa che ora sta cercando di mettere delle pezze a sue inadempienze antiche che ancora oggi segnano il mancato progresso civile e culturale. Non basta che Francesco dica questo o quello. Solo apparentemente le Chiesa gioca ancora un ruolo perché i cambiamenti avvengo sempre e prima che nelle stanze vaticane. Quanto all’attenzione agli ultimi della Terra secondo me hanno fatto più la società e una cultura di sinistra che non la Chiesa. Che poi messaggio di Gesù e cultura di sinistra abbiano viaggiato insieme negli ultimi decenni è stato un calcolo politico fatto da tutti gli attori in campo. Io sono convinto che Francesco e la Chiesa abbiano meno poteri della persona comune che forse ha vissuto sulla propria pelle i disastri che ancora ci portiamo come eredità culturale. Mi pare che qualsiasi conquista abbia bisogno di molto più tempo per elaborare qualsiasi enciclica o propaganda politica che alla resa dei conti non sono altro che parole al vento. Se ho scritto delle cazzate cancella il messaggio, ma sai, il mio anticlericalismo purtroppo mi impedisce di considerare conquiste quelle che sono necessità. E non ci vuole di certo il beneplacito di Francesco, che sarà anche una brava persona, ma che comunque opera dentro un’istituzione che raccoglie e esprime solo del marcio. Vedi la legge Zan in cui ha messo il becco, al pari di quel leghista contrario beccato però a baciare un uomo sull’isola di Myconos. Da tutte le parti io vedo solo calcoli politici, anche nella Chiesa. Ps: messaggio scritto di fretta sull’onda delle emozioni di questo momento. Grazie”. Se poi Piero, preferendo ormai altri canali, vorrà rispondere anche qui gliene saremo grati.
Libera Chiesa in libero Stato. Cavour 1861. Anche se visto il potere (?) Vaticano io declinerei in: libero Stato in libera Chiesa.
Ecco la mia risposta, sempre in privato:
Sei sincero e questa è una buona virtù. Io ho provato a distinguere i valori cristiani spesso traditi dagli uomini di Chiesa e la istituzione Chiesa. Che sia stata la società civile a far maturare la Chiesa è un fatto. Anche il ricorso alle moderne metodologie di lettura di testi antichi. Anche il Sessantotto.
Comunque, quello che ti ho inviato è il frutto di un esperimento che ho condotto su Fb e che ha suscitato un mare di commenti e di punti di vista (di anticlericali come te e di senso opposto – una mia ex allieva prrega perché mi converta). Il mio metodo è sempre lo stesso: provocare delle riflessioni, magari stimolare a guardare l’altra faccia della medaglia. È il mio mestiere. Grazie per la puntuale attenzione.
Il mio controcommento, a questo punto non più privato: “Piero, Laudato sì è del 2015. Va bene che anche la Chiesa esca dal Vaticano per incontrare il mondo, ma i temi trattati non li ha inventati Francesco. Sono più vecchi di Lui e lanciati sul mercato da scienziati, politici accorti, intellettuali in genere. Laici.”.
Un appello accorato a chi (ancora) frequenta CremAscolta, anche se (magari perchè intimidito dall’approccio violentemente arrogante di alcuni) si limita a leggere senza più interloquire.
Facciamo proprio l’approccio “serenamente provocatorio” di “padron Piero” che ne ha fatto…. “il suo mestiere”!
Certo essere capaci delle sue analisi e sintesi, veicolate, da maestro qual’è, con un linguaggio accessibile a …. todos los amigos, ce lo possiamo aspettare solo da “padron Piero” stesso, ergo, atto dovuto ……dirgli grazie!
Da non praticante (una formale prima comunione e stop), ho sentito il dovere di approfondire, e dei sacri testi penso di avere conoscenza sufficiente per discutere con cattolici di alto rango (ad es. il mio amico Vescovo Lucio Lemmo, ma prima ai miei tempi batterista anni 60). Bene, ripartirei dall’analisi sotto due aspetti: i “raccontini” sono comuni a molte fedi, e, se dovessimo andare in ordine cronologico dell’avvento di Yoshua, con tanto di cometa, parlò già Zaratustra, perché etra tradizione replicante fra i mistici. La continuità con il mondo indiano vedico è poi stringente. Poi c’è il momento di rottura, rivoluzionario, ma ciò che sfugge è che è il Cristianesimo figlio della rivoluzione socio-politica in corso all’epoca, e durata un paio di secoli dopo, non viceversa! Ecco la chiave del suo successo. Dallla spada di Pietro si è voluto addirittura vedere negli apostoli un gruppo armato, errato, ma alcune parabole mal comprese vanno lette in chiave politica (l’amministratore disonesto, ad esempio) e allora tutto diventa chiaro. Ciò non toglie che i principi enunciati siano ancora oggi attualissimi lumi contro i tentativi di rigurgito imperialista (o purtroppo le realtà qui e lì prosperanti). Chi ha bispogno dell’aspetto mistico, e perché no? I pericoli non ci sono più, vero.
Mi lascia interdetto, Adriano, la tua “frasetta” finale, buttata li con nonchalance: “I pericoli non ci sono più, vero.”.
Me la …decodifichi please?
Se sopportano me… anzi, se Don Marco UNI afferma che non ho bisogno di prescrizioni, ma basta il tocco della mia mano…
Non è facile applicare il concetto di “rivoluzione” alla vita delle istituzioni pubbliche. Esistono diverse possibilità di angolazione concettuale, anche se quella giuridica appare alla fine come la meno equivoca. Molti i contributi qualificati in proposito, nella storia del diritto.
L’applicazione della categoria “rivoluzionaria” a una religione incontra ancora più rischi di fraintendimento, storiografico e prima ancora semantico. Per questo la lettura del testo di Piero Carelli, qui pubblicato, mi sembra stimolante e interessante.
Ovviamente, molto si gioca sul senso attribuito a termini come, ad esempio, “cristianesimo”. Dietro a locuzioni come “religione cristiana” o “cattolica” stanno molti elementi e la scelta di alcuni di essi piuttosto che di altri può portare a esiti interpretativi non univoci.
Come in ogni realtà strutturata organizzativamente, conta molto il ruolo degli elementi guida, delle leadership più visibili, soprattutto in un’epoca caratterizzata da una forte tendenza all’interlocuzione mediatica. Come in ogni contesto a forte esposizione relazionale, parecchio si gioca sull’impatto esercitato dalla figura del comunicatore di più alto grado, sull’efficacia del portavoce munito di carica simbolica e rappresentatività pubblica più elevate.
Ma la “rivoluzionarietà” può prescindere dalle fonti normative e prescrittive di un ordinamento? Può esistere, per rifarci al vecchio stilema marxiano, ma anche in certo senso liberale, forse pure in termini più “universali”, una “rivoluzionarietà” di tipo “sovrastrutturale” e non anche “strutturale”? Ne possono nascere risposte diverse, più allarmate o più rassicurate a seconda del tipo di posizionamento personale verso l’ordine sociale e religioso della comunità di appartenenza.
Ad esempio, non è forse essenziale ciò che si studia nelle facoltà di teologia? Un impianto dottrinale fondamentale si esplica in tale ambito. Pensiamo all’offerta formativa della Pontificia Università Lateranense, dal Quinquennio Istituzionale al Biennio di Specializzazione, fino al Biennio Superiore di Ricerca. Ma gli esempi sarebbero innumerevoli.
E che dire del vigente Diritto Canonico? Una evoluzione storica esemplare, che dopo arricchimenti plurisecolari è giunta a noi con la promulgazione del “Codex iuris canonici” attraverso la costituzione apostolica “Sacrae disciplinae leges” del 25 gennaio 1983. La rilevanza di queste fonti è indiscutibile, come sono indiscutibili i fondamenti di ogni ordinamento munito di effettività. E che dire del Catechismo della Chiesa Cattolica? Questa grande sintesi di tutta la dottrina cattolica è stata approvata con la costituzione apostolica “Fidei depositum” dell’11 ottobre 1992 e rappresenta, ogni giorno e in ogni circostanza, l’esposizione ufficiale della catechesi cattolica.
Non si tratta di reliquati del passato ma di presenti, presentissime fonti da cui traggono alimento e vigenza applicazioni comportamentali concrete, valutazioni valoriali ben definite.
Rivoluzione? Può darsi, stando a talune dichiarazioni di principio sempre più ricorrenti.
Forse il bello della questione sta nel consentire a ciascuno di scorgere ciò che sente vicino alla propria sensibilità, al proprio modello attitudinale.
Vale per il cattolico del dubbio costante e della ricerca continua, motivato da certe esternazioni mediatiche di forte presa e impatto.
E vale per il cattolico legittimista e d’ordine, rassicurato da un perimetro etico di sicuro affidamento, rispetto a realtà “altre” sempre più caratterizzate da nichilismi esistenziali, velleitarismi demagogici, fanatismi religiosi tribali.
“Forse il bello della questione sta nel consentire a ciascuno di scorgere ciò che sente vicino alla propria sensibilità, al proprio modello attitudinale”. Interessante, ma un passo oltre le religioni, le ideologie, le culture Altrimenti saremmo sempre i soliti catechizzati e indottrinati secondo modelli precostituiti. E’ qui che si combatte la guerra, tra astratto e concreto, tra speculazione intellettuale e vita reale. Io non so se ben intendo, ma leggendo il commento di Pietro, tra teologia e diritto canonico e il testo di Piero calato in una realtà cruda che dovrebbe arrovellarsi meno sull’esistenza o necessità di Dio, ma più sull'”organicità” di un mondo ormai in dissoluzione se non si corresse ai ripari, io saprei naturalmente a cosa appellarmi, e forse anche i nostri due autori in caso di necessità. E per necessità intendo non tanto conciliare idee proprie e buoni propositi con tutto il culturale che abbiamo alle spalle, ma affrontare il contingente spietato che potrebbe colpirci. E’ in quel momento che si gioca tutto. Se sono inchiodato a un letto, se sono omosessuale, tanto per stare in attualità, se mi trovo a decidere tra Chiesa e popolo, tra politica e popolo, non è di nessuna consolazione l’idea democratica che tanto la maggioranza decide, ma l’unica forza è l’affermazione coraggiosa del proprio pensiero oltre qualsiasi condizionamento culturale. E liberare Dio da Dio significa confidare in una libertà di pensiero che proprio non sa cosa farsene di tutto il sovraculturale che ci accompagna. Perché a questo punto sarebbe un percorso arrivato alla sua meta, ma non sarà mai così. Il cammino dell’uomo è lunghissimo e forse senza nessuna meta finale, nè per un credente nè per un laico. E bruciare simbolicamente libri forse sarebbe la soluzione migliore, ma col pericolo umanissimo che tutti ricomincerebbero a scriverne subito dopo. Perchè Dio o uomini non fa nessuna differenza, tutti con uguale dignità. La cultura è un gatto che si morde la coda, anche se alla fine l’uomo ha dimostrato di essere più forte di Dio. Non siamo mica in Afghanistan qui, con l’augurio che anche i talebani se ne liberino, ma questo, come da noi, sarà compito della società civile, certamente non delle Istituzioni.
Si, Ivano, è su questo terreno che si esercita il difficile (solo se affrontato con consapevolezza, ovviamente!), umano mestiere del vivere, il terreno sul quale ” si combatte la guerra, tra astratto e concreto, tra speculazione intellettuale e vita reale”.
E allora, scelgo di togliere di mezzo il “forse” Pietro: “il bello della questione sta nel consentire a ciascuno di scorgere ciò che sente vicino alla propria sensibilità, al proprio modello attitudinale” e (cito Adriano) “….Chi ha bisogno dell’aspetto mistico, e perché no?”.
Ma attenzione: quando si mette in gioco “la fede”, partono le sirene (ops!) dell’allarme rosso, perche’ in nome della “fede” sono state commesse (e si continuano a commetere) anche le più turpi atrocità. E le religioni hanno attinto (e continuano ad attngere) a piene mani a questa inesauribile fonte di “acqua miracolosa”!
Che se poi, Piero è la “fede” in una Religione che si incarna in “un manifesto teso a “restituire la dignità agli esclusi” e nello stesso tempo, a “prendersi cura della natura”, a “quella fede”, consapevolmente, con entusiasmo aderisco ben volentieri!
Piero, (che tace), nonostante la rivoluzione di Francesco, all’interno della Chiesa cattolica c’è ancira una frangia talebana che di cambiamenti non vuol sentir parlare. Emblematica la figura del cardinale ultraconservatore Burke, che tra l’altro, no vax é finito in terapia intensiva rischiando la pelle. Per non parlare delle sue posizioni in materia di morale che te le raccomando. Se Francesco é riuscito ad avvicinare alla Chiesa anche qualche non credente immaginati cosa succederà alla sua morte, che sono certo da alcuni é invocata. O la Chiesa sparirà o si ripiombiera’ concettualmente nell’ennesimo periodo buio che tanto l’ha in molti periodi caratterizzata. Di buono c’è che non l’ascolta più nessuno perlomeno intorno a certi temi. Oltretutto, da registrare dichiarazioni di Francesco durante l’ultimo volo in ordine al matrimonio che, essendo un sacramento, la Chiesa non ha il potere di cambiarlo. Sacramento? Che cavolo é se non un’invenzione degli uomini? Perché non si può cambiare? Con questa dichiarazione dogmatica anche da parte del signor Bergoglio nessun cambiamento. Tu hai parlato di organicità di questa rivoluzione proclamata, ma se uno ci mette quello che vuole, scontantando molti, che cavolo di rivoluzione é? E a questo punto il suo “chi sono io per giudicare ” è un inutile proclama.
Le strutture religoiose storicamente mi sembra che riflettano l’orientamento civico: monarchia dio padre e despota, versus governo democratico partecipato una fede collaborativo evoluzionistica, idea cui nemmeno certe correnti islamiche si negano.
Sempre dall’aereo (che sia una questione di vicinanza all’ altiss… ?!?) il “Papacongliscarponi” c’è andato giù duro con l’interruzione di gravidanza! Stamattina su radio3 un’intera puntata di “Tutta a città ne parla” dedicata!
Ne parliamo?
Adriano, non mi sembra sia così. Prova ne sono le donne islamiche che in Italia da anni portano ancora il velo. In tutti i casi non mi viene in mente un paese islamico democratcamente governato, almeno secondo il nostro concetto di democrazia. Ma magari mi sbaglio.
E per democrazia non intendo solo la libertà di voto. Intendo valori, conquiste sociali e civili, libertà….
Parlo di interpretazione del Corano, che fra Sciiti ormai si pratica nei fatti. Forse sono influenzato dall’amicizia con Davood, che ha scritto in passaro su queste pagine su mio invito er rispondere in prima persona su un post.
Non trascurerei poi l’intervento dei religiosi in economia. Gaël Giraud, gesuita, dice cose ispitrate a un principio economico di statalismo che approvo, indicando anche gli errori del passato che hanno spinto a un libertarismo suicida.
La Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) ha invocato, nel gennaio 2012, una maggiore integrazione e solidarietà di bilancio in seno all’eurozona.
Francesco : “vicinanza all’altissimo “. Molto carina.
Grazie per l’apprezzamento della ….spiritosata, Ivano, anche se il tema è di quelli tosti perdavvero!
Non si può che ammirare la coerenza di questo Papa.
Ivano, certo che il matrimonio è un sacramento per la Chiesa cattolica. “Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono la comunità di tutta una vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento”. Pur non essendo io molto praticante e considerandomi, sia pure con i temperamenti dell’età, un peccatore di difficoltosa redenzione, trovo la formulazione di questo art. 1601 del Catechismo molto bella. Il problema, infatti, è che, quando si ama veramente la propria moglie, non solo “tutta una vita” va bene ma “tutta una vita” non sembra sufficiente, è troppo poco. E questo sul sacramento del matrimonio, che è illustrato da diversi altri articoli, fino all’art. 1666.
Sulle altre affermazioni del Papa, dall’aborto ai gay (ce ne sono un’infinità, intendo di affermazioni, beninteso), lo ripeto, non si può che ammirare la coerenza dottrinale che le contraddistingue. Per forza, ci stanno dietro sconfinate biblioteche di Diritto Canonico, di Catechismo e di Teologia. Allora?
Allora la faccenda è semplicissima. I Papi sono quello che sono. Le Chiese sono quelle che sono. Le Religioni sono quelle che sono. Se si ha molta fede, vanno bene, nulla da ridire. Se non si ha fede, non si è d’accordo e, come si dice in Langa, basta là. Se di fede se ne ha pochina oppure se la fede è deboluccia oppure ancora se la carne è debole, eccoci tra la maggioranza delle persone, eccoci soprattutto tra gli italiani, eccoci qua.
La faccenda da semplicissima si fa complicata quando si vuole vedere in un Papa, in una Chiesa, in una Religione, non quello che sono ma quello che noi vorremmo che fossero. Abbiamo tante illusioni & delusioni, tanti miti & riti, tanti pasticci & bisticci alle spalle, spesso politici e ideologici, che la tentazione di costruirci un ologramma di Papa, di Chiesa, di Religione prêt-à-porter diventa a volte non resistibile. Il Sessantotto cattocomunista docet. Poi, quando la verità delle cose e dei fatti, delle persone e delle idee, dei canoni e dei dogmi salta fuori in tutta la sua evidenza, ecco che ci meravigliamo sconsolati, ci stupiamo delusi, ci risentiamo scontenti. Proprio come i nostri patrioti dopo l’allocuzione del 29 aprile di Pio IX. Il “Non semel” ce lo si doveva aspettare sin dall’inizio. Solo che metà gente si illudeva, l’altra metà ci ciurlava. Dalle Cinque Giornate al Metro Cubo. Ovviamente, auguro al bravissimo e simpaticissimo Francesco ben altro esito pontificale, nel mio piccolo di modesta animula vagula blandula.
Per questo, per cercare di farsi un’idea abbastanza precisa della realtà, consiglio sempre di leggere, certamente, le mediatiche interviste aeronimbiche e le invocazioni ecosoteriche ma anche il Codice di Diritto Canonico, il Catechismo della Chiesa Cattolica e qualche buon volume di Teologia. Tra l’altro, sono tutti testi molto chiari, precisi e, cosa che non guasta mai, scritti proprio bene.
Insomma, come uomo d’azienda, e lo dico col massimo rispetto e deferenza verso certe Autorità Spirituali, ricordiamoci che le dichiarazioni dei direttori marketing vanno bene, però i prodotti li fanno i direttori di produzione.
Pietro, densissimo il tuo commento. Come anticipo, poi ci torno, e mi riferisco alla prima parte del tuo intervento, io credo che la coerenza non evolutiva non sia una gran virtù. Certo, l’immobilismo per alcuni é confortante, per me non lo è.
Pietro ritorno ad un mio commento precedente. Scusa ma i sacramenti sono verità rivelata? E cosa vuol dire “verità rivelata”? Rivelata da chi? Da Dio? E chi é Dio? Scritta dagli uomini con la loro storica fallacita’ sempre denunciata dalla Storia? Certo, per i talebani mai fallace. Ma noi non abbiamo la presunzione di essere migliori di loro? E quindi alieni da errori? Ma nel corso del tempo noi abbiamo capito che la nostra di religione ne ha commessi altrettanti. Perché ecluderli? Se però si preferisce il passo di lumaca allora tempo al tempo, col rischio sempre di eterni ritorni niciani (semplificato) che mai hanno portato bene. Dogmatico come le religioni? Non credo. Però adesso esco.
Annoto che avete accuratamente dribblato (fatto salvo l’apprezzamento di Ivano della mia ….spiritosata) la mia chiamata al tema da “carico da 11” che il Papacongliscarponi ha candidamente scaricato sugli attoniti astanti nella cabina pressurizzata del suo volo di ritorno in Vaticano: aborto/omicidio/sicario !!!
So che e’ tema pesantissimo, ma e’ incontrovertibile che, con una procedura laboriosissima e partecipatissima ci siamo dati, a suo tempo, una Legge dello Stato che norma, a mio parere pure bene, la materia, e le ….bocce, oramai, sul tema, dovrebbero essere ferme!
Non nego che leggendo il resoconto dettagliato delle parole del Francesco scarponico, non posso che riconoscergli la grande saggezza gesuitica della quale e’ portatore (sano?!?) : si e’ espresso …..da dio!!!
Non ho letto niente sul tema. Francesco, un link no? Altrimenti cisa dire? Che da anni é legge dello Stato e che quindi non rompa i c.? Che sia questa la portata rivoluzionaria del cristianesimo di Francesco di cui parla Piero? Un ritorno indietro? Nei corsi e ricorsi della Storia non mi stupirei neppure tanto.
Torniamo sempre al punto: l’etica è un sitema utilitaristico, evolutivo secondo questo dettame? La Fede e la Chiesa allora vanno in conflitto, e io tifo per la Chiesa, ma una plasmabille, senza dar nell’occhio
La “chiesa”,storicamente, da sempre, con la sua “sacralità apprescindere”, ha fatto da puntello …..secundcumfurma al potere di turno (quand’anche non abbia addirittura scelto di essere lei stessa “il potere” di turno!
Quanto alla “diretta con l’altissimo” del “candido scarpantibus” in quota (ciumbia mi ha appena sfiorato una saetta!) ti favorisco il link a un giornalone: https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2021/09/16/news/il-papa-l-aborto-e-un-omicidio-coppie-omosessuali-no-alle-nozze-no-vax-anche-tra-i-cardinali-1.40708247
Cordialmente
Sempre l’etica è stata ed è evolutiva. Adriano, trova anche un solo tema che non lo sia stato.
Forse “non uccidere” nella nostra cultura, che poi è anche un Comandamento. Ma anche questo…Gli altri poi, raggirabili da tutti come niente. Chi non ha mai desiderato la donna d’altri? Con questo non voglio dire che tutti gli insegnamenti non siano praticabili. Ma di un “non nominare il nome di Dio invano” un non credente cosa se ne fa? Cosa ci vuoi fare Adriano. E di tutti i Sacramenti? “Battesimo, cresima (o confermazione), eucaristia, penitenza, unzione degli infermi, ordine sacro, matrimonio” cosa dire? Sempre per uomini pratici, non intellettuali credenti o domandanti. Perchè la speculazione intellettuale è una cosa. Non sopportare più la propria moglie nonostante le promesse cosa se ne fa della “sacralità” del matrimonio? Via uno un altro mi pare abbastanza frequente.
Rispondo a Ivano, però in parte anche a Francesco e Adriano.
Innanzitutto, in fondo al mio commento di ieri mancavano due parole (“Insomma, lo dico come uomo d’azienda …”). Senza quel “lo dico”, la frase diventa uno strafalcione. Me ne scuso.
Preciso poi che, lo sappiamo bene, quasi tutte le religioni sono “rivelate”, almeno quelle tradizionali monoteistiche, e che quindi in genere hanno giocoforza un “libro”, delle “verità rivelate” e un “Rivelatore”. Per cui, è comprensibile che abbiano un certo grado di “resistenza” ai cambiamenti cosiddetti secolari. Chi ne ha la rappresentanza terrena, voglio dire chi ne è il capo, visto oltretutto che ne è il capo teocratico, non può certo prescindere più di tanto da tali rivelazioni, da tali libri e da tali Rivelatori. Tutto qui. Mi sembra ovvio. Io non sto dicendo di essere personalmente pro o contro l’aborto, pro o contro il divorzio, pro o contro i gay, pro o contro questo o quello. Dico solo che l’unica cosa di cui stupirsi è lo stupore di molti davanti alle puntuali conferme religiose che ribadiscono sacramenti, canoni, precetti arcinoti fin dai tempi della dottrinetta, come si diceva quando don Madeo ci interrogava e ci istruiva in proposito. Il che nulla ha a che vedere con le convinzioni che ciascuno di noi può esprimere. Certo, la dottrinetta bisogna averla fatta bene e non con certi insegnanti, se no si scambia Gesù Cristo per Che Guevara. E di questi scambi, chi sta arrivando quasi sulla settantina se ne ricorda parecchi.
Come cittadini italiani seguiamo le leggi italiane. Però siccome esistono previsioni legali concordatarie, pure quelle, al loro livello di efficacia giuridica, ci sono e possono avere effettività. Niente di più, niente di meno. Se il post avesse riguardato l’opinione mia, tua, sua sull’aborto, il divorzio, i gay o qualsivoglia altro elemento di mediatica discussione, sarebbe stato un conto. Siccome stiamo discutendo sul fatto che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, soprattutto da quando c’è Papa Francesco, sta attuando una Rivoluzione, ecco che mi permetto di dire che il tema è molto interessante e stimolante ma un cincinin controverso, forse pure. Che poi sia capitata a fagiolo, per avvalorare tale mia osservazione, l’ultima esternazione aeromediatica sulle abortienti omicide, beh, mi sembra solo una conferma. Come volevasi dimostrare. Dopodiché, va benissimo che le interviste giornalistiche papali suscitino così tanto entusiasmo nei non credenti, negli agnostici, negli atei e magari nei mangiapreti di ieri. Benissimo così. In un mondo in cui il problema sta diventando il consenso sempre maggiore agli ayatollah, ai mullah e via dicendo, io personalmente sono il primo a fare la ola a papa Francesco e a godermi gli scampanii di Sant’Antonio a mezzogiorno, piuttosto che sentirmi il muezzin all’alba.
Pax vobiscum.
….et cum spritu tuo.
Che, per l’appunto, quanto a …. spirito sei assai bene dotato, Pietro!
Accidenti, la riposta a Pietro non è partita. Vedo di ricostruirla.
Pietro, il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, o decidere un po’ cosa sia meglio piuttosto che peggio. Che poi debba essere universalmente accettato fa parte di quel gioco delle parti che ne scontenta alcuni per contentarne molti o viceversa, ben sapendo che leggi e morale spessissimo cozzano tra di loro. Ma la convivenza civile é questa, anche se di scontri epocali, prima di minoranza poi di maggioranza che han fatto comodo a molti ce ne sono stati, grazie a quelle leggi che non obbligano, ma consentono. E questo “consentono” ha risolto l’esistenza anche agli ufficialmente contrari. Vedi divorzio, e non si dice, magari aborto. E a questo punto la sacralità o lo stigma del peccato diventano relativi alla coscienza di ognuno e non certamente alla verità rivelata. E non c’è figura mediatica che valga l’ascolto, buona o cattiva maestra che sia. Perché mai l’insegnamento produce frutti sperati, vedi il catechismo, la scuola, l’educazione familiare o sociale. E Francesco credo che ne abbia consapevolezza quando parla di aborto come omicidio perchè a tre settimane già gli organi ci sono contro chi parla di un grumo di cellule. E in questo caso scienza e religione credo che camminino parallele. Assolutiste. Ma ormai c’è una legge che legittima la pratica abortiva, e che certamente potrebbe essere impugnata e poi magari rivista. E qui magari né scienza né religione potrebbero essere di aiuto assoluto, soprattutto di questi tempi dove la prima ha perso smalto e la seconda, vedi questo momento sanitario, è vivacemente messa in discussione. A chi affidarsi quindi? A Francesco? Ai luminari o baroni della medicina? Ma alla fine credo che non sia questo il tema. Il tema ormai è la credibilità delle figure mediatiche che hanno il loro bel da fare per rendersi credibili quando un qualsiasi social è più influente di loro. Anche Francesco, chi lo ascolta? Quindi di Sacramenti, Comandamenti, precetti, difficilissimi da osservare, da mettere in pratica, è comodissimo disfarsene, e questa sarebbe un’osservazione in linea con i tempi del tutto e subito, del facile, quando il resto è di difficile perseguimento. Ma questa è una ripetizione. Allora non rimane che affidarsi ai compromessi legislativi, lo vediamo benissimo in tema di Covid, e questo sembrerebbe saggio dove in luoghi lontani da noi assistiamo al risveglio o imporsi di antichi fondamentalismi. Pericolo che da noi non può esserci in tempi brevi e questo ci permette un’alzata di spalle senza mai arrivare a coscienze definitive. Il pressapochismo, la superficialità, senza il disturbo di troppo pensiero diventano la chiave di volta del vivere occidentale o moderno. Sbandamento concettuale, ideologico, a tirare per la giacchetta anche la religione che come dice Pietro potrebbe volgersi a sinistra secondo alcune interpretazioni o indebito accaparramento, ma anche pericolosamente a destra , e questo lo dico io, così che le possibili evoluzioni potrebbero prima o dopo concretizzarsi, e per ognuno di noi solo secondo la propria coscienza e nient’altro. E chi tirerà le fila di questo sbandamento? Il problema è questo. Diritti, conquiste sociali, diciamo progressiste, contro chi sogna la restaurazione. Dei contro Dio, c’è mai stato un tempo in cui c’era solo l’uomo? Si può vivere con Dio dimenticando Dio? Ecco ci sarebbe solo l’uomo, ma anche lì sai che contrapporsi di morali? Che poi è la nostra epoca storica. Il cristianesimo che diventa di sinistra, ma si sa, morto un Papa se e fa un altro. Insomma, idee chiare, ma confuse. Insomma, chi vivrà vedrà.
P.S.: relativamente all’aborto vorrei invece comunicare questa riflessione forse estrema. Un bambino, quindi una persona è tale quando viene al mondo. Ha bisogno di essere accolto, di interazione, di accompagnamento, di accudimento. Provassimo ad abbandonare un neonato questo non sopravviverebbe, non siamo dei semi che fanno foglioline che poi da sole diventano alberi. Quindi dire che un grumo di cellule è già una persona con tanto di organi è terroristico, l’aborto di un bambino non voluto lo è meno.
Noi di genere maschile fatichiamo ad entrare per bene in argomento, davvero con cognizione di causa, ed allora demandiamo la cosa ad “altri”, alle religione, alle leggi, alle consuetudini, spesso bypassando l’assunto: è nella donna, nell’ apparato riproduttivo all’interno dedl suo corpo fisico, che si compie la creazione (con un apporto primitivo, spesso neppure ben conscio, che comunque si risolve in pochi momenti, dello sperma maschile) di un nuovo individuo della specie, che, dopo nove mesi dal concepimento, con un apporto di dedizione continua dalla “madre” al figlio”, potrà uscire appunto dal corpo della donna, assolutamente non autonomo, anzi totalmente abbisognevole della cure prima di tutto da parte di chi l’ha “messo al mondo”, la “madre” (a partire dal suo nutrimento fisico) ma anche e soprattutto della amorevole dedizione di una “famiglia” nella quale si riconoscano il contributo maschie e femminile in modo equilibrato.
Da questo assunto, le ragioni per le quali credo che in modo ponderato e democraticamente partecipato assai, il popolo italiano, tramite il Parlamento prima e le forme di consultazione diretta referendaria poi, si è dato una Legge che regola i comportamenti della donna che si determini nella scelta di non portare a termine la sua gravidanza.
Tutto ciò, ovviamente senza entrare assolutamente nel merito di ciò che attiene alle “religioni”, per le quali gli “assunti” sono tutt’altro.