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ADRIANO TANGO

Avvelenamenti ambientali “secondo natura”

Ed ecco la II puntata dell’Italia “disinquinanda” di gatto Silvestro.

Articolo e foto, come nella prima puntata, integralmente tratto da “Le Scienze”
A fine degli anni novanta, nel comune di Biancavilla, in Sicilia, si registrò un numero
eccezionale di casi di mesotelioma della pleura, solitamente associato all’inquinamento da
amianto. La causa però era un minerale, fino ad allora sconosciuto, estratto nella roccia di una cava locale per costruire edifici e strade. La bonifica del sito, iniziata nel 2006, che dovrebbe concludersi entro il 2025, rappresenta un caso unico. A Biancavvilla la contaminazione è “naturale” e provocata da una sostanza che non era mai stata ritrovata in natura. La sorgente primaria di inquinamento è una cava da cui si estraeva una particolare pietra da usare come materiale da costruzione.. La cava è sul Monte Calvario,
un’altura che sorge sul lato sud-occidentale del vulcano Etna, ed è stata aperta negli anni cinquanta.
Per alcuni decenni la sua pietra di origine vulcanica ha permesso la costruzione degli edifici e delle
strade di Biancavilla. All’epoca, nessuno poteva conoscere il pericolo che si nascondeva in quelle rocce.
L’anomalia sospetta
Nel 1996 l’Istituto superiore di Sanità (IISS) pubblicò un rapporto (ISTISAN 96/40) dedicato allo studio della mortalità per tumore maligno della pleura in Italia negli anni 1988-1992. Nel 1992 l’Italia aveva bandito la produzione, la lavorazione e la vendita dell’amianto e si voleva monitorare l’andamento nel tempo dei casi di mesotelioma della pleura, il tumore provocato dalle fibre di quei particolari minerali. Il rapporto evidenziò aree in cui gli eccessi errano attesi, come nella zona di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, dove per lunghi anni si produsse l’Eternit, il diffusissimo fibrocemento con
amianto.
A stupire il personale di ricerca fu un particolare comune, Biancavilla, dove era emerso un incremento del tutto inaspettato di casi di mesotelioma pleurico. Nella località, il tasso di mortalità per questa patologia era da 20 a 40 volte superiore ai tassi di incidenza che in genere si registravano nelle aree non esposte a rischi specifici. A Biancavilla non c’’errano infatti aziende produttrici di materiali con amianto; non c’erano miniere amiantifere; la popolazione non aveva lavorato, né allora né mai, in realtà a rischio. La causa di quell’’eccesso di mesoteliomi sembrava essere inafferrabile. Nel 1997, nel corso
di una conseguente indagine ambientale, si decise di studiare i materiali provenienti dalla cava di pietrisco lavico che si trovava vicino a Biancavilla, sul Monte Calvario.
Un minerale sconosciuto
Fu allora che i ricercatori si imbatterono in un minerale sconosciuto, appartenente al gruppo degli anfiboli, di cui fanno parte anche gli asbesti. Le ricerche hanno consentito di dare un nome a questa sostanza, che dal 31 gennaio 2000 è conosciuta in tutto il mondo come fluoro-edenite. A provocare il mesotelioma della pleura erano le fibre di questo particolare minerale racchiuso nella pietra del Monte Calvario, e che era ben presente nei muri delle case, nelle strade e nel campetto da calcio di Biancavilla.
Dopo un’’iniziale incredulità da parte di molti soggetti coinvolti sul territorio, il 18 maggio 1998 l’IISS inviò al Comune e alla Regione Sicilia il parere definitivo, con cui si invitava a interrompere ogni attività produttiva nella cava di Monte Calvario e a intervenire al più presto. Fu così che il 18 settembre 2001 Biancavilla è stata inserita tra i SIIN. Le iniziative di messa in sicurezza d’emergenza, di bonifica, e dimonitoraggio avvennero negli anni successivi, a partire dal 2002.
Nel 2003 venne approvata la caratterizzazione. “Nel 2006 cominciarono gli interventi finanziati dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), che hanno interessato le strade, gli edifici e le attività da porre in essere per la bonifica definitiva del Monte Calvario”, spiega Francesco Lo Cascio, dirigente responsabile del Servizio 7 bonifiche del Dipartimento dell”acqua e dei rifiuti della Regione Sicilia.
“Le strade sono state tutte bitumate per evitare la dispersione aerea, mentre sugli edifici si è intervenuto sugli intonaci, per cui è stato previsto l’incapsulamento oppure lo scrostamento e la sostituzione. II lavori, eseguiti anche grazie ai fondi comunitari 2000-2006 e 2007-2013, hanno permesso di limitare notevolmente l’emissione delle fibre di fluoro-edenite”.
Una lunga bonifica
Gli interventi hanno ridotto il rischio per la popolazione. II monitoraggi dell’aria, effettuati nel corso degli anni, hanno evidenziato una situazione in costante miglioramento. Oggi a Biancavilla la concentrazione di fibra di fluoro-edenite nell’aria è al di sotto della soglia di rischio indicata dall’’Organizzazione mondiale della Sanità. Tuttavia, la bonifica non è ancora giunta al termine. Solo nei prossimi anni il luogo da cui è comparsa la fluoro-edenite verrà sigillato.
“A dicembre 2020 abbiamo sottoscritto un accordo con il MATTM grazie al quale attueremo una messa in sicurezza permanente delle cave di Monte Calvario. Gli interventi consistono nel confinamento con copertura delle cave, fino al recupero ambientale finale”, racconta Lo Cascio. “Le cave vengono coperte con alcune geomembrane: teli impermeabili al di sopra dei quali avviene la posa in opera di terreno e la semina di specie vegetali autoctone. La geomembrana serve a isolare il corpo contenente le fibre di amianto con l’esterno, per evitare scambi di qualsiasi natura. Possiamo immaginarlo come un sarcofago. Solo al termine di questa fase si potrà pensare a un uso sostenibile dell’area.”
“Attualmente – prosegue Lo Cascio – siamo alla definizione del progetto di bonifica e messa in sicurezza: è stato approvato nel 2019 dalla Commissione regionale lavori pubblici. Se teniamo conto dell’accordo di programma quadro con il MATTM sottoscritto nel 2020, si prevede di concludere la messa in sicurezza permanente nei prossimi tre anni.
La restituzione dell’area agli usi civili potrebbe avvenire nel 2025.”
Un inquinamento così subdolo e pervasivo lascia alcuni margini di incertezza nell’immaginario comune, che si riducono via via che i lavori di bonifica procedono.. Alcuni dubbi possono riguardare la probabilità che qualche abitazione includa ancora la fibra di fluoro-edenite.
Un altro timore è legato alla possibilità che la cava del Monte Calvario non sia l’unica a celare il pericoloso materiale. “Gli edifici interessati sono stati costruiti tra gli anni sessanta e settanta. Solo in quel periodo si sono usati i materiali provenienti da Monte Calvario. Oggi le possibilità di ripercussioni sulla salute sono state abbattute e l’emissione delle polveri è stata limitata al minimo”, puntualizza Lo Cascio,, che chiarisce anche come “la fluoro-edenite è stata ritrovata anche in Giappone, ma presentava caratteristiche diverse da quella di Biancavilla. Sui terreni dell’Etna sono state fatte indagini estensive, per vedere se il problema fosse più diffuso. Grazie a questi studi, oggi sappiamo che la presenza di fluoro-edenite riguarda soltanto quella specifica area di Biancavilla”.
La singolare storia del SIIN di Biancavilla rappresenta un caso più unico che raro, dove la contaminazione è avvenuta in modo inconsapevole. Vicende come questa ci ricordano che la nostra conoscenza della natura è sempre in divenire e ci fanno riflettere ancora una volta sull’illusione di potere vivere in un ambiente a “rischio zero”.

ADRIANO TANGO

23 Giu 2021 in Ambiente

1 commento

Commenti

  • Adriano, la natura ci è amica solo se ci sforziamo di conoscerla e rispettarla e le tradizioni una cum la Scienza, ci danno una buona mano al proposito!
    Che se poi ….viviamo come bruti e di virtute e canoscenza (vero Anna?) ce ne sbattiamo, ce la siamo solo cecata!

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