PENSIERI DI UOMO QUALUNQUE
Perché Carlo Rovelli si presta cosi umilmente a farsi prendere per il culo? E se anche non si prestasse perché qualsiasi intervistatore, elegantemente o bonariamente, finisce col farlo? O è solo timore reverenziale di fronte a tanta intelligenza? Solo per riconoscere e sdrammatizzare la propria ignoranza o perché ci si diverte al gioco dell’assurdo che viene inscenato? Perché Carlo Rovelli esiste, ma allo steso tempo esiste anche il suo doppio che lo imita, fino a farli diventare intercambiabili? Perché non riesce a spiegare quello che per Lui è semplicissimo? Perché il tempo di cui abbiamo esperienza solo intuitiva, dice Lui, è altra cosa rispetto alla linearità di cui abbiamo concretezza? Perché il tempo scorre più velocemente in alto e più lento in basso? E quando anche abbiano verificato che due orologi di precisione posti ad altezze diverse finiscono per segnare ore differenti a noi cosa ce ne frega? E se anche per la gravità i due orologi segnassero ore diverse questo basterebbe per dire che il tempo come lo conosciamo noi non esiste? E se anche la gravità determinasse questo, inciderebbe o inficerebbe la nostra idea di tempo o semplicemente agirebbe su una macchina, sulla sua meccanica? Perché uno sgabello per me esiste e per un altro no? Perché se per me è rosso per altri è bianco? In verità sto attingendo molto da Crozza, e anche se ascolto Rovelli dialogare con Monsignor Ravasi sul tema della luce io non riesco proprio a prenderlo seriamente. Andate a vederlo, in rete si trova, quando spiega o non spiega davanti alla candela, che prontamente accende, perché altrimenti noi non capiamo di cosa sta parlando, cos’è la luce. Secondo me non spiega nulla. Neppure con la candela accesa in primo piano. Se mai vedrete il video osservate anche l’aria di sufficienza e il sorriso ironico, sotto i baffi, del Monsignore. Sinceramente queste mie domande attingono più dalla filosofia spicciola che non dalla scienza, ma anche Rovelli è fisico e filosofo insieme. Più uno o più l’altro? Per alcuni commentatori la filosofia più ovvia. E perché quel vezzo dei sandali francescani? Dipenderà dalla stagione, dalla circolazione, problemi metabolici? Lo avete mai visto con le scarpe? Rilascia interviste solo in estate? Oddio, in verità ognuno si calza come vuole. Perché dice che in teoria esistono gli extraterrestri? Perché appunto si affida sempre alla teoria perché per quella tutto è possibile e mai alla pratica? Eppure la fisica è pratica, non credete? Il piano inclinato non è forse esperienza di tutti come la mela che potrebbe caderci in testa? E questo da sempre, non da Newton in poi. E se poi da lì ne è venuta anche la teoria della relatività ad un comune mortale cosa gliene frega? Perché cercare sempre di spiegare l’impossibile che già la parola stessa lo escluderebbe (Wittgenstein)? Ma quando insegna all’università di Aix-Marseille cosa mai insegnerà quel simpaticone di Rovelli con la sua aria accattivante, bonacciona e naif? Pur sapendo che la fisica è scienza ben più ampia di comparsate televisive o presentazione dei suoi libri. Ma la scienza è anche metodo, non “mi pare, sembrerebbe, mi piacerebbe”, si parte da ipotesi e queste devono essere verificate, altrimenti si cambia strada. Nel L’ordine del tempo, un suo precedente libro, ad una presentazione pubblica, lo stesso riconosce che parla di cose difficilissime da spiegare e da capire, per questa ragione consiglia i lettori di saltare quel capitolo, forse il terzo. Ma allora perché l’ha scritto? Che cavolo di divulgatore è? In verità io mi sono stufato di quelli che per sembrare intelligenti loro fanno sentire stupidi gli altri. Da un concetto di tempo lineare si è passati all’idea, con la relatività, con i quanti, che questo non esiste, ma esistono avvenimenti, parole sue. E questo cosa spiega? Dove avvengono gli avvenimenti? Nel tempo, nello spazio io ho sempre creduto. Il fisico cita spesso Proust e la sua Recherche come esempio calzante, secondo lui, che gli avvenimenti non avvengono in linearità, ma accavallandosi. A dimostrazione di cosa? Secondo me semplicemente di una scelta narrativa, stilistica che niente attiene alla scienza, metafora inutile. Lo cita a fare? Insomma, cos’è il sapere? In verità non voglio buttare tutto in vacca, ma io, uomo comune, faccio esperienza di alcune cose e di altre assolutamente no. C’è l’esempio dei cubetti di ghiaccio e della termodinamica, col calore che passa al ghiaccio e lo scioglie, e che non può poi tornare indietro. E questo per Rovelli sarebbe l’unico esempio di irreversibilità e quindi di linearità, mi pare di aver capito. E se funziona per il ghiaccio che piano piano fonde irreversibile, e perciò lineare, il calore non può ritornare da dove è venuto, perché non può essere interpretativo anche per il resto? E qui appunto si torna al vecchio concetto di prima e dopo, al concetto di tempo come lo intuiamo. E magari da ignorante quale sono non sto ad analizzare che quel progresso scientifico o tecnologico deriva proprio da quei pensieri deliranti che mi rimandano solo alla loro parodia. Le domande prima o poi esigono delle risposte. Perché Rovelli, svestita la divisa da scienziato, o contemporaneamente, è diventato narcisisticamente così mediatico? Non so, qualcuno più intelligente di me me lo spiega?
Commenti
Grazie Francesco, io avevo inviato una foto di Rovelli. Arrivata o non arrivata quella che hai postato é molto più significativa dei misteri che si vogliono svelare a tutti i costi.
La foto: semplicemente , come già accaduto in precedenza, il tuo post era spovvisto di immagine in evedenza ed allora, mi sono permesso completrlo io. Sono contento di …..essermi messo in sintonia!
Il commento:
Ivano, non credo di essere “più intelligente” di te e cmq nn ho capito se tu punti ad avere risposte rispetto alla tua ultima domanda con la quale concludi il post “ ….Perché Rovelli, svestita la divisa da scienziato, o contemporaneamente, è diventato narcisisticamente così mediatico?….” oppure ad una delle altre sterminate domande che compongono il post stesso, oppure a tutte quante le domande!
Io ho incontrato Carlo Rovelli col titolo “Sette brevi lezioni di fisica” (hai letto anche questo?), al quale ha fatto seguito il più …..corposo titolo “L’ordine del tempo”.
Lo sto rileggendo, credo, per la quarta volta e, solo adesso, mi rendo conto di cominciare ad ….”entrare in sintonia”.
Si, perchè per poter essere in grado di ascoltare una “emittente” è necessario anzitutto, ça va sans dire, accendere il ricevitore e poi, altrettanto fondamentale, sintonizzarsi sulla stessa frequenza con la quale la emittente trasmette! Poi, se si vuole, si regolano anche bassi e acuti e volume.
Sono ingegnere meccanico ed ho fatto il percorso scolastico usuale elementari/medie/liceo scientifico/polimi, la “fisica” quindi l’ho masticata, pur a livelli diversi, parecchio.
Però era la “Fisica di Newton”:, proprio niente a che fare con la “relatività” e ancor meno con la “quantistica”.
Altro approccio, altro “linguaggio”, altra “sintassi”; non è facile!
Però, il personaggio, l’uomo che mi si delineava leggendolo, mi ha intrigato da subito e …..non l’ho più mollato. La sua lettura mi da molto e, anche se al momento non “capisco” tutto, mi piace lasciare che “agisca” in me.
Per via del personaggio, dell’uomo della tua sfilza di domande, ti segnalo un link che potrebbe servire: https://www.youtube.com/watch?v=z157TuQ2ONs
Poi magari se ne riparla neh.
Francesco, dopo il predicozzo delle prime righe ho visto il video senza perdermi una parola. Simpatico Rovelli, uomo qualunque, da invitare a mangiare una pizza o in un bel salotto.
…..”uomo qualunque” Ivano?
Dici?
Caspita se mi piacerebbe essere “uomo qualunque” di quel portato scientifico/culturale, senza tirarmela neanche un pochetto!!!!
Francesco, un albero nella foresta cade. Se nessuno lo ascolta questo non fa nessun rumore.
Un altro albero cade, lo osservo cadere, ma se nessuno mi guarda io non lo vedo cadere. Non esistono le cose, esistono le relazioni. Alla luce di tutto queste scoperte scientifiche l’uomo dovrà rivedere tutto il suo modo di pensare, alle grandi domande dovremo sostituirne altre. E sarebbe la prima volta da che mondo è mondo, perchè in tanta Storia l’umanità si chiede ancora se Dio esiste o non esiste e perchè la vita è sofferenza o perchè si muore.
Quanto all’uomo qualunque il mio era un complimento. Rovelli è diventato così pop che in una cena metterebbe tutti a proprio agio, appunto perchè, come dici tu, non se la tira.
Rovelli mette tutti a proprio agio effettivamente: organizza delle settimane di convivenza, o full immersion se vogliamo, in località varie, spesso Dolomiti, per pochi selezionati ospiti, cui un mio amico, chimico 85enne, uno ancora da dodici metri in apnea e comprensione illimitata per me pigmeo, ha partecipato. Lo scopo è proprio quello di trasmettere una visione diversa, che serva da nutrimento al nostro spirito.
Già, ho sempre detto che lo scopo della vita è il pensiero e la sua crescita, in una visione teilhardiana dell’esistenza che si stratifica, e ogni frammento compreso in pancia (in testa non conta) è un reale progresso di tutti. L’attinenza con la filosofia: ma non ti stupisce che al tempo circolare arrivino sia Rovelli che Nietzsche? Gli eventi che generano il tempo, e non si inseriscono nel tempo: è esperienza comune che più cose si fanno e più si ha una percezione dilatata del tempo, mentre da vecchi “il tempo vola” (ma c’è l’antidoto Cremascolta!)
Non ti affascina l’entanglement, un Universo con gemellaggi indifferenti alla distanza, ormai dimostrate anche per strutture più complesse degli atomi? (si sta tentando addirittura con l’animaletto detto tardigrado).
Le relazioni che sopravanzano gli oggetti fisici: e se vedessimo le nostre individualità in questo modo? Non era quanto affermava Merlo, da noi incompreso e beffeggiato? Più allarghiamo la nostra visione e più prospettive abbiamo per guardare alla cose “in obliquo”.
Discorsi da pancia piena, dirà Marino.
Certo, e poi serve anche la sedia su cui sederci, che statisticamente potrebbe essere anche inesistente in quel momento, secondo un criterio eisenberghiano di oscillazione probabilistica della corporeità versus funzione d’onda, il panino da addentare, che se in quel momento scompare mi incazzo, una persona da amare, che si spera resti fisica e non funzione d’onda e pur vibri in sintonia, ma tutto ciò serve solo a produrre altre unità pensanti per uno scopo comune di immedesimazione comprensiva, e più ci sforziamo e più lasciamo a generazioni migliori di noi con il nuovo meccanismo ora dimostrato dell’epigenetica, e la realtà sarà più vicina al suo senso, perché oggi è meglio di ieri e peggio di domani.
L’entanglement, certo, l’interdipendenza, le leggi della natura, ma anche le leggi degli uomini che non corrispondono. Appunto l’individualità, le coscienze di ognuno in situazione di repulsione/avvicinamento che non so se le pietre o gli alberi sentono. Io non vedo questa intercambiabilità di sistemi, non vedo questo incrocio. Io nel groviglio sento l’incontro ma anche lo scontro, soprattutto questo, che ci vede succubi di eventi di cui non siamo causa e allo stesso tempo effetto di creatori di situazioni sempre imprevedibili, che poi è anche il caos della bufera di vento contro interi boschi poi divelti. Così da pensare che fisica e filosofia debbano per forza essere in perenne conflitto, appunto sempre per via delle individualità, ma anche nel cosmo io vedo questo, con le sue leggi un costruire e distruggere uguale a quello degli uomini, come se anche Lei avesse un’anima, sentimenti o amore come quando dalle crepe di un muro sbrecciato nasce un papavero. E tornando alle relazioni allora io concordo che non abbiamo conoscenza di quello con cui non veniamo in contatto, ma se il battito d’ali di una farfalla provoca uragani a migliaia di chilometri di distanza, allora si deve riconoscere che queste relazioni esistono, ma sempre si esprimono tramite le cose, che esistono eccome. E comunque questa mi sembrerebbe la scoperta dell’acqua calda, ma se però qualcuno di geniale mi dice che non esistono cose ma relazioni tra di loro me lo devono dimostrare. Tra due duellanti c’è senza dubbio relazione ma quello che sento di più è il cazzotto che mi spacca i denti. Sia il cazzotto che i denti sono cose, indubbiamente in relazione tra loro perchè un cazzotto dato al vento produce solo spostamento d’aria e i denti non investiti non fanno male. E la teoria dei quanti a me non serve a niente se non per dire che quella particella, il cazzotto, è diventata un’onda, il gesto che mi lascia dolorante.
Poi su Wikipedia alla voce Entanglement quantistico trovo in un breve paragrafo questo esempio illuminante: “Analogo classico Una versione “classica” può essere così formulata: due amici possiedono due monete, una d’oro e una di rame, e se le dividono a caso senza guardarle; poi uno parte e va ai confini dell’universo. Appena uno dei due guarda la propria moneta sa istantaneamente quale moneta ha l’altro.
Oh bella, finalmente ho capito tutto.
Comunque sto rileggendo “Sette brevi lezioni di fisica” neh.
“un costruire e distruggere uguale a quello degli uomini”, uguale a quello degli atomi nelle molecole, individualità sublimate in nuove proprietà acquisite dalla fusione in uova materia che trascnde l’ìantecedente (capacità emergenti, iòl tutto che supera la somnma delle parti…). Che poi è quanto accade nell’evento morte, ai massimi livelli di fusione, ma questa è altra storia (ogniuno se ne deve pur dare una sua rrappresentazione no? Anche se Epicuro sosteneva, pare, l’insania del pensdiro di morte io sto con Hermann Hesse, che affermava che bisogna pensarci molto).
Torniamo a noi, ma come faccio con tutta la carne che hai messo al fuoco!
Partiamo dall’individualità. Perché noi non saiamo cloni, come i lombrichi che non sono individui in senso stretto? I lombrichi non hanno mai abbandonato otalmente la fase di amalgama (se ne dividi uno ne escono due uguali).
La vita nasce con “l’individualità”.
Come illustrato dalla scuola di Santiago, nasce con una membrana fosfolipidica che si forma per puri meccanisami fisici. La cosa si verifica anche mescolando in acqua polvere di meteoriti. Poi dentro, individuo, si sviluppa da altri elementi semplici, in ambiente concentrato e protetto. E questo miracolo della voglia di vita dalla vita, già ci sconvolge.
Ma perché individuo e nopn clone? Per potenziare le occasioni individuali di successo evolutivo. ma la vita, come gli atomi, si vuol fondere ugualmente e nuovamente!
E allora nasce il sesso, a partire dai virus, che fanno sesso anche con noi, cioè si ibridano.
Ora mi spieghi quale opera umanistica potrebbe commuoiverci ed esaltarci più di questa ricostruzione del pensiero, nel dare un senso al tutto? L’espressione “solo gli scienziati possono dare del tu a Dio”, non è arroganza, ma frutto della conoscenza. La scienza serve, è la sintesi dello scopo del nostro cammino, come strumento dalla vista lunga cui possiamo ricorrere, per lanciare un sasso di conoscenza oltre il buio, e forse “ci prenderemo”: avremo profonda conoscenza da mattoncini un po’ più veritieri dei nostri sensi.
Mi pemetto di “fare il matto intellettualmente” perché sono fra le persone che più stimo, fra queste pagine, ma se qualcuno mi facesse domande anche fuori non avrei pudori, darei le stesse risposte, ma dovrebbe proprio chiedermelo esplicitamente!
Bravo amico mio, dal dubbio alla ricerca!
“Ora mi spieghi quale opera umanistica potrebbe commuoverci ed esaltarci più di questa ricostruzione del pensiero, nel dare un senso al tutto?” Adriano, è vero che come diceva Lorenzo Merlo, anche Lui sta parlando di fisica quantistica sull’altro famigerato bolg, l’esperienza non è trasmissibile, ma riconoscerai anche tu che Rovelli non si accontenta della scienza per spiegare tutto, difatti infarcisce i suoi testi di filosofia e lettere. Se mi dibatto in problemi esistenziali è molto più facile che trovi conforto nei grandi della scrittura e del pensiero speculativo che non in astratte equazioni matematiche. O nelle vite degli altri, che sarebbe anche meglio.
La cosa sconvolgente è roprio la convergenza di risultato qualsiasi sia lo strumento speculativo che usi!
Prima considerazione leggendo il primo capitolo. Prima di tutto mi chiedo come Rovelli possa essere diventato un autore o scienzato pop. Poche pagine difficili che sfiderei molti a sintetizzarmi in termini concreti. A meno che i suoi lettori non abbiano adeguata preparazione scientifica. Ho sempre scritto che qualsiasi teoria, anche la più astratta, possa essere ridotta a minimi termini. Non ho ancora trovato nessuno che riesca a spiegarmi la teoria della relatività generale tra onde eletrromagnetiche e campi gravitazionali, tra stelle binarie e spazio che é esso stesso campo gravitazionale quando io sono ancora fermo alla mela che cade. In modo comprensibile, é ovvio. Perché si sa, io non ho una mente o preparazione scientifica adeguata. Sarà grave? Ma diffido anche delle menti degli altri. Ritorniamo al pop e al fenomeno in questione. Se assistiamo alle conferenze di o interviste a io credo che si possa diventare pop anche parlando a tutti in modo astruso solo se si hanno carisma fisico e mediatico, se si ha un bell’aspetto e un accattivante modo di fare. E queste caratteristiche Rovelli le ha. Insomma, pur partendo da conoscenze il nostro scienziato é così ruffiano da essere riuscito a diventare un prodotto mediatico. Cosa poi i suoi ascoltatori portino a casa questo non lo so, se non la magia del diventare vecchio e restare giovani secondo l’altitudine o lo sgabello che c’è o non c’è. E in questo caso certo non batte Houdini, però in simpatia é bravo anche lui. Potrò rispondermi a questo dilemma quando qualcuno di loro saprà soddisfare la mia richiesta di prima.
Solo così capirò se Rovelli é più apprezzato come scienziato o come uomo di spettacolo.
La tua fine scrittura è sempre piacevole. E’ comne per la filosofia: quandò si iniziò a dissertare queste persone non avevano le parole per esprimersi, e le fabbricarono. Per la scienza ci sono ma sono ermetiche, ed è proprio per il desiderio di superamento di questo alone iniziatico che la gente segue diffusori come Rovelli. Prima le parole, poi io concetti alieni… Ai sandali non avevo fatto caso, ma poltrtebbe esee benissimpo un Francescamno del terzo ordine, quello semilaico. Lo si diceva anche di Battiato, che ben volentieri attingeva al linguaggio della scienza nei suoi testi.
Si Ivano e di Bollani che cosa mi dici?
Mi preoccupa questo senso di ripulsa, di ….. voglia di trovarci dentro il baco, che troppe persone lasciano che si impossessi di loro quando incrociano uno che è “bello” e anche “bravo”, “sa” e “sa fare” ed è anche simpatico toh!
Quando incontro quei “super tipi li” io mi dico: si, si può fare! Sto cazzo di umarel può essere anche questo e, mano a mano, mi accorgo di smettere di dare il mio tempo, ai tanti, troppi umarei che il mio tempo non lo meritano, mentre, al contrario, di tempo questa società malata di egoismo e ignoranza, di tempo gliene da davvero troppo, praticamente tutto !!!
Francesco, di Bollani ho già detto.
O forse intendevi Battiato?
No, Ivano, Battiato non c’entra proprio col ragionamento che stava facendo!
Potreste leggere il mio libro: “I cieli in una stanza”. Parla sostanzialmente di meccanica celeste ma contiene anche un paragrafo dedicato a “I trent’anni che sconvolsero la fisica”: meccanica quantistica (entanglement compreso) e relatività.
Ben tornato Bruno. Per gli altri io ho avuto l’onore di lòeggerlo in fase di bozze, ed è bello, tanto che in sala pubblioca, durante una lezione di Bruno, ho affermato che ci trovavo della spiritualità. Ricordi Bruno? Ma a quest’aperturta il Cordani scienziato pragmatico si è sottratto: “Adriano, per favore, lascia stare la spiritualità…”
Francesco forse hai poca memoria, ma in un tuo post dedicato, il 17 aprile, mi ero già espresso. Trovi anche una riga di Pietro. Non ho ritenuto di aggiungere altro, o se proprio, preferisco Martha Algerich.
Borghes nel 44 pubblicava Finzioni. Solo una riga o quasi: “finché si accorse che anche lui era una parvenza, che un altro stava sognandolo”. Fisica quantistica?
Borges, senza h, ignorante.
Io parto sempre dagli esempi, così è più facile. I quantisti dicono che si invecchia di più in alto che in basso, o viceversa, non ricordo. Due gemelli e due orologi. Magari i nano-secondi sono misurabili, ma come si fa a misurare l’invecchiamento cellulare? Si può? La Repubblica non me lo spiega. E non ho ancora avuto l’opportunità di chiederlo direttamente a Rovelli.
Lezione seconda: I quanti.
Copio alcune righe e così capiamo come la tecnologia del pc e i transistor utilizzino la meccanica quantistica e se davvero sia una sua applicazione. Anzi, non me lo spiego e lo domando e cerco di capire. Si parla di interazione e di qualcosa che esiste solo quando incappa in qualcos’altro. Come dire che un mail che mi viene inviata esiste solamente quando apro la mia posta elettronica? Effettivamente sì, prima continua ad esistere in un modo non reale, che non c’è. Ma senza la meccanica quantistica, chi ha inventato il computer avrebbe potuto farlo? O l’intuizione è scaturita solo dalla nuova teoria? Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?
Le righe: “Che cos’è la teoria dei quanti a un secolo dalla sua nascita? Uno straordinario tuffo profondo nella natura della realtà? Un abbaglio, che funziona per caso? Un pezzo incompleto di un puzzle? O un indizio di qualcosa di profondo che riguarda la struttura del mondo e che non abbiamo ancora digerito?”. Ma davvero questa meccanica aiuterà a capire gli altri misteri che, non solo della fisica, non ci fanno dormire di notte? Nell’ultima lezione Rovelli “In chiusura: noi” “si chiede come possiamo riuscire a pensarci nello strano mondo descritto da questa fisica.” E me lo chiedo anch’io. Sono certo che alla fine delle lezioni troverò la risposta o è molto più probabile che aumenteranno le domande.
Buona la seconda, Ivano!
Se vuoi avere “certezze” (che derivano dalle semplificazioni del “macro”, non dalla struttura intima della materia) segui la fisica di Newton che quello che “si vede!” e “si tocca” lo spiega perfettamente.
La ricerca porta ad altro.
L’Atomica ha frantumato oltre che l’atomo, Hiroshima e Nagasaki e allora …..uno dice, vabbeh, smettiamola, oddio si potrebbe anche smettere di ricercare, volendo!
Chissà che qualcuno mi risponda. Ma davvero senza la teoria dei quanti non avremmo i pc? Lo chiede uno, come diceva Paolini in un suo spettacolo, che non ha mai capito come dei tubi possano diventare dei fili. Parlava delle centrali idroelettriche.
I nuovi P.C sono basati sul famoso entanglement, che manco sappiamo cos’è ma già sfruttiamo! Ciò fra l’altro risolve il problema della inaccessibilità dei dati, perché entanglement si è solo in due. Così gira Ivano, così siamo noi già nel mondo fossile, ma con gloria! (con la minuscola, nessuna Gloria, fossile ma ancora…)
Lezione terza: fisica e basta, racconto del cosmo, senza filosofia. Per me poco interessante. Campo anche senza.
Francesco 17:15. Il problema etico insito della ricerca c’è sempre stato e dal quel “francescano” di Rovelli, nella sua evanescenza o leggerezza, immaginerei un fine ultimo che sarebbe il bene. Ma il pericolo è insito ormai in quasi tutto. Che finchè i quanti, che ancora non capisco cosa siano, tra particelle elementari e tutti i condizionali che una lucida analisi riconoscono, rimangono pura astrazione può andare anche bene, ma hai ragione tu, si deve saper prima dove andare a parare, se mai possibile. Comunque tra relatività e meccanica quantistica che non si riescono a conciliare, anzi inconciliabili, se dovessimo accontentarci di questa tecnologia che orami conosciamo, tra i cyber pericoli che ormai sperimentiamo tutti e chissà quali futuri che si prospettano, io credo che una pausa di riflessione sarebbe auspicabile. E siccome non so se tutto serve a tutto io credo che questi professoroni dovrebbero smetterla di cercare un senso universale tra fisica e filosofia applicabile alle circostanze della vita qualsiasi di ciascuno di noi. Che si ricerchi quel che serve, sarebbe sufficiente, e non mi vengano a dire che prima o poi questa fisica porterà a chissà quale conoscenza. Che è la giustificazione più semplice da trovare: “vedrai che dopo sarai contento”: Tutti gli uomini passano la vita ad interrogarsi tra tanti se a tanti ma. Non abbiamo bisogno dei loro “condizionali”. O mettiamola così: per un uomo comune che noia la narrazione scientifica di Rovelli. E mi chiedo come possa essere diventato tanto popolare. Grazie Crozza.
Scusate lo sproloquio di poco fa, ma di fatto tra scienza e tecnologia questo pianeta ce lo siamo sputtanato. E a questo punto il “francescano” sono io.
I quanti sono delle particelle molto più piccole dell’atomo, che però esistono solo quando entrano in relazione tra di loro.
Sai Ivano, mi hai fatto venir voglia di rileggerlo: oltre a essere scritto bene, direi che tocca il punto stesso del senso della vita.
Appetiti, di tutti i generi, divertimenti, amori, alti e bassi impulsi, sentimenti assortiti, sono tutti espedienti che la natura ha messo in campo per farci procedere verso il senso unico dell’esistere: il pensiero. Visione teleologica? Non saprei, ma il reale è qualcosa che ha senso solo nell’autoconsapevolezza, che poi se vogliamo lo chiamiamo Dio, e le nostre coscienze ne sono solo nodi, punti di smistamento. A che serve questo gioco? Una volta risposi a Piero “Serve a servire” secondo una libera interpretazione molto buddista, o potremmo dire a far chiudere il cerchio. Altro senso nelle cose non trovo.
Fatto sta che letture così mi fan capire di aver speso bene le mie energie intellettive, sempre più scarse.
Non contesto mica le tue posizioni, ti invito a goderti Rovelli!
L’abbiami letto in pochi, credo, come per i classici, che tutti vorremmo aver letto, ma noi non l’abbiamo fatto limitando la nostra conoscenza agli sceneggiati televisivi di quando eravamo ragazzi, da Manzoni a Cronin, da Omero a Tolstoi. Ricordi Adriano? Io Rovelli l’ho letto, e lo sto ancora leggendo, partendo da Helgoland di Patrizia De Capua, conoscitrice e comnentatrice di Rovelli. Peccato che dopo sporadiche incursioni su questo blog sia sparita da anni. Patrizia, toc toc, non hai voglia di scrivere qualcosa? Anche a costo di sentirmi dire che non ho capito niente. Adriano, io comunque il senso della vita non ce lo trovo.
Scusate, scritto di fretta col cellulare. Sgrammaticatissimo.
Rovelli è senza dubbio un ottimo fisico (non straordinario) ma un pessimo divulgatore. Il mio non è un giudizio artistico-letterario e se qualcuno trova i suoi libri interessanti e piacevoli da leggere non ho alcun titolo per affermare il contrario. Piuttosto è un giudizio puramente tecnico, espresso da chi non solo sta studiando da mezzo secolo (anche) la meccanica quantistica e la relatività, ma ci ha lavorato sopra, scrivendo articoli e libri su riviste internazionali altamente specializzate e insegnando queste materie a migliaia di studenti universitari. Vi posso assicurare che dai libri di Rovelli non imparerete nulla di seriamente scientifico. Ovviamente siete liberi di preferire il giudizio di qualche professore liceale di Lettere e Filosofia, ognuno si scelga i riferimenti che vuole. Nelle librerie e in rete potrete trovare decine di ottimi libri divulgativi sulla meccanica quantistica, ad esempio quello di Ghirardi intitolato “Un’occhiata alle carte di Dio”. Ma attenzione, bisogna applicarsi seriamente, non si può fare della filosofia su un argomento senza conoscerne almeno i fondamenti, così come, ad esempio, non si può commentare Dante senza aver letto la Divina Commedia. Buono studio.
Attendo di potermi deidcvare a querllo scritto da Heisemberg in persona su scienza e filosofia. Acidenti che non c’è in forma digitale
Cordani, mi sono avvicinato a Rovelli pur non avendo nessuna curiosità scientifica. I miei interessi sono per lo più umanistici e blandamente filosofici, se pur possibile separare le discipline. Ma a ritroso nei secoli prima della scienza, del metodo scientifico, le intuizioni che poi hanno portato alle grandi scoperte certamente le dobbiamo anche ai filosofi. Poi sono arrivate le specializzazioni, e le incursioni in materie specifiche, altre, non sono mai ben viste dai detentori di saperi unici. Invece Rovelli queste incursioni le fa e tra le varie recensioni ai suoi libri non mancano quelle di detrattori che lo imputano di filosofia banale, scontata e fatta di frasi fatte, di citazioni ad effetto, quelle che tutti noi usiamo quando vogliamo ammantarci di un’aura intellettuale. Anche se nelle 7 brevi lezioni di fisica quasi solo nella settima esce dal suo seminato specifico. Quanto ai professori di lettere e filosofia questi hanno tutta la legittimità per interpretare la scienza anche attraverso modelli filosofici. Cosa che un tempo si faceva intrecciando alchemicamente le discipline. Ecco, forse Rovelli vuole strafare, ma forse no. Difesa la mia, pur non avendo simpatia particolare per Rovelli, spesso ridotto alla sua autocaricatura mediatica.
Cazzeggio estivo vista la latitanza di interventi: leggo che lo spazio é curvo, e a me potrebbero anche dire che é dritto. Ma, mi chiedo, se lo spazio é infinito come si fa a dargli un limite o forma, curva o dritta che sia? Perche una linea segna un confine, un limite. Ma oltre quel limite c’è altro spazio? Ma uno spazio, se é interrotto, può essere anche infinito. Secondo me qualcuno prima o dopo dirà che lo spazio é spezzato, dopo curvo o dritto.
Manca un punto di domanda dopo il secondo “infinito”.
Secondo me i fisici ci raccontano un sacco di balle. Ho finito di leggere Rovelli e anche nell’ultimo capitoletto di chiusura delle Sette lezioni di fisica dal sottotitolo Noi, il fisico si interroga su quali e a quali cambiamenti dovremo sottostare o affrontare alla luce delle ultime scoperte. Orbene, anche qui, giustamente, si pone delle domande, per arrivare a dire che “Siamo forse la sole specie sulla terra consapevole dell’inevitabilità della nostra morte individuale: temo che presto dovremo diventare anche la specie che vedrà consapevolmente arrivare la propria fine, o quanto meno la fine della propria civiltà”. A supporto chi questa geniale intuizione cita pure i Maya e Creta. Oh bella, ci voleva Rovelli. Che sarebbe da chiedergli: insomma, di tutte queste scoperte della fisica allora cosa ce ne facciamo?
A parte il fatto che i Cretesi e i Maya non erano la specie umana, ma popoli, civiltà….ma forse Rovelli intendeva proprio la civiltà occidentale, evoluta, non la specie umana tutta. Piccolo errore lessicale che forse gli si può perdonare.
Il dramma della fine del sapiens non è per le morti, compresi forse gli stenti dei miei stessi nipoti, ma la cultura! Sapete qual’è la fortuna? Che il modello daisy (previsione computerizzata della fine delle specie) dà più tempo ai due poli, e quella gente del nord, discendenza vichinga, è di molto più civile, pur non essendo di greca progenie. Sul perché poteremmo dioscutere, ma finirà come i monaci che conservarono il patrimonio classico. Scommettiamo? Torniamo a vedere nel 3000 e scoprirete che ho ragione.
Adriano mi segnala “Fisica quantistica per poeti” di Lederman e Hill. Come spesso faccio cerco recensioni per cominciare a capirci qualcosa. Trovo questa da cui estrapolo: “i primi interrogativi della fisica ottocentesca, alle inquietanti ipotesi di Heisenberg, Bohr, Schroedinger, Born, Planck ecc., che introdussero nelle leggi scientifiche l’idea di probabilità, di indeterminazione, di incertezza. Con loro, il mondo reale che ci appare quotidianamente sotto gli occhi, divenne improvvisamente incomprensibile e soprattutto indescrivibile, imprevedibile, lasciando supporre l’esistenza di “un legame di tipo magico tra lo stato fisico di un sistema e la sua percezione conscia da parte di un osservatore senziente”. Partendo dalla descrizione delle “multiformi stranezze della luce”, il volume accompagna il lettore alla scoperta di un mondo controintuitivo, irrazionale, decisamente poetico.” Leggo anche che senza quanti non avremmo laser, risonanza magnetica e pc quantici. Va bene, ma essendo la fisica quantistica controintuitiva, se non si capisce una mazza di formule algebriche o altro, a cosa affidarsi? Già ognuno ha i suoi casini, ma non è anche peggio se ci si affida a “probabilità, indeterminazione e incertezza”? Scusate, fa caldo e i lunghi pomeriggi in casa si devono pur riempire.
Mi sto ponendo una domanda forse ingenua. Mi sto chiedendo se gli scienziati della tecnologia, ingegneri, informatici ecc. abbiano letto Heisenberg, Bohr, Schroedinger, Born, Planck ecc. per poi inventare pc quantici, risonanza magnetica o raggi laser. In effetti sono venuti dopo. Se non avessero studiato la fisica quantistica avremmo tutta quella tecnologia?
Lapidario: NO. Almeno, è vero che queste cose sono nate senza sapere i dettagli della teoria, ma almeno i cardini sì. Il testo che ti ho indicato, dopo Rovelli, parla proprio di tostapane, autovelox… Una cosa è sicura: senza tener conto dell relatività il navigatore ti porterebbe nei campi, su una scogliera, che poi magari con la giusta compagnia non sarebbe male, che tanto se va male è colpa della relatività!
Naturalmente mi fido, ma continuo ad arrovellarmi, ops direbbe Francesco, su come una teoria formulata in astratto, controintuitiva, misteriosa, non dimostrata, abbia trovato applicazioni pratiche e importantissime probabilmente nate da intuizioni. É il magico del commento che ho copiato un paio di interventi fa. Mistero al mistero. Leggerò il libro che mi hai consigliato.
Da “Fisica quantistica per poeti” di Leon M. Lederman, Christopher T. Hill):
“In nessun’altra occasione una serie di idee scientifiche ha avuto conseguenze tanto fondamentali sullo sviluppo tecnologico; le sue applicazioni continuano a dare forma alla storia politica e sociale della nostra civiltà… Se è vero che Dio gioca a dadi con l’universo, è comunque riuscito a controllare gli esiti delle giocate in modo da darci il transistor, il diodo tunnel, i laser, le radiografie, la luce di sincrotrone, i marcatori radioattivi, i microscopi a scansione a effetto tunnel, i superconduttori, la tomografia a emissione di positroni, i superfluidi, i reattori nucleari, le bombe atomiche, la risonanza magnetica e i microchip, tanto per fare solo qualche esempio.”
Il problema come dicono gli autori è il nostro ceervello evoluto per questa realtà macroscopico statistica, ma non esiste altra visione di cienza che dia riscontro sdi tutto quanto possiamo sperimentare, o abbiamo teorizzato, puntualmente. Addirittura formule vecchie di un paio di secoli che solo cos’ si spiegano, o per dirne una la tavola degli elementi.
Gli stuidi sul DNA partirono dal libro divulgativo di Shroeder sul senso della vita! (mica era solo un erotomane amorale, filosofeggiava anche!, alla Rovelli già all’epoca). Anche Dirac, l’autistico, faceva divulgazione. Particolare: non capiva niente di macchine, cannò a un esame sulla batteria del’auto, e forse per questo non è stato in grado di fornire l’atomica al regime nazi, altro che boicottaggio occulto.
Prendo atto.
Siccome sono giovane e ho letto molto volentieri i vostri commenti, mi permetto di fare una banalissima osservazione non tanto sulla teoria (ci mancherebbe), quanto sul legame che essa ha con la pratica: partire da un modello estremamente complesso – che pure è un modello, una semplificazione – non dà accesso ad una forma ‘pura’ di conoscenza, quanto ad una sua rappresentazione (A. Schopenhauer).
Quindi, interfacciarsi con rappresentazioni assai complicate – ma comunque semplificate – ci consente di avere una conoscenza ‘procedurale’, che ci aiuta nello sviluppo della tecnica e del nostro limitato pensiero; non a caso, le nostre tecnologie sono tanto straordinarie quanto insignificanti se paragonate alla totipotenza di questi ‘oggetti concettuali’ che chiamiamo quanti, quark, principi di indeterminazione ecc…
Inoltre, c’è un altro aspetto ancora più banale da considerare, ovvero la collaborazione e la specializzazione del sapere: se Tizio conosce un modello iper complesso del fenomeno A, e chiacchiera con Caio – il quale conosce un modello iper complesso del fenomeno B -, ecco che nascono il laser e il computer quantistico. Tutto questo accade, in un certo senso, senza che nessuno dei due conosca ‘molto approfonditamente’ (in prospettiva specialistica, quindi ‘molto molto’) il retroterra teorico di riferimento.
Secondo me, chiunque divulghi scienza (o filosofia, o letteratura, o quello che preferisce) non fa altro che suggestionare se stesso e gli ascoltatori su quello che egli sospetta esserci oltre i propri modelli, le proprie rappresentazioni della realtà. Più che comunicare una qualche forma di conoscenza, comunica il piacere del mistero, riflette e riesamina le proprie stesse domande e le proprie limitate osservazioni (chiamarle ‘risposte’ mi pare eccessivo).
Prima di tutto grazie per aver riesumato questo mio vecchio post, leggero, ironico, senza troppe ambizioni specialistico/scientifiche che non ho. Ma credo di pensarla come te, cioè, se ho ben capito, che il progresso avviene per casi fortuiti che non sempre trovano spiegazione. E va anche bene che sia così, piuttosto di niente, ciò non toglie che l’impossibile da spiegare trovi poi nei media quella caricatura che apparentemente butta in vacca l’inspiegabile, ma che almeno ci aiuta, come dice quella famosa classifica classifica, a non considerare Rovelli tra i cento pensatori più influenti nel mondo. Almeno credo. Alla fine Crozza é molto più intelligente di lui, anche se non ha contribuito ad inventare questi benedetti pc quantistici. Insomma, se qualcosa si può spiegare si trovino le parole per dirlo, altrimenti si stia zitti (Wittgenstein). Grazie
Ivano, il parallelo Rovelli/Crozza mi ha fatto sussultare!
Si può accusare di tutto Rovelli (volendo) ma non di non aver “cercato le parole” per approcciarsi come si deve alla meccanica quantistica!
Francesco, cercare le parole é un conto, trovarle un altro. In tutti casi il parallelo é presente, nel post e commenti, non da ora. Cosa vuoi che ti dica Francesco, io più lo sento e più trovo che sia la caricatura di se stesso, altro che Crozza. A me diverte.
“Siamo forse la sole specie sulla terra consapevole dell’inevitabilità della nostra morte individuale: temo che presto dovremo diventare anche la specie che vedrà consapevolmente arrivare la propria fine, o quanto meno la fine della propria civiltà”. Parole di Rovelli. Geniale? A supporto chi questa geniale intuizione cita pure i Maya e Creta. Oh bella, ci voleva Rovelli. Cordani scriveva che Rovelli é un ottimo fisico, ma pessimo divulgatore. Quindi? Parole inadeguate? Aggiungeva anche che dai libri di Rovelli di scientifico non si impara assolutamente niente. Solo invidia?
Da quando è “passato in second’ordine” nella Fisica l’approccio Newtoniano (quello che era “bibbia” per me studente al Poli 50anniabbondanti fa), perfetto per “tutto ciò che si tocca”, che si può “misurare”, “pesare”, “cronometrare”, e la Fisica ha inziato a occuparsi del comportamento di atomi/molecole e particelle sub atomiche, “quanti”, il cosidetto “approccio scientifico” è parallelamente anch’esso “passato in secon’ordine” e dalla “certezza” si è passati alla “probabilità”.
In questo senso accetto il “….dai libri di Rovelli di scientifico non si impara assolutamente niente” del prof. Cordani (col quale, giusto a livello scientifico, neppure sarei in grado di confrontarmi degnamente)!
Un suggestione forte mi è arrivata leggendo e rileggendo Rovelli “….la miglior grammatica per pensare il mondo è quella del cambiamento, non quella della permanenza, dell’accadere non dell’essere …..dobbiamo accettare l’idea che la realtà sia solo interazione …..il mondo non è un insieme di cose, è un insieme di eventi”.
Magari questo dimostra proprio che …. “non ho imparato niente di scientifico” da Rovelli, ma credo di aver imparato qualcosa di più!
Nota:
dopodiche salta fuori anche che Rovelli è “disinistra” ( https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/08/07/carlo-rovelli-cosi-vincera-la-destra-lalleanza-pd-5stelle-era-la-strada-migliore/6755221/), che per me rappresenta anche un “valore aggiunto”, che invece, per altri è tutto il contrario!
Francesco, il divenire era di Eraclito già qualche secolo fa. E non può che essere così. Esposti al mondo lo impariamo tutti in tutti i momenti. Magari nostro malgrado, ma qui io sono nel mondo dei mortali e questa corrispondenza di amorosi sensi tra filosofia e scienza é affascinante. Magari saremmo più contenti, ogni tanto di capirci qualcosa, ma in questo momento mi pare che anche quella non ci aiuti. Accontentiamoci quindi di quelle piccole speculazioni filosofiche di cui siamo capaci, dal momento che, pur essendo io un sostenitore della scienza, da questa non trovo nessuna risposta. Che poi non é un problema solo mio, basta vedere l’uso supino della religioni, ma questo é altro tema. Tornando invece alla corrispondenza di amorosi sensi riscontro sempre di più che l’intreccio quantistico tra le due discipline non esiste proprio, quando invece dovrebbero viaggiare su binari paralleli. Ma sto divagando.
Ivano, tu dici che “….l’intreccio quantistico tra le due discipline non esiste proprio, quando invece dovrebbero viaggiare su binari paralleli.”
Al di la della contraddizione insita nella frase (intreccio e parallelismo, per definizione non potrebbero convivere!) io da Rovelli ho proprio apprezzato proprio l’approccio che intreccia scienza e filosofia, e lo leggo e rileggo proprio per questo!
Francesco, non vedo contraddizione. Es.: la filosofia si interroga su bene e male, sul senso della vita. La scienza e la tecnologia fanno lo stesso? Se viaggiassero parallele, cioè alla ricerca del bene, che sarebbe auspicabile per tutti, avrebbero mai inventato l’atomica? E qui sarebbe il necessario intreccio. Secondo me.
Ivano mi tornano alla mente le “convergenze parallele” di ….Moriana memoria, e sarebbe un terreno parecchio sdruciolevole!
Battuta a parte, ho capito quanto intendevi e, contraddizione a parte, ribadisco la seconda parte del mio commento.
Telepatia Francesco, un attimo prima di leggerti sono venute in mente anche a me. Non ricordo il contesto, andrò a rivedere. Quanto alla seconda parte niente da obiettare. Ognuno si nutre come vuole.
“Convergenze parallele è un’espressione della lingua italiana, appartenente al lessico politico e al politichese. Con essa, in origine, si andò a indicare una traiettoria politica che avrebbe dovuto portare a un’intesa tra forze democratiche tradizionalmente distanti: la sinistra italiana e il centro democristiano.” Che poi é pratica ancora corrente, prima di quei coglioni del terzo polo.
Approfondimento: L’espressione “convergenza parallela” in realtà non appartiene alla geometria, ma alla cinematica e descrive il movimento di due punti su due rette in maniera tale da poter essere uniti tra loro da rette parallele; in pratica con la stessa velocità di movimento.
Scienza umanistica. Ossimoro o realtà possibile? Commento alla morte di Piero Angela.
Ivano, restando in tema (di più, aggiornato alla situazione pre-elettorale che stiamo vivendo) molto interessante quest’intervista al nostro, apparsa sul Fatto Quotidiano (sempre li attingo, epperò è perchè ….c’è da attingere!) del 7 Agosto u.s..
La riporto di seguito tal quale:
Carlo Rovelli: “Così vincerà la destra. L’alleanza Pd-5Stelle era la strada migliore”
Il fisico – “Il Movimento? DeMa? Sto con chi lotta per eliminare diseguaglianze”
Di Giampiero Calapà
7 Agosto 2022
“L’alleanza fra 5stelle e Pd era la migliore soluzione possibile, invece consegneremo il Paese alle destre”. Il professor Carlo Rovelli – 66 anni, veronese, vita tra Canada e Francia dove insegna all’Università di Aix-Marseille, “profeta” della gravità quantistica a loop, autore del best seller mondiale da oltre un milione di copie, tradotto in quarantuno lingue, Sette brevi lezioni di fisica (Adelphi, 2014), simpatico come un personaggio di The Big Bang Theory – guarda con apprensione al delinearsi dello scacchiere politico italiano in vista delle elezioni del 25 settembre, con una consapevolezza: “Siamo uno Stato vassallo di Washington”.
Professore, com’è la politica italiana vista dall’estero? Immagino sarà colpito dalla frammentazione a sinistra…
Con il sistema elettorale vigente mi sembra chiaro che la frammentazione sia suicida. È il modo per lasciare il Paese alla destra.
In Francia avete avuto la sinistra di Mélenchon determinante per la vittoria di Macron alle presidenziali e vincente alle legislative. In Italia si potevano creare condizioni simili?
La sinistra francese è riuscita ad unirsi e questo ha pagato. Il risultato è di spostare a sinistra la politica della Francia. Spero ancora che i dirigenti dei partiti italiani siano abbastanza saggi da riuscirci. Comprendo le difficoltà, ovviamente, ma la politica è mediazione.
In più in Italia c’era una base: la maggioranza che sostenne il Conte II…
La politica è trovare il compromesso anche fra idee e visioni diverse. Dobbiamo vivere assieme, e farlo anche quando non siamo d’accordo. Fin dall’inizio di questa legislatura mi è sembrato che l’alleanza tra Cinque stelle e Partito democratico fosse la migliore fra le soluzioni possibili. Dati i sondaggi, non vedo ora grandi alternative, se non lasciare il Paese alle destre.
Come avrà visto in Italia negli ultimi giorni al centro della discussione politica c’è stata la figura di Carlo Calenda. Un ex ministro, pompato da stampa e tv senza che sia mai passato da un grande successo elettorale. E gli stessi sondaggi, che lo danno anche al 6%, potrebbero essere sovrastimati proprio dall’esposizione mediatica…
Mi piacerebbe ci fosse un dibattito sui problemi reali. Una parte considerevole dei mezzi di comunicazione in Italia lavora come se le decisioni fossero già state prese, dando per scontato che siano quelle giuste. Spesso lo fa in disaccordo con la maggioranza degli italiani. Faccio un esempio: le spese militari. Secondo un sondaggio recente e molto approfondito dell’Università di Pisa, l’80% degli italiani è contrario all’aumento delle spese militari, ma politici e organi di stampa danno per scontato che sia la cosa giusta da fare.
E la stessa cosa è valsa per l’invio delle armi in Ucraina. Perché?
Perché lo ha deciso Washington e noi siamo uno Stato vassallo.
Lo stesso Draghi ha goduto di un consenso più raccontato dalla stampa che reale, non crede?
Draghi è stato trattato come se fosse un supereroe. In Italia i partiti pensano che non possono governare se non hanno l’ok degli Stati Uniti, inutile girarci attorno. Francia e Germania non agiscono così, e fanno bene. Attenzione, non sono anti-americano, tutt’altro. Quella che ritengo sbagliata è la logica dello scontro, la polarizzazione nella quale la discussione politica italiana e internazionale è caduta, per cui se non siamo totalmente allineati su Washington allora siamo con le forze del male e siamo anti-democratici. Non è così, chiaramente.
Insomma, l’agenda Draghi sbandierata dal Pd come base programmatica non funziona?
Ho votato per il Partito democratico molte volte, pensando che fosse il più adatto a gestire la cosa pubblica, a governare. Adesso non credo che lo farò. Voglio votare per un partito che metta al centro i problemi reali: l’emergenza climatica, la pandemia, la crescente diseguaglianza economica, e soprattutto portasse l’Italia ad essere una voce di pacificazione sullo scenario internazionale, invece di allinearsi con chi gioca con il fuoco per imporre un predominio con la violenza.
Restano i 5stelle. E l’Unione popolare di De Magistris che in più ha anche la difficoltà di dover raccogliere le firme in agosto.
Quello che posso dire è che sono all’ascolto di questa pur breve campagna elettorale e delle idee che verranno espresse. Apprezzerò ogni punto di vista che non sia acriticamente schierato nella bellicosa polarizzazione attuale, che ci vuole o sottomessi agli Stati Uniti o alleati con i nemici. Il mondo ha bisogno di voci di pace, non di alleanze per il predominio.
Francesco, non votare Pd significa alimentare la frammentazione interna alla sinistra. Facendo vincere la destra. Nutro anch’io dei dubbi rispetto alla campagna elettorale di Letta. Leggevo un’intervista a Edith Bruck, sintetizzo, dove indicava o consigliava un linguaggio più ” becero” in modo da arrivare a tutti, come fa la destra del resto, lasciando da parte etica e intellettualismi da superiorità, e lasciando da parte quei temi divisi, come l’integrazione dei ragazzi stranieri, vedi ius scholae, ed altri diritti, puntando invece su crisi energietica, ecologia e problemi economici che attanagliano sempre di più. Ma questo lo sto aggiungendo io. “Becero” é riportato alla lettera.
A proposito di intelletualismi e superiorità. Quanti italiani conoscono il significato di “ossimoro”. ?
Dopo “metafora” credo che sia la figura retorica più conosciuta. Che poi gli italiani siamo un popolo di ignoranti é altrettanto vero.😄
Ma possibile Ivano Ivano che, dopo tanti anni, in questa nostra democrazia, siamo ancora (mutatis mutandis, ops!, con licenza di Bolzoni!) al becero “turarsi il naso e votare DC ?!?
Ivano, bello il tuo (involontario?!?) “…. Che poi gli italiani siamo un popolo di ignoranti….” !!!
Beh, ah ah ah, ci siamo capiti lo stesso 😅, quanto al resto non credi Francesco che questo, per forza maggiore, sia il momento del meno peggio che é comunque meglio del peggio. Ti ricordi quando Berlusconi per uno spreed altissimo dovette dimettersi? E con la Meloni credi che andrebbe meglio? O Salvini? Le loro promesse costerebbero un sacco di soldi, senza contare il clima culturale che si instaurerebbe, Presidenzialismo, diritti cancellati, Dio, patria, famiglia, Credo con tanto di rosari….Dai Francesco, turiamoci il naso. Del resto credi che il tuo amato Conte raccoglierà chissà quali consensi? Dai. Buon raffreddore a tutti.
“Che poi gli italiani siamo un popolo di ignoranti é altrettanto vero” ……….sempre a proposito di intelletualismi e superiorità
Bolzoni, colgo dell’ironia. Del resto ha parlato Lei di “parole” che non tutti conoscono. Se poi pensiamo che le parole corrispondano ai pensieri non c’è da vergognarsi ad essere un pochino snob. Pane al pane 😊 P.s. : Nell’enigma di Gaspar Hauser di Herzog il protagonista si chiedeva se conoscere più parole significasse conoscere più cose. Nel tempo io ho cambiato spesso opinione, ma ora sono convintissimo che senza linguaggio non ci siano neppure pensieri. Pensiero/linguaggio non é un ossimoro. Buon pomeriggio.
Francesco, hai sentito le ultime dichiarazioni di Di Maio? Ex Grillino, mi é piaciuto. Ex. Giovane, ma si é riscattato.
Giggino ‘a poltrona, si è rivelato quello che è: un’opportunista, acculturato (adesso conosce …..un sacco di parole!), e senza scrupoli che ha nel tornaconto personale il suo faro illuminante.
Grazie a “turiamociilnasoletta” avrà il suo bravo posto assicurato giust’appunto su una poltroncina parlamentare, e ce lo godremo (pagandolo) incistato li dentro vitanaturaldurante!
Francesco, d’accordissimo sul personaggio l’abbiamo capito tutti. E se fosse una maturazione? Il meno peggio: una poltrona in meno per la destra.
Comunque le ultime dichiarazioni di Di Maio che ricordava la situazione del 2011 sono incontestabili.
“se fosse una maturazione” dicevi, Ivano?
Come dire…..”l’è maridat trop, che l’è marsit” !?!