Democrazia Diretta
E’ in atto un processo che ritengo di grande rilievo per gli assetti futuri della democrazia parlamentare nel “buffo stivale” ( i risultati delle ultime “politiche” del 2018 avevano visto lo strepitoso successo del Movimento 5stelle con quasi il 33% dei voti, a fronte del 37% dell’intero centro/destra e del 23% dell’intero centro/sinistra!), un processo che vede i 5* coinvolti, (coraggioso “catalizzatore” l’ex premier Giuseppe Conte) in una “mutazione” che li renda più …..somiglianti ad un “partito politico”.
Il deep core del movimento 5*, dalla sua nascita, è situato, almeno a mio modo di vedere, nella scelta di “democrazia diretta”, “uno vale uno”, gestita nelle sue fondamentali azioni operative dalla “Piattaforma Rousseau”, ideata e realizzata dal fondatore Gianroberto Casaleggio e passata, alla sua morte, nelle mani del figlio.
Sono altresì convinto che gli “stanchi” partiti politici (si, per intenderci quelli ancora legati alle ritualità dei “congressi”, che approdano magari a decisioni plebiscitarie, formalmente, ma che si articolano poi nella prassi in correnti magari in patente contrasto tra loro) che formano il panorama parlamentare e che, ancora adesso, rappresenterebbero le possibili opzioni di voto per i cittadini, ma così pure gli altri “addetti ai lavori” , media compresi, delle cose politiche del Paese, volutamente ignorino, sottovalutino, banalizzino il portato politico/democratico/sociale che era stato introdotto con la scelta di “democrazia diretta” del Movimento, ancorata alla “piattaforma Rousseau”.
Credo viceversa che la tematica vada approfondita e dibattuta, specie nel contesto socio/politico attuale che vede il “Quinto Fabio Massimo Verrucoso” di turno alla testa di una “Grossissime Koalition” con “tutti dentro” , “inventata” come ….. “bene rifugio” da un Presidente della Repubblica, impotente altrimenti di fronte al “fallimento” dei Partiti politici in dissidio anche al loro stesso interno.
L’occasione di riflessione mi è stata offerta da una sorta di “lettera aperta” inviata da un nutrito e qualificato gruppo di “grillini” (almeno così si individuavano gli iscritti al movimento!) a Marco Travaglio, direttore del “Fatto Quotidiano”, in conseguenza ad una sua lapidaria frase pronunciata a “otto e mezzo” il 6 maggio: “.…VI DICO LA VERITÀ: NON CONOSCO nessuna persona senziente che sia minimamente interessata al destino della piattaforma Rousseau..….” e la frase, lasciò invero scioccato anche me, che ascoltavo quella trasmissione della Gruber!
In omaggio alla democrazia dell’informazione, Il Direttore Travaglio, correttamente pubblicò la “lettera aperta” in risposta che riporto di seguito:
“…..Noi siamo alcune delle persone senzienti interessate al destino di Rousseau, piattaforma digitale del MoVimento 5 Stelle. A oggi, gli iscritti al M5S che possono utilizzarne gli strumenti sono quasi 200 mila.
Noi siamo tra quelli.
Forse anche per nostra colpa, spesso si parla di questa piattaforma senza conoscerne la consistenza.
Cos’è una piattaforma digitale? È un’infrastruttura in grado di connettere tra loro sistemi diversi ed esporli agli utenti attraverso interfacce integrate. In particolare, una piattaforma politica come la Rousseau non è soltanto un service tecnologico dedicato alla raccolta dei voti online, bensì un “ecosistema ” che nel tempo è in grado di evolversi e modellarsi assecondando le esigenze dei suoi utenti/cittadini.
“La tecnologia non è neutra”, ammoniva Giuseppe Conte nel suo discorso di presentazione all’Assemblea dei 5 Stelle. Infatti Rousseau fornisce un’infrastruttura informatica all’’avanguardia facendosi garante di quella neutralità necessaria per rendere possibile la libera espressione politica del Movimento 5Stelle; fornisce programmi e applicazioni per la creazione di contenuti politici, civici e sociali esplicitamente orientati alla democrazia digitale, con l’ambizione di sperimentare gradualmente la democrazia diretta in tutti gli ambiti nei quali le nuove tecnologie la rendono possibile. È la democrazia rappresentativa in crisi a dichiarare guerra alla democrazia diretta?
Sembrerebbe proprio di si. O, per lo meno, sembrerebbe che il problema, reso attualissimo dalle nuove opportunità offerte dal progresso tecnologico, sia inspiegabilmente trascurato.
Un recente rapporto del “Solonian Democracy Institute” evidenzia come “Rousseau” rappresenti una delle migliori piattaforme mondiali in grado di fornire un percorso costruttivo per la governance digitale di massa e per dare un potere più ampio ai cittadini.
Svilire o sostituire questo strumento, azzerando con un clic la sua storia decennale, potrebbe minare alle fondamenta il M5S e le sue trasformazioni future.
Perciò dobbiamo conservare scrupolosamente il patrimonio digitale che il fondatore Gianroberto Casaleggio costruì in modo così lungimirante.
M. MIROLLA, M.M. FERRANTI, F.IOVINO, P. NUGNES,
I. MERCURI, C. MOLINARO, F. PISANO, S. PANCIONI,
D. DIOMEDI, M. IFARAJIMI, C. NOVELLI, G. CIFINELLI,
M. ROMANO, M. G. ROMAGNOLO, D. CASTIGLIONE,
R. MARINO, F. PIERONI, M. FRAENZA, M. SIMONELLI,
P. MOROSINI, M. A. MORELLO, G. MOLINARI,
S. HUTCHINSON
Ecco, oltre che per le prospettive nuove che questa interpretazione della democrazia partecipativa, che passa attraverso alle nuove tecnologie informatiche (peraltro del tutto assenti ai tempi della “codificazione istituzional/costituzionale” della nostra Democrazia), è in grado di offrire ad una Democrazia con tutte i sintomi di “stanchezza” quale la nostra, credo che responsabile, seria attenzione rappresenti ….atto dovuto nei confronti di quel 33% (!) di Cittadini Italiani che nelle Elezioni del 2018 si erano espressi con chiarezza con il loro voto!
Commenti
Ma ssssì, mi entusiasma ancora! Sapete, la sensazione a palato è la stessa dei comizi di Pannella, e delle enfatiche affermazioni dei suoi luogotenenti, alcuni dei quali frequentavo negli anni caldi, sull’assenza di orientamento politico versus problem solving al tavolo tecnico, e questa volta pure tecnologico! Aderisco, poi stiamo a vedere.
Pannella? Dai Adriano, che paragone irrispettoso.
Irrispettoso?!? E di cosa? Nn capisco.
Partito radicale e 5stelle. Pannella, Bonino, Faccio versus Di Maio, Grillo, Dibba, le lotte intestine, l’impeachment a Mattarella e i proclami dal balcone, la posizione per le prossime amministrative. Il 33 per cento, Rousseau o altro, sai che innovazione, se lo scordano alle prossime politiche. Se poi si supera il reddito di cittadinanza sono fottuti. In tutti i casi democrazia rappresentativa o diretta cosa volete dire? Che i grillini non andrebbero a votare? Dove sta l’enfatica differenza? Non si sono ormai trasformati anche loro in un partito? L’improvvisazione dell’elezione diretta quali personalità ha espresso? Francesco, cosa credi che esprimano i social? Anche Rousseau lo é. Perché ancora tante aspettative? Io mi auspico un ritorno alle vecchie scuole di partito. La politica non si improvvisa.
Ripeto ci vogliono studio, gavetta non il populismo della pancia. E Rousseau lo e. E poi la piattaforma non la vuole più nessuno, neppure i grillini di spessore.
è
Davvero sorry, Ivano!
Del mio post è arrivato solo “….Partito radicale e 5stelle. Pannella, Bonino, Faccio versus Di Maio, Grillo, Dibba…”!
Non saprei proprio che dire, se non: fammi la cortesia di rileggerlo il post.
<....Il deep core del movimento 5*, dalla sua nascita, è situato, almeno a mio modo di vedere, nella scelta di “democrazia diretta”, “uno vale uno”, gestita nelle sue fondamentali azioni operative dalla “Piattaforma Rousseau”.....>: una potente proposta di nuova “sintassi” di esercizio delle democrazia che sorpassi/bypassi i giochi di potere, le correnti, i capi bastone che hanno definitivamente allontanato la gente dai partiti!
Evidentemente a dispetto della lunghezza, il mio post non ha raggiunto l’obiettivo.
Dai, fammi una cortesia, Ivano, prova a rileggerlo!
Francesco, l’ho riletto.
Comunque Francesco, se ritenete che la democrazia diretta sia garante della qualità dei suoi “rappresentanti” eletti rispetto ai capilista scelti dai partiti tenetevela pure, piattaforma compresa. Quanto alla LETTERA pubblicata dal Fatto e firmata da tanti “senzienti” richiedenti contro la battuta di Travaglio a me non offre nessuna certezza e spiegazione o necessità plausibili. Semmai sarebbe giusto richiedere ai Partiti maggior scambio con la loro base. in tutti i casi se c’è casino all’interno dei nostri partiti non di meno se ne raccontano all’interno del Movimento, non solo per la leaderschip ma anche per Rousseau. Quanto all’ampia coalizione del Governo attuale il contrario sarebbero state le elezioni. Fai tu.
Credo di aver turbato le acque col mi9o paragone, ma io esprimevo un sentito, non un dato. Ovvio che poi tuitto si diluisce, e ovvio che ci vogliono le scupole politiche, ma non sono proprio queste nel programma 5*?
Riocordiamoci che c’è anche il banco di prova Crema, dove capire i programmi., e seguirli a caccia di stravolgimenti, è più facile.
Scusate il livello d’errore ancor più alto: ho cambiato tastiera!
I 5stelle sono stati al governo con Salvini; poi con “mafieux” et “pedophiles”, come i discepoli di Grillo chiamavano degli esponenti del Partito Democratico, ricorda Raffaele Alberto Ventura su “Esprit” (n.458, ott.2019). Ventura scrive che a un osservatore straniero finisce che gli viene l’emicrania, nel tentativo di capire le contorsioni della politica italiana: a “chercher la clef de certaines baroqueries italiennes”. L’esperimento di Casaleggio padre; poi, del figlio, è nato ritenendo che la rivoluzione tecnologica avrebbe mandato in soffitta la vecchia pratica politica, mescolando astuzia e illusioni. Ma il populismo italiano è un fiume che scorre, va in secca e ritorna tumultuoso a seconda delle stagioni. Si appoggia, da sempre sugli antichi mali italici, tra cui la corruzione, l’insofferenza verso lo Stato, le crisi economiche-finanziarie, il falso garantismo. Ma la parabola dei 5stelle rischia di finire nel fango, dalle stelle alle stalle, con l’ultimo video di Grillo padre; rischia di essere una parodia con le carte bollate e le battaglie legali di Casaleggio figlio con la dirigenza 5stelle; e fa quasi tenerezza vedere Alessandro Di Battista nelle vesti di guerrigliero con il passeggino, sulle spiagge dell’America Latina, che manda selfie e reportages, e cita sua moglie chiamandola la “santa donna”. Da Che Guevara a Di Battista, la parabola della guerriglia, quest’ultimo osannato dai fedelissimi, ma con una sua coerenza di fondo, che gli va riconosciuta. Ora il salvatore, la zattera sembra essere l’avvocato Giuseppe Conte, uomo elegante, intelligente, che sa posizionarsi anche, che a New York più che studiare alle lezioni a cui si era iscritto (lo riferì un suo compagno di corso) aveva appuntamenti galanti in albergo. Piace alle donne: è un bell’uomo, l’aria suadente, fascinosa, il fare del bravo giovanotto che prima di uscire dall’albergo dopo un pomeriggio passionale e il letto sfatto, non dimentica di sistemarsi con cura davanti allo specchio. Non si può dire che gli manca un tocco di vecchia classe.
Chiedere poi a Giggino Di Maio, che farebbe anche il Ministro dell’Agricoltura, se glielo chiedono, che se non ha le competenze è ragazzo volenteroso e studioso, chiedergli di restare in Parlamento solo per due mandati, è crudele. I 5stelle vivono d’illusioni; ma da bravi italiani si adattano in fretta alle situazioni. Ora hanno capito che c’è aperta la prateria dell’ambientalismo. Anche se il serbatoio elettorale del sud li preferisce, forse, per il reddito (fisso) di cittadinanza. Illusi, ma con senso pratico, i pentastellati.Come per le nomine per le cariche dirigenziali alla Rai.
Francesco, non vorrei infierire, ma ti consiglieri almeno oggi di cambiare giornale. Su Repubblica ci sono tre pagine dedicate alla parabola discendente dei 5stelle, naturalmente più ombre che luci, altrimenti sarebbe ascendente. Poi magari ne parliamo ancora. Buona giornata
“consiglierei”. Tutti gli Dei cadono prima o dopo, nello specifico e per attinenza simbolica da titolare l’articolo “stelle cadenti”.
Ivano, non vedo il nesso logico: “cambiare giornale” perchè ci sono su un altro giornale (Repubblica , quello che è stato il bellissimo giornale di Eugenio Scalfari) tre pagine che “descrivono” la parabola discendente dei 5*?
Può essere, anzi mi interessa la narrazione di Repubblica relativamente alla evoluzione del movimento 5* in Partito politico, quello senz’altro, (peccato che il contenuto sul web sia tra quelli “a pagamento”!) ma passare da Travaglio a Molinari, proprio no!
Cmq, tranquil, Ivano, nn infierisci proprio per nulla!
Il mio approccio al contenuto di questo post, era ed è di tipo politico/culturale rispetto alla possibile/auspicabile ripresa di efficacia del sistema democratico/partitico in crisi assai nel “buffo stivale”, anche attraverso un possibile utilizzo intelligente delle nuove tecnologie informatiche di partecipazione diretta, introdotte dai 5* con la piattaforma Rousseau.
Se il contenuto interessa anche ai bloggers, bene , può essere che parlandone ce ne capiremo di più tutti quanti. Se no, never mind!
Lungi da me qualsiasi adesione fideistico/taumaturgica a quello che è stato il movimento di Grillo e dei suoi “vaffa days”. Quella è acqua passata, ed in modo impetuoso, anche. Oggi (e sosprattutto domani) c’è bisogno di ben altro!
Ed è un “ben altro” che vede i 5* e la loro evoluzione solo come una “tessera di un complesso puzzle”, importante si, ma che però, non può assolutamente prescindere da tutto il resto!!!
E purtroppo, anche a livello locale, in prospettiva, mi pare che non ce se ne voglia rendere conto!
Leggere il quotidiano cartaceo era un’abitudine, sempre quello, di solito, che aveva quell’impaginazione e il posizionamento delle rubriche, che restava fisso per mesi, anni. Ricordo chi piegava il giornale, sul bus, facendo combaciare le estremità, e poi dando una stirata, per leggerlo più comodamente; leggere i titoli e qualche articolo, magari solo una parte. Montanelli quando’ lasciò “Il Giornale Nuovo” non si tirò dietro che una minima parte dei lettori quotidiani. La grande maggioranza, continuarono ad acquistare “Il Giornale Nuovo”; e venne il dubbio, fondato, che gli editoriali di Montanelli neanche li leggevano, gli affezionati lettori del “Giornale Nuovo”. Forse, a loro, interessava cosa rappresentava quel quotidiano: chi difendeva, chi proteggeva, e chi detestava.
Oggi, che la maggior parte delle persone leggono le notizie sparpagliate online, e sono sempre di meno quelli abbonati o che acquistano e leggono i quotidiani, è cambiato tutto. È sparita l’identità con un giornale, almeno per quelli come me. Degli altri, non so.
Rimane la stima, l’attenzione per i bravi cronisti, commentatori, che ci sono, e sono sparpagliati.
Pino Corrias, Gad Lerner, Marco Travaglio, Peter Gomez, Furio Colombo, Antonio Padellaro, Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Barbara Spinelli “Il Fatto Quotidiano”.
Nadia Urbinati, Piero Ignazi, Enrico Deaglio, Piergiorgio Odifreddi, Enrico Fierro, Giorgio Meletti, Stefani Feltri di “Domani”.
Beppe Severgnini, Lorenzo Cremonesi Giovanni Bianconi, Roberto Saviano del “Corriere”.
Michela Murgia, Filippo Ceccarelli, Michele Serra di “Repubblica”.
Il direttore de “La Stampa”. Ho citato, a memoria, alcuni. Più che dei giornali, seguo alcune voci, piuttosto che altre. Mi fido della loro qualità.
Poi, seguo la stampa estera; quella che mi è possibile leggere. E in fatto d’inchieste, di minor faziosità, gli italiani hanno molto da imparare.
Comunque Scalfari, anche con Molinari, su Repubblica ci scrive ancora.
Certo, Ivano, ma nn è più il “suo” giornale, la linea editoriale è cambiata drasticamente assieme alla proprietà, tant’è che alcune firme …..pregiate l’hanno lasciato.
Francesco, io non ne sarei così sicuro. Crollerebbero le vendite e a nessun imprenditore converrebbe, se non scippando a destra e manca, ma non risultati non così scontati. Mi viene sempre in mente quando l’allora proprietario De Benedetti dichiarava di non entrare nella linea editoriale del suo giornale per non correre il rischio di stampare meno copie. E penso che anche per il gruppo Gedi le cose non siano così cambiate. Abbiamo Molinari, più moderato di Verdelli, ma anche un Damilano direttore dell’Espresso. Assistiamo ad avvicendamenti di giornalisti di cui non sempre ne conosciamo con trasparenza le ragioni, a parte Giannini allettato dalla direzione di La stampa. Ed è molto probabile che uno spostamento verso il centro sia possibile, magari con modello l’informazione anglosassone improntata ad un distacco emotivo dagli avvenimenti per un racconto meno ideologico e più obiettivo, se mai è possibile. Ricordiamo anche che Verdelli è stato allontanato per le minacce di morte ricevute, anche se probabilmente ci sono altre ragioni, diciamo più politiche certo, e qualcuno prospetta titoloni meno aggressivi, che poi sono quelli più letti per chi non vuole approfondire e tali da spostare il baricentro, – magari con più attenzione al digitale che al cartaceo, Agnelli ha interessi anche in quel campo -, così da far concorrenza al Corriere improntato a più moderazione. Ma per quanto riguarda la mia esperienza, oltre alle analisi di tanti specialisti, alcune improntate a più ottimismo, altre al De profundis, io credo di poterlo ancora leggere e continuerò a farlo. Se leggo di Renzi e Mancini, delle debordate di Salvini, se trovo canto e controcanto rispetto alla vicenda israeliana-palestinese, se trovo ancora europeismo e atlantismo, se trovo appoggio a Draghi io mi ci trovo ancora. Se poi dovrò riconoscere la tua perentorietà mi rivolgerò altrove.
Ma certo Ivano, nn ha fatto piacere neppure a me …”mollare” Repubblica, infatti qualche volta, passando vicino a un’edicola (come sto iniziando a tornare a fare!) ci ritorno, però credo importante sostenere con l’abbonamento, on line, “i fatti” di Travaglio & c.!