menu

MARINO PASINI

I viaggi inutili di Rossana Rossanda

Mariuccia Ciotta che fu direttrice de “il manifesto” per qualche anno, stamane su Radio Tre, commemorando l’amica Rossana Rossanda deceduta da poco all’età di 96 anni la ricorda come un’artista della politica. L’amica Rossana era una “comunista libertaria”.

Ho visto passare artisti di varie discipline, pittori, scultori, cineasti, teatranti, pure Maradona era un artista, ma del pallone, un giocoliere, che sapeva inventare, anche schiaffeggiare la palla in rete con la mano, anzichè la testa, e farla franca. Pensavo che la politica fosse altro, non proprio un’arte, ma forse mi sbagliavo. Forse la politica è pure passione e commedia, o dramma, senza tragedia, con ritorno finale a dove si è partiti, magari bei giardini, e peonie, e salotti in palazzi che costano un occhio in spese condominiali. La filippina che porta fuori la spazzaturta e il cane a pisciare.

Non capisco poi come si possa essere comunisti e libertari. La storia del comunismo, la si può raccontar come si vuole, ma di libertario aveva assai poco, e non c’è bisogno di citare esempi lunghi e fitti come rotoloni Scottex dove il comunismo asciugava i sogni e le libertà sparivano, e le storture, le illibertà, i dissidenti in prigione erano legioni. Ma capisco che la politica, in Italia è invenzione pura: comunisti libertari, socialisti berlusconiani, liberali alle vongole, moderati che in privato prenderebbero sotto in macchina certi magistrati perchè pretendono che si paghi le tasse, leghisti “antiterroni” per una vita diventati pappa e ciccia con i “terroni”, pur di avere i loro voti. Quindi perchè sorprendersi? Le parole, le ideologie, i valori passano e ripassano e prendono un significato privato, personale. A proprio uso e consumo.

Rossana Rossanda e il suo gruppo di amici, Lucio Magri, Luciana Castellina, Valentino Parlato, Luigi Pintor mi hanno sempre incuriosito, non fosse altro per una ragione, una domanda che non trovava risposta: ma perchè questi borghesotti, femmine e maschi,  di buona famiglia, con buone, ottime scuole, poco o niente problemi finanziari, con lettori del loro giornale che erano tutti politici, docenti o studenti universitari, o sindacalisti e neanche un piastrellista, un asfaltista, un operaio agli altiforni neanche a pagarlo, hanno raccontato per anni la rava e la fava del movimento operaio mondiale?

E così a fine agosto 1996 ho scritto una lettera alla signora Rossanda (allora ancora in buoni rapporti con il suo “manifesto”, non ancora a frazionarsi come succede due per tre nel mondo della sinistra radicale), una lunga lettera, indirizzata a lei che intendeva prendere in giro i suoi viaggi politici, e il suo libro “Viaggio inutile o della politica come educazione sentimentale”. Ne ho scritte di lettere: raramente avevano risposte. Così pensai della lettera indirizzata alla Rossanda. Una mattina, un amico con cui polemizzavo sempre (lui, con portafoglio di papà bello gonfio diceva che la Cina era vicina, io gli ribattevo che di vicino avevamo la Svizzera), mi telefona e con un certo strano tono, professorale, e mezzo incazzato dice che il suo giornale tanto amato “il manifesto”  aveva dedicato a me, proprio a un pirla reazionario un’intera pagina.

Pazzesco, ribadì. Roba da non comperarlo più “il manifesto” mi disse, e non scherzava. Mi precipito in edicola e compro tutti i “manifesto” disponibili: due copie. Faccio la stessa cosa in altre edicole e sommo in totale sei “manifesto”. Quel giorno a Crema “il manifesto” riscontrò un picco inaspettato di vendite.  Era venerdì 30 agosto 1996. Con il titolo “E’ tutto sbagliato” c’era la mia lunga lettera e la risposta a tutta pagina, una pagina intera, della Rossanda.

In sintesi  dicevo che lei aveva fatto bei viaggi, con tanto di taccuino e paesaggi e avrà visto tante belle biciclette a Tirana o a Pechino o in Nicaragua, tanta prosa in Germania Est, ma il fantasma dell’economia se la ride dei suoi sogni politici, che molto del passato può avere un sapore struggente, e gli errori, le sviste pazzesche, colossali, le sciocchezze si “s-cancellano”, perchè conta e resta la passione. E il piacere, scrissi, anche nel dolore è quasi tutto. Rende il senso: lo stare orgogliosamente dalla parte del torto, sparare gli ultimi fuochi, fa commozione, anche se forse è solo un restare aggrappati a un fazzoletto d’illusioni. Per vincere la noia, di chi nasce benestante e non capisce una mazza cosa vuol dire essere poveracci, ma si ostina, per una vita a servirne la causa, non in tuguri, non diventando operai a sporcarsi le mani e a faticare e ad umiliarsi, a respirare il cattivo odore delle fabbriche, ma in bei quartieri, in case borghesi, fasciate di libri.

Restai comunque stupefatto della sua riposta, che cominciava così: “Ecco un vero lettore, che reagisce senza infingimenti e sul punto”.

E quando la malattia  si rovescia addosso, perchè si è vecchi, stravecchi, la signora Rossana residente a lungo a Parigi, non a Fiorenzuola,  affetta da ictus, non le capitò l’ospedale dei “vecchioni” o in qualche reparto degli ospedali pubblici, come mia madre, come tante donne, ma fu ricoverata in una clinica privata in Svizzera. “Il manifesto” citò con serietà, perchè la bellezza è importante, che poteva vedere il lago: la finestra della sua camera aveva vista lago. Comunisti libertari e amanti delle belle cose. Ostrega, mia madre non riusciva a vedere neanche il campo di calcio del San Luigi, e finì per sbaglio, per due settimane nel bunker del reparto Alzheimer, un inferno, e per fortuna riuscimmo a toglierla da lì. Tanta manna che riuscimmo a trovarle una camera ai “vecchioni” a Crema, che costava la pensione di mio padre più ancora altri soldi, ogni mese. Chissà la clinica in Svizzera, quanto costava, sul “manifesto” non c’era scritto. Meglio non saperlo.  Quando si è malati, il comunismo libertario si prende una pausa. Si torna alle origini.  Ma sono certo della sincerità, della serietà di Rossana Rossanda; anche lei come altri della sinistra radicale, tante brave persone che volevano la Luna,  hanno scritto tanto, viaggiato molto, la passione ha volteggiato, e alla fine hanno capito niente, niente del mondo che tanto avevano idealizzato: il movimento operaio. Ma fa niente: l’importante è la passione.

E l’umiltà, il coraggio di riconoscerlo fino in fondo, di aver preso lucciole per lanterne? Vorrebbe dire di aver sbagliato troppo, e costerebbe assai.

In fondo gli artisti, quelli del “teatro” ,recitano una parte, che non è la loro.

MARINO PASINI

22 Set 2020 in Arte

3 commenti

Commenti

  • Ringrazio Francesco. Se c’è qualcosa di decente nel “pezzo” dedicato a Rossana Rossanda è merito suo. Ottima la scelta della fotografia di copertina, che ricorda il secolo scorso, certe passioni sfiorite, poi foglie secche.

    • Marino, non sono in alcun modo d’accordo con il tuo commento! Mi impegno a “corredare” , come redattore, i tuoi post al meglio, ma solo ed esclusivemente perché ne apprezzo appieno la qualità perché sempre autenticamente personali (mai nulla di insulsamente scopiazzat!) e ricchi di contenuti. I miei interventi ( ripeto, “accessori” e sempre cmq dietro tua autorizzazione) sono come quelli del…. corniciao che aiuta l’artista a meglio valorizzare l’opera! E non è una ….”leccata” e’. Chi mi conosce sa che non ne sono capace!

  • “La storia del comunismo, la si può raccontar come si vuole, ma di libertario aveva assai poco,”
    Direi che di temi da discutere ce n’è da vendere. E la mia discussione “interna” la aprii negli anni 60/80, quindi non mi ripeto. Tuttavia, dato l’allenamento fatto alle repliche, non mi negherò certo al dibattito!

Scrivi qui il commento

Commentare è libero (non serve registrarsi)

Iscriviti alla newsletter e rimani aggiornato sui nostri contenuti