I diritti civili per la dignità delle persone sono stati una conquista faticosa, complicata, a lungo osteggiata. Costò solitudine, disprezzo, botte, suicidi, la galera. Oggi, per le democrazie occidentali più o meno in buona salute, si danno per scontati alcuni diritti civili come il divorzio, mentre l’omosessualità, fino a poco tempo fa era fuorilegge. Anche l’amore per una persona era regolamentato per decreto. Gli omosessuali dei malati mentali. I “pederasti, o finocchi, o froci, o pervertiti, culattoni, lesbicacce” sono stati a lungo segnati a dito, come appestati. Gli imbecilli, gli ignoranti, i fanatici religiosi, i bigotti li hanno picchiati, anche uccisi, lasciati in pozze di sangue per strada. Una battaglia di libertà e dignità che è ancora preclusa in molte nazioni. Le sofferenze inaudite e vergognose continuano, imperversano ancora. Per l’estrema destra, più che per la sinistra politica, l’omosessualità è stata, ed è ancora vissuta come un marchio d’infamia. Negli anni ’50 non potevi essere omosessuale. Un “pederasta” vuol sposarsi con un’altro “pederasta? Non può. La famiglia tradizionale è sacra, e i gay sono un virus che infetta l’ordinamento sociale. Un “frocio” vuole dei figli? Ma siamo matti? Sono malati, anche se non si può più dire – sostengono in molti, ora, meno pubblicamente di un tempo – ” i froci” dovrebbero rinchiuderli, curarli, perlomeno impedire che si mettano ad educare figli, con il loro comportamento di vita, così degenerato.
Per un gay l’unico modo per rompere l’isolamento, farsi una vita meno complicata, meno soffocante, è uno solo: andarsene dal piccolo centro. Prendere la strada, far fagotto: allontanarsi per sempre dai paesini, le cittadine, i luoghi dove la tua scelta di vita è nello sguardo di chi incontri ogni giorno. Bisogna andarsene, se si è gay, gettare l’ancora altrove. Non pochi sono scappati da casa, o hanno fatto le valigie, ricominciato la vita a Roma, Milano, San Francisco, Berlino, Amsterdam, Parigi, Londra, Melbourne, New York. Nelle grandi città l’urbanesimo è un fatto compiuto: i bigotti, i fanatici religiosi faticano a imporre la loro mentalità come regola di vita sociale. Agli altri.
Franklin Kameny, nato nel 1925 a New York, da una famiglia benestante, all’età di 4 anni aveva già imparato a leggere, e diceva di volersi dedicare, da grande, alla scienza. A 6 anni leggeva avidamente libri d’astronomia, tanto che gli comprarono un bel telescopio, e da casa, Franklin, da ragazzino riempiva un taccuino di suoi studi elaborati sulle stelle. Soldato nella Seconda Guerra Mondiale, al ritorno a casa si laurea ad Harvard, con il massimo dei voti. Poi, per un anno insegna astronomia alla Georgetown University. Il Corpo Militare degli Stati Uniti lo vuole come collaboratore per settori delicati e strategici. Erano gli anni che l’Unione Sovietica lanciò uno Sputnik nello spazio. Kameny è avviato a una carriera promettente. Non nasconde la sua omosessualità, e la rende pubblica; la faccenda non piace affatto ai vertici militari che lo convocano per “smentire tale perversione”. Erano gli anni ’50: non si poteva lavorare con l’Amministrazione, il Governo, neppure nelle ditte private se si era omosessuali. Una legge approvata negli anni ’30, ancora in vigore, lo impediva. Le fabbriche del cinema di Hollywood non assumevano gay dichiarati a contratto. Attori “froci” non potevano esibirsi nei cabaret, nei teatri. Bars e ristoranti non potevano impiegare nè servire liquori, neanche un bicchiere d’acqua a un gay. Gli arresti erano all’ordine del giorno; le schedature, che ti marchiavano a vita, la norma. Nel 1957, Franklin Kameny viene espulso dall’Arma, allontanato dal suo ufficio; poi, viene arrestato, mentre si trova in California. Come lui, furono migliaia gli omosessuali che persero il lavoro. Tanti finirono in cura con medici e psichiatri; molte le rotture con le proprie famiglie. Kameny si ritrovò senza stipendio; i risparmi si assotigliavano ogni giorno; come avrebbe potuto pagare l’affitto senza un lavoro? La sua carriera d’astronomo distrutta, calpestata. Cominciò a scrivere tantissime lettere a ufficiali, parlamentari, membri di Commissioni. Si recò da un’ufficio all’altro, scrisse anche al Presidente. Cercò supporto legale, ma non aveva più un soldo. Come tanti omosessuali, il rapporto con la propria famiglia era diventato difficoltoso. I gay d’America capirono che per difendersi dovevano organizzarsi, ma molti di loro preferivano nascondersi, celare la loro omosessualità. Kameny attraversò anni durissimi, sconforto, depressione, ma non mollò. Nel 1961 fondò un gruppo “Mattachine Society” con base a Washington. Altri gruppi gay nacquero, e si dedicarono al supporto con avvocati, al soccorso finanziario, mentre la società americana, lentamente, vedeva sempre più persone che non vedevano l’omosessualità come un delitto, una malattia. Medici, politici, gente comune, studenti, intellettuali, anche preti, si unirono alle prime timide battaglie della comunità omosessuale negli USA. I giornali cominciarono ad interessarsi dell’astronomo Franklin Kameny, gay dichiarato, che sfidava la legge delle Stati Uniti d’America. Kameny fu tra i promotori della prima manifestazione gay davanti alla Casa Bianca. Inalberò un cartello con scritto: “Gay is good”, che diventerà uno slogan fra i più utilizzati nelle dimostrazioni di piazza.
Sui giornali erano sempre di più i medici, gli psichiatri a negare che l’omosessualità fosse una malattia mentale, che fosse una malattia. La propria scelta di vita non era più vissuta, per sempre più persone gay, come una vergogna. L’autostima, la fiducia cresceva. Dopo aver subito botte, arresti, minacce, “il crociato” (The Crusader) Franklin Kameny, grazie al suo coraggio, ha aperto la strada a conquiste, oggi, inimmaginabili 60-70 anni fa. Ma non è ancora una battaglia vinta. Gli imbecilli, i fanatici religiosi, i bigotti, i tradizionalisti, le nazioni dove la democrazia non esiste o è un fantoccio finto, continuano a perseguitare gli omosessuali. La battaglia per la dignità di tutti, per la libertà, per società più civili continua.
Lo scritto è in parte una sintesi dell’articolo a firma George Chauncey, al libro di Eric Cervini, un giovane studioso americano. Il libro dedica molte pagine alla figura di Franklin Kameny, e s’intitola “The Deviant’s War: The Homosexual vs. the United States of America”, pag. 494, ed. Straus & Giroux, 2020, 35 dollari. La recensione è apparsa sul New York Times, il 6.6.20
Commenti
“Gli imbecilli, i fanatici religiosi, i bigotti, i tradizionalisti, le nazioni dove la democrazia non esiste o è un fantoccio finto, continuano a perseguitare gli omosessuali. La battaglia per la dignità di tutti, per la libertà, per società più civili continua.”
Questo è!
È un/una omosessuale. L’errore non parte dalla disapprovazione dell’ascendente, ma dalla constatazione stessa, da quel “È”. Sempre per quella che io chiamo la sindrome dei pelati Cirio: se un uomo non è dichiarato dalla sua bella etichetta non è.
In un periodo di riflessioni sono andato a pensare che non esistano omosessuali, ma che in un certo periodo della vita sia la Società a costringerli a dichiararsi tali: “Ma come, non sei pomodoro pelato, non sei tonno in scatola, non porti etichetta, ma come pretendi di essere?” E i povero inscatolato rispose: “Visto che avete scelto già mi specializzerò in quel che avete visto voi”.
Poi un’amica psicologa mi ha chiarito che ci sono bambini che precocemente mostrano comportamenti particolari. Ma resto convinto che la maggior parte cedano per stanchezza. Del resto nel regno animale-mammiferi il comportamento è comune ma “sussidiario” e rispondente alle gerarchie, e il “Ma come fanno i marinai” dovrebbe essere anche fra gli umani la regola.
In soldato blu c’è l’indiano gay, e lo si riconosce come tale già da quando lo fanno vedere bambino, e allora va bene, ha ragione la mia amica psicologa, ma erano talmente pochi che erano stimatissimi, e per Thathánka Iyotake, (il capo Toro Seduto Lakota) avere un rapporto col gay non era disdicevole, anzi, socialmente valorizzante. Sapete bene che penso che il fenomeno sia esploso per sovrappopolazione: l’esperimento delle gru sovralimentate ma chiuse in gabbia lo dimostra; ma resto convinto che si creino dei falsi omosessuali che si adeguano al comportamento che la gente, stanca dei loro tentennamenti e prove varie di sessualità, impone loro.
La più bella definizione l’ho sentita da un sessuologo: “Fatti punti di riferimento le quattro sessualità fondamentali esiste tutta una gamma di modulazioni variabile nel tempo della vita”.
Che dici Marino, con idee simili ci posso restare a Crema?
Dimenticavo:onore al personaggio e al tratteggiature.
Marino, lasciamo decidere alla Cei cosa è giusto e cosa sbagliato. Sentiamo anche i tanti tradizionalisti che un tempo imperversavano sul blog. Non puoi decidere tu.
Mi scuso per l’errore: “tratteggiatore” che sta per autore. E chi se ne accorgeva se non mastro Torrisi, il nostro incerottatore? Dove non arriva con gomma e matita rossa arriva col messagino! Grazie Franco.
I fanatici religiosi hanno sempre voluto comandare la società, culturalmente e non solo; la scuola; anche la vita privata di tutti. Pure avrebbero messo il naso anche nella vostra camera da letto, se avessero potuto. Il desiderio sessuale è un antico problema per gli oscurantisti; tormentava le prediche della chiesa di Pio XII. E l’invenzione del Concilio di Trento, della Controriforma, l’obbligo del celibato dei preti cattolici, per impedire che si macchiassero dello “sporco del sesso”, non è riuscito a impedire che la sessualità dilagasse, incontrollata anche nelle chiese cattoliche. Purtroppo per i bigotti, i fanatici religiosi, il sesso non è un fastidio obbligato solo per generare, per continuare la stirpe. Il sesso è anarchico. Possono pure stare in piedi tutto il tempo che vogliono, e pregare, le associazioni oscurantiste, e tuonare contro i “pervertiti” che distruggono la famiglia. Ricordo bene – ero ragazzino -, questi personaggi, maschi e femmine, durante la battaglia per il divorzio. Oggi, a ripensarci, c’è da ridere, pensando alla propaganda democristiano-missina e della Chiesa cattolica per abolire la legge che permette il divorzio. Il divorzio sfascerà la famiglia, sarà la distruzione della società, dei figli. Mi piacerebbe sapere quanti fascisti, democristiani, gente dell’estrema destra ha potuto poi beneficiare della legge sul divorzio. Gli stessi che votarono contro. E’ brutta gente. Ma questi ipocriti non dicevano niente delle tantissime pratiche alla Sacra Rota, per annullare il matrimonio, benestanti che grazie al portafoglio gonfio, riuscì ad annullare il matrimonio accampando fantasiose motivazioni, roba da film con Alberto Sordi.
Bisogna fare attenzione: le conquiste civili non sono mai garantite per sempre; l’ignoranza, l’imbecillità, la scarsa cultura è terreno fertile per il fanatismo religioso, islamico, cattolico, ortodosso, ebraico, pentecostale, che ha l’estrema destra politica nel mondo come punto d’appoggio.
eri ho visitato un padre e una figlia: padre cinquantenne adottante con evidenza comportamentale di omosessualità, evidente anche per me che non me ne accorgo, e fglia adottiva diciassettenne. C’è speranza allora, si riconosce un valore all’omosessualità con questo affidamento, cioè doti di affidabilità nell’accudire a un’adolescente per questo signore celibe che un etero non avrebbe dato. Sacrosanto il monito tuttavia a non abbassare la guardia.
Marino, ti domanderai perchè così poca partecipazione al tema. In effetti, lo dico per te, relativamente nuovo del blog, l’argomento è stato diffusamente dibattuto in passato, forse materiale non più recuperabile perchè archiviato. Ve n’è traccia però nella pubblicazione del 2015. Ma ti assicuro che gli scontri furono accesi, violenti con posizioni così contrapposte da finire metaforicamente a cazzotti, se non a pistolettate (pistola ad acqua, poi precisato).
Giustamente tu dici che sui diritti civili si debba sempre vigilare perchè periodicamente sotto assedio. La legge contro l’omofobia che tra poco potrebbe approdare in Parlamento è appunto giudicata illiberale dalla Cei e da tutti gli oltranzisti cattolici di cui è piena l’Italia, con grave colpa della presenza dello Stato della Chiesa proprio in territorio italiano. E non è strano che l’avanzata politica di certa destra abbia riacceso il dibattito. Ma non mi stupisco di niente. Spariti anche quelli che sindacalmente erano considerati diritti acquisiti nel mondo del lavoro mi stupisco ancora meno che anche per i diritti civili ci siano tentativi di retromarcia. Come per la Democrazia niente è dato per sempre, e la democrazia riguarda tutti, non solo uno sparuto numero di soggetti. Ma la gente è così stupida da non capire neppure quello.
Il problema Ivano è che non si è costituita mai in Italia una mentalità di base adeguata. Io stesso, che potrei sembrare “avanti” per i miei figli cresciuti fra Londra e Milano, di fronte a certe battute che scappano, sono un dinosauro! Non è quindi una questione di rispetto, ma di sentita uguaglianza, che manca.
Non parliamo poi del sud! la figura del “ricchione” permea la mentalità. ma il travestito esisteva a Napoli da quando andava in giro con il suoatore di organetto, accennando passi di danza, negli anni venti.
Eppure la paura di un figlio che disonri la famiglia è fortissima. Per questo riaffermo che è proprio questa paura a far stravaccare chi oscilla. Milano è piena di Siciliani gay, ma forse Berlino di più. E come si cambia una visione? Con fiumi di parole. Eppure ho il figlio maggiore, quello stabilmente milanese, omofobo, che ci vuoi fare?
Non m’importa la scarsa partecipazione a ciò che scrivo, che non stimolo il Dibattito. Non penso alla discussione, botta e risposta; se viene, va bene; se la critica è tagliente, e pone interrogativi, aggiusta miei sproloqui, meglio ancora. Non cerco il battibecco. Certe volte penso che ci sono persone gentili che mi rispondono perchè, preoccupate un filo, sanno che ciò che scrivo, di basso livello o no, non suscita un bel niente. Un blog è soprattutto dibattito, commenti, e forse sono un corpo estraneo.
Con gli oscurantisti, quelli che vogliono imporre le faccende personali, come la sessualità, gli affetti privati, l’amore per un’altra persona, seguendo regole che debbono valere per la comunità tutta, non parlo. A loro non ho niente da dire. Ci sto alla larga, da sempre. Da ragazzo ne ho conosciuti di personaggi che hanno cercato di farmi catechismo, la loro morale, invitandomi di quì o di là, ma è gente ipocrita, bacchettona, che non si è mai rassegnata alla modernità, al progresso civile, non crede alla democrazia compiuta, alla libertà di scelta. Oggi hanno il vento a favore, questi retrogradi, ma non è detto che la società tutta finisca per inginocchiarsi a questi vandeani, fanatici che pensano di saper educare i figli meglio delle famiglie omosessuali.
Non è neanche detto che lasciar casa, e andare da Crema (o Motta Baluffi, Soresina), a Londra, Berlino, San Francisco fa le persone migliori, più aperte mentalmente, più rispettose con gli omosessuali. Non ho scritto questo. Ma se fossi omosessuale, mai avrei vissuto in un paesino, neanche una cittadina. E’ un fatto che migliaia e migliaia di gay da tutta Europa sono andati a vivere nelle grandi città, e non è successo il contrario, hanno messo su casa a Soresina, Casaletto di Sopra, Crema, Motta Baluffi. Forse qualcuno, perchè l’amore della sua vita è un agricoltore di Motta Baluffi, è uno studente di Crema che non si scolla dalla cittadina, ma la stragrande maggioranza ha fatto il cammino contrario, dal piccolo al grande, per maggior libertà. Quindi, Adriano, un gay a Cumignano sul Naviglio può starci benissimo, anche se ritengo, per come la penso che faccia vita piuttosto grama; a Crema non bellissima; mentre a Toronto, forse è più rilassato, nonostante fa più freddo d’inverno. Anche in Germania,in uno dei due Francoforte, un gay vivrebbe meglio che a Ripalta Cremasca, o in un a cittadina del sud d’Italia. Ci metterei la mano sul fuoco.
Non mi capacito di come un mio commento sul tema, lanciato da Marino, sia bellamente scomparso.
Se nn fossi io il redattore, accuserei la redazione di …..complotto, vista la natura dell’oggetto!
Vedrò di ripetermi, anche se è assai difficile riproporre le stesse considerazioni a un giorno di distanza! Cmq, nel dichiararmi sostanzialmente in sintonia con quanto commentato da Adriano 30giu 7:11 sottolineavo la mia convinzione, maturata negli anni, che nel “contenitore” ci abbiamo tutto, ma proprio tutto, magari anche solo potenzialmente: etero, omo, trans, addirittura anche pedo (!), il tutto temperato, formattato in relazione al nostro percorso di vita, dalla prima infanzia a seguire, e quindi genitori, “educatori”, amici. benefattori e …..”quanti ci hanno fatto del male”.
E così come noi ci proponiamo, nell’incontro con l’altro, con aggressività o tolleranza, col sorriso o la faccia incazzata da ….duro, in modo inclusivo o esclusivo (con tutte le sfumature del termine!), allo stesso modo , in sintonia ne risulta anche il modo in cui affrontiamo la sessualità nostra e degli altri!
Atteggiamenti maturi, civili, responsabili non possiamo certo aspettarceli da tutti, la tentazione dell’omologazione è troppo forte e “protettiva” (casuale la consonanza con la parola “protettore”?!?), sentirsi “immuni” perchè appartenenti a un “gregge”, mette a posto la coscienza!
Difficile, anzi impossibile sopportare quelli che, andando oltre, pretendono di ergersi a “sentinelle” della morale, in pubblico, con folclore tanto eclatante quanto falso, per poi “peccare” senza ritegno alcuno “in privato”, magari poi percuotendosi il petto, dopo aver percosso ……
Non considero nemmeno, poi, coloro che affrontano questi temi passando attraverso l’esercio della violenza, in qualsiasi modo e verso qualsivoglia essere, esercitata.
Grossomodo questi erano i temi ma chissaà dove è finito il precedente?!? Complotto …..