Riporto di seguito un estratto di un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano il 27/06/2020 a firma di FRANCESCO SYLOS LABINI ( ricercatore presso il Centro Enrico Fermi di Roma e svolge le sue attività presso l’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR. Si occupa di cosmologia, astrofisica e sistemi complessi) dal titolo:
“LA PANDEMIA COME IL TERREMOTO NON SI PREVEDE, MA SI MONITORA”
Trovo che queste sue considerazioni siano assai significative e chiare rispetto al ruolo che “la scienza/gli scienziati” possano giocare nell’ ambito della pandemia da Covid-19 che ci ha investito.
Molte, troppe comunicazione spesso discordanti, fuori sintonia, sono rimbalzate sui media provenienti da scienziati o presunti tali, con il risultato di di confonderci le idee o, peggio, seminare panico.
In questo suo articolo Sylos Labini tocca anche il tema di grande pregnanza del rapporto scienza/scelte politiche.
Ecco l’estratto rielaborato del testo:
“…A volte gli scienziati intervistati in qualche talk show si allontanano dalla loro area di competenza, come quando i virologi parlano di epidemiologia, i biologi di politica sanitaria e così via. Per questo, gli scienziati hanno spesso diversi punti di vista su argomenti che sono lontani dal proprio dominio professionale: questo non è sorprendente, ma può confondere l’opinione pubblica che considera gli scienziati come i detentori della verità ultima.
….GLI SCIENZIATI devono essere attenti e chiari su ciò che la scienza può e non può fare, soprattutto quando si discute del ruolo della scienza nel fare previsioni volte a guidare decisioni politiche……
Per quanto riguarda la crisi epidemica, il suo scoppio ha somiglianze con il verificarsi di un terremoto, in cui non abbiamo accesso allo stato del sistema e per questo motivo non possiamo fare previsioni precise, ma è possibile monitorare ciò che accade e adottare adeguate politiche di prevenzione.
In effetti, da alcuni decenni si sapeva che un’epidemia globale di tipo Covid-19 poteva essere scatenata con una probabilità non trascurabile. Ciò è dovuto a una serie di fattori: dall’aumento della promiscuità tra l’uomo e le specie selvatiche allo sviluppo di un mondo interconnesso globale.
Tuttavia, la “previsione” di quando e dove scoppia un’epidemia di questo tipo non è possibile perché non ci sono dati disponibili per prevedere un simile evento.
Mentre i satelliti possono scattare fotografie in tempo reale di un uragano, la trasmissione di un virus dall’animale all’uomo, come il movimento di faglie tettoniche, non può essere osservata. Invece è possibile intervenire prontamente quando l’epidemia ha iniziato a diffondersi perché è solo allora che si hanno dati sul suo sviluppo. Questo è il campo dell’epidemiologia computazionale, in cui vengono sviluppati modelli di diffusione su reti complesse ed è possibile fare previsioni se si hanno i big data riguardanti ad esempio la mobilità delle persone, il numero di contagi, ecc. In questo senso, le previsioni hanno un carattere simile a quello della meteorologia.
Il problema tecnico nel calcolo della diffusione del virus riguarda la dipendenza sensibile dalle condizioni microscopiche e l’estrema eterogeneità nella propagazione. Questa intrinseca caoticità nel processo di diffusione complica molto le previsioni dell’epidemia, soprattutto quando la diffusione è tutt ’altro che uniforme.
Il ruolo delle previsioni è di aiutare il decisore politico a fare le scelte più appropriate. La crisi
pandemica non può essere evitata, ma si può evitare che abbia effetti disastrosi con opportuni interventi e politiche appropriate.
Le lezioni per i responsabili politici sono quelle di sviluppare un sistema di prevenzione e supporto che aiuti al momento giusto ad affrontare un’epidemia: è questo che è mancato in Italia….
….. la ricerca scientifica è stata a lungo trascurata in termini di finanziamento, attenzione politica,
importanza pubblica e culturale. La pandemia ha cambiato questa situazione: il valore della ricerca è stato riconosciuto, i finanziamenti sono stati annunciati e i ricercatori sono alla ribalta.”
Commenti
Un’opinione che finalmente coglie nel segno, e il paragone con altri sistemi caotici calzante.
Il richiamo agli scienziati a non essere faciloni chiacchieratori anche, perché forse non si rendono conto di essere guardati come oracoli, che nel loro fraseggio non c’è spazio per l’opinione, salvo se parlano fra di loro.
Aggiungo i giornalisti, impreparati: sentendo usare i termini Covir e Covid in equivalenza inorridisco.
Il paragone col meteo è quello che più frequentemente uso, ma come un tempo il metereologo ci diceva solo se pioverà, adesso ci dà una serie di elementi su correnti in quota e pressioni, quasi ad invitarci dalle premesse a farcele da soli le previsioni. Questo ruolo attivo-informato sarebbe auspicabile anche nel tema di drammatica utilità, così come in quello etico del salvare o meno delle vite a scapito dell’economia. Il maledetto PIL
Francesco Sylos Labini è un ricercatore e un italiano come vorrei che ce ne fossero di più. E lo dico, anche se non c’entra con le sue qualità. Che può succedere che da tale padre tale è il figlio. Capita, ma non sempre. Ed è bellissimo per un padre, anche se defunto da tempo lasciare un’impronta, un passaggio di consegne al proprio figlio. Il padre di Francesco è Paolo Sylos Labini economista di grandissima levatura internazionale, politicamente liberaldemocratico, che per la sua onestà e la dirittura morale si scontrò con l’andazzo politico falso moderato italiano, con Andreotti, e segnalò con tutta la sua energia, sui giornali, in varie manifestazioni pubbliche (a cui ho partecipato: ricordo due incontri pubblici a Milano), la degenerazione che apportò il berlusconismo all’Italia, all’economia, al paese tutto. Che ancora oggi stiamo pagando perchè il leghismo, il populismo, pure il renzismo è figlio del berlusconismo.
Paolo Sylos Labini da economista liberale passò gli ultimi anni della sua vita a combattere l’Italia del malaffare, della corruzione, dell’evasione fiscale, l’italietta che fece la guerra a quei magistrati, per esempio di “Mani Pulite”. Per un padre, sapere di aver generato un figlio come Francesco Sylos Labini può essere il coronamento di una vita. L’onestà, il coraggio etico a volte paga, e dà i suoi frutti anche nella propria famiglia.
Grazie Marino per la bella ….”cornice” che hai messo al mio “quadro”! Anche perchè il padre, Paolo, in vita, se li è meritati tutti gli apprezzamenti positivi che gli hai attribuito!
Sue parole: “Debbo mettere bene in chiaro che io mi sono sempre richiamato alla tradizione del socialismo liberale”. Secondo Sylos è necessario ricollegarsi al pensiero di Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi e Rosselli, “alla loro lezione di concretezza, che si applica, in primo luogo, all’analisi spregiudicata e antiretorica della società e dell’attività politica.”
Ce ne fossero oggi di economisti della sua levatura!