Un atto dovuto nei confronti del Ministro Bonafede rispetto alle tante inesattezze, o peggio, grossolani distorcimenti , voluti o no, della realtà fattuale circa la vicenda delle scarcerazioni di detenuti, legate a motivi di salute (Covid-19).
Per il corretto inquadramento dei fatti, che riporto di seguito mi sono giovato dei resoconti degli ottimi Gianni Barbacetto ed Antonella Mascali, giornalisti su “il Fatto Quotidiano” del 9 e 10:
“……La crisi che si è presentata a febbraio era da brividi: l’emergenza coronavirus. L’opportunità da cogliere al volo: uscire dal carcere. Il rischio che gli istituti penitenziari – dove 62 mila persone vivono in spazi per 51 mila posti – si trasformassero in focolai di contagio, c’era. C’era anche la preoccupazione dei responsabili del ministero della Giustizia e del Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) che una eventuale moltiplicazione dei contagi e dei morti li potesse far finire sotto accusa per epidemia colposa, come i vertici delle case per anziani a Milano.
In questo clima il Dap vara, il 21 marzo, una circolare in cui chiede a tutti gli istituti di pena l’elenco delle persone detenute che sono più a rischio contagio, perché indeboliti da patologie pregresse. Stop. Nella circolare non c’è alcuna spinta a scarcerare.
A QUESTO PENSANO I BOSS e i loro avvocati. Rischio epidemia in carcere? Va trasformato in richiesta di tornare a casa, per seri motivi di salute. In poche settimane si scatena un diluvio di istanze di scarcerazione. Sono 3 mila i detenuti che chiedono e ottengono di uscire di cella per andare a casa,agli arresti domiciliari, la maggioranza in forza del decreto “Cura Italia”, da cui sono però esclusi espressamente i mafiosi e i condannati per reati gravi. Circa 700 di loro sono controllati a distanza con il braccialetto elettronico.
Ma il problema è che sono state scarcerate anche altre 376, (secondo una listache allinea i nomi e i cognomi) che sono invece detenute per reati gravi, di mafia, terrorismo, traffico di stupefacenti eccetera. Solo quattro escono dal 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, ma tutti gli altri sono comunque considerati legati alle organizzazioni criminali. Il loro ritorno a casa, secondo il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, è un segnale di ripresa di potere sul territorio dove operano i loro gruppi.
Un numero ancora maggiore di detenuti (456 per la precisione) si è aggiunto negli ultimi giorni con altre richieste di scarcerazione.
Ad accettare le istanze e a concedere la detenzione domiciliare sono i magistrati di sorveglianza, per i detenuti con condanna definitiva (180 dei 376). Per gli altri, sono i giudici delle indagini preliminari o quelli dei processi ancora in corso.
Quando il procuratore nazionale antimafia si rende conto che è in corso un esodo, lancia l’allarme al ministro della Giustizia. Alfonso Bonafede prepara un decreto governativo (scattato il 30 aprile) che rende obbligatorio, per il giudice che decide, di acquisire almeno anche il parere della Procura nazionale (per i detenuti al 41 bis) e delle direzioni distrettuali antimafia (pergli altri).
Intanto Bonafede si mette al lavoro per fermare “l’epidemia di scarcerazioni”– definizione di Cafiero De Raho –senza però
interferire con le decisioni dei giudici, che esercitano un potere comunque autonomo dal potere esecutivo. A riconsiderare le decisioni saranno i Tribunali di sorveglianza in formazione collegiale, per le decisioni prese d’urgenza dal magistrato di sorveglianza, le Procure e le Procure generali che potranno appellare gli altri casi.
IL NUOVO DECRETO Non può rimettere in cella chi è già uscito per decisione di un giudice. Ma può stabilire paletti. Imporre di considerare le alternative alla detenzione domiciliare: strutture opportunamente protette interne o esterne agli istituti di pena, strutture ospedaliere specializzate.
Potrà imporre una revisione periodica delle decisioni dei giudici, in considerazione di come si evolve la situazione.
Il governo, ieri sera, (sabato 9 maggio) ha varato durante un Cdm straordinario, un decreto ad hoc voluto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Ora i giudici possono rivedere le loro decisioni perché avranno per decreto indicazioni certe sulle strutture sanitarie disponibili, legate al circuito carcerario, per evitare che i mafiosim restino, o vadano ai domiciliari, assicurando comunque loro il diritto alla salute.
Nella sostanza, si dà ai giudici una normativa dettagliata per rivalutare le loro ordinanze che hanno portato a casa, dall’inizio dell’emergenza, 376 mafiosi.
Gli strumenti forniti dal decreto valgono naturalmente anche per le decisioni che i giudici devono prendere in merito a
partire da oggi.
La premessa che si legge nel testo riguarda i motivi del decreto che, come si sa, è un provvedimento per natura
d’urgenza: “Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di introdurre misure in materia di detenzione domiciliare
o differimento dell’esecuzione della pena, nonché in materia di sostituzione della custodia cautelare in carcere con la misura degli arresti domiciliari, per motivi connessi all’emergenza sanitaria da Covid-19, di persone detenute” per mafia, terrorismo e traffico di droga, “il magistrato di sorveglianza, o il Tribunale di sorveglianza che ha adottato il provvedimento, acquisito il parere del Procuratore distrettuale antimafia del luogo in cui è stato commesso il reato e del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo” per i detenuti al 41-bis “valuta la permanenza ei motivi legati all’emergenza sanitaria” entro 15 giorni dall’adozione del provvedimento di scarcerazione e poi ogni 30 (per le ordinanze già emesse il calcolo scatta dalla data del decreto) ……”.
Mi pare quindi che risulti chiaramente che, a differenza di quanto lasciato credere erroneamente da molti, anche su questo blog, non ci fu alcuna responsabilità del Ministro nella scarcerazione dei detenuti (responsabilità solamente ed esclusivamente dei Magistrati di sorveglianza o dei Giudici) ma anzi, il Ministro si sia impegnato a contrastare per via amministrativa (decreti) decisioni improvvide, quando non addirittura in contrasto con le norme in atto di Magistrati e Giudici! Questi su descritti, e non altri i fatti, così come descritti dagli ottimi Barbacetto e Mascali.
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“In questo clima il Dap vara, il 21 marzo, una circolare in cui chiede a tutti gli istituti di pena l’elenco delle persone detenute che sono più a rischio contagio, perché indeboliti da patologie pregresse. Stop. Nella circolare non c’è alcuna spinta a scarcerare.” Francesco, alla luce di questo non trovi credibile e prevedibile l’onda di richiesta di scarcerazioni anche per i mafiosi? Perchè non avrebbero dovuto farlo? Non sai che i potenti quando sono in galera sono tutti malati salvo guarire miracolosamente appena scarcerati? Qualche ex Ministro l’abbiamo visto.
Durante la discussione sulle due mozioni di sfiducia presentate, ricordo l’intervento lucidissimo della senatrice Giulia Bongiorno, mai nelle mie simpatie, che spiegò, se pur con veemenza tipica delle opposizioni, che nelle nostre carceri, trovato un positivo, ci sarebbero state state tutte le condizioni per l’isolamento da quarantena. E facendo anche un discorso di quasi sinistra fece notare quello che ho già scritto, credo, cioè che il poveraccio ladro di polli, senza fior di avvocati, ma poveri avvocati d’ufficio, la scarcerazione non l’avrebbe avuta.
Scusa Ivano, ma la risposta alla tua domanda (retorica peraltro) sta nel post.
E pure nel post, sta con chiarezza che il responsabile dell’emanazione del Decreto è stato il DAP e non il Ministro.
E i responsabili delle scarcerazioni sono stati i Giudici, non il Ministro.
Il Ministro si è attivato poi per cercare di “rattoppare” il guaio fatto dal DAP e dai giudici, non potendo peraltro prendere decisioni nel merito di ciò che era competenza esclusiva del DAP e dei Giudici!
L’Italia politica che stava con Sindona, con la Dc che lo sponsorizzava, che non aveva simpatie per l’avvocato Ambrosoli, che mal tollerava il giudice Falcone, che si è schierata contro Mani Pulite, l’Italia “garantista”, in un paese dove la corruzione è padrona, é la stessa di sempre, oggi come ieri: i politici corrotti l’hanno quasi sempre fatta franca, tra assoluzioni interessate anche grazie ad avvocati di grido abili ad attaccarsi a tutti i cavilli legali possibili, decorrenza dei termini, scadenza della prescrizione, modifiche legislative, mazzette ai magistrati per pilotare le sentenze, e altre invenzioni, attacchi continui dei giornali di sponda dei “garantisti” a magistrati di grande valore come Giuliano Turone, Gherardo Colombo, Gerardo D’Ambrosio, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Ilda Bocassini. Mi fanno sorridere con amarezza quelli che vorrebbero mettere la museruola alle intercettazioni, e parlano di “invasione della privacy”, perchè sanno benissimo che gli italiani adorano parlare al telefono, e a volte si dimenticano di poter essere intercettati. Capita che tiran giù la maschera, dimostrando chi sono veramente. Sanno benissimo che senza le intercettazioni non potrebbero partire moltissime inchieste, e i costi delle inchieste. i tempi, sarebbero proibitivi e molto lunghi. E’ un Italia, quella “falso garantista” a cui credo il malaffare non dispiace del tutto, perchè è parte del sistema. Lo accetta nei fatti, anche se a parole, davanti alle telecamere, non lo dice.
Poi che il grillino Bonafede abbia fatto marcia indietro significa per me che forse qualche sviluppo non l’aveva previsto. Sbaglio? E’ come la vicenda, con cambio di rotta di ieri, sulla sparata dei 60.000 volontari di guardia civica atta a contrastare eventuali ritorni del virus. Pur simpatizzando con questo governo è da matti non riconoscere le scarse capacità programmatiche, oltre a scarse conoscenze di diritto costituzionale ed istituzionale di alcuni Ministri.
Ivano, per me questo partito certe volte fa venire in mente la famosa frase di Jessica Rabbit, adattata al caso: “noi non siamo cattivi, è che Grillo e Casaleggio ci hanno disegnati così”. In fondo, una delle tante chiavi di lettura dell’evoluzione di questo partito (ovviamente, molti diranno dell’involuzione) è quella dell’analisi del suo percorso politico dalla superficialità e dall’ingenuità alla presa di consapevolezza e alla pratica politica reale, un percorso non facile e non breve, viste le premesse e gli originali ispiratori.
Questa vicenda dei criminali mafiosi scarcerati rappresenta poi il tipico groviglio italiano di frammentazione dei poteri, sovrapposizioni normative, confusione operativa e strumentalizzazioni partitiche. Una mina su cui altri guardasigilli forse (e insisto sul forse) avrebbero evitato di mettere il piede, piede che l’attuale ministro ha ovviamente subito posto sull’innesco.
L’intera legislazione carceraria, l’intera parte regolamentare, l’intero assetto dei ruoli e delle competenze, l’intero complesso degli organici, l’intero comparto dell’edilizia carceraria e della sua logistica, l’intero stile di comando e di relazione con le altre funzioni statuali da parte dei vertici direzionali carcerari dovrebbero essere sottoposti a una drastica ristrutturazione e riorganizzazione.
In particolare, riguardo alle mafie e alla criminalità organizzata, occorrerebbero grandi capacità gestionali, mezzi e risorse molto più abbondanti e una severità tanto micidiale quanto poco mediaticamente conclamata.
Il Ministro “grillino” (come tu l’hai chiamato) nn ha fatto nessuna “marcia indietro”, ripeto, ha fatto quanto in sua potestà per ….”rattoppare” quanto fatto, di competenza di altri decisori: i Giudici !
“grandi capacità gestionali” dici Pietro, e invece questi non ce l’hanno, ci troviamo un Governo rimediato con gli scarti e messo insieme un momento prima del baratro. Tuttavia, chiaro che gli attriti da diversa matrice sono emersi, ma ce l’hanno messa tutta, e in più si sono trovati nel turbine, al centro dell’attenzione mondiale, in un momento storico in cui tutti davano i numeri, e mentre Trump ingurgitava clorochina e consigliava intramuscolo di disinfetanti Boris Johnson mandava la genta in giro, poi li chiudeva in casa, poi li mandava al lavoro, e non parliamo di Svezia, Brasile…
Questi hanno consultato dei tecnici, certo, qualcuno allettato dal possibile tornaconto, forse non sempre i migliori, ma hanno fatto quello che un Consiglio d’Amministrazione di qualsiasi struttura deve fare, con un ottimo risultato in termini di perdite/tutele pubbliche.
Ma perché, perché tutti ci sputano sopra? Ma è chiaro che è un Governo a termine, almeno per me, ma non capisco quest’entusiasmo per la spallata finale, e senza alternative! Chi sarebbe l’alternativa? Una destra da osteria e da borgata della Magliana? Gente che in Europa ci rimanderebbero al mittente con un’impronta di suola di scarpa sul fondo di calzoni e gonna? Mi fanno paura! Certo, il bel nme di un Presidente del conssiglio già deciso prima potrebbe servire, ma se la base degli elettori è fatta di assatanati che non so quale tarantola ha morso ho ugualmente paura! E vorrei far qualcosa per alcuni, giuro non tu, che mi ricorda le rane di Chomsky, anzi, mi viene inmenrte il pifferaio magico più calzantemete, tutti inquadrati nel pensiero unico.
E ripeto, no tifo per questo governo, spero solo di non assistere al baratro del mio bel paese.
E questo perché non volevo che si parlasse nel blog di politica! Nessuno è adamantino.
Sprovveduti certamente, non nell’occupare poltrone. Accidenti, non ho conservato l’articolo, ma secondo alcuni opinionisti, “il più inconsistente dei nostri Ministri, certo Di Maio, sta piazzando in ruoli chiave molti suoi uomini”.
Non è un pettegolezzo.
“fino a giungere all’adozione, con decreto legge, di un provvedimento che ha imposto la revisione, con effetto retroattivo, delle decisioni precedentemente adottate dei giudici di sorveglianza, con un vulnus esplicito e dichiarato al principio della divisione dei poteri;”. Francesco, quindi ci si deve mettere d’accordo su quali sono i poteri dello Stato e quale possibile collaborazione si debba mettere in campo. Se le scarcerazioni sono state decisioni autonome del Dap, (potere giudiziario,e quindi autonomia),come previsto dalla separazione costituzionale dei poteri, come è possibile che con un dl si crei questa collisione tra esecutivo e giudiziario? Se fosse stato un giurista accorto il Ministro Bonafede avrebbe potuto prevenire, obbligato a conoscere le leggi, quello che di fatto è successo allo scoppiare dell’epidemia. Ma forse chiedo troppo. Anche al mio Governo.
Ivano, mi dici da dove esce il virgolrttato di due righe emmezza qui sopra, che , almeno a me, non risulta proprio?
Grazie, così tanto per capire è!
In effetti, Ivano, il “territorio carcerario” si trova normalmente, per sua stessa natura e conformazione, in una sorta di terra di confine tra il potere giudiziario e il potere esecutivo. Ci sono realtà istituzionali e ordinamenti giuridici che regolano con una certa chiarezza e precisione questa terra di mezzo, in cui la facoltà giurisdizionale e le attribuzioni ministeriali devono dialogare e interloquire ordinatamente. Però ci sono anche contesti nazionali, come ad esempio il nostro, in cui questo non avviene. Il caso di specie è particolare e Francesco l’ha già lumeggiato in alcune delle sue circostanze. Ma anche qui esistono, a monte, situazioni che possono facilitare confusioni, sovrapposizioni e incertezze. Personalmente, ritengo che ciò si sia molto acuito dopo la riforma degli anni Ottanta. La precedente legislazione penale e di procedura penale così come la precedente normativa carceraria di epoca fascista erano ovviamente ispirate a principi giuridici in parte diversi e risentivano di un clima politico del tutto differente. Ma prestavano meno il fianco a tutta una serie di inconvenienti e di pasticci, come ad esempio questo. Non sempre i sistemi politici e i sistemi giuridici corrispondono quanto a qualità. Ovviamente, meglio una democrazia con la mediocre normativa attuale che una dittatura con l’ottima normativa (sempre parlando in termini strettamente giuridici) introdotta dai quattro codici emessi allora.
Su Alfonso Bonafede, che non mi sembra un luminare di scienza giuridica, va detto che avrebbe comunque dovuto subire l’ira funesta di tutti e tre i principali partiti di opposizione, presto o tardi, anche a prescindere da questo specifico infortunio di percorso, visto che ciascuno di quei partiti ha sulla “questione giustizia” un atteggiamento di estrema bellicosità e animosità. Se anche al posto di questo peraltro volonteroso e onesto (qualità riscontrabili in non tutti i guardasigilli della storia repubblicana) avvocaticchio mazarese, sbalzato agli onori della politica nazionale dall’ultima ondata demagogica, ci fossero stati un Beccaria o un Romagnosi, stai tranquillo che, in questo clima di veleni e coltelli da corte dei miracoli politica, persino quei sommi sarebbero stati sbeffeggiati dai marinai dell’attuale ciurma populista come l’albatro di Baudelaire (beninteso, Bonafede è stato un merlo).
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/1152601/index.html
Francesco, è la mozione di sfiducia presentata da Emma Bonino, prima firmataria.
Bonino che, a mio modestissima avviso (peraltro consequenziale al contenuto del post) laddove parla di ” vulnus esplicito e dichiarato al principio della divisione dei poteri ” scrive una emerita corbelleria!
Assolutamente nessun “vulnus” , ti riporto per facilitare, di seguito un brano del post che fa riferimento alla premessa del Decreto: “….. “Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di introdurre misure in materia di detenzione domiciliare o differimento dell’esecuzione della pena, nonché in materia di sostituzione della custodia cautelare in carcere con la misura degli arresti domiciliari, per motivi connessi all’emergenza sanitaria da Covid-19, di persone detenute” per mafia, terrorismo e traffico di droga, “il magistrato di sorveglianza, o il Tribunale di sorveglianza che ha adottato il provvedimento, acquisito il parere del Procuratore distrettuale antimafia del luogo in cui è stato commesso il reato e del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo” per i detenuti al 41-bis “valuta la permanenza dei motivi legati all’emergenza sanitaria” entro 15 giorni dall’adozione del provvedimento di scarcerazione e poi ogni 30 (per le ordinanze già emesse il calcolo scatta dalla data del decreto) ……”.
Può anche essere che il Ministro possa essere stato un ….”merlo” come amabilmente lo appella Pietro, ma qualche consigliere avveduto che ….ne sa, ce l’ha anche lui è!
In fatto di gazzettieri delle Procure (non un insulto, anzi, una qualità, una specifica di saper capire di linguaggio giuridico) so che Marco Travaglio, ne sa, eccome, come pochi. Lo ha riconosciuto anche il Cavaliere nazionale, uno che se gli gira, dice la verità quando meno te l’aspetti, anche se poi ti fa causa lo stesso, perchè così va la vita. Berlusconi sa bene, e lo ha detto, che Travaglio è un fior di cronista, anche se è un nemico, ma un nemico con i fiocchi, intelligente. Un signor cronista. Lo è anche Peter Gomez, milanese, cresciuto con Montanelli, che lo stimava parecchio, liberale senza partito, come era il vecchio Indro. E di Gianni Barbacetto, ricordo quando era con Nando dalla Chiesa e scriveva su “Società Civile” il bel mensile della Milano democratica, d’impegno civile, da tempo defunto. Nella Milano borghese ce ne sono almeno due di borghesia: quella benestante, ma progressista, aperta, e quella finto moderata, bottegaia, che non sopporta nemmeno le piste ciclabili come quella che c’è da tempo, in Via Dante, e fece dire al presidente dell’Assolombarda: Milano non è un paesino svizzero, ma c’è gente che lavora,e avanti di questo passo, con queste ciclabili, le macchine dove andranno? E mi venne il dubbio che lui, il presidente dell’Assolombarda, la seconda casa la teneva proprio in Engadina, dove poteva svernare, in pace, in vacanza, senza il traffico d’auto che gli piace assai quando è padrone a Milano. Barbacetto, che copre, di solito, Milano, per “Il Fatto Quotidiano”, è un ottimo cronista, non bravo in video come Scanzi che sa parlare a raffica come una mitraglia, senza respirare. Barbacetto frequenta da tempo la Procura di Milano, e conosce a fondo i problemi della Magistratura; è stato uno dei cronisti di punta della sinistra democratica, di politica e cronaca interna, in un certo senso “allievo” di Corrado Stajano. Anche se Stajano, rigoroso come è sempre stato, non potrei dire se lo apprezza ancora, se ama l’impostazione grafica, i titoli, e le scarse pagine culturali, le poche informazioni dall’estero del “Fatto Quotidiano”, giornale da sempre incompleto, anche per mancanza dei poderosi mezzi di altri giornaloni.
Francesco, si sono chiusi i recinti coi buoi già scappati.Che poi sia un danno o meno il provvedimento della politica sui poteri della magistratura ognuno tragga le sue conclusioni.
Per restare in parafrasi, Ivano, è dovuto intervenire il padrone nella stalla perché gli “stallieri” avevano lasciato aperte le porte!
E’ il teatrino della politica, Franco: l’opposizione cavalca tutti i malumori (talvolta più che legittimi) per fare una battaglia “politica”. Ma pare che in questo periodo (ancora per poco, però) si tratta di una logica che non paga in termini di consenso (se non altro della Lega).
Francesco, per usare il tuo titolo “atto dovuto”
Per debita info e aggiornamento a oggi (dal Fatto quotidiano):
“Sono oltre 50 i boss tornati in carcere, in centri clinici penitenziari o in strutture equiparate, a tre settimane dal decreto “anti scarcerazioni” voluto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Un provvedimento varato dopo che 253 detenuti dell’alta sicurezza e tre del 41-bis (356, non 376 complessivi come ha scritto la stampa) sono stati posti ai domiciliari per alto rischio Covid-19, perché soffrono di altre patologie.”
Ricordo che, in un contesto di ….”crucifige” ai danni del Ministro Bonafede, molto si era equivocato sul Decreto, in particolare su una fake di …. “retromarcia del Ministro”, trattandosi viceversa di azione a “tamponare” il malfatto da parte dei Giudici di sorveglianza che avevano deciso l’uscita dal carcere!
Estraggo dal post del 26 maggio, per ….rinfrescare: “IL NUOVO DECRETO Non può rimettere in cella chi è già uscito per decisione di un giudice. Ma può stabilire paletti. Imporre di considerare le alternative alla detenzione domiciliare: strutture opportunamente protette interne o esterne agli istituti di pena, strutture ospedaliere specializzate.
Potrà imporre una revisione periodica delle decisioni dei giudici, in considerazione di come si evolve la situazione.!”
E in base all’evolversi della situazione , il Decreto sta ottenendo/ha attenuto il suo scopo: rimettere in Carcere chi se lo è meritato, con adeguata decisione dei Giudici competenti!