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MARINO PASINI

Avviso ai naviganti: “Taccuini nel caffè ristretto”

Quando ero ragazzo, ascoltavo un programma notturno alla radio, l’avviso ai naviganti. Nel silenzio e nel buio, la voce calma e quieta diceva: Calabria jonica mare forza quattro. Il faro di Santa Maria di Leuca è in riparazione. Tirreno Occidentale: segnalata un’imbarcazione in panne….

 

Quando Matteo Renzi, uno con la parlantina svelta, conquistò la platea dei delegati piddini, tanti si spellarono le mani, applaudirono convinti. Gli applausi continuarono, anche fra i militanti cremaschi, che si facevano fotografare vicino al segretario rottamare. Abbracci e sorrisi. Oggi, che dire a questi quì? Trasformare quegli applausi in auto-sberle, per pareggiare il conto. La dignità, innanzitutto. Per rispetto quando ci si guarda allo specchio? Se si è di sinistra, sì.

 

Alla “Casa della povera gente” di Spello, Umbria, una suora laica mi segnalò il programma dell’indomani: sveglia alle 4.30, e siccome si era d’inverno, a letto alle 20, dopo l’eucarestia. Perchè a letto così presto, chiesi? Nel buio serale vengono i pensieri oscuri, mi confidò la suora laica. L’inquetudine dell’ombra. Le tentazioni. Che bella cosa, pensai, le tentazioni.

 

I tempi sono sconnesi, disse Amleto. Oggi, di più.

 

In uno scaffale dell’usato di una libreria a Londra, trovai un ex-libris, un libro che apparteneva a qualcuno. Era la biografia di Arthur Koestler, scrittore ungherese, scritta da Ian Hamilton. Il libro, da me acquistato, lo cercavo da tempo. Vidi un etichetta interna: apparteneva a Malcom Muggeridge, un critico letterario inglese, che conoscevo, che stimavo. Nelle ultime pagine bianche del libro ci sono i suoi appunti, fitti, scritti a penna, con grafia minuta. La sua libreria, forse, è finita così, fra le cianfrusaglie dell’usato. Sacchi di libri venduti a peso dagli eredi.

 

Quando “Repubblica” pubblicò la fotografia di Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse, ero a La Spezia, marinaio militare. Acquistai il giornale la sera, camminando per il parco Allende, sulla passeggiata a mare. Mentre leggevo il giornale camminando, grazie alla luce dei lampioni, c’era un via vai di automobili che rallentavano per sapere se i giovani militari volevano compagnia. Una Fiat 124 si fermò e tirò giù il finestrino: vuoi salire, ragazzo? Gli sbattei in faccia la foto di Aldo Moro  con la prima pagina di “Repubblica”. Ma che modi, disse. La gioventù è insolente, a volte.

 

La prof delle medie inferiori fece una romanzina a D. perchè su Leopardi, l’interrogazione che mi parve eccellente, molto di più di quanto sapessi io, non l’aveva convinta. Conosco tua madre, è un’appassionata di letteratura. Sei sveglia, ma studi poco cara D.: da te mi aspetto di più. Non ti do il voto, stavolta, e ti interrogherò di nuovo. Ricorda: sarò esigente. Se avessi detto lo stesso ben di Dio su Leopardi che D. aveva cantato così bene, la prof., con me, si sarebbe complimentata.

Brutta stronza, pensai, è solo perchè sono un poveraccio e D. non lo è.

 

Per un brutto voto preso a scuola, Toni, sardo, decise di non tornare a casa e s’imbarcò per la Corsica, a Bonifacio e con una vergogna che non riuscì a vincere, andò alla sede della Legione Straniera, che gli offrì un letto, e l’indomani lo fece marciare con gli altri. Finì in Africa, a combattere, senza averne voglia. Scrisse lettere ai genitori. Scusa papà, ma vedrai, torno presto, non stare in pensiero. In Africa fa un caldo bestiale, gli insetti, l’addestramento. Non vedo l’ora di tornare a casa; papà, torno presto, perdonami. Scrisse decine di lettere, da luoghi diversi, finchè una pallottola lo beccò in pieno.

 

Camilo José Cela, uno scrittore spagnolo, famoso in patria, disse più volte che il suo maestro di letteratura fu Pio Baroja. A lui deve tanto, quasi tutto, forse anche il premio Nobel per la letteratura, che Cela ottenne nel 1989. Cela raccontò che quando andava a trovare, timidamente, il maestro, lui lo faceva entrare in salotto. Gli diceva: siediti lì, vicino a un orologio a pendolo dove, sotto l’orologio c’era una targa con una scritta: tutto ferisce, agli sgoccioli del tempo nostro.

 

Potere al popolo o potere dal popolo? La Lega di Salvini non ha intenzione di farci un convegno su questo dubbio, perchè, comunque, propende per evitare i convegni, e comandare grazie ai voti del popolo, naturalmente. In ogni caso, nel dubbio, con i tempi che corrono, i leghisti che sono gente pratica, concreta, in Piemonte hanno messo le mani avanti: hanno proposto al Consiglio Regionale di aumentare, per tutti i consiglieri,  l’indennità di circa mille euro. Gli ottomila euro lordi (circa seimilacinquecento netti, più i rimborsi spese) riservati agli assessori, non bastano, per i leghisti. Il populismo bisogna ammetterlo, ha una marcia in più. E’ previdente. Mette il fieno in cascina? Chissà. Hanno ragione loro? Forse.

MARINO PASINI

11 Feb 2020 in Senza categoria

70 commenti

Commenti

  • Scusi la puntualizzazione, signor Pasini, ma le cose non stanno come le racconta lei. Va bene che si vuole in tutti i modi colpire il gruppo Lega-Salvini (non bastano i processi-farsa per sequestro di clandestini?), ma Regione Piemonte è già intervenuta per smentire la fake. In calendario non c’è mai stato un aumento delle indennità degli assessori regionali, solo la proposta (eventualmente da discutere) di eliminare le disparità di trattamento economico tra Assessori e Consiglieri.
    Copio-incollo la conclusione del comunicato onde evitare fraintendimenti.
    (…) “Oggi le cariche di massima responsabilità della Regione – quella del presidente della Giunta e degli assessori – percepiscono una indennità inferiore a quella di un consigliere regionale, ruolo di cui ovviamente abbiamo massimo rispetto in quanto noi stessi membri del Consiglio regionale, ma che evidentemente non può essere equiparato al carico di responsabilità e impegno richiesto a chi siede in Giunta. Una anomalia che produce come risultato una situazione paradossale, dove i “moralizzatori” che oggi gridano allo scandalo guadagnano più del Presidente della Regione.” (…)
    (…) “A riprova di quanto detto, si può andare a leggere la tabella con le indennità nette del mese di gennaio di Giunta e Consiglio in ordine decrescente, da cui si evince con chiarezza che tutti i capigruppo che oggi si indignano e fomentano una polemica assurda e strumentale percepiscono una indennità superiore a quella del presidente e del vicepresidente della Giunta regionale e di buona parte degli assessori. Analoga situazione per LeU, per tutto il Gruppo del Movimento 5 Stelle e il 90% del Gruppo del Pd.” (…)
    Veda un po’ lei chi mette il fieno in cascina, e da oltre mezzo secolo tra l’altro.

    • I consiglieri regionali del Piemonte della Lega non hanno proposto un aumento di stipendio, ma richiesto, eventualmente, di “eliminare le disparità” tra assessori e consiglieri. La ringrazio per la puntualizzazione. Come? Gli assessori si diminuiscono l’indennità per andare a pari con i consiglieri. Che bella cosa! Purtroppo la notizia, gravemente sbagliata dell’aumento di stipendio per i consiglieri regionali a piè del monte, è un brutto infortunio. Si vuol insultare, giornalisticamente, un partito “dalle mani pulite” come la Lega. La notizia “falsa” è apparsa su “La Stampa” di Torino, quotidiano notoriamente liberale-liberista, emanazione dell’èlite. Ma deve avere pazienza, gentile signora Rita R.; purtroppo, quando un partito va forte, i cronisti-soldatini dell’èlite ne inventano di tutti i colori per fermarlo. Ci provano da tanto. Che il “trota”, il figlio di Bossi Umberto non è stato un ottimo consigliere regionale; che pretendeva una laurea all’estero senza studiare; che il tesoriere Belsito, che dopo aver fatto l’autista per Alfredo Biondi ha avuto in mano le casse della Lega avrebbe fatto qualche manovrina un attimino spiacevole. Non ci credo, figurarsi. Lei pensi che hanno addirittura scritto che i soldi della Lega sono transitati in Tanzania.Ma si può? Troppe notizie false in giro. Pensi che quei magistrati “comunisti” si sono accaniti con la Lega, per il caso Savoini; poi, chiedendo indietro non noccioline, o qualche centesimo, ma milioni e milioni di euro, costringendo la Lega a restituirli a rate. Non le dico la cifra sennò scappa da Crema e torna a Genova Nervi, sulla passeggiata Anita Garibaldi, a far passare il nervoso, e per sbollire la rabbia le toccherà sedersi dove c’è la targa di una principessa russa. Con la parola “Russia”, forse le si sbollirà la rabbia. Ortodossia, Autocrazia, Nazionalismo. Sergej Uvarov, la tradizione conservatrice. Ivan Ilyn, Alexander Prokhanov, Gennady Zyuganov, Alexander Dugin. Roba da sostituire la targa e metterci i loro nomi; magari da Nervi sono passati di lì anche loro, invece di svernare nel Mar Nero. La Lega è un partito “dalle mani pulite”; non ho dubbi, signora. E spero che i consiglieri regionali piemontesi abbiano il loro aumento , parificazione con gli assessori. Tengono anche loro famiglia. E le spese sono tante.

    • No signor Pasini, non mi cada cosi’ in basso da tirar fuori dall’archivio “El trota”, che comunque in confronto alle sardine di oggi era un genietto. Neanche lui, figlio di madre sicula, sarebbe arrivato al punto di proporre l”Erasmus dal nord al sud della penisola per risollevare le sorti del meridione. Abbia pieta’ di noi e non s’inventi casi inesistenti e “mani pulite” che la politica italiana non ha mai visto. Sarebbe bastato ammettere che la notizia e’ una fake. Punto. C’e’ una smentita ufficiale, di cosa stiamo parlando?

  • Se la notizia è fake, meglio de-fakerla (oddio, ma come suona male!).
    “Potere al popolo o potere dal popolo?” sembra un gioco di parole, di quelli che piacciono tanto agli avvocati per tirare i processi in lungo (finchè la causa è viva, frutta!); io la metterei giu senplice: la Costituzione all’art.1 dice che “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” e al 49 dice “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi in partiti per concorrere con metodo democratico a determiare la politica nazionale”.
    Al 70/ 71 dopo aver detto che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere” dice anche che “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi , mediante la proposta da parte di almeno cinquantamila elettori “. Al 73 dice che: Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica, ed al 75 che: è’ indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale , di una legge quando lo richiedono cinquecentomila elettori …”.
    Il ruolo del popolo, mi sembra venga fuori chiaro no?

    • Mah, … più che di “sovranità” parlerei per quanto riguarda l’Europa di “semi-sovranità”. Non solo la sovranità costituzionale non appartiene al popolo, come recita la carta costituzionale, ma neppure al singolo Stato. Come scrive Carlo Galli in “Sovranità”, un libro da leggere, agli Stati europei è rimasta in tasca solo una semi-sovranità incapace di protegge la società dalle logiche dell’euro, dei mercati e delle sfide dell’immigrazione. Per essere davvero “sovrana” l’Europa dovrebbe avere forze armate europee, polizia federale, politica giudiziaria, fiscale e del lavoro europea, un sistema istituzionale completamente diverso e, soprattutto, una discussione politica radicale del paradigma economico oggi vigente. Niente di tutto questo. La “sovranità” è solo una parola scritta sulla carta, se fosse reale non sarebbero nati i sovranismi. E nell’epoca dei governi progettati a tavolino dalla finanza internazionale parlare di potere “al” o “dal” popolo fa sorridere.

    • La frase “Potere dal Popolo”, caro Francesco, mi è venuta da alcune mie ricerche sui conservatori russi di fine Ottocento. Il pensiero conservatore russo è poco studiato; eppure, oggi, conta parecchio, in Russia. Ne è convinto Lesley Chamberlain, uno studioso anglosassone, che ha scritto un libro dedicato alla figura di Sergej Uvarov, uno che è stato tra i più importanti “pensatori” conservatori, e pare molto letto o riletto, oggi, in Russia. Il libro di Chamberlain, “Ministry of Darkness”, è appena uscito, e costa la bellezza di 65 euro.

  • O.K. la nootizia, ma, forse sono ottuso in quanto distratto falla nstra green economy in questi giorni, o forse particolarmente criptico tu Marino, ma fra gli avvisi devo trovare un filo conduttore? O piovono sparsi come pensierini del mattino? Perché in se stessi sono evocativi, ma insieme sono altro?

  • E sì, e sono anche digito-squilibrato come nei tempi peggiori… piovono incomprensioni polpastrello-tastiera

  • Sì, anche per me Marino. Trovare uno sfondo integratore è difficile. Se fossero appunti in ordine sparso, anche qui mi sarei aspettato un titolo per ognuno perchè tu hai capacità di analisi e sviluppo. Ad esempio io sarei intervenuto per commentare Renzi, ma si sarebbe stato difficile integrarlo col resto. E anche Rita è intervenuta solo rispetto alla Lega, no, forse anche, ha parlato di Europa. Francesco invece ha richiamato diritti e doveri dei cittadini (popolo) dal dettato costituzionale. Non so, magari anch’io non ho capito. Comunque tanti spunti di riflessione, ma se fossi in te li riprenderei uno per uno.

    • Essendo un testo senza filo conduttore io mi sono semplicemente limitata a correggere la fake, per dovere di cronaca, e a rispondere a Franco sul concetto di “sovranità”. Non vedo come si possano commentare degli appunti.

  • Raga, commentare è libero, ma ….anche postare è libero no? (fatti salvi etc etc ovviamente!).
    Come spesso accade con l’amico Marino, lui delega, affida a me la scelta dell’immagine in evidenza.
    La scelta che ho fatto l’avete vista, a mio modo significativa rispetto a come io ho recepito il suo post!
    Io credo sia un pò come come i lavori di un artista: l'”opera” deve “operare”, se uno si aspetta che l’autore debba mettersi li a spiegargliela, vuol dire che l’opra non sta operando e ….non va bene! Problema di “trasmittente” o di “ricevente”? una delle due….spenta? fuori sintonia? non c’è segnale? mah….
    Certo, con il “figurativo” è un ….altro paio di maniche: somigliante o no …. urco che bravo, sembra vero ….. l’incarnato!
    Tu chiamale se vuoi ….suggestioni! ( e dai, con le canzonette!!!)

    • O.K. allora l’avevamo capita giusta, pezzi che fioccan giù in assemblaggio, epocale? labilmente tamatico, sensibilità d’qartista. Mica si critica qui, noi non vogliamo!

  • Se si chiede a chi scrive, un cronista pure se mediocre, di approfondire ciò che scrive, è come aprire la porta a un cane da caccia che scodinzola perchè vuole uscire; e poi, chi lo tiene a freno? E’ come confessare a un ortopedico innamorato che fa solletico tanto, la propria gamba: l’ortopedico vorrà investigare, forse con ragione, lasciando l’innamorata ad altri momenti, meno urgenti.
    A Francesco Torrisi che cita la Costituzione, e fa bene, parlando di potere al popolo o potere dal popolo, devo le mie scuse, anche se fuori tema. Ai tempi di Ugo La Malfa, una grande persona, di Amodeo e Ferruccio Parri, la politica era una cosa seria, di persone serie. Ero un ragazzo di poca istruzione, che alzava il pugno chiuso (un socialdemocratico di sinistra); pensando che da qualche parte doveva esserci il paradiso anche per Saragat. Non mi bastava l’inferno, invece reale, esistente, che brucia, che c’è, eccome se c’è; e così ignorai Ugo La Malfa, ignorai il lavoro di Bruno Visentini, pensando che non bastassero alla mia sete di giustizia. Papà Ugo con le sue smorfie, la sua faccia piena di pieghe e rughe, così poco telegenico! Pensavo che Luciana Castellina, muy bonita, così affascinante, fosse acqua fresca, mentre Ugo La Malfa, muffa da cancellare con una mano di candeggina. Ho sbagliato. Poi arrivarono i figli, che non hanno la stoffa, e altro, dei padri e la frittata fu fatta.
    I marxisti ci credevano, del potere al popolo, ma erano degli illusi. Avevano ragione i conservatori (russi) a crederci, che il potere dal popolo, permette di farsi i cavoli propri, con la scusa di fare gli interessi del popolo. Venendo dal popolo basso (esistono tante sfaccettature di popolo), so bene che prima o poi, il popolo basso e quello alto e medio, si fanno infinocchiare dal furbastro di turno, che proviene dalla piccola borghesia, dalla borghesia grassa, dalla borghesia ultragrassa.
    A Ivano Maccali riparlo dell’archivio. La memoria è importante. Molto. E quando cerco qualcosa nell’archivio cartaceo che non è affatto quello di Filippo Ceccarelli, un bravo e umile cronista, oggi in pensione ( archivio donato, con vari camion allo Stato italiano) non mi ci raccapezzo quasi mai, purtroppo . Troppe cartacce. E quando, di rado, salta fuori, la pezza di giornale arrivo a una sola conclusione: che la Storia è imprevedibile, che gli umani sono smemorati, e gli opinionisti, tutti, anche esperti ne imbroccano così poche che farebbero bene a smetterla di scrivere, il perchè, il per come uno ha perso oppure ha vinto. A risultato ottenuto sono tutti bravi a spiegarla la vittoria. E ti ridico che in Italia, cambiando discorso, l’elettorato conservatore, di destra, è maggioranza da sempre, perchè è nel carattere italiano, e se vince la sinistra, è solo perchè la destra, nonostante l’uomo, la donna in più non ha saputo portare a casa il risultato. Da Andreotti, a Forlani, a Berlusconi, a Salvini, al prossimo, così sarà. Si può vincere, ma è un mezzo miracolo, alle elezioni nazionali; il resto è aria per i polmoni. Il popolo, l’èlite, la Lega sbarrata al Po, sono tutte quisquille. Sono maggioranza mentale, che siano corrotti oppure no. Che ne facciano peggio di Bertoldo. I voti li prendono lo stesso.
    L’Avviso ai naviganti cos’è? Non lo so. Le varie scorie raccontate hanno un filo comune? Forse. Sono tazzine di caffè. Dove si è ficcata la scrittura? E’ passatempo, caffè amaro. Senza zucchero.

  • Gentile Rita R., i consiglieri di piè del monte non volevano proporsi un aumento, ma un adeguamento per sopperire alla diseguaglianza di palanche degli assessori? Lei, mi scusi, capisce l’ironia, che è il sale del vivere, con “un attimino” di difficoltà, secondo il mio parere. Le ridico che hanno avuto ragione i consiglieri regionali a battersi perchè non ci siamo più diversità pesanti, biglietti di euro in meno nelle loro tasche. Non è la Lega un partito che si batte per l’uguaglianza? Che lo votano anche gli operai, i sottoproletari? Quindi bene hanno fatto. Magari, le consiglio di non eccedere nella partigianeria, senza guerra in corso, ne soffre lo spirito critico, che nella foga difensiva del proprio orticello, va a farsi benedire. Ma per aiutarla, e l’aiutino fa sempre bene, in Italia è prassi, le scrivo tutte le cose buone della Lega, così lei è contenta. Il linguaggio di Salvini è quello giusto. Sapessero i sinistrossi parlare con la sua efficacia, senza circonvallazioni di pensiero. Ha avuto il fiuto di capire che bisognava scavalcare il Po, e fa niente se si è copiato quasi tutto da Marine Le Pen (meglio copiare che prendere un voto scadente), e costruirsi una Lega nazionale, che il vento che tira è quello. In Italia, in quattro e quattr’otto si può passare da dire peste e corna dei molisani (si fa per dire) e poi dire il contrario. In politica la strategia conta e vince; fa niente se si dice l’opposto, rispetto a ieri. La memoria, l’archivio, gli italiani non ce l’hanno.
    Anni fa intervistai Giorgio Bocca (tre interviste) nella sua ex-casa di Via Bagutta, Milano. La seconda volta gli dissi che si era sbagliato, e di grosso, con la Lega, che aveva votato, che regalava gratis i suoi libri nei gazebo. Bocca aveva detto al “Corriere” che gli amministratori leghisti (dei tempi di Bossi segretario) gli rammentavano i suoi amici azionisti. Una bestialità. Da allora compresi che anche un maestro del giornalismo può scrivere castronerie. E la cosa mi confortò, in parte. Rischiai grosso, perchè Bocca è uno burbero, ma mi andò bene. Non mi cacciò di casa. Negli ultimi anni Bocca fu impietoso con la Lega Nord. E forse anche con se stesso. Smisero di regalare i suoi libri ai gazebo.

    • Quanta presunzione, signor Pasini. Tra il “le consiglio”, il “voglio aiutarla” e le sue interviste/ammonizioni/consigli ai personaggi famosi del Novecento italiano, siamo chiaramente alla farsa. Mi pare invece che, senza stare a menare troppo il can per l’aria, lei non voglia ammettere che la notizia della “Stampa” fosse una fake. E’ cosi’ difficile? Tutto il resto che ha scritto e’ fuori tema.

  • Caro Marino, ora che posso leggere il testo senza cercare il filo conduttore a tutti i costi lo trovo, almeno nelle note sparse centrali: l’’educazione scolastica. Ma quanto erano imbecilli i nostri professori! Non tutti certo… Boria, dogmatismo, e perdevano le migliori energie del “capitale umano” come si dice adesso, che si affidava loro!
    Avrei voluto farlo quel mestiere, ma, almeno nel mio settore, l’ho fatto, e ho constatato la gioia di vedere germogliare delle facoltà in chi più giovane, ben più appagante che sentirsi elevati nel confronto con la presunta pochezza dell’allievo, come certi docenti apertamente ostentavano. Piccola riaccensione di fiamma dato che qualche esperienza cattiva l’hai avuta anche tu.

    • Caro Adriano, ti rispondo volentieri, anche perchè sei uno curioso, tollerante mi pare, e non affetto da fanatismo ideologico. E’ vero, ho avuto, come tanti, difficoltà economiche nella crescita. Mai una casa di proprietà fino a quarant’anni, la prima gita scolastica di tre giorni con una segreta colletta dei miei compagni di classe. Ma sono fastidi molto frequentati. Sono, comunque, ottime esperienze. E ringrazio quell’insegnante che aveva già in mente la classe dirigente, e la classe prendi-il-badile, o tira-lo-straccio-sul-pavimento. Grazie a lei, mi sono poi ingozzato per rabbia di tanti libri d’avventura, e roba fine, da intellettuali da cattedra che la sanno lunga. I destini sono un percorso complicato e misterioso, ma sono quasi sempre merito o colpa dell’individuo, se c’è buona salute, e non il massimo della sfortuna.Forse, ti sorprenderà che lo dica, ma il carattere, la tenacia sono fondamentali, per come la penso. Se qualche ragazzo o ragazza mi sta leggendo lo tenga a mente. Non ho la mistica del proletariato, perchè non ho alcuna mistica, anche se è giusto che uno metta le carte in tavola senza ipocrisia (cosa che spesso non succede). E se uno, o una ti dice: che bella la tua scuola delle Segretarie che ti ha insegnato a scrivere, ignorala. O ti prende per il culo, o non sa quello che dice.

  • Avviso ai naviganti. Fuori onda. La jena cremasca. Il compendio delle false notizie.
    Per il Coronavirus crollo delle vendite nei negozi del lusso della vicina Milano. Migliaia le prenotazioni annullate negli alberghi. Anche a Crema si segnalano pure disdette negli alberghi, nei B&B. Due turisti cinesi che intendevano venire a Crema, a filmare i luoghi del film di Luca Guadagnino hanno dato forfait. Niente incremento turistico per il 2020.
    Anche a Crema è arrivato il bike sharing, cioè il noleggio delle biciclette. Bene, hanno detto nel salotto di piazza Garibaldi il gruppo di pensionati che si ritrovano prima di mettere le gambe sotto il tavolo. Una buona iniziativa del Comune: finalmente i vu’ cumprà, i marocchini, i rom smettono di rubarci le bici. L’importante, dice uno del gruppo, uno “catastrofico” nei giudizi, che le bici non finiscano poi nel Triacù, nel Cresmiero.
    I populisti italiani, raggiunto il potere, sapranno darci un teatro di prosa della qualità di un Giorgio Strehler, Luca Ronconi? Quello è teatro dell’èlite. Il Piccolo, chissà: forse ai Legnanesi; oppure, ma forse ci stanno ancora pensando, i populisti hanno intenzione di trasformare il Piccolo Teatro di Milano in una sala per un edizione straordinaria del “Grande Fratello” con ingresso gratuito, tanto per cominciare. Poi si vedrà.
    Sul “Giornale” del direttor Sallusti, la cronista Serenella Bettin scrive da Castiglione delle Stiviere: “Un paese, dice, di poco più di ventitremila abitanti situato nella pianura padana, sui colli morenici del Lago di Garda”. Se ventitremila abitanti non bastano per farne una piccola città, cos’è la cittadina di Orzinuovi? Un paesino? E Palazzo Pignano? Uno sputo di terra in un occhio? E quando mai in pianura si sta sui colli? La destra giornalistica italiana è esperta in geografia. Anche la sinistra letteraria, in geografia non scherza. Caltanissetta, oltre sessantatremila abitanti, tutte le scuole, un tribunale, l’ospedale, scrive Dacia Maraini sul “Corriere della Sera” è “una cittadina proverbialmente remota”. Remota lo sarà, ma quando la smetteranno i metropolitani di ritenere che tutto ciò che è al di fuori delle loro cittadone è abitato da quattro gatti?
    A Ombriano il Commendator Manenti sognava un istituto musicale, dove una volta correvano i daini, c’era un parco. Musica per dar lustro e uno spazio doveroso alla cultura musicale per la cittadina di Crema, sognava il commendatore. Non è andata proprio così. Il suo sogno è stato frazionato in tanti appartamenti più o meno signorili; ma un callista, un orientale ha aperto un piccolo studio, a piano terra. Quando toglie i calli, il cliente ascolta Mozart. Anche a Ombriano la cultura musicale è garantita, quindi.
    La classe proletaria, in Inghilterra invece di votare laburista, uno come Keir Starmer, dirigente del partito la cui famiglia di origine era così povera da rinunciare al proprio gatto per risparmiare soldi, ha preferito il partito del Capo, della Brexit, che ha studiato all’esclusiva scuola di Eton; ha scelto i “tories” da sempre baluardo anche dei ricchi sfondati. Il marxismo ha capito proprio niente: i poveri non solo invidiano gli ultraricchi, li adorano.

  • “Il marxismo ha capito proprio niente: i poveri non solo invidiano gli ultraricchi, li adorano.” Giustissima affermazione Marino. Questo spiega l’ascesa di certe destre da Berlusconi in poi. Che poi è l’espressione peggiore per definire la guerra tra poveri. Non i poveri contro i ricchi, ma una degenerazione di valori tra gli sfigati della Terra, convinti tutti che se ce l’ha fatta uno possono farcela tutti.O almeno io voglio riuscirci. Niente di più di destra di così. La cultura di massa che avrebbe dovuto contribuire ad elevare il livello umano degli umani sta rivelando il suo completo fallimento. I libri sono stati sostituiti dalla cultura trash dei social, e televisiva da prima,che persevera nel propinare modelli culturali tipo Maria De Filippi e Tina Cipollari, tra mostri alla ribalta col plauso spero inconsapevole, fino a ravvedimento (?) di un pubblico idiota che conferma il fallimento di prima. E questo elenco di due personaggi potrebbe continuare all’infinito. Con una consolazione quotidiana in quel piccolo programma di Rai3 condotto da Mieli dove interlocutori dell’esperto si confrontano giovani storici che è un piacere sentirli per le loro competenze e passione, o poco prima in quel programma che era di Augias con ragazzi di vari Istituti superiori con le loro domande, previa preparazione con i loro insegnanti, dimostrano che forse un’altra civiltà è ancora possibile. Almeno seguendo quei programmi che si spera non di nicchia, pur sapendo che mai farebbero l’audience di Sanremo.

    • Ed ecco delinearsi la “versione saggia” del rutilante Ivano!
      Come nn essere in sintonia?!?

  • Avviso ai naviganti. Corso accellerato d’economia in sei minuti e basta per studenti svogliati.
    In questo blog non so quanti sono, a parte gli studenti, i dipendenti pubblici attuali o ex, coloro che hanno lavorato in ditte private piccole, o medio piccole (intendo non la Fiat, l’Olivetti, ecc.). Forse pochini. Se mi sbaglio, segnalate.
    Nelle microaziende, tante che ho conosciuto tra cui clienti e fornitori, l’evasione fiscale è la norma. La prassi. E’ normale che i clienti, a fine anno, caricano gli acquisti per evitare il versamento “pesante” di imposta sul valore aggiunto. Aziende meccaniche, altamente tecniche intestate alla moglie che non sa mettere un chiodo nel muro. Ditte anche di più di cento dipendenti, spezzettate in varie denominazioni; capita di lavorare nello stesso ufficio con colleghi della “stessa azienda”, ma con un’altro nome, altra partita Iva, altro bilancio. E perchè? Per stare sotto i quindi dipendenti. Se produci un materiale con base l’alluminio, per esempio, ogni due-tre settimane c’è chi fa un pre-bilancio provvisorio (anche su un foglietto striminzito con le dieci voci base), e quando si avvicina fine mese capisce come sta la situazione, se servono “interventi”: come acquistare alluminio, anche in dosi massicce, o no, per equilibrare il reddito e le imposte da pagare. Fatturazioni false, veritiere? Prodotti inseriti piuttosto che altri? Sovrafatturazione di alcuni prodotti? La creatività italiana è ben conosciuta. Chi ha lavorato belle microaziende lo sa. L’Economia della Partita Doppia, quella pratica, è spesso questa, in Italia. Se voi ne conoscete un’altra, non saprei. Ma non ci credo, perchè l’altra non l’ho mai vista funzionare. Nel corso d’economia è menzionato il recupero dei crediti? In Italia sono moltissime le Srl, le società a responsabilità limitata; e quelle, se non ti pagano, i soldi non li prendi più indietro. Se sei fortunato, porti a casa il 10-15 per cento dopo anni. In teoria non è così, ma in pratica questa è la realtà. La liquidazione, il Tfr, non lo prendi dopo uno o due anni, se ci sono problemi, nelle ditte private, ma aspetti, aspetti, e gli anni passano. Tanti anni: ma ti assicurano che l’Inps provvederà. Certo. Intanto il tempo passa, e saltano fuori sempre nuovi intoppi. Di ogni genere. Beati i dipendenti pubblici, che se debbono aspettare due anni, dopo due anni i soldi li prendono di sicuro. Nelle ditte private può succedere di tutto, anche lunghissime attese per il Tfr.
    L’Economia aziendale, che non so se è tema del convegno, del corso in questione, ma lo dico lo stesso, è questa, perchè è l’unica Economia che conosco. che ho frequentato in quarantadue anni e dieci mesi di lavoro. Se qualcuno ritiene sul serio che esista l’etica nel mondo del lavoro, altro tema interessante, è un illuso. Mi facevo gli occhioni leggendo di Adriano Olivetti, della sua bellissima azienda, ma quante Olivetti ci sono state e ci sono in Italia?

    La Bibbia scrive: “Gloria alla nostra sofferenza”. Anche fisica. La sofferenza, secondo la Bibbia produce perseveranza; la perseveranza, carattere; il carattere, speranza. Sono balle. Il dolore fisico non produce perseveranza, ma umiliazione. L’umiliazione fiacca l’autostima; senza l’autostima addio speranza. E’ un gran libro, la Bibbia, ma una castroneria è una castroneria, che lo dica la Bibbia o il calendario delle Casse Rurali

    • Guardi signor Pasini che anche un inquilino in Italia, e solo in Italia, se decide di non pagare l’affitto di casa può tranquillamente non pagarlo, continuando ad occupare l’immobile per anni. Mentre il proprietario gabbato nel frattempo è tenuto al versamento dell’Imu e di tutte le relative tasse, pena multe stratosferiche.
      L'”economia aziendale” è solo una goccia nel mare magnum dei problemi italiani, tutti scaturiti da una GIUSTIZIA ingiusta e inefficiente, da una BUROCRAZIA ingolfata da una selva di inutili leggi e da una POLITICA non all’altezza del compito affidatole dai cittadini. Quindi, da che parte s’incomincia a resettare? Sempre che qualcuno/qualcosa non ci resetti prima, naturalmente. Un’eventualità assai probabile.

    • Con tutto il rispetto, Marino: ma allora ….. non ci vuoi bene!
      Non hai dato nemmeno una sbirciata alla brochure che presenta il Corso di quest’anno?
      Il titolo è : “GREEN ECONOMY ovvero UN’ECONOMIA CIRCOLARE”!
      Quella che tu hai chiamato “ECONOMIA AZIENDALE” con i “cambimenti climatici” e l'”ecosostenibilità” si linka assai difficilmente!

    • Non so dove si trova scritto “Gloria alla nostra sofferenza”. E il resto è impreciso. San Paolo scrive:
      “La tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza”, e non mi sembra una “castroneria”.

  • i “quindi dipendenti” sono quindici dipendenti.

  • “Gloria alla nostra sofferenza”
    «SOFFERENZA» E «SPERANZA DELLA GLORIA»
    IN ROM 8,17
    Due concetti diversi o un’interpretazione o ricordo errati?

    • Oltretutto non ne capisco il nesso. Oltretutto mi sembra una bella cazzata, la solita consolazione cristiana che non ha mai consolato nessuno. Una mia vecchia zia mi ripeteva continuamente che se il signore ci dà la croce ci dà anche la forza per sostenerla. Anche questo non capisco cosa c’entri, ma gli intellettuali. io, offrono sempre spunti, o sputi, che di questi tempi va bene la mascherina, di riflessione.

    • Sua zia aveva certo più senno di Lei.

    • Rispondo a tutti coloro che mi hanno tirato in ballo, e che, per un motivo o per un’altro, hanno avuto ragione da vendere su ciò che ho scritto. Devo chiarire. “Avviso ai naviganti” è un almanacco notturno, in omaggio a un programma che trovavo bellissimo: quattro segnalazioni, all’ora tarda, della situazione dei mari, barche in avaria, venti impetuosi o calma piatta. Pensavo alle vele, le vele, le vele, e sentivo il vento addosso sulla poltrona-letto, con mio fratello che diceva: spegni la radio che ho sonno. Così “Avviso ai naviganti” sono pensieri notturni senza capo nè coda, divagazioni, con niente di serio. C’è ironia, sarcasmo: anche cose vere, senza ipocrisia, come succede ai pensieri prima di prender sonno.
      Caro Francesco, la brochure l’ho letta, ma ho voluto dire qualcosa dell’unica Economia di cui qualcosa so; sono andato fuori tema? Vero. Ma le mie erano divagazioni come sopra specificato. Non andranno a male; verranno buone al prossimo corso, o ri-corso se lo farete su “economia aziendale”. Su questo blog non mancano i dipendenti pubblici; quanti siano i dipendenti di aziende private attuali o ex invece non saprei quantificare. Così un ripasso di economia aziendale, intendo il mio stupidario, male del tutto forse non fa.
      Gentile signora Rita R., purtroppo non saprei cosa risponderle. Che l’economia aziendale sia solo una goccia nel mare italiano o italiota dei nostri problemi, è indubbio, ma il mio piccolo contributo, la goccia, è pur sempre qualcosa. Altro non posso dirle, perchè non ho mai posseduto un immobile con un inquilino (ho molto faticato ad averne uno, di proprietà con me dentro); un lusso del genere, con i suoi grattacapi, lo ignoro. Lei no? Beata, allora. Cosa vuole signora, noi del popolo basso (non lei, forse) non ci resta che Salvini a darci una mano per tirarci su il morale. Del resto, non c’è giustizia a questo mondo. C’è chi non possiede una casa, e deve pagare l’affitto, e chi ne possiede due, anche più di due, e si lamenta lo stesso. Non c’è mai stata giustizia, e non ci sarà giustizia neanche dopo, nell’altra vita; e qui rispondo al signor Cadè: niente giustizia dopo esser crepati, gentile signore: castroneria numero due delle religioni (anche se la prima castroneria, sulla “sofferenza” nel mio pensiero notturno non è stata formulata con precisione, ma nella sostanza).
      E ha ragione Piero Carelli e lo ringrazio. Mi auguro che Crema riesca ad avere quelle infrastrutture che sono la pre-condizione per ogni faccenda. Anche se divido il mio tempo fra Crema e Milano, preferendo di gran lunga la seconda città, non smetto mai di sentirmi cremasco. A differenza di altri che si fanno passare sotto il naso l’inconsistenza della cremaschità senza neanche accorgersene, di non esistere come territorio, pestando i piedi in una terra che è di altri. L’ultima è di ieri sul “Corriere della Sera”: Madignano, comune del cremonese. Se il cremasco non esiste neppure, tanto vale abolirlo dalle enciclopedie, e chiamarsi cremonesi, a tutti gli effetti. Io continuerò a frequentare sempre più spesso Milano, sentendomi cremasco, anche se è Cremona che tiene per i testicoli la “cremaschità”.
      Per Ivano Macalli gli dico che la sua curiosità è notevole, azzeccando un libro eccellente che è “Il treno dei bambini” di Viola Ardone, già in diverse edizioni. Segnalo che alla biblioteca del sistema bresciano-cremonese, il libro di Viola Ardone è stato acquistato con più di 120 copie che sono tutte in prestito, con addirittura 180 o più prenotazioni. Il successo di un libro è anche questo.

  • Io mi sono sempre detto, o ho sempre creduto che si muore delle paure che si hanno. Se ho paura dell’infarto passo la vita a pensare che morirò di quello. Certamente sarebbe ben curioso adesso morire di Coronavirus. Morire di una circostanza imprevedibile alla quale non avrei mai potuto pensare. Se così fosse che mistero la vita. Tante menate e poi arriva una bestiolina che mai avrei contemplato.
    In verità che la vita sia misteriosa lo sappiamo tutti, ma in questo momento anche di più.

  • Sa signor Cadè che alcune volte lo penso anch’io? Ma, per caso, ha avuto anche Lei una zia così?

  • Signor Pasini, visto che Lei liquida certe questioni (il rapporto tra fede e sofferenza, la giustizia divina) come “castronerie” e non ha dubbi in proposito, non avrebbe senso discuterne.

  • Gentile signor Cadè, una cosa è la sofferenza “morale” del curato di campagna di Bernanos, le inquetudini di Padre David Maria Turoldo, un’altra è la sofferenza fisica, atroce, senza speranza. Se la fede, la sua fede non conosce la differenza è affar suo. Metter fine alla sofferenza atroce, fisica di mia madre, che restò più di quattro anni immobile a letto, muovendo solo una parte della faccia e nient’altro, con una sfilza di malanni gravi, sarebbe stata una benedizione. Una condanna che lei non si meritava. Glielo chieda al suo dio, lei che è un esperto del rapporto tra fede e sofferenza, che cosa c’entravano con mia madre, una donna onesta, povera, che aveva già sofferto per gran parte della vita, altri quattro anni di calvario. Qual’era la sua colpa? Ma ascolterà il suo dio? O si girerà dall’altra parte, perchè troppo occupato, o inesistente? Piuttosto perchè molte religioni provano ad interferire nella vita delle persone, anche quando vogliono staccare la spina? Che non vengano ad interferire nella mia. Dovranno solo provarci. Glielo chieda al suo dio perchè la fanno franca tanti criminali, che ha fatto una vita bella, più piacevole della mia e della sua, neanche un giorno di galera, e magari, pure, sono morti in pace, tra la stima della comunità, ignara delle colpe, che dio, il suo dio senz’altro avrà visto. Glielo chieda al suo dio di giustizia, se sa cos’è la giustizia. Si faccia dare una risposta. Potrà inviarmela per posta, con un corriere in bici o in vespa, o con il trattore, oppure via mail. Mi faccia sapere. Non ho fretta.

    • Qual era non vuole l’apostrofo.

  • Caro Marino, per leggere alcune firme pontificanti di Cremascolta ci vuole una bella pazienza. Se poi leggi anche che un commento politico di una viene giustificato o non criticato, invece quello di un altro, di risposta, sì, allora vengono dubbi anche sull’onestà intellettuale di alcuni commenti. Per chi non capisse: se qualcuno scrive che Conte è un pirla non è squallido, se un altro, di reazione incazzata, dice che Salvini lo è, allora questo sì che lo è, diventando becera strumentazione politica. Ti pare corretto? Se non considerassi un mio dovere morale intervenire, e credo lo sia anche per te, non varrebbe certo la pena commentare.

  • Permettetemi anche una battuta. “Prima gli italiani si è concretizzato. Moriremo tutti leghisti”.

  • Così, “in amicizia” Livio, il commento a Marino “qual era non vuole l’apostrofo”, dopo il suo urlo disperato di dolore sul calvario di sua madre, credo proprio te lo potessi risparmiare! Fossi in te gli chiederei scusa!

    • Franco, usare un dramma personale (chi non ne ha avuti?) per aver ragione in un contraddittorio, mischiando “l’urlo disperato di dolore” a frasi sprezzanti e sarcastiche, io lo trovo disgustoso e privo di dignità. Quindi nessuna scusa.

    • Franco, aggiungo che, pur avendo il massimo rispetto per il dolore di ciascuno, posso trovare deprecabili le circostanze, i modi, le finalità, con cui lo si mostra. E scusami tu se in questo caso le nostre sensibilità divergono.

  • Niente di cui scusarsi, con me, Livio!
    Difatti io avevo scritto “fossi in te”, il che, non è!

  • Sa al signur, come direbbe Francesco, cosa ci sia di sarcastico nel commento di Marino di ieri. Misteri della fede.

  • Caro Ivano, il signor Cadè ha fatto bene a correggere un apostrofo fuori posto, scritto da me. Scrivo velocemente e ho il difetto di non controllare a dovere ciò che poi invio, ma non è una buona ragione. Innanzitutto l’ortografia. Grazie signor Cadè. Mia madre ha avuto il calvario di milioni di persone che attendono una risposta che non ci sarà, dal dio del signor Cadè. Il mio è sarcasmo? E’ amarezza. A persone come il signor Cadè non ho altro da dire; ha ragione: il dialogo è chiuso.

    • C’è però una cosa che Lei non dice, cioè se Sua madre aveva fede.

    • In quanto a scrittura frettolosa, penso di costituire il limite massimo raggiungibile. In quanto al mio rapporto con un dio, ci ho messo invece tutto il tempo necessario, e conviviamo soddisfatti

  • Perchè?
    Perchè solo se ce l’aveva, poteva rivolgersi all’……”ufficio reclami”?!?

    • Franco, mi sorprendi, io non sto facendo del sarcasmo. Dal mio punto di vista, certo anacronistico, dire che San Paolo dice “castronerie”, è una bestemmia. So che nella nostra società ‘laica’ questo lascia indifferenti, so che si può dileggiare e offendere il cristianesimo senza alcuno scrupolo. Le ‘bestemmie’ certificate oggi sono altre e vengono definite da un pensiero dominante controllato non si sa bene da quale nuova Chiesa. Io, che sono essenzialmente uno scettico, resto però legato a questo antico rispetto per la religione tradizionale, quella che ha plasmato in tutti i sensi la nostra civiltà negli ultimi duemila anni. Rispetto la fede religiosa di chiunque, rispetto l’anelito anche semplice, ingenuo verso Dio. E a maggior ragione rispetterei queste cose se fossero state importanti per mia madre. Per me la rabbia, l’amarezza, non giustificano certe espressioni. Il signor Macalli insiste col dire che la fede non consola nessuno. Ma, a parte che questa è solo la Sua opinione o la Sua esperienza, la fede non è una pastiglia per il mal di testa o un superalcolico per intorpidirsi la coscienza. È una pulsione profonda, come l’amore, che si può pervertire. Ma se il tema suscita sprezzo o ilarità, mi sembra inutile parlarne.

  • Come se avere fede garantisse consolazione. Ma quando mai? Il signor Cadè avrà della prove evidentemente per porre questa domanda “fondamentale”.

  • Io dico a chi si consola con la fede di sperimentare sofferenze indicibili per poi vedere come va. A quella suora intervistata da Repubblica a proposito di Dj Fabo che diceva che….”tutte le amenità del cristianesimo che sono di conforto” io augurai alla poverina di provare a trovarsi nella stessa condizione. Augurio che confermo. Poi quella fanatica ci racconterà. Che poi nessuna concezione di vita sia uguale ad un’altra questo dovrebbe essere da monito a giudizi superficiali che esprimono solo il proprio pensiero. Ma io proprio non ci riesco. Ho anche dei dubbi rispetto alla fede definita pulsione profonda. Se anche lo fosse sarebbe grazia di pochissime persone. Da sempre si parla di credenti immaturi. Se n’è accorta anche la chiesa. Quindi andiamoci piano a parlare di fede che, lo sappiamo tutti, non è niente di più astratto. Quanto al rispetto per la religione tradizionale che ha condizionato 2000 anni di Storia sa bene anche il signor Cadè, bene o male ognuno per sè, che è stata scardinata o messa indiscussione ormai da centinaia di anni. Vorrà pur dire qualcosa questo allontanamento. E qui il personale non c’entra un bel niente.

    • Ma possibile che non si riesca ad accettare l’idea che TUTTI gli uomini sono credenti? Alcuni credono in dio, altri credono nella non-esistenza di dio. Ma sempre di credenze si tratta. Le “prove” sono materia da commissariato.

    • Infatti, alcuni credono fideisticamente alla ‘scienza’, a quello che dice la tv o che scrivono certi giornali. Questo intendo per ‘fede pervertita’. Mi pare lo dicesse Chesterton che quando non si crede più in Dio si comincia a credere a tutto.

  • Solo che non è dimostrabile, e non lo dice la scienza, lo dice il buon senso, che è buono se speso a prendere tutto con le pinze. A qualsiasi domanda seguono risposte, ma senza le domande è anche peggio.

    • Niente di non-materiale è dimostrabile, ma lo sarebbe il buon senso? Questa è bella. Ora vado a comprare un etto di buon senso, troverò di sicuro un bottegaio che lo sappia pesare, misurare e incartare.

  • Non ho detto che è in vendita, ho detto che ognuno usa il suo. Ad esempio, ci sono credenti e creduloni. I complottisti secondo me, come quelli che credono ai virus modificati in laboratorio e poi messi in circolazione da chissà quale misterioso deux ex machina, sono dei creduloni. E meno male che il loro buonsenso non è in vendita. Sai, c’era anche chi credeva a Vanna Marchi.

    • Signor Macalli, il Suo metodo intellettuale (e non solo il Suo, purtroppo) è simile a quello del bambino che dice “è vero perché l’ha detto il mio papà”. Si creano dei surrogati dell’autorità paterna a cui credere: la scienza ufficiale, l’informazione ufficiale, la storia ufficiale, organismi la cui autorità poggia appunto sul fatto di essere ‘ufficiali’, di rappresentare il regime, una sorta di ‘padre’ ideale. In fondo si desidera essere dominati. E tutto quello che non coincide con le verità ufficiali è bollato come complottismo, negazionismo, credulità, malvagità ecc.. Questo esime dalla fatica di indagare, analizzare, riflettere e, soprattutto, salva dalla paura di non avere più una ‘autorità’ indubitabile di riferimento. Dovremmo imparare a essere scettici, su ogni cosa.

    • Gia’, proprio cosi’. E chi desidera essere dominato di solito vede ovunque il fantasma del dominatore. Ne e’ perseguitato, ossessionato.

  • Signor Cadè, Lei capisce quello che vuole. Per essere più chiari ancora, e ancor più ovvi, io non ho detto che uso il buon senso di mio papà, ho scritto che uso il mio. Rispetto al metodo intellettuale lo sa in quanti la pensano come Lei? Sa quanti papà ha anche Lei? Anche se non dubito che sappia rielaborare, cosa che invece esclude negli altri, ma questo l’ho capito da un pezzo. Quanto a Rita, la sua psicoanalisi da strapazzo, quella dei luoghi comuni, lasciamola dire.

  • Dimenticavo: il suo scetticismo evidentemente la porta a risposte sbagliate forse perchè si pone domande inadeguate. E comunque non indichi strade agli altri. Lei si faccia la sua. Ognuno è pensante a suo modo. Quanto alla corrente filosofica citata anch’io la stavo menzionando, ma poi pensandoci ho pensato bene e capito, come dice Rita, che tutti crediamo in qualcosa, senza chiederci troppo. Ma in troppi credono alle stupidate.Cosa c’è di più umano, ragion per cui imparerò, signor Cadè, a perdonare tutte le sue sciocchezze. E si dovrà farlo anche con Rita. Anche perchè osservo che lo scetticismo che in questo momento Lei indica a metodo, è disatteso anche da Lei. Scettico verso lo scetticismo.

    • Il metodo qui è importante. Perché Lei esclude che questo virus sia stato creato in laboratorio, manipolato e forse diffuso intenzionalmente con uno scopo? Perché Lei sposa l’ipotesi della accidentalità naturale? Perché le prime ipotesi sono, secondo Lei, ‘stupidate’ e l’altra invece è sicuramente vera? Lei ragiona a priori, perché la Sua volontà, non la Sua intelligenza, ha deciso così. E, per puro caso, le Sue opinioni coincidono sempre con le versioni ufficiali, quelle diramate da un regime culturale dominante.
      Comunque, su una cosa ha ragione, io dubito anche dello scetticismo.

    • Grazie, il perdono era proprio ciò di cui avevo bisogno.
      Ora mi ritiro per i tre pateravegloria.

  • Per puro caso invece le sue dissentono. Dissentono, e non creda di essere in minoranza, dal pensiero unico. Lei non è un libero pensatore. Quello che dice a me vale anche per Lei, auspicando appunto anche per Lei, che sia la sua volontà e non la sua intelligenza a guidarla. Vedrà che prima o dopo la seconda opzione le verrà buona. E poi basta con questo avvitamento, questo non è un duello. Cari saluti.

  • Lezione d’ortografia dal gommista.
    Il professore cremasco, in attesa che riaprono le scuole, incapace di gonfiarsi gli pneumatici della sua automobile va dal gommista; adesso il tempo ce l’ha: sono giorni da coronavirus. Buongiorno, ho il pneumatico anteriore sinistro, dice, un po’ troppo basso, non le sembra? Potrebbe controllare? Certo, risponde il gommista. Però, caro professore, mi perdoni se la correggo; lei da insegnante dovrebbe parlare da “originalista” della lingua italiana. Scusi? lo guarda sbalordito il professore; cosa intende per originalista? Eh, i sinonimi, le parole che seguono l’articolo e che cominciano con “z”, “x”, “pn”, “ps”, nella forma corretta italiana obbligano l’articolo “lo”, al singolare, quindi “lo pneumatico”. Non dia retta ai nuovi dizionari che fanno scempio della correttezza della lingua, e accettano che si dica “il pneumatico”! Nel dubbio, impari a gonfiarsi lo pneumatico da solo.

    C’è una secessione in atto fra grandi città e piccoli centri. Mentre molte nazioni hanno un economia che arranca, le piccole città, le campagne faticano, grandi città alimentate dalle multinazionali, ricchi investitori, sono in fermento (almeno, lo erano prima del coronavirus). A Parigi tutti i sei candidati ingaggiano scontri politici per chi promette più alberi, molti più alberi in città. Madame Hidalgo vorrebbe seminare 170mila alberi in sei anni; il suo concorrente Cedric Villaine è animatore di una “Notte degli alberi” e di un vasto progetto di viali e passeggiate alberate. A Lille i candidati rivaleggiano parlando di foreste urbane, luoghi vegetali. Ma non c’è solo il giardinaggio. S’incoraggia l’uso della bicicletta, convertire le mense scolastiche all’alimentazione biologica, favorire la transizione energetica. Città-giardino, città-sostenibili, turismo-sostenibile. Tutto sostenibile. Stessa lingua da Seattle, a Montreal, da Berlino a Milano. A Ginevra è dal 2013 che hanno lanciato il progetto “Nature en ville”. Orti sui balconi; nuovi giardini; una campagna dentro la città; con denaro fornito dall’Amministrazione ai privati che intendono trasformare la loro abitazione in un piccolo boschetto. A Crema, l’intenzione, mi dice un amico, mentre la prendiamo comoda, passeggiando sulla strada trafficata che dall’ospedale cittadino supera il supermercato Lidl e costeggia il parcheggio del cimitero. Mani dietro la schiena, tiriamo sera. Mi scappa l’occhio. Ehi, guarda Edoardo il filare di questi alberi, una decina – che costeggiano lo stradone – sono belli grossi, guarda come li hanno conciati: capitozzati, anzi direi castrati, ribassati. Non sembrano alberi ma paracarri, alberature senza più vita. Ci vuole un cervello da lumache, o peggio, per potare gli alberi così. Ci vuole disprezzo per le piante, un piacere direi sadico. Altro che città-giardino dalle nostre parti: siamo ancora ai tempi di Carlo Cotiga, noto imperatore senza corona, sposo di qualche regina della campagna nostra, suicida nel Triacu’.

    Andrew Sabisky, 27 anni, consigliere del consigliere di Boris Johnson ha scritto sui social che lo sport femminile è pari alle Paraolimpiadi; e se le donne di bassa estrazione sociale dovessero continuare a far troppi figli, per loro dovrebbe scattare la sterilizzazione di Stato. Si definisce “un super-veggente”. Ora si è dimesso. Può venire in Italia, magari lo assumono.

    • Io direi: in attesa che riaprano le scuole.

  • Signor Cadè, ha tutte le ragioni, ho sbagliato la vocale: avrei dovuto scrivere “riaprano”, anzichè “riaprono”. Avere un lettore attento come è lei mi onora. Lei, perlomeno, può andare dal gommista senza fare brutte figure. Oddio, magari è uno di quelli che nota la pagliuzza, poi le scappa la trave, lunga una frase intera. “A Crema – avrei dovuto scrivere – ci sarebbe l’intenzione di farne una piccola città-giardino”. Invece, nella battitura ho saltato un’intero pezzo. La prossima volta, oltre la pagliuzza stia attento alla trave, perchè quelli come me, di obbrobri scrivendo ne fanno a bizzeffe, attento (o quasi attento) e gentile signore.

  • Marino, per precisione, gli alberi in prossimità del cimitero, sono dei Gelsi, destinati a morte sicura, recuperati chissà dove e fatti ripiantumare dall’ex Onorevole e Assessore Franco Bordo. Diversi anni fa. Pur capitozzati, recuperati così, consideriamoli un monumento all’allevamento dei bachi, alla lavorazione della seta nel cremasco e al suo passato industriale. Meritevole.

  • Marino, non prendertela. Al signor Cadè piace fare i dispettucci. Gli piace fare il primo della classe.

    • Vorrei sapere, signor Macalli, chi le dà il permesso di prendersi tanta confidenza e di riempire il blog di battute insulse su di me. La faccia finita, per favore. Comunque, “qual’era” o “in attesa che riaprono” sono errori che chiunque può fare per distrazione e di cui non mi importa nulla. La mia polemica è diretta al contesto in cui si trovano, non all’uso dei verbi o all’ortografia.

  • Chiunque si espone è soggetto a critiche o complimenti o battute insulse. Non lo sa che sui blog si trova di tutto? Si assuma le sue responsabilità. O altrimenti invochi di nuovo la censura. Del resto Lei di battutacce sul mio conto ne ha fatte da neppure stare a contarle. E senza chiedermi il permesso.

    • La solita frittata girata… Visto che Lei non è consapevole del suo ruolo di molestatore (non di interlocutore o di polemista anche violento, che sarebbe normale) e dato che è stupido pensare che Lei la smetta di molestare, preferisco togliere il disturbo.

  • In fremente attesa: che palle, ricomincia con le solite storie? Si accomodi.

  • Ringrazio Ivano Macalli. Mi hai informato che quegli alberi-paracarri sono dei gelsi. Non lo sapevo. Consiglio di metterci un cartello, da parte dell’Amministrazione, che spiega, come succede per altre “postazioni” (l’ex linificio, per esempio), che alberi sono e perchè sono così malridotti, o malpotati. Aiuta gli “estranei”, gli ignoranti come chi scrive a comprendere la bruttezza del colpo d’occhio. Ma Ivano Macalli ha fatto una cosa che dovrebbero fare tutti: siamo zeppi di sconoscenza su ogni faccenda; se un lettore del blog segnala, dicendo qualcosa che sa, aiutando a colmare l’ignoranza, è la cosa migliore che può fare. Non è una gara fra lettori. Ignoranti siamo tutti. Chi pensa il contrario è uno stupido. E lo ripeto: ringrazio chi corregge gli orrori grammaticali. Per quanto mi riguarda scrivo sporco, anche con uno stile brutto pessimo atroce, pure sgrammaticato. Ho fatto fatica ad avere la sufficienza alle Segretarie, in lingua italiana; non ho alcuna vergogna ad ammettere le mie pecche; una grammatica traballante. Solo gli imbecilli nascondono le loro miserie, cercando di passare per accademici, senza averne le qualità. Ringrazio chi mi segnala sempre l’errore; vuol dire che legge, che è attento. Se poi lo fa per sarcasmo, non m’importa. Magari, la mediocrità è condivisa.

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