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ADRIANO TANGO

Il mattone fondamentale

Per abitudine esplicito l’occasione di riflessione: a volte una ricorrenza,  spesso un fatto di cronaca, o una notizia pubblicata… Questa volta nulla di simile, semplicemente una pagina di libro, sfogliata elettronicamente, cioè col lettore, e l’immagine che pongo in copertina: una coppia etrusca.

Loro, i proto-romani, ma questa vien lunga da spiegare, quelli lì insomma, credevano nella vita eterna, e volevano fare fermamente anche “di là”  tutto ciò che tanto era piaciuto loro in vita, e questa coppia di sposi maturi desidera continuare a frequentare insieme i simposi per prendere possesso dello stesso triclinio e coprirsi con lo stesso mantello; per non smettere le effusioni neanche mangiando o discutendo di alte questioni elevate, evidentemente. E così ci ho pensato su: ma questi qui ci lanciano un insegnamento da un lasso temporale di circa duemilaseicento anni! E se la scommessa la vincono loro, se davvero sono “in vita oltre la vita” da duemilaseicento anni si scambiano affettuosità!

Ma allora forse questa coppia non esce mai di moda. E già, perché intorno a me, giovani o vecchi,  vedo solo coppie, o quasi. Coppie che scoppiano e poi si riaccoppiano, con altro o a volte lo stesso partner, ma coppie comunque.

Questi fedeli Etruschi bella costanza!

Premesso che gli Etruschi parlano di sé come del popolo che ne attraversò altri nove (cioè convisse con gente diversa per nove volte fino a plasmare la propria identità)  quindi sono quelli che a ragione possono aver distillato quanto di meglio c’era in quanto a insegnamenti di vita sulla piazza mediterranea e dintorni. Gli altri popoli, in fin dei conti, usavano varianti sul tema costretti dalle contingenze ambientali e politiche, ma si accoppiavano (no, non volgarmente inteso, facevano coppia!)

E certo! gli Ateniesi coppia semiaperta con distrazioni omo, gli Spartani coppia poligama femminile per far fronte ai decessi bellici maschili, i mediorientali poligamia maschile per… perché erano più furbi? No! Per moltiplicarsi più rapidamente, perché mentre in Grecia già Esiodo raccomandava il figlio unico, mancando il territorio, loro di spazio ne avevano, e anche di capre da pascolare e nemici da combattere, quindi figli ancora = ricchezza. E al nord, fra uomini con le corna sull’elmo? Coppie, regali o affiliate in quelle prime comuni-clan, ma coppie. E già, due millenni e mezzo di invenzioni di tutti i tipi, salvo la coppia che, un tocco di moda qui, uno là,  ma resta inossidabile.

Adesso i ritmi evolutivi si moltiplicano, i maschietti credono in buona parte di essere gay patentati (chi mi conosce sa cosa intendo col credono = io non ci credo), e ti fanno comunque ancora una coppia, e tutti hanno mille possibilità, ma il vortice dell’attrazione di coppia li avvince.

I dati in proposito sono frammentari, istituzionali, altri carpiti da contratti delle utenze, ma sembra che il nido domestico ospiti ancora due cuori, e in progressione!

Ciò può essere di incoraggiamento per la società nella sua compattezza? Direi che almeno il dato è confortante circa la continuità neuronale dell’individuo homus, anche se qualcuno starà bofonchiando “errare diabolicum est!”

Oh… dimenticavo la mia solita posizione etologica! Homo sapiens, come tutte le scimmie antropomorfe, ha un indice di infedeltà del 20% (testato), ma se si definisce tale è proprio rispetto alla coppia!        E il  motivo sta in una soluzione rapida alla segregazione di geni, leggasi progressiva e stringente consanguineità. Infatti le coppie dotate di fedeltà a vita e assoluta vivono in spazi ampi (volatili). Anche altri animali gestiscono varianti alla coppia: harem maschile o poligamia femminile (gepeto), ma se vogliamo trovare un esempio di coppia stile San Valentino,  pensiamo al lupo: una coppia dominante riproduttiva e il resto della famiglia a servizio che inibisce la propria sessualità (roba da denuncia per noi!)

E comunque quel bel signore solenne e bella e austera consorte, avviluppatisi sotto il mantello oltre duemilacinquecento anni fa, non vi ispirano un misto di rispetto e tenerezza? Sapete che vi dico: prendiamone atto e facciamo una dolce resa. E chi ne ha l’età, si sdrai con l’amata sotto quel manto. Non ci sono più simposi? Mbe, apriamo un cinema con triclini, o un ristorante; sapete che affari!

Buon Natale, a proposito!

 

ADRIANO TANGO

09 Dic 2019 in Antropologia

6 commenti

Commenti

  • Un’immagine gioiosa,
    come le luminarie che si accendono in questi giorni…
    Meritano uno sguardo semplice.

  • Peccato una così bella immagine trovarla con un così basso numero di pixel. Comunque grazie amico, il senso è passato forando i millenni

  • Tutt’altro che semplice, Adriano, la questione del cosiddetto sarcofago degli sposi, trovato alla Banditaccia, la necropoli antica più estesa di tutta l’area mediterranea, oltretutto con preesistenze sepolcrali villanoviane. Quando ci sono stato, lì fuori Cerveteri, ne ho avuto un’impressione mozzafiato. Il sarcofago, databile al VI secolo a. C., è però a Villa Giulia.
    Perfetta la scelta dell’immagine, caro Presidente, per dare senso e significato al tuo post. Ma è un messaggio forse poco giocondo.
    La coppia è raffigurata con la simbologia dell’unità e dell’eternità, ma anche del timore e dell’incertezza. La postura delle braccia e la posizione dei busti sono stati studiati dagli esperti di estetica etrusca: sono una sfida, coraggiosa e piuttosto drammatica, alla morte. Avrebbero infatti potuto reggere non delle coppe ma dei piatti con l’uovo rituale.
    Nessuna gioia: si chiama “sorriso arcaico” e ha significati che giungono da lontano alla civiltà etrusca. Più che letizia, è tensione alla perfezione. Come quando, insieme, si sfida qualcosa, in questo caso la morte, ombra ricorrente in quella cultura.
    La coppia, dunque. Qui la cosa importante è la posizione della sposa, degna e paritetica. La sposa etrusca compagna alla pari dello sposo, nei banchetti sul klìne e nella vita, una cosa che latini e romani perderanno poi per diversi secoli.
    Verrebbe da pensare all’estrema diversità di tante coppie della nostra epoca. Per le quali spesso la sfida è risolvere i problemi del coniugio separandosi in modo appropriato, divorziando in maniera ben gestita, trovando soluzioni il più indolori possibili per i figli. In pratica, allungarsi la vita accorciando il matrimonio.
    L’insegnamento datoci da questi sposi, che sfidano insieme la morte, è opposta. Per la coppia autentica, il problema è del tutto contrario. La vera sfida è riuscire a far durare il proprio legame oltre la morte, vincendola insieme.
    Il sarcofago, trovato vuoto nel 1881, conteneva probabilmente i resti uniti dei due sposi.

    • Dove io pizzico cose del passato la tua cultura si dispiega, sempre disponibile a una consultazione estemporanea. Resta il fatto che questo popolo dava alla donna grande spazio di indipendenza, come la conservazione di un proprio patrimonio perché ne disponesse fino alla morte (conti in banca separati diremmo ora), per farne una personale eredità, tempo libero per girare per la città di giorno, e ciò nonostante non risultano disgiunzioni di coppia. Data la forte permeazione della cultura romana lo sapremmo. Escluse le ottiche più romantiche potremmo vederci anche solo uno spirito di coerenza con le proprie scelte, a mio giudizio lodevole, di cui non si è spento del tutto l’eco ai nostri giorni, per quanto vedo intorno a me.

  • Per prima cosa, Adriano, mi spiace per i refusi. Ho scritto di getto, senza controllare bene. “Postura” e “posizione” sono state “studiate”. “L’insegnamento” è “opposto”.
    Poi mi permetto di aggiungere che hai ragione, i due sposi “volevano fare fermamente anche di là tutto ciò che tanto era piaciuto loro in vita”. Però non soltanto, direi, nel senso di continuare a banchettare ma, soprattutto, nel senso di rimanere ancora insieme, ancora uniti, non cedendo alla separazione in un aldilà sconosciuto.
    Questo coperchio di sarcofago (come quello simile al Louvre) è quindi, forse, anche una sfida.
    Come dici tu, “se la scommessa la vincono loro, se davvero sono in vita oltre la vita da duemilaseicento anni”, allora vuol dire che la cosa è possibile. Purtroppo, non lo possiamo sapere.
    Comunque è vero, nella storia dei beni culturali “questa coppia non esce mai di moda”, visto che è stata vista come una coppia emblematica, basata sull’affidabilità soggettiva dei due sposi e sulla solidità oggettiva del loro coniugio. Affidabilità e solidità familiare che da millenni rappresentano, per riprendere il titolo del tuo post, il “mattone fondamentale” per costruire una stirpe, una comunità, una società.

    • Vedi Pietro, visto che dall’indagine del nostro Mattia Bressanelli, il più giovane di redazione, i nostri follower più fedeli sono trentenni, ancor di più mi piace che questo messaggio passi, perché son loro che si trovano nel massimo della gioia, delle promesse, ma anche delle incertezze. Ragazzi siamo qui, noi trentenni fino al’altro ieri, e ci ricordiamo tutto! Lieto che ci leggiate, ma parlate anche, senza ritegno. Adesso, sapete… abbiamo imparato anche a capirci qualcosa!

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