Tra le attività lavorative che hanno caratterizzato il territorio cremasco del passato quella delle fornaci costituisce il tema monografico della rivista del Museo Civico di Crema per l’anno 2019. Si è trattato di una produzione variegata, che ha trovato realizzazione millenaria nel settori legati:
-I° alla produzione commerciale di utensili d’uso quotidiano, la tipologia delle ceramiche realizzate in suppellettili e vasellame, esposte al Museo Civico nella sezione archeologica. Il lavoro delle botteghe è proseguito e ai giorni nostri trova continuazione nelle scuole formative (Gruppo DECA a Soncino e Gruppo per la Lavorazione del Cotto a Cremona).
-II° A livello artistico-architettonico ha trovato impegno e rispondenza nei compianti (di Palazzo Pignano e di Soncino), negli altari (l’unico sopravvissuto a Mozzanica), nelle terracotte decorative (nelle arcature dei portali, nelle ghiere di finestre). Ha tipicizzato la più importante monumentalistica civile (mura venete, palazzo comunale) e quella religiosa (chiese principali [duomo, S. Spirito e S. Maddalena, S. della Croce]). In gran parte la fragilità del materiale fittile e l’incuria dell’uomo hanno intaccato tale patrimonio. In alcuni casi ci sono pervenuti solo lacerti, frammenti che comunque rendono ragione alla considerazione secondo cui la presenza del cotto costituisce ancora l’impronta più significativa dei nostri centri urbani.
III°- La produzione meccanica e industriale è stata portata avanti dagli opifici negli ultimi secoli ‘800 e ‘900 che, con le loro alte torri fumanti, hanno contrassegnato il nostro paesaggio. La scomparsa di questi stabilimenti, la mancata riqualificazione di insediamenti ormai venuti a far parte dell’archeologica industriale ne facilita l’oblio. La sparizione materiale può comportare la completa perdita della memoria di una lunga stagione lavorativa. Gli esempi di conservazione e riutilizzo attuati nelle vicinanze (attraverso la trasformazione della dismesse fornaci in musei, teatri, auditori, sale conferenze ecc.) ci convincono che è andata persa la coscienza di una grande ricchezza identitaria.
Il presente tentativo di documentata ricostruzione storica raggruppa studi di varia natura che indagano sulla lavorazione del cotto nel nostro circondario e costituisce il punto di partenza aperto ad un sempre più ampio interesse rivolto a queste tematiche. Ĕ stato possibile vagliare le testimonianze presenti negli archivi privati i faldoni e i registri rimasti polverosi e abbandonati nelle cantine e infine raccogliere le interviste dalla viva voce degli ultimi protagonisti superstiti. Nel tempo in cui le vetuste strutture edilizie vanno via via scomparendo , anche se il ritardo era doveroso iniziare almeno una ricostruzione storico-antropologica.
Commenti
Ieri sera in Sala Cremonesi, ottima, affollata presentazione del numero XLIX Dicembre 2019 di INSULA FULCHERIA..
A fare gli onori di casa, al solito l’infaticabile WALTER VENCHIARUTTI, ad introdurre l’intervento ufficiale del Direttore MARCO LUNGHI che, a partire dall’argomento monografico di questa edizione: l’attività secolare delle fornaci e dei fornaciai a Crema e territorio, “LA FORNACE: ANTROPICA E ANTROPIZZATA”, ha offerto da par suo una panoramica sui temi portanti oggetto del libro:
CREMA CITTA’ MURATA, L’UOMO E L’AMBIENTE., LA RICCHEZZA DELL’ARTE.
I singoli responsabili di settore hanno poi presentato, oltre ai “titoli” relativi al tema monografico delle Fornaci, anche “personaggi e interpreti” degli altri temi: l’Arte, la Storia, la Poesia, il Museo.
Di interesse, a mio parere, particolare, proprio perchè coinvolgente il “la casa” nella quale è possibile che si svolga tanta parte delle attività culturali della Città, il lavoro presentato da ANTONIO PAVESI, sugli Affreschi di Giovanni Pietro da Cemmo, la loro tribolata storia a partire dal Convento, sede dll’Osservanza Agostiniana in Lombardia, agli inizi del secolo XVI , per passare attraverso le volgari irrispettose trasformazioni militaresche napoleoniche prima e del Regno d”Italia poi, alla Caserma Renzo da Ceri e finalmente dalla metà del novecento agli interventi di recupero e restauro fino al recentissimo restauto delle sinopie dei due grandi affreschi (emerse in fase di distacco degli affreschi stessi) del Salone refettorio/scuderia/magazzini/alloggio sfollati.
Credo che davvero dobbiamo tutti quanti sincero risconoscimento alla Istituzione MUSEO CIVICO DI CREMA E DEL CREMASCO, nelle sue articolazioni operative e di studio/documentazione, per il lavoro espresso con continuità e competenza, teso a testimoniare/valorizzare la ricchezza antropologico/culturale del patrimonio anche in progress cittadino.
Bravi!
Orgoglio di una città d’arte e di industriosità cui ho il privilegio di appartenere per adozione
Un grazie a Walter che non solo è l’animatore della rivista, ma è pure il vulcanico ideatore di tutti i monografici.
Felicissima è stata l’intuizione di quest’anno: la riscoperta di una tradizione (economica e artistica) che ha avuto una grande rilevanza per un lungo periodo nel nostro territorio.
Una indagine che coinvolge anche nei miei affetti familiari: mio papà ha lavorato per diversi anni in varie fornaci (del Cremasco e del Lodigiano) e mia mamma andava spesso a “supportarlo” perché lavorava a cottimo.