Citazione: “Con questo decreto il Consiglio di Stato ha in sostanza reintrodotto il divieto di utilizzo della plastica in lidi e spiagge pugliesi…” La Repubblica, 7.8.19.
Direi che ci sono dei limiti: Puglia e spiagge. Ma allora dovremo attendere l’attuazione della normativa europea per il 2021 che vieterà tutti i monouso plastici per vedere qualcosa? O ci sarà un effetto domino? Credo che la paura per la vendetta dell’ambiente cresca e le sensibilità si affinino.
Tuttavia, infondo ci avviciniamo al gran momento del divieto con una certa apprensione, come se ci toccasse un atto di eroismo ecologico carico di sofferenze e rinunce. Ma è vero? Non ci avevate pensato? E allora la ricetta immunizzante è andare in giro, osservare, e capire come torneremo a vivere decentemente non rinunciando proprio nulla.
Ma possibile che io che ho visto nascere questo mondo esterificato con il suo slogan svuota cervelli “E mo’ e mo’, Moplen!” non ricordi come era prima?
La mia “ispezione plastic free” parte dalla vacanza estiva alla casa della baia, la solita custodita dalle sirene. Gita a Procida, uno dei più spettacolari porti di pesca e mercati ittici del Mediterraneo. I punti vendita sono riforniti anche due volte al giorno dai pescherecci che rientrano, e intanto i marinai approdati fanno la spola verso i centri di stoccaggio per far afferire la plastica recuperata dal fondo marino. “Legge salvamare del 4.4.19” vista all’opera sul campo.
Si ritorna in terraferma, porto di Sorrento. Un caffè con il tradizionale bicchier d’acqua ci vuole. Al sud l’acqua non bisogna chiederla, è d’obbligo e compresa nel prezzo. Ma… sorpresa! niente monouso plastico, vetro! Chiedo se vi sia un nesso con la futura normativa. Risposta chiara: ci portiamo avanti, e intanto facciamo i conti, magari ci stiamo già risparmiando!
Rientro a Crema, supermercato: non ci credo, confezioni in laminato di fibra vegetale come vaschette della frutta. Il prezzo non mi sembra ne risenta significativamente, ed è bello e riutilizzabile, per il pane, o quel che si vuole a tavola!
Break, domani si parte per il Baltico, un pacifico giro-crociera, niente di speciale, ma terrò gli occhi aperti, parola.
Alla Malpensa il caffè è d’obbligo. Tutto il servizio in pasta di cellulosa e legno dolce.
Primo contatto con le sponde baltiche ad Helsinki. Ai piedi del monumento a Sibelius, in un magico bosco incontaminato… una forchetta di plastica…
Chiedo lumi alla guida, un salentino di età matura, ostentatamente intellettuale e super finnizzato. Mi risponde in tono sostenuto: “siamo messi grosso modo come voi, ma a differenza di voi la nostra differenziazione dei rifiuti è rigorosa! Il giro prosegue verso Russia e paesi ex annessi. Le risposte sono di due tipi e loro varianti o commistioni:
1 La nostra cultura è a sempre rispettosa della natura, non ci servono leggi!
2 Con i problemi che abbiamo…
Ho l’impressione che proprio i problemi siano la vera risorsa, perché la bustina plastica delle cuffiette, altrove monouso, mi chiedono di recuperarla e renderla.
E si torna in piena cultura d’occidente con la Svezia, Stoccolma. Di plastica in giro non se ne vede. La guida, una ragazza aretina naturalizzata svedese, mi dice che con il plastic free saranno pronti solo allo scadere dell’ultimatum europeo, ma in compenso il 90% degli obiettivi ecologici nazionali è stato già ottenuto con grande anticipo! E la città mi saluta a uno dei bar del terminale 5 con una colazione servita su piatto e accessori in pasta di cellulosa.
COSA HO APPRESO?
Se si unisce un indirizzo legislativo e culturale ecologico alla naturale vocazione degli imprenditori a trovare nuove soluzioni a scopo di lucro, la società se ne avvantaggia, e nell’ inedita emergenza attuale la speranza prende una boccata d’aria.
Le perplessità più ricorrenti riguardano le sorti delle fabbriche attualmente produttrici di articoli in plastica e le alternative. Le due cose vanno insieme. Anche per quanti non vorranno tornare al vecchio piatto e bicchiere in ceramica e vetro, la tecnologia dei monouso in carta o bioplastiche (materiali ottenuti da polpa di cellulosa miscelata a derivati del petrolio degradabili), è pronta al salto di qualità.
Obiezione: ma così si taglieranno più alberi! Falso: l’Italia ha un indice di riciclaggio della cellulosa fra il 50 e l’80% e anche oltre, a seconda delle regioni. Se ne accumulano 10 tonnellate al minuto. Inoltre il bilancio europeo del patrimonio arboricolo, anche dove si procede al taglio, è in attivo, con un rapporto di tre esemplari in crescita per uno tagliato, ciò indipendentemente dal patrimonio boschivo vero e proprio. Si ricordi che la pianta assorbe CO2 massimamente durante la crescita, quindi un bosco “industriale” è più attivo di uno secolare. Certo, non ignoriamo tuttavia che la “vecchia pianta” ha altre proprietà disinquinanti rispetto ai virgulti monospecie.
Conclusione: la tecnologia è pronta in tutti gli altri campi incriminati del degrado ambientale, ma o la paura non ha ancora fatto novanta, o il tornaconto delle industrie non è ancora sufficiente per la svolta. Ora tocca alla politica spostare l’ago, quindi a noi strepitare per la salvezza della vita sulla terra quale la conosciamo, o almeno quasi…
Commenti
E intanto riapro casa e trovo la strada piena i pezzi di tegole. Le mie divelte dal tornado? se qualcuno ha un drone me lo presti, ma verosimilmente dovrò pagae ispezione e riparazioni, e prima che piova. Alla faccia dei negazionisti!
E intanto i primi cento esercizi commerciali di Milano dichiarano di aver messo totalmente al bando la plastica
Si Adriano, avevo lanciato anche io il tema e, come ci testimoni con i tuoi reportage dal vivo, siamo in piena fase operativa per eliminare la monouso.
Le alternative ci sono già, si tratta solo ( e hai detto niente!) di fare la scelta, noi “ometti”: smetterla di acquistare prodotti ….”plasticati”, chiedere il sacchetto di carta, invece della solita “busta”, affrancarci dal fascino del “blister”!
Al solito un problema di “educazione”!
Yust do it…..
Caro Franco, ci tenevo a sottolineare che nell’adeguamento alla normativa europea del 2021 non stiamo messi peggio dei paesi nordici, salvo che loro sono avanti nella differenziazione, il che neutralizza la plastica. Contrariamente all’opinione comune infatti bruciando produce meno inquinanti della legna. Tuttavia, se lo scopo è un circolo virtuoso la plastica deve scomparire. E poi, quella forchetta in terra nel parco più centrale e incontaminato di Helsinchi, non sarà mica volata lì dall’Italia! Se non fosse stata prodotta non ci sarebbe stata.
Ma intanto il bottegaio biopndo pensa di comperare la Groenlandia, dice lui per le riccchezze del sottosuolo. In realtà sa benissimo che disastro sta combinando, e si rasserena la coscienza sperando di lasciare una terra rifugio agli Statunitensi al Nord estremo.