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LIVIO CADè

Anatema!

L’anatema

Dramma socio-sanitario in un atto

(Una vasta assemblea di persone di ogni sesso e di ogni età riunite in una grande sala. Un uomo anziano intona un canto. Gli altri in coro rispondono. Al termine del canto, ognuno a turno si avvicina all’anziano, riceve sulla lingua una compressa bianca e la inghiotte. Terminata la funzione, l’officiante sale su una specie di pulpito e prende la parola ).

Officiante: care sorelle, cari fratelli, noi ci troviamo oggi qui riuniti per adempiere a un compito di estrema gravità. Noi tutti sappiamo che la natura, attraverso un lento e laborioso percorso evolutivo, ci ha portato dai semplici organismi monocellulari che eravamo milioni di anni fa a essere oggi delle macchine biologiche di enorme complessità. Questo è il risultato sorprendente che la materia e l’energia, interagendo casualmente, hanno creato.

Coro: meraviglia!

Officiante: tuttavia, poiché le forze che ci hanno creato sono cieche e probabilistiche, ne consegue che la nostra salute sia di necessità un bene assai precario e aleatorio. Il nostro corpo è infatti lungi dall’essere perfetto e anzi presenta innumerevoli difetti. Questo lo rende vulnerabile e lo espone ai più gravi rischi di malattie e di infezioni. L’intera comunità è costantemente minacciata da epidemie terribili e dal rischio di soccombere a virus, batteri o geni difettosi. La nostra stessa psiche è, per lo stesso motivo, facile preda di ansie e depressioni.

Coro: ahimè!

Officiante: saremmo perduti se la scienza farmaceutica non si fosse armata contro gli innumerevoli mali che ci affliggono e non ci avesse difeso, donandoci quei farmaci inestimabili che sono baluardo contro ogni sorta di malanno fisico e psichico. Siano benedetti i farmaci!

Coro: siano benedetti!

Officiante: e sia benedetta l’industria farmaceutica che, senza curarsi della fatica, dei sacrifici e delle spese che questo comporta, lavora con amore e saggezza per il nostro bene.

Coro: sia benedetta!

Officiante: perciò, cari sorelle e cari fratelli, io vi ho oggi raccolti, come il pastore raduna il pacifico gregge, per compiere insieme un imprescindibile dovere. Voi infatti sapete che tra noi alligna la zizzania del dubbio e del dissenso e che alcuni nemici del popolo si aggirano tra noi, come lupi travestiti da agnelli, diffondendo odiose calunnie. Perfino taluni che si dichiarano medici o scienziati osano turbare la fede che ogni persona onesta ha nei farmaci e in chi li produce.

Coro: (mormorii, sgomento nel coro) a morte! siano uccisi!

Officiante: è giusto il vostro sdegno, legittima la vostra collera, e la pena che voi invocate è proporzionata al delitto. Purtroppo, anche nel caso di crimini orrendi come questo, la legge ci vieta di punirli con la morte. Ma io vi chiedo: dovremo per questo rassegnarci al fatto che dei turpi diffamatori, che corrompono la nostra gioventù, vengano puniti con pene blande e deterrenti inefficaci, cioè siano semplicemente derisi, disprezzati, esecrati, radiati, licenziati dai posti di lavoro, emarginati, esiliati, privati dei loro beni, incarcerati? Ci accontenteremo di sanzioni tanto miti?

Coro: no! No!

Officiante: certo, settanta volte no! Non possono bastarci tali indulgenti misure. Ma se la legge impedisce che si faccia giustizia, che almeno su di loro cada, implacabile, esiziale, la nostra maledizione.

Coro: sì! Siano maledetti!

Officiante: per questo oggi raduniamo le forze della nostra indignazione, per rivolgerle contro gli scettici, i perplessi, i critici, i dubbiosi, i propalatori di falsità, e tutti coloro che oltraggiano la santità dell’industria farmaceutica. Noi oggi gettiamo su di loro una maledizione che attiri sul loro capo esecrato ogni sorta di immaginabile sofferenza e sciagura e li escluda per sempre dal consorzio degli uomini!

Coro: è giusto! Così sia fatto!

Officiante: dunque, care sorelle e fratelli (estrae dalla tasca un foglio, inforca gli occhiali e comincia a leggere), se qualcuno insinua, in modo allusivo o diretto, che scopo precipuo dell’industria farmaceutica non sia la salute della gente ma il profitto economico, sia maledetto!

Coro: sia maledetto!

Officiante: o che l’industria farmaceutica tragga dei vantaggi dall’aumentare il numero dei malati e dal rendere cronici i loro malanni e quindi agisca contro l’interesse della salute pubblica

Coro: sia maledetto! (Un uomo si alza e si straccia le vesti) è una bestemmia contro quanto v’è di più sacro! (tutti applaudono).

Officiante: contegno, vi prego. Continuiamo. Se qualcuno insinua che scopo dell’industria farmaceutica sia rendere le persone dipendenti dai farmaci per trarne un vantaggio economico

Coro: sia maledetto!

Officiante: o che l’industria farmaceutica crei falsi allarmi sul diffondersi di epidemie o di gravi patologie solo per creare ansia e favorire la vendita di farmaci e vaccini

Coro: che abominevole menzogna! sia maledetto!

Officiante: che l’industria farmaceutica finanzi e controlli la ricerca medica, le pubblicazioni scientifiche, le università, e le orienti  quindi secondo i propri interessi

Coro: sia maledetto!

Officiante: che l’uso di certi farmaci o vaccini comporti rischi per la salute o che possa nuocere più di quanto non giovi e che quindi debba essere il più possibile evitato

Coro: (la gente scambia guardi esterrefatti e indignati. Si alzano voci di protesta) Questi criminali farebbero morire milioni di malati che sopravvivono solo grazie ai farmaci! (la protesta cresce) O lascerebbero morire milioni di bambini per il morbillo o la meningite! Assassini! Maledetti! (un uomo chiede di poter parlare. La gente fa silenzio) Io chiedo, per la sicurezza nostra e dei nostri figli, che i farmaci essenziali per la nostra vita vengano somministrati in via preventiva e obbligatoria a tutti i cittadini e che ai vaccini già previsti dalla legge si aggiunga l’obbligo di vaccinarsi anche contro peste, colera, malaria, lebbra, rabbia e febbre gialla (tutti applaudono. Si odono dei “bravo!”, “giusto!”).

Officiante: fratello, la tua richiesta è condivisa da tutti noi, ma oggi dobbiamo portare a termine un altro compito. Sulle necessità che tu hai esposto discuteremo in altra occasione. Dunque, andiamo avanti. Se qualcuno insinua che certi medici raccomandino farmaci e vaccini o non ne denuncino i rischi perché sono indottrinati e prezzolati dall’industria farmaceutica o perché hanno paura di ritorsioni

Coro: sette volte maledetto!

Officiante: che l’industria farmaceutica manipoli, falsifichi o impedisca la diffusione di dati la cui conoscenza nuocerebbe ai suoi affari

Coro: sia maledetto! (Un uomo si leva e grida) infami cospirazionisti! (tutti applaudono)

Officiante (alzando la voce con enfasi): che la politica legiferi in materia sanitaria sulla base di collusioni con l’industria farmaceutica

Coro: sospetto abominevole! Sia maledetto! (il coro rumoreggia)

Officiante: amate sorelle e amati fratelli, io colgo il vostro giusto lamento e perciò aggiungo: chiunque insinui che dietro le politiche sanitarie non vi siano intenti umanitari ma disegni nascosti finalizzati al potere e al profitto, sia maledetto!

Coro: sia maledetto! (Alcuni si alzano e gridano) no, non basta! A morte i complottisti! Estirpiamo questa mala pianta! (Altri si uniscono) Sì, liberiamoci di costoro e dei loro deliri farneticanti!

Officiante: amici, vi capisco, e noi certo caldeggeremo provvedimenti più severi. Se non è possibile eliminarli, che almeno questi psicopatici vengano rinchiusi, isolati e trattati con farmaci specifici, ma ora lasciatemi procedere (i riottosi si siedono scrollando il capo).

Coro (mestamente): non v’è più giustizia.

Officiante (riprendendo il filo): e se qualcuno insinua che vi siano altre terapie oltre quelle offerte dall’industria farmaceutica e che le medicine alternative non siano tutte idiozie, invenzioni di ciarlatani e truffatori

Coro: sia maledetto in eterno! (una donna si alza e urla) maledetta l’omeopatia! (un’altra la imita) maledetta l’agopuntura! (una vecchia donnina si alza lentamente, aiutata dai vicini, e grida con voce tremula) maledetti i fiori di Bach! (tutti applaudono, alcuni sono visibilmente commossi).

Officiante (spazientito): amiche, va bene, ma è sufficiente dire che 2+2 fa 4 e che questo è l’unico risultato giusto, senza citare tutti gli altri numeri per ricordare che sono sbagliati.

Coro: se è così, tratteniamo l’ira in seno (le donne si calmano).

Officiante: dunque, riprendiamo (cerca sul foglio il punto esatto): se qualcuno insinua che si possa guarire spontaneamente o godere di buona salute senza far ricorso a farmaci

(una donna si alza): chi osi dire questo, la sua follia è già per lui una maledizione!

Officiante: tu hai ragione figliola, ma la sua follia può contagiare altre persone e allontanarle dalla retta via.

Coro: ah, sia bandito il maledetto!

Officiante: bene, ma ora non interrompetemi più. Se qualcuno insinua che la gente possa decidere liberamente se vaccinarsi, sottoporsi a cure, assumere farmaci

Coro: mostruosa arroganza! Sia maledetto!

Officiante: o che l’uso costante e massiccio di farmaci abbia moltiplicato invece che diminuito il numero dei malati

Coro: sia maledetto! (dal fondo un uomo urla) viene capovolta la verità!

Officiante: che non sia necessario sottoporsi metodicamente a esami, controlli, visite, analisi mediche, per controllare il proprio stato di salute e prevenire le malattie

Coro: quale follia! Sia maledetto!

Officiante: che non sia giusto torturare e uccidere gli animali per il progresso della ricerca farmaceutica

Coro: che inumana crudeltà! sia maledetto! (un uomo, puntando il dito in alto): che il cielo fulmini tutti questi animalisti depravati! Preferiscono far soffrire i nostri figli piuttosto che un cane o una scimmia! (rumorosi consensi e applausi)

Officiante (attende che torni il silenzio): abbiamo così maledetto i nemici della verità e del bene. Che la nostra maledizione ricada su di loro e sui loro figli e i figli dei loro figli, fino alla settima generazione!

Coro: su tutti loro cada la nostra maledizione!

Officiante: abbiamo fatto il nostro dovere, secondo il comando della nostra coscienza. Abbiamo condiviso il sogno di un mondo migliore, dove i farmaci trionfino e i loro nemici soccombano. Che ognuno di noi si sforzi per realizzare questo sogno (si accinge a scendere dal pulpito).

Coro: ad esso consacreremo il corpo e la mente! (un uomo si alza) fermi, aspettate! E quelli che dicono: “i farmaci non guariscono nessuno, servono solo a nascondere i sintomi”? (si odono voci: empietà! Eresia!)

Officiante: hai ragione, fratello! (risale sul pulpito) Se qualcuno sostiene questo, (si ferma un attimo a riflettere) questo subdolo sofisma, sia maledetto! E perché nessuno sfugga alla nostra maledizione, io concludo: se qualcuno, in qualsivoglia circostanza, per qualsivoglia motivo, e in qualsivoglia modo, mostri di essere ostile o non favorevole o di nutrire qualsivoglia perplessità sull’uso di qualsivoglia farmaco o vaccino, anatema sia!

Coro: anatema sia!

Officiante: ora andate in pace e vigilate, tendete occhi e orecchie e non esitate a denunciare chiunque vi sembri sospetto. Che i farmaci abbiano cura di voi.

Coro: e abbiano cura di te. Amen!

(Tutti insieme elevano un canto di lode, “Il farmaco è il mio salvatore”. Infine l’assemblea si scioglie.)

LIVIO CADè

02 Giu 2019 in Società

99+ commenti

Commenti

  • Livio Cadè, il solito complottista. Non ascoltatelo. Se non volete lasciarci la pelle correte dal medico al primo malessere. E lo dice un fatalista che dal medico non ci va mai perchè ha più paura di sentirsi diagnosticare una malattia piuttosto che affrontarla. Ma questo irresponsabile, il fatalista, è anche un imbecille. E mi raccomando, nessun malato in terapia legga mai questo post, esercizio letterario e vanesio, assolutamente in tema coi tempi che corrono, vedi la Politica dell’inganno che imperversa. Lasciamo Don Chisciotte solo a combattere contro i mulini a vento. Tempo perso ascoltarlo, se non volete crepare prima.

    • Ma che dice? Io sono assolutamente a favore dei farmaci e anch’io maledico complottisti e detrattori. Per ora, faccio gli scongiuri, mi sento bene, ma a scopo preventivo ogni mattina prendo il Corestaben per il cuore, il Fluidosan per la circolazione, l’Arteriol per la pressione, l’Urinal per i reni, il Pneumol Forte per l’asma, il Flogimal per la lombaggine (come gastro-protettore prendo l’Ulcerol), il Peristal 1000 per la stitichezza, la Flussaximina per le perdite urinarie e il Demenziol per le perdite cognitive. Non faccio neppure colazione. Più farmacofilo di così si muore.
      E anch’io voglio dire alla gente: non scherzate su queste cose. Se vi prude il naso o se vi spunta un foruncolo, correte subito dal medico. Non siate fatalisti. Ricordatevi di Giuseppe Corte.

  • Mi fa piacere signor Cade che anche Lei si sia convertito ai farmaci, e mi fa anche piacere che data la non verde età nella sua dieta farmacologica non compaia ancora il Viagra. Perché se si dedicasse un po’ di più a certe pratiche forse certi onanismi ce li risparmierebbe. Scherzo naturalmente, ma cosa ci vuol fare, il mio spirito questa mattina è quello di chi aspetta pazientemente il proprio turno in ambulatori diagnostici.

    • A ridai con sesso e onanismo! Ma la Sua è una vera compulsione. Un consiglio: non lasci che la sua testa si impregni di fantasie autoerotiche. Può provare, se vuole, il Demasturbon compresse. Io non ne faccio uso ma ne ho sentito parlare molto bene.

  • O altrimenti leggiamola così: Don Chisciotte dice che non si deve abusare dei farmaci, ma assumerli solo se strettamente necessario, e non per le stupidate. Che verrebbe da concludere: ma che saggio il signor Cadè.

    • Non voglio parlare a nome del signor Chisciotte, ma a me sembra che lui dica un’altra cosa. Dice, a me sembra, che i farmaci devono essere il nostro nutrimento quotidiano, la nostra più valida risorsa, se vogliamo sperare in una vita decente. E che dobbiamo mettere a tacere quelli che parlano della pericolosità dei farmaci o che criticano l’industria farmaceutica. E io sono assolutamente d’accordo con lui.

  • Ma nel caso di un forte mal di denti…se il dentista prospettasse la scelta fra anestesia o no…cosa faresti? il farmaco antidolorifico o la medicina palliativa li mettiamo sullo stesso piano dei farmaci tout court?

    • Visto che è una domanda seria, rispondo seriamente. La medicina palliativa, la cura del dolore, è un ramo della medicina di cui ho profondo rispetto. In certi casi alleviare i sintomi dolorosi della patologia in corso è la cosa più saggia e necessaria. Non si ha la pretesa di curare ma solo di aiutare a sopportare il male. Allo stesso modo, ammiro gli enormi progressi della anestesiologia e ritengo certi farmaci antidolorifici un dono per l’umanità. Personalmente però non ritengo giusto buttar giù una pastiglia ad ogni piccolo accenno di dolore, per un mal di testa passeggero o per una leggera lombalgia o cose simili. Questa è solo la mia posizione. Ognuno è libero di regolarsi come meglio crede.

  • Sempre mi chiedo perche’ le notizie importanti siano quelle che finiscono nei trafiletti, per darmi ogni volta la medesima risposta. La Ue (in questi giorni argomento assai gettonato) ha comunicato proprio l’altro ieri che fiumi e torrenti d’Europa, e di conseguenza i mari, sono avvelenati da farmaci e pesticidi. Mentre gli europei come tanti “gretini” fanno gli ecologisti eliminando dalla loro vita piatti e posate di plastica (di cui l’Italia, dato irrilevante, e’ il maggior produttore), il nemico numero uno d’Europa e del mondo e’ la CHIMICA. Ma guai a chi lo dice, l’industria farmaceutica potrebbe risentirne, e il futuro del robot-sapiens e’ gia’ previsto essere quello del malato cronico. E’ bene saperle certe cose, dopo di che ognuno ingoi le medicine che meglio crede. Liberi tutti.

    • Ho sentito tempo fa un responsabile dell’Istituto Mario Negri che denunciava proprio questo fenomeno. La quantità di prodotti chimici tossici che, attraverso le feci e le urine dei malati sottoposti a terapie farmacologiche, inquinano le acque è di proporzioni spaventose.

    • Sono d’accordo Livio, qui non si tratta di demonizzare i farmaci che pure in qualche caso sono utili, ma di sapere che ti stai intossicando. Vale lo stesso discorso per l’alcool, le droghe, il fumo, i conservanti alimentari e via dicendo. Perché non mettono anche sulle medicine la scritta “nuoce gravemente alla salute”? Sarebbe un invito alla moderazione, a non cacciarsi in gola l’Oki al primo accenno di mal di testa, o l’Augmentin al primo starnuto.

      Invece c’incoraggiano.
      Basti vedere in Tv quanti spot sono relativi a (inutili) medicine.

  • “ tra le cause principali dell’ipermedicalizzazione ci sono importanti interessi economici… Chi vende fa pressione sui gradini inferiori della piramide, e chi acquista non è abbastanza informato… Siamo vittime della pubblicità… A forza di sentire che un certo farmaco serve, ci crediamo davvero… La medicalizzazione più spinta è nella diagnostica, perché oggi si prescrivono moltissimi esami ematochimici e funzionali inutili… l’attuale legislazione fa il gioco delle case farmaceutiche…Sui circa 12 mila farmaci oggi in commercio ne eliminerei almeno il 50 per cento… Dovremmo smettere di inventare mongering diseases, cioè malattie che non esistono e che servono solo a vendere farmaci… Non possiamo guarire tutto con i farmaci, ma buoni stili di vita possono evitare l’impiego di molti farmaci”.

    Sono concetti espressi da Silvio Garattini, una delle massime autorità mondiali in farmacologia.
    Ricordo però che molti anni fa, in un’altra intervista, il professor Garattini sosteneva che addirittura l’85% dei farmaci in commercio fosse inutile (a parte il giro di miliardi che produce).

    • Si è vero, anche a me è stata spiegata così da addetti ai lavori, non dai frequentatori di piazze mediatiche e/o virtuali. Persino “i numerini” di riferimento delle nostre analisi del sangue vengono ritoccati periodicamente per facilitare l’uso di questo o quel medicamento. Tutto, ma proprio tutto, in questo mondo sbagliato è diventato una questione di soldi. E’ questa l’economia che dovremmo imparare a conoscere, non quella teorica che non serve a niente.

      La cosa non riguarda solo i farmaci, intendiamoci, ma la chimica in generale. Se oggi i pesticidi contaminano il 60% dei laghi e dei fiumi e più di un terzo delle falde acquifere, anche profonde, significa che le direttive CEE che fissano il cosiddetto “standard di qualità” dell’ambiente acquatico servono a un piffero. E fare a meno dell’acqua per noi è impossibile. Possiamo anche evitare un antibiotico, ma con l’acqua non si può, difatti ci ammaliamo.

  • Garattini: quello che estate e inverno porta solo da decenni il maglioncino bianco dolcevita? Secondo me non é molto equilibrato. Quanto al resto signor Cade’ lei elenca una serie di causa effetto dette e ridette. È per questo che intervengo. Da una persona come Lei non mi aspetterei un’infilata di luoghi comuni da bar sport, perché lo sappiamo tutti che l’uomo non è abituato neppure al più piccolo dei mali, né del corpo né dell’anima. E come Piero che non potrà salvare il mondo neppure Lei lo salverà dalle debolezze umane. Quelle degli altri ovviamente. Sappiamo tutti che Lei non ne ha. Con comprensione.

    • Lei, signor Macalli, non si smentisce mai. Capacità argomentative prossime allo zero ma equilibrate da astiose invettive personali.

    • In effetti, in poche righe, Lei ha sintetizzato così il Suo pensiero: Cadè è un vanesio onanista compilatore di luoghi comuni, Garattini è uno squilibrato.
      Sulla questione dei rapporti tra farmaci, salute, inquinamento, interessi economici, informazione, legislazione ecc., neanche una parola.

  • Signor Cadè, con Lei non si ragiona se non ossequiosamente dandole ragione. A parte il fatto che dichiararsi in disaccordo con Lei equivale ad essere dei pirla, senza considerare che il dissenso è già un argomento. E poi di quali argomenti vogliamo trattare? Perché l’unico argomento o proposta sarebbe quello di sovvertire completamente le regole economiche a cui siamo soggetti. A quanti consumi siamo indotti. Con la presunzione che i nostri consumi, anche pochi, sono legittimi, quelli degli altri no. Prendiamo un tipo qualsiasi che ritiene di non star bene e si rivolge al proprio medico per degli esami diagnostici. Il medico minimizza i sintomi e non li prescrive. Il tipo, il giorno dopo sta peggio e allora denuncia il medico per inadempienza. Un esempio qualsiasi certamente, di cui è prima vittima il paziente che non fa altro che sentir parlare di prevenzione, con tutti i fanatismi del caso, anche questi indotti, e allora via con accertamenti periodici. Come se un prelievo di sangue e una pisciatina fossero in grado non solo di valutare il presente, ma anche di diagnosticare il futuro. A parte il fatto che anch’io sono d’accordo, ma anche questa è un’impressione, senza dati statistici, che l’ottanta per cento degli aspiranti malati è sano. Nonostante questo si insiste con costi sulla sanità pubblica esorbitanti che hanno portato inevitabilmente ad aumenti di tiket per cui i poveri neanche più si curano. E veniamo ai farmaci inutili. A parte il fatto che esiste un Ministero della salute che in teoria sarebbe preposto anche a vigilare su quello, io credo nell’esperienza di tutti i giorni che mi fa dire che con quel farmaco il mal di testa passa e un altro no. E questo vale per tutti. Per arrivare a dire che quel farmaco è inutile? Può darsi, ma può darsi anche no se per Caio è efficace e per Tizio no. Perché si parla sempre di più di personalizzazione della cura, le pare? A meno che non si arrivi al solito complotto per cui industrie farmaceutiche, o Ministeri, in combutta tra loro, non vogliano farci intendere che siamo tutti malati. In tutti i casi, banalmente, io ho sempre un occhio di riguardo per chi crede di non sentirsi bene, anche se poi alla luce degli accertamenti è sano. E anche qui se non si crede che anche l’ipocondria sia stata inventata dai soliti poteri forti. Insomma, poi vado a pranzo, il suo post potrebbe avere sviluppi interessanti solo allargando il tema e superando il giudizio tranchant che chi si cura lo fa solo per non ricavarne niente e solo per arricchire le industrie farmaceutiche. Solo per farsi fregare ripeto, dai i soliti poteri forti, che mi fanno sempre pensare che Lei sia un complottista. Insomma signor Cadè, qui sono in gioco la pelle di ognuno e la necessità di salvaguardarla. Ma è un discorso che va oltre l’efficacia o meno di alcuni farmaci. Invece arrivando alle cure palliative oncologiche lo sa che alcuni ancora pensano che negli Hospice si pratichi l’eutanasia, solo perché si usano gli oppiacei? Lo vede che il suo tema è più complesso di quanto da Lei espresso? E’ per questo che considero il suo post estremamente semplificativo e banalizzante. Alla prossima puntata. E poi scusi, una spalla come me dove la trova col suo gusto di dibattere fino ad essere esausto nel convincimento di avere sempre ragione?

    • Ma io sono un complottista, l’ho già ammesso altre volte. Io sono convinto che parole come pace, libertà, democrazia, salute, prevenzione, diritti civili, solidarietà, scientificità, informazione e via dicendo, servano oggi più che altro a nascondere gli interessi economici di alcune persone. Perché certe cose è meglio farle di nascosto o presentarle in modo distorto. Questa è un’evidenza banalissima.
      Sul fatto che la sensazione soggettiva di un malessere debba esser rispettata sono umanamente d’accordo. Che la pubblicità sui farmaci abbia un effetto rincoglionente, va bene. Me che poi per questo uno Stato debba spendere decine di miliardi, mi pare meno ammissibile.
      Il Suo discorso sugli oppiacei e cure palliative non capisco cosa c’entri con quello che ho scritto. In ogni caso, io non ho scritto un testo socio-scientifico ma una sorta di modesta satira letteraria, tanto per stimolare la discussione su un problema di “mercificazione sanitaria”.

  • E poi anche la storia della cronicizzazione Se Lei, signor Cadè si scoprisse diabetico o iperteso cosa farebbe? Preferirebbe rischiare problemi circolatori e magari amputazione nel primo caso o ictus e infarto nel secondo? Se poi Lei vuol dire che comunque ugualmente il suo pancreas non funziona e il suo sistema cardiocircolatorio non tornerebbero quelli di prima è altra questione. Ma almeno un minimo di qualità della vita sarebbe garantito. Con l’insulina si va avanti per decenni e pure con gli ipotensivi. Se poi per Lei questi non sono argomenti vada pure avanti a divertirsi con i suoi massimi sistemi.

  • Gli americani che danno dati su tutto (i numeri sono l’anima del commercio), hanno dichiarato ultimamente che settanta milioni di cittadini statunitensi ogni giorno ingoiano antidepressivi, psicofarmaci, stimolanti. La maggior parte di costoro sono giovani (i vecchi tengono un po’ più duro) e l’impasticcamento comincia da bambini. L’Italia e l’Europa non si discostano molto da questo trend (come potrebbero?) e, forse, l’argomento merita una riflessione. Non c’è bisogno di essere complottisti (accusa che, per quanto mi riguarda, è sempre una medaglia) ma basta avere voglia di pensare per concludere che la generazione-pillola è una manna per Big Pharma. Poi c’è il capitolo diserbanti e fito-farmaci in agricoltura (altra manna), da non dimenticare. Dove sono gli ecologisti? E i Verdi che difendono il pianeta? Non si preoccupano della chimica?

    • Rita, so che io banalizzo e semplifico, ma oltre all’inquinamento che tu ricordi, e che passa nel nostro organismo tramite vettori chimici, ben peggiore io credo sia l’inquinamento mentale che viaggia via etere e che avvelena la coscienza.

    • Quello, sono sincera, m’interessa di meno. La mentalità che presidia il politically correct non mi ha mai affascinato. Vero è che in un clima di “coscienze avvelenate” si può fare ben poco a livello collettivo, ma la vita di ognuno è troppo breve per ingaggiare guerre di opinione che rischiano di durare secoli e non si sa come vanno a finire. E’ già un successo se riusciamo a “salvare noi stessi” nel tempo che ci è dato.

      L’inquinamento chimico e magnetico, invece, viene fatto mio malgrado e a mio discapito, denunciarne la violenza e i soprusi mi sembra il minimo che si possa si fare.

    • E tuttavia, l’homo demens previsto da Lorenz è una realtà sempre più evidente, e a me sembra più grave questo degrado intellettuale dell’umanità che non il peggioramento delle sue condizioni fisiche.

    • Kali Yuga, fa parte del gioco (chissà chi l’ha inventato).
      E’ dura, ma si guarisce da questa malattia, e senza farmaci.

  • Ah meno male signor Cade’.
    Per un attimo ho davvero creduto che Lei volesse solo farci ridere.

  • Riporto una curiosità storica. Nel II sec. I taoisti si trovarono per una serie di circostanze politiche a dover riorganizzare per un breve periodo la società cinese (caso strano per una dottrina fondamentalmente individualista e contestatrice del sistema). Vi sono due novità interessanti che essi introducono nella ultra-tradizionalista società confuciana dell’epoca. La prima è la parità di rango tra uomini e donne, fatto per quei tempi scandaloso. La seconda riguarda lo status sociale dei malati, i quali non vengono considerati individui colpiti casualmente dalla malasorte ma soggetti responsabili del loro stato di salute. La malattia viene ritenuta infatti conseguenza di comportamenti errati e di un disordine interiore. Perciò il malato non viene in qualche modo risarcito dalla comunità ma è tenuto a confessare i propri errori e a trascorrere un periodo di isolamento e purificazione in apposite “camere di riposo”. La guarigione si credeva possibile solo ripristinando una condizione di equilibrio e di armonia col Tao, ovvero con la Natura. In questo credo anticipassero temi che oggi noi definiamo con termini pomposi e oscuri, magari come ‘fattori immunopsicobiosocioneurologici’…

    • Signor Cadè, questo accade già anche da noi, anche se non ancora Legge. Quando la la Sanità non avrà più un euro per curare chiunque i primi ad essere puniti, per ora siamo solo al terrorismo mediatico, saranno i fumatori e gli alcolisti. Chi è causa del suo mal…Si partirà da lì, per poi arrivare a dire “arrangiatevi tutti. In tutti i casi la malattia anche da noi è sempre stata vissuta con senso di colpa. Un tempo non si rivelava di avere un parente malato di cancro, e amaggior ragione il malato ne parlava. Non parliamo di malattie più recenti come ad esempio l’Aids. In quanti l’hanno definita castigo di Dio. Che significa che certi cattolici contemporanei sono anche peggio dei Taoisti del II secolo. E per assonanza mi viene in mente il sermone del pastore Martin Niemöller che preconizzava che prima o dopo tutte le vite sarebbero state indegne di essere vissute. C’è sempre qualche imbecille che ama stilare graduatorie. Ma non sarebbe un bel momento per il genere o De-genere umano. Già adesso, io, fumatore, mi sento spesso addosso il giudizio e le occhiatacce dei non fumatori, pur avendo la sensibilità di spegnere immediatamente la sigaretta nel caso ravvisassi l’altrui fastidio o semplicemente passività.

    • Quindi, signor Macalli, Lei esclude che nell’insorgere di uno stato patologico vi possa essere una responsabilità del malato? In tal caso, le parole di Garattini riportate sopra (“buoni stili di vita possono evitare l’impiego di molti farmaci”) non hanno alcun senso. Questo è un problema molto serio.

  • Di palo in frasca, ma mi riallaccio ai taoisti di prima, adesso è di moda la medicina narrativa, che pare che coadiuvi bene i farmaci. E tutto attraverso i social. In verità, se capitasse a me, non saprei se filmerei magari le ultime fasi della mia malattia, morte compresa, come han fatto già in tanti, o continuerei a considerare la malattia, la paura, la sofferenza un fatto privato punto. Perchè la condivisione pare che aiuti, anche se io non ci credo. E la paura sarebbe più quella di suscitare compassione, può darsi, da parte di alcuni, ma alla fine solo la pietà. Pare anche che il momento della chemioterapia somministrata in day Hospital funzioni. Non ognuno per sè in angusti separè, ma uno accanto all’altro, solidarmente, essere in tanti sulla stessa barca. Ma tutto questo meriterebbe un post dedicato.

    • Questa esibizione di sé stessi, impegnati nella narrazione della propria malattia o morte, la trovo francamente inaccettabile. Non voglio però entrare nel merito di questo fenomeno perché mi troverei a criticare l’atteggiamento di certe persone che, in ogni caso, soffrono e vanno rispettate.
      Per quel che riguarda il curarsi insieme, credo sia una scelta soggettiva e che non vada imposta.

  • Cadè 16:29. Non potrei escluderlo, anzi non posso proprio. Ci tirano una testa così con le conseguenze della dannosità del fumo. Come potrei andare contro scienza, studi epidemiologici, si dice così? statistiche… Ma cosa ci vuol fare, le dipendenze sono fatte così, anche se il mio fatalismo mi protegge da qualche senso di colpa. Noi fumatori ci raccontiamo sempre di chi muore prima di noi senza aver avuto vizi. Ad esempio, Lei non fuma, ma chissà chi arriverà prima a miglior vita. Quindi si tocchi le balle, signor Cadè, O inizi a fumare, tanto prima o dopo si muore tutti. E potrebbe anche piacerle.

    • Che mi piaccia morire è possibile. Che mi piaccia fumare lo escludo.

  • Mi introduco in questa estenunante disputa. Ho avuto Maestri di eccellenza nella Medicina ufficiale, e molti contatti di amici intimi che l’hanno lasciata per branche non allineate, o semplicemente integrata, o abbracciata solo dopo il pensionamento a livello professionale, ma dopo una vita di studio antecedente, o semplici praticanti. Ho constatato l’esattezza di diagnosi eseguite con vari metodi “non allineati”. Da due anni studio le medicine popolari e le così dette alternative allo scopo di cercare le tante sovrapposizioni esistenti, se le si cercano, e le possibili integrazioni.
    Lavoro difficile, ma comunque utile a cercare una mediazione, visto che niente del sapere deve andare sprecato. In autunno farò in UNI-Crema due lezioni pomeridiane sul tema. Chi vuol intervenire sarà graito interlocutore “frontale”.
    Io, non scettico.

    • Adriano, a te come studioso, vorrei chiedere un parere non tanto sull’efficacia di terapie alternative, ché apriremmo un argomento infinito sui paradigmi e sull’epistemologia, ma sul problema che lo stesso professor Garattini pone, cioè quello del “disease mongering”.

  • Adriano, prima dell’autunno, per gli scettici, perché non ci fai esempi concreti di diagnosi e cure alternativa o integrate? Altrimenti è difficile capirci qualcosa. Perché il mondo è pieno di santoni, vedi Di Bella, che speculano sulla pelle di tanti. Per portare a casa cosa poi? Ricordo il caso di una signora Agnelli che volava fino in India per portare a casa chissà quale intruglio miracoloso per uno dei suoi eredi. Morto ovviamente poco dopo. Grazie.

    • Signor Macalli, Lei può essere convinto (sulla base delle Sue conoscenze in materia) che la terapia Di Bella non fosse scientificamente valida. Ma dire che Di bella fosse un santone è una sciocchezza e dire che “speculava sulla pelle degli altri” è un’infamia.

    • Ad es. ho visto la cartella clinica di mia moglie ricostruita da un iridologo, una veggente o che so io, una insomma da dignosi in stalla, dare la giusta risposta su una mia protesi d’anca con sospetto di sepsi. Questi me li ricordo al tocco.

  • Signor Cade, porti prove di quello che scrive, altrimenti la sua divulgazione
    é un’infamia pari alla mia, anche credendo in una Sua conoscenza della materia. Mi basterebbe un miracolato. In assenza si astenga, prego. Altrimenti la sua è un’opinione tale la mia, bla, bla, bla.

  • Per Livio: il sospetto è fondato ma la visione eccessiva. Il sistema premia le ampie casistiche, il Direttore generale loda i reparti produttivi. Questo ti cambia la mente, non per profitto, ma appunto per crescita professionale, e poi ci sono i disonesti. Ma patologie inventate no. Ciò accade piuttosto a mio giudizio a caccia di una diagnosi a tutti io costi per situazioni sanitarie che non riusciamo a capire, allaricerca di un etichetta a tutti i costi per non essere screditati come incapaci. altro fenomeno la gente con una diagnosi si sente per metà guarita, senza ha l’ansia, brancola affannosamente nel buio. I parametri di produttività comunque sono sbagliati, i DRG son serviti a far emergere con chiarezza i rami secchi, ma non a capire quali sono i più verdi. Ovviamente parlo di un’esperienza di 46 anni in ospedale, non fuori.
    Per tutti e due i duellanti: ho avuto la fortuna i avere il mio maestro, Eugenio Jannelli, quale arbitro nella commissione Di Bella, pur essendo un ortopedico, quindi il tema era sviscerato mentre si operava, nelle pause… Credo, come lui credeva, nell’onestà di Di Bella.
    Il problema è sempre quello del blocco stradale, studiato dai Dipartimenti di psicologia delle Università americane: quando si verifica un ingorgo c’é chi, come me, si rassegna e si mette nel suo posto in fila, aspettando il turno per passare convinto che sia la soluzione più premiante, e chi, illudendosi, cerca disperatamente sul navigatore la strada alternativa, e questa seconda alterazione dei flussi aggrava il problema.

  • Dai Adriano, non scherziamo, sei un uomo di scienza. Con rispetto.

  • Adriano, io credo nell’onesta’ del pensiero dei pazzi. Ma da lì a legittimarne la logica è altra cosa.

    • Per Ivano Be’ non ho detto certo di credere nella sua cura irrazionale… con un pizzico di infantilismo.
      Se è per questo io non avrei lasciato nemmeno che i pazienti ci provasssero a spese nostre. Infatti il Maestro lo trattò proprio come un docile visonario nei rapporti umani e si espresse negativamente.

  • Credo che ci si debba intendere su cosa si chiede alla farmacologia. Se miriamo a cronicizzare la malattia, allora serve, ma se il fine ultimo e’ la “guarigione” le cose cambiano. Prova ne e’ il fatto che ognuno di noi, insieme al pane e al latte, ha in casa le “sue” medicine, ben sapendo che dovra’ assumerle fino alla fine dei suoi giorni perche’ il disturbo che lo affligge non passera’. Proprio grazie al consumo quotidiano di pasticche il vecchio rimedio medicamentoso si e’ trasformato in “industria”. Che va a gonfie vele, tra l’altro. Se perdiamo di vista questi particolari non siamo in grado di focalizzare il generale.

    Poi e’ ovvio che se abbiamo la polmonite prendiamo l’antibiotico. Qui in discussione non c’e’ l’uso del farmaco ma il suo abuso, che ormai fa parte della nostra quotidianita’. L’errore e’ questo.

    • Rita, il sogno di un qualsiasi industriale è che il suo prodotto venga acquistato dal maggior numero di persone al mondo. A questo fanno eccezione solo le case farmaceutiche, le quali lavorano invece per guarire le persone, in modo che nessuno debba più comprare farmaci (ironico).
      “Ma è logico che anche l’industria farmaceutica voglia fare business. Non lo fanno per beneficenza. Questo non implica che siano disonesti”.
      No, logicamente non lo implica. Occorre però vedere se non lo implica anche nei fatti. Cioè, per una casa farmaceutica, nella sua gerarchia di valori, viene prima la salute pubblica o il profitto dell’azienda? La risposta a questa domanda risolve anche le altre. Ma nessuno la può dare in via teorica.

  • “Signor Cade, porti prove di quello che scrive, altrimenti la sua divulgazione
    é un’infamia pari alla mia”.
    Signor Macalli, Lei continua a dire sciocchezze. Io non sto facendo alcuna divulgazione e non devo portare alcuna prova di quello che ho scritto, dato che il mio è un pezzo letterario.

    Sul metodo Di Bella né io né Lei abbiamo la competenza per esprimerci. I pareri sono ancor oggi controversi ma Lei, come sempre fa, si accoda al cosiddetto ‘pensiero ufficiale dominante’ forse convinto così di poter dominare qualcosa anche Lei. Io preferisco mantenermi aperto al dubbio.
    Ho conosciuto personalmente docenti universitari, professori di semeiotica, di chimica, di fisiologia, che reputavano il metodo Di Bella fondato su basi scientifiche (pur con i suoi limiti, come tutte le terapie, comprese quelle correntemente adottate in oncologia). Il professor di Bella era per altro un medico laureato anche in Farmacia e in Chimica, docente di fisiologia. Quindi definirlo ‘un santone’ è una scemenza.

    Lei mi accusa di infamia. È un’accusa che non capisco ma mi dica se vuole cosa c’è di infame in quello che ho scritto e Le risponderò. Invece, dire che Di Bella “speculava sulla pelle degli altri” è sicuramente un’infamia perché il professor Di Bella non ha mai voluto una lira dai suoi pazienti e anche se qualcuno di loro ha creduto di doversi in qualche modo sdebitare, certo Di Bella non ha mai agito per interesse economico.
    Quindi la Sua è solo una volgare diffamazione.
    Adesso, se la rende felice, archivi pure queste mie parole come ‘complottismo’.

    • Infatti, Livio, io non ho nulla da eccepire contro Big Pharma (cito il colosso per comprenderli tutti) che porta avanti da decenni una politica aziendale di successo. Sono sempre piu’ infastidita, pero’, dai fedeli dello scientismo. O, piu’ precisamente, dai fedeli in generale.

      Quanto a Di Bella, non ho gli strumenti per valutare la sua cura. Ma il “mio” farmacista-chimico-fisiologo di fiducia, che ne sa di piu’ della maggior parte dei medici che ho conosciuto, ha sempre difeso il suo operato, senza tuttavia esserne un adepto. Penso che abbia i suoi buoni motivi. Non vedo inoltre perche’ si debba andare a riesumare Di Bella, quando le cronache quotidiane pullulano di castronerie, talvolta letali, fatte dagli operatori della medicina ufficiale.

  • “il mio è un pezzo letterario.” Siccome potrei essere d’accordo Complimenti.
    Rispetto ai costi della terapia Di Bella credo che si sbagli. Si informi.
    http://www.dibella.it/it/metodo-di-bella-la-terapia.html. Veda un pò Lei se la mia è una volgare diffamazione. E se anche fossero solo gli epigoni del Dottor Di bella sarebbe grave uguale.

    • Signor Macalli, che la terapia Di Bella avesse dei costi, anche elevati, dovuto al reperimento dei farmaci, è un fatto. Ma quei soldi non finivano certo nelle tasche del professor Di Bella. Quindi, ripeto, la Sua è solo una diffamazione volgare nei confronti di una persona di elevate qualità umane e morali (a prescindere dalle sue idee scientifiche) e che Lei si è permesso di definire “pazzo” e “speculatore”.

    • Del resto, credo Lei sappia quanto costano i farmaci chemioterapici o altre terapie ‘convenzionali’ (per non parlare di esami diagnostici di vario tipo, come Tac o RM). Il fatto che sia lo Stato a pagare non cambia la sostanza. Non sono i medici che le prescrivono a riscuotere.

  • Gli operatori ufficiali spesso vengono denunciati. Non sono intoccabili.

  • Guardi signor Cade, tanto per non smentirmi, Lei mi ha già rotto le balle con la sua supponenza. Si tenga tutte le ragioni che vuole. Quanto ai costi il sistema sanitario statale i farmaci li passa gratis. Se poi Di Bella non è mai riuscito a farsi accreditare non mi riguarda. Credo che le varie commissioni delegate a verificarne la scientificita’ qualche ragione l’abbiano avuta. Rimanga pure tra i terrapiattisti e le scie chimiche. Io chiudo.

    • Farmaci oncologici. Specifico.

    • Bene. Credo in effetti che Lei non possa aggiungere altro. Quest’ultimo commento è una perfetta sintesi del Suo pensiero e ne dimostra il valore intellettuale.

    • Intendevo quello dove dice “ha già rotto le balle” ecc.

  • 😭😭😭😭😭😭😭😭😂😭😭😭😭😭😭😭😭in tutti i casi Lei non ha portato nessuna prova dell’efficacia della terapia Di Bella né fatto nomi di miracolati. Sarà perché non ce ne sono? È questo il Suo valore intellettuale? Ma per piacere. Lei insulta molto più di me, solo che come i bambini viziati o capricciosi non se ne rende conto. Con comprensione 🙂

    • Senta, signor Macalli, perché insiste? Non fa che confermare di non aver capito nulla. Io non ho detto che la cura Di Bella sia efficace. Non lo so, non ho competenza sufficiente. Ho detto solo che ho conosciuto personalità autorevoli in campo scientifico che stimavano Di Bella come uomo e come medico e che facevano ricorso al suo metodo (per favore non si metta a fare la Digos e a chiedere nomi e cognomi). Inoltre, io non insulto nessuno (questo è il Suo stile, non il mio), ma se Lei dice che Di Bella faceva il santone e speculava sulla pelle degli altri sento il dovere di dire che la prima è una scemenza e la seconda un’infamia. Se ancora non capisce mi dispiace per Lei.

  • Dico ma un anglosassone “call my agency” o un italiano “non raccolgo” proprio non ci riuscite?

    • Adriano, no, non ci riesco. Io non ho conosciuto personalmente Di Bella ma ho conosciuto persone che lo conoscevano e che lo ammiravano. Ora, se uno, tra l’altro totalmente incompetente, parlasse del tuo venerato “Maestro” definendolo un santone pazzo che specula sulla pelle degli altri, diresti: “non raccolgo” o gli daresti una raddrizzata? Qui nessuno difende Di Bella (dico l’uomo) quindi, anche se non l’ho conosciuto direttamente, lo faccio io.

  • Signor Cade’ insisto. Qui si sta parlando di medicina, non del suo “mirabile” pezzo letterario, ormai bypassato dai commenti. Se poi vuole difendere l’uomo faccia pure, ma le ricordo che quell’uomo illudeva molti pazienti che in lui credevano. Pazienti probabilmente senza speranza per la medicina ufficiale, ma che si affidavano come ultima spiaggia ad un venditore di illusioni. Avrà
    anche creduto in quello che vendeva e non nego che potesse essere anche una brava persona, ma un malato oncologico ha bisogno di ben altro. Per concludere….mi chiedo perché stia qui a perdere il mio tempo. Le auguro anche che in caso di bisogno faccia scelte non avventate. E ripeto quello che ho scritto poco fa: il pazzo ( Di Bella ) avrà pure una sua logica, ma da lì a legittimarla è altra storia. E a questo punto seguo il consiglio di Adriano. Le lascio l’ultima parola.

    • Signor Macalli, Lei è libero di non crederci, ma alcuni medici (seri e competenti, non pazzi) mi hanno raccontato di persone cui la medicina ufficiale non dava speranze e che erano guarite col metodo del professor Di Bella. O forse è stata la forza dell’illusione.
      Ma io non avevo intenzione di parlare del metodo Di Bella e spero che il discorso sia chiuso.
      La questione qui era la mercificazione della salute – e dei danni che provoca alle persone e alle società – e io non pretendo di avere l’ultima parola. Mi auguro anzi che altri si esprimano liberamente, qui o altrove, senza affidarsi ciecamente ai soliti sacerdoti del Pensiero Unico.
      E se a porre tali questioni si vien subito screditati come complottisti, pazienza, me ne frego.

    • Questo dibattito, in realtà, è molto antico e l’affrontarlo non ha mai portato da nessuna parte. Come notava il grande filosofo Paul Feyerabend, nel mondo globale non c’è più un solo «metodo» farmacologico di cura, ce ne sono tanti, e ognuno sceglie “il suo”. Intanto, parliamoci chiaro, se hai un male incurabile devi morire, puoi solo decidere se farlo in breve tempo, cioé “naturalmente”, oppure dopo anni di vita da malato. Il problema, semmai, è «perché» la scienza non riesce a curare la malattia ma sa solo arginarne i sintomi. Anche Steve Jobs e tutti gli stra-ricchi suoi pari le hanno provate tutte: prima la medicina ufficiale, poi quella ufficiosa, ancora quella ufficiale, infine la morte.

      Fa riflettere, comunque, che nel greco antico “farmaco” indicasse sia la medicina, che il veleno. La questione è dunque complessa, da sempre. Non ha senso rifiutare i benefìci (spesso indispensabili) della chimica contemporanea, ma è da stupidi credere ai miracoli che promettono. Se istintivamente, quando acquistiamo il farmaco consigliato, tutti andiamo a leggere le controindicazioni scritte sul “bugiardino”, vuol dire che non ci fidiamo del medico ciecamente (e facciamo bene), sappiamo che la pillola è veleno e prima o poi mostrerà i suoi effetti negativi. E’ un rimedio per i casi eccezionali, da assumere con estrema moderazione, cosa che i giovani non sanno fare. Appartengono alla specie “Homo Consumens” del futuro.

    • Io non credo Rita che affrontare questo argomento non porti da nessuna parte. Che morire sia destino comune è certo. Ma quel che c’è fra la nascita e la morte di una persona dipende anche dalle scelte che fa e queste dipendono anche dalla consapevolezza che ha maturato su certi argomenti.

  • Signor Cade’, Lei non ha visto per caso il film Lourdes? È un bellissimo film sul potere della suggestione, potere che fa camminare i paraplegici.. Per qualche minuto, per poi stramazzare a terra.

    • Il potere di guarire è interno all’uomo, si chiama vis medicatrix naturae, e la medicina può solo aiutarlo. Se un medico è in grado di assecondare nel malato questa capacità di guarire è un vero medico, se no è solo un meccanico, un idraulico o roba del genere.

      A Lourdes vi sono stati decine di miracoli ufficialmente confermati dalla medicina ufficiale, attraverso commissioni rigorose. Ma se potessimo prescindere dalle condizioni estremamente severe che sono imposte per definire un evento “guarigione inspiegabile”, i miracoli avvenuti sarebbero molti di più. La Sua battuta sui paraplegici non fa ridere.

      Infine, signor Macalli, Lei pare avere una fede incondizionata nella medicina ufficiale. Ma non si chiede perché sempre più gente, pur sottoponendosi ai normali protocolli, muore di cancro o di patologie cardiocircolatorie, respiratorie, cerebrovascolari ecc.? Colpa delle medicine alternative? O non sarà che la medicina ufficiale promette molto di più di quel che può mantenere? O che la cosiddetta prevenzione non previene affatto? In tal caso Lei, per coerenza, dovrebbe definire “santoni che speculano sulla pelle della gente” tutti i medici che lavorano in ospedali o in strutture sanitarie legalmente riconosciute.

  • Anche i miracoli sono un bel tema che andrebbe sviscerato studiando dati ben precisi. Senza quelli verrebbe d’impeto di classificarli come strategia politica della Chiesa, con tutta la messinscena del sangue di San Gennaro o le piscine probatiche le apparizioni della madonna. Che poi, Lei li ha mai visti per esempio i veggenti i Međugorje? Una cara parente, più volte in visita a quella collina, mi racconta di aver fotografato una nuvola col volto della Madonna. Nonostante le mie insistenze non l’ho ancora vista. In tutti i casi la Chiesa considera miracoli i casi attualmente non spiegabili dalla scienza. E così necessario chiamarli tali? Senza considerare il business che ruota intorno a queste sensazionalità. Perché pare che la madonna di Lourdes agisca solo in loco, non per devozione da kilometri di distanza. Così che tutto diventa affare. Insomma, a me i miracoli fan proprio ridere, esattamente come la medicina alternativa. Anche dopo aver letto l’intervista incollata qui sotto.
    Che poi i farmaci curino i sintomi ( Rita )piuttosto del male per me è più che sufficiente. Ripeto, se diabetico il mio pancreas non guarisce, ma l’insulina mi allunga la vita.

    http://www.famigliacristiana.it/articolo/il-medico-che-analizza-i-miracoli-di-lourdes-da-me-vengono-per-dirmi-che-sono-guariti.aspx

    • More solito, andiamo fuori tema. Comunque, i miracoli di Lourdes riconosciuti dalla scienza come ‘guarigioni inspiegabili’ sono credo una settantina. Che è una cifra misera se si considera il numero di pellegrini. A questi però andrebbero aggiunte migliaia di guarigioni inspiegabili avvenute sotto gli occhi di medici (anche atei o agnostici), indubitabili ma che non sono passate attraverso il vaglio della Commissione medica internazionale. È vero che vi sono nel mondo tante guarigioni spontanee, senza bisogno di andare a Lourdes. È comunque significativo che parte di queste, e si tratta sempre di patologie estremamente gravi e incurabili, sia avvenuta nello stesso luogo. Io credo sia motivo per riflettere e non, come Lei fa, per ridere.
      Sul business dei pellegrinaggi può aver ragione, ma non c’è relazione con i miracoli.

  • Per Livio Cade” delle 16:31; e pensare che io ho sempre creduto che fosse solo questione di culo. Ma proprio tutto, la vita, la morte, le malattie, la felicità o il suo contrario.
    Padroni della propria esistenza? Mai.
    Che arroganza dirlo. Lasciamolo dire a Patty Pravo/ Vasco, “la cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me….portami al mare…fammi sognare”…

    • Io credo alle 4 C: cuore, cervello, coraggio* e culo

      * volgarmente detto anche in altro modo

  • Anche qui, come altrove, mi chiedo perché ciascuno non possa fare la sua scelta rispettando quella degli altri. Chi crede nella scienza, nella medicina, nelle terapie ufficiali su cura in quel modo. Chi crede in cose diverse dalla scienza, nella medicina alternativa, nelle terapie non ufficiali si cura in quell’altro modo.
    Mi rendo conto di riproporre il punto di vista e lo schema argomentativo già espresso nei commenti sul libro di Secondo Giacobbi. Ma anche se possono sembrare ciniche frasi come “ciascuno per sé e Dio per tutti”, “chi è causa del suo mal pianga se stesso”, “contenti noi, contenti loro, contenti tutti” e via dicendo, penso che ciascuno debba prendersi le sue responsabilità e farsi carico delle proprie scelte, anche a prezzo della propria salute o persino della propria vita.

    Restano due problemi.
    Il primo. Se una certa scelta individuale mette a repentaglio la salute di una comunità più o meno ampia, allora per ragioni di tutela sociale e di protezione collettiva occorre trovare il modo di inibire tale scelta o di renderla possibile, se la cosa non diventa socialmente troppo onerosa, in un ambiente isolato dal contesto a rischio.
    Il secondo. Quanto è concesso ai genitori decidere in un modo o in un altro mettendo a repentaglio la salute se non anche la vita dei propri figli? Riemerge qui il problema dei minori. Ma in uno scenario capovolto rispetto a quello trattato in quell’altro post. E tanta preoccupazione per i minori in quell’ambito dovrebbe essere espressa anche in questo.
    Personalmente, ribadisco che per me finché i figli sono minori, i genitori hanno facoltà di operare anche per loro come meglio credono. In diritto romano avevamo lo ius vitae necisque. E siam venuti su belli sani e tosti.
    L’abitudine a certi anatemi appartiene a un cultura diversa, dogmatica, decadente.

    • Signor Martini, d’accordo con la sua ottica liberale. Ma come si concilia con uno Stato in cui è obbligatorio sottoporre i neonati a dieci vaccini? Questa per me è dittatura sanitaria e le ragioni di opportunità sociale sono meri pretesti. Chi non ci sta, anathema sit! E, come dice Lei, gli anatemi appartengono a una cultura dogmatica e decadente.

    • Pietro, ammettiamo anche che siamo in quattro o cinque come dice Cade’. Ma mettiamo il caso che fossimo molti di più e quindi più influenti. Quale dovrebbe essere lo spirito della divulgazione? Lasciarsi andare al proprio narcisismo da bastian contrario o far prevalere il senso di responsabilità o civico o morale? Perché questo presupporrebbe qualche riflessione in più, consapevoli che siamo tutti manovrabili come marionette. Anche se potrei darti ragione: ognuno per sé senza tante influenze esterne, in nome della libertà che crediamo tutti di usare alla meglio. Ma mi chiedo: se ad essere influente fosse soprattutto il signor Cade’, cosa accadrebbe a ste cazzo di mondo?😆😆😆

    • La risposta è semplicissima. Se a essere influente fosse il signor Macalli il mondo diventerebbe un’oasi di pace, giustizia e benessere per tutti. Se a influire fossi io il mondo precipiterebbe rapidamente nell’anarchia, nel caos e nel dolore.
      Ma qui nessuno di noi influisce su nessuno quindi il problema non si pone.

  • Ooooooo! Finalmente delle citazioni “come si deve”, bravo Ivano! Ho anche apprezzato che in questo frangente ci hai ….messo la faccia, non usando pseudonimi!
    Per il resto ….. tutto il resto, ho molto apprezzato il bel domenicale di Livio che, con coraggio e grande, intellegente (ca va sans dire!) ironia ha preso per le corna un tema scottante assai, che i più by-passano fingendo non esista.
    Nella mia vita ho assunto pochissime (ma davvero pochissime, e solo se davvero era il caso urgente!) volte medicine provenienti “dalla chimica”, “curandomi” viceversa con la medicina omeopatica, quella che va cercare “le cause” , ciìonsiderando i sintomo solo ed esclusivamente per quello che sono “sintomi”.
    Il mio medico, il dottor Garlasco, aveva ribatezzato la “malattia” in “benattia”, proprio perchè era quella che ci segnalava qualche cosa che non stava andando per …il giusto verso! Compito del medico, in collaborazione con il paziente, districare la matassa ed agire sulla “causa”!

    • D’accordo con il dottor Garlasco. La malattia non è un nemico contro cui combattere ma è il nostro organismo che cerca di trovare un equilibrio, a volte in modi molto lontani dalla logica aristotelica.
      Personalmente io non prendo farmaci di nessun tipo e non vedo medici di nessun tipo. Mi affido alla medicina apatica, di cui mi considero un pioniere. Cioè non faccio nulla. Se non sto bene aspetto che passi. Se non passa, pazienza. Ma pensa quanto ho fatto risparmiare allo Stato…

  • Signor Cadè, sui vaccini forse un mio implicito riscontro è già indicato nel primo dei due problemi che mi ero permesso di indicare nel commento di ieri. Se la mancata vaccinazione (che i vaccini siano dieci o cento) non espone a rischi altre persone, cosa che mi sembra accertabile in termini medici, allora ciascuno faccia come crede. Massima libertà. In caso contrario, no. Il non vaccinato, sempre che quei rischi risultino accertati in sede medica, o si vaccina e resta in contatto con gli altri oppure non si vaccina e si organizza diversamente. Se socialmente la cosa non fosse troppo onerosa, si potrebbero organizzare contesti appositi per i non vaccinati (ad esempio, classi scolastiche in edifici specifici). In caso di eccessiva onerosità pubblica, gli interessati dovrebbero farsi carico direttamente di soluzioni non dannose per la collettività. Nel caso di frequenza scolastica, esistono alternative costose ma plurime, dall’istituto privato spennasoldi all’aio familiare (ai tempi del liceo diversi miei conoscenti si diplomavano così, anche se mi chiedo di quali tute isolanti dovrebbero munirsi i commissari d’esame davanti a certi privatisti). Insomma, si vuol fare diversamente? Bene, mano al portafoglio. La libertà, da sempre, si paga. Non si mettono a repentaglio, oltre ai propri figli e nipoti (già qui ci sarebbe da discutere, ma ho detto come la penso), anche i figli e nipoti degli altri.
    Però il discorso sui vaccini è piuttosto specifico. Mi sembra che il concetto generale sotteso al suo post sia più ampio, articolato, degno di riflessioni più complessive.

    • Signor Martini, non dubito che se fosse Lei ministro della salute avremmo tutto da guadagnare rispetto a chi l’ha preceduta (anche se non è un gran complimento…). Ma io volevo solo sottolineare come la Sua concezione libertaria delle scelte terapeutiche non trovi riscontro nella nostra realtà sociale. Il decreto sui vaccini, emanato quasi con palpitante emergenza, è emblematico del vassallaggio e della servile dipendenza del potere politico nei confronti del potere economico. E mi fa ridere questa “immunità di gregge” che si sono inventati. Tant’è, il farmaco è ormai il pastore dell’essere. Certo, il problema è molto più ampio e fiumi straripanti di denaro continueranno ad affluire nelle tasche delle grandi case farmaceutiche senza che la salute della gente ne tragga un beneficio minimamente proporzionato.

    • Lei ha ragione, in effetti io esprimevo una mia opinione molto personale. Ed ha doppiamente ragione nel dire che questa mia opinione non coincide con la nostra legislazione vigente. Sulla quale temo anch’io possano influire forze di un certo tipo. Sul fatto poi di assumere meno farmaci possibili, pienamente d’accordo. Credo però che un bel controllo medico generale all’anno, con esami e prove varie, possa essere utile dopo i sessanta. Ma se si sta bene e in buona forma fisica, è proprio uno scrupolo per prevenire invece di curare. Anche se la miglior medicina preventiva è una vita che valga la pena di essere vissuta.
      Sarei un pessimo ministro, anche un pessimo portaborse politico, persino un pessimo usciere di ministero. Fare politica è un mestieraccio e dovremmo essere grati, non fosse altro che per questo, a chi lo svolge, liberandoci da simili incombenze. Comunque grazie, anche a prescindere dai predecessori.

  • Sig. Cadè, non comprendo perché , lei che si affida alla medicina apatica, se la prenda solo con la medicina ufficiale. Io sono attorniata da gente che al mio primo colpo di tosse mi consiglia tali globuli omeopatici, tal rimedio fitoterapeutico (come se tra le erbe non vi fossero anche veleni), l’agopuntura, cromo terapia, …. Anch’io come lei, non prendo quasi mai medicine o rimedi.
    E non ne ho praticamente dati ai miei figli, cresciuti sani e forti. Sono però riconoscente alla medicina ufficiale che mi ha salvato un figlio nato da 5 giorni, grazie agli antibiotici e alla respirazione indotta.
    La medicina ufficiale ha fatto aumentare la speranza di vita, non importa in quali condizioni invecchiamo. La gente oggi vuole vivere il più a lungo possibile, cerca di mangiare più sano, si tortura nelle palestre ed ha paura delle malattie. Le case farmaceutiche allopatiche e omeopatiche, i santuari, gli sciamani, i medici di tutte le scuole, i santoni, … guadagnano e si arricchiscono perché rispondono a questa paura di perdere la forma, di essere ammalati, di morire.
    Oggi, la medicina ‘alternativa’ è forse abusata quanto quella ufficiale. L’unica differenza è che la medicina ufficiale è pagata da tutti noi. Ma è solo una questione di soldi.

    • Signora Cremonesi, Lei ha perfettamente ragione. Il discorso che ho fatto per la medicina ufficiale si potrebbe replicare, con poche modifiche, anche per le altre medicine. Una differenza sostanziale, e Lei lo ha già fatto notare, sta nella quantità di denaro mossa dall’industria farmaceutica (mi ricordo cifre intorno ai 600 miliardi di fatturato annuo, il più grosso in assoluto al mondo) e nel fatto che questi sono quasi tutti soldi pubblici, mentre chi si rivolge a pratiche alternative deve pagare di tasca sua. Un’altra è la stretta collusione tra politica e mondo farmaceutico. Un’altra è la tremenda pressione che l’industria farmaceutica esercita sulla formazione dei medici, quindi sulle università, sulla ricerca scientifica, sull’informazione sanitaria e sui comportamenti sociali. Non è paragonabile il potere dell’industria farmaceutica a quello dei suoi concorrenti (che per altro verranno forse fagocitati e neutralizzati). Ma i meccanismi psicologici sono gli stessi.

    • Su quella che Lei definisce “paura di perdere la forma, di essere ammalati, di morire”, bisognerebbe scrivere un capitolo a parte e penso sarebbe molto interessante. Ma è solo una parte di un problema più ampio. La nostra è la società dell’angoscia. Tutto congiura (mi scusi ma io sono un complottista) per indurre ansie, preoccupazioni, timori di ogni genere nella gente.

  • Pietro, che pazienza si deve avere col signor Cade’, e la tua eleganza.

  • Signor Martini, La ringrazio, io lo adotterei come motto: “la miglior medicina preventiva è una vita che valga la pena di essere vissuta. motto”. Parole d’oro.
    Quindi non seguirò il Suo consiglio di fare periodici esami dopo i sessanta. La sedicente ‘prevenzione’ fatta di esami, visite, controlli di vario tipo, è secondo me solo un invito ad ammalarsi (a prescindere dal solito volgare business).
    E mi scusi se la costringo a un’ascesi non richiesta, abusando della Sua pazienza.

    • Grazie signor Cadé. Purtroppo, dopo i miei sessanta, pur con rassicuranti check-up annuali, le ascesi cedono sempre più spesso alle discesi.

    • “La via che sale e che scende è una e medesima.” Eraclito.
      Consoliamoci così.

  • Che poi a pensarci bene, e senza nulla togliere ad altre firme, credo che il pensiero del signor Cade’ si possa sintetizzare nella scoperta sensazionale che nella nostra epoca qualsiasi azione è agita nel nome del profitto. E chi ha vissuto in altre epoche, tra mercanti, traditori per pochi denari, satrapi, faraoni e imperatori, nobilastri e latifondisti, re assoluti e padri da le bele braghe bianche l’ha sempre dimostrato. Che bei tempi quelli passati dove l’avidita’ non esisteva e i Mida venivano crudelmente indorati.

    • Una volta il diavolo viaggiava a dorso di mulo, oggi viaggia vie etere. Le guerre si son sempre fatte, ma nel medioevo non esistevano caccia bombardieri, armi termonucleari o batteriologiche. Gli usurai son sempre esistiti ma un tempo strozzavano qualche povero cristo, oggi intere popolazioni.

  • Per la signora Cremonesi. Mi accorgo di aver dato una risposta ambigua. Sembra che la differenza tra medicina e medicina si riduca a questioni di denaro e potere. Non è così, c’è anche un aspetto epistemologico. Se prendo ad esempio le tre ‘alternative’ che vengono maledette nel mio articolo (l’omeopatia, l’agopuntura cinese, i fiori di Bach), io ritengo che queste metodologie abbiano una comprensione dell’uomo e della natura superiori a quella della medicina ufficiale. Quest’ultima, a mio avviso, conserva un’idea materialistica dei processi naturali che è profondamente inadeguata. E anche le neo-medicine, che si pretendono bio-psico-neuro-immuno-etno-ecc.logiche, non sembrano uscire dai classici paradigmi fondamentali. Di fatto, questa medicina meccanicistica ha raggiunto risultati eccezionali nelle cure palliative e negli interventi d’emergenza (Lei lo ha provato e anch’io) ma da un lato si rivela poi impotente nel guarire le persone e dall’altro sembra solo favorire una medicalizzazione sempre più opprimente della società, per ragioni che non hanno niente a che vedere con la salute della gente.

  • Infine, nell’epoca dei centomila farmaci, gioverà forse tornare alla semplicità del precetto medievale:
    “se vuoi star bene, non adirarti…Tre cose son necessarie: mente allegra, riposo, dieta moderata”.
    Ma per noi “la realtà è complessa” e così la si fa troppo semplice.
    Dunque, andiamo tutti dallo specialista e che Dio ci aiuti.
    Perché in un’epoca in cui i medici sono la terza causa di morte, quando se ne incontra uno è meglio fare gli scongiuri.
    Del resto, lo sapevano già nel medioevo e non per nulla si diceva già allora:
    “Se tanti anni voi campar
    del dottor non ti fidar”.

    • E poi, naturalmente, c’è il Fato, e contro di lui ogni ragion non vale.

  • O altrimenti affidarsi alla croce, al rosario a alla Bibbia (?) di Salvini. A lui i cattolici (non commento), grazie a questi simboli, hanno riservato un sacco di voti. Quindi, se fan vincere in politica, vuole che non facciano vincere in salute? Basta riempirsi le tasche di santini, dei simboli di prima, organizzare delle belle Madonnate (sto bestemmiando?) a maggio, un bel viaggetto a Lourdes (pare in declino per numero di presenze grazie ai treni ad alta velocità che hanno priorità di transito nelle stazioni, con lunghe soste dei miracolandi in aperte campagne europee) o altri folcloristici riti, e la salute è assicurata. Altro che specialisti o Fato. Io in questo giorni ho un discreto dolore al ginocchio che non passa nonostante il voltaren. Quindi oggi sono di fronte al dilemma: vado dall’ortopedico o a Caravaggio ad accendere una candela alla Madonna? Non prima di aver lasciato spazio a chi ci va per far benedire la macchina nuova. Il ventunesimo secolo è ancora anche questo, offre ancora un sacco di speranza.

    • Signor Macalli, non so cosa consigliarLe. Ogni terapia presenta dei rischi. Per esempio, una mia vecchia zia aveva una grave artrosi al ginocchio. Un giorno mia mamma, che era molto devota, la accompagnò al Santuario della Madonna della gamba, ad Albino. Uscendo dalla chiesa mia mamma scivolò sulla scala, cadde e si ruppe il piatto tibiale. Restò settimane a letto con una imponente ingessatura. Sul gesso le disegnai un’immagine di grazia ricevuta, perché in fondo le era andata bene, non si era rotta tutte e due le gambe, e così ci ridemmo su. In compenso, il ginocchio della zia andò peggiorando. Quindi, Lei vede, è una questione di fede. Segua il Suo cuore, reciti il Rosario o si inietti il diclofenac. Ma non si aspetti miracoli.

    • Ivano, premesso che mi spiace per il tuo “discreto dolore al ginocchio che non passa nonostante il voltaren”, il fatto è direi ….emblematico.
      Credo tu sappia (avrai ben letto il “bugiardino” no?) che il Voltaren è un antidolorifico, che quindi, per ben che vada, per un pò di tempo, toglie il dolore, spegne il segnale lampeggiante di allarme che segnala un malfunzionamento , sostanzialmente imbrogliandoti, perchè per un pò di tempo ti fa credere che sia tutto ok, mentre non lo è affatto, anzi la situazione peggiorerà vieppiù! Perchè quella “medicina” (?!?) agisce sul “sintomo” e non sulla “causa”!
      Un bravo medico (magari che sappia anche di ortopedia), invece, potrebbe aiutarti ad individuare la “causa” e individuare la terapia (alle brutte magari anche chirurgica) per avviare la soluzione del problema.
      Il corpaccione notro è un congegno complesso assai e magari , chissaà, può essere che c’entri anche …. l’alimentazione, addirittura!
      Certo se il dolore è davvero insopportabile e tu hai bisogno davvero di essere viceversa efficiente, ok, “pigliate na pastiglia”, ma sii conscio che non stai afforntando davvero il tuo problema, che si ripresenterà…..peggiorato!
      Qanto a “Lourdes”, si lo so bene, anche la “religione col timbro” (oltre che la “medicina”) ha trasformato il tutto in un “big business”, e i ….”bucalott, i bòca”!!!!

  • Eh no signor Cadè, con tutti i miracolati del mondo perchè loro sì e io no?

    • Signor Macalli, l’ottimismo fa bene alla salute e quindi forse non è giusto che io La scoraggi. Però, dato che Lei è una persona razionale, calcoli che la percentuale dei miracolati è in realtà molto bassa. Per esempio, a Lourdes, su cento milioni di pellegrini, solo 70 miracoli ufficialmente riconosciuti. Quindi, non disperi ma neppure si faccia illusioni.

  • So bene Francesco quello che dici. Però io sono un fifone e quando sento parlare di chirurgia sudo freddo. Il miracolo in cui credo è quello che mi passi la paura. Quindi come dice il signor Cadè “Se non sto bene aspetto che passi. Se non passa, pazienza.” E poi accidenti, proprio adesso che sono in pensione. In verità dal primo di settembre, ma di fatto…

  • Franco, tu hai ragione, “Felix qui potuit rerum cognoscere causas”. Però a volte risalire alla causa richiede un sacco di tempo e di tentativi senza successo. Non bisogna disprezzare il farmaco sintomatico. Quando ero giovane, il secolo scorso, soffrivo di attacchi d’asma tanto forti che mi sembrava di morire soffocato. Allora prendevo il cortisone e dopo un po’ ritornavo a vivere. San Cortisone, lo chiamavo. Ma per guarire bastava che andassi il mare. Poi, negli anni, il disturbo è scomparso da solo senza che nessuno ci capisse niente. Le cause? Boh…
    Avevo spesso anche dolori atroci al collo e alla bassa schiena, retaggi della mia attività sportiva che mi aveva provocato delle protrusioni discali. Restavo giorni a letto piangendo per il male e l’unico amico che avevo era il Voltaren. Lui un po’ mi toglieva il male.
    Ma anche quei dolori col tempo son scomparsi e non so il perché.
    “…inexorabile fatum”!

    • Sono certo che passerà anche a me.

    • “….Però a volte risalire alla causa richiede un sacco di tempo e di tentativi senza successo…..” dici Livio, ed è vero, ma avete un’idea di come si svolga una “prima visita” da parte di un medio omeopata (che non sia un ….”ciarlatano” ovviamente!) degno di questa qualifica ?
      E ancora “…Quand’ero ragazzo avevo questa idea ingenua, che i medici fossero lì per guarire le persone….” il dottor Garlasco (quello della “benattia”) era aproprio un medico che ti accompagnava lungo un sentiro di guarigione!
      E nn era un “talebano” è! Se il caso lo richiedeva poteva essere necessario anche l'”antibiotico” e l'”antidolorifico”, ma solo come “step” contingente, inquadrato in un quadro complessivo di individuazione della causa che stava agendo dentro di te, individuo vivente con una sua (e solo sua!) “storia”. Certo, non “lo passava la mutua” e un medico così mica tanti se po potevano permettere, sia come “tempo” che come “costi”!
      “Ingenuo ” pensare al “medico” in questi termini?
      Sarebbe davvero bello poter restare “ingenui”, Livio!
      Fanno di tutto per impedirtelo e, quasi sempre, ci riescono!

    • Franco, ti invito a rileggere la risposta che ho dato alla signora Cremonesi (5 Giugno 2019 @ 08:14).
      La medicina ‘ufficiale’ non solo non può guarire ma neppure lo vuole (obiettivo:cronicizzare, siam sempre lì).
      Altre medicine cercano invece di accompagnare il malato in un cammino di comprensione di sé, dei suoi sintomi e delle loro cause, e quindi di guarigione.

  • Che poi “Se non passa pazienza” è una bella stupidata. Non crede signor Cadè?E scusate la leggerezza del tema, ma anteporre il cazzeggio (non di qualità) alla pesantezza del mal d’articolazioni credo sia una discreta distrazione.

    • Può essere stupido ma non più che imbottirsi di farmaci. Lei si dice sorpreso che io abbia usato dei medicinali. In realtà sono decenni che non ne faccio uso e che non vado da medici di alcun tipo. Quand’ero ragazzo avevo questa idea ingenua, che i medici fossero lì per guarire le persone. Col tempo ho scoperto che non era vero affatto. Al massimo possono alleviare un sintomo. Però, come ho già detto, in certi casi questo è già tanto e io non lo sottovaluto.

  • Comunque tutto questo è interessante. Dopo tanti proclami scopriamo che anche il signor Cadè ricorre ai farmaci. Alla bisogna naturalmente.

    • Ero giovane allor, e fede avevo ancor…

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