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LIVIO CADè

Cambiare l’immutabile

 

La politica non ha mai acceso in me grandi passioni. Col tempo son giunto a considerarla un male inevitabile. Ricordo quando il parroco del mio paese dal pulpito esortava i fedeli a votare “secondo valori democratici e cristiani”. Erano gli anni ’70, e a quel tempo ascoltavo con piacere le tribune politiche trasmesse in tivù. Al di là degli argomenti trattati, trovavo affascinante l’eloquio di alcuni leader. Mi piacevano la proprietà e la ricchezza di linguaggio. Emergeva a tratti un fondo umanistico, una visione ampia e profonda dei temi discussi.

Col passare degli anni l’aura di cultura e di stile che circondava oratori e tribuni si è via via assottigliata e oggi mi pare difficile trovarne traccia. Non v’è più lo charme delle parole a nascondere o imbellettare i vizi eterni della politica – l’opportunismo, la demagogia, le ipocrisie e le menzogne. D’altra parte, anche la coscienza critica di chi ascolta si è progressivamente degradata. Quindi, non v’è stato un mutamento sostanziale nei meccanismi del consenso. Solo, si son fatti più rozzi e plebei. Difficile dire quale sia la causa di un tale regresso intellettuale. Forse i mass media, la scuola, l’inquinamento ambientale, un virus, non so, ma certo un’eclissi dell’intelletto è evidente.

Con quel poco di intelligenza che ci rimane dovremmo capire che siamo più stupidi e ignoranti di un tempo. Solo chi creda nella chimera di un ‘progresso sociale’ è privo di questa elementare consapevolezza. Alcuni diranno che il numero di laureati è oggi superiore a mezzo secolo fa, mi metteranno sotto il naso numeri e dati, come se da questi si potesse dedurre l’effettivo livello cognitivo di una società. Il problema è che ormai si credono reali solo i fatti riconducibili a quantità misurabili. Essendo l’intelligenza un dato astratto, la si ritiene irrilevante ai fini di una valutazione ‘obiettiva’ della realtà. Succede perciò che ci si affidi a statistiche e percentuali come strumenti ideali del pensiero. In tal modo, fenomeni squisitamente qualitativi come la poesia e l’arte, la religione o la filosofia, sono scomparsi.

Si obietterà che mai come oggi ci sono state tante mostre d’arte, tanti concerti, tanti festival di filosofia e di letteratura. Appunto, il ‘tanto’ sembra il summum bonum. Ma quanti sono oggi i veri pittori o i veri musicisti? E cento ‘pensatori’ ambulanti che si esibiscono in pubblico come spogliarelliste, questa mandria di accademici marchettari può surrogare un vero filosofo? Anche la massa di giornali, riviste o libri, che inonda il pianeta, che assurdo spreco di cellulosa! Come se bastasse leggere molto per comprendere il mondo o sviluppare l’ingegno. Prima di tutto, l’intelligenza è un dono di Dio. E poi bisogna osservare la vita e meditarla, per capirne qualcosa. Il tanto leggere e studiare, di per sé, favorisce solo il diffondersi di cretini istruiti, pappagalli che ripetono le parole altrui. Il campione di questa razza è ‘l’esperto’, che sa dire in trecento pagine quello che una persona sensata direbbe, più chiaramente, in dieci righe.

Ma sto divagando, e forse mi affliggo per ciò che è inevitabile, il declino di una civiltà senescente. Forse è naturale che i politici, spenti i giovani idealismi di un tempo, non additino grandi valori ma trovino più utile disputare del 2 o 3% come vecchi strozzini. O che, da burocrati decadenti, si preoccupino di regolamentare fin nei minimi dettagli l’accesso a una toilette o la forma dei cetrioli. Ma il peggio è che, per quanto il pensiero politicamente corretto ci proibisca di definire totalitario il sistema in cui viviamo, oggi molta gente si sente oppressa e ingannata da chi la governa. Il problema, tuttavia, non credo sia tanto chi ci governa ma chi governa i governanti, quello cioè che Roosevelt chiamava “il governo invisibile”. Significa che la politica deve oggi obbedire a poteri più alti di lei, prigioniera di logiche che la trascendono. Votare, in fondo, è come scegliere i camerieri senza poter cambiare i padroni.

Sembra infatti che le decisioni fondamentali siano prese da un impero metapolitico il quale, potendo controllare masse oceaniche di denaro, non deve certo temere il nostro voto. Voler lottare contro un tale Moloch sarebbe un’utopia suicida. Sappiamo come finiscono le rivolte degli schiavi e dei poveracci. Accontentiamoci perciò di esprimere democraticamente il nostro voto. Consideriamolo un bel gioco, uno sport. Possiamo discutere di programmi, tifare per questo o quello, accapigliarci e, come quando la nostra squadra vince, esultare se a vincere sarà il nostro partito. Ma dubito che noteremo miglioramenti nella nostra vita.

Le romantiche visioni di Stati europei stretti in un unico amplesso o fieramente sovrani, mi lasciano quindi freddo. Insomma, oggi come un tempo, la politica non mi entusiasma. Anzi, mi deprime, perché la vedo sempre più sclerotizzarsi in un sistema immutabile, il cui vero scopo è il dominio e il cui strumento è la violenza. Ma la democrazia ha i suoi riti. Dunque, andiamo pure a votare, sperando che qualcosa cambi. Sperare non costa nulla. Diceva Thomas More: “Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, e soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”. Forza non ne abbiamo, intelligenza neppure, non ci resta che la pazienza.

LIVIO CADè

25 Mag 2019 in Attualità

72 commenti

Commenti

  • Gran bel finale quello del tuo “domenicale”, Livio.
    Si, dico la citazione del potente Sir Thomas More (dicesi 1500 nè!).
    Mica d’accordo però con le tua ultima frase, che mi suona giocata su un registro di studiato, sterile pessimismo: perchè credo, ripeto CREDO, che ognuno di noi (oddio magari nn proprio tutti tutti….) abbia la potenzialità, possa avere la forza, di cambiare le cose che può cambiare, la pazienza di accettare le cose che non può cambiare, e soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.
    Ecco. il limite è l'”intelligenza” che troppo spesso è trascurata in favore della “furbizia”, con risultati nefasti!
    Lo sforzo di CremAscolta va proprio nella direzione di stanare e attivare quelle potenzialità tanto ben delineate da Sir Thomas.

    • Caro Franco, il pessimismo è oggi un dovere intellettuale e anche una questione di dignità. Essere ottimisti infatti vorrebbe dire illudersi di poter cambiare un sistema perverso e irriformabile o credere a quelli che dichiarano di poterlo fare, magari con un po’ di chirurgia estetica. E non sarebbe dignitoso farsi ingannare ancora.
      È certo che ognuno, con l’aiuto di Dio, può trovar la forza di cambiare le cose che può cambiare. Ma appunto, l’ordine di forze che ci domina, nessuno di noi – o dei nostri politici – lo può cambiare.

    • Ricordo che stiamo parlando di parlamento europeo, quindi UE, Commissione europea, Bce e annessi vari.

    • Un comitato d’affari.
      In realtà oggi si vota per un consiglio d’amministrazione, per un’amministratore di condominio, o forse solo a causa di un frainteso senso del dovere. E’ inutile infiocchettare l’azione con ideologismi e belle speranze in cui nessuno crede. Consapevole di ciò, io vado …….. così non ci penso più.

  • Google che inserisce l’urna nel logo…Fb che mi ricorda di andare a votare… a me pare una congiura per spingerci ad un’azione senza senso. La libertà di astenersi…

  • Perché dire alla gente che ‘deve’ votare? Perché, io credo, non bisogna lasciare che la gente cominci a pensare “il voto non serve un piffero”. Se la gente pensasse che le votazioni sono un rito inutile, crollerebbe l’illusione democratica. È necessario invece, per mantenere lo status quo, che la gente continui a illudersi di poter cambiare le cose con un voto. In caso contrario la gente potrebbe pensare che per cambiare siano necessari altri mezzi.

    • Sul “perché andare a votare” anch’io m’interrogo ogni volta per poi rispondermi che, se io non vado, qualcun altro va a votare per me. Disgraziatamente nelle cosiddette democrazie occidentali, che in realtà sono dittature finanziarie mascherate, è ormai la norma che i governi vengano eletti con il 51% (dei voti) espressi dal 40% (votanti) di chi si reca alle urne. Un’inezia. Senza contare che le truppe cammellate dei partiti tradizionali non si perdono un’appuntamento elettorale, ligi al dovere come sono, e perciò alla fine sono sempre gli stessi che “decidono” per tutti. E’ giusto? Secondo me, no. Chi ritiene il contrario non è autorizzato a lamentarsi in seguito.

  • Bene o male questa Europa, nata dalle macerie della guerra in qualche modo ha retto. Io dico che senza illuderci di migliori mondi possibili, se confrontiamo questi decenni con epoche storiche precedenti io non ho dubbi che un tempo si stava peggio di come stiamo adesso. Ora addossare tutte le responsabilità alla politica, che anch’io penso che sia solo ancella dell’economia, io credo che sia molto riduttivo in un mondo cambiato a velocità supersonica e inaspettata. Quindi adesso, oggi, siamo chiamati a decidere quale forza politica sia in grado di affrontare questo cambiamento, sperando in questa o quella coalizione o orientamento. Premetto che voto ideologicamente indipendentemente dai programmi sempre aleatori e semplicistici perché credo che sia l’unico paradigma possibile, cautamente, anche, riconosco,per la codardia che ad una certa età induce a fare scelte conservatrici piuttosto che affrontare un nuovo che alla luce della Storia non lascerebbe presagire nulla di tranquillizzante. Magari per un po’ un eventuale nuovo assetto europeo potrebbe garantire quel cambiamento che in tanti reclamano a gran voce, pur non sapendolo esattamente nominare ed indicare. Ma se io penso ai tempi in cui la scuola non era per tutti, la sanità era quella che era, il lavoro regolamentato a fatica e poi la conseguente perdita di diritti una volta conquistati, ripeto, più dovuti all’economia e finanza che non alla politica, e se confronto questo 2019 senza più l’ottimismo del boom economico, ma con ancora qualche conquista mantenuta, io vedo nel cambiamento da molti auspicato un futuro che potrebbe solo ricalcare epoche passate e da dimenticare, senza credere alla bacchetta magica di promesse demagogiche e irrealizzabili se non estemporaneamente, senza pianificazione, solo volte a strappare il consenso con slogan da pubblicità o muscolari. E quindi si ritorna a parlare di politica, anche se il post del signor Cadè mi pare che metta più in luce la diffidenza dell’autore verso chi oggi è chiamato ad esprimere il proprio parere, distinguendo quella cultura aristocratica da quella di massa che rappresenta appunto la maggioranza dell’elettorato. E allora per le paure accennate io voterò per mantenere lo status quo che ha permesso ai miei sessantasei anni di vivere in pace, di non aver sofferto la fame prebellica, la mancanza di diritti, insomma tutta quella miseria culturale che nel 2019 sta ritornando anche se adesso parliamo tutti l’italiano, e che però fa davvero rimpiangere quella politica aristocratica di un tempo contro la volgarizzazione non solo a parole di quella contemporanea, capace solo di promettere un cambiamento che fa i conti senza l’oste che appunto sono economia e finanza. Insomma, dal mio punto divista è meglio un’Europa mancante e incompiuta come questa piuttosto di sovranismi che, come dice la parola stessa, penseranno solo per sé. Prima o dopo. Insomma, è l’epoca delle contraddizioni che leggo anche nel post. Da una parte la nostalgia di quando si parlava latino, in senso lato naturalmente, dall’altra la cultura di chi vuole cambiare le cose. Per chiarire: dove sta la contraddizione? Sta, mi pare, secondo il signor Cadè, nel chiedere nuovi assetti, ma allo stesso tempo l’inconciliabilità tra l’aristocrazia di prima e la cultura di massa a cui è affidato il voto di oggi. Il signor Cadè vorrebbe che le cose cambiassero, ma ribadendo scarsa fiducia nell’elettorato contemporaneo. Ma non si può essere èlite e massa allo stesso tempo. E l’èlite questo cambiamento non lo vuole. Lo vuole la massa. Sempre se ho ben inteso il pensiero del signor Cadè.

    • “Un futuro che potrebbe solo ricalcare epoche passate e da dimenticare” è esattamente quello che la UE-BCE ci ha regalato nell’ultimo ventennio. Da dimenticare proprio.

  • Signor Macalli, non posso esprimermi sulla qualità di vita dei nostri nonni o bisnonni. Penso piuttosto ai giovani e ai giovanissimi di oggi. E non mi esprimo neppure sull’Europa, che è una cosa, ma sull’UE & Co., che è un’altra.
    In questi ultimi vent’anni di moneta unica e di politiche comunitarie, a me pare, forse mi sbaglio, che la situazione socio-economica italiana sia rapidamente deteriorata e che le servano efficaci terapie. Questo mi ricorda una mia conoscente, passata a miglior vita. Non si sentiva troppo bene, così si rivolse a uno specialista. La terapia, invece che giovarle, peggiorò le sue condizioni di salute. E più si curava, peggio stava. Quando se ne lamentava, il medico le diceva che, se non avesse continuato quella terapia sarebbe stata ancora peggio. Andò avanti così per qualche tempo, finché la povera donna morì. Dobbiamo rassegnarci al fatto che né la medicina né la politica sono infallibili? Mi sembra che negli ultimi anni le condizioni di vita della gente comune, cioè quella che si trovava nell’aurea mediocrità, siano costantemente peggiorate e che una massa sempre più estesa di persone scivoli verso la povertà, pensioni da fame, disoccupazione o la necessità di cercar lavoro all’estero. Non che prima non ci fossero problemi, ma la situazione non mi sembrava così compromessa. Come nel caso della mia sfortunata conoscente, sembra che anche qui la terapia crei più danni che benefici. Ciò nonostante, gli ‘esperti’ sono convinti che questa terapia sia l’unica possibile. Medicine alternative sono bollate come roba da ciarlatani irresponsabili. Quindi, nonostante ci venga detto che le ricette applicate sono le uniche scientificamente valide, dobbiamo rassegnarci a morire? Quale sarà il futuro dell’Italia? Sarà un paese sempre più vecchio, povero, disoccupato, da cui i giovani scappano, sempre più islamizzato e culturalmente disgregato? Dobbiamo continuare con le terapie seguite finora, con questo bombardamenti di chemioterapia sociale? O possiamo rivolgerci ad altre medicine, come l’agopuntura cinese?

  • Ho dimenticato due punti. Primo, io non appartengo ad alcuna élite. Comunque, vi sono élite di vario tipo. L’élite che non vuole il cambiamento è solo quella che ha vantaggi a mantenere lo status quo.
    Secondo, Lei, signor Macalli, preferisce lo status quo perché sembra temere cambiamenti che ci portino verso conflitti, violenze, tensioni sociali, totalitarismi. Ma a me pare che proprio verso questo ci stia portando lo status quo.
    E io temo che andando avanti così tra qualche anno i conflitti deflagreranno.

    • Signor Cadè, se vogliamo anticipare i tempi andiamo pure a votare i sovranisti. Leggevo stamattina che “l’Italia dà più di quanto riceve dall’Europa: 15 miliardi contro nove all’anno in media. Eppure non ha ancora imparato a spendere bene quel che incassa, nei tempi giusti e per fare le cose importanti. Sin qui ha presentato a Buxelles “scontrini” o per soli 17,3 miliardi su 75,2 di fondi strutturali e di investimento del ciclo 2014-2020. Il 23%, appena un miliardo certificato ogni quattro assegnati.” E in questo caso non è colpa dell’Europa, ma dell’Italia. Che poi si dia troppo rispetto a quanto si riceve posso essere d’accordo, soprattutto se quello che non dà a noi li dà all’Ungheria di Orban a cui dell’Europa non frega proprio un bel niente. Se invece Lei pensa che le nuove leve saranno in grado di gestire meglio questi bilanci allora glielo lascio credere. Io, se fossi al Parlamento europeo, il magiaro l’avrei già sbattuto fuori da un pezzo. Senza soldi europei sarebbe in braghe ditela. E questo andiamo a dirlo anche al nostro Salvini che del dittatorello è amico fedele, pur sapendo che non potrebbe mai contarci- vedi distribuzione di extracomunitari – Per arrivare a dire che indubbiamente l’Europa va riformata in alcune sue parti, ma partendo proprio cacciando a calci in culo quelli che la contrastano. Le cose poi andrebbero meglio. Altro che i sovranisti.

  • A me questa immagine dell’UE come di una mamma severa ma buona e previdente, che cerca solo di gestire il precario bilancio familiare nel miglior modo possibile, cercando di far quadrare i conti – e certo se i soldi non ci sono bisogna fare sacrifici, rinunciare a qualcosa, le difficoltà sono tante, la vita è dura ecc. – e che certo non sarà perfetta, ma senza di lei saremmo persi… e che poi dovrebbe punire i figli più discoli, quelli che non accettano le regole e vogliono fare di testa loro (incoscienti!), magari facendogli saltare la cena o buttandoli fuori di casa… mah, a me questa immagine mi convince poco…

    • Signor Cade’, se si vuol far parte di una famiglia, Stato o altre formazioni se ne accettano le regole, altrimenti fuori dalle balle. O si deve essere così convincenti da cambiarle. Che poi è il senso del voto di oggi. Ma con argomenti, non con slogan nazionalisti. Poi se ne discute. È questo il metodo democratico. A meno che non si tirino fuori i soliti complotti, Allora non c’è ragione che tenga. Perché se dietro la pagina di Google con l’urna si immaginano chissà quali macchinazioni allora non ce la caviamo più. Invece, ritornando al suo penultimo commento e ai figli e ai nipoti, vorrei ricordarLe che questi lo siamo stati noi per i nostri padri Costituenti e il manifesto di Ventotene. Chissà se i prossimi a venire saranno altrettanto bravi.

    • Mi chiedo se questa UE incarni gli ideali dei padri costituenti o di Spinelli e compagni. Se non sia piuttosto la dimostrazione di come un sogno (europeista) può diventare un incubo.
      E poi cosa vuol dire ‘complotto’? Oggi c’è la moda di bollare le persone sgradite come fascisti, razzisti, omofobi, complottisti ecc. Credo sia un modo per zittire le minoranze dissidenti. In effetti io sono un complottista. Penso che i complotti esistano da che esiste l’uomo e che sempre esisteranno. Il potere è un iceberg, se ne vede solo la punta. Sempre ci sono state trame oscure, accordi segreti. La gente l’ha sempre saputo e ha sempre saputo di non poterci far niente. Oggi la gente non può farci niente ma non lo sa. È il progresso.

      Infine, al Suo “o accetti le regole o fuori dalle balle” risponderei “magari!”. Purtroppo non è possibile. Mi ricorda una tipica situazione da film gangster:

      “Se non ti va bene, quella è la porta.”
      “Sono libero di andare?”
      “Accomodati. Ma stai molto attento.”
      “È una minaccia?”
      “Solo un consiglio.”

      Infatti, non andiamo “fuori dalle balle” perché certi consigli fanno paura…

  • Non saremo noi – concordo con te, Livio – a cambiare il mondo, a imbrigliare la forza dei grandi potentati economici, ma è un fatto che oggi 400 milioni di europei potrebbero dare un chiaro messaggio.

    Forse, come scriveva Margherite Youcenar, ciascuno di noi ha sul mondo più potere di quanto immagini.

    Come singoli siamo del tutto impotenti, ma insieme possiamo fare qualcosa.
    Anni fa un movimento di protesta cinese ha boicottato un prodotto che era considerato un simbolo dell’imperialismo culturale americano.

    Leggo oggi che vi è chi tramite Facebook ha lanciato l’iniziativa di boicottare alimenti confezionati con la plastica: magari se saremo in tanti riusciremo ad accelerare la eliminazione della plastica

    • Piero, anch’io mi sono battuto per dei cambiamenti. Ma per cambiare oggi ci vorrebbe una rivoluzione. E quando si fa una rivoluzione si fanno saltare le teste. Non basta smettere di bere la Coca-Cola o ridurre la plastica.
      Io sono una persona pacifica, ma noi viviamo, forse senza saperlo, in un sistema terribilmente violento e che porterà altra violenza. Io lo credo inevitabile.

    • Purtroppo per cambiare il mondo oggi non basta più evitare i contenitori di plastica al supermercato e fare la raccolta differenziata. I problemi nel frattempo sono diventati giganti di pietra, ci vuol uno shock altrettanto enorme per sgretolarli.

      Personalmente, confido solo nell’Eurasia.
      L’Europa ha avuto la sua possibilità e l’ha sprecata.

    • Rita, come direbbe Piero, tu voli alto, troppo alto. Passare dall’EURUSA all’EURASIA, è veramente un volo iperbolico. Non è così facile cambiare la geopolitica mondiale. Smantelliamo le 120 o 140 basi Nato in Italia, mandiamo a casa 12.000 soldati americani? E i 70 ordigni nucleari? E chi ci protegge poi dal pericolo comunista? Forse dovremo mettere delle basi russe che ci proteggano dal pericolo capitalista. A parte le battute, io non so se veramente “la luce viene dall’Oriente”, ma temo che ormai dall’Occidente, da questo Occidente, possano venire solo tenebre.

  • Elezioni 2019, ribadisco che non me ne importa un piffero, convinto come sono che non servano a un piffero, se non ad alimentare per qualche giorno i soliti dibattiti insulsi nei quali sguazzeranno giornalisti e politici con gran sollazzo del popolo.
    Osservo solo che vince ancora una volta il PAI, Partito Astensionista Italiano.
    Naturalmente, come osserva Di Maio, tutti quelli che si sono astenuti avrebbero votato il M5 Stelle, se solo si fossero recati alle urne. Quindi, dovremmo accreditare i 5 stelle almeno di un 60% dei voti. Purtroppo i 5 stelle sarebbero stati troppo “puri e silenziosi” e questo ha indotto i loro ad astenersi, a prender tempo per riflettere.
    È il solito cabaret…
    Ma la cosa più bella che ho visto – anzi l’unica – è stata la pubblicità di un’agenzia funeraria che provvede alla cremazione dei defunti: “ricordatevi di recarvi alle urne” (quelle cinerarie, si intende)…

    • Mi è venuta un’idea, ma non so se ci ha già pensato qualcuno. Perché non fondare effettivamente il PAI? Vinceremmo sempre le elezioni. Potremmo arrivare in pochi anni alla maggioranza assoluta. Io la butto lì. Se non è una proposta concreta questa…

    • Non mi pare che ci sia stata tanta astensione. Comunque simpatico. In tema invece non capisco il piffero. Non crede che qualsiasi elezioni riguardi anche Lei? Perchè a qualsiasi votazione seguono poi azioni che toccano più o meno tutti.

    • Secondo quanto ho letto, ha votato il 56%.
      Per quanto riguarda le “azioni che toccano più o meno tutti”, Lei ha ragione. Ma credo siano azioni residuali. Penso che quel che adesso farà il parlamento europeo, come ho scritto sopra, non cambierà nulla di significativo nella nostra vita. Gli effetti reali, io temo, giungeranno da altri centri decisionali.

    • In realtà non ha vinto il PAI. Rispetto alle elezioni europee precedenti, quelle di ieri hanno registrato in Italia una modestissima riduzione del 2,59%, dato determinato dal voltafaccia degli elettori del Sud, soprattutto in Sicilia e Sardegna, dovuto alle promesse mancate del reddito di cittadinanza. In Europa l’affluenza alle urne è stata addirittura la più alta degli ultimi 20anni. Ormai i popoli vogliono esser-ci e contare qualcosa, l’assenza l’hanno pagata a caro prezzo.

      Il tonfo del M5s, checché ne dica Di Maio, è “anche” una conseguenza della protesta del Sud, ma non solo di quello. Mi piacerebbe conoscere il grande stratega che ha consigliato i pentastellati di puntare tutto sull’aggressività ideologico-verbale e sul giustizialismo, che sono posizioni già perdenti in partenza. Insultare l’avversario non paga mai (mio padre diceva sempre “al nemico fai ponti d’oro”), lo saprebbero se avessero studiato.

      Parlando dei rapporti tra dio e il diavolo quel genio di Goethe descrisse quest’ultimo come lo spirito che negava, che protestava, arrestando il flusso della vita e impedendo che le cose si compissero, ma in fondo non era cattivo. Si trattava di un rompiscatole, questo sì, di un ribelle irriducibile, le sue interferenze non erano tuttavia la negazione del Creatore ma l’ammissione della sua esistenza. Egli considerava infatti “l’altro” come un collaboratore prezioso e pressoché insostituibile. Forse i giallo-verdi, per il futuro, farebbero bene a riprendersi in mano Goethe. Non si sa mai.

  • No signor Cadè, il voto di ieri ha cambiato anche gli equilibri nazionali, sempre se si possano chiamare tali. Non c’è niente di residuale. Non ricordo se lei sia mai intervenuto rispetto ai provvedimenti di questo Governo, ma le misure prese han sollevato furibonde discussioni su scelte che mi sono sembrate sostanziali, non di poco rilievo, magari un pò improvvisate, raffazzonate, ma significative, soprattutto in prospettiva elettorale. Magari non a favore dei 5stelle, e questo l’avevano previsto in tanti, cosi che il voto di ieri l’ha confermato. Secondo me.

    • Lei, signor Macalli, allude alle ricadute locali di queste votazioni. Quindi pensa che, sulla scorta di questi risultati, il governo cadrà è si cercherà una nuova maggioranza?

      Nel merito dei provvedimenti presi da questo governo, io confesso di esserne cautamente soddisfatto in via di principio, ma preferisco sospendere il giudizio sui loro effettivi benefici. Il problema è che bisogna saper aspettare e dar tempo al tempo, invece si hanno sempre reazioni impulsive. Così, nei 70 anni di Italia postbellica, se non ricordo male, ci sono stati già 64 governi. Questa io la chiamerei ‘isteria’…

  • Rita, non è andata come dici tu. I cinque stelle in alcune città del sud sono arrivati anche al trenta%. Poi era scontato che al nord perdessero.

    • E’ andata proprio così, invece. Guardati i dati di Basilicata, Campania, Calabria, Sardegna e Sicilia. Eccezione che conferma la regola: Valle d’Aosta.
      https://elezioni.interno.gov.it/europee/votanti/20190526/votantiEI

      Capisco ovviamente Di Maio che tenta di salvarsi la poltrona.
      All’interno del M5s, adesso, la resa dei conti sarà feroce.
      Si sono dimezzati in 10 mesi!!! Vorrà dire che non hanno sbagliato un colpo?

  • Rita, se non ho letto male, quelli del PAI hanno ottenuto il 44%. Quindi dovrebbero essere loro a governare.
    Sul problema Dio-diavolo, ne ho parlato spesso. Ma preferirei lasciare Dio fuori dalla politica…

    • Certo Rita, il PAI potrebbe vantare solo quel modesto 2,59% di incremento che tu ricordi. Ma se il + 4% del Pd basta e avanza per un Te Deum, anche il PAI potrebbe festeggiare…

  • Va bene signor Cade’, tempo al tempo. Ma io non credo che sia isteria fare previsioni. Quanto al susseguirsi di governi di questi settant’anni a me è bastato che fossero democratici. E alla fine, un po’ più a freddo, credo che lo saranno anche i prossimi, nonostante le esibizioni muscolari a cui stiamo assistendo. Credo che lo scudo protettivo europeo funzionerà anche i prossimi 5 anni. Oltretutto sento che nonostante la vittoria la Le Pen avrà lo stesso numero di seggi di Macron.

    • Signor Macalli, io penso che, come ho scritto sopra, sia più un’illusione democratica a governarci che non una reale democrazia. Del resto, Mussolini diceva che in nessun altro paese al mondo la democrazia si era realizzata più che nell’Italia fascista. Punti di vista…

  • Non so se la Storia paragonera’ mai i governi di questi settant’anni al ventennio, signor Cade.

    • Anche la ‘Storia’ spesso è un’illusione. Ma io non volevo far paragoni, volevo solo dire che la cosiddetta ‘democraticità’ del nostro sistema, che sembra quasi un dogma religioso, ha in realtà molte ambiguità e contraddizioni.

  • Niente è perfetto, e questo forse é banale come il Suo ultimo commento, come quando al bar si sente dire che i politici sono tutti uguali. Con rispetto naturalmente.

    • Certo, ha ragione, il mio commento resta nel vago. Ma non volevo entrare in discussioni che subito mi avrebbero fatto marchiare a fuoco come ‘complottista’.

  • Scusate, ma di cosa stiamo parlando? Cosa c’e’ di piu’ “democratico” (uso un termine convenzionale per farmi capire, non perche’ significhi qualcosa) delle elezioni regolarmente indette che si sono tenute ieri? Il messaggio che ne e’ uscito e’ chiarissimo: quello che c’e’ stato ci ha rovinato, adesso cerchiamo di rimediare. Non appelliamoci ai massimi sistemi anche quando la faccenda e’ elementare.

    • Anch’io, Rita, penso che la faccenda sia elementare. La gente può votare ‘democraticamente’ e dal voto emerge una volontà popolare (di cambiamento? non sono tanto sicuro). Va bene! Demo-crazia, cioè il popolo dovrebbe comandare. Però, tra l’esprimere la propria volontà e l’essere ubbiditi c’è differenza. Aspettiamo, vediamo. Io mantengo i miei pregiudizi pessimisti, sperando di sbagliarmi.

  • L’interpretazione “al nazionale” di queste elezioni (ma non erano per eleggere i rappresentanti dell’Italia nel Parlamento Europero ?!?) mi pare sia li che parla: metà dei cittadini che un anno fà avevano votato per i 5*, sulla base del programma elettorale dei 5*, di quanto promesso in campagna elettorale dai 5*, in aperto dichiarato contrasto con le analoghe azioni della Lega, hanno espresso la loro pesante insoddisfazione rispetto a una anno di’”ossimoro gialloverde”.
    Il tutto, accentuato dal fatto che la percezione di questo anno di “Governo del Contratto” sia stata che chi è “andato a comandare” sia stato inequivocabilmente Salvini, esaltando comportamenti socio/politici (per usare un eufemismo) “sgraditi” al “popolo 5*.
    E all’italico pueblo, piace assai accorrere a …. sostegno del vincente!
    Può essere che l’analisi sia di ….”grana grossa”, ma credo proprio che vada nel senso dell’interpretzione dei più!
    Altre considerazioni del tipo: …. si, ma l’astensionismo, si ma erano elezioni europee, evitano di andare al “cuore” del problema.
    E del resto io credo che non si debbe nemmeno esagerare nell’ignorare il “buon senso” delle persone!
    E credo che troppi, che magari si considerano anche “strateghi delle “politica raccontata” , l’abbiano fatto!
    E adesso? Prospettive che non siano l'”avventura” delle elezioni anticipate? …..no, grazie!

    • Franco, io trovo che in questa analisi ci sia una certa incongruenza. Se il popolo dei 5 stelle ha punito il movimento perché insoddisfatto dell’”ossimoro giallo-verde”, perché il popolo della Lega ha invece premiato Salvini, che era pure lui complice di quell’ossimoro? Forse Salvini ha trovato argomenti efficaci, mentre Di Maio evidentemente ha sbagliato qualcosa nella comunicazione.
      (Per inciso, a me non è piaciuta la professione di fede mariana e l’appello ai santi. L’ho trovata un po’ opportunistica, soprattutto considerato che la Lega non mi sembrava un movimento di ispirazione cristiana ma semmai che si richiamava a radici neopagane.)

      Ma in sostanza, Franco, non ho capito se tu sei favorevole a elezioni anticipate o no.

    • Oltretutto non è neppure vero che ” chi è andato a comandare sia stato inequivocabilmente Salvini perché non ci sono i numeri in Parlamento: la maggior parte dei ministri e il premier sono grillini! Se così fosse stato, oggi avremmo la flat-tax, la Tav, il terzo valico, diversi cantieri aperti e l’autonomia differenziata che milioni di elettori hanno votato tramite lo strumento del referendum. Speriamo bene per il futuro.
      Credo piuttosto nel “buon senso” delle persone, che hanno fatto le loro valutazioni..

    • Forse che a comandare fosse Salvini era una percezione psicologica. Adesso sarà un dato di fatto.

  • Forse si, Livio!
    La “percezione psicologica” (anche sapientemente indotta dall’uso spregiudicato dei “social”) credo proprio sia stata che a “comandare” fosse proprio il “Matteo 2”, percezione talmente diffusa da convincere molti, ma proprio molti a lanciarsi in suo soccorso! (lo sport è largamente diffuso nel buffo stivale!)
    Se sono favorevole a “elezioni anticipate”?
    Premessa la scorrettezza democratica formale dell’interpretare una Elezione EU in chiave politica nazionale (come invece non ci si perita affatto di fare a urne ….ancora “calde”), semplicemente ritengo che l’eventualità di patatrack tra i due galletti (l’uno con un surplus di piumaggi rilucenti nuovi di pacca, l’altro spiumacchiato assai) si stia delineando in tutta evidenza e i numeri del Parlamento (quello italico, consolidatosi con elezioni democratiche, quelle si, a ciò finalizzate, la scorsa primavera) esauritasi la ” esuberante creatività” dell'”ossimoro giallo/verde, non riesco ad immaginare possano portare a “consociazione” alcuna anche solo numericamente efficace!
    Personalmente non sono affatto favorevole al verificarsi dell’eventualità, anzi, la ritengo una iattura perche, per “bene” che andasse darebbe luogo ad un probabilissimo Governo “Salv-eloni” che non mi rappresenta proprio il massimo dei desiderata, ma questo ….passa il convento!
    Da bambino ricordo che giocando a nascondino, chiudevo gli occhi , confidando che gli altri, anche loro, non mi vedessero. Ho capito che non ….funziona così!

    • Forse molti han trovato i 5 stelle inaffidabili. Personalmente, ho trovato ignobile il loro totale voltafaccia sulla questione vaccini. Un conto è non riuscire a essere coerenti per via delle varie difficoltà e ostacoli, un altro è contraddirsi così sfacciatamente. Quindi, non mi affliggerei se al prossimo governo venissero scaricati.

  • Vedo solo ora, Livio, la tua risposta al mio breve commento.
    Ho solo riportato due esempi per dire che come singoli siamo impotenti, ma “insieme” possiamo in qualche modo “incidere”.
    I consumatori (e gli utenti) hanno in mano un potere di gran lunga superiore per certi versi dei politici perché possono, ad esempio, non solo boicottare prodotti, ma perfino mettere in crisi giganti del digitale come Google: boicottare il motore di ricerca più diffuso al mondo non potrebbe mandare un chiaro segnale a una società che evade o elude miliardi al fisco europeo (e non solo)?

    • Piero, come spesso accade quando si dialoga, sospetto che parliamo di cose diverse. Tu vuoi che la gente boicotti Google, io vorrei che la gente smettesse di torturare e massacrare animali. Va bene. Ma, al di là degli appelli alla virtù, sappiamo che sono sogni, pie speranze. Io però parlavo di un’altra cosa. E non certo da politologo o da economista, ma da uomo che fa tutt’altro nella vita ma poi è chiamato a votare. Mi devo basare quindi su osservazioni e riflessioni personali assai limitate, su elementi spesso in contraddizione tra loro e tra i quali devo scegliere quasi istintivamente. A volte l’elemento decisivo è che la faccia di una persona, il suo modo di parlare, mi ispira fiducia e un’altra no. Vedi dunque come io sia irrazionale. Alla fine, l’impressione che mi sono fatta è che l’Europa sia una sorta di grande animale, vecchio, debole e grasso, e che un branco di predatori se la stia pappando. E così mi spiego il fatto che negli ultimi decenni una grossa fascia della popolazione si stia progressivamente dissanguando o cerchi di fuggire altrove. Ovviamente gli esperti daranno spiegazioni d’altro genere, tecniche. Ma io ho solo il mio modesto osservatorio personale. Purtroppo questo mi fa precipitare in uno dei gironi più profondi dell’inferno, quello dei ‘complottisti’, poco sopra a pedofili e mafiosi.

    • Siamo in tanti ad avere quest’impressione, Livio, e il voto di due giorni fa lo ha ampiamente dimostrato. E pazienza se il nostro destino sarà quello di precipitare nel girone infernale dei complottisti, “poco sopra a pedofili e mafiosi”, da qualche parte bisogna pur andare.

    • Rita, spesso sentendo gli esperti che parlano – il debito, il bilancio, lo spread, il 3%, i trattati, il PIL ecc. – mi sembra che i complottisti siano loro. E tutto questo discutere sui dati economici alla fine mi sembra un teatrino delle ombre, dove le figure sul muro servono solo ad angosciarti e a farti star buono.
      Io, nel mio complottismo più rozzo, credo banalmente che l’Itali sia un protettorato USA. Non può quindi avere una sua politica autonoma. È semplice.
      E poi credo che dietro alla politica delle ombre vi siano dei criminali che usano i mercati e le banche per saccheggiare gli Stati nazionali. E se non bastano i trattati o le pressioni politiche o i ricatti economici, bombardano.
      Ma appunto, gli USA da 70 anni non fanno che bombardare il mondo e uccidere la gente in nome della democrazia e della libertà. Quindi, come facciamo a toglierceli dai piedi senza venir bombardati anche noi? Ma loro dicono di proteggerci…
      Per questo temo che il passaggio da EURUSA a EURASIA, che io ritengo ormai un problema di civiltà, non di conti della serva, sarà sanguinoso.

    • Può darsi. O forse no, se nel frattempo riusciamo a scrollarci di dosso un po’ di vecchiume, se cominciamo a prendere le distanze dagli idoli d’oro che abbiamo costruito nell’ultimo secolo. A partire dall’economia che non è una verità ma semplicemente un’idea come un’altra. La somma totale di denaro al mondo è intorno ai 60 trilioni di dollari, ma la somma totale delle monete e delle banconote in circolazione non arriva a 6 trilioni di dollari. Ciò significa che più del 90% di tutto il denaro scritto su un qualunque prospetto (con buona pace dei numeri) esiste solo sui server del computer. Di conseguenza la maggior parte delle transazioni commerciali viene eseguita trasferendo dati elettronici da un computer a un altro, senza alcuno scambio di soldi tangibili. Viviamo, insomma, in un mondo dove tutto è finzione.

    • Appunto, Rita. Perciò ho parlato di teatrino delle ombre (ma non sono ombre cinesi…)

  • A proposito di complotti, ho letto questa interessante dichiarazione:
    “L’acqua, di cui in genere sono ricchi gli alberi e le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche nella banda millimetrica. Per questo motivo costituiscono un ostacolo alla propagazione del segnale 5G. In particolare le foglie, con la loro superficie complessiva elevata, attenuano fortemente i segnali nella banda UHF ed EHF, quella della telefonia mobile. Gli effetti biologici sono ancora poco studiati, però alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle piante sottoposte a irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base (le antenne spesso sui tetti dei palazzi)”.
    A parlare è Andrea Grieco, docente di fisica a Milano ed esperto dei problemi legati all’inquinamento elettromagnetico.
    Leggo poi che in tutta Europa, in questo periodo, si stanno tagliando decine di migliaia di alberi, non importa quanto secolari e maestosi.
    A me viene un sospetto, e anche a qualcun altro è venuto.
    Ma secondo alcuni, in particolare secondo i sindaci massacratori di alberi, vedere un nesso tra questa strage e l’imminente istallazione di antenne 5G, è un tipico atteggiamento complottista, terrapiattista e rettiliano.
    Mah… sarà, però a me il dubbio rimane…

    • Preciso che “complottisti, terrapiattisti e rettiliani” sono gli epiteti realmente usati da un sindaco albericida per bollare chi aveva dei sospetti sul taglio degli alberi.
      E parlando di alberi, cioè di verde, mi chiedo quale sia il motivo del successo dei verdi in Europa. E dato che non sono solo complottista ma anche dietrologo, ho il sospetto che dietro ci sia il realizzarsi di politiche reazionarie e conservatrici, che vogliono mantenere l’attuale rotta senza grandi scossoni. I verdi rafforzano infatti l’ala dei partiti europeisti – popolari, socialisti, liberali – che si contrappongono ai cosiddetti sovranismi ed euroscetticismi. Immagino che molti, giovani soprattutto, avranno votato verde convinti di “votare per il futuro”, come chiedeva Greta, e per il cambiamento, ma in realtà favorendo lo status quo. Non mi stupisco che oggi le forze più conservatrici e reazionarie si trovino nella sedicente sinistra, dato che il mondo è capovolto. Ma se la mia ipotesi fosse fondata, mi sorprenderebbe la maestria e il perfetto tempismo con cui è stata organizzata la propaganda verde con l’uso di bambini ignari. Se il diffondere angosce climatiche, oltre a un evidente business, nascondeva anche calcoli politici reazionari, bisogna ammettere che questo establishment è troppo bravo. Non abbiamo davvero speranza di cambiarlo. Quindi spero sia solo una mia fantasia, come nel caso degli alberi.

    • Anch’io molti anni fa, praticamente il secolo scorso, ho votato i Verdi per due o tre tornate elettorali prima di capire che non avrebbero combinato niente di significativo perché erano perfettamente funzionali al Sistema. Basti vedere cos’hanno fatto dagli Anni ’90 ad oggi sotto l’aspetto dell’ecologia superficiale. Non mi permetto di citare l’ecologia profonda perché c’inoltreremmo in un altro mondo, salendo vertiginosamente di livello, ma almeno nell’ambito dell’ecologia superficiale qualcosa si poteva fare. Invece, niente. Qualche sacchetto di plastica in meno ma niente di più. Intossicata dallo smog l’umanità ha capito ultimamente alcune cosette, ma non certamente per merito dei Verdi, che avanzano nei Paesi dove i socialisti arretrano, dimostrandosi così una forza di sistema. Sono un partito come un altro.

      La standing ovation del Sistema e del Mercato (che deve vendere le rinnovabili) alla comparsa (provvidenziale) della povera Greta, la ragazzina più strumentalizzata degli ultimi vent’anni, la dice lunga sulle intenzioni dei vertici in materia di salvaguardia dell’ambiente: vogliono continuare a fare soldi a spese nostre mantenendo rigorosamente lo status quo. E sappiamo bene che in Europa su questo fronte popolari e socialisti sono impegnati insieme da decenni, e continueranno imperterriti, se qualcuno non tira il freno a mano.

  • Livio, mi sta venendo il mal di testa!
    Io amo gli alberi perchè, agli albori della scienza abbiamo scoperto che dalla fotosintesi clorofilliana dipende la nostra possibilità di vivere sul pianeta. (punto)
    Che l’establishment sia “troppo bravo”, nel mettere in atto perfidamente, cinicamente le proprie strategie, lo do come dato di fatto, così come ho preso atto del fatto che la nostra “cultura occidentale” ha unilateralmente imposto che il 20% dell’umanità si impadronisca dell’80% delle risosrse del pianeta; tutto ciò sono pienamente conscio porterà a implosione/mutazione dell’intero sistema. La tecnologia 5G non è che uno degli step che portano al ….precipizio.
    In questo contesto di consapevole limitatezza di quanto in mio potere ……… “amo gli alberi perchè, agli albori della scienza abbiamo scoperto che dalla fotosintesi clorofilliana dipende la nostra possibilità di vivere sul pianeta” ……e mi piace stare in sintonica vibrazione con loro, “sentirne” la crescita, l’azione continua di contributo alla vita.

    • Caro Franco, io amo gli alberi non perché ci servono per vivere ma perché sono belli e perché – in questo io sono un fechneriano – hanno un’anima. Dobbiamo smetterla di guardare al mondo vivente secondo le nostre prospettive gerarchiche: uomini…animali…piante. Tutto l’universo è una manifestazione dello Spirito e non possiamo continuare a pensare che noi umani ne siamo il centro e i padroni.

      Tornando invece ad argomenti squallidi, io ribadisco quanto ho già detto: queste elezioni non portano nessun reale cambiamento. Noi diamo troppa importanza ai numeri di Salvini, Le Pen, Farage ecc.. L’assetto europeista, con la sua volontà di distruggere le sovranità nazionali, è rimasto ben saldo.
      E in Italia già sento parlare di alleanze tra 5 stelle e PD, di governo ‘tecnico’ con l’illuminata guida di Draghi e orrori simili. Non rimane che pregare la Madonna., Rivolgendosi però a Lei direttamente, senza l’intermediazione di Salvini.

    • postilla: i draghi, nella nostra tradizione, sono sempre stati un simbolo del Male…

  • Signor Cadè, vedo il suo post a elezioni concluse e consuntivate. Mi colpiscono nel testo le sue dichiarazioni di indifferenza verso un evento che da giorni sta sommuovendo i cuori di tanti italiani. Girarsi così ostentatamente dall’altra parte, signor Cadè, davanti a tanta commozione elettorale, su un blog e quindi pubblicamente, è proprio eclatante. Sarebbe come ignorare le partite dell’Italia ai mondiali di calcio (in effetti, gli italiani vanno alle urne come se andassero allo stadio e viceversa).

    Si rende conto della sua totale assenza di diplomazia in questo frangente, tra tante voci che dibattono del bene comune, del pubblico interesse, del nostro futuro destino? Come può restare insensibile all’anima di un popolo, anzi di tanti popoli, e occuparsi invece dell’anima degli alberi? Come può ignorare lo Spirito di una nazione, anzi di tante nazioni, e interessarsi allo Spirito della massa vegetale, per di più citando il peggiore di quei due senza Dio, autori di quella sacrilega formula per quantificare il rapporto tra anima e materia, di quella diabolica equazione tra stimolo fisico e sensazione, di quel perverso logaritmo psicofisico? Proprio lei, così allergico ai dati e ai numeri? E tra un po’ chi citerà, anche il Dottor Mellifluo, per cui la Carità è peso, numero, misura?

    Suvvia, signor Cadè, si ravveda, lasci le sue arboree frequentazioni e quelle brutte compagnie spiritual-statistiche. E ci aiuti a salvare il mondo. Che so, firmi qualche petizione. E guardi che certi animismi naturalistici sono condannati dall’autorità religiosa. La Bibbia detta gerarchie precise tra le creature. Radio Vaticana all’uscita di Avatar fu molto critica.

    • Simili discorsi non mi tangono.
      Comunque, l’unico che può salvare il mondo è Piero. Chieda a lui.
      Per quanto riguarda San Bernardo, non è più necessario. In fatto di devozione mariana Salvini non ha nulla da invidiargli.

    • E poi, scusi, ma definire “pubbliche” le mie dichiarazioni mi sembra eccessivo. Qui saremo al massimo in quattro o cinque.

    • Non sappiamo quanti siano i lettori di CremAscolta. Immagino siano parecchi, anche se certi dati li conoscono di solito solo gli amministratori del sito, che in genere hanno nel pacchetto di gestione anche uno o più moduli statistici da cui rilevarne giornalmente il numero e le caratteristiche, secondo vari criteri di classificazione.
      Invece mi sembra che in questo secondo trimestre, rispetto al primo, quelli che intervengono scrivendo siano aumentati se non quasi raddoppiati. E il fatto che non scrivano solo i membri del Consiglio mi sembra un segnale positivo. Personalmente, trovo il blog ulteriormente migliorato. Peccato l’assenza quasi totale di interventi al femminile.
      A proposito di alberi e più in generale di ambiente, parlando seriamente, condivido in pieno le sue considerazioni sul mondo vivente e sul modo in cui dovremmo riuscire a farne parte.

  • Nessuno (non c’è bisogno di dirlo – so Livio che la tua è una battuta), singolarmente, può salvare il mondo, ma “sortire insieme” come scriveva don Milani nella “Lettera a una professoressa” qualcosa si può fare. E… sortire insieme altro non è che la “politica” (quella alta, non quella dei tanti politicanti), l’associazionismo…

    • Certo Piero, il signor Martini mi sfotte e io scherzo. Anche perché tu qualche idea per ‘salvare’ l’Europa ce l’hai, io neanche una…

  • Parlando seriamente, signor Martini, dovremmo ricordarci ogni giorno, ogni momento direi, qual è il nostro più serio problema. Non è il debito pubblico, il disavanzo, il PIL, la bilancia dei pagamenti o cose del genere. Non è il numero di seggi popolari, socialisti o sovranisti. Non è l’emissione di CO2 o il riscaldamento globale e neppure il gender. Il problema più serio e fondamentale è, come scrive Lei, “il modo in cui dovremmo riuscire a far parte del mondo vivente”. E allora, al di là delle disquisizioni dotte, dovremmo trovare il coraggio di dire le cose che sembrano più banali ma che sono quelle più vere e più serie. Cioè che la nostra società iper-scientifica e iper-tecnologica è dominata ancora dai più bassi istinti, cioè dall’avidità, dalla paura e dalla violenza. Queste sono le molle reali che muovono il nostro mondo e questo è un pericolo mortale per tutti. Questa terra potrebbe essere un paradiso se fossimo educati sin da piccoli al rispetto per la vita, non a forme di intelligenza egoista ma di saggezza solidale. Perché è questa l’unica cosa che conta, rispettare la vita, nutrire la nostra coscienza non con le dottrine dell’affermazione di sé e della competizione, ma con la fratellanza. E in questa fratellanza bisogna accomunare ogni forma vivente. Questo non significa che sia possibile eliminare l’egoismo e la violenza, che in certa misura sono necessari anch’essi per vivere, ma che sia possibile trovare un equilibrio più saggio e un’armonia tra le creature e l’ambiente. So bene che sembra un predicozzo retorico, fatto di formule astratte, mentre i problemi concreti sono “ben altri”. E quindi continueremo a discutere delle foglie dimenticando le radici.

  • Mi sembra una diagnosi veritiera e condivisibile, in quasi tutto. Il quasi, che per me resta un punto di riflessione non risolto, consiste in quell’elemento “dell’affermazione di sé e della competizione” che mi appare come una delle modalità essenziali con cui l’intero mondo naturale si manifesta e si sviluppa. Il che non è un dettaglio, fermo restando tutto quanto da lei esposto e da me condiviso. Forse potrebbero essere proprio “un equilibrio più saggio e un’armonia tra le creature e l’ambiente” a ispirare un tentativo di composizione del problema. E probabilmente già esistono dinamiche naturali complessive tese a contemperare l’energia vitale competitiva con l’equilibro e l’armonia dell’insieme ambientale. Se è così, la nostra specie rappresenta una deviazione biologica ad effetto lesivo generale.

    Una cosa che mi colpisce è il fatto dell’ignoranza verso i fenomeni naturali e il mondo vegetale e animale da parte di moltissime persone, peraltro espertissime di fenomeni artificiali e preparatissime in campi tecnologici e digitali. Bambini, adulti, anziani che sanno tutto del loro ambiente urbano, meccanizzato e informatizzato ma che non sanno distinguere un albero da un altro, non sanno riconoscere una coltura o un esemplare faunistico, non hanno mai visto da vicino nemmeno un animale domesticato come una capra, un maiale, un cavallo, non sanno come muoversi in un bosco, come guadare un fiume, come orientarsi se finiti fuori sentiero. Non è possibile apprezzare ciò che non si conosce. E non è possibile amare ciò che non si apprezza. Sì, “se fossimo educati sin da piccoli” probabilmente conosceremmo, apprezzeremmo e ameremmo tutto questo. Purtroppo, moltissime di queste cose scompariranno presto. E, a proposito delle “radici”, poste alla fine del suo ultimo commento, quando queste cose le racconteremo ai nostri nipoti, ci sentiremo dire “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre” (anche uno di destra può apprezzare Guccini).

    • Caro signor Martini, come son consapevole che egoismo, violenza e persino la paura sono funzioni utili allo sviluppo della vita, altrettanto penso della affermazione di sé e della competizione. La mia utopia è quella di equilibrare queste energie vitali e subordinarle a una convivenza armoniosa.
      Per il resto, credo in sintonia con quanto Lei dice, trovo assai preoccupante che oggi l’attenzione della gente sia assorbita quasi esclusivamente da entità artificiali, tecnologiche, dispositivi elettronici, realtà virtuali ecc., cioè da forme prive di vita e di anima. A cosa ci condurrà questo distacco progressivo dalle forme naturali della vita non lo so, ma sono istintivamente pessimista.

    • Bravo Pietro! “Vox canzonettae, vox dei” (ebbene si il latinismo è mio!)

  • In coda a queste storiche votazioni, comunico a chi fosse interessato la nascita del MIAO (Movimento Indipendente Anarchico Olistico) col quale mi candiderò alla prossime elezioni politiche. Il nostro motto è “Ognuno per sé e Dio per tutti”. Si accettano iscrizioni e sottoscrizioni.

    P.S. (per Franco): caro Franco, questo nuovo Movimento nasce dalle ceneri del defunto PPR (Partito del Papa Re), che era nato sotto i migliori auspici e nel quale entrambi avevamo riposto grandi speranze, ma del quale l’attuale, ambigua situazione del pontificato ha purtroppo reso impossibile la realizzazione.

    • Preciso che fondamentale è stata per me la sollecitazione del signor Martini a intervenire concretamente nella politica e a dare il mio contributo per la salvezza del mondo.

    • ….: volante uno a volante due (il tuo “PS” dedicato, mi ha costretto al richiamo “arboreo”/”indietro tutta”) caro il mio Livio, mi trovo costretto a, pur amabilmente, differenziare la mia considerazione sul papato attuale, che, anzi , a mio parere, si è “disambiguata” ma, in posititvo! E’ nota del resto qui sul blog la mia simpatia di “laico col timbro” per quello che ho ho definito “Papa con gli scarponi”, che, anzi, vedrei assai bene ad impersonificare la figura del “Super Papa Re” che spazza via questa accozzaglia di (s)governanti improvvisati!

    • Franco, hai frainteso. L’ambiguità cui mi riferivo è la compresenza di due Papi. Qual è quello vero? O facciamo una diarchia?
      Su Bergoglio preferisco non pronunciarmi, “chi sono io” per giudicare?
      Comunque, tramontato il progetto Papa Re, sto lavorando al MIAO. Il mio spin-doctor suggerisce questo slogan: Se non vuoi farti fregare da uno dei soliti partiti, cambia, vota MIAO!
      È forte, ma qualcuno potrebbe equivocare…

    • Troppo onore, signor Cadè. Mi sento molto gratificato da questa sua dichiarazione.
      Immagino che il MIAO avrà un sacco da fare. Tra le altre cose, mi permetterei di suggerire sommessamente di inserire nel vostro programma elettorale anche questi obiettivi: salvare l’Europa; punire il Satana yankee; edificare l’Eurasia putiniana; sfamare l’Africa a nostre spese; difenderci dal Bildelberg e dai Savi di Sion; smascherare la molesta piccola Greta che in realtà è una cugina nana cinquantenne di Soros; convincere Salvini a togliersi quel ciuffetto da anatide quando si presenterà in Europa a rappresentarci. Sarebbe di certo un programma meno ambizioso e con maggiori coperture economiche di quello presentato dopo la stipula del famoso “contratto” dell’anno scorso.

      Mi dispiace molto per quel suo precedente partito del Sillabo su cui avete deciso di soprassedere. Guardi però che coi tempi che corrono, se aveste avuto un poco più di pazienza, probabilmente tra un anno o due quel partito avrebbe avuto successo. Basta che tra un po’ facciano un terzo Papa, a destra, con Ratzinger al centro e Bergoglio a sinistra. Scola stopper.

  • La ringrazio, signor Martini, per i suggerimenti. Purtroppo gli obiettivi da Lei indicati non possono rientrare nella nostra linea politica. Il nostro è infatti un movimento di ispirazione gandhiana che mira all’affrancamento da ogni forma di potere attraverso l’esercizio della verità e della nonviolenza. Per altro, non abbiamo ancora definito un programma perché forti conflitti interni rendono difficile trovare un accordo.

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