25 Aprile Festa Nazionale Perchè?
I fatti risalgono a 3 generazioni fa; abbastanza conseguente che gli accadimenti non siano così vividi, soprattutto in chi, come i nostri “millenials”, è diventato adulto immerso in una realtà sempre più dipendente dall’ “essere on line” h 24, inondato da un’orgia di comunicazioni !
Riducendo i fatti “all’osso”: la Nazione Regno d’Italia fascista vive il disastroso epilogo della scelta di allearsi alla Germania Nazista nella seconda guerra mondiale, il 3 settembre del 1943 con la firma in Sicilia, dell’armistizio/resa dell’Italia agli alleati “anglo/americani”, divenuto operante con la sua pubblicazione l’8 Settembre.
L’Italia conseguentemente è immediatamente occupata militarmente dall’ex alleato nazista tedesco, con l’appoggio del neo costituito Governo fascista di Mussolini, della Repubblica Sociale Italiana di Salò.
Ha inizio quindi nel nostro paese la Resistenza contro l’occupazione nazista, con la nascita del Comitato di Liberazione Nazionale (unione di sei partiti: Partito Comunista, Democrazia Cristiana, Partito Liberale, Partito d’Azione, Partito Socialista e Partito Democratico del Lavoro) e l’”attività di resistenza/lotta partigiana”.
Una vera e propria guerra interna Italiana, durata dall’8 settembre del 1943 fino al 25 aprile 1945, giorno in cui il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia proclama l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dalle truppe nazi-fasciste: la “liberazione” dell’Italia!
Il 22 aprile del 1946 l’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi propone a Umberto II, (ultimo re d’Italia) all’epoca luogotenente del Regno, di istituire come festa nazionale il 25 aprile.
“A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale” si legge nel decreto che andava quindi a istituire come festività l’Anniversario della Liberazione dell’Italia.
L’istituzione definitiva come festa nazionale arriverà il 27 maggio 1949 (con il referendum del 2 giugno 1946 gli italiani chiamati a scegliere tra repubblica e monarchia, avevano scelto la Repubblica) con la legge 260 (“Disposizioni in materia di ricorrenze festive“) essa è stata istituzionalizzata stabilmente quale “festività nazionale”, Presidente EINAUDI, governanti DE GASPERI – PELLA – FANFANI
Art. 1. Il giorno 2 giugno, data di fondazione della, Repubblica, e’ dichiarato festa nazionale.
Art. 2. Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al giorno della festa nazionale, i giorni seguenti: tutte le domeniche; il primo giorno dell’anno; il giorno dell’Epifania; il giorno della festa, di San Giuseppe; il 25 aprile: anniversario della liberazione; il giorno di lunedi dopo Pasqua; il giorno dell’Ascensione; il giorno del Corpus Domini; il 1 maggio: festa del lavoro; il giorno della festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo; il giorno dell’Assunzione della B. V. Maria; il giorno di Ognissanti; il 4 novembre: giorno dell’unita’ nazionale; il giorno della festa dell’Immacolata Concezione; il giorno di Natale; il giorno 26 dicembre.
L’Italia, diventata Repubblica per Referendum nel 2 Giugno 1946 (e con decreto legislativo del 10 marzo 1946 anche le donne avevano finalmente guadagnato il diritto al voto !) decideva quindi di festeggiare, assieme al Primo dell’anno, Epifania, San Giuseppe e …. “compagnia cattolica cantante”, anche il 25 Aprile Anniversario della Liberazione.
E domani si festeggia!
E questo è quanto.
Commenti
Caro Francesco, ho appena incollato in altro post un commento che starebbe bene anche qui, ma non avevo ancora visto. Difatti mi sembrava strano che nessuno ne parlasse. Grazie.
Francesco, fa niente se mi incollo anche qui?
“Mi infilo qui piuttosto che in Trenta giorni all’alba che solo a pensarci mi viene il batticuore. Mi viene il batticuore, e su questo dovremmo riflettere, a pensare al cambiamento culturale, epocale in atto. Perché van bene i conti da far quadrare e tutti i tecnicismi non di mia competenza che mi escludono dal dibattito sull’altro post, pur nutrendo seri dubbi sulla veridicità di alcuni commenti indubbiamente mediati dalle proprie posizioni politiche che spesso ne inficiano l’obiettività. E questo vale anche per me naturalmente. La posizione politica deforma per forza. In verità anche qui non mi sento molto a mio agio, ma tant’è. Quindi, indipendentemente da queste considerazioni lapalissiane, io credo che tutto si stia giocando all’insegna delle solite ideologie che, bandite quelle storiche considerate obsolete, stanno lasciando spazio a quelle apparentemente nuove che sotto la copertura della promessa di voler cambiare l’Italia e l’Europa ne stanno cambiando violentemente i connotati. O per lo meno questi sono gli intenti dichiarati. Ma io ho l’impressione che questo cambiamento non sia altro che ricalcare vecchi schemi incapaci come siamo di inventarne di nuovi. E i rigurgiti ai quali assistiamo dimostrano solo la volontà di cambiamenti culturali di cui dicevo prima. Ora, domani si celebrerà il 25 aprile, festa significativa di chi nostalgico di niente si appresta, si prepara, cercando di contrastarlo, ad assistere poco per volta ad un azzeramento della Storia. Come se la nostra Storia non avesse garantito a tutti uguali diritti ed eguali libertà. Diritti e libertà di cui i giovani sono i primi beneficiari inconsapevoli. Inconsapevoli perché la mancanza di conoscenza li fa ritenere diritti scontati senza sapere cosa sono costati a uomini e donne di qualche generazione fa. A meno che questi giovani non sappiano che cosa farsene. Dandoli per acquisiti, senza fatica, questo inevitabilmente porta a non vedere che l’esercizio della democrazia dev’essere di vigilanza continua. E tanti segni lascerebbero pensare che della libertà proprio non sanno cosa farsene, innescando uno scontro generazionale tra chi la Storia l’ha vissuta e chi crede che quella sia solo uno scorrere casuale di eventi. Muore un governo, se ne fa un altro e via di questo passo. Anche se pare che molti Grillini domani saranno in manifestazione, come lo stesso Di Maio. Dall’altra parte si assiste, sì, senza dubbio, al rispolvero di un’ideologia mai scomparsa attestata da forze politiche che non esitano a reclutare nelle loro file quei gruppetti che della nostalgia han fatto la loro bandiera. Bandiera che se fino a qualche anno fa si poteva derubricare a folklore ora aspira a diventare forza di governo ( europeo )nel caso che tra trenta giorni avessero la meglio i sovranismi o nazionalismi tanto invocati. Anche in termini economici, rispolverando vecchie ricette che tanto somigliano al libretto del pane o del latte. E anche coloro che al Governo sembrerebbero più vaccinati di altri, tra misure assistenziali o demagogia populista, altro non fanno che ricalcare vecchi schemi. Tutto all’insegna del voto di scambio chiesto per gratitudine per tutte le elargizioni dispensate a destra e a manca. Tutto per mantenere uno status quo, che neppure collaudato in termini di tempo, vuole perpetuarsi nonostante i dissidi interni che ad ogni ora balzano alla cronaca. Insomma, al Governo abbiamo due personaggi assolutamente dissimili anche rispetto al 25 aprile. Caro Salvini, dai poliziotti di Corleone non potresti andarci il 26? Non vorrai anche in questo caso essere tacciato di fascismo? Altrimenti fai coming out: ebbene sì, sono fascista, e da emulo ora, vorrei essere proprio come lui a breve, cioè Benito Mussolini, la sua macabra incarnazione. Quanto ai soci di governo: poverini, antropofagizzati e neanche se ne accorgono. Ma davvero vogliono fare quella fine? Su signori, un altro compromessino sulla pelle degli italiani e il futuro parlamentare è assicurato.”
Bello sentire un promemoria storico di questi tempi. Spero che il messaggio passi ai giovani e riflettano. Ma come spiegare i rigurgiti, le ambizioni di restaurazione? Manca il ricordo del disastro che può fare la concentrazione del potere semplicemente. E poi c’è la “sindrome dell’uomo Del Monte” una sorta di immaturità che spinge alla delega. Ora è vero che i Greci stessi riconoscevano l’utilità di qualche periodo di tirannide ogni tanto (mastro Piero non mi chiedere la citazione precisa), per mettere a posto un po’ di carichi pendenti, stile Alessando per il nodo gordiano, ma allora le decisioni erano facili, o almeno esprimibili facilmente in termini chiari! Tanto facili che si ci poteva permettere, contro la corruzione dilagante, di assegnare a sorteggio alte cariche. Il generale di giornata, ad esempio, non doveva che dare il via alle ostilità, poi era tutto uno scontro frontale, giù fendenti e botte da orbi, poco o per niente strategico. L’uomo forte di adesso avrebbe tutte le probabilità di essere innanzitutto l’uomo stupido, perché il mondo è così complesso che neanche un uomo con le massime doti intellettive ed etiche avrebbe probabilità di far bene, se lasciato da solo a decidere (date uno sguardo oltreoceano e ve ne farete un’idea). E se allora ci si liberò da nefandezze, errori che addirittura vengono adesso indicati come esempi di efficientismo, tipo le edificazioni selvagge che hanno portato a tanti disastri attuali, dicevo, come allora è facile ricadere nella barbarie ispirata alla ragion di Stato anche adesso.
Esperienza è stata già fatta non ci voltiamo indietro, se non per rinnovare il dissenso e la vergogna.
E festeggiamo!
Sono comunque un po’ preoccupato, o meglio, tanto per il mondo ma anche un po’ proprio per me stesso: troppo spesso sto scivolando in politichese invece di starmene nel mio naturale alveo scientifico-ecologico, con qualche tollerabile guizzo etico!
Bravissimo Adriano.
“L’uomo forte di adesso avrebbe tutte le probabilità di essere innanzitutto l’uomo stupido, perché il mondo è così complesso che neanche un uomo con le massime doti intellettive ed etiche avrebbe probabilità di far bene, se lasciato da solo a decidere (date uno sguardo oltreoceano e ve ne farete un’idea”.
Mi permetto di incollare per ribadire il tuo pensiero che faccio mio, ricordando che anche in tempi meno complessi, e a tutte le latitudini, l’uomo solo al comando ha prodotto solo macerie. E credo ci possa stare qui anche un commento a Vittorio per ricordargli che il sovranista Orban, senza aiuti europei, avrebbe mantenuto l’Ungheria in uno stato da bancarotta. Senza naturalmente restituire niente del tanto che ha avuto. Il sovranista.
Abbiamo smarrito totalmente lo “spirito unitario” della Resistenza (non dimentichiamo che la Resistenza è stata la bandiera di tutte le forze politiche anti-fasciste, dai monarchici ai comunisti, dai liberali ai democristiani…): lo spettacolo che oggi abbiamo di fronte, perfino dentro il governo, un bellum omnium contra omnes.
Noi ricordiamo la riconquista della “democrazia” e forse non guardiamo con la dovuta attenzione alla democrazia che rischiamo di perdere oggi.
Spirito unitario della Resistenza? Ma se dopo il 25 aprile 1945 è scoppiato l’inferno? Gli storici contemporanei hanno conteggiato in 10-12.000 i morti fascisti o simpatizzanti “giustiziati”. Mia madre raccontava sempre con orrore quello che era successo allo Stadio Voltini, dove ci lasciarono le penne anche due sue conoscenti (ragazze di vent’anni) colpevoli di avere avuto “una storia” (come la si poteva avere a quei tempi, due chiacchiere e quattro sguardi) con ragazzi in odore di camicia nera. Lo stesso Luciano Lama, me lo ricordo anch’io, sdoganò una serie di crimini con la celebre affermazione “il desiderio di vendetta non è un crimine ma un risentimento”. A ragion veduta, io non credo che in Italia, ma forse neanche altrove, ci sia mai stato uno “spirito unitario” a proposito di qualcosa.
“D’accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po’ storti.
Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un’elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!”
(Italo Calvino)
Quando i fascisti contemporanei avranno parole di pietà per i 6milioni di ebrei morti nei campi di concentramento e per tutte le vittime della guerra allora se ne potrà parlare.
C’era una sola ragazza, Rita (la mamma di una mia carissima amica), e di lei e degli altri tre si è scritto molto (anch’io ho fatto la mia parte intervistando tra l’altro la figlia).
E’ stata una brutta storia, non vi è dubbio: una reazione comprensibile, ma non giustificabile, frutto più della vendetta che di una volontà di giustizia.
Non c’e’ dubbio che si tratti di vendetta, un sentimento ingiustificabile e tipico di tutte le guerre. Piu’ volte ho sentito questi racconti nei pomeriggi d’estate sotto il portico con mia madre e le sue amiche, dopo decenni parlavano ancora con orrore non solo delle morti ma anche delle umiliazioni e ritorsioni a vario titolo succedutesi in quegli anni. Altri orrori non m’e’ capitato di sentirne.