“… la fauna messa in fuga dalle fiamme e nel fumo trova le doppiette di cacciatori scellerati che approfittano degli spostamenti degli animali terrorizzati per fare carneficine …”
Questa accusa, lanciata da un consigliere piemontese della LIPU (partner italiano di BIRDLIFE INTERNATIONAL, che riunisce 120 associazioni per la protezione degli uccelli in tutto il mondo) della quale faccio parte, ha aggiunto (e non ce n’era davvero bisogno!) una performance particolarmente odiosa e vigliacca, all’atteggiamento in sé stesso inaccettabile di chi “per sport” si arma per il piacere di uccidere animali viventi indifesi.
La “caccia”, nei nostri tempi nei quali non c’è assolutamente più necessità alcuna di procurarsi cibo in questo modo, è solo un omaggio all’aggressività ed al sadico piacere dimostrarsi crudelmente più forte, padrone capace di togliere la libertà, addirittura la vita a chi non è in alcun modo in grado di difendersi dall’aggressione.
Mi risulta difficile pensare a qualche cosa di più insulsamente vigliacco.
Le pubbliche Istituzioni, Regione in primis, non sono state capaci di emanare uno stop, almeno in occasione di assoluta emergenza provocata dagli incendi (dolosi?!?), una moratoria all’attività venatoria. Evidentemente le lobby dei cacciatori/produttori di armi, ha avuto la meglio su ogni altra considerazione della Società civile.
Credo ci sia di che vergognarsi di appartenere al genere umano!
Commenti
Articolo di Franco
Sembra di vivere secondo tempi secolari sfalsati. Mentre realmente si avvicina la sesta ecatombe del genere animale, calcolata in cento anni, e non siamo per nulla esclusi, ci sono ancora animali che sparano agli uccelletti. Ora, se qualcuno ampliasse il concetto di “spara all’uccello”, forse avremmo qualche cacciatore in meno.
Prova
Condivido in pieno, Franco, la tua posizione.
Potrebbe diventare una nostra battaglia culturale.
Proviamo a studiare i prossimi step operativi.
La verità è che tutte le società umane, persino quelle primitive, hanno rappresentato un fattore di squilibrio ecologico. Siamo un’anomalia. Anche quando parliamo di una società pre-moderna come quella dei Pellirosse e la definiamo “ecologica” perché si limitava a cacciare la quantità di bisonti che le erano necessari (mentre l’uomo bianco li avrebbe condotti rapidamente all’estinzione per pura avidità di guadagno), non diciamo altro che essa riuscì a ritardare di qualche secolo gli effetti distruttivi della caccia o di altre attività. Alla fine, però, l’impatto della presenza umana, e specialmente quello causato dalla pastorizia e dall’agricoltura – per non parlare, certo, dell’industria – finisce per rivelarsi ecologicamente insostenibile … A causare l’estinzione del gigantesco “Moa” della Nuova Zelanda non è stato l’”uomo bianco”, che ancora non era arrivato, ma i Maori, un popolo tecnologicamente arretrato. Siamo fatti così, chi più e chi meno. Chi carnivoro e chi vegetariano. Ma nella nostra specie ci sarà sempre l'”istinto prevaricatore”, almeno fino a quando l’umanità non farà l’agognato salto di qualità.
Ciò detto, sono d’accordo con quanto scrive Franco. E avrei anche qualche ideuzza sulla fine che potrebbe fare il fucile del cacciatore, neanche più giustificabile dalla scusa della sopravvivenza: ci pensano gli allevamenti intensivi a soddisfare la sua sete di sangue.