Sono francamente sconcertato dal fatto che domani, la base del Movimento 5* venga interpellata sul seguente quesito: “Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?
– Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere
– No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere
Ciò, in conseguenza della scelta operata dai parlamentari del Movimento di demandare agli iscritti alla “piattaforma Rousseau” la scelta da operare Martedì 19 febbraio, in sede di Giunta per le autorizzazioni, chiamata a decidere se il ritardo dello sbarco dei migranti dalla nave Diciotti sia stato deciso “per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo”.
Come può essere che un Governo di coalizione, formatosi sulla base di un Contratto sottoscritto dalle parti, che concorda con la mediazione (più o meno “tribolata”) del Premier Conte ogni decisione di governo, non sia da considerarsi corresponsabile di ogni scelta, appunto di “governo”?
E quindi, come giustificare la scelta di demandare alla “base” una decisione che è esclusivamente di competenza del Parlamento che il “Governo” lo ha eletto?
Tutt’altro genere di domanda, io credo, gli uomini che compongono questa maggioranza di Governo dovrebbero, a mio parere porsi; una domanda di fondo, di tutta pregnanza: CREDIAMO ANCORA NELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA? Nei sui principi fondamentali?
E se è così: a quale “tipo di uomo” devono essere riconosciuti “DIRITTI INVIOLABILI DELL’UOMO” che la Costituzione cita esplicitamente?
Ai soli “bianchi”? Agli Europei? Oppure a tutti i membri del “genere umano”?
Questa la domanda “di fondo” che mi pongo, personalmente, nel momento in cui mi rendo conto che sto “accordando” a chi ho contribuito col mio voto a “governare” democraticamente il Paese, comportamenti drammaticamente diversificati a secondo che si tratti di “bianchi” o “neri”, di “europei” o “africani”, “occidentali” o “orientali”!
E a me laico, pur battezzato, ma che non pratico la religione cattolica, sembra fuori da ogni coerente buon senso, che l’Italiano per la grande maggioranza cattolico praticante, seguace del Vangelo di Cristo e degli Apostoli, faccia …..”finta di niente” e accordi, accordi, accordi con una sorta di ….tacito assenso.
Non riesco ad allontanare dalla mia mente il parallelo con il dramma dei terribili anni del nazi/fascismo, e della conseguente domanda che mi sono posto da quando raggiunsi l’età della ragione: ma come si è potuto accettare tutto ciò?
I nostri nipoti si porranno, nei nostri riguardi, la stessa domanda?
Questo assillo mi toglie la serenità di vivere questi parte conclusiva della vita.
Commenti
Sacrosanta domanda e assillo che tuttavia non puoi estrapolare dal clima mondiale della politica, che tende a tirare la corda fino allo stravolgimento delle regole (vedi il biondo).
Inoltre non si deve dimenticare, per capire, una regola genrale della psicologia di massa: un affamato fa pietà che induce all’aiuto immediato, tre ancor di più, oltre cinquecento decade ogni empatia.
Circa la coesione governativa non c’è contratto pronto a dirimere ogni evento possibile, per cui si andrà avanti a dannosi compromessi: minicunicoli sotto le Alpi al posto di gallerie e minisalvataggi nel mar Tirreno. Tuttavia un po’ di fiducia a quanto si potrà fare sull’altra sponda la darei, visto che qui sì che vale la dietrologia, perché non sareebbe nemmeno giusto che intralciassimo il lavoro della diplomazia con giudizi personali estemporanei. Magari un disegno c’è.
Hé…Si,
I nostri nipoti guardano noi,le nostre scelte,ci compatiranno un po e penseranno:
“I ga fat chel che i ga pudit”.
….che nn mi dispiacerebbe nemmeno, caro Graziano.
Se invece fosse “…..kel ca i ga urit” magari con l’aggiunta di un “kei bigui!”, come allo stato attuale sarebbe più che giustificato, mi dispiacerebbe assai, Graziano!
Non c’era nessun “affamato” sulla Diciotti ma solo ragazzotti in cerca di guadagni promessi (mai credere alle promesse) che se la sono svignata alla prima occasione, segno evidente che di una camera pulita con bagno annesso e tre pasti caldi al giorno gliene fregava una beata mazza. Detto ciò, l’Italia è evidentemente l’unico Paese al mondo dove si tenta di mettere sotto processo il Ministro dell’Interno che chiude i porti e le frontiere ai clandestini che pretendono di varcare i confini senza averne titolo. In quest’ottica sarebbero da incriminare tutti i governi del mondo, visto che le frontiere sono chiuse dappertutto. Sennò, non si chiamerebbero frontiere.
A dare manforte alla (in)giustizia sono arrivati al galoppo in sella al loro cavallo bianco i “buoni e giusti”, gli “evangelici” che non hanno mai letto il Vangelo, tutti scatenati contro il “cattivone”, il quale, invece di essere lui che colpisce e insulta gli altri (anzi, è il politico più sorridente d’Europa) si becca quotidianamente una carrettata d’insulti. Giusto per citarne alcuni, anche perché tutti non me li ricordo, sono troppi: “non sparare a salve, spara a Salvini (muri di Milano); “metà fascista e metà coglione” (Gino Strada); Salvini in divisa da carcerato (vignette di Vauro), “Salvini, se muori facciamo una festa” (rapper Gemitaiz); “#Salvinimerda” (Asia Argento); “ministro della malavita” (Saviano); “Salvini fascista” (Fornero); “Vip contro Salvini” (prima pagina della rivista Rolling Stone); “faccia da stupratore” (Oliviero Toscani). Eccetera, eccetera. L’elenco è lunghissimo ma non voglio compilare una lista per la spesa. Si guardi solo da che pulpito vengono le prediche. Alla vecchia guardia comincia a mancare la terra sotto i piedi? Ma no …… mai pensare male.
Non è un mistero, comunque, che della Diciotti non importa niente a nessuno ma il pretesto viene considerato una bella “opportunità” per quanti ogni giorno infilano spilloni nella bambola woodoo nella speranza di fare cadere il governo. Non dico che questo sia il governo più bello del mondo, non ce n’è mai stato uno davvero bello, ma sicuramente tra i suoi pregi c’è l’aver neutralizzato molti comitati d’affari e l’impegno a combattere mafie di vario genere, spesso internazionali, una cosa certo non da poco, né tanto meno scontata visto che prima nessuno l’aveva mai fatto. Cerchiamo di puntare il mirino su chi ha distrutto l’Italia e non su chi sta faticosamente tentando di ricostruirla. E’ più saggio.
Un post di alto valore civile, Franco: condivido appieno!
Capisco, naturalmente (un po’ di politica la mastico), la necessità di “governare” i flussi migratori (lo dico da non pochi anni), ma ci vuole sempre un punto di equilibrio e sempre nel rispetto di ogni “persona”(vi sono diritti che sono universali). Anche l’uso del linguaggio va calibrato: mai una parola nei confronti di “uomini disperati che fuggono da condizioni invivibili”, ma solo parole accattivanti (è quello che vogliono sentirsi tanti elettori) contro gli scafisti.
Sono perfettamente d’accordo: il primissimo rispetto dovuto alle “persone” è quello verso i cittadini italiani che non hanno colpa dei traffici internazionali a scopo di lucro che si svolgono sopra le loro teste e non devono essere obbligati a condividere i propri spazi vitali (sudati e guadagnati) con occasionali cercatori di fortuna pronti a tutto pur di racimolare qualche euro da spendere in birra e smartphone.
La maggioranza degli sbarcati in Italia è composta da nigeriani (nel 2017 eravamo a quota 100mila) e molti di questi erano già manovalanza delle mafie nel loro paese. Non stiamo affatto parlando di “uomini disperati che fuggono da condizioni invivibili” ma di palestrati in cerca di “soldi, soldi, soldi” e di povere donne avviate alla prostituzione. Palermo, Napoli, Ferrara e Torino sono centri europei riconosciuti della mafia nigeriana. Non ne avevamo già abbastanza dei nostri, di criminali, bisognava anche importarne di più feroci?
Testardamente e ostinatamente (ma forse “ottusamente” è il termine più appropriato) una minoranza di italiani, rappresentati ex-aequo da Pd e Bergoglio, fingono di non sapere ciò che tutti sanno e difendono strenuamente la causa della tratta degli schiavi senza neppure rendersi conto del danno che stanno facendo a tutti, italiani e africani. Ma finirà, tutto finisce prima o poi. Anzi, già sta finendo.
Sono più che legittime, Rita, le preoccupazioni di fronte alla mafia nigeriana (come ad altre mafie), ma la presenza di tale delinquenza non ci autorizza a generalizzare, come non ci autorizzava a generalizzare un po’ di anni fa a proposito degli albanesi.
A scappare dall’Africa vi sono persone che provengono da mondi diversi (anche dalle carceri dei loro paesi), anche per ragioni economiche, climatiche e non necessariamente dalle persecuzioni o dalla guerra.
E vi sono persone che, dopo viaggi infernali nel deserto, dopo avere subito le carceri libiche, sperano di trovare in Europa condizioni di vita migliori.
Io parlo dell’Europa, Rita, perché numerosi sono i Paesi che sono stati coinvolti e in qualche misura “travolti” dal fenomeno (anche governi tutt’altro che di sinistra si sono trovati a gestire un fenomeno non governabile). Penso, tra l’altro, all’Austria dove la presenza di rifugiati in proporzione è di gran lunga superiore che in Italia (è il caso di ricordare, poi, che l’Austria ospita un alto numero di musulmani fondamentalisti e dall’Austria sono partiti non pochi combattenti per l’Isis).
Tutti, Rita, cattolici e non cattolici desiderano che tali flussi siano “governati” (anche papa Bergoglio l’ha dichiarato con insistenza) – non è un caso che la strada di Salvini sia stata spianata da Minniti – e io continuo a credere che senza l’Europa il fenomeno continuerà a colpire quel paese o quell’altro: chi, se non un’Europa compatta, può fare qualcosa per contribuire a rimuovere le cause a monte, a liberare i migranti dalla mafia nigeriana (in Nigeria e in Niger), a rimpatriare chi non ha lo status giuridico di rifugiato, a ripartire equamente tra i Paesi europei (non col volontariato di oggi, ma come accade in Germania con una legge federale) coloro che hanno avuto il riconoscimento di tale status.
Noi non vogliamo accogliere in Italia chi scappa dalle carceri del proprio paese, o viene qui per ragioni economiche, ed è abbastanza evidente che a pensarla in questo modo sia l’Europa intera, per non dire tutto il mondo. “Spalmare” i ragazzi africani un po’ qua e là è una stupidata galattica. In Africa il tasso di procreazione è alle stelle (chi non lavora gode notoriamente di parecchio tempo libero) e la “spalmatura” non avrebbe mai fine.
Non c’è da niente “governare”, bisogna solo piantarla lì con la demagogia novecentesca. L’anno scorso a quest’ora l’Italia ne aveva già incamerati oltre 5.000 (Minniti), quest’anno siamo a poco più di 200 con oltre 500 rimpatri (Salvini). Abbiamo finalmente imboccato la strada giusta, e dunque possiamo cominciare a parlare d’altro.
“Un maestro elementare di Foligno ha deriso in classe un bambino nero per mostrare agli altri alunni quanto possa essere schifoso il razzismo. Lo ha definito «un esperimento sociale», ma deve essersi dimenticato di avvertire il piccolo, il quale lo ha preso talmente sul serio da sfogare la sua umiliazione tra le braccia dei compagni. È già partito il dibattito per stabilire se si tratti di bieco razzismo o di semplice cretinismo; se il gesto del maestro sia l’effetto del «prima gli italiani» cavalcato da Salvini o piuttosto delle riforme della scuola che si inseguono da quasi un secolo senza impedire a certi insegnanti sfasati di montare in cattedra. Già il mio prof di matematica delle medie costringeva un ragazzino occhialuto e bianchissimo a mettersi a quattro zampe sulla predella per fare il verso dell’asino. E noi tra i banchi ridevamo del più debole, pur vergognandocene al punto da non dirlo a nessuno. Sarei per lasciare fuori i bambini di qualsiasi colore dagli esperimenti che corrano il rischio di umiliarli. Ne suggerisco invece uno molto interessante al maestro di Foligno. Si chiuda in classe da solo con un pugile nero di due metri e cento chili. Poi cominci a prenderlo in giro per la sua bruttezza e goffaggine. Ne verrebbe fuori un notevole spaccato sociale, o uno spaccato e basta.” Massimo Gramellini oggi.
E magari ricordiamo i gilet noir contro il filosofo ebreo o la profanazione di tombe in Alsazia. E ricordiamo anche il rifiuto allo sgombero del fabbricato di Roma occupato da casa Pound perché tanto sono puliti. E ricordiamo anche el pueblo unido contro le dittature ad altre latitudini e quello nostrano alla ricerca dell’uomo forte qui da noi. Senza dimenticare che la lotta della politica, l’un contro l’altro armati, credendosi l’incarnazione del Potere, non fa che esacerbare gli animi rifiutandosi di vedere che i poteri forti non sono le élite tanto vituperate, ma un’economia a cui del popolo non può fregare di meno. Solo tutti insieme, sovvertendo le regole di quella, si potranno superare questi momenti tristissimi testimoniati dalla forza contro i deboli senza intaccare minimamente i veri poteri, che non sono quei quattro intellettuali, come non lo era Matteotti chiamato ai tempi “il socialista impellicciato”. Poi ognuno decide per sé da che parte schierarsi senza dimenticare che l’omicidio di un radical chic ante litteram preluse sappiamo tutti a cosa.
Vincendo molta resistenza, mia, pubblico.
Ottima vittoria! Faccio partire una Ola, ben tornato Ivano!
C’è stato un equivoco, Rita: mi riferivo alle persone (aventi i requisiti di “rifugiati”) che Salvini in più occasioni ha dichiarato di andare a prender con l’aereo e di accoglierli come “fratelli”, come “figli” (come i 51 che ha accolto all’aeroporto a braccia aperte!).
Quando ho letto il racconto dei giornali, Ivano, non ho avuto dubbi che fosse inverosimile: mai, neppure un razzista vero avrebbe fatto e detto quollo che ha fatto e detto il maestro in questione.
Non ho esperienza di scuola elementare (tu, invece, ci ha vissuto una vita) e quindi non mi esprimo sulla bontà dell'”esperimento” sociale del maestro, ma il fatto che i suoi compagni hanno solidarizzato col bambino di colore, non dimostra che la lezione i ragazzi l’hanno imparata?
Sei tu, Ivano, il maestro: dimmi se ho capito qualcosa.