SCUOLA DI EDUCAZIONE ALL’ECONOMIA – ANNO III
Anche questo 2019 CremAscolta inizia l’anno con un regalo prezioso alla città: la Terza edizione del suo Corso di Economia.
Il titolo è: “GOVERNARE “ I GRANDI PROCESSI CHE STANNO SCONVOLGENDO IL MONDO ovvero IL PRIMATO DELLA POLITICA SULL’ECONOMIA.
E il titolo, come si usa dire, è ….tutto un programma!
Assuefatti come siamo alla “tirannia” di FINANZA, SPREAD, PIL, BCE, FMI et similia, rivendichiamo il ruolo primario, originale che la “Politica” (la “bella Politica”, come avrebbe detto la cara amica Ceki!) deve giocare, con coraggiosa autorevolezza nell’ispirare, indirizzare le scelte di coloro ai quali i cittadini, in modo democratico, affidano l’azione di “GOVERNO”.
La GLOBALIZZAZIONE e le TECNOLOGIE DIGITALI (temi a cui abbiamo dedicato i primi due corsi) hanno prodotto e stanno ancora producendo grandi opportunità per alcuni popoli (Cina e India, in primis) e, nello stesso tempo, effetti devastanti per altri (perdita di posti di lavoro, precarietà del lavoro, tendenziale riduzione del potere di acquisto dei salari, disuguaglianze sociali crescenti… in Occidente).
Da qui un diffuso disagio che si esprime anche nel segreto dell’urna elettorale.
Come rimuovere le cause di tanto – e tanto giustificato – malessere? Come, in altre parole, rimettere al centro la POLITICA, una politica che sappia “governare” i grandi processi globali in corso in modo da attenuare il più possibile le sofferenze provocate, ed a valorizzare le opportunità aperte dai processi in questione?
Il corso che CremAscolta propone alla Città è l’ideale prosecuzione dei due precedenti, dedicati rispettivamente alla Globalizzazione e alle Tecnologie digitali: come governare tali processi in modo da attenuarne il più possibile le conseguenti sofferenze (dalla disoccupazione alla precarizzazione del lavoro, dalla compressione dei salari alle crescenti disuguaglianze sociali) e valorizzarne le opportunità per tutti?
Si tratta, in altre parole, lo sottolineiamo, di affermare il PRIMATO DELLA POLITICA sull’economia e le tecnologie digitali.
Per affrontare compiutamente i temi ed affrontarli con concretezza soprattutto nella prospettiva del “che fare?”, siamo riusciti, anche grazie alla fattiva continua collaborazione di un gruppo di cittadini consapevoli che ringraziamo, a coinvolgere personaggi di primo piano nazionale ed internazionale, come si evince dal Programma del Corso in dettaglio:
LUNEDÌ 21 GENNAIO 2019/CARLO COTTARELLI
“Governare” la globalizzazione:
con quali organismi globali?
LUNEDÌ 28 GENNAIO 2019/ PIETRO ICHINO
Le persone e i robot
Vincerà l’intelligenza umana o quella artificiale?
LUNEDÌ 4 FEBBRAIO 2019/LUCA DE BIASE
“Orientare” le tecnologie digitali
a servizio degli umani: come?
LUNEDÌ 11 FEBBRAIO 2019/VITTORIO EMANUELE PARSI
Contrastare le crescenti disuguaglianze sociali:
valori e interessi
Gli incontri si terranno presso il Museo Civico (grazie al Patrocinio ed alla fattiva collaborazione dell’Assessorato alla Cultura Comunale) alle ore 21:00.
L’incontro di apertura, quello con il Prof Carlo Cottarelli avverrà, sempre alle ore 21, nella Sala Pietro da Cemmo, sempre al Muso Civico.
Il corso è aperto a tutti ed è gratuito: si raccomandano l’iscrizione e la comunicazione dell’indirizzo di posta elettronica che potranno consentire a ogni partecipante di ricevere la relativa documentazione.
UN CONVEGNO SULL’OCCUPAZIONE FEMMINILE NEL NOSTRO TERRITORIO
La scuola di “educazione all’economia” si propone non solo di offrire degli strumenti di base per orientarci nella complessità del nostro tempo, ma anche di suggerire qualche ipotesi di lavoro che abbia una ricaduta sul territorio.
Ecco perché, oltre al primo modulo (questo di Gennaio/Febbraio) abbiamo messo in cantiere, per il mese di settembre 2019, un Convegno sull’occupazione femminile nel nostro territorio che sarà adeguatamente preparato da un’indagine conoscitiva, peraltro già in fase avanzata di realizzazione, grazie alla collaborazione con Scuole e Studenti universitari della città.
Un ringraziamento cordiale a “BCC Banca Cremasca e Mantovana” ed a “ACHITEXMINERVA” per il sostegno economico.
Commenti
Non posso che essere orgoglioso della mia partecipazione a una Scuadra attiva nell’organizzazione di eventi in grado di lasciare segni permanenti nella città e lustrarne l’immagine. Grato anche del ruolo che all’interno del gruppo mi avete voluto dare. Penso che ora sia importante organizzare le cose in modo da lasciare una accurata documentazione al termine dei lavori e dare al tempo stesso una diffusione multicanale in corso d’opera
Faremo il possibile, Adriano: il nostro è un gioco di squadra e insieme, col contributo di ciascuno, riusciremo a perfezionare il lavoro (anche sotto il profilo comunicativo) fatto nelle due precedenti edizioni.
Il tema di quest’anno (del tutto in sintonia con quelli precedenti) è di estrema attualità: capire le ragioni dello tsunami (politico e sociale: da Trump ai gilet gialli) che sta scuotendo il mondo occidentale e studiare le possibilità di “governare” (la “politica” deve avere un primato assoluto sull’economia e sulla tecnologia) quei processi che negli ultimi anni hanno generato tanto e tanto diffuso malessere sociale che sta esplodendo un po’ ovunque e che oggi si esprime sotto le bandiere politiche più diversificate.
Sarei tentato di rispondere “il giocattolo s’è rotto!” come in tutte le passate rivoluzioni, solo che ora con lòa forza si ottiene poco, ma anche questa mia semplificazione andrebbe contro il concetto di governo del fenomeno, queindi ascolterò attentamente.
A parte le scuse per gli errori sparsi (riprenderò a rileggere prima di pubblicare e cambierò tastiera) mi spiego meglio: con “il giocattolo si è rotto”, espressione giudicata fuori contesto da Franco (segnalazione privata) intendevo dire che le sperequazioni economiche e le incomprensioni programmatiche stanno superando il livello di guardia, anche perché cose che sarebbero state considerate tollerabili in passato non lo sono più. E allora, sperando non siano più tempi di rivoluzioni, un corso di economia ci potrà forse dare le dritte per azioni correttive.
Già, Adriano, “dritte per azioni correttive”, vale a dire il “primato della politica”. Finora il primato l’hanno avuto l’economia e la tecnologia. Ora, considerati gli effetti negativi (assieme ad alcune opportunità: pensiamo alla Cina e all’India che hanno avuto la grande occasione per la loro crescita), urge “governare” tutti quei fattori che stanno davvero scuotendo il mondo occidentale (ne è la prova il diffuso malessere che tocca sia l’America che l’Europa: governare la globalizzazione, le tecnologie digitali, i flussi migratori…
Governare processi “globali”. L’ottica del corso sarà quindi, appunto, “globale”: non si parlerà dell’Italia e lo stesso Carlo Cottarelli non è stato invitato a parlare dell’Italia. Non è poi un caso che sia stato invitato Vittorio Emanuele Parsi che è un esperto di relazioni internazionali.
Dobbiamo volare alto.
Molto alto, se vogliamo provare a comprendere anche il nostro microcosmo.
Caro Piero, anche se non elegante, tra ecumenismo del broccolo (mi cito) e teoria dei frattali, il battito d’ala di farfalla e il terremoto a Kioto, in genere non fiducioso nel De-genere umano, tra venti che soffiano minacciosi (per spirito di servizio ?) ed utopie planetarie, anch’io sono curioso di sentire cosa diranno e dove, come facendo la schedina, alla x opporranno 1 o 2. Perché a me sembra di ricordare che gli uomini in genere preferiscono le guerre come soluzione possibile, non confronti dialettici ed un uso proprio della parole. E a questo punto non saprei più se (le guerre ) le decidono l’economia, la tecnologia o la Politica. Perché forse la politica aveva il suo potere decisionale quando il mondo era piccolo, ma ora che è grande, credendo di averlo mantenuto, sfida sprovvedutamente poteri ben più forti di lei. Come nel nostro caso Italia succede tra famigerate élite e popolo, tra buonisti e cattivisti o nostalgici di tutti gli schieramenti, di cui anch’io faccio parte e che non esito a propagandare come l’unica verità. Anche se dal mio punto di vista le differenze, in termini di tempi prossimi, sono ormai manifeste. E qualora la Politica decidesse le sorti del mondo io credo proprio che qualsiasi provvedimento porterebbe alla catastrofe. Ma a questo punto danni gravissimi li potrebbe fare la anche la tecnologia ormai strumento terribile di democrazia diretta piuttosto che rappresentativa. Come li farebbe l’economia abbandonata dalla Politica. I segni (del baratro) insomma ci sono tutti, perché ormai la separazione tra i tre poteri è netta. Ecco, io vorrei sentire dire dagli esperti , ANCHE SE PIU’ BANALE DI COSI’ NON SI PUO’, che senza un accordo tra le parti, naturalmente possibile oltre che auspicabile, non si va da nessuna parte. Confidando vis a vis (platea limitata, non televisiva) in un Cottarelli meno diplomatico e per bene, e più sincero. Anche se a qualcuno di questo blog potrebbe dare fastidio. Perché alla fine non mi aspetto che sia solo un corso di economia, ma che sia soprattutto un confronto politico, e in questo caso il primato non sarebbe solo dell’economia, ma un intrecciarsi, in barba a quanto qualcuno ha scritto nella Peste (gli autoesclusi, come dice Adriano), irridendo alla complessità, che la vita, e quindi anche quella planetaria, è semplicissima. Alla faccia.
Per dire che all’alba dei miei sessantasei anni mai avrei immaginato (poco accorto?)di attraversare un momento politicamente, socialmente ed economicamente così difficile. Nati dopo la guerra quelli della mia generazione ne stanno ormai vivendo un’altra, credendo per decenni di averla scampata.
Il vento, è vero, ha cambiato direzione, ma anche tu che se più giovane di me hai già assistito ad altri terremoti (il Sessantotto sicuramente, ma anche la la cosiddetta rivoluzione liberale di Berlusconi.
I giri di vento ci stimolano a capire le ragioni profonde che stanno dietro:
– piaccia o non piaccia Trump, la rivolta delle periferie che l’ha incoronato aveva delle buone ragioni;
– piaccia non piaccia la Brexit, anche in Gran Bretagna masse crescenti non si riconoscono più nelle élite dominanti;
– e questo vale anche per i gilet gialli (per non parlare della svolta del 4 marzo in Italia).
Certo, Ivano, non è affatto detto che le ricette di Trump o della Brexit rispondano alle aspettative dei rivoltosi (se l’economia mondiale sta dando segnali di una nuova recessione, è grazie in modo particolare sia alla politica protezionistica di Trump e grazie alla Brexit).
Questo non significa che la vecchia élite sia meglio in grado di risolvere i problemi che oggi le periferie (anche nella sua accezione simbolica) evidenziano, ma significa che per risolvere tali problemi non basta la pura razionalità della tecnocrazia o una qualche terza via inventata dalle socialdemocrazie del XX secolo, ma ci vuole una “maggiore sintonia” (che significa maggiore “ascolto”) con la gente che soffre di più gli effetti negativi dei grandi processi in corso a livello planetario.
Potrebbe essere utile un mix equilibrato di vecchie élite (non mi riferisco a persone, ma a a un metodo di lavoro) e nuove classi emergenti che sanno mettersi più in sintonia con la gente comune.
Nulla di particolarmente paradossale, sia chiaro: nel governo giallo- verde questo mix si è realizzato e nella fase finale della trattativa sulla manovra economica è prevalsa proprio l’anima “realista” (quella che deve fare i conti con i numeri, con la complessità del reale…) tipica delle vecchie élite.
Come coordinamento provinciale dei soci della Banca Etica abbiamo fatto la scelta di metterci in dialogo con questo cammino, dal programma attualissimo e ambizioso, oltre che di pubblicizzarlo nelle nostre possibilità. A tale scopo, abbiamo infatti espressamente richiesto un contributo alla Fondazione Finanza Etica. Ha risposto il suo direttore, Simone Siliani. Intendiamo proporre questo video sia nella sua integralità sia nella sua articolazione logica: il dato di fatto dell’economia-finanza mondiale, il perimetro del problema, il modello di banca connesso, le alternative, le proposte; in chiusura indica alla “buona politica”( una leva indispensabile (non esclusiva) per intervenire: la finanza etica (cf. http://www.facebook.com/gitcremonabancaetica/).
In avvio di corso proponiamo come prologo la prima e la seconda sezione:
– funziona il governo dell’economia mondiale?
– possiamo perimetrare il problema?
Auguriamo buon lavoro a tutti corsisti.
(piero cattaneo, per il Git soci di BE)
Grazie, Piero, per la collaborazione.
Sarebbe davvero utile a tutti iniziare a confrontarci insieme sui gradi problemi che verranno toccati dal corso. Si tratta di problemi che ci coinvolgono da vicino perché gli effetti devastanti di alcuni grandi processi in corso (assieme, naturalmente, a delle opportunità aperte) li viviamo tutti sulla nostra pelle e non è un caso che tale malessere si sia espresso un po’ ovunque nel mondo occidentale anche a livello politico.
Dopo decenni in cui siamo “governati” da tali processi (dalla globalizzazione economica a quella finanziaria fino alle tecnologie digitali), la grande sfida del nostro tempo è cominciare a “governarli”, a mettere cioè la “politica” al centro di tutto, ad affermare il primato della politica sull’economia e sulle tecnologie.
Una sfida improba, lo so bene Piero, ma non abbiamo vie di uscita.
Si grazie davvero Piero, perchè voi di “FINANZA ETICA” siete la testimonianza fattuale che …… si può fare diversamente!
Necessario che collaboriamo maggiormente in questa ….”direzione ostinata contraria”. perchè è quella giusta!
Chiusa con un successone oltre ogni prevedibile rosea previsione la prima “lezione” del Corso, quella del prof. Carlo Cottarelli [ http://www.cremascolta.it/2019/01/21/lezione-1-carlo-cottarelli-corso-economia-iii/ ], lunedì 28, sempre nel Salone del Museo Civico, dedicato a Pietro da Cemmo, sarà di scena il prof. Pietro Ichino, Ordinario di “Diritto del Lavoro” presso l’Università degli studi di Milano.
Il tema: “Le persone e i robot – Vincerà l’intelligenza umana o quella artificiale?” è certamente dei più stimolanti!
Ci si vede….
Con enorme piacere ho trovato corrispondenza fra le mie convinzioni, che molti conoscono, e gli insegnamenti del Prof. Ichino, e non parlo solo dell’allarme assurdo per l’impatto dell’informatica e della robotica sulle offerte di lavoro umano, ma anche per quanto riguarda la profonda difformità su quanto sappiamo dell’economia dalle scuole del passato e le nuove regole, del tutto inedite.
Dopo aver ascoltato il prof. Ichino e il suo passaggio sugli strumenti di previsioni degli scenari socio-economici che ci attendono, mi sembrerebbe opportuno richiedere espressamente, già nelle introduzioni delle due prossime e ultime serate, una particolare attenzione al fattore tempo.
Certo la qualità dei processi in atto, certo le quantità in gioco e la loro scala geografica, ma certo anche il pronosticarne i tempi: per non arrivare a fare i conti con la “dura transizione” a tempo scaduto. Vale per le questioni dell’inquinamento ambientali (non potrebbe essere il filo rosso del prossimo anno?), come per quelle economiche.
Riprendo una suggestione lanciata dal pubblico nella prima serata e mi chiedo quale sarà il cronoprogramma della ribellione che potrebbe venire dalla metà più povera del mondo (Oxfam 2019 – 3,8 miliardi di persone, che corrispondono alla metà più povera degli abitanti del mondo, possono contare sullo 0,4% della ricchezza)?
Quanto tempo abbiamo per capire e poi per agire?
Onestamente non credo che la tempistica che più ci possa preoccupare sia quella con cui la tecno-scienza ci potrà forse tirar fuori dai guai, caso mai sarà quella che ancora ci separa dal vedere questi problemi dal punto di vista di chi, nelle diverse partite, ha la peggio. E come tale non si può permettere il lusso di rimandare.
Il tema dell’inquinamento ambientale, Piero, è già nella rosa dei possibili temi della prossima edizione: ne parleremo a chiusura e a bilancio del corso di quest’anno.
Il discorso che poni sulla tempistica è fondamentale: la transizione dovrà essere il più breve possibile e (come diceva Ichino) protetta.
Se parliamo dell’Italia, basterà il reddito di cittadinanza? Ichino ha espresso non poche perplessità non sulla misura in sé, ma sui tempi di applicazione (non abbiamo la cultura della formazione che i Paesi scandinavi e la Germania hanno affinato in decenni!).
La giovanissima svedese Greta Thunberg (16 anni) ha iniziato 2 anni fa in solitaria una campagna contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici a favore di uno sviluppo sostenibile, campagna che ha coinvolto inizialmente ragazzi giovanissimi e che negli ultimi mesi si sta estendendo a livello globale, creando un grande movimento di sensibilizzazione includendo persone di tutte le età…quando meno te lo aspetti nasce un Davide in grado di abbattere Golia…ecco un mix di quello che può essere il passaggio dalla terza alla quarta edizione del festival…..
E’ stata scelta dal Time tra le teenager più influenti al mondo del 2018, ha 15 anni e ha fatto tremare i leader mondiali riuniniti per la COP24, la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, a Katowice, in Polonia. Dal palco Greta Thunberg, la giovanissima attivista per l’ambiente svedese, ha puntato il dito contro l’indifferenza dei potenti riguardo le disuguaglianze climatiche e sociali nel mondo. «Sono le sofferenze dei molti che pagano per i lussi dei pochi – ha detto senza timore la studentessa in uno dei passaggi chiave – Nel 2078 celebrerò il mio 75esimo compleanno. Se avrò figli, forse passeranno quel giorno con me. Forse mi chiederanno di voi. Forse chiederanno perché non avete fatto niente quando c’era ancora il tempo per agire. Dite di amare i vostri figli più di ogni altra cosa, invece rubate il loro futuro proprio davanti ai loro occhi».
Greta Thunberg si è presentata al suo discorso a nome di Climate Justice Now e ha aperto il suo intervento parlando del suo Paese. «Molte persone dicono che la Svezia è solo un piccolo paese e non importa quello che facciamo. Ma ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza – le sue prime parole di fronte alla platea – Parlate solo di una crescita economica eterna e sostenibile perché avete troppa paura di essere impopolari. Parlate solo di andare avanti con le stesse cattive idee che ci hanno portato in questo casino, anche quando l’unica cosa sensata da fare è tirare il freno di emergenza. Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno».
«A me non importa essere popolare – ha proseguito la 15enne – Mi interessa la giustizia climatica e salvare il pianeta. La nostra civiltà viene sacrificata per l’opportunità ad un numero molto piccolo di persone di continuare a fare enormi somme di denaro. La nostra biosfera viene sacrificata in modo che le persone ricche di paesi come il mio possano vivere nel lusso».
«Dobbiamo mantenere i combustibili fossili nel terreno e dobbiamo concentrarci sull’equità – ha spiegato – E se le soluzioni all’interno del sistema sono così impossibili da trovare, forse dovremmo cambiare il sistema stesso. Non siamo venuti qui per chiedere assistenza ai leader mondiali. Ci avete ignorato in passato e ci ignorerete di nuovo. Abbiamo finito le scuse e stiamo finendo il tempo. Siamo venuti qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando – ha concluso – che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene alle persone. Grazie».
Si Enrico ho sentito a suo tempo, con un bel brividone giù per la schiena, il bellissimo intervento della determinatissima quindicenne (!) :
https://www.youtube.com/watch?v=B-R-yDQNj7o
Come non essere d’accordo?
Come muovere le leve giuste?
La sensazione spiacevolissima è che ci sia una distanza siderale tra quello che chi “governa” (il pianeta neh, e solo marginalmente il “buffo stivale”)sta facendo in proposito e quello che dovrebbe essere fatto!
Ciò non ostante, ognuno di noi, come persona, è tenuto a fare tutto quello che è in suo potere fare!
Un vero e proprio j’accuse quello di Greta, ma anche l’annuncio che “il cambiamento sta arrivando”, un cambiamento che avrà come protagonisti i giovani (anche giovanissimi).
Una causa, Enrico, che dovrebbe mobilitare tutti, giovani e non più giovani, di tutti i Paesi.
L’egemonia delle idee – come la chiamerebbe il prof. Parsi – va conquistata e questa giovanissima ragazza svedese potrebbe essere la bandiera del movimento.
Una prova in più che i giovani hanno molte carte da giocare e le giocheranno con più determinazione di noi.
Una prova che le buone idee possono avere una forza trainante e diventare un movimento internazionale (altro che i gilet gialli!).
Si tratta, Enrico, di uno dei temi a cui stiamo pensando per la progettazione della quarta edizione della nostra scuola di educazione all’economia: già altri – da Piero Cattaneo a Andrea Canidio – hanno suggerito la stessa idea.
Dobbiamo pensarci già ora perché il nostro corso non sia semplicemente “informativo”, ma che sia il là per una mobilitazione (pensiero e… azione).
Certo Piero, “dare il là per una mobilitazione (pensiero e …. azione)” , e apprezzo assai il pensiero di “assist Mazziniano”, a me di formazione politca Repubblicana!
E allora, tornando al “buffo stivale” e in scala ancora minore, alla “repubblica del tortello” (citazione dall’amico Beppe B), come si declina, in questo senso, l’operato di chi sta amministrando/gestendo la città ?
Quali e in che modo, atti amministrativi vanno “….. contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici a favore di uno sviluppo sostenibile….” ?
Faccio un esempio magari banale, ma che nn solo sarebbe da subito attuabile e di grande impatto ….”didattico”: “LA GIUNTA DELIBERA CHE IN TUTTE LE MANIFESTAZIONI/GESTIONI SERVIZI DA LEI ORGANIZZATI/GESTITI, NON SI USINO PIù STOVIGLIE/CONTENITORI MONOUSO IN PLASTICA SE NON BIODEGRADABILI” (li vende anche la COOP!).
Che non vuol dire “non consumare” (eccimancherebbe, la nostra civiltà è “dei consumi”! Il PIL ne soffrirebbe! E noi nn vogliamo veder soffrire il PIL!) ma “consumare meglio”, in modo “ecocompatibile”!
3 o 4 anni fa, in Comune avevo avuto un confronto per una proposta condivisa di Smart City (Riduzione traffico automobilistico / camionistico commerciale) .Si trattava di individuare uno hub di carico/scarico merci appena fuori città per bloccare appena fuori dalla tangenziale camion e furgoni di tutti i corrieri espressi per riconsegna in centro con mezzi leggeri e non inquinanti (elettrici). Se non sbaglio il progetto fu bloccato perché i commercianti del centro giustamente avrebbero avuto disagi specialmente se paragonati alla grande distribuzione, che non sarebbe stata toccata da questa innovazione, e a costi alti , almeno iniziali dovuti alla nuova infrastruttura.È chiaro che se si vuole diminuire l’inquinamento un costo lo dobbiamo pagare, ma può essere visto come un investimento a lungo termine, con vantaggi nel tempo.Perché non rivedere la fattibilità del progetto includendo anche la grande distribuzione.Si creerebbero anche dei posti di lavoro e una città più vivibile. Credo che si possa fare un bando tra le principali società di logistica che poi garantirebbero per un periodo rinnovabile tutto il traffico in/out bound di Crema.Certo la cosa andrebbe studiata per bene e valutata anche come possibile piattaforma di smistamento merci destinate anche $aalle città equidistanti da Crema (Mi,Pc,Pv, Lo, Bs, Bg, Cr) per ottenere maggiore economicita’ a vantaggio della fattibilità dell’opera.
Ecco Enrico, il tuo è certamente un esempio assai meno “banale” di quello da me buttato li, di azione concreta “….. contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici a favore di uno sviluppo sostenibile….” .
“Costi e disagi per i commercianti del centro” dall’introduzione di una metodologia distributiva siffatta? Certo (e non voglio addentrarmi in un’analisi “costi/benefici”, perl’amordiddio, non sarebbe certo questo il momento!) e ragionandoci, progettando adeguatamente le modalità, l’Amministrazione avveduta, che guarda al domani (e nn solo ai consensi che portano voti!) con il contributo costruttivo e collaborativo di Associazioni di categoria, magari gradualmente, sperimentando, facendo tesoro di quanto di analogo si fa/si è fatto nel resto dell’EU civile, si potrebbe iniziare a percorrere questa strada.
Certo che, a giudicare dall’insuccesso registrato dall’ancor più banale intervento di tener le porte dei negozi chiuse d’inverno, ad evitare di …..scaldare la città, non c’è da essere troppo ottimisti!
Però, mai si comincia, mai si fa! Soprattutto a prtire dalla preliminare azione culturale/strategica di sensibilizzazione rispetto alla reale necessità di operare concretamente a favore della salute del pianeta!
Francesco , nessuna cosa è banale , anche dalle piccole cose nascono cose importanti.
Il progetto Smart City di cui parlavo è stato testato in alcune città , non con grandi esiti (mi ricordo del fallimento di Parma).
Il possibile successo di questo “esempio” di riduzione dell’inquinamento può arrivare, come dicevi tu, solamente dal coinvolgimento di tutti gli attori (più idee, forze , opinioni, si confrontano).
Credo vada poi allargato ad una visione più ampia che coinvolga anche la Regione (cosi si dovrebbe poi ragionare anche a livello Nazionale ed Europeo).
L’eliminazione del traffico all’interno delle città richiede una visione nel futuro (gomma?/rotaia?/entambe?) con integrazione dei flussi tra città ed individuazioni di direttive stradali/ferroviarie ad hoc, la costruzioni di hub esterni collegati tra loro.
Come dicevi l’azione concreta “….. contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici a favore di uno sviluppo sostenibile….”nasce da una visione prospettica condivisa che metta al centro l’interesse comune.
Questo significa un totale cambiamento del modo di pensare ed agire, meno egoismi e campanilismi per dare priorità a vantaggi collettivi, soprattutto in questa era di grande mobilità.
E’ la logica che non può più essere considerata utopistica che deve ispirare un nuovo mondo con l’urgenza di salvaguardare il pianeta su cui viviamo.
Ok, Enrico, vedo con piacere che siamo ….in sintonia!
E allora via, dai scrivi un bel post che teniamo “caldo” (ops!) l’argomento.
Vedo, Francesco, che hai un ottimo partner in una delle tue classiche battaglie.
Si tratta, a mio avviso, di arrivare a formulare una “proposta” credibile, proposta a cui si può arrivare dopo avere esaminato il problema in profondità.
Se non ricordo male, è da anni che si sta studiando la possibilità di non fare entrare nel centro storico i furgoncini per lo scarico: non è il caso di prendere un appuntamento con l’assessore al ramo per sapere lo stato dell’arte?
Ottima idea Piero, ho trovato nei miei archivi un documento del 2015 . Sarebbe interessante conoscere il seguito e capire il motivo per cui il progetto si sia arenato.
Il riscontro dell’interesse, oltre che dalla saturazione ed oltre della sala, ci è venuto dal numero crescente di accessi al blog, dai banalissimi “mi piace” sulla sua pagina facebook, aumentati e rimasti alti. Penso cha a questo punto chi ha seguito scalpiti nell’attesa del II modulo. E non faccio eccezione.