Un libro? Un cammino? Un evento?
Tutte queste cose insieme, per lasciare nella memoria collettiva la storia della moderna Sanità cremasca, rivelata nei cinquant’anni di evoluzione nel suo centro di vita pulsante: l’Ospedale. Non che sia l’unica sede, non tolgo certo niente alla Medicina territoriale, ma chi non identificherebbe la casa della cura del proprio simile, colto nel suo impatto con l’inabilità, in un luogo diverso dall’Ospedale? E in mezzo secolo, se tanto è cambiato nella Società, immaginiamo, prima ancora di sfogliar le pagine, quanto è successo nel crogiolo dell’evoluzione tecnologica e metodologico-gestionale ospedaliera! Ha affrontato questo percorso, come promotore e coordinatore generale, Felice Lopopolo, alla città ben noto per le tante pubblicazioni del Centro Ricerche Galmozzi da lui curate. Lo sforzo del suo team è stato teso a far sì che nulla andasse perso nella memoria con la, più o meno lontana, ma inesorabile, dipartita dei protagonisti, e hanno scelto per questo la via più diretta, quella dell’intervista: mettere le figure di spicco sotto il riflettore e l’obiettivo della cinepresa, letteralmente. Già, perché c’ero anche io avanti a quell’obiettivo.
E così i ricordi sono scaturiti spontanei, fra le facezie e il dramma, fra senso del dovere, slanci di sincera abnegazione, e ire, per quanto sempre è mancato e sempre mancherà per il perfetto funzionamento della grande macchina, potente nel soccorso , ma perfettibile nei comportamenti e nell’allocazione di risorse.
In questi due anni hanno lavorato al fianco di Lopopolo Nicoletta Bigatti, per la ricerca storica e testo, Davide Severgnini (fra l’altro uno degli ideatori originari di Cremascolta) per il progetto grafico, e ancora Davide con Francesco Bianchessi per le riprese, il cui montaggio è stato affidato a Lorenzo Basso Ricci, Francesco Bianchessi, Ottavio Bolzoni, Carlo Alberto Madoglio. E arriviamo alla presentazione con film documentario, “H – L’ospedale di Crema” di Daniele Grosso, a regia di Elisa Tagliati con musiche originali di Ottavio Bolzoni, letture di Massimo Lanfredi e Alessia Parolari.
Non male vero? staff degno di un film cinematografico! E aggiungiamo che le riprese originali saranno visibili tramite un link inserito nel testo. Il libro è già prenotabile facendone richiesta a info@centrogalmozzi.it.
E allora appuntamento alle 16 di Sabato 15 Dicembre al Teatro San Domenico!
Commenti
Un’opera che ho visto nascere: un lavoro imponente, risultato di centinaia di ore di video-interviste, frutto dell’intelligenza e della bravura di una ricercatrice qual è Nicoletta Bigatti.
Un’opera che – come dici tu, Adriano – non è solo testo (con un ricchissimo apparato fotografico), ma anche una efficace documentazione video.
Un’opera che ha un valore aggiunto rispetto alle tante dignitose pubblicazioni… made in Crema.
Rettifica! Appuntamento il 16, Domenica, alle 16
La regia è stata magistrale.
Buona la selezione delle interviste (tra le oltre 170 videoregistrate).
Una in particolare ha commosso tutti: una signora dopo tre mesi di cure palliative che dichiara, tutta bella, il suo amore per la vita e la sua ferma volontà di assaporare fino all’ultimo istante ciò che la vita può dare.
La signora (bello il suo messaggio che dimostra anche l’efficacia del nostro servizio delle cure palliative) non ha potuto essere presente alla presentazione del docu-libro: se ne è andata prima.
Ma il suo messaggio rimane.
E.. sì Piero, ha quasi commosso anche me che ero nella torre di controllo: tanti visi “antichi” e nuovi ( e tu non potevi, come non addetto ai lavori, riconoscere i defunti del personale, e io non m sarei mai aspettato i riconoscermi sullo schermo! Una bella storia, la vita in una storia, per tanti, una storia di incontro occasionale con la Medicina, per tanti pazienti. Nel mio ruolo attuale post Ospedale li incontro ancora, ingrigiti e rugosi, e, anche se si parla di un’occasione dolorosa, quelli che ancora ci sono, mi appaiono teneri, nostalgici.
Un’altra realtà che è emersa con forza è il volontariato che ruota intorno all’ospedale.
Una bella realtà che fa poco rumore, ma che conta moltissimo.
Leggo che Padova si è candidata capitale europea del volontariato per il 2020.
Crema, di sicuro, non ha i numeri di Padova, ma di sicuro ha un patrimonio in termini di volontariato straordinario.
Non potremmo puntare su questo “capitale prezioso” e farne una caratteristica di Crema?
Già, il volontariato.
Non c’è solo quello che ruota intorno a chi soffre in ospedale, ma anche un fenomeno che ha sempre caratterizzato Crema almeno da alcuni decenni: i tanti medici e infermieri dell’ospedale di Crema che hanno optato per il volontariato internazionale andando a offrire il loro servizio in particolare in Africa.
Si parla spesso di Piano Marshall per l’Africa: non è potenziando questo volontariato internazionale che possiamo “formare” (in campo medico e non solo) personale in loco?
L’Africa risorgerà non solo con risorse materiali (infrastrutture…), ma anche e soprattutto con risorse “umane” all’altezza.
Lo ripeto: non possiamo, raccogliendo una grande eredità del passato, rilanciare questo tipo di volontariato?
CremAscolta non potrebbe svolgere un ruolo di propulsore e di raccordo?