Ancora non avevo posato la borsa da viaggio, tornando a Crema, che già si parava davanti ai miei occhi un “lenzuolo di protesta”: come può girare un autobus di 18 metri sulla rotonda che dovete fare? NO, NO alla rotonda; questo era il messaggio. Una domanda subito mi è sorta spontanea: ci sono arrivati i residenti e i negozianti del quartiere mentre i progettisti pagati a parcella no? E i tecnici comunali che prendono fior fiore di soldi d’indennità di posizione, dove stavano quando si sono prese le misure?
A distanza di due giorni il lenzuolo è ancora lì, in via Cremona, di fianco alla farmacia Vergine. Immutati nella loro struttura surreale appaiono anche i due svincoli della vergogna, è così che li chiamiamo a Castelnuovo, nonostante la catena di lamentele che li accompagnano fin dalla nascita. Solo la mente di un folle (ogni riferimento a persone o cose note è puramente casuale) poteva concepire simili obbrobri: l’uno pericolosissimo per i pedoni e i ciclisti sul lato di via Cremona, l’altro altrettanto rischioso per le automobili costrette ad immettersi alla cieca in via Cadorna senza poter prevedere chi sbucherà a tutta birra (per affrontare il dislivello) dal sottopasso di San Bernardino.
Già l’idea di prendere un intero isolato per fargli fare da spartitraffico è di per sé demenziale, se poi aggiungiamo l’istituzione di un senso unico in un viale largo almeno venti metri (via Cadorna), il gioco per mentecatti è bell’e che fatto. E chi sostiene che il “progetto” si è reso necessario a causa delle lunghe code sul Ponte del Serio evidentemente non abita nel quartiere di Castelnuovo, altrimenti saprebbe quali mefitici ingorghi si formano nelle ore di punta, e ormai non solo in quelle.
Aridatece er semaforo, please.
Non è che la famigerata “rotonda” alla francese sta bene dappertutto e rende il traffico scorrevole ovunque, ci sono particolari punti urbani con cui non si sposa affatto, o addirittura rende la viabilità un inferno, e i due incroci tra via Cremona e via Cadorna fanno parte appunto di questa famiglia. Finché c’è stato il semaforo è andato tutto bene, dopodiché non s’è più finito di spendere soldi pubblici per opere che quando non erano inutili si sono rivelate peggiorative dello stato di fatto. E adesso, anche una rotonda? Ma allora, ditelo che ci volete male.
Commenti
Sarà la prima cosa che vengo a vedere appena riapprodato a Crema, perché la memooria geografica non mi aiuta a immagiinare, oppure l’insensatezza è tel che è la mente logica a fare il mulo.
Adesso i comitati sono due, e contrapposti. Bene comune o ognuno pro domo sua?
Mi immagino che un problema di viabilità cittadina vada a peggiorare una situazione di quartiere. Ma vorrei un parere di Mattia, che ne sa di più. Forse non è così, e poi… magari è giusto così? Decisione comune al mio mestiere: costi/benefici.
Invito quanti pensano che si tratti di una “un problemino di quartiere” a farsi un giro al suddetto incrocio mattina mezzogiorno e sera, ovvero nelle ore di punta: code chilometriche e imbottigliamenti sono la norma, i più penalizzati risultano essere i pendolari provenienti dal sottopasso di San Bernardino (Offanengo, Ricengo, Romanengo, ecc.) e dalla via Cremona (Madignano, Castelleone, Ripalte varie, Cremona, ecc.). Alla faccia del bene comune! Che era l’economicissimo semaforo, che ha funzionato per decenni a meraviglia, e senza causare incidenti.
….so che la pensiamo diversamente Rita, rispetto ai “rondò” in generale, e, sempre in generale io sono super convinto (ma non è difficile esserlo, la viabilità/tempi di percorrenza è una “scienza esatta”!) che il “rondò” la vince a mani basse.
Ci devono essere gli spazi ovviamente e, al di sotto di certe dimensioni, il “rondò” non ci stà proprio, anzi, diventa un pericolo costante!
In città ci sono poi altre considerazioni da fare rispetto all’inquinamento (anche acustico) ed alle compatibilità veicolare pedonale.
La cosa da non fare assolutamente è approcciarsi al problema (come accennava giustamente Ivano), “pro domo sua” e non “pro bene comune”!
Una bella ….. “gatta da pelare” per “super Fabio”, altro che buchi per i sensori intelligenti!
Tu sai prendere le misure meglio di me, Franco: vieni a vedere come può starci un rondò lì dove lo vogliono mettere. A proposito delle rotatorie, comunque, e al di là del fatto specifico, io continuo a fare dei distinguo: in alcuni punti fungono egregiamente mentre in altri sono addirittura peggiorative della viabilità. Non è che a Crema city (come ovunque) i semafori siano completamente spariti. Ce ne sono, com’è giusto che sia. All’incrocio tra via Cremona e via Cadorna doveva rimanerci. Non ho dati alla mano ma credo che via Cadorna sia uno dei sensi unici più larghi d’Italia. E’ una cosa senza senso, e se i cittadini di San Bernardino e Castelnuovo stanno battagliando da anni e anni, significa che il problema c’è. E ogni volta che ci ri-mettono le mani c’è da spaventarsi perchè peggiora.
Adriano, per questo caso specifico non conosco le ragioni delle parti quindi non posso intervenire.
Tuttavia posso dare un mio parere in generale:
la parola chiave è “mobilità”. Il punto è spostare le persone in città, non deviare il traffico.
Mi pare che si stia intervenendo mettendo l’auto al centro, e quindi ci si trova chiedersi se sia meglio una rotatoria o un semaforo, senza accorgersi che non fa alcuna differenza.
Bisogna “investire” per ridurre il numero dei veicoli in circolazione (ovvero in tutte quelle infrastrutture e servizi alternativi all’auto privata), a quel punto si potrà scegliere se fare semafori o rotatorie facendo considerazioni sulla città, non sul traffico: quanto costano, qual è l’impatto sul quartiere, quanto spazio occupano, quale sistema è migliore per pedoni e ciclisti? Non credo che rimarranno rotatorie, ma chissà?!
Purtroppo la mobilità è come un centro commerciale: si entra volendo sostenibilità, pedonalità, ciclabili, ma portafoglio alla mano si comprano rotatorie, sottopassi, nuove strade, parcheggi ecc.
È umano, ma cerchiamo di evitare.
Tutto vero. Gli autobus però sono regionali, le ferrovie statali e la viabilità comunale. C’è un palese conflitto di competenze. Può darsi che tu riesca a vivere abbastanza da vedere delle ordinate città del futuro in cui Uber farà volare i suoi taxi sopra i tetti, sicuramente noi no. Ma nel frattempo, cosa si fa? I pendolari (tantissimi!) che ogni giorno vanno e vengono da Crema per scuola e lavoro si mettono in macchina in assenza di mezzi pubblici. E i mezzi, non ci sono.
….Matt in questo contesto, mi pare follia il giochetto della “app trova park” in tempo reale, avviata facendo buchi negli stalli blù per metterci “sensori intelligenti”!
Quale è l’obiettivo verso il quale lavorare per questa “città smart”?
Meglio intasare di assatanati al volante con lo smart( stavolta phone, però!) acceso (contro la legge ovviamente!) per correre sul park libero prima che ci arrivi l’altro, o puntare a un percorso organico, ben “leggibile”, privilegiato per bici e pedoni nel centro storico e dintorni, disincentivando le auto in città?
Sono scelte, ovviamente (oddio, tanto ovvio, veramente non lo è!)….
La città smart è un tema che va trattato con un progetto complessivo.
Significa raccogliere dati non solo in fase di pianificazione delle opere (a patto che si faccia), ma anche in fase di esercizio, consentendo di adeguare le infrastrutture e i servizi alle reali esigenze, e non alla soggettività delle sensazioni.
Il tipo di dato può spaziare dall’occupazione dei parcheggi, alla misurazione delle condizioni dell’aria, allo stato di salute degli alberi, ai consumi energetici degli edifici ecc.
Nell’attuazione è bene tenere presente qualche punto fondamentale:
1) la proprietà del “Big data”: non è pensabile che società private detengano i diritti sui dati della città in modo esclusivo. Questo porta a vizi di competitività e all’ignoranza del decisore pubblico sulle reali condizioni nei vari settori.
2) i dati (anche solo in forma aggregata, non necessariamente in tempo reale) devono confluire in un unico sistema informatico di proprietà pubblica (per quanto detto al punto precedente, poi gestibile da privati nelle sue sottostrutture). Il “Dato”, infatti, è uno dei beni primari inseme all’acqua, all’energia ecc.
3) i dati devono essere confrontabili, ovvero essere raccolti e distribuiti in formati compatibili. “smart” non è l’informazione, ma l’analisi e le decisioni che ne conseguono.
In quest ottica, il proliferare di app dedicate individulamente ad ogni servizio va decisamente nella direzione sbagliata. Per il caso sensori dei parcheggi di GestoPark si tratta di un’obbligo di contratto, forse non pensato per un progetto di città smart, ma per una risposta spot ad un problema immediato.
Certo parlare a posteriori è facile, però intanto i soldi sono stati spesi e il dibattito pubblico è nato adesso che il dado è tratto.
Fortunatamente si tratta di un piccolo intervento, confido che in futuro si adotti un ottica di più lunga gittata.
Siamo sicuri che la “app trova park” in tempo reale non sia già tramontata? Ho appena “incontrato” due buchi fatti negli spazi blu ri-cementati di fresco. Cosa significa? Fà e disfà … l’è sempre laurà? Si dice così?
Anni, fa ai tempi delle battaglie per liberare via Indipendenza dai vari inquinamenti da traffico, non ultimo quello acustico, io e un amico avevamo programmato, senza attuazione, dei raid notturni nelle tranquille vie e piazzette del centro storico, e strade non trafficate, per sensibilizzare tutti al disagio del rumore. Naturalmente con tanto di strombazzate e frenate. Così, in un tentativo educativo di disincentivo dall’uso delle macchine. Non c’è niente da fare. Educazione ci vuole, non comodi parcheggi à gogo. E magari farei tutti i quartieri Zona 30, con ferrei controlli per chi contravviene, in modo che gli assatanati da motore, troppo rallentati, capiscano che si arriva prima in bicicletta. Anche in inverno, perché un po’ di freddo non ha mai ammazzato nessuno. Ma finché tutti i servizi si concentrano a Crema, con le orde barbariche del bacino d’utenza che sono i dintorni di Crema, un po’ di tranquillità non l’avremo mai. A Crema ormai c’è troppo di tutto.
Questa richiesta, ricordo, era stata fatta già sul blog da Rita, a settembre 2015, ed è ancora di attualità, segno che il problema esiste e va risolto.
L’opinione di Mattia la condivido in pieno ma è un progetto dai tempi lunghi, occorre consapevolezza, azione corale, che stentano a decollare , ci vorrà ancora tempo. Quanto?
Nel mentre va gestito, lì, il transitorio delle tante auto in circolazione per eliminare i pericoli segnalati.
Il ripristino del semaforo sembra essere la migliore soluzione visto gli spazi a disposizione.
Lasciamo comunque ai tecnici lo studio di fattibilità di una piccola rotatoria purchè non somigli a quella dei Sabbioni (zona incrocio chiesa) che rotatoria non è.
La decisione di ridefinire l’assetto di quell’angolo di città richiede coraggio, se la comunità lo reclama cospargersi cenere sulla testa non è un delitto