Il termine “una cosa fatta in famiglia” evoca normalmente un’immagine riduttiva di un evento, qualcosa alla buona. Tutt’altro per la rappresentazione “Io e l’altro”, che Gabriele Ornaghi, filosofo, voce narrante, e la sorella Eleonora, affermata artista suonatrice di arpa celtica, hanno tenuto ieri, domenica 17.6 alle 17 al Museo cittadino nella prestigiosa sala Pietro da Cemmo.
Il tema io e l’altro, in altri termini la relazione, motore dell’esistere umano, che Gabriele ha scandito in tre visioni:
La madre e il figlio, con riferimenti ad Agostino di Ippona e alla madre Monica, che non trova ostacoli nel seguir le tracce del proprio figlio in perenne ricerca, o immagini dal Manzoni: la mamma che consegna ai monatti la figlioletta morta.
L’amore per l’altro, nelle sue sfaccettature, dall’amore esclusivo di Dante per Beatrice, agli amori multipli dei vari Casanova e Don Giovanni. Figure di esteti, secondo Kierkegaard, che vivono una perenne scissione interiore che impedisce loro di relazionarsi autenticamente.
E infine l’amore empatico dell’io che vede l’altro nella sua unicità (Edith Stein), vero incontro autentico che porta all’autoriflessione e alla crescita.
E l’arpa? Le sue suggestive note esotiche, mielate, volteggiano per l’ampia sala, senza bisogno di amplificazione, a volte accompagnandosi, altre in brani in assolo, sempre in sintonia con il fratello filosofo.
Applausi tutti dovuti.
Esco, e mi colpisce tutt’altro suono: il barrito di un basso Fender, potente e leggermente distorto. Un trio blues si esibisce proprio all’ingresso del complesso monumentale: musica e cultura a 360°
Commenti
Riflessioni filosofiche sostenute dall’arpa a quota poetica…
Bella !
Già, vedere l’altro nella sua… unicità, nella sua singolarità, nei suoi bisogni, nei suoi sogni: è davvero difficile nell’era di Salvini!