All Pro-Loco di Crema, in Piazza Duomo in atto la Mostra dI LIBERO DONARINI < ‘l me dom > disegni. Di seguito la presentazione di CESARE ALPINI:
Ci sono due decorazioni in cotto sui sostegni maggiori, quelli laterali, nella facciata del duomo di Crema, all’altezza delle arcate: un cerchio con sette stelle, a loro volta in altri piccoli cerchi, e un quadrato disposto d’angolo in forma di rombo, a scacchiera, cioè composto di minuscoli quadrati regolari.
Sono stati interpretati come il Caos originario e l’Ordine portato poi dalla civiltà umana. Tuttavia “Il caos non è disordine (visione riduttiva). E’ ciò che porta in sé, in modo indistinto, le potenzialità di ordine, di disordine, di organizzazione. Il passaggio dal caos al cosmo è l’attualizzazione di queste potenzialità che allora diventano forze nello stesso tempo complementari e antagoniste”. Tolgo questa frase, che sembra scritta a proposito, dal testo di E. Morin “Conoscenza, ignoranza, mistero” (2018).
Il mistero dell’origine, infatti, appassiona la mente, tanto dell’uomo moderno, quanto di quello medioevale ed è espresso in simboli nel nostro Duomo.
Su questi “segni”, resi ancor più visibili con il restauro della cattedrale, si è soffermato Libero Donarini con il “disegno” dei particolari che non sono solo ornamenti dell’edificio sacro.
L’occhio del pittore scorge, più dell’osservatore comune, le belle e ammirate novità emerse e le ripropone, fermandole, prima che il tempo ricopra di una patina e “riveli” le forme cercate e volute dai costruttori. Una trascrizione nitida, ottica, minuziosa, abile, come sempre, quella di Donarini, dal tratto leggero, con sottili trasparenze, ma il tutto, nello stesso tempo, letto e registrato nella fisicità di materia e nella sacralità del simbolo. Libero è avvinto dal senso insito in quelle forme meravigliosamente intrecciate, variate, variegate, naturali (quindi diverse) e contemporaneamente logiche, geometriche, matematiche.
Sotto cieli cosmici fioriscono foglie, piante, a volte in vortici o in cespugli, altre in schemi cruciformi. Il rosone concentrico non è solo un bel elemento decorativo, ma anche una mappa celeste; si presenta, infatti, con una grande stella a cinque punte nel mezzo, e tra le punte sono stati collocati cinque piccoli tondi (sole e pianeti?).
Poi le bifore a vento della facciata, aperte sulla luce, una trilobate, sempre con altri elementi ornamentali circolari, un’altra includente due rosoni minori. La fantasia si concreta da ultimo nell’intricato intreccio, misterioso e calcolato, delle cornici decorative di tutte le finestre, dove si ritrovano nuovamente stelle, tondi e rombi.
Ma è il portale con la Madonna e il Bambino, posti sopra l’Agnello Mistico reggente il vessillo (sintesi dei simboli pasquali), tra il Battista (rinascita e battesimo) e il patrono San Pantaleone con altri beati (testimonianza e coerenza), il culmine del messaggio. Collocati nel mezzo dell’arco a tutto sesto, stilisticamente romanico, ma forma della volta celeste, introducono attraverso la porta all’Eterno, e l’Eterno nel tempo, nello spazio, cioè nella dimensione della vita, tramite l’Incarnazione di Gesù in Maria, incastonando così l’umanità nel mistero divino dell’origine.
Maria con Gesù è la via allo spazio-tempo della chiesa, della comunità, della memoria e del rito che danno il senso dell’esistenza.
Verso di loro sono incamminati anche i Magi, dalle teste con tratti orientali, addirittura cinesi, recuperati dal Duomo pre Barbarossa e inseriti su colonnine tortili, quali elementi decorativi. Questi personaggi, carichi di mistero, ricollocati in piccole nicchie trilobate, risultano purtroppo poco visibili dalla piazza, ma giustamente vengono notati e finemente disegnati da Libero Donarini, così come l’unicorno, sigillo finale dei messaggi del Duomo, simbolo di purezza, da associare a Maria, madre e vergine, ianua coeli per i credenti, e particolarmente per noi cremaschi, in Cristo.
Cesare Alpini
Commenti
Grazie, Cesare.
La mia impressione da profano?
Libero Donarini non cessa di stupirci: dall’informale al figurativo e finalmente all’iper-realismo.
Siamo di fronte a una “evoluzione” considerevole.
Tempo fa Sauro Bellodi scriveva su CremAscolta che il pittore Donarini è uno dei pochissimi che non ripetono gli stessi schemi.
In effetti, è vero.
Ma posso aggiungere che c’è un fil rouge che collega le tappe del suo viaggio artistico: la tensione religiose, la ricerca di spiritualità, il suo guardare “oltre”.
Caratteristiche che vedo anche in questa mostra così radicalmente nuova.
Libero Donarini, con la sua certosina ricostruzione di alcuni dettagli del duomo di Crema, non intende solo immortalare qualcosa che è destinato a subire la patina del tempo, va alla ricerca delle geometrie, della sezione aurea, dell’armonia, in ultima analisi della “bellezza divina” così magistralmente descritta dal… divino Platone, una bellezza che altro non è che – nella versione cristiana – l’impronta che Dio ha dato al mondo che ha creato.
Una bellezza da vedere, da scoprire se vogliamo andare “oltre”, oltre le bruttezze del quotidiano, oltre le bruttezze prodotte dall’uomo.
Il messaggio che tu, Cesare, hai lanciato come provocazione alle tante persone presenti alla inaugurazione, è stato felicissimo: in un mondo sempre più meccanizzato, robotizzato, standardizzato, rischiamo di uccidere non solo la creatività degli artisti, ma la creatività tout court.