Anna Mainardi in Mostra con “CERAMICHE E ALTRI MONDI” alla Galleria “ARTEATRO” – Fondazione San Domenico dal 14 al 29 Aprile 2018
Riceviamo in data odierna da Natalia Vecchia e volentieri pubblichiamo:
Ceramiche e altri mondi nasce dall’incontro tra l’artista e Roma, la città in cui vive da 4 anni e in cui si è trovata a reinventare una vita e a riprendere le fila del suo percorso creativo. Metropoli immensa, con una grandezza che si sviluppa non solo nello spazio, ma anche nel tempo, Roma è stata per Anna portatrice di eventi e simbologie.
Lì ha fatto propri i linguaggi espressivi della ceramica, attraverso i laboratori TERRAFORMA di Nicoletta Sauve, tenuti in un lussureggiante vivaio incastonato tra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla. Anna ha scoperto che Roma si apre in modo inaspettato in grandi parchi, giardini, ove il caos scompare o si confonde tra rovine di una città perduta dominio dei gatti.
È proprio la metropoli, infatti, che spinge Anna ad approfondire il senso della natura, il filo conduttore della sua ricerca. Lì si dedica alla terra, all’argilla, che sono le viscere stessa della natura: le stratificazioni del materiale si ritrovano, in simbolo, nelle stratificazioni della città eterna, nel sovrapporsi delle sue ere e delle sue costruzioni.
L’argilla diviene, nelle sue mani, uno strumento immediato per indagare nuove possibilità espressive, in cui l’espressione si origina dal contatto con la materia e la sua lavorazione, prima che dalla forma. La lavorazione, che sia raku, bucchero o pit fire, è la scoperta dell’ignoto, una tensione tra la potenza creativa del pensiero e la natura. La genesi di un’opera è lunga e alterna momenti di tecnica raffinata a stasi, a battaglie impetuose con le fiammate dei forni.
La forma sgorga poi, come un racconto, come un verso cristallizzato di un poema, probabilmente epico, pur nella sua dolcezza e nella sua intima semplicità o sintesi.
Insieme alla terra e alle sue tecniche, apprese sia a Roma che a Sorano da Marta Funghi, Anna offre qui anche installazioni che respirano l’aria della sua città altra, doni verdi che Roma le ha lasciato cadere, mentre lei si smarriva a conoscerla. Sono guaine di bambù, che ora volano come palome, ora veleggiano all’infinito.
Anna ci racconta la sua Roma, portando questa sua nuova identità qui, a noi, a Crema, la sua città natale, per dirci che queste sono e resteranno sempre le sue radici.
La terra custodisce il seme, ingloba l’essenza del pensiero. L’ispirazione nasce e matura nel magma della terra, che viene raccolta e lavorata, accarezzata come se fosse materia vivente. Su di essa devono trascorrere l’acqua, le mani impregnate di anima, il fuoco, i pigmenti colorati, gli ossidi: gli occhi luminescenti della Terra. Ogni cottura è un’incognita, come il passare fato e del tempo. Cos’è l’opera dello scultore se non il desiderio di plasmare un destino? Egli crea un piccolo, infinito destino, un microcosmo, una poesia fatta di forme generate dai propri gesti e, al contempo, scaturite dalle fiammate imprevedibili dei forni.
Ogni vaso d’argilla è un essere, il volto muto del tempo e della memoria interiore. Le anse, i bracci, le aperture dei recipienti si leggono come lineamenti, espressioni modellate dall’artista alla ricerca di una storia da raccontare: una narrazione arcaica in cui figure e ombre si compongono al rituale del fuoco e delle cotture. Cuocere il pane per nutrire, cuocere la terra per accogliere. Le sculture, alle fiamme, si aprono in reticoli di vene, in fenditure della terra dove tramonta la luce.
La lavorazione della materia non ne sciupa la naturalezza e riporta in superficie l’armonia cosmica degli elementi. É proprio della poetica di Anna Mainardi ricreare l’equilibrio naturale in ogni espressione artistica: le cortecce respirano il sublime dei boschi, le tinte, la loro penombra. L’insieme delle presenze artistiche di questo progetto sussurra sottovoce il canto leggero delle suggestioni del tempo, ondate di eventi che si imprimono nella terra e da essa vengono estratti e narrati. La saggezza di antiche civiltà rivive nello sguardo contemporaneo di Anna, uno sguardo che riduce all’essenza mentre impreziosisce di lirica nostalgia.
Natalia Vecchia
Commenti
Mi complimento con te, Natalia, per le competenze che dimostri.
Da parte mia posso aggiungere solo poco e quel poco è filtrato da una… deformazione professionale.
Ho apprezzato l’arte “engagée” di Anna espressa nella simbologia delle “porte”: l’apertura agli altri, ai diversi da noi, ai più fragili. Un messaggio alto e di grande attualità in una fase della storia in cui la tentazione a chiudere le porte è forte, la tentazione della casa blindata, del fortino, del nazionalismo e del sovranismo, del protezionismo (con le sue inevitabili ritorsioni), la tentazione della chiusura egoistica, dell’indifferenza nei confronti di chi soffre.
Con la nuova mostra Anna cambia registro, anche non mancano alcuni richiami a quelle “porte” spalancate.
Cambia registro perché si immerge negli “elementi fondamentali” di empedoclea memoria, nel fuoco eracliteo, nella visione “animistica” della materia che ricorda l’approccio dei primi filosofi greci.
“Siate fedeli alla Terra”, diceva Nietszche. Anna plasma la terra, plasma la materia, la fonde col fuoco per imprimere un’armonia.
Già, la terra ha infinite potenzialità, anche quella di creare bellezza: è l’artista che, con uno scrupoloso e infinito lavoro “artigianale” (l’artista non è mai soddisfatto e tende sempre più alla perfezione), riesce a valorizzare questa potenzialità.
Per valorizzarla, tuttavia, ha bisogno di avere una ricchezza interiore, un’armonia interiore, una sensibilità raffinata. E Anna questa sensibilità l’ha proprio affinata non solo a contatto con la… capitale del mondo e con i suoi tesori, ma anche con la fatica e la pazienza di chi fa l’artigiano.
Diceva Bacone che l’uomo ha il potere di “dominare la natura”.
Anna non la domina, ma la “anima” con la sua anima, la “spiritualizza”.
La… umanizza.
Confucio: “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”. Brava Anna.
Già, Ivano, “se faccio capisco”.: il… fare, lo sperimentare, il misurarsi ci aiutano di più a “capire” che montagne di libri.
Riprendo le mie considerazioni (che, per certi versi, sono in sintonia con la massima di Confucio).
Fichte sosteneva che la missione dell’uomo è… spiritualizzare la natura all’infinito (semplifico: il filosofo tedesco parlava di io e di non-io).
Tu, Anna, plasmando la materia, hai seguito questa indicazione. Ma… che fatica lavorare con le mani, con gli elementi primordiali, col fuoco! E’ in questo lavoro… artigianale che i risultati li vedi (anche se i risultati sono il prodotto di cesellamenti… infiniti), molto di più di quanto riusciamo a fare noi… lavorando con i concetti, con le parole.
L’appello di Nietsche (che ho già richiamato) ad essere fedeli alla Terra ha un significato chiaro: il cielo è morto e non abbiamo altro orizzonte che la Terra.
La Terra, tuttavia, non è l’inferno, ma potrebbe diventare un paradiso se lo vogliamo: siamo noi a costruirlo e a costruirlo… plasmando appunto la natura con la nostra impronta “umana”. E torniamo a Fichte, torniamo alla tua arte, Anna.
Allargando il discorso, poi, potremmo dire che tocca a noi umani creare il nostro destino, plasmandolo, cesellandolo con fatica.
Anche facendo della politica l’arte più nobile creata dall’uomo.
E torniamo alla politica di oggi.
Plasmare, governare i grandi processi economici, non lasciarli al… libero mercato che… libero non è ma che è manovrato da monopoli e oligopoli.
Cari amici, dirvi grazie di cuore può risultare retorico, ma ve lo dico ugualmente! Non mi aspettavo una pubblicazione così bella ed intensa! Grazie Franco che hai pubblicato le mie (non molto belle…) foto e grazie per i pensieri filosofici di chi, pur non lavorando la terra, vola alto con il pensiero!!
Vorrei donarvi le riflessioni da me fatte mentre preparavo questa mostra.
Anna
UN VIAGGIO, UN RACCONTO
Il tema generale che lega i momenti dell’esposizione nelle sue varie articolazioni è la Terra.
Terra come inizio.
Terra come scoperta, come avvistamento, come arrivo, ma anche desiderio, sorpresa, speranza.
Terra come luogo raggiunto dal mare e dal cielo, dallo spazio, dall’anima.
È un tema simbolico di natura poetica che accoglie valenze diverse, contempla situazioni sia materiali che spirituali.
La meta, a volte, non è un luogo fisico, ma una condizione, un sentimento, un pensiero.
Nella parola Terra si incarna tutta la fisicità del materiale di partenza: l’argilla, la Terra rossa che dà origine alla ceramica e ne modella forma e identità.
Una pratica iniziata millenni fa che lega la Terra argillosa ad un fare che spazia tra la funzionalità e la libertà creativa: manufatto e oggetto artistico.
Il viaggio, attraverso il linguaggio e la tecnica della ceramica, mi ha portata a cogliere l’essenza e il legame inscindibile tra forme arcaiche e contemporaneità.
Questa antica tecnica può essere ripresa, reinterpretata, rinnovata, resa viva e attuale attraverso una esperienza di ricerca e sperimentazione che mantiene nel suo DNA la tradizione storica, declinandone le infinite possibilità da un punto di vista, oltre che estetico e materico, anche concettuale.
La lavorazione della Terra richiede tempo, dolcezza e forza, ascolto ed accudimento; solo così se ne sente il profumo e l’immaginazione fluisce.
La Terra è insieme timida e declamante, concreta e pure astratta, un balsamo per corpo e spirito.
Se ne deve assecondare il tempo di lavorazione che diviene respiro.
La sua energia penetra e circola nel corpo… te la senti addosso…
Alcune ceramiche collocate come “timide presenze” sul basso, lungo tavolo di legno grezzo, creano un’installazione leggera ed essenziale: tracce di un vissuto, armonia di forme.
Altre, visionarie e simboliche, sono collocate nelle “navate” a dialogare con l’anima del luogo.
Alcuni spazi ospitano installazioni: “Mondi Sospesi” e “L’incanto del Bosco” ricreano in chiave fantastica, vivai e orti botanici.
Al loro interno sostano opere in ceramica, in un felice quanto misterioso dialogo, accadimenti fiabeschi estranei ad ogni nozione temporale.
Dentro esili strutture metalliche ( “Porte”) offrono il loro sguardo attonito ed incantato al mondo ” Gli Stralunati”, mentre ” i Pianeti” creano un paesaggio dell’anima che è un invito ad un viaggio in realtà “altre”.
Infine, due alte steli in legno e ferro sostano nel prato esterno, quali eterni e misteriosi custodi, a sovrintendere questo Viaggio nel mondo ceramico.
Alcune opere sono realizzate con la ceramica invetriata (cristallina) che dona brillantezza alla superficie.
Altri pezzi, realizzati con la tecnica “raku” e la cottura “a riduzione” offrono effetti di iridescenza e lucentezza.
Talune ceramiche hanno un sorprendente e forte aspetto ” metallizzato” e scintillante.
L’effetto ” sorpresa” avvince ed affascina, in quanto gli elementi che forgiano l’opera agiscono talvolta in modo autonomo rispetto alla volontà dell’artista.
La ceramica è diventata oggetto di sperimentazione e rinnovamento, una delle tante vite aperte della scultura moderna, tramite lo svariato utilizzo di materiali, forme, superfici, smalti e cotture.
Questo antichissimo linguaggio può divenire “altro”, essere reinterpretato in un panorama multiforme, rivelando infinite potenzialità espressive.
Video e immagini raccontano i momenti del lavoro, della modellazione e della cottura “raku” che, quasi in un rito primitivo e selvaggio, mette in campo la lotta ludica con i quattro elementi della natura.
Con questi elementi ci si misura, in un esercizio ove la volontà di potenza arretra per credere il passo all’ irruenza del fuoco, alla plasticità della Terra, alla inafferrabilita’ dell’aria, alla fluidità dell’acqua.
Altri fotogrammi mostrano differenti ed altrettanto affascinanti tecniche ceramiche, quali il “Bucchero” e il ” Pit-Fire”.
Le opere evidenziano stili e tecniche diverse: forme fantasiose dalle superfici grezze, forme stilizzate, iridescenti e lucide, oppure opache o texturizzate.
Molteplici le opere: tutte creature della TERRA!
Anna Mainardi
aprile 2018
Anna, perché non arricchisce la sezione E-exibition?
E’ un bel po’ di tempo, Ivano, che sto corteggiando Anna perché realizzi anche lei una mostra virtuale permanente: chissà che il tuo invito abbia un miglior esito!
Cari amici, non è che non voglia, o che voglia fare la preziosa… il fatto è che non ne sono capace!!
Vergogna vergogna, ma è così.
Anche per la pubblicazione delle foto della mia attuale mostra ho dovuto ricorrere all’aiuto di mio marito per inviare le foto con we transfer a Francesco Torrisi….vi prego, non fatemi sentire in colpa…
Notte serena
Anna
Allora… affidati a tuo marito, Anna!
Le foto che qui vedo inserite nel post danno davvero l’idea delle tue opere più che tante parole.
Prendetevi pure il tempo necessario: noi continueremo ad attendere.
L’idea di CremAscolta di realizzare dell mostre virtuali permanenti è stata davvero brillante: un servizio che nessun altro offre.
A conclusione della mostra di Anna Mainardi (una conclusione affidata a due specialisti del violino, Elen Marazzi e Alberto Simonetti) mi viene spontaneo riprendere un motivo che ho già sottolineato.
La politica, come l’arte, è… plasmare, modellare, ordinare…
Del resto, la politica è chiamata “un’arte”, l’arte della mediazione, l’arte del possibile…
Ma… di fronte allo stallo a cui stiamo assistendo a quasi due mesi dal voto, mi pare che qui l’arte non ha alcun colpo di fantasia.
Siamo tornati alla prima Repubblica (altro che terza Repubblica!) e chi ha guadagnato più consenso non riesce a trovare un accordo (o come dice Di Maio, non riesce a stilare un “contratto: già, i pentastellati non si uniscono a nessuno perché loro sono i puri e i duri).
Ma… non è una rinuncia all’arte della politica prendere solo atto dello stallo e pensare a quanto si guadagnerebbe con nuove elezioni.
Già, ciascuno pensa a quanto guadagnerà.
Già, ognuno fa i calcoli con il proprio elettorale e sul potenziale nuovo elettorato.
Già… ma chi pensa all’interesse del Paese?