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PIERO CARELLI

La fantasia al potere

Mi permetto, amici, di sottoporvi un esperimento mentale alla Galileo: supponiamo che…

Supponiamo di essere noi, i blogger e i lettori di CremAscolta, il nuovo parlamento.

Già, che fare per risolvere il rebus della governabilità?

Non ho la pretesa che dal nostro mini-parlamento virtuale possa uscire la quadratura del cerchio, ma quand’anche non riuscissimo a cavare un ragno dal buco, avremmo raggiunto un guadagno immenso: avremmo toccato con mano la “fatica” di uscire dal teatrino degli insulti e dagli spot di… bottega dei partiti (che per definizione sono di “parte”) per elevarsi alla politica alta, quella che si occupa dell’“interesse generale”.

“La fantasia al potere”: così gridavano i rivoltosi del maggio parigino. Dopo il 4 marzo davvero ci vorrebbe un colpo d’ala di immaginazione per uscire dall’impasse!

Dopo le stimolanti analisi pubblicate dal nostro blog (particolarmente in contro-tendenza il post di Pietro Martini), possiamo cimentarci con… l’isola che non c’è, ma che potrebbe nascere sulle ceneri del sistema bipolare: sarebbe per noi un bell’esercizio di democrazia.

 

Io ci provo, a partire dalla prima ipotesi, la più in sintonia con la spinta dell’elettorato, ma anche la più improbabile: il governo dei vincitori.

Si tratta della soluzione più “logica”: è giusto che governi chi ha raccolto la volontà di cambiamento radicale da oltre la metà degli elettori. Gli ostacoli, tuttavia, almeno per ora, sono percepiti come insormontabili:

  • né Di Maio né Salvini, che da anni si propongono all’elettorato come i “salvatori della patria”, si metterà dietro le quinte per lasciare l’altro sul palcoscenico;
  • in un possibile connubio con Di Maio, Salvini sa bene di avere una forza contrattuale più debole: il M5S ha accumulato quasi il doppio dei voti della Lega;
  • tutto potrebbe cambiare se il governo fosse composto dai pentastellati e dall’intero centro-destra, ma in questo scenario Di Maio non avrebbe alcun interesse a stare in una posizione subordinata;
  • uno scenario, quest’ultimo, che sarebbe respinto da Berlusconi che ha sempre bollato i 5 Stelle come giovanotti senza né competenza né esperienza;
  • gli ostacoli, in altre parole, sarebbero non tanto di carattere programmatico (non mancano significativi punti di convergenza), quanto di ordine politico/partitico;

Non è da escludere, comunque, che quanto è visto come impossibile oggi, diventi possibile domani quando il clima si sarà ulteriormente rasserenato (già oggi i toni sono cambiati).

Io mi permetto di suggerire una possibilità, anche se so bene che ci vorranno settimane se non mesi prima che maturi: un governo presieduto da una personalità autorevole che dia garanzie all’Unione europea e ai mercati (che, oggettivamente, possono giocare la carta del ricatto nei confronti del governo: la storia insegna) e con due ministeri di grande visibilità ai due leader vincitori (Di Maio agli Esteri e Salvini agli Interni), due ministeri cioè che oltre ad essere strategici (anche ai fini di affrontare i flussi migratori), consentono ai due leader di rimanere perennemente sul palcoscenico.

Nel ruolo di premer, in questo scenario, vedrei bene Carlo Cottarelli che non sono conosce in profondità la voragine del nostro debito e le possibilità di ridurlo drasticamente anche se con gradualità, ma può essere anche un garante di fronte alle istituzioni internazionali.

PIERO CARELLI

09 Mar 2018 in Politica

99+ commenti

Commenti

  • Che ci siano convergenze programmatiche è noto:
    – sia Di Maio che Salvini si sono dichiarati pronti a sforare il vincolo europeo del 3% (deficit/Pil);
    – ambedue sono intenzionati ad azzerare la legge Fornero;
    – ambedue vorrebbero sopprimere il Jobs Act e ripristinare l’art. 18;
    – ambedue hanno avanzato soluzioni analoghe sul tema dell’immigrazione.

  • Quando la frittata è fatta si deve fare di necessità virtù, anche pensare che Salvini e Di Maio siano compatibili, magari a confronto tra Reddito di cittadinanza e il referendum che ribadisce che i soldi della Lombardia devono restare in Regione, non finire a pioggia da Roma in giù. Boh, Misteri della fede.

  • Piero si è rimesso i panni del prof e ci ha messo davanti a un problema di difficile risoluzione, anzi (quasi) impossibile… un po’ come accadde in una classe del Marazzi poco prima del maggio parigino. Vi racconto l’accaduto, tanto per stemperare un po’ gli animi dopo lo tsunami di domenica. In una classe terza, uno studente probabilmente poco volonteroso arrivò a primavera con la media del 3,5 (non cito la materia); l’insegnante, colto da tenerezza, prima dell’ultimo compito in classe si rivolse allo studente dicendogli papale papale: “Se prendi la sufficienza oggi… ti promuovo”. A quel ragazzo – un omone – brillarono gli occhi dalla gioia…come se avesse vinto al Totocalcio. Il professore dettò il problema, augurò buon lavoro a tutta la classe e andò a sedersi. Il ragazzo in questione chinò il capo sul foglio di protocollo e cominciò a scrivere (formule) e a fare di calcolo. Il resto della classe (solo maschi, usava così) rimase invece immobile. Passarono i minuti… ma solo il ragazzo robusto scriveva. Dopo una buona mezz’ora l’insegnante scese dalla cattedra, fece un rapido giro tra i banchi per poi fermarsi davanti al ragazzo che forse aveva “preso di mira” e gli disse: “Somaro! (allora si poteva), cosa scrivi che non ti ho fatto alcuna domanda…”.
    Scusate la divagaziobne e riprendiamo il rebus della (in)governabilità e in particolar modo su quei 4 punti dove Di Maio e Salvini (potrebbero) convergere:
    +vincolo europeo = prevedo che mai Bruxelles autorizzerà lo sfioramento;
    +la legge Fornero = siamo sicuri che non sia una buona legge? recentemente persino Cottarelli (che anche a mio parere dovrebbe arrivare a ricoprire un ruolo importante) l’ha in (gran) parte condivisa (riguardo gli esodati è un altro film);
    +art 18 e jobs act = li vedete Di Maio e Salvini a parlare coi Sindacati?
    +l’immigrazione = ancora più dura, dovrebbero andare dal Papa… che è buono sino a un certo punto.
    E l’altro Matteo? In casa PD vorrebbero fare l’opposizione, ma senza Renzi: cacciato persino dalle primarie. Cosa farà il fiorentino? Date retta a me, si metterà in proprio.
    E noi torneremo a votare… confidando in una migliore legge elettorale.

  • ….il “Marazzi” è stata “casa mia” per parecchi anni e credo di aver individuato il professore!
    ovviamente, se vuoi, ALTWAR se ne parla in privato! [chiusa la divagazione]

  • Non sto parlando, Ivano, Alvaro, Bruno, di compatibilità, ma di alcune convergenze: è da qui (in tutti gli scenari possibili) che bisogna partire.
    Sto comunque esaminando la prima ipotesi, quella più improbabile anche se la più conforme con la richiesta dell’elettorato (oltre la metà degli elettori).
    Si tratta – come ho scritto – di una quadratura del cerchio, ma credo che il tempo renderà possibile anche ciò che oggi appare del tutto fuori dal mondo.

    In nessuna delle possibili alleanze possiamo trovare delle “compatibilità” piene, ma sappiamo benissimo che un conto è quanto è stato “promesso” in Campagna elettorale e un conto è misurarsi con i conti reali.
    Io non ho dubbi: nessuno dei partiti riuscirebbe a realizzare le promesse così come sono state formulate per “catturare” gli elettori.

    A mio avviso, se si abbandonasse a priori questo scenario (il governo dei vincitori), si tradirebbe l’elettorato.
    Occorre quindi dare ali alla fantasia politica e uscire dall’auto-referenzialità dei singoli partiti.
    La politica – quella alta – ha come oggetto l’interesse generale, interesse che va oltre i personalismi, oltre la presunzione di ogni leader di avere le ricette per risollevare il Paese.

    L’ipotesi del governo dei vincitori, a mio avviso, va esplorata fino in fondo. Io mi sono permesso di formulare una possibile soluzione tendendo conto
    – sia della legittima ambizione di ciascuno dei due leader di avere la massima “visibilità” (il ministro degli Interni e il ministro degli Esteri saranno sempre sul palcoscenico),
    – sia delle possibili convergenze programmatiche su alcuni temi,
    – sia delle “garanzie” da fornire all’Unione europea, alle Istituzioni internazionali e ai mercati.

    Una domanda: c’è qualcuno degli amici di CremAscolta che è in grado di suggerire un’altra possibile “soluzione” positiva del governo dei vincitori?

  • Concordo con Di Maio: formare un governo emarginando il M5S sarebbe un insulto alla democrazia.
    Il movimento non solo è la prima forza politica, non solo ha registrato un successo straordinario(guadagnando quasi il doppio dei voti della lega), ma ha anche dimostrato di essere un movimento che copre praticamente l’intera Italia, mentre la Lega, pur essendo presente in alcune località meridionali, è un partito oggettivamente “territoriale”.

    A prescindere dalla formula di governo, il M5S è e deve essere il perno di qualsiasi governo che sia rispettoso della volontà popolare.

  • Possibili alternative all’ipotesi A (governo dei vincitori) non mancano, ma se l’ipotesi A è la più logica, ma anche la più improbabile, l’ipotesi che io considero “subordinata” di un governo M5S e Pd è ancora più improbabile per una serie di ragioni:
    – se, al fine di formare il governo, Di Maio chiedesse il sostegno del Pd, questo dimostrerebbe che tutta la campagna di insulti nei confronti del Pd durata un decennio, era un “teatrino” tutto teso a “ingannare” gli elettori e strapparne il consenso: come potrebbero i pentastellati governare con il partito… dei ladri, di chi ha le mani sporche di sangue…?
    – la formula M5S-Pd è la più “innaturale” anche perché, mentre tra M5S e Lega ci sono convergenze programmatiche su determinati temi, tra il programma M5S e quello del Pd non c’è praticamente nulla di comune, se non l’esigenza di prestare attenzione alle fasce più deboli (reddito di inclusione e attenzione alle famiglie per il Pd e il reddito di cittadinanza dei 5 Stelle).
    – il Pd, poi, dopo avere impostata la campagna elettorale contro i “populisti”, si suiciderebbe se dovesse allearsi con questi populisti;
    – se, pur di non andare alle elezioni (ma i pentastellati avrebbero tutto l’interesse di andare al voto), ci si orientasse verso un governo M5S-Pd, il Pd, avrebbe un potere contrattuale immenso e accetterebbe di… portare la croce della governabilità, imponendo nel ruolo di premier un suo uomo, ciò che sarebbe del tutto inaccettabile da parte di Di Maio.

  • Riprendo e sviluppo l’ipotesi B (preferisco, sotto il profilo metodologico, affrontare un’ipotesi alla volta piuttosto che piluccare qua e là senza approfondire niente).
    Il matrimonio M5S e il Pd sarebbe solo un “mostro” perché l’uno elide l’altro sia sul piano programmatico che dei due profili.
    Sarebbe un abbraccio “mortale” per ambedue: per il M5S sarebbe – lo ribadisco con forza – la sconfessione di tutta la campagna denigratoria condotta contro il Pd da un decennio (sarebbe come confessare ai propri elettori di avere solo fatto ricorso alla “retorica” per poter vincere, come insegnavano gli ultimi sofisti: non si trattava di far vincere una tesi perché ritenuta vera o utile, ma perché si voleva solo sopraffare l’avversario); per il Pd, poi, sarebbe la dimostrazione che, pur di non perdere il Potere, il partito sarebbe disponibile a mettere insieme “due opposti”.

    Sento oggi un appello al Pd perché rinunci al suo orgoglio e accetti di dialogare con i pentastellati.
    Supponiamo che ciò si verifichi, supponiamo cioè che il Pd dimentichi gli attacchi pesantissimi (addirittura infamanti) che ha subito e supponiamo pure – ciò che è politicamente assurdo – che il M5S ammetta in pubblico di avere montato una campagna manichea contro il Pd per un gioco elettorale.
    Ora, come potrebbero mettere insieme di “programmi” al 99% “opposti”?

  • Leggo che il M5S esprime apprezzamenti nei confronti di Carlo Cottarelli.
    … che si stia materializzando l’ipotesi improbabile che io da giorni ho suggerito di un governo M5S-Lega presieduto da Carlo Cottarelli e con due ministeri-chiave di grande visibilità affidati ai due leader vincitori?

  • Fra le incertezze politiche a venire e le gradite lezioni di economia,
    interessanti sarebbero commenti e riflessioni sugli esercizi quaresimali
    del Vescovo Daniele …
    Martedi, mercoledi e giovedi.

  • M5S e Lega sono meno distanti tra loro anche in tema di fisco: i pentastellati puntano a una riduzione del numero di aliquote fiscali e la flat tax, promessa dalla Lega, non è per nulla contro il principio della progressività delle imposte e quindi si tratterebbe di una “semplificazione” che si avvicina di molto alla tesi dei 5 Stelle.

    E’ questa l’unica strada percorribile: bisogna esplorarla fino in fondo.

  • Leggo che Bannon, l’ex consigliere di Trump, sponsorizza l’alleanza Lega-M5S, un’alleanza, secondo lui, trainata da Salvini perché è questi che rappresenta le regioni più produttive (mentre Di Maio rappresenta quelle trainate dal Nord).
    Io non credo sia questa l’ottica corretta: il M5S ha ottenuto quasi il doppio di quanto ha raccolto la Lega, ha quindi più peso politico (non dimentichiamo che la Lega ha preso meno voti dello stesso Pd sconfitto).
    L’ottica di Bannon è un’altra: lui sogna una rivoluzione nazional-populista italiana come cuore della rivoluzione europea.
    Il mio modesto unto di vista, invece, è un altro: mi baso semplicemente sui risultati elettorali e cerco solo una… quadratura del cerchio.

  • Leggo oggi che il… feeling tra M5S e Carlo Cottarelli è più profondo di quanto immaginassi: una conferma, quindi, della mia ipotesi improbabile (che potrebbe diventare probabile).

  • Leggo che c’è in corso una sorta di avvicinamento del M5S al presidente della Cei card. Bassetti, in particolare sul tema dei migranti.
    Siamo di fronte alla sponsorizzazione dei vescovi italiani del binomio M5S e Pd?
    Parrebbe di sì: i vescovi italiani hanno tutte le ragioni, dal loro punto di vista (sempre in tema di accoglienza dei migranti) di temere un governo con Salvini.
    Ma… basterebbe una attenuazione di atteggiamento sul flussi migratori da parte dei pentastellati a spianare la strada a un matrimonio col Pd?
    Per me, no!

  • Di sicuro i vescovi temono un governo Salvini (non gliene frega niente se ha giurato sulla Bibbia, cose d’altri tempi, oggi va bene anche il Corano). Business is business, e il danno economico sarebbe enorme se venissero decimate le varie case-accoglienza che incassano fior di soldi dallo Stato. I nostri soldi.

  • Leggo che Salvini e Di Maio hanno la tentazione di andare al voto (dopo magari un governo di tregua) per fare quello che si sarebbe potuto fare prevedendo il ballottaggio “costituzionale”: chiedere agli elettori, cioè, di scegliere tra il M5S e la Lega.
    Ma un conto è il ballottaggio alla francese che si celebra dopo 15 giorni e un conto è il … ballottaggio a cui stanno pensando – secondo alcuni fonti – Di Maio e Salvini, dopo mesi e mesi di logoramento.

    Leggo pure che in ambienti pentastellati si sta pensando anche a una nuova legge elettorale che preveda un premio di maggioranza.
    Ma… non sono stati proprio loro a rifiutare la proposta del Mattarellum che prevede, appunto, un premio di maggioranza?

  • Proseguo la mia analisi degli scenari possibili:
    – ipotesi A (un governo dei vincitori): la più logica ma anche la meno probabile, a meno che si addivenga a una formula tipo quella che ho suggerito;
    – ipotesi B (M5S e Pd): la più innaturale, la più… mostruosa (anche se forse è la più sponsorizzata dai vescovi che temono Salvini). Leggo che Di Maio sfrutta l’appello alla responsabilità lanciato da Mattarella per stanare il Pd. A me pare davvero una commedia, anzi una farsa: si chiede di essere responsabile a un partito che è stato per dieci anni letteralmente massacrato in modo irresponsabile dai penstastellati che si stanno preparando a eleggere alla carica di presidente del Senato addirittura il maggiore… giustiziere, vale a dire il… nostro Danilo Toninelli.
    – ipoteci C (governo centro-destra-Pd): è, a mio avviso, altrettanto innaturale, anche sulla base dei due programmi (sarebbe stato più… naturale un matrimonio tra Forza Italia e Pd, si tratta di due forze che non hanno la maggioranza). So bene che Salvini rifiuta un’ipotesi del genere – per ora -, ma so anche che dentro Forza Italia c’è chi vorrebbe organizzare una trappola: affidare una presidenza delle due Camere proprio al Pd per… stanarlo o, più terra terra per… comprarlo.
    – c’è pure un’ipotesi D, ma la affronterò più avanti: step by step.

  • Piero, dammi retta, leggi troppi giornali. Ottimi per pulire i vetri.

  • Ognuno, Rita, segue il suo percorso: vi è chi impugna una bandiera (ed è legittimo) e chi si mette nell’ottica di chi “ricerca” e consulta tutte le possibili fonti (di ogni colore).
    Giusto per capire e, magari, per suggerire qualche idea (come mi è capitato in questi giorni: un’idea che ora vedo sostenuta anche da altri osservatori, anche se non ancora nella mia stessa formulazione).

  • Rita non legge i giornali, evidentemente l’autoinformazione ha altre fonti. Perché mi chiedo cosa ci sia di sbagliato nel fare analisi o formulare ipotesi, come quella che fa Lei nel sopravvalutare la capacità degli elettori di discernere le cazzate dalla verità, come quando dice che il popolo ha capito benissimo che le promesse elettorali sono sempre tali e che l’elettore si intende di Europa, economia e giochi di potere. E quindi sceglie sempre a ragion veduta, non con la pancia dei disperati.

  • I giornali non sono “ricerca” (possono esserlo stati, quando vi scrivevano le grandi penne del passato, oggi non più), sono solo l’opinione altrui. Utile senza dubbio per un simpatico scambio di idee, ma sempre da prendere con beneficio d’inventario.

    Non si può romanzare la politica, e in assenza di notizie “dalle fonti” (i giornalisti vengono scrupolosamente tenuti fuori dalla porta) è proprio questo che stanno facendo giornali, telegiornali e talk show. Si commentano le notizie l’uno con l’altro e sui loro commenti tirano pure delle conclusioni, francamente non so a cosa possa servire.

    Vorrà dire qualcosa che un po’ in tutto il mondo non vengano più seguiti?
    Forse dovremmo ritornare all’antica, quando i giornalisti erano cronisti che si limitavano a dare la notizia, lasciando che i “veri” politologi facessero il resto.

  • Ivano, sei ancora qui, oggi 14 marzo, a parlare di sopravvalutazione della “capacità degli elettori di discernere le cazzate dalla verità”? Ma allora, la schiacciante sconfitta del 4 marzo non ti ha insegnato proprio niente! Continuate a credere che il popolo è rimbambito (non legge i giornali, non importa se s’intende di vita vera), e continuerete a perdere. Non c’è problema.

  • Rita, vorresti dire che han vinto i migliori? Qual è il tuo criterio? Io non ne sarei così convinto. Non è mai una questione di numeri, o per lo meno non è un parametro sufficiente, anche senza tornare alla solita discussione sul concetto di democrazia. E nel caso di sconfitta io preferisco, in tanti casi, parlare di Nobiltà della stessa.
    “I giornali non sono “ricerca” (possono esserlo stati, quando vi scrivevano le grandi penne del passato, oggi non più), sono solo l’opinione altrui.”????? Non ti sembra di dire una sciocchezza tipo “si stava meglio quando si stava peggio? “Sono solo l’opinione altrui” ? Non capisco, secondo me qualsiasi esperto esprime sempre un suo parere. Esiste una verità non condizionata? Non credo proprio. In tutti i casi, io non so quali giornali leggi tu, ma su quelli che leggo io, oltre alla cronaca, leggo tanti opinionisti che qualche spunto di riflessione me lo offrono. Sempre nei limiti della mia capacità di comprensione ed elaborazione naturalmente. Beata te invece che non ne hai bisogno e che sulla carta stampata trovi solo politica romanzata. Con simpatia.

  • Che la gente legga sempre di meno i giornali stampati è vero, ma questo è dovuto alla crescente influenza dei social dove c’è di tutto (dalla testa alla pancia).
    Io, che giovane non sono più, preferisco ancora leggere la stampa cartacea non solo perché questa mi offre una molteplicità di “punti di vista” (lo stesso giornale), anche “opposti”, ma anche perché leggere su carta mi costringe a “riflettere” di più.

    Io non parlo né di verità né di fake news perché tutte le elezioni di questo mondo si basano sulla “retorica” dei politici, sulla loro capacità di “convincere”, anche di parlare alla dimensione non razionale dell’uomo (che c’è ed è profonda).
    Questo vale per tutte le forze politiche: non c’è nessuno che in campagna elettorale racconta la “verità”, ma solo quella mezza verità che interessa di più per “colpire” il proprio potenziale elettorato.

  • Grazie, Pietro, per la tua curiosità.
    Io ho aperto questo spazio non certo per scimmiottare i giornali o i social.
    Al contrario: solo per sollecitare i miei due-tre lettori a effettuare un “esercizio di democrazia”.
    Troppo facile sparare contro gli uni o gli altri o contro una promessa o un’altra, mentre è più difficile pensare a delle “proposte costruttive” (senza, naturalmente, la pretesa che, qui, nella nostra piccola piazza noi riusciamo a trovare la quadra).
    Prima di affrontare l’ipotesi D, vorrei fare qualche considerazione ulteriore.
    Se dovesse realizzarsi l’ipotesi C (con l’esclusione del M5S), non ho dubbi che i pentastellati saranno pronti e attrezzati (ormai hanno imparato bene l’arte di accarezzare le folle) per mobilitare gran parte del Paese e dell’opinione pubblica contro il fronte dei Poteri forti, contro la democrazia “ferita”, “umiliata”, “stuprata”, contro l’Establisment che usa tutte le armi per fermare l’avanzata del popolo.
    E avrebbero dei buoni motivi per farlo: è vero che non hanno i numeri per governare, ma è anche vero che è stato il partito che ha più raccolto consensi (consensi di chi vuole un cambiamento radicale).

  • Ancora un po’ di pazienza, Pietro: prima ho bisogno di sgomberare il campo per poter procedere.
    Leggo che vi è chi sostiene che tutte le forze politiche dovrebbero “scrivere insieme le regole” (dal monocameralismo a una nuova legge elettorale).
    Che le regole debbano essere condivise da tutti o da una maggioranza molto ampia mi pare scontato.
    Ma… le forze politiche, finora, si sono sempre rifiutate di mettersi intorno a un tavolo “insieme” (si è tentato per due volte con la Bicamerale presieduta da D’Alema e col Nazareno): la logica dei partiti non è quella del “bene comune” di cui ha parlato per l’ennesima volta il presidente dei vescovi italiani, ma quella del piccolo cabotaggio… elettorale. Non è un caso che sia la riforma costituzionale targata Berlusconi che quella targata Renzi sia stata bocciata dal referendum (il referendum cioè viene usato dalle forze politiche di opposizione non per il merito ma per una crociata contro il dittatore di turno. Berlusconi prima e Renzi dopo.
    E’ solo in questa ottica che vedo non illogica l’idea di un “governo di tutti”, una sorta di “governo di scopo”.

    Conoscendo però la logica dei partiti (nessuno escluso), temo che tale governo dovrebbe durare a lungo (non tre mesi e neppure tre anni), un tempo in cui si dovranno pure prendere delle misure sull’economia: ma… quali misure?
    Sarebbe un’ipotesi del tutto irrealizzabile.
    Impossibile immaginare un governo che governi seguendo la sua strada (governo di chi?) e un parlamento che funga da Assemblea costituente.

    A meno che si torni all’ipotesi A: che governino i due vincitori e che il parlamento, oltre ad appoggiare il governo (da parte, naturalmente, dalla “maggioranza”, si impegna “con tutti i partiti insieme” a varare delle riforme che liberino tutti i possibili governi dai lacci.

    Ma questo scenario è un’isola che non c’è e non ci sarà mai.

    Un’idea, Pietro, io ce l’ho.
    Ma… step by step.

  • Bé, adesso che hai lanciato il sasso, Piero, vogliamo sapere qual’è l’ipotesi D ……… ???
    Spero che tu non stia pensando a una Jamaika-Koalition in salsa italiana, un esperimento fallito peraltro anche in Germania ….. boh?!

  • L’ipotesi D l’ho già esposta.
    Quella che manca è l’ipotesi E: ce l’ho già in mente, ma vorrei approfondirla prima di esporla.
    A domani.

  • Perché non saltiamo direttamente alla Z?

  • Piero, energie sprecate. Quasi raggiunto l’accordo tra Lega e 5stelle, con arrabbiatura di Forza Italia. Del resto tocca a loro. No?E che Dio ce la mandi buona, tra Grillo che profetizza redditi per tutti, anche senza lavoro, e spostamento verso Visegrad. A loro discolpa l’attenuante preventiva che i tempi sono difficili, purtroppo con il parallelismo che incarnano egregiamente tra crisi economicha e provvedimenti estremi di difficile gestione e controllo. Speriamo controcanto che la ripresa economica sbandierata produca effetti di ridimensionamento dei toni gridati.

  • Per me – lo ripeto – è un “esercizio di democrazia” e quindi non sto sprecando energie, anzi le sto guadagnando: con l’esperimento mentale che ho proposto sto esplorando ancora di più il complesso mondo politico con le sue dinamiche, con i suoi personalismi, con le le sue logiche che hanno ben poco a che fare con “l’interesse generale”, ma solo con “l’interesse del proprio elettorato”.

    Di Maio e Salvini stanno pensando a un matrimonio? E’ l’ipotesi A che io sostengo da subito e che ho continuato a sostenere esaminando le ipotesi “subordinate” (B, C, D).
    Non vedo altri percorsi realisticamente praticabili, a meno che si rovesci l’ottica partitica che “ingabbia” da sempre le forze politiche.

    Non solo un governo M5S-Lega è il più in sintonia con le nuove spinte dell’elettorato, ma risponde anche all’esigenza di tenere “unita” l’Italia: non un Sud contro il Nord o viceversa, ma due pezzi dell’Italia governati da due forze politiche che hanno dimostrato di avere avuto un chiaro mandato dagli elettori (il Sud al M5S e il Nord alla Lega).

    Si tratta due due mondi inconciliabili? E’ vero che il Nord è la macchina produttiva del Paese (e con un tasso di disoccupazione non molto dissimile da quello della media europea) e il Sud è l’area che, con un tasso scandaloso di disoccupazione (ma… quanto effettiva e quanto mascherata dal lavoro nero?), chiede più “assistenza” allo Stato.
    Ma credo che, proprio per questo, le due forze politiche che più esprimono le rispettive istanze territoriali debbano cercare e trovare un equilibrio.

  • Lo dico, da italiano, con molto rammarico: non credo che, tra le gravi inconciliabilità esistenti tra il settentrione e il meridione d’Italia, quella della recente esternazione elettorale possa turbare più di tutte le altre. Non credo, Piero, che l’addensamento di voti in questi due diversi ambiti geografici possa costituire un elemento dirimente e ostativo rispetto a possibili alleanze tra queste due formazioni politiche.

    Sono altri gli elementi su cui ci sarà da lavorare e negoziare, qualora l’alleanza effettivamente poi si faccia. Già in rete si sono scatenati i commenti più disparati su questo possibile patto. È interessante vedere come per molti sia un patto salvifico, un’operazione benemerita di salvezza e rigenerazione nazionale. Per altri un vero e proprio pactum sceleris, con Di Maio e Salvini come Ribbentrop e Molotov (anzi, il contrario).

  • Possiamo metterla per lungo o per largo, ma la realtà non cambia. Il voto populista – sovranista (M5S e Lega) ha ottenuto il 50% dell’elettorato? SI. E’ stato un fatto “storico”, date le percentuali di un voto populista mai raggiunte in Europa? SI. I rappresentanti ufficiali dei poteri forti (Draghi e Moscovici) hanno già iniziato a fare del terrorismo mediatico (tutti in Europa crescono, l’Italia brutta e cattiva, invece no)? SI. Vuol dire che siamo sulla strada di un accordo.

    Come ai tempi del meteo-spred, quando bisognava destituire Berlusconi e ad ogni telegiornale davano le “quotazioni” dello spred (poi non se n’è più parlato), i servi dell’informazione sono tornati ai bollettini di guerra, stavolta sul debito pubblico. Sicuramente altissimo, ma da oltre trent’anni e non da ieri, strano che se lo fossero dimenticato prima del 4 marzo. Anche questo fatto potrebbe essere un segnale che siamo sulla strada dell’accordo.

  • Possiamo metterla per lungo o per largo, ma la realtà non cambia. Il voto populista – sovranista (M5S e Lega) ha ottenuto il 50% dell’elettorato? SI. E’ stato un fatto “storico”, date le percentuali di un voto populista mai raggiunte in Europa? SI. I rappresentanti ufficiali dei poteri forti (Draghi e Moscovici) hanno già iniziato a fare del terrorismo mediatico (tutti in Europa crescono, l’Italia brutta e cattiva, invece no)? SI. Vuol dire che siamo sulla strada di un accordo.

    Come ai tempi del meteo-spred, quando bisognava destituire Berlusconi e ad ogni telegiornale davano le “quotazioni” dello spred (poi non se n’è più parlato), i servi dell’informazione sono tornati ai bollettini di guerra, stavolta sul debito pubblico. Sicuramente altissimo, ma da oltre trent’anni e non da ieri, strano che se lo fossero dimenticato prima del 4 marzo. Anche questo fatto potrebbe essere un segnale che siamo sulla strada dell’accordo.

  • Nessun pactum sceleris, secondo me, Pietro, ma un patto che esprime le nuove istanze emerse dagli elettori.
    Non credo neanch’io che la differenza territoriale sia un ostacolo: io, anzi, l’ho sottolineata come un’esigenza di tenere unite le due Italie, le due aspettative.

    Non vedo, per ora, un’alternativa.
    Siamo, tuttavia, alle prime mosse. Ci vorrà molto tempo prima che si trovi la formula che possa andare bene ad ambedue i leader.
    La mia opinione l’ho già esposta: l’unica formula possibile è che si affidi il ruolo di premier a una personalità esterna e autorevole e ai due leader due dicasteri di massima “visibilità”.
    Oggi, dopo aver riflettuto, vedo pure, in alternativa una nuova formula: una staffetta nel ruolo di premier, dei due leader.
    Ripeto: un governo M5S-Lega potrà costituirsi se ci sarà una delle due condizioni.
    C’è, tuttavia, una variabile da tenere in considerazione: occorre che maturi lo strappo tra Salvini e Berlusconi, ma ci vorrà molto tempo (immagino alcuni mesi).

  • Leggo che sia il M5S che la Lega, folgorati sulla via di Damasco, puntano a una legge elettorale con un premio di maggioranza.
    Già: è stato loro offerto il Mattarellum ma l’hanno rifiutato perché – ritenevano (e non solo loro) che una legge con una maggioranza di seggi sulla base del sistema maggioritario non era più valido per uno scenario di tripolarismo.
    E ora, che sono dei vincitori (a metà) invocano un premio di maggioranza.

    A mio avviso anche il Mattarellum non avrebbe risolto la loro vittoria (mancata): nessuna legge con premio di maggioranza dovrebbe consentire un premio a chi ha raggiunto il 32% o il 37%.
    Per uscire dall’impasse, ci vuole solo un modello con il ballottaggio alla francese: era il modello – bisognava scriverlo meglio con la collaborazione di tutti i partiti – che aveva ispirato l’Italicum.

    Già, siamo sempre lì: le regole del gioco, invece di scriverle insieme (tutti), c’è chi non si degna di sedersi intorno a un tavolo con i “nemici”.

  • Mi sono riletto ieri i programmi elettorali della Lega e dei Cinque Stelle. A parte ogni valutazione sugli impatti economici e sulle scoperture finanziarie, su cui credo si sia già detto molto, mi pare che ci siano differenze di contenuti notevoli e difficilmente conciliabili.
    Capisco la fantasia al potere. Ma neanche il vecchio compromesso storico ambiva a mettere insieme elementi così distanti e inconciliabili. Se il patto del Nazareno era faustiano, come è stato detto, questo ipotetico accordo tra Lega e Cinque Stelle da quali entità è ispirato? Quale il senso reale, effettivo, di questa operazione di cui si vocifera da giorni sui media? Ma che roba è?

  • Non ha nessun senso e nessun futuro, con la tristezza di un popolo che non rivendica diritti, come i lavoratori un tempo che rivendicavano dignità in cambio di sfruttamento. Non chiedevano assistenza gratis. Ora i tempi sono tali per cui i nostri politici, in cambio di potere, promettono e basta, e questo Martini non è da sottovalutare, anzi, si deve insistere per spiegare che la strada non è assolutamente percorribile. E anche questa Lega che finge di essere nazionale, alla resa dei conti non potrà che ri-mostrare il suo volto vero. Non possono buttare al macero le idee ispiratrici del Movimento, se non tradendo i propri elettori, che certo non si aspettano compromessi tipo il Reddito di cittadinanza. Per questo, ma non succederà, non sarebbe da sottovalutare l’idea di nuove elezioni a tempi brevi, previa una propaganda, tesa tutta a smascherare le bufale che hanno accompagnato la precedente. Ali di cera non portano al cielo.

  • Si tratta, è vero, di programmi molto differenti, ma hanno tra loro più punti di convergenza rispetto a quelli degli altri partiti (mi riferisco, in primis, a quello del Pd).

    Personalmente ritengo che tocchi a loro (e a nessun’altra alleanza) trovare una “mediazione” valorizzando i punti di convergenza (sul fenomeno migratorio, ad esempio) e attenuando le differenze. La politica è l’arte della mediazione (pensiamo ai governi Dc-Ps – addirittura a guida socialista -).
    A meno che si voglia andare a elezioni anticipate (ma non so se il vento soffierà nella stessa direzione dopo il fallimento di una intesa).
    Se si andrà alle elezioni anticipate, tuttavia, il risultato – quand’anche il vento soffiasse nella stessa direzione – rischierebbe di essere lo stesso: l’ingovernabilità.
    C’è un’unica possibilità perché il risultato cambi, pur con gli stessi numeri di oggi o leggermente diversi: il ballottaggio alla francese.
    Ma… vedo molte difficoltà all’orizzonte: trovare un’intesa sulle regole del gioco sarà un’impresa perché ognuno dei leader vorrà fare la… prima donna.

  • Evidentemente Rita nutre grandi aspettative nei confronti dell’ultima e legittima coalizione che si sta componendo. Della serie ”lasciamoli lavorare, poi vedremo”, esortazione uguale dopo l’elezione di Trump che non si è ancora sistemato adesso, con un ricambio continuo ai vertici, il democratico. Del resto non ha sempre detto che la Russia è una grande democrazia, che in Iran si sta meglio che da noi, e che la repressione in Turchia, proprio perché supportata dalla maggioranza della popolazione è più che democratica? In altri momenti della Storia si è “lasciati lavorare” coi risultati che si conoscono, e che non sono solo quelli raccontati dai libri scolastici, ma scolpiti sulle pietre tombali. Perché se questa maggioranza si formasse io non sarei così ottimista su possibili accomodamenti. Esistono differenze tali tra le due forze che non vedo proprio come potrebbero accordarsi, come non immagino come potrebbero trovare un’intesa le altre forze in campo. Ma sarebbe altrettanto difficile e rischioso inventare un’altra legge elettorale con premio di maggioranza che porterebbe un solo partito o movimento al comando, che duri e puri adesso, almeno a parole, si troverebbero in un sol colpo a governare tutto, con un’opposizione con numeri risicati ed inutili in una dialettica democratica. Che alla fine sembrerebbe normale così, come è spesso stato, con la differenza, paranoica, lo riconosco, che sono passati settant’anni da vicende che sembrano ormai dimenticate, in un banalizzare o minimizzare nuove espressioni nostalgiche dettate dalle condizioni sociali e storiche che sono cambiate, e che ripropongono il continuo ritorno dell’uguale. Ho visto sere fa in televisione dei documenti relativi alle condizioni lavorative di immigrati a Torino dal sud, con bivacchi sulla panchine delle stazioni. Era il 1962 e il boom economico sembrava fosse passato. Da allora sono passati cinquant’anni, probabilmente quei lavoratori si sono sistemati, e ormai saranno morti. Nel frattempo il debito pubblico è aumentato, spendendo e spandendo come nel paese di Bengodi, con pensioni anticipate per tutte le signore con mariti al lavoro, nello Stato protettore ovviamente, con elargizioni a destra e a manca facendo finta di esser ricchi, con tutto quello che ne è seguito, Tangentopoli in politica, e tutta la corruzione privata e pubblica che ha arricchito i pochi, se non finiti in galera, e impoverito i tanti. E ora che fortunatamente ogni tanto l’Europa ce lo ricorda, tutti a sparare a zero contro regole di contenimento solo sagge. L’esempio della Grecia, eclatante, che ha visto ad esempio Tsipras, da rivoluzionario prima, adeguarsi poi altrettanto saggiamente a delle regole normalissime, ce lo dovremmo ricordare. La Grecia sarebbe finita anche peggio di come sta adesso. Nel frattempo il mondo ormai globalizzato ha creato quella desertificazione industriale che sta lasciando in braghe di tela l’Italia. Allora arrivano i populisti e i sovranisti con le loro formulette antistoriche, sbandierandole come la panacea di tutti i mali, che stanno ingannando elettori che, con l’acqua alla gola, si trincerano dietro auspicati cambiamenti pieni di promesse e basta. Irrealizzabili. Sì, sì, lasciamoli lavorare. E ne vedremo delle belle.

  • Ivano, non ho capito se intendevi commentare il post oppure me.
    Una causa persa, direi.
    Che altrove si stia meglio che da noi non è una novità, chi può non esita infatti a fare la valigia. Non stai dicendo niente di nuovo. E forse sarebbe anche il caso di lasciar perdere il solito gossip da tabloid, non imitiamo l’Europa che è l’unico continente a non essere uscito dalla crisi epperò si sente in dovere di criticare tutto e tutti. Trump in testa, s’intende, che sarà anche matto da legare ma sta facendo volare l’economia degli Stati Uniti. Persino il suo storico nemico “New York Times” ha dovuto scrivere che il tasso di disoccupazione negli States è così basso che un numero sempre maggiore di imprese sta assumendo forza lavoro tra i detenuti. E non apro il capitolo Putin perch sennò si fa lunga.

    Fare l’elenco degli errori dell’Italia repubblicana, a cui hanno contribuito indistintamente tutti, anche i cittadini, non serve purtroppo a riparare i danni. Scurdámmoce ‘o ppassatoo e guardiamo avanti.

    Quanto all’accordo di governo che si farà, o non si farà, è evidente che tutti parlano ma nessuno sa niente. In pratica ci siamo fatti coinvolgere, anche noi in questa piazza, in un gigantesco gioco di società reso possibile dalla comunicazione virtuale. Così passa il tempo l’uomo moderno, a quanto pare.

  • Leggo, Ivano, che tu sei preoccupato di fronte alla prospettiva, magari grazie a una legge elettorale col ballottaggio, di un partito o movimento che riesca ad avere la maggioranza assoluta.
    So bene che nell’attuale situazione questo potrebbe sembrare paradossale, ma questa è la democrazia: in Gran Bretagna, ad esempio, la patria del liberalismo, in un sistema di fatto bipartitico, vince uno o l’altro partito e chi vince governa da solo.
    Se le prossime elezioni fossero presentate come una sorta di referendum tra Di Maio e Salvini (anche senza ballottaggio), uno dei due contendenti potrebbe guadagnare la maggioranza assoluta.

    Non si tratta, è vero, della nostra tradizione: sia durante la Prima Repubblica che nella Seconda noi abbiamo sempre avuto dei “governi di coalizione” e per noi sarebbe uno shock (uno shock che molti invece considerano salutare) un governo “monocolore” (a dire il vero anche noi abbiamo già avuto un governo monocolore, ma sempre sostenuto da più partiti).

  • Anche se da me sperate, a nuove elezioni non ci andremo. Più del 50% dei nuovi eletti, è alla prima esperienza, ben retribuita per i più, che non saranno tutti nati ricchi, immagino, e il culo attaccato alla poltrona ce l’hanno già. E forse questo potrebbe far pensare ad accomodamenti misurati. Ritornando invece ad un tema che mi è caro, leggo questa mattina a firma di Umberto Galimberti, poche righe che confermano quanto sto dicendo da sempre, cioè che “gli effetti catastrofici di un’economia che, dopo aver emarginato e resa impotente la politica, ha eretto il denaro a unico valore intorno a cui organizzare la vita degli individui e delle loro società” sono ormai irreversibili. Che sembrerebbe quasi una giustificazione alle incapacità, se non malefatte, della Politica. E a questo punto verrebbe da dire: eliminiamo la Politica, tanto non può far nulla. Ma questo porterebbe ad uno sconforto tale che ci sarebbe da spararsi subito. Quindi questi poltronisti ce li dobbiamo tenere. Credendo che, se incapaci di salvaguardare il futuro, ma ripeto, la principale responsabile è l’Economia, possano almeno incidere sul qui e ora, in questo egoismo generazionale, da pianeta ormai depredato, tanto noi, quando ci sarà la catastrofe, non ci saremo più. Di questo passo toccherà alle future generazioni questuare, davanti ai cancelli delle multinazionali, ultime cattedrali, almeno un tozzo di pane. Altro che quattro neri.
    Sto esagerando? Che qualcuno, per favore, mi smentisca.

  • Che l’economia domini il mondo è un dato di fatto e che la politica può fare ben poco di fronte a un’economia globalizzata è un altro dato di fatto, a maggior ragione se, di fronte alle “sfide globali”, noi rispondiamo con reazioni “sovraniste”, legate al campanile.
    Occorre – lo sto dicendo da tempo – rafforzare l’Europa, non sfasciarla: solo un’aggregazione coesa di Paesi come quelli europei può essere in grado di affrontare le corporation americane e non solo (del resto, l’abbiamo visto in più occasioni quando l’Unione europea ha comminato multe pesanti contro multinazionali che violano la concorrenza ed… eludono il fisco.
    Solo l’Unione europea può eliminare al suo interno i paradisi fiscali (dall’Irlanda al Lussemburgo): se ci spaccassimo, il fenomeno si moltiplicherebbe perché ognuno ha tutto l’interesse di attirare capitali stranieri con tasse allettanti. Occorre quindi gradualmente arrivare a una tassazione comune dell’Unione europea nei confronti degli investimenti esteri.

    Se vogliamo che la “politica” abbia il primato sull’economia, dobbiamo scegliere la strada giusta, non quella che la rende ancora più “impotente”.

  • Personalmente, amici, tendo a intravedere il positivo anche nelle situazioni più problematiche (dobbiamo metterci nell’ottica di “costruire”, non demolire – questo è il mio mantra).
    Che cosa intravedo di positivo? Macron e Angela Merkel confessano che l’esito del voto italiano è un frutto amaro di una politica miope dell’Unione europea che ha lasciato l’Italia da sola ad affrontare un fenomeno “globale” come i flussi migratori.
    L’auspicio è che da questa consapevolezza davvero si punti a “rifondare” l’Europa e io non vedo altra strada che quella di un’Europa a doppia velocità: non è pensabile che nazioni nuove come quelle dell’Est europeo rinuncino a crescenti quote di potere sovrano per una maggiore “integrazione europea”.

  • Macron doveva pensarci prima. Ce li ricordiamo tutti i bivacchi a Ventimiglia.

  • Concordo perfettamente: Macron – in questo francese doc – è un… sovranista (con l’aria di un tecnocrate).

  • Piero, nel tuo mantra c’è una nota stonata: “costruire, non demolire”, d’accordo, ma costruire dove? Su quali basi? Chiunque costruisca qualcosa sa perfettamente che, affinché l’opera tenga e riesca a superare la prova del tempo occorre gettare le fondamenta nel terreno sano, sul pulito, sul nuovo. Solo un pazzo deciderebbe di costruire sul marcio per far crollare tutto poco dopo. E l’attuale Europa, non un’ideale e fantomatica Europa che non esiste, questo è: marcia.

    Il sovranismo attualmente impera in Europa, dove ognuno si fa gli affari suoi.

    Quanto ai mea culpa della coppia Macron-Merkel, fanno sorridere. Entrambi sanno benissimo che i “poteri forti” della finanza internazionale continueranno a fare il loro gioco e si mangeranno tutto quanto, mentre l’Italia sarà sempre più “in s-vendita” e si terrà la sua marmaglia. Anche in sede di revisione del trattato di Dublino, qualora vengano cambiate le regole riguardo i flussi migratori (personalmente, non ci credo), ricordiamoci bene che nelle nostre strade ci sono 700mila clandestini a piede libero che nessuno si sognerà mai di prendere perché l’accoglienza riguarda i profughi e non i clandestini, o migranti economici che dir si voglia.

    Per colpa di qualcuno negli ultimi anni abbiamo importato delinquenza da tutto il mondo (evidentemente la nostra non ci bastava) e adesso ce la teniamo. Chi sbaglia paga, e i cocci sono suoi. Non andiamo a tirare in ballo l’Europa, che stavolta non c’entra. Macron ha fatto benissimo a chiudere la porta a Ventimiglia, i francesi lo pagano per tutelare la Francia. Merkel ha fatto benissimo a pagare la Turchia (peccato solo che l’abbia fatto con i nostri soldi), i tedeschi la pagano per tutelare la Germania. Soltanto gli pseudo-governanti dell’Italia non hanno saputo fare gli interessi degli italiani, che difatti li hanno puniti. Magra consolazione.

  • Io, Rita, mi auguro che i nuovi vincitori (vincitori un po’ zoppi, a dir il vero) riescano a “governare” i flussi meglio dei governi prevedenti (non solo di centro-sinistra, ma anche di centro-destra) o se, invece (so di ripetermi) opteranno, come ha fatto il ministro degli Interni Maroni (della Lega) – considerata l’impossibilità di rimpatriare alcune centinaia di migliaia di non aventi diritto alla protezione internazionale, per “regolarizzarli”.

  • Leggo che Tajani, presidente del parlamento europeo, si associa a Macron e alla Merkel nel fare il “mea culpa”.
    Sempre più, quindi, cresce la consapevolezza che un fenomeno globale come i flussi migratori (che sono e saranno sempre più “strutturali”: pensiamo che a fine secolo l’Africa dovrebbe raggiungere i 4 miliardi di abitanti contro il miliardo e duecento milioni di oggi) può essere gestito solo a livello globale.
    Sappiamo bene tutti che ciascun Paese finora l’ha fatto… a favore degli interessi nazionali (la stessa Merkel ha mobilitato, sì, l’Unione europea a sborsare 6 miliardi alla Turchia, ma ha anche deciso, dopo avere accolto un milioni di migranti nel 2015, di accoglierne non più di 200.000 ogni anno, giusto per fronteggiare il basso tasso di natalità), ma sempre più ci si renderà conto – e le dichiarazioni di questi giorni sono solo l’inizio – che il fenomeno lo “governiamo insieme” (io penso a un’Europa a doppia velocità), o “saremo governati”, pardon… “travolti”.

  • Piero, si vede che non sai come funziona un ufficio immigrazione. Ai tempi di Maroni vennero regolarizzati circa 200mila immigrati GIA’ presenti sul nostro territorio che GIA’ svolgevano (in nero) un’attività lavorativa. Si chiedeva in buona sostanza ai datori di lavoro di assumerli ufficialmente e il rilascio del permesso di soggiorno era subordinato alla presentazione di un contratto di lavoro opportunamente registrato. Gli stranieri oggi residenti in Italia con le loro famiglie sono in gran parte quei “primi immigrati” che beneficiarono della “sanatoria” di Maroni. Un passaggio fortemente voluto dalle piccole-medie imprese dell’epoca, in prevalenza dislocate in Veneto, Lombardia ed Emilia, che avevano bisogno di manodopera e che oggi non ci sono quasi più. Molti di quegli stranieri, infatti, oggi percepiscono il sussidio di disoccupazione in quanto possessori del cosiddetto “permesso di soggiorno di lungo periodo”, che è permanente e dà diritto a numerosi servizi.

    Direi che c’è un abisso con la situazione dei 700mila “importati” gratuitamente, senza lavoro, senza casa, senza famiglia, senza prospettive, senza niente. Moltissimi gli “scappati” dalla giustizia del Paese d’origine. Gli elettori questo passaggio sembrano averlo capito molto bene, tant’è che hanno tentato (i risultati, se ce ne saranno, li vedremo) di punire i colpevoli.

    L’Italia negli ultimi anni ha stipulato accordi bilaterali – pienamente operativi! – con 4 Paesi: Egitto, Tunisia, Marocco e Nigeria? Benissimo. Come mai siano strapieni di clandestini egiziani, tunisini, marocchini e nigeriani? Nel 2017 sono sbarcati 18.153 nigeriani. Cosa fanno ancora qui, visto che potevano essere rimpatriati? C’è il problema dei costi? Qualche tempo fa il Sole24Ore ha fatto il calcolo che per rimpatriarne 600mila servirebbero 1,8 miliardi. Ma è un affarone!!! Da non so quanti anni stiamo spendendo 5 miliardi all’anno.

  • Te lo ripeto, Rita: se il nuovo governo ha maggiore potere contrattuale (e più conoscenze, più canali) nei confronti dei governi dei Paesi da cui provengono i migranti sia in termini di dissuasione o di repressione delle organizzazioni criminali che fanno business con i migranti che in termini di rimpatrio, ne prenderemo atto.
    Ma io i dubbi ce li ho perché sparare in campagna elettorale è più facile che “realizzare” le promesse. So, ad esempio, che a Niamey il governo sta operando con durezza nel reprimere i trafficanti di uomini, ma lo fa perché riceve in cambio sovvenzioni dalla Ue: un’operazione che è mal vista dalla opinione pubblica del Niger perché in questo modo il governo “toglie lavoro” ai locali in cambio di denaro da Bruxelles. Non è escluso quindi che prima o poi smetterà di reprimere se non vorrà perdere le elezioni.

    Leggevo in questi giorni su Limes (11/2017) – in cui scrivono studiosi vicini al modo di pensare di Salvini come Germano Dottori – che siamo stati noi, con la legge Bossi-Fini, a creare l’esercito dei trafficanti perché la legge in questione non consente a nessuno di entrare in Italia se non con un contratto di lavoro (e i nostri piccoli imprenditori, prima della crisi, non erano certo in grado di andare in Senegal o in Nigeria a selezionare la forza lavoro di cui avevano bisogno): da qui l’ingresso solo da clandestini e l’unica possibilità era ed è quella di chiedere il diritto di asilo, anche da parte dei migranti economici.

    Più studio, Rita, più mi rendo conto che la realtà è sempre più complessa dei nostri discorsi da bar o da blog.

    Con questo non dico che i governi italiani (di sinistra e di destra) non abbiano commesso errori: sono cinque anni che ne parlo.
    Il nostro Paese, a differenza della Germania, non ha alcun “progetto” (nel mio piccolo mi sono battuto fino allo sfinimento per un “progetto” all’insegna del “win-win”, ma i più preferiscono, invece che esaminare le proposte costruttive, sparare slogan: è più… in!).

  • Francamente l'”alibi” Bossi-Fini che campeggia sui soliti media non l’ho mai capito. Tutti i Paesi del mondo hanno delle “regole di entrata”, e ci mancherebbe! Senza regole viene fuori una baraonda come l’Italia.

    Poco ma sicuro che non si “consente a nessuno di entrare in Italia se non con un contratto di lavoro”. Ma dico, cosa diavolo ci vengono a fare in un paese straniero senza casa e senza lavoro? Per stare in carico ai servizi sociali e al sistema sanitario nazionale, a nostre spese?

    Con un tasso di disoccupazione giovanile al 32,7%, direi proprio che l’Italia NON ha bisogno di forza lavoro, almeno questo penso sia chiaro a tutti. E’ inutile che vengano qui per poi andare a stare sotto i ponti. Adesso poi, che stanno chiudendo anche molte cooperative (era ora!) perché lo Stato non paga.

    Un mediatore culturale senegalese a cui faccio delle consulenze mi ripete ogni volta che c’incontriamo: “sono stati i nostri vecchi d’accordo con la vostra mafia a creare questo casino”. Ha perfettamente ragione: se i vari capi tribù e capi popolo non avessero “invogliato” (dietro lauto compenso, ovvio) tanti giovani ingenui a venire nel Paese di Bengodi, niente di tutto ciò sarebbe accaduto.

  • Che ci sia bisogno di regole per l’immigrazione non ho mai avuto dubbi, Rita.
    Che l’Italia non abbia bisogno, se non marginalmente (per certi lavori in nero), è un dato di fatto, almeno per ora: c’è una parte dell’Italia che si sta riprendendo, anche se non è ancora ai livelli precedenti la crisi.
    Se ce ne sarà bisogno (non abbiamo il turbo tedesco e neppure il tasso di disoccupazione della Germania), si dovrà pure prevedere una “immigrazione controllata e regolare”, giusto per fare incontrare “domanda e offerta”.

    Ma questo sarà un problema di domani che non è automaticamente legato al tasso di disoccupazione, ma a un problema “culturale”.

    Intanto, occorre da un lato fermare nuovi flussi in entrata, dall’altra rimpatriare coloro che non hanno avuto il riconoscimento di rifugiati o, comunque, senza una protezione internazionale.

    Lo ripeto: auguro al nuovo governo di farcela.
    Il numero di Limes che ho citato – 11/2017 . chiarisce bene le motivazioni che portano tanti giovani africani a emigrare, a prescindere da situazioni di guerra o di persecuzione: anche un specie di messianesimo del viaggio, un Sessantotto, un gioco d’azzardo”, anche la nuova consapevolezza delle nuove generazioni “sempre più lontane dal fatalismo dei padri, sempre più attente al divario che le separa dagli altri giovani del mondo, convinte di avere diritto a opportunità migliori”.

    Che tanti giovani sognino di trovare il paradiso, mentre trovano l’inferno è un fatto.
    “Governare” i flussi, quindi, non potrà che portare vantaggi reciproci.
    Ma sarà dura, se l’Europa non si risveglierà: magari, sarà proprio l’esito elettorale italiano dl 4 marzo che costituirà uno scossone per una Unione oggi sempre più dis-unita.
    Ripeto: non c’è tempo di aspettare i… tempi di tutti i 28 partner europei. Da qui l’esigenza, di cui c’è sempre più consapevolezza, di una Europa a due velocità.

  • Riprendo il percorso che ho aperto sui possibili scenari del dopo-voto.
    Mentre i due vincitori stanno iniziando a fare le prime mosse per una eventuale intesa (auguro davvero che ce la facciano a trovare una “mediazione” di programmi, anche se – leggo – Maroni teme le conseguenze politiche sul Centro-destra), io provo a ipotizzare uno scenario inedito: un governo di unità nazionale (con l’inclusione di tutte le forze politiche) con l’obiettivo di liberare “insieme” l’Italia da tutta la zavorra che impedisce a ogni governo di governare e di realizzare il proprio programma.
    Non si tratta del “governo di tutti” di cui si parla ampiamente oggi sulla stampa teso a sbloccare una situazione di stallo.
    Non si tratta cioè di un escamotage per spostare più in là nuove elezioni che qualche forza politica legittimamente teme, ma di fare uno “sforzo collettivo”, con l’apporto di tutti e senza la “rendita” di qualcuno all’opposizione), per abbattere gli ostacoli (vere e proprie montagne) che tengono ingessate le energie del Paese:
    – penso al macigno del debito pubblico (che inghiotte dai 60 ai 70/80 miliardi l’anno),
    – penso all’evasione fiscale e contributiva (almeno un centinaio di miliardi),
    – penso alla corruzione diffusa (oltre 60 miliardi),
    – penso alla lentezza della Giustizia (che ci cosa, oltre a che a scoraggiare investimenti in Italia)…

    Con le centinaia di miliardi che libereremo, riusciremo a realizzare anche i programmi più audaci, in primis (nessuno, quasi, ne parla) a prevedere investimenti massicci nella “ricerca di base” oltre che nelle infrastrutture.
    Alcuni modelli “virtuosi” non mancano nel campo del digitale (e dei suoi vantaggi per tutti i cittadini): si veda l’Estonia.

    Si tratta di uno scenario, a mio avviso, “necessario”, se tutti pensiamo al “futuro” del nostro Paese e soprattutto dei nostri giovani, ma so bene che le forze politiche sono troppo schiave della loro “ottica partitica” perché possa realizzarsi.

  • Dato per scontato che i giovanotti che sbarcano sulle nostre coste non hanno mai visto una guerra e non sanno cos’è una persecuzione, salvo rarissimi casi, vadano pure a consumare il “messianesimo del viaggio” in Stati più ricchi dell’Italia. Gli Emirati Arabi, Dubai in particolare, sono sempre alla forsennata ricerca di manovalanza non qualificata, e difatti ogni anno “importano” stranieri da tutto il mondo.

    Il problema è che questi non muoiono dalla voglia di lavorare, ormai lo si è capito chiaramente. Per quale motivo dunque l’Italia, e l’Occidente in generale, che già hanno il problema di gestire generazioni di fannulloni, a cui ultimamente si sono aggiunte anche pericolose baby-gang (tutti i Paesi Ue e la Gran Bretagna stanno rivedendo infatti le regole della giustizia minorile per adeguarle ai tempi) dovrebbero prendersi in carico anche i disadattati africani? I nostri, non ci bastano?

    Se comunque il “fenomeno” delle cooperative verrà ridimensionato e gli stanziamenti in bilancio si dimezzeranno, come auspicano gli italiani, il messaggio è arrivato forte e chiaro, ho l’impressione che la cosa andrà smorzandosi da sola. La fake dei “flussi inarrestabili” diffusa dal governo testé deceduto e dai suoi media, si sgonfierà, e i flussi cominceranno gradualmente ad arrestarsi da soli. Se non c’è trippa per gatti, i gatti se ne vanno.

  • I giovani, Rita, che arrivano in Europa sono una… goccia rispetto a quelli che emigrano in Africa. Non solo: l’Africa, se esporta migranti, ne importa da fuori del continente (non solo asiatici, ma anche europei).
    I migranti, poi, che dal Medio Oriente e dall’Africa arrivano in Europa sono una quota di gran lunga inferiore rispetto alle masse che si spostano in Asia.
    I flussi migratori non si risolvono con la bacchetta magica.
    Il contenimento della spesa si può avere solo “fermando” i giovanotti che inseguono dei sogni che l’Italia non è in grado oggi di esaudire.
    Del resto, l’aspirazione dei giovani (come quella delle famiglie e dei governi) è trovare un lavoro “in Europa” (non in Italia: sanno bene che qui diventeranno schiavi del lavoro nero) per poter mandare nei Paesi di origine le cosiddette “rimesse” che sono una vera e propria boccata di ossigeno: pensiamo che solo dall’Europa arrivano in Africa ogni anno in termini di “rimesse degli emigrati” ben 40 miliardi, molto di più di tutti gli aiuti per la cooperazione per lo sviluppo!

  • Riprendo lo scenario che ho evocato (l’idea, secondo me, più originale che abbia… partorito: un’idea di cui nessuno ha parlato sulla stampa che finora ho letto).

    Si tratta, secondo me, della scelta più necessaria per il Paese: un governo che rimuova tutti i lacci (includo anche una legge elettorale che preveda il ballottaggio, non il semplice premio di maggioranza che già era presente nel Mattarellum che si è voluto rifiutare) che incatenano ogni governo (di destra e di sinistra) e che incatenerà pure i governi improbabili che in questi giorni si prospettano.
    Un governo che potremmo chiamare “di scopo”: uno scopo che non ha a che vedere con l’accrescimento del proprio orticello elettorale, ma con “l’interesse generale”.
    Un governo che potrebbe durare due-tre anni: i nodi da sciogliere sono intricatissimi e non ci vorranno solo alcuni mesi, anche solo per avviare il percorso risolutivo (pensiamo alla montagna del debito pubblico che cresce in modo preoccupante ogni giorno).

    Ripeto: è l’unica scelta che secondo me è “da fare”, ma che nessuno prenderà in considerazione perché i partiti non sanno guardare oltre il proprio “interesse elettorale” e poi le forze politiche vincitrici non hanno alcun interesse a entrare in un governo di… salute nazionale col rischio di perdere “il vento” che ha soffiato verso la loro direzione.

    Ci vorrebbe altro che un colpo d’ala: un una “metamorfosi antropologica” dei partiti stessi, una metamorfosi che presuppone la presa di consapevolezza che un “domani” sarà il Paese a vincere, saranno i giovani a vincere e la presa di consapevolezza che solo “unendo le energie e le intelligenze di tutti” tali “catene” (che incatenano non solo i governi, ma l’intero Paese) si potranno spezzare.

  • Non facciamo paragoni assurdi. “I giovani che arrivano in Europa sono una… goccia rispetto a quelli che emigrano in Africa …. l’Africa non solo esporta migranti, ma ne importa da fuori del continente”. Stai dicendo, Piero, che europei e africani che vanno in Africa A LAVORARE poi finiscono per gravare sui servizi sociali e sanitari (e lasciamo stare quelli giudiziari e carcerari) dei paesi africani? Via, stiamo con i piedi per terra.

  • Rita, ho parlato di numeri, di masse che si muovono, non di servizi sociali e sanitari offerti dagli Stati ospitanti: in Libia, proprio perché l’immigrazione è un “reato”, gli immigrati li mettono in carcere, ma la Libia non riconosce la Convenzione di Ginevra e quindi non riconosce la figura del richiedente asilo. Che mi risulta è solo l’Europa (tutti i Paesi che in questi ultimi anni hanno accolto richiedenti asilo) che, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati – un tempo biblico – gli Stati tutelano i migranti con servizi sociali e sanitari.
    Non ci sarebbero questi tempi lunghi, anzi non ci sarebbe nessun tipo di assistenza, se si aprissero – come si è già tentato – dei corridoi legali (la Comunità di S. Egidio e le altre due associazioni di ispirazione cristiane hanno fatto la scelta dei corridoi umanitari, selezionando sul posto gli aventi diritto e senza alcun onere per lo Stato).
    E’ quanto – io spero – riesca a fare il prossimo governo.
    Ma… lo ripeto, si tratta di un fenomeno che va “governato” a livello europeo: la singola nazione (e l’Italia è la più esposta e quindi la più vulnerabile) non può farcela se davvero teniamo presenti i numeri dei flussi migratori.

  • Basta numeri. Torniamo nel regno della qualità e abbandoniamo quello della quantità, sennò finisce che qualsiasi discorso si allontana dalla realtà e diventa privo di senso.

    Aprire “corridoi legali” per fare cosa? Abbiamo bisogno di forza lavoro? Gli imprenditori chiedono immigrati? Solo il 5% dei 700mila è “profugo”, tutti gli altri non hanno alcun diritto da rivendicare, non continuiamo a menare il can per l’aia dicendo sempre le stesse cose.

  • I numeri, è vero, non sono tutto, ma sapere che i Paesi da cui si emigra di più sono l’India, il Messico, la Federazione russa, il Bangladesh, la Siria, il Pakistan, l’Ucraina, le Filippine ci dà un ordine di grandezza del fenomeno.

    Dopo un’immigrazione ingovernabile presto si prenderà la consapevolezza della necessità di un’immigrazione “regolare”, “legale”. Non sto parlando – l’ho chiarito bene, Rita – di un problema italiano (anche se il Nord sta assumendo e qui abbiamo un tasso di disoccupazione che non è molto distante dalla media europea), ma europeo: sarà l’Europa tutta (o, meglio, l’Europa che accetterà una maggiore “integrazione”) che dovrà seguire questa strada.
    Del resto l’idea dei corridoi legali sta circolando in Europa e circolerà sempre di più quando la ripresa economica si consoliderà.

  • Sono chiacchiere, Piero, nessuno farà corridoi umanitari perché nessuno sa dove metterli questi giovanotti di belle speranze. Se in Italia il lavoro langue, non è che i cugini d’Oltralpe stiano meglio, e questi sono migranti economici, non scappano da niente, rappresentano soltanto un ulteriore problema.

    Quando la ripresa economica in Europa si consoliderà non saprei dirlo, perché non sono Nostradamus, ma dubito che ciò avvenga in questo secolo. Perciò non possiamo “importare” adesso forza lavoro in previsione di un’ipotetico futuro migliore che non si sa se e quando arriverà. L’Europa non è la Germania, che, comunque, sta in piedi sulle esportazioni di macchine e macchinari e se va in porto, come andrà, la normativa sui dazi americani (oltre all’acciaio) dovrà mangiare cavoli amari.

  • Che poi, questi ragazzi di colore, la campagna elettorale l’han fatta loro. Per gratitudine, la Lega, ad esempio, ha fatto eleggere un Senatore di colore. Io in Parlamento ne avrei mandato qualcuno in più.

  • Ogni Paese, Rita, ti piaccia o no, se non è miope, fa i suoi calcoli. E non è un caso che la Germania abbia programmato non oltre 200.000 nuovi immigrati ogni anno. E lo farà – questo è il mio auspicio – “governando” l’immigrazione, non subendola (magari, appunto, dei “corridoi legali”).

  • Di sicuro, Ivano, la Lega deve fare un monumento agli immigrati: se dal 4% ha raggiunto il 17% di consenso elettorale, lo deve quasi esclusivamente ai flussi migratori.

  • Ce li raccontiamo fra 4-5 anni i “200.000 nuovi immigrati l’anno della Germania”. Il tempo è galantuomo, come stiamo vedendo. Dubito che il 17% dei consensi elettorali (al Nord sono molti di più) ottenuti da Salvini siano attribuibili ai clandestini allo sbando, ci sono anche flat tax e legge Fornero, da non dimenticare. Ma ammettendo che ciò fosse, è la conferma che i pidini sono completamente cretini perché DA ANNI (!!!) gli italiani manifestavano contro l’invasione in tutti i modi possibili e immaginabili, e per tutta risposta loro li sbeffeggiavano, convinti, da buoni bigotti quali sono, che alla fine sarebbero riusciti a convincerli della bontà dell’operazione. E questi sarebbero “politici”? Hanno decisamente sbagliato mestiere.

  • Piero, aggiungerei che la Chiesa deve ringraziare i peccatori, i poliziotti i ladri e le femministe gli stupratori.

  • Piero, c’è ancora chi crede che i clandestini si possano cacciare, la Fornero sospendere e la Flat tax applicare. E poi scopro con interesse che il Prof. Cordani la pensa come noi: in un mondo di giusti la Chiesa non avrebbe ragione di esistere, e la Lega, senza terroni un tempo, ora senza negri, anche quella.

  • A ognuno le sue illusioni, Ivano.
    Non sei tu quello che parla sempre di “libertà”? E allora, che libertà sia.

  • Non c’è dubbio, Rita, che abbiano pesato anche altre “promesse elettorali”, in particolare la flat tax, ma credo che la carta vincente di Salvini è stata l’immigrazione: Salvini era già alto nei sondaggi ancora prima dell’elaborazione della flat tax.

    Sono convinto anch’io che la gestione dell’immigrazione è stata disastrosa (l’ho ripetuto più volte su questo blog), ma non so se un altro governo avrebbe fatto meglio senza rimuovere le cause a monte. Di sicuro – ma non è il caso di riaprire un tema che abbiamo analizzato in lungo e in largo – la Germania è stata favorita da una normativa condivisa, che cioè la distribuzione dei migranti era regolata per legge sulla base di precisi parametri, mentre in Italia i migranti sono stati ammassati nei soli comuni disponibili all’accoglienza (comuni che, tra l’altro, sono stati “incentivati” economicamente a farlo).
    E sono altrettanto convinto che Salvini – come Marine Le Pen in Francia – è stato politicamente intelligente nel porre al centro della sua “carriera” come leader nazionale proprio questo tema, interpretando e legittime e diffuse paure di ampi strati della popolazione (Salvini e nessun altro, se non la Meloni, ma in tono minore).

    Ma le analisi le abbiamo già fatte. Con questo post mi sono proposto di invitare i miei due-tre lettori di fare un “esercizio di democrazia”, sforzando di studiare le possibili soluzioni a un esito elettorale che non ha dato dei veri e propri vincitori, ma ha prodotto due “minoranza di notevoli dimensioni”.

  • La cosa bella è che, in vista della elezione domani del presidente del senato, le forze politiche hanno voglia di “incontrarsi”, di guardarsi in faccia, di riconoscersi “avversari” o “concorrenti”, ma non “nemici”, di sentirsi soggetti di un medesimo destino, ciascuno “interpretando” il proprio elettorato.

    Stiamo uscendo dal “manicheismo” della campagna elettorale che sta durando da decenni, anzi da quando è nata la Repubblica?
    Non credo, ma riconoscersi come soggetti politici legittimi e non come “Il Male Assoluto” è già un primo passo verso la “politica alta”.

  • Sopprimere la Fornero, Ivano, fermare i flussi migratori e rispedire indietro i clandestini, abbassare le tasse e distribuire il reddito di cittadinanza sono state delle carte vincenti: questo è un fatto e questo indica chiaramente che le forze politiche protagoniste di queste promesse abbiano interpretato bene le aspirazioni di larga parte della popolazione.

    Abbassare le tasse è sempre stata l’arma vincente: anche con la Thatcher, con Reagan.
    Ma… come scrive il premio Nobel Stiglitz, la storia degli ultimi decenni dimostra che abbassare le tasse alle imprese non comporta automaticamente più investimenti produttivi e più occupazione, ma semmai più investimenti… finanziari (magari investimenti nei… derivati).

  • Piero, fallo capire a Rita and company.

  • Piero, la Germania non è “stata favorita” riguardo all’immigrazione. Ha preso una decisione, punto. Come da sempre fanno i tedeschi. E non è che “la carta vincente di Salvini sia stata l’immigrazione”, è che l’immigrazione, dopo il lavoro assente, è il grande problema dell’Italia e degli italiani. Rimasto irrisolto perché chi stava al governo non è stato in grado di affrontarlo, o non lo ha voluto fare, che è la stessa cosa.

    Mettiamo dei punti fermi, sennò continuiamo a girare in tondo ripetendo le stesse cose.

    E non ne usciamo neppure se continuiamo a ragionare con gli schemi novecenteschi. Stiglitz, con tutto il rispetto, ha preso il Nobel per l’Economia nel 2001, per cui gli “ultimi decenni” di cui parla risalgono al secolo scorso. Il mondo di oggi è un altro mondo, le vecchie regole non valgono più, ce ne vogliono di nuove.

  • Già, Rita, la Germania ha ha una storia di “accoglienza”, almeno dal secondo dopoguerra: ha accolto milioni di tedeschi di ritorno e milioni di immigrati dai Paesi dell’Est europeo (non caso è il Paese europeo che ha le strutture di accoglienza più efficienti) e ha un chiaro “disegno politico”: “integrare” il milione e… rotti che ha accolto dal 2015 perché diventino cittadini e forza-lavoro tedeschi (che serviranno a fronteggiare il basso tasso di natalità – che è come il nostro: 1,3 per donna).

    Noi – lo sto ripetendo da anni – non abbiamo alcun disegno perché noi… navighiamo a vista, perché non siamo capaci di “guardare il futuro”, siamo tutti prigionieri del presente, tutti alle prese con l’emergenza…

  • Leggo che Paolo Flores d’Arcais, il filosofo dei girotondini che propone un governo M5S con alla guida una personalità esterna (ad esempio un costituzionalista gradito ai pentastellati) per fare una cosa sola: introdurre il reddito di cittadinanza,.
    Mi pare del tutto fuori dal mondo. Ma… chi l’appoggerebbe tale governo? La Lega? Il Pd?

  • Vedo che i pentastellati sostengono con forza il veto a Romani. Condivido pienamente: la seconda carica dello Stato non deve avere nessuna macchia, tanto più una condanna per peculato.

  • Una mossa da animale politico, quella di Matteo Salvini eri pomeriggio al Senato.
    Non entro nelle dinamiche interne del centro-destra e della lotta per l’affermazione della leadership. Ciò che mi preme sottolineare è altro: se Salvini è stato spinto, oltre che da altre motivazioni squisitamente tattiche, dalla volontà di fermare la candidatura di Romani in quanto “condannato” (seppur per un reato minore), mi sento di esprimere nei suoi confronti il mio “plauso”.
    La “questione morale” deve tornare in primo piano nella politica. Come deve tornare in primo piano la questione “privilegi”: mi aspetto quindi, un gesto plateale, ora che sono stati eletti i presidenti della due Camere, non tanto sui vitalizi (che mi risulta non ci sono più, se non di coloro che li percepiscono per una norma allora in vigore: se due rami del Parlamento riusciranno a fugare i dubbi di incostituzionalità, che spariscano anche questi), quanto sui numerosi benefit, indennità… dei parlamentari…

    Questo – lo so – è ben poca cosa rispetto al bilancio pubblico, ma si tratta di trasmettere al paese un chiaro messaggio.

    Ma non si tratterebbe solo di una scelta “etica”: la riduzione degli emolumenti dovrebbe obbligare le forze politiche ad “alleggerire” i loro costi.
    E anche questo contribuirebbe a ridare una nuova immagine ai parlamentari.

  • L’accordo Centro-destra e M5S sui due presidenti delle Camere non porta ineluttabilmente a un governo (da me auspicato fin dall’inizio) di Salvini-Di Maio, ma di sicuro potrebbe spianarne la strada.
    Leggo che un modo per favorire il matrimonio sarebbe quello di rinunciare (da parte di Di Maio) al reddito di cittadinanza e (da parte della Lega della flat tax), di rinunciare cioè alla loro “offerta politica” più forte.
    Tutto, è vero, è possibile (non è un caso che abbiamo denominato questo post come “La fantasia al potere”), ma trovo davvero arduo percorrere questa strada.

  • Salvini e Di Maio sono indubbiamente partiti bene. Più Salvini per la verità, Di Maio qualche capriccio lo ha fatto. Se tanto mi dà tanto, ho l’impressione che metteranno sullo scranno di Presidente del Consiglio un personaggio di comune gradimento ma che non sia troppo di là, o di qua, e poi cominceranno a lavorare (per nostra fortuna!) spartendosi i Ministeri chiave. Che poi, alla fine, quelli contano.

    Dubito che rinunceranno alle promesse elettorali, farebbero la fine del Pd, penso invece che le “rimoduleranno”. Non male per due apprendisti stregoni.

    Il Pd invece, noblesse oblige, si è scavato la fossa. Gli italiani ci avevano visto giusto, segno che li stanno sottovalutando.

  • Piero, se
    rinunciassero a reddito di cittadinanza e flat tax cosa resterebbe di loro? Cosa direbbero i loro elettori?

  • Curiose le dinamiche politiche: seconda carica dello Stato una berlusconiana di ferro, ( leggi ad personam per difendere il capo, la figlia ben sistemata e alcuni grillini che dichiarano di essersi turati il naso, non so i leghisti ), nonostante il tentativo della Lega di far fuori Berlusconi. Alla camera Fico, abbastanza orientato a sinistra, applaudito anche da Leu. E la sinistra ormai storica, più sinistrata di così, che ridacchia. Che quadro interessante sarebbe, se non fosse che da questo dipenderà il destino dell’Italia, almeno per qualche mese direi, perchè prima o dopo i nodi (le differenze) verranno al pettine.

  • I nodi, certo, Ivano, verranno al pettine, ma io confido che l’arte della mediazione che anche Di Maio ha dimostrate di possedere (obtorto collo) condurrà a un minimo di programma condiviso.
    Gli elettori, è vero, dei due partiti (anche i 5 stelle sono ornai un partito che, in quanto tale, deve fare i conti con la realtà e non solo con le proprie aspirazioni di salvatori del mondo) faranno fatica ad accettare il compromesso, ma i due leader saranno bravissimi a convincerli che, comunque, la mediazione raggiunta si avvicina di più al loro programma (il teatro, anche se in tono minore, dovrà pure continuare). E il primo scoglio che il nuovo governo si troverà ad affrontare è la manovra di cui parla oggi Il Sole 24 ore di 30 miliardi: qui davvero i nodi verranno al pettine.
    Un conto è “promettere” e un conto misurarsi con i “vincoli” che tutti i governi hanno (anche i governi dei puri e dei duri).

  • Che verrebbe da dire che in Parlamento uno vale l’altro, se si parla di mediazioni obbligate. Ma io non sarei così ottimista, ricordiamoci che sono due, o partito o movimento, che degli estremi han fatto la loro bandiera. E non credo che l’aria da statista che Di Maio ha assunto in questi giorni basterebbe a tener calmi i suoi elettori. Chi mi sembra invece molto determinato è Salvini, nonostante l’elezione della seconda carica dello Stato, che più scaltro del grillino ha ben capito che gli servono anche i voti di Forza Italia. E questo vale anche per i pentastellati, nonostante duri e puri. No, credo proprio che questa coalizione non potrà funzionare. Tanto più che si trovano tutti e tre a governare in un momento difficilissimo, con decisioni da prendere mica all’acqua di rose. La prima è proprio quella che menzioni tu, le altre sono anche più difficili in quest’epoca di dematerializzazione dell’economia. Perchè si dimenticano tutti che i soldi prima si fanno e poi si spendono. E senza merci c’è poco da portare a casa. Perchè ciò che si enfatizza tanto su Cremascolta, decrescita e sobrietà dei consumi, in altri tempi anche turismo, arte, bellezza, presupporrebbe una tale rivoluzione culturale di cui in campagna elettorale non ho visto nessun accenno. Che sarebbe stato onesto: dire a tutti che i tempi della vacche grasse sono finiti, soprattutto per quei tanti che non se ne sono ancora accorti e che ancora sperano nella provvidenza. E’ questo che mi preoccupa. Si continua a fare i conti senza l’oste, come se i soldi che girano fossero reali.

  • E’ ovvio che Salvini e Di Maio ti preoccupino, Ivano, visto che non li hai votati.
    Il primo passo, quello di ieri, lo hanno fatto più che dignitosamente (patetico il Pd, che continua a non capire che i vecchi tempi sono andati, con la coppia Giachetti-Fedeli). Vedremo come se la caveranno con il prossimo step. Spero bene, naturalmente. Non avendo aspirazioni suicide, non tifo per il fallimento.

    Per quanto riguarda la cultura e la promozione del territorio non saranno sicuramente peggiori dei predecessori, essendo la cosa oggettivamente impossibile.

    https://www.finestresullarte.info/837n_cultura-amministrazioni-movimento-5-stelle-lega-nord.php

  • Report interessante. Grazie

  • Il più scaltro, Ivano, mi pare proprio Salvini: con la mossa della seconda carica dello Stato alla fedelissima di Berlusconi (ma che, comunque – a quanto mi risulta – ha un profilo di tutto rispetto, a prescindere da questa fedeltà) non solo ha imposto ulteriormente la sua leadership, ma ha cementato ancora di più l’alleanza col suo partner ormai subalterno.
    E la ragione è tutta politica: senza Forza Italia, Salvini conterebbe come il due di briscola nella partita con Di Maio (ha un partito che ha preso meno voti del Pd). Con tutto il Centro destra ha invece un potere contrattuale nei confronti dei 5 Stelle enorme.

    Sia chiaro: non vedo assolutamente all’orizzonte un governo presieduto da Salvini con un Di Maio subalterno: si ricorrerà alla soluzione (da me avanzata come una delle due più realistiche) di affidare il ruolo di premier a una personalità esterna, ma di sicuro – considerati i rapporti di forza – più vicina a Salvini.

    E’ Salvini che darà le carte, ma in questa prospettiva, Di Maio non ci starà o, magari, ci starà solo per varare una nuova legge elettorale, addirittura costituzionale (il Centro destra e il M5S avrebbero i numeri per approvare una legge costituzionale senza la necessità di ricorrere a un referendum), ma ci staranno i numerosissimi neo- parlamentari della nuova legislatura?

  • Un leader (Salvini) che in soli 4-5 anni ha portato un partito agonizzante (grazie alla vecchia nomenclatura) dal 4% al 17% dev’essere abile per forza di cose. Ben lo sanno le “vecchie volpi”, tant’è che Berlusconi ha detto “mi fido assolutamente di lui” e Grillo ha replicato “Salvini è uno che quando dice una cosa poi la mantiene e questa è una cosa rara”. Quale altro esponente politico ha ottenuto ultimamente più attestati di stima di Salvini?

    Comunque la si pensi, il dato è inequivocabile.

    Altro che “senza Forza Italia, Salvini conterebbe come il due di briscola nella partita con Di Maio”, caro Piero. Diciamo pure che senza Salvini non ci sarebbe stato alcun dialogo M5s_Forza Italia e i giochi sarebbero finiti ancor prima di incominciare, esattamente come accadde al termine della scorsa tornata elettorale tra M5s-Pd. E’ chiaro come il sole che i pentastellati NON POSSONO trovare un accordo con dei partiti di Sistema, sarebbe la loro fine. Tra simili invece, M5s-Lega, ci s’intende sempre. Ma, soprattutto, non si perde la faccia.

    Mi sembra evidente che la coppia Di Maio-Salvini abbia tutta l’intenzione di durare nel tempo. Non si dia troppo credito alle media-baggianate che li vorrebbero impegnati in un “governo di scopo”, è il solito gossip da mercato delle vacche. A questo scopo i due vincitori concorderanno su un “esterno” per la carica di Presidente del Consiglio, che non è poi così importante, visto che l’Italia non è una repubblica presidenziale. Contano molto di più i ministeri, e la coppia vincente lo sa benissimo.

  • Ho solo scritto, Rita, che senza tutto il Centro destra la Lega ha solo il 17% (contro l’oltre 32% di Di Maio) e quindi ha tutto l’interesse a mantenere unita la coalizione.

    Che poi chi ha vinto debba trovare un accordo mi pare non solo legittimo, ma un dovere di fronte alla volontà espressa dall’elettorato.

    Di sicuro la strada è in salita, ma vedo che i due hanno già imparato bene l’arte della mediazione.

  • Dovrà esserci – lo ripeto – un pizzico di fantasia perché la strada intrapresa da Salvini e Di Maio è in salita. Leggo anche questa mattina che ambedue sarebbero disposti addirittura a rinunciare al loro programma-manifesto (la flat tax al 15% e il reddito di cittadinanza): tutto però dipenderà dalla reazione degli iscritti (e il M5S, col suo mito della “democrazia diretta” registrerà ogni giorno gli umori della base.

  • Visto che i giovani politici (Di Maio, Salvini Meloni) hanno tagliato letteralmente i ponti con i dipendenti della carta stampata e nulla trapela dalle segrete stanze, sarebbe interessante sapere come chi dice certe cose riesca a dirle. Lavora di fantasia, questo è certo, finendo per rafforzare la popolarità di chi non vorrebbe. Così è andata nell’ultima campagna elettorale.

    E dire che le notizie (che non siano il toto-governo), non mancano.
    I problemi precedenti alle elezioni sono ancora tutti lì …… che aspettano.

  • Leggo sui giornali di oggi che vengono presentati come delle novità assolute i due scenari più realistici che io ho evocato tempo fa:
    – un governo Di Maio-Salvini con premier Cottarelli e con due ministeri chiave e di grande visibilità ai due leader vincitori;
    – una staffetta tra Di Maio e Salvini.

    Non bisogna essere un mago della politica per prospettare questi due scenari, ma solo un po’ di buon senso politico.

    La strada è ancora decisamente in salita, ma si sta già spianando (anche se Di Maio rimane irremovibile, per ora, sul ruolo di premier che spetterebbe a lui): pensiamo all’apertura di Salvini sul reddito di cittadinanza.
    La “mediazione” è il cuore della politica, anche nel caso in cui un solo partito avesse la maggioranza assoluta.

  • Cottarelli non ce lo vedo proprio, sarà la solita sparata dei giornali.

    Salvini invece sta lasciando tutti stupefatti.

    Non più tardi di un paio d’ore fa un “compagno” storico e molto noto nel panorama politico cremasco, di cui non faccio il nome per educazione, mi ha detto: “Se ci mandano a rivotare, io stavolta Salvini lo voto”. Mi sembra di capire che non sia l’unico a pensarla così. Ci pensino coloro che oggi tifano per una “legislatura breve” …….. la sorpresa aspetta sempre dietro l’angolo.

  • Sempre tentato di andarmene, di fronte a tanta propaganda, contravvengo ai miei propositi. Per non lasciare nelle solite mani un’informazione a dir poco di parte. Rita si inventa, senza fare nomi, il misterioso “compagno” storico ormai convertito al populismo, come fece, sempre senza fare nomi naturalmente, con le tre esperte di cinema per demolire il film di Guadagnino, e vale anche per l’amico omosessuale. D’altro canto io potrei, allineandomi allo stile propagandistico, rendicontare di quei due o tre, che non avendo mai avuto tessera Pd, dopo le elezioni si sono iscritti. Piero che definisce “donna di altro profilo” la zia di Mubarak (Serra), che vasta leggerne i trascorsi, altro che dichiarare nel suo discorso di insediamento di stare dalla parte di tutte le donne. E le Olgettine? E aggiungerei anche che i Grillini, duri e puri, chissenefrega delle leggi ad personam ( Berlusconi) che ha vivacemente sponsorizzato e difeso, l’hanno pure eletta. Ricordo a tal proposito le liti tra Lei e Travaglio, che adesso quasi quasi smentisce, Travaglio intendo. Sempre per la contro- propaganda. Che se è questo il compromesso necessario per fare politica ve lo raccomando. “Buona politica” a tutti e Adieu.

  • “Rita s’inventa”? E a che scopo, mi pagano? Ti senti bene, Ivano?
    Dimentichi che io non ho votato, tu invece si.
    Se qui c’è qualcuno di parte, quello sei tu. E si vede.

    Guadagnino non se lo ricorda più nessuno, neppure i cremaschi, quindi l’amico omosessuale “inventato”forse non era del tutto scemo. E’ bello, comunque, sapere di essere una miniera d’invenzioni, mi piace. Scalda il cuore.

  • I due ragazzi hanno imparato bene come si fa politica e ognuno sta giocando le sue carte. Salvini, con la mossa di fare un passo indietro in termini di premiership, vuole forse sbloccare la situazione, premendo su Di Maio perché anche lui faccia un passo indietro e si dia, più realisticamente, il via a un presidente esterno ma gradito ai due.
    In questo dimostra – all’apparenza – di essere più politicamente “maturo”, più “responsabile”, più “flessibile”.

    Di Maio non crede fino in fondo (o non crede affatto) che l’asse con Salvini e con… Berlusconi sia l’unica strada percorribile perché sa bene che una parte significativa del suo elettorato non riuscirebbe ad accettare di ingoiare questo rospo dopo avere ingoiato il rospo di votare al senato una fedelissima di Berlusconi.
    Il M5S diventerà forse domani una sorta di democrazia cristiana, ma ora ha un’anima di sinistra molto marcata che non potrà mai accettare un patto analogo al Nazareno.

    A meno che Di Maio prenda tempo per fare una sorta di operazione pedagogica a piccole dosi: far capire all’elettorato che la politica non è il teatro che hanno creato abilmente in questi anni (i salvatori della Patria contro i disonesti, i corrotti…), ma è l’arte del possibile, step by step.

  • Di Maio è un Pulcinella servo di due padroni, Piero. In questo sta dimostrando la sua pochezza programmatica e, in effetti, il M5s non è mai stato un partito “ideologico” bensì un contenitore informatico per la raccolta del consenso. Al contrario della Lega di Salvini che, invece, ha dei principi (non entro nel merito) che proclama da anni, sebbene tra la Lega di Bossi e quest’ultima 2.0 ci sia un abisso e l’elettorale sia completamente diverso.

    Non so dove tu veda l'”anima di sinistra” del M5s, un partito comandato da un miliardario in pensione (Grillo) e da un’azienda (Casaleggio & Co.) che dietro la facciata della democrazia digitale nasconde un programma elitario che mira alla manipolazione e al controllo dei cittadini che saranno chiamati con un clic ad approvare tutto quello che in realtà è già stato deciso. Se questa è la “sinistra”, si capisce perché la sinistra è morta.

  • Tirar per le lunghe non serve a nessuno …… o si ?

  • Mi metto nei panni di un elettore del M5S. Scelto a caso (naturalmente, scherzo): Marco Travaglio.
    Che cosa direbbe tale elettore di fronte a un asse tra Di Maio-Salvini-Berlusconi quando ha tuonato per anni e anni contro il Male Berlusconi e, in tempi più recenti, contro l’inciucio Renzi-Berlusconi?

    Di sicuro Di Maio qualche problema ce l’ha ad allearsi con un Berlusconi che ha definito un “psiconano”: per questo che ostenta di non volere fare alcuna alleanza con lui.
    Ma già ora ha votato al senato la presidente che è stata non solo la fedelissima di B., ma ha anche collaborato a lungo con lui per le cosiddette leggi ad personam.

    Salvini sa bene tutto e non è un caso che sia deciso a non scaricare Berlusconi: solo così accresce la forza contrattuale nei confronti di Di Maio e prima o poi lo costringerà a fare il passo indietro sulla presidenza del consiglio.

    Ma… qualcosa si sta muovendo: Berlusconi, il… saggio, vuole raggirare l’ostacolo proponendo ministri (suoi) di grande competenza e di specchiata moralità.
    Riusciranno i Cinque Stelle ad accettare tale formula che altro non è che il volto… buono del tanto osteggiato… inciucio?

  • Leggo che Domenico De Masi, il sociologo che ha aperto il nostro corso sulle tecnologie digitali e vicino ai 5 Stelle puntualizza il fatto che “il reddito di cittadinanza” altro non è che un “reddito di inclusione”, cioè l’estensione del reddito di inclusione del governo Gentiloni.

    Già, in effetti (io più volte l’ho scritto), non ha nulla a che vedere con il reddito di cittadinanza che si sta sperimentando altrove (e che viene teorizzato dal giovane autore olandese del best seller “Utopia per realisti” – che è del tutto “incondizionato”: quello dei pentastellati è “condizionato” (eccome!).

  • Quello che oggi si chiama “inciucio” un tempo si chiamava “alleanza di governo”. La politica è fatta di questa roba qua, inutile girarci intorno. Di Maio rappresenta il partito che ha raccolto più voti ma non dimentichiamo che è arrivato secondo: le elezioni del 4 marzo sono state vinte dalla coalizione di centrodestra. Ha ben da dire “il presidente del consiglio lo faccio io”, dovrà piegare il capo e lasciare la seggiola a qualcun altro, che ovviamente non sarà Salvini.

    Da morir dal ridere, in questi giorni, il comportamento di Minniti che evidentemente sta cercando il suo posto al sole perché, si sa, il potere logora chi non ce l’ha. Tutto d’un botto ha scoperto che l’Italia è un covo di potenziali terroristi e ordina arresti plateali. Ma non faceva parte della coalizione che voleva dare ad intendere agli italiani che “coi barconi arrivano soltanto i poveri diavoli perché i terroristi viaggiano in business class”? Questa gente non conosce la vergogna.

  • I gravissimi fatti di questi giorni, compreso il tentativo di rifarsi una verginità da parte di Minniti, non lasciano dubbi, Rita: è arrivato il tempo in cui non possiamo più ignorare che ci è stata dichiarata guerra, che abbiamo il nemico in casa e che soffriremo parecchio a causa di questo nemico annidato tra di noi. Non possiamo più evitare di combattere. Questa guerra non l’abbiamo certo voluta. Ma adesso nessuno può più far finta di niente o inventar bubbole su moderatismi, integrazioni, dialoghi e salamelecchi.

    Naturalmente, il collaborazionismo col nemico non potrà non essere punito. Ogni giustificazione degli atti di ostilità di questo nemico non potrà non essere considerata come un tradimento degli interessi nazionali e del bene pubblico. Gli obiettivi criminali, le minacce di sgozzamento, il coinvolgimento di bambini, l’oggettiva pericolosità delinquenziale sono fuori di dubbio. Il tempo delle parole è finito.

    Dopo tante promesse senza costrutto e copertura economica, tra tante sparate elettorali, oggi gli italiani si aspettano soprattutto che l’uso legittimo della forza sia impiegato dai pubblici poteri per adempiere al primo dovere di un’entità statuale e di un ordinamento giuridico: la difesa del popolo e del territorio nazionale dagli attacchi nemici, in particolare dal terrorismo e dal crimine. C’è un terreno comune per tutti i partiti dell’arco costituzionale (e anche oltre), su cui c’è poco da sofisteggiare e alambiccare. Che si sbrighino a spartirsi le poltrone, ce la mettano lì la fantasia, perché adesso l’Italia chiede loro un’azione: stroncare con la massima durezza questi delinquenti.

  • Un terreno comune: concordo, Pietro.
    Il terrorismo è un nemico che possiamo affrontare solo “insieme”, insieme come “popolo”, come “nazione”, a prescindere dalle maggioranza e dall’opposizione.

    Abbiamo dei servizi segreti di buon livello, ma questo non basta.
    Non basta prevenire attentati, ma occorrono misure a monte (decisioni “politiche”) e queste non possono che avere il supporto e il consenso di tutte le forze politiche.

    Quando ha di fronte un nemico, una comunità si unisce, tanto più ora che il nemico – come scrivi tu, Pietro – si annida in mezzo a noi.

  • Continuano a giocare i due leader vincitori e giocheranno ancora a lungo. Si studiano a vicenda e ognuno fa le sue mosse: Dopo l’apertura di Salvini sul reddito di cittadinanza (che in effetti altro non è che il reddito di inclusione del centro sinistra con una platea più ampia), ora leggo che i Cinque Stelle aprono in qualche misura a una revisione profonda del sistema fiscale.
    Passi di avvicinamento fino al… matrimonio?
    Forse no: l’ostacolo insormontabile è Berlusconi (il Nemico con cui i pentastellati hanno giurato di non fare mai un’alleanza).
    Non è un caso che ci sia un corteggiamento sotterraneo del Pd.
    Un corteggiamento che pare stia producendo i suoi effetti: sono in numero crescente gli esponenti del Pd che si stanno muovendo nella direzione della prospettiva di un asse M5S-Pd.
    Tutto è ancora incerto, ma tutti si stanno muovendo, al di là del teatrino ufficiale.
    I Cinque Stelle stanno sperimentando l’arte delle alleanze (che non sono più inciuci).

  • Si sono aperte le consultazioni. Saranno probabilmente solo preliminari. Intanto i leader continuano a giocare le loro mosse, cercando di indebolire l’avversario e parlando al proprio elettorato.
    Ieri l’apertura di Di Maio al Pd (senza Renzi): addirittura l’elogio di tre ministri (Martina, Franceschini, Minniti: scelti a caso?).

    Mosse. Tattiche.
    E anche Salvini fa la sua parte.
    E tutti guardano ai sondaggi: la fiducia nei due leader sta crescendo (a crescere un po’ di più è Salvini): tentazioni per spingere il più presto possibile a nuove elezioni?

    Salvini, poi, aspetta le elezioni del Friuli.
    Salvini e Di Maio, poi, aspettano le lezioni del 10 giugno (con oltre 7 milioni di elettori).

    Ma… tutto questo ha a che vedere con “l’interesse generale”?
    Siamo alla Terza Repubblica o alla Prima (nella sua fase peggiore)?

  • Mi pare utile una riflessione sulla proposta lanciata domenica scorsa e ripresa oggi su La Stampa: la scelta, sotto la spinta del cambiamento voluto dagli elettori, di un premier-donna.
    Si tratterebbe di una scelta meramente simbolica o ben altro?
    Di sicuro, in Italia non c’è mai stata una Angela Merkel o una Theresa May (o una delle tante premier-donne che troviamo nel panorama politico, e non solo nei Paesi del Nord Europa).
    Abbiamo avuto ministri-donne di una certa rilevanza (anche degli Esteri, anche degli Interni), ma mai un presidente del Consiglio.
    Non siamo ancora “maturi” per tale rivoluzione culturale?
    Non si tratta di scegliere una donna solo perché “rosa”, ma perché le donne hanno dimostrato e stanno dimostrando sempre più quanto valgono quando occupano certe posizioni istituzionali.
    Io non ho dubbi: se ci mettessimo in questa ottica, non avremmo per nulla difficoltà a trovare una donna all’altezza.

  • Leggo una stimolante riflessione di Sabino Cassese che sottolinea come non solo i due leader “vincenti” hanno esperienze governative (e neppure amministrative), ma che gli eletti sia del M5S che della Lega sono in stragrande maggioranza (dal 70 all’80%)… nuovi.
    Con un distinguo, però: Salvini ha piazzato un numero elevatissimo di amministratori locali. Si tratta quindi di parlamentari che hanno già un minimo di “esperienza” della macchina pubblica, mentre i parlamentari pentastellati sono del tutto sprovvisti.

    Non mi permetto di dire che i nuovi parlamentari non siano degni di coprire il ruolo che è stato conferito loro dal popolo sovrano: tutti quelli che sono alle prime armi hanno bisogno di imparare (Di Maio & C. dopo cinque anni hanno imparato bene le tattiche dei parlamentari).

    Ma un conto è legiferare (un compito arduo, di sicuro) e un conto governare.

    A prescindere dalla formula di governo che i partiti riusciranno a realizzare, o credo che un governo abbia bisogno sia di “idee nuove” sia di “esperienza della macchina governativa).
    E’ necessario un giusto equilibrio.

  • Scusa Piero, ma dopo mezzo secolo di semianalfabeti a Montecitorio, dopo decine di soggetti che fino al giorno prima facevano i sindacalisti in fabbrica o i disoccupati nelle liste di collocamento, dopo parlamentari alla Razzi, Librandi e Scilipoti (acquisti di Monti e Di Pietro), stiamo qui a disquisire sul “grado di preparazione” dei nuovi di Lega e M5s? Come mai fino a ieri nessuno s’interessava di ciò? Abbiamo avuto persino un ministro dell’istruzione che ha falsificato il titolo di studio.

  • Nell’ambito di queste consultazioni finalizzate a poter dare un Governo al Paese, sta accadendo un fatto a mio parere di gravità pesantissima: che il secondo partito (come da risultato dello svolgimento di regolari elezioni democratiche) di fatto non participi al confronto sui contenuti, sulle priorità, sulle possibili convergenze ad affrontare gli enormi problemi da affrontare, assumendo una posizione da …. “permaloso”, da ….”non gioco più” a “punire” i cittadini elettori, per il “voltafaccia” e gli altri Partiti emergenti per l'”affronto”!!!
    E’ pur sempre il secondo Partito , che ha raccolto il testimone di due Partiti, Il PCI e la DC che di fatto hanno governato l’Italia, hanno fatto la storia del nostro Paese dall’inizio della Repubblica!
    Ma di chi si sta facendo portavoce in questa delicatissima fase storica il Partito Democratico?
    Chi e con quale mandato sta prendendo decisioni tanto contradditorie con le fondamentali impostazioni alla base del confronto democratico, finalizzato a trovare punti di convergenza tra le diverse posizioni?
    Chi rappresenta chi in questo Partito Democatico?
    La pessima impressione è che gli eletti del PD siano più preoccupati di “mantenere le loro posizioni” in Parlamento, nel loro Partito, piuttosto che di entrare apertamente nel merito dei problemi da affrontare, facendosi capire con chiarezza dagli altri partiti e dai cittadini elettori e in quella sede ricercare elementi di unione finalizzati al dare un Governo al Paese!
    La responsabilità che si sta assumendo (o meglio che non si sta ssumendo!) il PD è enorme.
    E’ ancora un Partito Politico il Partito Democratico?
    O ha assunto tutte le caratteristiche di un organizzato gruppo di potere con finalità diverse dal governo della cosa pubblica?

  • Si, Franco, hai ragione. Il secondo partito dice permalosamente “non gioco più” mentre il primo con una certa arroganza dichiara “con te non ci sto”, “o faccio io il re, o nisba”. Sembra di essere all’asilo infantile. Non dubitare che se si dovesse tornare al voto domani gli italiani saprebbero tenere conto di questi atteggiamenti. Il popolo che si spacca la schiena per lavorare e pagare le tasse non ha tempo per le scemenze e ha tutto il diritto di avere un governo in carica che faccia il suo dovere.

  • Mi sono limitato, Rita, a riportare l’analisi di Sabino Cassese (un’analisi che è anche un elogio alla Lega che ha portato in parlamento un numero elevato di ex amministratori locali).
    La mia unica considerazione che ho aggiunto è che auspico che il prossimo governo esprima un mix equilibrato di persone “con esperienza” e persone con “nuove idee e nuove energie”.
    Tutto qui.

  • Vedo, Franco, che le aperture di Di Maio (ma anche di molti elettori del M5S, tra cui giornalisti blasonati) nei confronti del Pd si fanno insistenti: è sfruttando questo varco che il partito democratico – confido – prenderà l’iniziativa di esprimere una sua “proposta”.

    La mia impressione – lo ripeto – che i tempi saranno lunghi.
    Vi è chi, infatti, attende l’esito delle elezioni regionali di fine aprile (Friuli e Molise): fino a quella data Salvini – qualora avesse l’intenzione di rompere con Berlusconi – non lo farà prima.
    Vi è chi attende l’appuntamento della Direzione (il Pd): sarà in quella sede che il partito sconfitto – ma che, comunque, rimane il secondo partito a livello nazionale – proverà a comporre le sue diverse anime.

    I vincitori, poi, continuano a leggere i sondaggi che danno loro un consenso in crescita e non è escluso che sia Di Maio che Salvini pensino a nuove elezioni in tempi brevi con un obiettivo chiaro: il M5S per prosciugare il Pd (già il 4 marzo ha catturato non pochi voti in fuga dal Pd) e la Lega per prosciugare Forza Italia.

    Tutti, per ora, giocano le loro mosse.
    Pensando al “bene” del Paese? Temo che non sia così: ognuno pensa al proprio “orticello elettorale”.

    E’ questa la politica?
    Non è la “mia” concezione di politica.

  • Ogni giorno una massa.
    Dopo la massa del Centro-destra unito di fronte al quale Di Maio non potrebbe che essere… subalterno, ecco la mossa di Di Maio per tornare il deus ex machina; l’apertura al Pd, a un partito cioè che ha un po’ più della metà dei viti del M5S.
    Non ha alcuna importanza che cosa ha detto del Pd negli ultimi cinque anni e nella campagna elettorale (insulti a cui – va ricordato – il Pd ha risposto con pesanti giudizi): tutto è stato un teatrino, giusto per accalappiare i voti.

    Ripeto: non è questa la politica alta, la politica che ha a che vedere con l’interesse generale del Paese, con la “soluzione dei problemi”.

  • Una… mossa: chiedo scusa.

  • C’era una volta la prima Repubblica segnata dal proporzionale puro, Poi, nel 1993, il popolo sovrano ha scelto, con un referendum popolare, la svolta maggioritaria: da qui il Mattarellum.
    Nell’arco di pochi anni lo scenario è letteralmente cambiato, in barba alla sovranità popolare e siamo ripiombati nella Prima Repubblica (altro che terza Repubblica)!
    E’ accaduto con la sostanziale complicità dell’opinione pubblica, pure dei giornalisti più… illuminati. Il sistema maggioritario è stato improvvisamente visto come un insulto alla democrazia, anche da parte di chi il 4 marzo è risultato vincente.
    C’è chi, prima del Rosatellum, ha tentato di rilanciare il Mattarellum, ma ogni partito voleva “contarsi” (anche i Leu) e si è arrivati a un modello sostanzialmente proporzionale.

    Ripeto: l’opinione pubblica è rimasta a guardare, quasi infastidita.
    Sulla stessa nostra piccola piazza la mia è stata una vox clamantis in deserto (credo di essere stato l’unico che ha messo in guardia dall’abbandonare il sistema maggioritario).

    Non si è avvertita la pericolosità della svolta ed ora, coloro che hanno osteggiato il sistema maggioritario, oggi – visto che conviene a loro – invocano il maggioritario.

    Poveri partiti! Ognuno guarda al proprio interesse, non all’interesse generale.
    Ma poveri siamo anche noi che non abbiamo mosso un dito.

  • “Continuare ad alimentare una partitocrazia assai poco credibile utilizzando sistemi elettorali realizzati a suo uso e consumo, con liste pilotate o senza preferenze, a tutto detrimento delle persone credibili, non ha alcun senso”. “Per dare davvero attenzione alla scelta delle persone e rompere l’attuale sistema partitocratico occorre un sistema elettorale maggioritario uninominale, a candidatura libera e a doppio turno, con ballottaggio eventuale” (15 febbraio, su “giovani”, “politica” e “ponti” del Partito Democratico).

    Quanto meno i dittatori di una volta, quando varavano leggi liberticide, le facevano giuste per i loro scopi. Questi Zauberlehrling non sono stati nemmeno capaci di truccare le carte che subito si sono incartati da soli.

  • ….Pietro, per via dei “ponti”, mi viene da fare un “ponte” con l’ultimo post di Adriano, si quello sull’informatica.
    Si, perchè anche su questo tema, l’informatica sta giocando un ruolo mica da poco!
    L’ha giocato (con un paio di carichi da 11 addirittura) con il repentino inimmaginabile risultato di voti rastrellati dai 5* (ho militato a lungo in un partito che esultava per uno zerovirgola limato/aggiunto al 3% dopo decenni di onorato servizio!) e sul combinato disposto Grillo/Casaleggio (complice la piattaforma rousseau) dal ….nulla è eploso un consenso di voti da primo posto nazionale (“buffo stivale”, alè !).
    E da qui, non si torna più indietro, basta “pacco di pasta” e “scarpa destra prima/scarpa sinistra poi!
    Epperò, se vogliamo mantenere una parvenza di credibilità a questa nostra democrazia parlamentare bisogna che si entri nel merito di questo nuovo corso, di questa “partecipazione informatizzata”.
    La diffusa “ignoranza” (senza offesa alcuna è, usare il vocabolo come da etimo) della nostra vecchia (anche qui senza offesa) classe politica rispetto alle “leggi” (scritte e no) che governano l’informatica ha favorito lo ….”spadroneggiare” di chi non solo ci è “nativo” nell’informatica (niente pernnino e inchiostro!), ma la sa anche podroneggiare con intelligenza finalizzata al raggiungimento di un obiettivo.
    Non solo, ma l’uso spregiudicato dei sondaggi, consente a chi gestisce con freddo pragmatismo, un “tool indifferente ai contenuti” (niente a che vedere quindi con “destra e sinistra”) di ridefinire in tempo reale “la rotta” sfruttando al meglio “venti” e “correnti” (ops, absit!).
    E lo dico pur nutrendo simpatia per 5* e Fatto Quotidiano ( Travaglio&Gomez e compagnia cantante), ma quello che è accaduto a Ivrea, dove Casaleggio ha potuto permettersi (direi nella sostanziale indifferenza dei ….”giornaloni”) di lasciare fuori dalla porta un giornalista “sgradito”, è un segnale d’allarme (che fa ripensare a ….cose brutte!) da non sottovalutare.
    Anche per questo ribadisco la mia disapprovazione per la linea “aventiniana” scelta dal PD in questa occasione.
    In quella “scatola” li, ci sono ancora pezzi del PCI e della DC, Partiti che hanno fatto la Storia di questo Paese, dopo che aveva chiuso le ….. “mescite” il premiato “esercizio” Savoia/Mussolini!
    Un sussulto di orgoglio, una presenza attiva, a confrontarsi al tavolo dei contenuti, non farebbe male in questa temperie!

  • Leggevo ieri delle sollecitazioni di Franceschini a Martina per fare, all’incirca, quanto dici tu, prendendo una posizione almeno “di interlocuzione”. Vedremo. Di certo, in questo momento fare altri passi falsi sarebbe fatale. Che in quest’ultimo partito storico ci sia un pezzo d’Italia repubblicana, è vero. Il senso di orfanità che lascerebbe, in caso di coma o addirittura di decesso, sarebbe esteso e diffuso in diverse aree politiche, prima fra tutte quella del riformismo cattolico. Non a caso, certe indicazioni a determinate alleanze, più o meno esplicitamente, vengono da quegli ambienti.

    Ci sono stati partiti che col tre per cento hanno saputo valere come se avessero il trenta. Che è poi, da sempre, la distinzione tra quantità e qualità, persino in democrazia, dove un voto vale uno. In politica, si sa, i rimpianti non servono. Tuttavia, personalmente, rimpiangerei più quei decessi che questo. C’è una maggiore o minore dignità anche nel modo di lasciare il campo. Di sicuro il premiato esercizio che dici tu questa dignità ha fatto fatica ad averla.

  • Il ritorno alla prima Repubblica (anche tu hai già avuto occasione di sottolineare), al di là del maggior tasso di “democraticità” del sistema proporzionale, ci porta paradossalmente a un vero e proprio scippo della democrazia.
    Infatti, solo con il sistema maggioritario (a mio avviso, ci vorrebbe anche il ballottaggio alla francese), gli elettori scelgono il programma e si aspettano che tale programma sia attuato.
    Col sistema proporzionale ogni partito, al fine di catturare i voti, può sparare le promesse più mirabolanti perché sa in anticipo che poi non riuscirà a realizzarle e darà la colpa al partner della coalizione.

    Non so se Di Maio e Salvini riusciranno a formare il governo, ma è sicuro che in questo scenario le promesse che più hanno guadagnato elettori o spariranno del tutto o saranno sfumate e lontanissime dall’originario e naturalmente ognuno darà la colpa all’altro.

    Non è un caso che i pentastellati, dopo avere osteggiato il Mattarellum, riscoprano il maggioritario!

  • Nessuno può conoscere, almeno fino al 21 aprile, la linea che emergerà nel Pd, ma io immagino che la tattica che viene usata è chiara: se dovesse infrangersi l’asse Di Maio-Salvini, allora, più o meno pressati dal presidente della Repubblica, giocherà le sue carte, anche perché non ha alcun interesse ad andare a nuove elezioni (e quindi farà di tutto perché si formi un governo).

  • Ribadisco il mio punto di vista: prima di puntare il dito contro i partiti, dovremmo puntare il dito contro di noi che (quando i partiti in parlamento, bocciando il maggioritario, ci hanno catapultati nella prima Repubblica), siamo stati alla finestra.
    Indifferenti.
    Quasi infastiditi.
    Siamo un popolo in cui gli elettori, spesso e volentieri, si identificano nel loro leader di riferimento.
    Senza alcun senso critico.

    La democrazia vive se i cittadini rimangono vigili, attenti, critici.
    Ma questo è tutt’altro che facile: preferiamo abdicare al nostro ruolo di “cittadini”

  • Stop and go, o meglio go and stop: siamo di fronte a un alternarsi di aperture e di chiusure.
    Del resto, i partiti, pensando ai loro orticelli, altro non fanno che attendere l’appuntamento del 29 aprile e magari anche quello del 10 giugno quando voteranno oltre 7 milioni di elettori.

    Ambedue i leader stanno giocando bene (dal loro punto di vista).
    Magari, sarà proprio l’acutizzarsi delle tensioni internazionali per la Siria a fermare il gioco e a costringere Salvini a mollare in modo elegante Berlusconi (nonostante il colpo di coda di ieri).
    Cioè? Prevedendo l’ingresso nel governo di uomini di alto profilo tecnico di area moderata designati da Berlusconi.

    La fantasia al potere, ho chiamato il post: in effetti di fantasia ce ne vuole molta!

  • Vedo che coloro che per anni hanno stigmatizzato il… governo del presidente, lo invocano.
    Quanti insulti hanno ricevuto gli ex presidenti per avere incaricato di formare un nuovo governo politici non designati dal popolo, da Monti a Letta, da Renzi a Gentiloni.
    Ma… chi è stato eletto dal popolo sovrano a fare il premier con le elezioni del 4 marzo? Finché la Costituzione non viene cambiata a nominare il capo del governo è il presidente della Repubblica che, naturalmente, nomina una personalità in grado di formare una maggioranza e quindi i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni erano perfettamente legittimi, in piena conformità con la Costituzione e, ciò nonostante, erano bollati come anticostituzionali.

    E questo accadrà anche nei prossimi giorni quando Mattarella nominerà una personalità, vuoi Di Maio, vuoi Salvini, vuoi la Casellati, chi dimostrerà di essere in grado di aggregare intorno a sé e a un programma una maggioranza.
    Ci sarà qualcuno che griderà ancora al golpe istituzionale?

    Se guardiamo al passato, al tempo della prima Repubblica, il presidente della Repubblica è arrivato a nominare due uomini politici (Spadolini e Craxi) che appartenevano a due partitini, ma che erano in grado di formare una maggioranza.

    Solo col sistema maggioritario il leader dello schieramento vincente è… oggettivamente, candidato a fare il premier, anche se non è previsto dalla Costituzione: è accaduto con Berlusconi (più volte) e con Prodi.
    Quello, sì, che era un sistema che rispettava la volontà popolare.
    Un sistema che Di Maio e Berlusconi hanno osteggiato ferocemente!

  • Una postilla per chiarire meglio la mia riflessione: se Salvini riuscisse ad aggregare una maggioranza (è solo uno scenario del tutto ipotetico), non ho dubbi che i Cinque Stelle scatenerebbero una campagna contro lo scippo della democrazia, contro la violazione della sovranità popolare, contro il golpe costituzionale.
    E’ il solito teatrino che abbiamo visto in questi anni: ciò che non rientra nei “propri interessi” è “anticostituzionale”, “antidemocratico”.

  • Prima Caldenda, poi Cacciari, hanno lanciato l’idea di un governo di emergenza o di salute pubblica.
    Ho letto pure la stroncatura del direttore di Repubblica, Mario Calabresi che lo bolla come un “governo di nessuno”.

    Personalmente, ho un’altra opinione.
    Non si tratta di approdare a un… governissimo come “extrema ratio”, come ultima spiaggia dopo il probabile fallimento di un governo “politico”, ma di una assunzione di responsabilità di tutte le forze politiche, non perché voluto dal presidente della Repubblica al fine di evitare nuove elezioni.

    Si tratta di uno scenario che ho suggerito circa un mese fa, a commento proprio di questo post: un governo con la partecipazione di tutte le forze politiche (e quindi col “contributo propositivo” di tutti) al fine di “rimuovere” gli ostacoli che oggi impediscono a qualsiasi coalizione di realizzare il proprio programma.
    Non, quindi, un governo di salute pubblica alla Cacciari o alla Calenda, ma un governo che esprima tutte le energie del Paese finalizzato a spianare la strada a quanti avranno il mandato dal popolo a governare.
    Se non abbatteremo la montagna del debito pubblico, lo scandalo dell’evasione fiscale e contributiva e della corruzione pubblica che costano nel complesso non meno di alcune centinaia di miliardi, nessuno riuscirà a realizzare il proprio programma e nessuno riuscirà a far cambiare le regole alla Commissione europea e al parlamento europeo.
    Se vogliamo cambiare le regole del gioco, dobbiamo fare noi i compiti a casa nostra, scegliendo autonomamente come farli.

    Solo quando avremo eliminato tali ostacoli (o, almeno, avviato il percorso teso a tale eliminazione) – si può ipotizzare un lasso di tempo di 2-3 anni – e solo quando avremo trovato un’intesa su una legge elettorale che non guardi agli interessi di quel partito o di altri, ma all’interesse “generale” (a mio avviso un maggioritario col ballottaggio), ogni forza politica potrà raccogliere il consenso sulla base di un programma che poi sarà in grado di realizzare, magari anche lo stesso “reddito di cittadinanza” e la stessa “flat tax” (che oggi, nelle condizioni attuali, sono… mere chimere).

  • Anche la stampa di oggi continua a evocare il governo di emergenza come l’ultima chance.
    No: non è l’ultima, ma la prima.
    Nessun governo potrà realizzare le sue promesse elettorali se non si rimuoveranno i macigni che impediscono ad ogni governo di… governare.
    Tutto ruota intorno al problema dei problemi: la mancanza di risorse.
    Ora, tutto sarebbe possibile se davvero si facesse una grande sforzo collettivo (col contributo di tutte le forze politiche) per “liberare” le risorse che ci sono.
    Non solo il reddito di cittadinanza, non solo la flat tax, ma anche la radicale modifica della legge Fornero.

    Ma… i partiti guardano sempre al proprio… giardino elettorale. Sembra, anzi, che siano permanentemente in campagna elettorale.

  • …..non vedo altre soluzioni se non un “monocolore” 5* con appoggio esterno del PD, sulla base di un “contratto sottoscritto” su punti programmatici sui quali sia stata verificata la convergenza.
    Eppoi, nuova legge elettorale (quella “dei sindaci” per intenderci) e nuove elezioni.
    Ma ciò, presupporrebbe un sussulto di presa di responsabilità nei confronti del Paese e dei cittadini, che probabilmente è …..chiedere troppo!
    Sperem da no……

  • Un’ipotesi, Franco, tanto accarezzata non solo da molti elettori di Cinque Stelle, ma anche da tanti giornalisti che hanno sparato a zero contro il Pd per cinque anni e che non vogliono nel modo più assoluto il matrimonio col centro-destra di cui è componente colui che hanno additato a lungo (prima di Di Battista!) “il Male Assoluto”.
    Personalmente, non credo si possa materializzare, non tanto per gli insulti ricevuti dai pentastellati, quanto per la fragilità che avrebbe (soprattutto al senato).

    Una soluzione meno impossibile sarebbe un asse M5S-Pd-Leu, ma solo con un premier “terzo”, ciò che Di Maio non accetterà mai.

    Il modello elettorale della elezione dei sindaci è stato quello che ha inseguito Renzi nella passata legislatura: bastava fare qualche ritocco all’Italicum (col contributo di tutte le forze politiche, considerato che si trattava delle regole del gioco) per farlo passare dalla Consulta, ma allora i Cinque Stelle hanno dimostrato una feroce opposizione.

    La politica, purtroppo, ha molto del… teatro ed è sempre in campagna elettorale!

  • Ieri sera, ospite del Caffè letterario di Crema, lo storico Giovanni De Luna ha detto, tra l’altro, che la Dci e il Pci hanno potuto collaborare un un governo comune nell’immediato dopo-guerra perché
    a) avevano alle spalle un’esperienza comune nella lotta al nazi-fascismo;
    b) erano “antropologicamente” simili (coltivavano le stesse virtù).
    Oggi, invece – sempre secondo De Luna – Lega e il M5S non hanno nulla in comune e quindi non hanno alcuna possibilità di formare un governo.

    E’ così? Non lo so: quello che so è che ambedue i movimenti/partiti vengono da una campagna elettorale lunga cinque anni in cui ciascuno, intercettando paure ed aspirazioni diffuse, si sono costruite un largo consenso.
    Ambedue, poi, i movimenti/partiti hanno condotto la loro lotta con le categorie “manichee”, categorie che pesano ancora oggi, dopo il 4 marzo.

    Un background comune, quindi, ce l’hanno.
    Ma ora viene il bello: riusciranno, dopo avere “demolito tutto e tutti” (comprese leggi che avrebbero potuto contribuire a risolvere l’impasse attuale): ora è il tempo di “costruire”.
    E costruire è un lavoro paziente, di mediazioni estenuanti, a maggior ragione quando (sempre che si metteranno in tale ottica) si siederanno intorno a un tavolo per stilare il… contratto.
    Allora, sì che emergerà la loro statura “politica”!

  • Ieri ho letto l’amaro sfogo di Segni, il leader del referendum sulla svolta maggioritaria del 18 aprile di 25 anni fa.
    Uno sfogo che ho condiviso.
    Ho la sensazione che i partiti, prigionieri come sono del presente, non abbiano “memoria” e non riescono a sedersi intorno a un tavolo neppure per “scrivere insieme le regole del gioco” che valgono per tutti: lo si è visto con il lungo elenco ormai di leggi elettorali, lo si è visto con le riforme costituzionali (da Berlusconi a Renzi).
    Ogni partito guarda al suo… ombelico che considera il centro del mondo.
    E quello che mi dispiace molto è che molti intellettuali, invece di svolgere un ruolo “critico”, diventano “organici” ai partiti (che, per definizione, sono “di parte). Quanti di loro hanno messo in guardia i rischi del ritorno al proporzionale?

  • Ricordo un autorevole osservatore politico a commento dell’esito del voto del 4 marzo: a differenza di altre elezioni, speriamo che le promesse elettorali non vengano realizzate.
    Considerato che il nuovo governo, se riuscirà a nascere, sarà un governo di coalizione, quelle promesse non saranno realizzate come tali (secondo l’auspicio del commentatore) perché saranno… mediate fino a perdere la loro identità.
    Vedo, ad esempio, che il reddito di cittadinanza è già stato derubricato a una sorta di cassa integrazione che accompagna il disoccupato fino alla nuova assunzione e la flat tax non sarà per nulla… flat.

    Quelle promesse non sono… realizzabili in quanto tali e, quindi, benedetto i compromesso che le renderà compatibili con i conti economici

    Io, però – sto insistendo da oltre un mese – ritengo che c’è un mezzo per rendere “realizzabili” le promesse elettorali: a condizione che… (non è il caso che lo riprenda dopo averlo analizzato ben tre volte).

  • Tutto è… possibile, purché si voglia.
    E’ possibile anche azzerare la Fornero.
    E’ possibile effettuare investimenti massicci in infrastrutture che potrebbero diventare il volano dell’occupazione dei giovani.

    Già, a patto che… se ne creino le condizioni che potrebbero consentire a qualsiasi governo di mantenere le promesse.
    Le… condizioni: la mia proposta l’ho fatta.

  • Con l’incarico a Fico si tenta di aprire un nuovo… forno.
    Non posso prevedere che sbocchi potrà avere tale tentativo.
    Quello che mi spiazza un po’ è l’incarico di Di Maio al prof Giacinto Della Cananea e il suo staff di… spianare la strada sul programma.
    Mi spiazza perché sembra una rinuncia alla “politica” e un affidarsi ai tanto vituperati “tecnici”.
    Di Maio non ha il coraggio, dopo una campagna elettorale denigratoria, durata cinque anni, di aprire le trattative?
    Siamo di fronte a un’ennesima mossa per favorire l’asse con Salvini consentendogli di dilatare il tempo fino alle regionale del Friuli, per poi tornare al primo forno?

    Una cosa mi pare di poter dire: ho la sensazione che Di Maio sia un politico spregiudicato, disponibile ad allearsi con tutti, destra e sinistra, purché alle sue condizioni.

    Tutti dovrebbero essere consapevoli che in parlamento ci sono soltanto “minoranze”, ma invece vi è chi (parlando agli elettori) si comporta come se si fosse votato col sistema maggioritario.

  • Se mi mettessi nell’ottica… partitica (da cui sono lontano anni luce), direi che il Pd ha tutto l’interesse a che non si vada a nuove elezioni (ora che il vento soffia su altri partiti) e che si formi un governo, ma non un governo qualsiasi: a un governo dei vincitori (o delle maggiori minoranze).
    Mentre l’interesse “particolare” del M5S e della lega è di andare quanto prima a nuove elezioni come una sorta di chiamata degli elettori perché scelgano tra i due poli.

    Tutti “prigionieri” dell’interesse “particulare”!
    Ma la politica, quella che io amo, quella che ha come obiettivo “l’interesse generale”,quella alta è tutt’altra cosa: in questo mio diario pressoché quotidiano lo sto dimostrando.

  • E’ una buona cosa che la base elettorale dei Cinque Stelle e del Pd esprima il suo consenso a uno scenario del tutto innaturale come l’asse che sta esplorando Fico, tra M5S e Pd.
    Del resto l’ha fatto anche la base del Partito socialdemocratico tedesco con un referendum interno.
    Lo stesso discorso varrebbe anche per l’altro forno (che, immagino, tornerà ad aprirsi) tra il Centro-destra e M5S, perché anche questo asse sarebbe del tutto anomalo se pensiamo alle rispettive campagne elettorali.
    La democrazia è questa, considerato il fatto che il parlamento ha voluto tornare alla prima Repubblica rifiutando il Mattarellum.

  • Leggo sul M5S delle valutazioni contrastanti: chi lo considera “politicamente immaturo” (oltre che senza alcuna esperienza né di governo né amministrativa) e chi, come Sabino Casseso sul Corriere di oggi che sottolinea i significativi passi in avanti fatti da movimento di lotta a movimento di governo.
    Certo, vedo ancora delle ingenuità o pretese, ma credo che Di Maio (come, del resto tutti i leader di partito, tanto più in questo complicato dopo voto) ricorra a un doppio linguaggio: il linguaggio destinato alla base e il linguaggio destinato agli interlocutori politici.
    Sulla politica internazionale, poi, ha fatto, per certi aspetti, una sorta di inversione a U.

    Il partito socialdemocratico tedesco ha avuto bisogno di non pochi mesi per convincere gli iscritti (la maggioranza degli iscritti) sull’opportunità dell’accordo e sul suo merito.
    Ci vorrà ancora molto tempo e questi vale, naturalmente (e, a maggior ragione) per il Pd, sempre che lo scenario dell’asse col Pd possa aprirsi.
    Il tempo non cancella, ma almeno stempera e raffredda le tensioni di cinque anni.

  • Ho la netta sensazione che ormai si vada a nuove elezioni.
    Da un lato non vedo alcun trauma: è il popolo sovrano che, di fronte all’attuale stallo, ha il diritto di scegliere.
    Ma il problema non è questo: e se si arrivasse a risultati analoghi? Basterebbe una legge che, rispettosa del referendum popolare di 25 anni fa, scegliesse il sistema maggioritario?
    Temo di no: l’unica soluzione che vedo è il ballottaggio alla francese che è poi il sistema (come ricordava Franco nei giorni scorsi) adottato in Italia per l’elezione dei sindaci di comuni oltre un tot di abitanti.
    Io, pur sostenendo da tempo, questa scelta, ho qualche dubbio che il parlamento italiano arrivi in tempi brevi a una legge “condivisa” come è giusto perché si tratta di “regole del gioco” che valgono per “tutti”.
    Immagino già lo scenario: appena un partito presenterà una proposta di legge, si riaccenderà la campagna elettorale e ciascun partito porterà nelle piazze la propria bandiera e non ho dubbi che ci sarà chi griderà contro la “morte della democrazia”, lo “scippo della volontà popolare”, “l’espropriazione del popolo sovrano”.
    Basterebbe guardare al passato: non c’è mai stato un momento in cui i partiti, di fronte a delle regole del gioco da riscrivere (vuoi elettorali vuoi costituzionali) si siano messi al tavolo insieme per confrontarsi e cercare una linea “condivisa”.
    La politica… partitica è solo un… teatro in cui ciascuno recita per sé, avendo davanti non il Paese, ma la “propria platea”.

  • Per non invadere lo spazio di Anna e per rientrare in post più congeniale. I Grillini duri e puri? Bene, che si vada subito ad elezioni, ma non dopo l’estate, per non permettere ai neofiti della Politica, il 75% di loro non ha mai fatto una denuncia dei redditi, di passare a sbafo un’estate di vacanze pagate lautamente dai contribuenti. Sperando che il tempo porti consiglio a tutti quegli elettori che disillusi dalle promesse elettorali, vaccini, Tav, redditi di cittadinanza e tutti i voltagabbana di cui si son resi protagonisti si ravvedano. Duri epuri? Bene, che impostino la prossima campagna elettorale all’insegna del realismo, basta sirene, basta miraggi, e da parte dell’opposizione una campagna mirata a raccontare quello che han fatto, sia chiaro, nessuna simpatia per quel narcisista di Renzi che dopo aver distrutto il Pd trova ancora consensi. Basta cercare di vincere le elezioni sparando solo contro, contro i neri, e contro tutti i capro espiatori possibili e immaginabili. Che dicano tutti chiaramente cosa si può e non si può fare, cosa si deve e cosa non si deve fare, basta ingannare un popolo bue che crede a tutte le fandonie che raccontano. Elezioni anticipate? Sì, e a questo punto gli equilibri, anzi, disequilibri, potrebbero saltare tutti. Alla faccia degli ultimi sondaggi. Altrimenti: ha vinto il centrodestra? Bene, che governino. Punto! Altrimenti vuol dire che non ha vinto nessuno. E se non ha vinto nessuno che si rivoti. Anche con questa legge elettorale!

  • Come volevasi dimostrare, il M5s è rimasto col cerino in mano.
    E’ una vecchia massima: chi troppo vuole, nulla stringe.

    Ma non farti illusioni, Ivano, l'”impero” è in disfacimento e l’ex-sinistra italiana oggi succube dei poteri forti non raccoglierà mai i voti dei delusi pentastellati che, sfumata l’illusione del reddito di cittadinanza, non andranno più neppure a votare. Si aprirebbero a quel punto scenari che potrebbero non piacerti.

    E comunque, andare al voto tra pochi mesi con questa legge elettorale lascerebbe le cose come stanno. Alla finanza non dispiace questa situazione di stallo, non hanno mai guadagnato così bene come da quando non c’è un governo. Nessuno che rompe le scatole ….. per modo dire. Chi gliele rompe?

  • Rita, consapevole dei rischi, ma non così certo di possibili scenari. Nonostante i risultati in Friuli Venezia Giulia.

  • Non so com’è andata in Friuli, non ancora, ma non intendevo niente del genere.
    Già gli ultimi governi sono stati spudoratamente eterodiretti dall’estero e con un governicchio di incompetenti, dentro tutti e fuori nessuno, le cose potrebbero andare anche peggio. Ci vogliono persone decise, posizioni nette, linee definite, pochi obiettivi certi, per fare davvero gli interessi dell’Italia. Diversamente, sappiamo cosa ci attende: la svendita è già incominciata.

  • Questa diabolica legge elettorale ci ha infilati in un “cul de sac” dal quale non si esce!
    La parte “proporzionale” , che si è verificato nei fatti essere preponderante rispetto alla possibilità/impossibilità di trovare ….”convergenze parallele” tra le diverse forze politiche, per arrivare ad una compagine di Governo che si appoggi ad una maggioranza nelle due Camere che consenta di legiferare, è stata “drogata” dalla possibilità data ai Partiti di presentarsi al voto in alleanza.
    Limitando quindi la possibilità di “manovra” nel dopo elezioni ( ….è ma gli elettori hanno votato l’alleanza, non i singoli Partiti!!!!), nella necessaria ricerca di compromesso tra i programmi dei diversi Partiti (quelle che ho chiamato “convergenze parallele”, riesumando un efficace “non sense” del Prof. Aldo Moro).
    Di fatto è accaduto che i due Partiti che hanno raccolto in modo sostanziale il maggior consenso degli elettori, la Lega di Salvini e i 5* di DiMaio, sono stati “impediti” rispetto a quella che sembrava una logica convergenza (non so quanto … parallela), dal legame stretto (si “stretto assai” !) tra la Lega e l’incandidabile “padrone” di Forza Italia. (sul Fatto Quotidiano di ieri, l’ex Direttore de “La Padania” chiariva senza mezzi termini, perchè Salvini non possa affrancarsi dal legame con il “caimano”!).
    A rendere ancor più irrisolvibile la posizione di stallo, il “Niet a priori” del “padrone” (in termini di suoi uomini in Parlamento) del PD che, fingendo di dimenticare la logica del “proporzionale”, che detta la necessità di manovrare nel dopo voto tra i Partiti (non esistono vincitori/perdenti!) si è rifiutato pur anco di confrontarsi con gli altri, in una sorta di offeso, splendido isolamento!
    Ed ha sancito tutto ciò, impippandosene ampiamente della “Direzione”, con un coup de théâtre (che gli fa ampiamente ….. disonore!) niente meno che dal “pulpito mediatico prima rete Rai/prima serata domenicale di FAZIOFABIO: il massimo dell’autorevolezza comunicativa nel “buffo stivale”!
    …..loro non cambiano…..

  • Francesco, questa legge elettorale protegge comunque dal pericolo del “partito unico”, ognuno pro domo sua naturalmente, soprattutto in un’epoca come la nostra che rende il contingente estremo. E il compromesso, la mediazione di cui parla sempre Piero sarebbe un argine a tentazioni autoritarie sempre in agguato. Te lo vedi tutto il potere concentrato in un unico partito? Da qualsiasi parte la si guardi sarebbe rischioso.

  • Ivano il partito unico c’è da un pezzo, si chiama Fondo Monetario Internazionale.
    Penserai mica che comandino le maschere che vanno in giro per il mondo a fare cene.

  • Non lo penso proprio. Io non faccio che ripetere che la politica è la serva dell’economia, scoprendo l’acqua calda, ma non vedo altrimenti. Di fatto alcuni ambiscono ancora a fare i politici, convinti di determinare le sorti del mondo. Così ci ritroviamo a pagare a Fico una scorta di venti persone. L’avrete visto tutti a passeggio per Roma. Ridicolo. Finchè qualcuno il giorno dopo gli ha ricordato che la macchina blu ci sarebbe costata meno. Il duro e puro. Speriamo se ne ricordi.

  • Dopo il successo in Friuli Venezia Giulia Salvini ha tutto l’interesse ad andare al voto per svuotare, da un lato, Forza Italia, e dall’altro, perché è sicuro di avere il vento in poppa (molto più di Di Maio, secondo i sondaggi).
    Anzi, in questo clima non è escluso che possa raggiungere il fatidico 40% che gli consentirebbe di avere la maggioranza di parlamentari e quindi andare al governo senza dover fare il vice di Di Maio.

    Ma anche Di Maio potrebbe bissare lo straordinario successo elettorale del 4 marzo perché potrebbe chiedere agli elettori di dargli ancora più voti perché solo così potrebbe realizzare le promesse elettorali come il diritto di cittadinanza governando senza bisogno di stampelle.

    Il Pd, l’unico partito che avrebbe tutto da perdere con le elezioni anticipate, teme il suicidio qualora decidesse di fare la stampella a Di Maio (vedremo come si pronuncerà la Direzione giovedì, ma al di là della decisione, tutti gli osservatori vedono un tale governo anomalo del tutto precario per mancanza di numeri solidi al senato).

    Ma i nuovi parlamentari (mi pare circa il 70%) se la sentiranno, dopo avere… assaporato lo scranno, di appoggiare i loro capi in questa corsa al voto?

  • In Friuli ha vinto col 47% degli aventi diritto che si sono espressi. Mi chiedo, gli altri coglioni, cosa avranno avuto di più importante da fare.

  • Ivano, è così dappertutto. A Crema, per non andare troppo lontani, è accaduta esattamente la stessa cosa. Comunque mi piace Fedriga, è un uomo con la faccia onesta e pulita, misurato e preparato. Non ho dubbi che sarà un buon governatore per i friulani, che dopo cinque anni di Serracchiani, il nulla renziano al potere, possono tirare un sospiro di sollievo.

  • Sergio Mattarella, questa mattina, ha invitato tutti ad andare oltre gli interessi di parte.
    Un appello encomiabile, ma lanciarlo ai partiti è come chiedere di non essere “partiti” (che per definizione sono “di parte”).
    L’abbiamo visto in questi due mesi post-voto.

    Salvini e Di Maio puntano a nuove elezioni da effettuarsi quanto prima: più il tempo passa, infatti, più il vento potrebbe cambiare direzione.
    Non solo: sono tanto vogliosi di andare al voto per approfittare del momento magico (più per Salvini che per Di Maio, ma al Sud non è escluso che i pentastellati facciano ancora il pieno) che ci andrebbero senza passare dalla fase logorante di una nuova legge elettorale, tanto più se si volesse introdurre il ballottaggio alla francese (l’unico sistema che darebbe un vincitore): ci vorranno lunghi mesi di trattative.
    A meno che si torni al Mattarellum (che però non prevede il ballottaggio, ma reintrodurrebbe due terzi di maggioritario): in quel caso, basterebbe la seduta di un’ora (ma non dimentichiamo che non sarà facile perché il Mattarellum è stato messo nel cassetto e sostituito dal Porcellum per rispondere, naturalmente, agli interessi di una parte politica).

    Senza una nuova legge elettorale, tuttavia, si rischia di ristabilire lo stallo.
    E’ un rischio, ma non è escluso che le nuove elezioni si trasformino in un referendum tra i 5 Stelle e il Centro-destra: è quanto i due schieramenti, naturalmente, auspicano.

    Ora, supponiamo pure che i vincitori moderino la loro voglia di andare in fretta al voto e trovino una soluzione per una nuova legge elettorale.
    Cambierà qualcosa?
    Io ho forti dubbi: se i vincitori attuali riproporranno le “promesse elettorali” degli ultimi mesi (dal reddito di cittadinanza alla soppressione della Fornero alla flat tax), si troveranno nelle condizioni di non poter realizzarle perché si misureranno con i conti economici (a prescindere dai vincoli europei).

    Ecco perché da un mese e più io suggerisco (nel mio piccolo) una soluzione che finora nessuno ha preso finora in considerazione, ma sarebbe una soluzione che libererebbe qualsiasi governo dai lacci e lacciuoli che finora hanno impedito la realizzazione dei programmi.

    Già, ma si tratta di guardare all’interesse generale e non al proprio orticello.

  • Fantasia al potere, ho chiamato il mio post, ma vedo che ormai la fantasia politica si è esaurita e non si pensa che a nuove elezioni.
    Ma è proprio così difficile per i partiti uscire dal proprio territorio di caccia e cercare “insieme” delle soluzioni concrete ai problemi del Paese?
    Vedo i vincitori hanno fretta e non pensano neppure a una nuova legge elettorale: anche questo rientra nella “logica” del proprio territorio di caccia. Ma perché mai si pensa sempre a una legge sulla base del “guadagno” che un partito può avere? Non è una legge elettorale una una delle “regole del gioco” che dovrebbe valere per tutti, a prescindere dal contingente vento in poppa? E’ la stessa ragione per cui ci si è liberati dal Mattarellum (2/3 di maggioritario) per creare il Porcellum ed è la stessa ragione per cui alcuni partiti, oggi vincenti, negli ultimi mesi hanno rifiutato di ripristinare il Mattarellum.
    Ma… se in autunno il vento non dovesse più soffiare nelle attuali direzioni? Ci troveremmo di nuovo in uno stallo, in barba alla democrazia.

    Non vedo all’orizzonte la possibilità di salvare in extremis la legislatura (l’unica idea che a me pare in sintonia con l’interesse generale – che mi sono permesso di lanciare in questa piazza – non è stata presa in considerazione da nessuno).
    Ciò che vedo è solo un governo “di scopo” (come viene chiamato: lo scopo è una nuova legge elettorale, magari col ballottaggio che è l’unica soluzione sicura – ma sarebbe troppo complicata -) affidato alla seconda carica dello Stato.

    Un governo “istituzionale” rilanciato in questi ultimi giorni con l’obiettivo di una riforma costituzionale oltre che elettorale mi pare irrealizzabile, anche perché giustamente viene data priorità ai problemi più urgenti del Paese e perché sarebbe incomprensibile per gli elettori (le riforme costituzionali hanno sempre appassionato solo gli addetti ai lavori).

    Vedremo che cosa succederà domani alla direzione del Pd, ma non mi aspetto nulla di nuovo: la base (a prescindere dalle opinioni diverse dei dirigenti) non capirebbe un appoggio esterno a chi ha puntato per cinque anni a cacciare il Pd dal governo.

    Lo ripeto: non sono i programmi che impediscono delle coalizioni (punti di convergenza si trovano per ogni opzione), ma questioni “politiche”.

  • In una situazione di stallo come la nostra ci vuole davvero un colpo di fantasia.
    La fantasia però deve avere radici in terra, altrimenti sarebbe solo esercizio accademico.
    Leggo in questi giorni due scenari opposti: un governo presieduto da una personalità come Raffaele Cantone sostenuto dal M5S, Pd e Leu, da un lato, Centro-destra e Pd, dall’altro.
    La mia considerazione è netta: sia nell’un caso che nell’altro si arriverebbe a una… marcia (passeggiata) su Roma, o da parte di Salvini o da parte di Di Maio.
    Senza il M5S e il Centro-destra non è realistico alcun un governo.
    di scopo (funzionale alle elioni)
    In queste ore sta scoppiando la pace Di Maio-Salvini? Non è escluso, anche perché il problema è solo di “facciata” (Di Maio non vuole una… foto con Berlusconi).
    Una soluzione – che ho proposto da oltre un mese (e poi lanciato a livello nazionale da un politologo – che naturalmente non ha copiato da me- non ho questa pretesa) – sarebbe una staffetta Di Maio-Salvini (con Forza Italia presente con personalità di area), oppure un governo presieduto da persona “terza”. La prima soluzione potrebbe realizzare un governo che duri l’intera legislatura mentre la seconda sarebbe funzionale a nuove elezioni.

    Il governo del presidente non lo vuole nessuno, ma Mattarella pare che stia pensando a una ipotesi di un governo fortemente innovativo con personalità di grande qualità (personalità riconosciute come tali da tutti gli schieramenti), tanto innovativo che sarebbe estremamente insensato e contro-producente bocciare.

    Vedremo che risultati daranno le consultazioni di domani.

  • I due giovanotti, ambedue con la sindrome della vittoria e prigionieri della maschera che hanno inventato per sé di “unici salvatori della patria”, hanno per due mesi… giocato e ora si affrettano a bocciare sdegnosamente un governo di servizio del presidente.
    Sdegnosamente! E ambedue hanno già sfoderato le loro spade contro i traditori del popolo.
    Uno spettacolo inverecondo!
    Che tristezza vedere tanto infantilismo politico!
    Mi viene spontaneo gridare: viva la Dc della prima Repubblica!

  • Piero, se i “due giovanotti sono prigionieri della maschera di salvatori della patria”, l’anziano Mattarella è prigioniero delle alleanze internazionali, della Nato, dei rapporti con Washington e compagnia bella. Sinceramente, non so cos’è peggio. Il filo conduttore nella sceneggiatura del Quirinale di questi sessanta giorni di trattativa, è abbastanza chiaro: evitare in tutti i modi di dare l’incarico esplorativo al Centrodestra, vincitore ufficiale delle elezioni, perché il suo leader, Salvini (che il giorno dopo le elezioni ha detto subito che non voleva fare il premier), è sgradito a Bruxelles e ai poteri forti d’Oltreatlantico in quanto troppo incline ad assecondare la linea politica di Vladimir Putin, non ultima la sua pubblica condanna all’aggressione in Siria.

    A nessuno sono sfuggite le alchimie del Quirinale per mettere in piedi o un governo Pd-M5s, graditissimo oltre frontiera, ma gli è andata male. E adesso Mattarella vorrebbe rifilarci un altro governo tecnico? Dopo l’esperienza devastante della gestione imposta dall’alto Monti-Fornero? Ci vuole un bel coraggio anche solo a pensarlo. Queste sono ignobili manovre da Prima Repubblica; è così, che vogliamo affrontare le grandi sfide del futuro?

    E in tutto ciò, gli italiani?
    Gliene frega qualcosa a qualcuno? Direi di no.

  • …..oddio, ma tu sei la stessa Rita che il 3 maggio ha scritto, qui di fianco,altra rubrica : “….Se fossi Mattarella lunedì darei un ultimatum: la Presidenza del Consiglio va a una persona terza (nessuno dei contendenti) di comprovata onestà che non ci faccia sfigurare in giro per il mondo; i tre poli mettono sul piatto tre priorità, una per ciascuno a seconda delle richieste dei rispettivi elettorati…..”?
    Pensavo ti avesse ascoltato?
    Fam kapì….

  • Ma certo!!! Una persona terza, né Salvini (che peraltro si era già ritirato) né Di Maio ma, ovviamente, espressione del voto degli italiani. Un personaggio politico. Non ho mai parlato di “tecnici”, o di “neutrali”, che dio ce ne scampi e liberi, eletti da nessuno. Altrimenti, non si capisce per quale motivo ci mandano a votare, mettano sul podio chi cavolo vogliono (tanto lo fanno lo stesso) e festa finita. Si risparmierebbero anche un sacco di soldi.

    Ho appena sentito al Tg l’elenco dei papabili che Mattarella si appresterebbe a proporre giovedì, e mi è andato il pranzo per traverso. Sono tutti burocrati legati a filo doppio a Bruxelles e alla Bce; se l’affare dovesse andare in porto, prepariamoci a un altro bagno di sangue. A questo punto, tanto vale ri-votare l’8 luglio e mettere in condizione di non nuocere Pd e Forza Italia che, ormai in disarmo, non avevano alcun interesse a un accordo Lega-M5s, che difatti non c’è stato.

    Perché l’Italia continua a fare gli stessi errori? Non ci siamo già passati da questa strada, accorgendoci che era quella sbagliata? Nel 2013 le presstitute non incensavano il “grande senso di responsabilità” di Napolitano, che aveva di fatto imposto ai partiti il governo Monti? Devo ricordare com’é andata a finire, chi voleva il Monti-team e per fare cosa? E basta, non se ne può più. Vogliamo un governo politico che faccia scelte politiche, i burocrati stiano a fare i ragionieri in banca.

  • Mattarella, Rita, ha messo i partiti con le spalle al muto: se non vi mettete d’accordo, se non trovate una maggioranza per un “governo politico”, io non posso che nominare un governo di servizio che duri finché i partiti si sono messi d’accordo, al massimo fino a dicembre.
    Tu avresti fatto meglio?

    Io confido che si arrivi a un “governo politico”, ma il governo politico non tira fuori dal cilindro Mattarella: sono i partiti che devono crearlo con la “politica” che è l’arte della “mediazione”, dell’uscire dalla propria autoreferenzialità, dalla propria “convenienza elettorale”.

    Mi paiono patetici i pentastellati che hanno rifiutato il Mattarellum (che tra l’altro conveniva a loro), hanno gridato ai quattro venti che il Rosatellum l’avevano scritto per impedire ai 5 Stelle di andare al governo e ora che dicono? Voglio andare al voto a luglio col Rosatellum!
    Ripeto: che tristezza!

  • La mia lettura è diversa, Piero, e noto in generale che si preferisce avere la memoria corta. Nel 2013 ci trovammo in una situazione analoga, l’allora presidente Napolitano ricevette al Quirinale Pier Luigi Bersani, leader del partito (non c’erano ancora le coalizioni) che aveva preso più voti e gli conferì l’incarico di verificare l’esistenza di un sostegno parlamentare certo, che consentisse la formazione del governo. Bersani fallì, e sappiamo com’è andata a finire. Mi spieghi perché stavolta Mattarella non ha fatto la stessa cosa, che era la più logica da fare? Se al posto di Salvini ci fosse stato Renzi, o Berlusconi, si sarebbe comportato nella stessa maniera? Non credo proprio.

    Attualmente ci sono due macigni che pesano sulle nostre sorti: Pd e Forza Italia, i filo-poteri forti che eseguono gli ordini pur di mantenersi a galla. Mi sembra impossibile rimuoverli in altro modo che non sia un ritorno alle urne che darebbe loro, in termini numerici, un’ulteriore sforbiciata. Per questo motivo non frega più niente a nessuno della legge elettorale. Mattarellum, rosatellum o stupidellum fa lo stesso, ri-votiamo subito e diamocene un taglio. Nessun italiano sano di mente potrebbe sopportare l’ennesima campagna elettorale fino a ottobre, o peggio ancora fino a dicembre. Basta.

  • A me pare che la situazione fosse molto diversa: il Pd aveva la maggioranza assoluta alla Camera.

    Io vedo nell’offerta di Mattarella un’occasione preziosa per i Cinque Stele e la Lega: il governo di garanzia (che deve essere di alto profilo per avere il voto di fiducia in parlamento) serve a far maturare le condizioni di un “governo politico”.

    Io confido che si trovi la quadratura del cerchio: staffetta tra Salvini e Di Maio (non un premier terzo) con l’appoggio esterno di Forza Italia (non è pensabile uno strappo totale perché i parlamentari eletti con la quota maggioritaria sono stati eletti da tutte e tre le forze politiche del centro-destra).

  • La mia impressione, non solo mia, è che abbiano preferito (i vincitori), autocondannarsi ad una campagna elettorale all’insegna del vittimismo e basta. “Gli è stato impedito di governare” sarà lo slogan dei prossimi mesi quando, se avessero voluto, avrebbero potuto benissimo trovare un accordo. Ma non hanno voluto, sperando forse con nuove elezioni di guadagnare ulteriore consenso. Ma non è scontato che sarà così, nonostante isondaggi. Insomma, hanno preferito restare in campagna elettorale piuttosto che governare, anche perchè governando tutti i nodi sarebbero venuti al pettine, riconoscendo un loro governo impossibile. A questo punto che la smettano di dichiararsi vincitori. Quanto a Mattarella, ancora una volta, la vecchia guardia ha dimostrato un comportamento costituzionalmente e istituzionalmente ineccepibile.

  • Si Piero, il Centrosinistra nel 2013 aveva la “maggioranza assoluta” con il 29,55% Pd+Sel+gruppetti vari). La legge elettorale era diversa, altrimenti adesso con il 32% di M5s e 37% di Centrodestra non avremmo problemi.

    Se Mattarella, ovviamente eterodiretto, vuole il “governo tecnico”, sappia che gli italiani non lo vogliono affatto e faranno le loro debite considerazioni. L’idea della “staffetta” è solo tua (siamo alle olimpiadi?) e dubito che sia realizzabile. Non avrebbe senso un 6 mesi + 6 mesi. Per fare cosa? La legge elettorale? Agli italiani non gliene frega assolutamente niente. I problemi sono ben altri.

    La vecchia guardia è meglio che vada in pensione. Nella vita c’è un tempo per ogni cosa, anche per il riposo quando non si ha più la forza di prendere posizione.

  • Concordo con te, Ivano, e dico di più: anche con una maggioranza assoluta sia la Lega che il M5S non avrebbero potuto realizzare i loro programmi.

    La mia idea della staffetta, Rita, l’ho ritrovata un mese dopo lanciata su un giornale del centro-destra da un politologo.
    Personalmente, non l’ho suggerita (penso sempre alla nostra piccola cerchia di CremAscolta) per andare alle elezioni, ma per governare un’intera legislatura: mi sembrava un giusto equilibrio per dare la massima visibilità ai due leader vincenti.
    Posso ipotizzare anche una subordinata: una personalità “terza” come premier e due dicasteri chiave (di massima visibilità: penso agli Interni e agli Esteri o addirittura a un dicastero economico) in mano ai due leader in questione.

    Il problema Berlusconi si può risolvere, magari andando oltre l’appoggio esterno (che Berlusconi non accetterà mai) e prevedendo di inserire nel governo dei ministri di area.
    Non dimentichiamo che Forza Italia (non Berlusconi) ha raccolto circa cinque milioni di elettori e molti dei parlamentari sono stati eletti da tutte le tre forze politiche del centro-destra).

  • Quello che assolutamente non manca, anzi ci inonda è l’orgia di presenze Tv, in contemporanea o quasi, presso gli “imbonitori professionisti” che gestiscono gli “n” format tutti uguali ma ….. tutti diversi (o meglio, tutti diversi, ma tutti uguali!)
    E i leader (o presunti tali) riescono a incrociarsi, a sedersi sulla sedia ancora …..”calda” sulla quale stava l’avversario, obbedendo alla regola ipocrita di non entrare in contraddittorio diretto!
    Il tutto al solo fine (reale) di disorientare, deludere, dissuadere, allontanare i pochi rimasti a credere nei valori della democrazia (pre/media!).
    Epperfortuna che c’è ancora qualcuno, come diceva Ivano, della “vecchia guardia”(pre/media, appunto) , a tenere la barra in ….”direzione ostinata contraria” (absit iniuria!) secondo le regole del viver civile-democratico!
    Devo dire che a volte sono attirato dalla sicurezza con la quale si butta li un “….naturalmente eterodiretto…..”, che lascia intravvedere il possesso un “manuale interpretativo dietro/tuttologico”, che a me, laicamente democratico (già “Repubblicano Storico”!) è totalmente vietato!
    Ma è solo la tentazione di un momento: quel tipo di “facility”, non fa proprio al caso mio!
    E continuo a ispirare il mio agire alle regole del viver civile-democratico

  • Che mi fa incazzare moltissimo, e faccio anch’io del populismo, ma di opposizione, – se lo fanno loro lo faccio anch’io – , vorrei anche ricordare ai grillini che grazie ad incapaci che credono fallacemente di aver vinto, stiamo a pagare da oltre due mesi gli stipendi, che tutti sappiamo quantificare, a gente che se ne sta pacificamente a casa propria godendosi i primi privilegi della casta. Faccio mia allora la proposta di Rotondi di sospendere i generosi emolumenti che elargiamo loro fino a che non diventeranno attivi. Prima che la gente si armi di monetine, nella migliore delle ipotesi.

  • Ribadisco il “naturalmente eterodiretto”, che è talmente evidente da vedersi anche con le proverbiali fette di salame sugli occhi. Sono pronta a cambiare idea se qualcuno tira fuori un’altra verità e spiega altrimenti la ragione per cui Mattarella non ha conferito l’incarico di verificare l’esistenza di un sostegno parlamentare al Centrodestra che ha preso più voti, cosa che invece fece Napolitano con Bersani, perché queste sono le regole (scritte nella consuetudine) del gioco, e la “vecchia guardia che tiene la barra dritta” dovrebbe saperlo. Negli ultimi 70anni hanno governato il timone della nave-Italia così bene, che siamo conciati da buttare via.

    Noto comunque che i nomi dell’ennesimo governo tecnico ventilati dal Quirinale non hanno fatto cadere dalla sedia solo me, ma un bel po’ d’italiani, compresi i due vincitori che per scongiurare il pericolo di cadere nuovamente in mani ostili, adesso sono disposti a trovare un accordo. Speriamo che sia la volta buona.

  • Qui nessuno ha capito niente. Chiaramente l’incarico di formare il governo verrà assegnato ad Anna Maria Tarantola, l’ex presidente della RAI. Si tratta infatti di Mario Monti che si è operato per cambiare sesso, come risulta evidente se le accorciate i capelli. Una scelta quindi che offre il massimo della garanzia e che accontenta contemporaneamente le femministe, i sostenitori del gender, quelli del politicamente corretto ma soprattutto assicura continuità con la straordinaria politica economica voluta dall’EURSS e che tanti vantaggi ha procurato all’Italia.

    PS. Tengo a precisare che l’intervento di cui sopra, al di là dell’apparenza scherzosa, è purtroppo mortalmente serio.

  • Dobbiamo ringraziare, caro Bruno, la vecchia guardia che guida la nave ”secondo le regole del viver civile-democratico”, ohibò!, che si traduce nello spremere il popolo per dare alle banche. Ma chissà che i due baldi giovani nelle prossime 24h non riescano a trovare un accordo. Speriamo. Altrimenti siamo rovinati … ancora non ci siamo ripresi dal passaggio devastante del ciclone Monti.

  • Habemus papam!
    L’aut aut di Mattarella (di sicuro rischioso) ha realizzato il miracolo.
    A vincere nel duello è stato Di Maio che da due mesi chiedeva il divorzio Salvini-Berlusconi.
    Ma credo che anche a Berlusconi – che pur non voterà la fiducia – avrà un guadagno: con nuove elezioni Forza Italia si sarebbe pressoché prosciugato a favore di Salvini.

    E, naturalmente, guadagna anche il Pd.

    Un vero miracolo!

  • Habemus papam? Non credo proprio. Abbiamo in campo due torelli, incapaci di compromessi, che prima o dopo finiranno per scornarsi. Utile elencare le promesse in campo. Non una che collima: Fornero, reddito di cittadinanza, caccia agli irregolari, magari questa sì, ma assolutamente irrealizzabile. Aspettarsi ragionevolezza? Ne vedremo delle belle. Tempo al tempo.

  • Magari anche l’abolizione della Fornero, che però basta leggere qualsiasi economista……………..anche l’abolizione dei vitalizi, piccolo provvedimento che anche questo non andrà in porto.

  • Se c’è qualcuno che in questa fase di agonia ha realizzato il “miracolo”, questi è senza dubbio Giovanni Toti, che ha lanciato un concetto inedito: quello di «benevolenza critica», accolto da tutti con favore. Non fosse stato per l’idea di Toti, Forza Italia non avrebbe mai fatto un passo di lato e i due vincitori non si sarebbero mai rimessi a dialogare. A parte la sua abilità dialettica, nessun politico usa un linguaggio altrettanto ricco e colto (non come quello di Vendola, buono solo per Crozza), Toti ha dimostrato in queste settimane di avere la stoffa del mediatore, e la politica è innanzi tutto mediazione. Sta lavorando bene anche in Liguria, dov’è governatore, e non ho dubbi che farà strada.

    Mattarella non se l’aspettava proprio questo tiro mancino (ce l’aveva quasi fatta), e stamattina ha lanciato da Fiesole il suo grido disperato: “Il sovranismo è inattuabile, la dimensione europea è la sola che può affrontare e risolvere i problemi”. Che fino ad oggi i problemi li abbia invece creati, è un dettaglio irrilevante. E’ palese da che parte sta questo democristiano vecchio stile (alla faccia di quelli che non lo ritengono eterodiretto), d’altra parte l’Italia non è una repubblica presidenziale, i cittadini non lo hanno votato ed è normale che la maggioranza di essi non si riconosca in ciò che dice. Con un presidente eletto, probabilmente, non saremmo caduti nel trappolone del Rosatellum.

  • Due torelli, Ivano?
    Li vedremo all’opera in queste ore e verificheremo la loro capacità di usare l’arte della mediazione.

    Leggo che è stato Salvini è stato il vero vincitore perché Di Maio ha un elettorale molto volatile, mentre Salvini è decisamente più radicato nel territorio.
    Io ho qualche dubbio. E’ Di Maio che ora, caduta la testa di Berlusconi, il suo obiettivo martellante da due mesi, può far valere il suo 32% contro il 17% della Lega. Sarà una lotta… all’ultimo sangue.
    Salvini, è vero, potrà far valere il maggior onere subito nello scaricare (di lato) il cavaliere, ma poi sono i numeri che contano.

    Una cosa è certa: l’accordo coprirà sia Di Maio che Salvini che potranno sempre giustificare le promesse non mantenute scaricando la colpa sul partner.
    Sarà quindi una buona cosa. In caso contrario, come avrebbero potuto giustificare di avere fatto una campagna elettorale all’insegna di promesse utopiche?

  • In queste ultime ore circola l’ipotesi della staffetta Di Maio-Salvini.
    Non ho la pretesa di essere stato il primo a lanciarla a livello nazionale. Quello che so è che, dopo un mese circa, un politologo sulle colonne di Libero, ha lanciato la stessa idea presentandola come del tutto originale.

    Sarebbe la soluzione che darebbe a ciascuno dei due leader la massima visibilità (a turno), molto di più che un dicastero forte e immensamente di più di una vice-presidenza.

  • Che strano Rita, che in genere vedi complotti da tutte le parti, che tu non abbia letto Travaglio di oggi. Toti bravo? Eppure qualcuno sospetta che dietro il passo di lato di Berlusconi non ci sia altro che alcune promesse di garanzia strappate dal cavaliere al torello Salvini. Altro che Yoghi.

  • Piero, andrà senz’altro come dici tu. Entrambi si sono costruiti un bell’alibi.

  • Non c’è dubbio, Ivano, che Berlusconi abbia avuto alcune garanzie per la sua benedizione ai due novelli sposi.
    E se Di Maio, a un certo punto, tirasse fuori dal cassetto (l’ha fatto anche qualche giorno fa) il problema del conflitto di interessi che è stato uno dei cavalli di battaglia dei pentastellati?

    La formula raggiunta è solo una promessa di matrimonio: vedremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni a che punto arriverà la mediazione dei due programmi.

  • Bella l’immagine matrimoniale, Piero. In effetti, per due mesi sembrava una riedizione dei Promessi Sposi, però con un finale diverso, con questi Renzo e Lucia alla fine rassegnati al fatto che “questo matrimonio non s’ha da fare”. Il tutto con bravi, donabbondi, azzeccagarbugli, monachedimonza. E donrodrighi, con nibbi vari. Adesso i due piccioncini (Rita dice anche grazie a quel fracristoforo) stanno per convolare. E il finale pare stia tornando ad essere quello scritto da don Lisander. Ormai l’unico modo di vedere la politica italiana senza alterare i propri valori pressori è quello della fiction, della sit-com, dell’entertainment.

  • Ivano, mi dispiace ma Travaglio non rientra nelle mie letture. Se vuoi, puoi fare un riassunto. Quando poi si parla di Berlusconi poi, è accecato dall’odio. Brutta cosa il livore. Immagino comunque che se ci sono delle “trame” nel Centrodestra, Travaglio e compagni, scrupolosamente tenuti fuori dalle segrete stanze, siano gli ultimi a saperle.

    Come sempre, non c’é alcun complotto da svelare poiché tutto avviene alla luce del sole. L’idea (forse vincente) della «benevolenza critica», un inedito assoluto nella pseudo-politica italiana, è stata di Fra’ Cristoforo, come lo chiama Pietro, e nessuno può negarlo. Non è neppure una novità, sono almeno tre anni che il suddetto frate sta lavorando al progetto di unificare Lega e Forza Italia in previsione della dipartita (politica) di don Silvio. Il laboratorio-Liguria è nato con questo preciso scopo. In effetti tutti ci siamo chiesti cosa c’entrava Toti con la Liguria, alle ultime elezioni, non poche erano le remore, ma pur di cacciare il Pd i liguri avrebbero votato anche Belzebù, e adesso s’è capito che sta lavorando bene.

  • Di Maio, come nel Maggio francese, ha chiesto l’impossibile e l’ha ottenuto (qualcosa di assolutamente inimmaginabile due mesi fa). Non è un caso che io abbia scelto come titolo a questo post “La fantasia al potere”, proprio uno slogan del Sessantotto francese.
    Per uscire dall’impasse attuale (non ancora risolto, nonostante l’ottimismo diffuso) occorre osare ciò che non è osabile.
    Certo, Di Maio ha potuto farlo grazie al suo 32%, ma l’ha fatto anche grazie all’astuzia da ragazzo della prima Repubblica
    Ha giocato tutte le carte con intelligenza, lanciando perfino l’esca al Pd (l’impossibile che sapeva di essere tale). E ora vedremo.

    Leggo questa mattina che Domenico De Masi, il sociologo che ha inaugurato il nostro corso di introduzione all’economia di quest’anno, vicino ai % Stelle, se non altro perché ne condivide il reddito di cittadinanza e perché gli sono state commissionate proprio dal M5S alcune ricerche, è fortemente allarmato perché il matrimonio annunciato tra Di Maio e Salvini, sposta il governo “a destra” come mai era accaduto in tutta la storia della Repubblica.
    Ma ancora di più è allarmato perché teme che teme che Salvini (l’estrema destra) metta in ginocchio Di Maio e distrugga di fatto il movimento che tanto consenso ha avuto.

    Personalmente, non credo a questa eventualità: Di Maio, ora che ha fatto… fuori Berlusconi (un capolavoro politico), si trova a gestire una forza del 32% contro un partito che ha preso meno voti del Pd.
    Poi ha dimostrato una furbizia non comune: guai a sottovalutarlo!

  • Di più. De Masi ha dichiarato di aver votato 5 stelle sperando in un accordo col Pd. Avrà anche lavorato coi pentastellati, ma senza capire di che pasta sono fatti. E senza capire di che pasta è fatto il Pd.

  • ” Qui, con la fusione fredda tra Cinque stelle e Lega, si avvera la profezia di Steve Bannon. “Una coalizione tra populisti in Italia sarebbe fantastica – aveva detto due mesi fa il “Principe delle tenebre” della campagna elettorale di Trump -perché trafiggerebbe al cuore Bruxelles “.”. Intanto non riescono ancora a trovarsi un premier. Non abbiamo ancora il commento di Orban, né di Erdogan, nè di Putin. O perlomeno io non li conosco. Ai posteri…

  • Confesso, Ivano, di non capire quelli che prima sparavano a zero sul mancato accordo di governo Lega-M5s (incapacità politica) e adesso sparano a zero sul possibile governo Lega-M5s (deriva populista). Personalmente, cercherei di essere un po’ più lungimirante.

    Se l’ipotesi Salvini-Di Maio fallisse, cosa anche probabile, arriverà l’ennesimo governo tecnico. Gli animi già esasperati degli italiani arriveranno al limite massimo della sopportazione, la goccia farà traboccare il vaso, e a quel punto sbucherà dalle nebbie il fatidico uomo forte, o pugno di ferro che dir si voglia. Imprevisto e imprevedibile. Non è che ci voglia un fine stratega per capire che andrà a finire così.

    Per quanto si possa essere delusi che la squadra del cuore è stata eliminata dal campionato, bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere una cosa del tutto chiara: Pd e Forza Italia non torneranno più. Il primo perché si è disintegrato per suo conto e il secondo per raggiunti limiti di età. Ci sarà qualcosa di nuovo. Salto nel buio.

  • Non c’è solo Bannon che esulta. Anche Farage.
    Del tutto comprensibile.

  • L’idea di un “premier terzo” sarebbe una smentita chiara della “narrazione” (del tutto politico-propagandistica) contro i governi illegittimi perché “non eletti dal popolo” (tutti i governi sono stati legittimi perché “nominati” dal presidente della Repubblica e che hanno avuto “la fiducia del parlamento”).
    Di Maio, poi, dal 4 marzo non fa che dire che lui ha avuto 11 milioni di voti e quindi è lui l’eletto dal popolo. E’ tutto vero: è stato eletto dal popolo come Salvini & C., ma un premier viene incaricato dal Capo dello Stato per sondare se ha il consenso della maggioranza del parlamento.

    So bene che la staffetta può generare problemi politici (e perfino istituzionali), ma mi pare la soluzione più corretta.

  • Piano Rita, Berlusconi riabilitato, per nome di Marina, la farà pagare ai 5stelle. A meno che non mettano mano immediatamente al conflitto di interesse. Rispetto all’uomo forte ti ricordo Salvini allo stadio con la maglietta di Casa Pound.

  • Domenico de Masi, il dottor Balanzone che si è fatto pagare 56.000 euro per una “ricerca” in titolata: Lavorare tutti, lavorare gratis. Tipico degli “intellettuali di sinistra”: le regole valgono per gli altri, non si applicano a se stessi. Ricordo tanti anni fa quando, militante del PCI, cercavo di avvisare gli altri che chi come le Coop opera economicamente in ambito capitalistico, facendo propri i metodi capitalistici, diventerà inevitabilmente (è l’ABC del marxismo) un capitalista. Mi rispondevano con sufficienza che non era possibile, “perché quelli sono compagni”. In altre parole, la tessera di Partito vista come un grosso preservativo da calarsi sulla testa (la metafora è un poco maliziosa) e che permette di fare politica-sicura contro l’AIDS del capitalismo. È questa mentalità che li sta conducendo all’annientamento totale.

  • Piero il “premier terzo”, nè Salvini né Di Maio, non significa affatto che gruppi di potere europoidi vadano a prendere persone di loro gradimento alla Bocconi, o zone limitrofe, ne consegue che i governi illegittimi esistono eccome, e la prossima settimana ce ne toccherà un altro. L’ultimo, se non altro.

    Quanto a Berlusconi, possono senz’altro riabilitarlo elettoralmente, ma nessun chirurgo plastico potrà mai riabilitarlo dagli anni che passano, stiamo pur sempre parlando di un signore di 82anni. Dove mai potrà andare? Per quanto tempo? Esclusa, a questo punto, anche la legge sul conflitto d’interesse, che riguarda tanto Mediaset quanto Casaleggio Associati. Per cui, non se ne farà nulla.

    Riguardo a Di Maio, mi sono ormai fatta l’idea che il ragazzo soffra di sindrome bipolare. Ha ri-trascinato Salvini al tavolo delle trattative con la promessa di uscirne con un premier terzo e condiviso, e poi gli dice “no, guarda, il premier voglio farlo io”. Forse dovrebbe farsi vedere da un bravo specialista.

    Personalmente non ho niente contro casa Pound, Ivano, che non ha mai rotto le scatole a nessuno né sfasciato vetrine e automobili di cittadini innocenti, al contrario degli autentici fascisti, ovvero dei decerebrati che da tre giorni stanno distruggendo Trento per protestare contro gli alpini. Prossimamente su questo schermo li vedremo impegnati in missioni punitive nei vivai, per protestare contro la schiavitù dei nani da giardino.

  • Alpini, Bersaglieri, Carabinieri, tutti i corpi militari che hanno combattuto in guerra possono aver vissuto e procurato esperienze non troppo edificanti. Si sa. Ma è la guerra. E dimenticare le altre 999.999 cose buone fatte su un milione per andare a far le zampe alle formiche della storia è il tipico autogol di chi è, ideologicamente e culturalmente, alla canna del gas. Oppure, di chi ha avuto cattivi maestri, cattive compagnie, cattive letture. E allora, per prima cosa, cerchiamo di capire bene chi sono, alla vicina o alla lontana, i maestri.

    Sono certo che, intanto, i nostri bravi Alpini, meritatamente, ci berranno sopra.

  • Rita, non mi pare che a seguito di questi articoli l’Espresso sia stato querelato:
    http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/11/03/news/tutti-i-soldi-e-le-societa-di-casapound-e-forza-nuova-cosi-si-finanziano-i-partiti-neofascisti-1.313304
    http://espresso.repubblica.it/ricerca?tags=Casapound
    http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/02/27/news/i-camerati-abusivi-di-casapound-parenti-e-amici-vivono-gratis-nel-centro-di-roma-1.318675
    http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/02/01/news/mazze-e-bombe-lo-ha-detto-iannone-a-processo-i-violenti-di-casapound-oggi-candidati-1.317816
    Puoi anche commentare che Espresso – Repubblica siano di parte, ma ciò non toglie che non raccontino delle balle. Che poi tu non abbia niente contro di loro, anche questo non depone certamente a tuo favore.

  • “Si sa. Ma è la guerra”. Ecco, io questo fatalismo proprio non lo capisco, anche se la Storia dell’uomo ci insegna che proprio non se ne può fare a meno. Ma, come non capisco quegli imbecilli che “più o meno” stanno mettendo a ferro e fuoco Tento, non ho informazioni al riguardo, non capisco neppure questo orgoglio di Corpo di chi la guerra proprio non l’ha vissuta. Perché questi raduni bagnati di grappa non vanno oltre la goliardia di chi, se si trovasse in guerra, la grappa la cercherebbe per un attimo di oblio o di coraggio che nessuna penna sul cappello potrebbe dare. Noi della nostra generazione abbiamo avuto la fortune di vivere in pace, e i nostri alpini ne dovrebbero essere ben contenti. Se avessero combattuto in trincea i loro raduni avrebbero altra espressione alcolica. E visto che si è parlato di Ermanno Olmi consiglierei a tutti la visione del suo “Torneranno i prati”.

  • Esatto, Ivano, commento che “Espresso – Repubblica sono di parte”. Quegli articoli riguardano vicende di persone, che non conosco e non giudico, non le centinaia di associazioni sparse in tutta Italia che, ripeto, non hanno mai distrutto niente né rotto le scatole a nessuno. Anzi, gli sfascisti di solito le rompono a loro. Esilaranti gli articoli su “quelli che vivono gratis nelle case di Roma”. Se facessimo l’elenco delle case okkupate dagli imbecilli dei centri sociali rischieremmo di fare concorrenza a Pagine Bianche.

  • Rita, quando non si hanno argomenti è meglio star zitti.

  • Sono perfettamente d’accordo.

  • Rispondo a Ivano Macalli sugli Alpini. È vero, non solo non ho fatto nessuna guerra ma non sono nemmeno stato Alpino. È vero, faccio parte di una generazione molto fortunata perché mai coinvolta in guerre o conflitti civili. Il film di Olmi l’ho visto e mi è piaciuto (comunque, sempre un po’ lenti questi film italiani impegnati).

    Ciò posto, non trovo contraddizione tra quanto sopra e il fatto di stare dalla parte degli Alpini e non dalla parte di chi ha Trento li ha contestati e insultati.

    Non capisco perché si possa provare apprezzamento solo per le realtà in cui si è militato attivamente o alle quali si è appartenuti personalmente. Non è che per ammirare gli spartani alle Termopili occorre per forza essere stati là con Leonida.

    E non è che per poter considerare dei gran bischeri i contestatori di Trento bisogna per forza passare per militaristi o guerrafondai.

  • Signor Martini, lungi da me la volontà di innescare qualsivoglia polemica. Solo la constatazione dei tempi che cambiano, e un certo stupore nell’assistere ancora oggi a manifestazioni, se non di stampo militarista, perlomeno nostalgiche. Io sono nato nel 52 e il militare l’ho dovuto fare: Trapani per il Car, poi Padova in Artiglieria pesante campale, radiofonista, con campo estivo ad Asiago, proprio su quell’altopiano scenario di quella Grande guerra che vide milioni di morti. Era il 1973. In aereo, a mie spese, per sembrare di non andare troppo distante, atterrando in quella landa desolata che era l’aeroporto di Trapani. Era Aprile, ormai caldo, in una grande caserma non troppo lontana dalla città, che tra l’altro si rivelò interessante da visitare da turista. E già allora coglievo l’anacronismo, confermato dopo, di un’esperienza, magari antropologicamente interessante per tutte le conoscenze acquisite, ma già in spirito di ribellione dopo l’onda del 68, il pacifismo, i figli dei fiori e via ricordando. Arrivato poi a Padova, la conferma di quell’inutile gioco di far finta di far la guerra, con quegli enormi cannoni a tuonare proprio su quell’altopiano pieno delle anime di quei poveracci che su quei prati ci avevano lasciato la pelle. Naturalmente venne anche il tempo di Giotto, di Altichiero, di Palazzo della ragione e del caffè allo storico Pedrocchi. E tornando indietro invece ricordo, a Trapani, al poligono, nonostante non avessi mai sparato, di essermi distinto come miglior tiratore della mia compagnia, che un altro grado venne a complimentarsi chiedendomi se avessi mai fatto scuola di tiro. Ma poi a Padova, stufo del Mestiere delle armi, mi ritrovai, dopo qualche notte dormendo in baracche senza riscaldamento proprio su quell’altopiano dove già a fine estate spruzzava neve, mi ritrovai con una febbre persistente, ricoverato all’ospedale militare dove finalmente mi imboscai. Ci passai due mesi, un vecchio convento adibito ad ospedale militare, con due bellissimi chiostri e una grandiosa cappella con antico coro ligneo dove la sera ci incontravamo per contarcela su, e ormai guarito, a far qualche lavoretto in cambio di un mese di licenza con diagnosi diplomatica di lombosciatalgia che rilasciavano a tutti. Poi venne Baggio, altro imboscamento, altra licenza, finchè passarono i tredici mesi previsti. Insomma, questo noioso preambolo anche per ricordare che fino a pochi anni prima, ero bambino, dai paesi vedevo arrivare coloratissimi carri decorati di tricolore con baldi ragazzi a bordo, novelli Tespi d’Icaria a veicolare il dovere, ma anche la bellezza della Leva. Ne ho un ricordo vago, e forse ricordo i canti e i fiaschi di vino. Però dopo poco sparirono. E allora Martini, mi conceda lo stupore per questo anacronismo, il servizio militare non esiste più, che vede ancora oggi su tutti i giornali uno svettare di orgogliose penne nere ben consapevoli, almeno spero, che se anche scoppiasse una guerra il loro ruolo sarebbe ben diverso da quello raccontato nei canti di montagna che “Quando fora de la Valsugana. Quando anderemo fora, fora de la Valsugana.E a ritrovar la mama, a veder come la sta. E a ritrovar la mama, a veder, come, come la sta.” Tutto qui.

  • Ivano, anche il 25 aprile è “nostalgico”. In corteo ci sono infatti i soliti quattro gatti. E con questo? Per quale motivo chi se la sente non dovrebbe parteciparvi? Perché un gruppetto di disagiati mentali non vuole? Anche gli iscritti all’Anpi dopo la sfilata vanno a mangiare e bere. Il vino non rientra nelle sostanze proibite dalla legge, per il momento.

    Mi meraviglio che tu non sappia che le “cene degli alpini” non sono appuntamenti orgiastici bensì occasioni per raccogliere fondi. Non più tardi di un paio di mesi fa io stessa sono stata coinvolta in una “polenta e baccalà” organizzata dagli alpini il cui ricavato è andato interamente ai “genitori del Gaslini”, un’associazione che sostiene economicamente i genitori provenienti da tutta Italia e costretti a soggiornare a Genova anche per lunghi per stare accanto ai figli ricoverati. Ti risulta che gli imbecilli dei centri sociali, oltre a picchiare e distruggere, l’unica cosa che sanno fare, siano impegnati in opere simili?

    Se poi il discorso voleva essere “sulla guerra”, allora hai sbagliato bersaglio.
    Dovresti rivolgerti a Israele-Usa/Nato, gli esperti in materia.

  • Ciao
    Sto ascoltando ” Prodigal Stranger” dei Procol Harum.
    Ascoltare una buona musica aiuta.

  • Rita, che palle questi centri sociali. Quattro gatti e spesso imbecilli. Senza però dimenticare che il Leoncavallo, ad esempio, per il quartiere ha fatto molto. Quanto agli Alpini, che si siano riconvertiti in associazione filantropica non può che farmi piacere, considerando anche che ce ne saranno molti, anche di altri Corpi, che una volta congedati della divisa non ne vogliono proprio più sentir parlare. Quanto al 25 aprile cara Rita, nessuna nostalgia. Nostalgia di cosa poi?
    Forse sbagli anniversario. Di questi tempi poi, che ci sia nostalgia di una nuova Liberazione men che meno. Perchè prima di una Liberazione si dovrebbe averne di una guerra, o dittatura, o carcerazione, o invasione, o assedio.

  • Ivano, non sai più dove andare a parare: dai dei “nostalgici” agli alpini e poi tiri fuori il Leoncavallo? Quella è stata un’esperienza unica nel suo genere, morta e sepolta. Se chiedi a uno degli imbecilli (ci tengo a sottolinearlo) di oggi che cos’è stato, stai sicuro che non lo sanno. Neanche si sono accorti che c’è una guerra in atto, ben più sottile e insidiosa, quella sì, da combattere. Altro che gli alpini. Vedi perché sottolineo “imbecilli”.

    Ma parliamo di cose più interessanti.
    Caro Romano, comprati l’ultimo dei Led Zeppelin perché ti assicuro che merita. Una raccolta in 3 cd dei migliori concerti dal vivo del gruppo nella sua lunga carriera. Musiche completamente restaurate e rimasterizzate. Una produzione fortemente voluta da Jimmy Page. Una vera bomba energetica. E nessun amarcord poiché il sound è completamente diverso, più avvolgente, raffinato. Bello.

  • Rita, come al solito commenti solo quello che ti fa comodo, leggendo settorialmente i commenti.

  • Reddito di cittadinanza: accordo, ma non è detto, di 780 euro al mese, per un massimo di due anni, fino al terzo rifiuto di un posto di lavoro. Domanda: se per ogni disoccupato ci sono a disposizione fino a tre posti di lavoro che bisogno c’è del Reddito di cittadinanza?

  • Leggendo i giornali oggi, non vedo nessuna rivoluzione in arrivo.
    La flat tax, ad esempio, non è più… flat, ma prevede di fatto tre scaglioni: esenzione sotto i 7000 euro, l’aliquota del 15% e l’aliquota del 20%. La flat, cioè, diventa un’imposta… progressiva.
    Vedremo gli sviluppi: i numeri e le compatibilità.

    La soppressione della Fornero, poi, si ridurrebbe a “quota 100” (tra anni di compiuti e anni di contribuzione) che risparmierebbe circa un anno di lavoro.

    Era tutto scontato: le “promesse elettorali” devono poi misurarsi, a prescindere dalla coalizione, con i numeri. La coalizione (o contratto che dir si voglia), poi, obbliga ancora di più a trovare una mediazione (in questo caso una mediazione verso il principio della progressività prevista dalla Costituzione).

  • Era tutto scontato? Leggendo i giornali di oggi? Ovvero, di ieri. Ma se ancora non è stato presentato il patto di governo né svelato il nome del premier. Questi “giornalisti” sono tutti dei novelli nostradamus o sono tutti prevenuti? Personalmente, propendo per la seconda che ho detto.

    Persino l’instancabile Mentana manderà in onda una delle sue fantastiche maratone solo oggi nel tardo pomeriggio. Brutta cosa i preconcetti. Avvelenano la vita, che tanto va come pare e piace a lei.

  • E nell’attesa, dopo i Procol Harum e i Led Zeppelin,un po di Zucchero per
    ascoltare le parole.

  • Faccio notare che se Mattarella darà seguito alla minaccia di non accettare i nomi che gli verranno proposti da Lega e 5* ma nominerà chi più gli aggrada, il governo che ne sortirà non otterrà la fiducia dal Parlamento ma RESTERA’ IN CARICA fino a quando non la otterrà un altro governo, presumibilmente dopo nuove elezioni. Campa cavallo, ma forse la strategia è proprio questa. A pensar male si fa peccato ma . . .

  • Mattarella dà l’incarico a chi ha delle ragionevoli chance di guadagnarsi la maggioranza parlamentare.
    Ora, se Di Maio e Salvini gli propongono il nome di un politico (terzo) che ha già la garanzia sulla carta della maggioranza, non vedo come possa accadere che il presidente della Repubblica non lo nomini.
    E’ vero che è sua prerogativa, ma se non lo nominasse, si troverebbe nella delicatissima situazione di essere lui indirettamente sfiduciato (come avrebbe fatto se avesse dato il via a un incarico “di servizio”).

    Timori nei confronti di un premier anti-europeista?
    Perché mai?
    Al tavolo europeo siedono premier che sull’Europa sono molto tiepidi, se non ostili (anche se poi si portano a casa cospicui fondi europei pagati da tutti, anche dall’Italia che riceve meno risorse di quante ne dà).

  • Vedo che i due ragazzi (lo dico con affetto) continuano a giocare, ciascuno alzando la posta in gioco.
    Qualcosa, comunque, deve essere accaduto nel frattempo se, dopo l’annuncio notturno dell’accordo sul nome terzo, si è tutto fermato.
    Salvini si trova in una situazione del tutto particolare: da una parte ha il vento in poppa (i sondaggi lo vedono crescere costantemente), dall’altro, dopo avere parzialmente scaricato Berlusconi, sa di avere uno scarso potere contrattuale nei confronti di Di Maio: il 17% contro il quasi 33%, dall’altro ancora, si trova a gestire la novità della riabilitazione di Berlusconi.
    Una situazione difficile: da qui le sue periodiche tentazioni di andare al voto e sfruttare il vento forte; e da qui anche, per poter contare di più, il suo ripescare la carta dell’intero centro-destra che lui rappresenta perché i voti raccolti nella quota maggioritaria provengono da tutto il centro-destra. Una carta, quella dell’ambiguità (Berlusconi fuori, ma che lui comunque rappresenta e vuole rappresentare come potere nel governo), che vuole spendere fino alla fine (sempre che si arrivi alla conclusione del contratto).

  • Io vedo invece con grande piacere che “i due ragazzi” hanno tutta la stampa contro, e per tutta intendo proprio tutta, italiana e straniera, presunti amici e presunti nemici. Un fatto senza precedenti che, secondo me, va letto in modo positivo: se l’establishment ha paura, vuol dire che questi due “potrebbero” davvero cambiare qualcosa.

    Non so se l’accordo si farà, adesso c’è in ballo anche la consultazione della base, che magari poteva essere fatta un mese fa, ma probabilmente i tempi non erano ancora maturi. Mentre Di Maio non ha granché da perdere, nel Sud avrà sempre il suo serbatoio di voti, non so se a Salvini convenga. Gli ultimi sondaggi lo danno al 25-27%. Se andiamo a ri-votare, il Centrodestra potrebbe farcela senza scendere a compromessi con nessuno.

    Vada come vada, l’importante è mettere fuori gioco i vecchioni che hanno mandato in malora questo Paese: Pd e Forza Italia. Tutto il resto, con un po’ di buona volontà, si aggiusta.

  • Sarebbe interessante, Piero, riuscire a quantificare o almeno a fare una stima di massima di quanto pesi, nel successo della Lega, la posizione assunta da questo partito riguardo al problema dei clandestini e del business dell’accoglienza. Pare che per i Cinquestelle il successo sia invece, in buona parte, dovuto alle promesse sul reddito di cittadinanza (così almeno si è commentato). Da qui soprattutto, come sembra, verrebbero le due Italie uscite vincenti dalle ultime elezioni.

    Forse la prima promessa che Salvini dovrebbe mantenere con gli italiani è questa sui clandestini, per aumentare e non diminuire i consensi. La sua fortuna è proprio che, mentre sulla flat tax e sulla abolizione della riforma Fornero farebbe sballare i conti pubblici, provocherebbe grossi problemi in Europa e alla fine si seppellirebbe da solo, come Sansone coi filistei, invece sui clandestini e su una politica meno calabrache in proposito avrebbe solo da guadagnarci, anche in termini economici e di bilanci pubblici.

    Ci sono mille modi per mettere le cose a posto senza disturbare l’Europa e la convenzione di Shengen. Anzi, l’Europa ci direbbe pure grazie, visto che sono tutti stufi di vedersi arrivare certi diletti fratelli dal nostro colabrodo. Quale migliore “fantasia” applicata al “potere”? Quale migliore fantasia finalizzata al “win-win”, come dici tu? Se no, sotto le forche caudine dei conti pubblici va a finire che Salvini rischia di passarci a coda bassa, posto che una denuncia unilaterale degli accordi europei è il primo a escluderla e che aggiustamenti e vie di mezzo sono solo nelle fantasie di certi tinelli intellettuali alla periferia del potere. Insomma, finirebbe come Tsipras. Proprio quello che stanno aspettando “i vecchioni”, come li chiama Rita, quindi anche il PD.

  • Anch’io, Rita, tendo a vedere ciò che è positivo: la redazione di un programma concordato, ad esempio.
    Si potrà discutere sui contenuti, sulla mancanza di coperture, ma che un “contratto” sia una cosa buona credo sia indiscutibile: finora i governi scrivevano il programma dopo il giuramento e prima di andare a chiedere la fiducia in parlamento.

    Siamo di fronte a un programma generico? Lo è di sicuro: diventerà più concreto quando il governo sarà formato e i numeri saranno controllati dalla Ragionerie dello Stato. Allora, sì, che si potrà verificare se i singoli contenuti del programma sono o non sono realizzabili e in che misura e in quali tempi.
    Ma diamo il tempo al tempo.

  • Io, Pietro, mi auguro che sia affrontata in modo totalmente diverso la “gestione” dei richiedenti asilo perché quella a cui abbiamo assistito (sarà per i numeri o per impreparazione o per i troppi ricorsi senza fondamento – ma è quanto è accaduto perfino nella Germania che ha dal dopoguerra le strutture di accoglienza più efficienti) ha dato risultati pessimi.

    Quello che mi auguro, anzi, è che si trovi il modo di riconoscere o meno lo status di rifugiati sul posto seguendo le orme della Comunità di S. Egidio: chi arriva in Italia (o in Europa) deve avere già i requisiti richiesti.

    So bene che questo è il sogno di tutte le forze politiche, ma perché possa avere un minimo di concretizzazione, dobbiamo essere in grado, utilizzando tutta la nostra esperienza di ex Paese colonizzatore e i canali che in tanti decenni abbiamo costruito, di dialogare con i governi locali: giusto quello che sta facendo da tempo la Comunità di S. Egidio.

    Lo ribadisco, Pietro: la soluzione deve essere win-win (chi non ha alcun requisito, deve poter entrare in Italia solo se qui ha un’opportunità di lavoro, come, del resto, accade in altri Paesi: dal Canada dalla Nuova Zelanda).
    Considero in modo del tutto intollerabile una situazione in cui un immigrato – in attesa dell’espletamento della pratica – venga mantenuto per due-tre anni senza nulla in cambio (senza win-win).

    Una situazione, quella attuale, che non fa bene ai richiedenti asilo e genera reazioni xenofobe. Il risultato poi per la stragrande maggioranza di tali richiedenti è quello di entrare nella clandestinità con tutti i rischi che comporta e tutti gli effetti negativi, tra cui la compressione dei salari (Marx docet!).

  • Sono alcuni giorno che l’idea di una staffeta (da me avanzata all’indomani del 4 marzo su CremAscolta) è arrivata al tavolo della trattativa tra Di Maio e Salvini.
    Per me rimane l’unico formula adatta. Un premier terzo, non parlamentare, verrebbe giustamente considerato un “tecnico” (in contrasto con la battaglia dei pentastellati e della Lega contro i governi non eletti) e un premier parlamentare che non sia né Di Maio né Salvini sarebbe un premier debole, debolissimo o, comunque, quotidianamente sotto il fucile dei due capi.

    So bene che si tratta di una formula non facile da realizzare per la semplice ragione che i due non si fidano a vicenda fino in fondo: il premier del primo turno, infatti, nell’ipotesi del vento dei sondaggi in poppa, potrebbe rompere la provvisoria alleanza e gestire la campagna elettorale.

    Nell’ipotesi, invece, si fidassero fino in fondo, sarebbe la garanzia di un governo capace di durare una legislatura: il secondo della staffetta, infatti, avrebbe tutto l’interesse a tenere sotto controllo la situazione e aspettare il suo turno.

    Tutta una questione di fiducia.

  • Berlusconi imbufalito e Pd su tutte le furie, giornali che non sanno più in che modo sparlare ed establishment europeo in codice rosso. Neppure nei suoi sogni migliori il popolo ha immaginato di poter far fuori l’origine dei suoi guai in un colpo solo. Vuoi vedere che “i ragazzi” (forse a loro insaputa, benedetta gioventù) hanno imboccato la strada giusta.

    E se il “governo di necessità” dovesse funzionare? Cosa succederebbe, a quel punto?

  • Programma palindromo, tanto per accontentare tutti e scontentare tutti, leggibile sia da destra che da sinistra, che al confronto la Sibilla era chiarissima.

  • E se tu avessi torto, Rita, pensa che incubo sarebbe.

  • Sarò proprio contento, come borghese benestante, di pagare il venti per cento di imposta invece del quaranta di oggi. Sarò davvero dispiaciuto, come italiano gravato da ulteriori 125 miliardi di debito pubblico, di vedere la strana coppia Ciceruacchio & Masaniello fare la fine di Tsipras.

    “I giochini dei salottini della finanza non ci spaventano”.
    “L’establishment europeo ha paura di noi”.

    La storia offre molti spunti di spartachismo tartarinesco.
    In Italia ci si ricorda ancora del “la guerra è finita, comincia la caccia all’austriaco” di Cattaneo nel 1848, degli otto milioni di baionette di Mussolini con gli alleati sul Po e dell’ostentato ottimismo economico di Tremonti con lo spread a oltre 500.

    Una favola di Esopo, poco nota, esemplifica questa sindrome. Eccone il riassunto.

    C’erano una volta volpi, donnole e faine che cacciavano e divoravano i conigli.
    Infatti da sempre, se sei coniglio, o cambi specie o non ti esponi troppo e, se ti beccano, corri.
    Un giorno il capo coniglio disse ai suoi seguaci leporidi: vedete, ho imparato a ruggire. E più ruggisco, più sento che i nostri nemici si agitano contro di noi.
    Questo è bene: se la volpe, la donnola e la faina reagiscono con aggressività al nostro ruggito, vuol dire che abbiamo ragione noi, siamo più forti di loro e quindi ci temono.
    Conigli della nostra tana, adesso glie la faremo vedere noi!
    Si sa come finì: volpi, donnole e faine ne fecero scorpacciata e persino indigestione.
    Ecco perché ancor oggi, in certi casi, si usa dire “il ruggito del coniglio”.
    (Da “Favole postelettorali”, edizioni Cinqueleghe, 2018).

  • Arrivato a quota cento mi spetterebbe la pensione. E siccome non tocca a me salvare l’Italia sarei ben contento se il nuovo governo che si avvicina mantenesse fede al contratto stipulato. Poi non importa se il superamento o piccolo ritocco alla riforma Fornero farebbe saltare il sistema pensionistico da qui a qualche anno. L’importante è che in pensione io ci vada adesso, piuttosto che tra due anni. Gli altri si arrangino. Come non m’importa di tutte le altre riforme senza copertura che nell’immediato non costeranno lacrime e sangue, tanto alla mia età cosa me ne frega? L’importante è che tutto il popolo sia d’accordo, come lo sono stati ieri i 45.000 votanti web sui 140.000 iscritti alla misteriosa piattaforma Rousseau e sugli 11 milioni di Grillini in Italia, e come lo saranno tutti quelli che in massa affolleranno i gazebo montati oggi. E che io, superata la famigerata legge pensionistica, abbia davanti a me qualche anno di riposo e di osservatore del superamento di quella non partecipata Democrazia che è sempre stata quella Rappresentativa. Finalmente il popolo può dire la sua.

  • Sapete, amici, qual è la mia preoccupazione?
    Se sono fondate le stime di Carlo Cottarelli e (questa mattina) di Roberto Perotti, ambedue ex commissari alla spending revew – persone quindi che i conti pubblici li conoscono (il buco di cui parla Perotti, Pietro, è ancora maggiore rispetto alla stima che tu hai riportato). temo che il contratto sia stato confezionato per far saltare il nascente governo e poi (come con grande ironia fai tu, Pietro) sparare contro i colpevoli che sono i Poteri forti di Bruxelles o del Quirinale o della Confindustria o, magari, i Poteri forti dei partiti perdenti che hanno buoni rapporti con il mondo della finanza internazionale.

    Il mio è un dubbio.
    Mi auguro che sia del tutto infondato. Lo vedremo lunedì.

  • Nel programma che oggi i leghisti hanno votato sotto i gazebo non c’è il Reddito di cittadinanza. Come mai?

  • Oddio!, Un Piero complottista: “il contratto è stato confezionato per far saltare il nascente governo”. E da chi? Dov’é questo grande stratega? Spero non sia rintanato in qualche ateneo, visto che dei “professori dell’economia” non ci si può fidare, avendo proprio loro fatto i conti a spanne in molteplici occasioni. I bocconiani Monti & Fornero manco si erano accorti di aver tagliato fuori dal loro programma centinaia di migliaia di esodati. E che dire dell’Inps, anch’essa colta in flagrante per aver sbagliato i conti. Non dimentichiamo che sono “questi” i cervelloni che da due mesi stanno dando i numeri sui giornali. E c’è anche chi perde il tempo a leggerli.

    E poi, la tappa è obbligata. Non c’è alternativa a un governo giallo-verde: il Pd dopo ieri è ufficialmente disintegrato e Forza Italia conta sulla longevità di un signore di 82anni, che il Signore lo conservi sennò vanno tutti a casa. O così o così, dunque. I ricami sono superflui.

  • Ricordiamoci anche che lo stato è il più grande evasore di contributi.
    Le casse Inpdap erano vuote.

  • Verissimo, Romano. Un motivo in più per non fidarsi affatto dei suoi superpagati “tecnici”. Vogliamo parlare di tutte le medie imprese andate a gambe all’aria (con azzeramento dei posti di lavoro) perché vantavano crediti con lo Stato che (per aver fatto troppo bene i conti!!!) non è riuscito a onorare? Certa gente non ha pudore, né dignità; dovrebbe contare fino a cento prima di dare dell'”apprendista stregone” ad altri. Il nostro gigantesco debito pubblico non è figlio di un genitore single ma ha un padre (i politicanti) e una madre (i tecnici contabili che dietro le quinte facevano i conti).

  • Aspettiamo, Rita, che il contratto si trasformi in disegni di legge e poi, scopriremo se il Re è nudo o no, se i conti tornano o no, se le stime di due esperti di spending revew (tanto osannati da Lega e Cinque Stelle perché licenziati da tiranno di turno, dopo Berlusconi, Renzi) sono fantasie o, al contrario, è al di fuori dalla realtà mettere insieme reddito di cittadinanza con la flat (non più flat) tax e con la soppressione della legge Fornero (non più soppressa, ma superata).

    Non c’è alternativa, Rita, è vero (io lo dico da dopo il voto), ma vedo che i due cavalli di razza continuano a fare campagna elettorale: vedi i casi Tav e Ilva.

    Io sono sempre fiducioso.

  • Personalmente sto pronunciando da mesi questa parolina magica: “aspettiamo”!
    Se e quando ci sarà da criticare, sarò io la prima, ma perché mettersi a pettinare le bambole, o a smacchiare il giaguaro, prima del tempo? Per il gusto un po’ infantile di denigrare l’avversario?

    Se vai a rileggerti gli oltre duecento commenti attaccati a questo post, Piero, ti rendi conto che si tratta di supposizioni, illazioni, falsi scoop, previsioni basate sul nulla e riassunti di articoli di giornale. Che è tutto dire. Qui non è “la fantasia al potere” bensì “la fantasia in sagrestia”. Al potere, per ora, la fantasia non c’è ancora arrivata.

  • Si racconta che l’attuale debito pubblico dipenda da una decisione del Ministro del Tesoro Andreatta “grande tecnico” che chiese a Ciampi la separazione del Tesoro dalla Banca d’Italia.
    Per entrare nel Sistema Monetario Europeo (SME) lo Stato dovette collocare i titoli del debito a tassi d’interesse più alti e questo ebbe effetti devastanti sulla politica economica italiana.
    Ci sono una serie di personaggi, non ultimo Prodi, che hanno combinato grossi guai a noi Italiani e sono ancora invitati in trasmissioni e presentati come probabili risolutori dei nostri guai.
    Credo che questo nuovo governo, se nascerà, non potrà fare danni peggiori

  • A Salvini, Di Maio e Mattarella.
    Chiudete gli occhi le orecchie e anche il naso per proteggervi da olezzi nauseabondi che emettono in questi giorni vari piccoli e grandi soloni. Giornali e TV incluse
    Procedete con la nomina del nuovo governo. Anche all’estero dovranno cambiare gioco non si potrà più utilizzare il copia incolla come hanno fatto fino ad oggi con i grandi professori che tornavano con i compiti a casa, ridicoli. I Micron francesi e i tedeschi birraioli non parlano per nostro interesse. Il loro unico scopo è tenerci sotto lo zerbino perché ci temono.
    Auguri a voi e a noi Italiani. Spero che riusciate a far tornare la mia Italia, oggi paese, una Nazione.
    Come cittadino italiano per quanto possibile vi sosterrò anche se non vi ho mai votato

    .

  • Un discorso da vero italiano, Romano. Alla vigilia della formazione del nuovo governo poi, speriamo che ci porti fortuna. Allacciate il paracadute, si vola ……..

    All’inizio farà anche un po’ paura, ma che liberazione!

  • Un Paese si regge sull’economia. Se fior di tecnici ed economisti ci dicono che per tutte le riforme promesse non ci sono coperture, perché non dar credito anche a loro? Lasciamo pure lavorare il nuovo governo, se mai si farà, ma di fatto, tra campagna elettorale e post voto, molti titoli sono già stati ridimensionati – vedi il reddito di cittadinanza posticipato al 2020- . O dovranno esserlo. Sentivo poco fa Cottarelli e Perotti fare due conti, anche se tra i due c’è forse uno scarto di 50 miliardi euro. I conti, detti e ridetti, oscillano trai 125 e i 170. I due fanno inoltre notare che nel contratto non si parla di tagli, se non con un riferimento ai vitalizi e altre bazzecole con un risparmio sì e no di 500 milioni. Ora, ammettendo anche una scaletta graduale delle promesse, con una ragionevole progressione, in tutti i casi i costi sarebbero altissimi, così da pensare che Mattarella mai le firmerebbe. Perché a questo punto, con tutta la buona volontà, non arrivando smentite se non molto ridimensionate, e quindi poco credibili anche per un ragioniere o casalinga, calcolatrice alla mano, io non capisco come si possa liquidare il tutto con un ottimistico “lasciamoli lavorare”, quando dovere di ogni cittadino dovrebbe essere quello di vigilare sullo svolgersi delle cose anche senza essere degli specialisti. Scegliendo tra un’informazione e l’altra, che non vuol dire supinamente prendere per oro colato tutto quello che si legge sui nostri media di riferimento. Ed è quello che stanno facendo i molti detrattori di questa alleanza o contratto. Dall’altra parte io vedo invece, fino alla noia, che tutto è possibile, che quelli di prima han sbagliato tutto, e naturalmente, guarda caso, tutto in odore di complotto. Quando io invece ritengo, e ribadisco, che l’unico criterio dovrebbe essere quello della ragionevolezza, perché dopo aver mandato a casa il Bomba non ci capiti l’Atomica. Tutto questo perchè mi ha colpito una frase di Rita in uno degli ultimi commenti, che copio: “supposizioni, illazioni, falsi scoop, previsioni basate sul nulla e riassunti di articoli di giornale”. Rita, io non so a quali fonti tu attingi per farti le opinioni, ma quello che dici ti si potrebbe ritorcere contro. Non abitando nelle stanze del potere, immagino che anche tu attinga da qualche parte, perché anche il tuo spirito libero rivela comunque un’appartenenza. Accusare quindi gli altri di incapacità di pensiero proprio credo che sia di un’arroganza tale che verrebbe voglia di dirti, con pacatezza: Rita, datti una calmata!

  • Questa di Cottarelli e Perotti che fanno i conti CON UNO SCARTO DI 50 mld. (!?) è davvero fantastica. Sembra una barzelletta, se non fosse che è vera.

    Ma è ovvio che i duecento e passa commenti di questo post si sono basati su “supposizioni, illazioni, falsi scoop, previsioni basate sul nulla e riassunti di articoli di giornale”. Il programma di governo esiste da 48ore, non lo conoscevano neppure i diretti interessati, cos’avevano i giornalisti, la sfera di cristallo? Spirito santo? Scienza infusa? I prof che fanno i conti con 50 mld. di scarto, invece, avevano la calcolatrice guasta.

  • Ma come, il contratto non dovrebbe corrispondere alle promesse elettorali? Pur con qualche mediazione?

  • Peccato che dopo ogni mediazione, sia essa culturale scientifica o elettorale, viene fuori l’ibrido: il frutto della mediazione, appunto, che finché non nasce non sa di che colore ha gli occhi e a quale genitore assomiglia. Escluse annunciazioni divine, s’intende.

  • Penso che uno esperto a trovare soldi e sprecarli sia Renzi. Con il suo governo Il nostro debito è aumentato di 50 mld, nessuno si è scandalizzato, nessuno si è stracciato le vesti eppure ha sprecato un patrimonio senza che noi ne potessimo beneficiare. Due pesi due misure come la storia racconta. E’ così che la sinistra trova le coperture???
    Arrivano fanno danni e tornano a casa con il premio un posto di lavoro sicuro e la pensione cicciosa. Da una vita lavoriamo per mantenere questi geni e stiamo diventando sempre più poveri.

  • E’ ora di cambiare.

  • Ho letto nel programma: riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza. Da anni aspettiamo questa riforma.
    Se riescono finalmente le casse INPS saranno in attivo, quindi si ricomincerà a parlare veramente dell’importo degli asssegni pensionistici.
    Bravi “BARBARI” portate un anuova cultura, evitate i trucchi contabili che hanno adottato ad oggi i precedenti governi e che la Germania e la Francia adottano da anni.
    A noi chiedono il rispetto delle regole e un “Obbedisco” loro fanni quello che voglioni.

  • In aggiunta a quanto molto giustamente scrive Romano ricordo che il rapporto debito/pil era 120.1% nel 2010 ed è stato “contenuto” al 131.8% nel 2017, grazie alla sagace azione dei vari Monti, Letta, Renzie e Gentiloni. Apprendo stamattina da un quotidiano economico che se il programma dei “barbari” sarà attuato integralmente il rapporto “schizzerà” al 140%. Con la differenza che i magnifici quattro ci hanno indebitato per salvare le banche tedesche e francesi mentre i “barbari” vogliono far ripartire la morente economia italiana. Ma la cosa più impressionante è constatare come sui mezzi di (dis)informazione non esista una sola voce che non sia ferocemente contraria al nuovo governo. Si sono perfino ridotti ad invocare un fantomatico potere di interdizione da parte di Mattarella, il che se attuato provocherebbe una gravissima crisi istituzionale..

  • Non so cosa intendesse Di Maio quando, incalzato dai soliti scribacchini, rispose: “ci vuole pazienza, stiamo scrivendo la storia”, ma ho l’impressione che neppure lui si rendesse bene conto che le sue parole potevano avere un fondo di verità. Nonostante l’uso spregiudicato dei mass media e i dati finanziari “on demand”, al rialzo o al ribasso a seconda di chi/cosa devono manovrare, per la prima volta nella storia europea le élites dominanti sono fuori dalla stanza dei bottoni. Fosse anche solo questo, la soddisfazione è senza precedenti.

    Credo bene che sono tutti preoccupati, chissà quante sedie di politicanti, conduttori tv, direttori di giornali, prof di riferimento, amministratori delegati, ditte appaltatrici di parenti e conoscenti e via dicendo scricchioleranno nei prossimi mesi. Sarà fortissimo anche l’impatto sulle Elezioni Europee della primavera prossima, visto il malessere generale che cresce a vista d’occhio (si vede che in questi anni hanno fatto bene i conti) in tutti gli Stati d’Europa.

    Lo smacco sarebbe senza precedenti se, disgraziatamente per loro, dovesse ingranare nella cenerentola Italia il primo governo apertamente euroscettico e frutto del voto degli scontenti, di coloro cioé che dalla globalizzazione e dalla costante cessione di sovranità a Bruxelles sono usciti sconfitti, impoveriti e frustrati. Se i giallo/verdi non moriranno prima del tempo (ammazzati) ma riusciranno a combinare qualcosa di buono, finalmente vedremo l’élite fino ad ora dominante passare all’opposizione assieme alle sue strutture di riferimento, partiti e media. Oltre che una soddisfazione morale il cittadino medio potrebbe incassare una vittoria autenticamente democratica della volontà popolare, la stessa che schifa padroni e servi.

  • “finalmente vedremo l’élite fino ad ora dominante passare all’opposizione” e l’opposizione finalmente élite. Epurazione e turnover, in poche parole, in termini commerciali, giro o volume di affari, già le colf e i romeni, per poi ritornare all’epurazione anche dei duri e puri e celoduristi. Famiglia Bossi, Trota, Belsito…, Salvini certamente no. Incredibile tanto ottimismo morale. I cattivi solo da una parte (ancora per poco), fortunatamente, e i buoni dall’altra, per sempre, fortunatamente. In poche parole: IL SURREALE AL POTERE. E senza troppa FANTASIA.

  • Nessuno ha parlato di “cattivi”, Ivano (anche perché per fare i cattivi bisogna essere intelligenti) ma di incapaci, inetti, incompetenti, inidonei. In una parola: falliti.

    Come ha osservato giustamente Romano, negli ultimi 6 anni i servi delle élite finanziarie internazionali ne hanno combinate così tante “che questo nuovo governo non potrà fare danni peggiori”. Possiamo dunque cominciare a sperare. Sempre vigilando, s’intende. E magari stasera sapremo anche da chi sarà composto il nuovo governo; l’importante, comunque, è che cominci subito a lavorare.

  • ….si Rita nel decrepito, ammalorato, putrescente panorama politico dei “Partiti” (emblematico in proposito quanto sta accadendo nel Partito Democratico!) questa per molti versi spuria alleanza di governo ( le parole hanno il loro significato) tra 5* di DiMaio e Lega di Salvini, risultante da un lavoro comune di definizione di un Contratto/Programma soscritto, rappresenta “il nuovo (non so fino a che punto “che avanza”) compatibile” con le “condizioni al contorno” di Italia 2018,
    Ancora peggiori (se possibile) le “condizioni al contorno” di ….area più vasta “europee” che, al progressivo delinearsi della “novità” hanno visto la reazione “quasisterica” di quell'”Europa” tecnocratica, che avendo rinunciato definitivamente a qualsiasà velleità di individuare tra i Paesi componenti un sia pur minimo denominatore comune nell’area socio/culturale, si è incistata nel trovare significati al suo esistere solo ed esclusivamente , nell’area economico/finanziari oassequiente ai dettati di Euro/BCE.
    Vediamo come la raccontano i “giornaloni” di casa nostra, ma prima di tutto come si chiuderà la partita DiMaio/Salvini/Mattarella nella definizione del “cast”: personaggi e interpreti.
    Dopo che negli anni del “dopo Moro”, abbiamo farneticato di prime, seconde, terze repubbliche, di nuova Costituzione, c’è la possibilità che stavolta non sia il “gattopardo” a dettare le regole!
    Sono conscio che il richio sia quello della …”recita a soggetto” con …attori presi dalla strada (figurarsi, sbagliano anche i congiuntivi!) per di più, ma, come si dice …… è la democrazia, bellezza!

  • Ma Fassino sa che oltre a non avere più una banca i 5 stelle e la Lega vanno a governare???

  • Non vedo, Rita, nessuna rivoluzione in arrivo (stando, almeno, al contratto): una flat tax annacquata (non più flat), un reddito di cittadinanza che altro non è che la cassa integrazione (pur orientata al lavoro), un azzeramento della Fornero che si riduce a “quota 100”.

    Tutto, poi, sarà ancora più annacquato quando il governo prenderà le misure concrete facendo i conti con i numeri.

  • Non ho sentito nessuno (neppure i vincitori) parlare di “rivoluzione” (per carità, poi viene sempre la restaurazione, che è peggio, basti vedere cosa ci siamo avanzati dopo la Rivoluzione Francese) bensì di un “cambiamento” di rotta.

    Un cambiamento che, lo si vede chiaramente anche in questa piazza, a qualcuno dà fastidio.

    Ma d’altra parte, il serpente che non cambia pelle muore.

  • Non condivido lo scandalo che noto sulla stampa di Torino a proposito di un premier non eletto.
    La formula con cui sta nascendo il nuovo governo, personalmente, l’avevo prospettata subito all’indomani del 4 marzo: due dicasteri chiave, di grande visibilità, affidati a Di Maio e a Salvini e un premier terzo.
    A dire il vero, avevo prospettato anche un’altra soluzione, politicamente più forte: la staffetta di Di Maio e Salvini nel ruolo di premier: conosco bene i rischi, ma sono convinto che avrebbe dato più forza e più stabilità al governo, oltre che maggiore visibilità ai due vincitori e, inoltre, sarebbe stata un’operazione di immagine molto efficace.

    Ripeto: non vedo alcuno scandalo nella scelta di un premier terzo non eletto, ma solo una differenza di “narrazione”. Ci abitueremo a questo tipo di cambiamento: un conto è la narrazione di chi è all’opposizione e un contro la narrazione di chi è al governo (l’opposizione non ha alcuna remora a stravolgere la realtà, ciò che non può fare chi è al governo).
    In effetti, non ci sono governi non politici (perfino il governo Monti era politico, non solo perché il professore era stato commissario europeo, ruolo squisitamente “politico” che rispondeva al parlamento europeo), ma perché il suo governo ha avuto il sostegno di una larga maggioranza “parlamentare”).
    Tutti i governi sono legittimi, cioè conformi alla Costituzione, quando sono “nominati” dal presidente della Repubblica e quando hanno il sostegno della maggioranza parlamentare.
    E quindi lo sarà anche il governo Conte-Di Maio-Salvini.

    Un premier terzo (come del resto, la mia proposta della staffetta) aveva e ha l’obiettivo di consentire la nascita di un governo grigio-verde.
    Quale sarebbe lo scandalo, allora? Sono due mesi e più che gli osservatori chiedevano ai due di formare il governo e ora che hanno trovato la quadra, che senso ha criticare?

  • Non vedo nessuno scandalo neppure nel contratto redatto prima della nomina del premier: i due partiti che hanno vinto doveva cercare una mediazione tra i due programmi e, di conseguenza, dovevano trovare una soluzione.
    Senza la soluzione in questione, non ci sarebbe stata alcuna “maggioranza” e quindi nessuna possibilità di nomina di un premier incaricato.

    Sarà un premier debole per questo?
    Non credo. Di sicuro il prof. Conte ha seguito se no addirittura contribuito alla elaborazione del contratto.
    Leggo poi che si tratta di un bravo “mediatore” e con un governo con due anime così diverse, ce ne vorrà tanta di mediazione!

  • Non mi scandalizza affatto il curriculum gonfiato del prof. Conte (è un vizio o un vezzo un po’ di tutti).
    Ciò che mi sorprende è che un professore di tale calibro (così viene descritto dai proponenti), già quando è stato nominato da Di Maio come componente della squadra di governo e, tanto più nei giorni scorsi, non abbia rivisto il curriculum: come poteva non sapere che il suo curriculum sarebbe passato ai raggi X da tutti i mass media?

    Sia chiaro: un peccato veniale, ma pur sempre un peccato!

  • ……Piero, più che un “peccato veniale” , a me pare …..”una grand puttanata”!!!
    Che purtroppo presta il fianco a una ….”reazione a catena” di critiche che si riverberano sulla di per se già delicatissima e laboriosa operazione di formazione/governo 5*/Lega.
    Come non aver pensato, in questa oramai consolidata consuetudine di aver già dossier preparati su tutti, anche sul lattaio sotto caso, di dare un “ripassata” ai cutticulum (in rete ne circolano due addirittura il primo è stato redatto dallo stesso Conte e si trova sul sito dell’Associazione civilisti italiani, mentre il secondo è disponibile sul sito della Camera dei deputati ed è stato caricato nel 2013) del candidato a Presidente del Consiglio?
    Io l’Avv. Conte Giuseppe non lo conosco proprio per nulla e magari è anche un bravissimo professionista, ma “politicamente” questa è stata una “buca” inconcepibile!

  • “(è un vizio o un vezzo un po’ di tutti).”. Piero, ne sei sicuro? E in tutti i casi, a porte ancora chiuse, è comunque un tecnico, non un politico, e scorrendo la sua biografia, non così lontano dall’establishment. Non mi sarei aspettato un nome del genere.

  • In effetti, Francesco, ho sottolineato proprio il peccato di non avere rivisto il curriculum quando ormai il prof. Conte era sotto i riflettori (non da l’altro ieri, ma da almeno quattro mesi, in piena campagna elettorale come componente della futura squadra di Di Maio).
    Spero proprio che la lezione gli servirà.

    Concordo, Ivano: di sicuro non è un “amico del popolo”, come gli ha suggerito Di Maio o “l’avvocato degli italiani”, come gli ha suggerito Salvini (ha già dei suggeritori?).
    Come, del resto, non mi pare siano amici del popolo (ma, semmai di Poteri forti) alcuni nomi di ministri che stanno circolando da qualche giorno (anche un ministro dell’odiatissimo governo Monti e addirittura un uomo che ha vissuto dentro l’establishment come Paolo Savona).

  • Solo un’impressione che ho avuto a sentire per la prima volta il premier incaricato.
    Confesso di essere stato piuttosto deluso. Da un professore così stimato dagli azionisti di maggioranza mi sarei aspettato un colpo d’ala, non un semplice collage di formule di Di Maio e di Salvini. Di suo non ho visto nulla: vuol, dire che parte già etero-comandato?
    Non voglio crederlo.
    Certo le formule dovranno essere riempite da contenuti (le misure da prendere con tanto di numeri, non un programma contenitore di tutte le promesse), ma, una cosa è certa: tutti i governi si sono annunciati come “governi di cambiamento”, di essere “a servizio del popolo”, di essere “difensori del popolo”.

    L’amico del popolo, però, mi suona molto male: mi ricorda l’Ami du peuple di quell’incendiario che è stato Marat.
    E’ in questo slogan, allora, che troviamo il potenziale esplosivo del governo giallo-verde?

  • Chiudo, per quanto mi riguarda, questo spazio, considerato che ormai il governo è pressoché pronto e la… Fantasia è al Potere (sia in termini di formula inedita che di programma).

    L’esperimento con cui ho aperto il post quasi tre mesi fa è riuscito solo marginalmente: in effetti (almeno in gran parte) è stato un mio lungo “diario di bordo”.
    Confesso che per me questo diario è stato l’occasione di una straordinaria formazione politica in quanto mi sono sforzato di avanzare e studiare delle idee di cui alcune ho lanciato prima di vederle sulla stampa nazionale (la formula della staffetta – che avrebbe dato più forza al governo e più visibilità ai due leader vincenti l’ho lanciata almeno un mese prima che il politologo Paolo Becchi la avanzasse come assolutamente originale sul Libero).

    Mi sono davvero immedesimato nell’esperimento mentale che avevo proposto e questo mi ha aiutato molto a spogliarmi dai condizionamenti dei mass media.

    CremAscolta è già e può diventare ancora di più un luogo in cui “si pensa”, ci si confronta, sulle possibili soluzioni politiche a dei problemi, anche ricorrendo alla “immaginazione” che è poi il metodo scientifico galileiano (supponiamo che…).

    Un metodo (immaginiamo di essere noi il parlamento, immaginiamo di essere noi il Consiglio comunale…) che io ritengo fruttuoso perché ci aiuta tutti a “maturare” politicamente e ad uscire dagli slogan semplicistici di cui siamo per lo più prigionieri.

    Grazie, CremAscolta!

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