Tra i totem e tabĂš dellâattualitĂ câè Sua MaestĂ la Democrazia, e guai a metterla in dubbio. Quando invece sarebbe giunta lâora di promuovere una seria critica della ragione democratica, a partire dal significato stesso della parola âdemocraziaâ, che significa potere del popolo. Oggi nessuno può ragionevolmente sostenere che nel regime vigente il popolo detenga quote significative di potere, ristabilire tale elementare veritĂ sarebbe dunque il primo atto rivoluzionario.
Il potere del denaro ha svuotato negli ultimi decenni la democrazia sino a trasformarla nel suo opposto. Partiamo dallâUnione Europa, dove il cosiddetto europarlamento emette norme e regolamenti che scavalcano il diritto nazionale in quanto resi immediatamente esecutivi in tutti i Paesi. Eâ democrazia? A loro volta gli Stati, i cui governi sono espressione di maggioranze parlamentari costruite a tavolino attraverso lâingegneria elettorale, mirano a conservare la âstabilitĂ â, ovvero lâimmobilitĂ , architrave della nuova dogmatica democratica. Eâ democrazia?
In questo clima ci avviciniamo allâappuntamento elettorale piĂš atteso del 2018: le elezioni del 4 marzo. Forza Italia sembra ormai la sede di un dopolavoro ferroviario, piena zeppa di pensionati che giocando a briscola preparano il trappolone per Salvini e Meloni: prima si vince e poi si fa lâinciucio con Renzi per far piacere a Bruxelles e ai mercati. Il M5s ha finito per essere un partito come gli altri, dalla protesta alla poltrona, che dopo aver abbandonato il âsalto di qualitĂ â sognato dal compianto Casaleggio si accontenterebbe anche di esser primo partito e passare cinque annetti al calduccio in parlamento. Sul PD che ha toccato il suo minimo storico in termini di consensi e di credibilitĂ residua non câè molto da dire, parlano chiaro sei anni di fallimenti uno dietro lâaltro.
Lâalternativa ai Pinocchi di Stato che promettono tutto e il contrario di tutto sarebbe secondo alcuni lâastensione, ritenuta una âgiusta punizioneâ per i politici incapaci, ai quali in realtĂ gli astenuti fanno un baffo: si può vincere in Italia, con questa legge elettorale, anche con il 40% del 10% di votanti a fronte del 90% di non votanti. Vero è che unâastensione dilagante farebbe sorgere un problemino dal punto di vista della legittimazione del Sistema, ma siamo sicuri che non sia un boomerang? In fondo, sono anni che lâestablishment incoraggia la depoliticizzazione di massa, la cui conseguenza, insieme con il tramonto del pensiero critico, potrebbe essere appunto lâindifferenza per il dibattito pubblico e lâassenza di partecipazione attiva alla vita del Paese: minore è la partecipazione, prima si porta al massimo livello il governo della minoranza.
Anche lâastensione può essere dunque preda dei giochi sistemici, ritorcersi contro il popolo. Nellâattesa che si presenti sulla scena colui/colei che sarĂ in grado di âmeritarsiâ il consenso della massa di astenuti, ci toccherĂ pertanto andare a votare, anche questa volta e nostro malgrado, consapevoli in compenso di vivere in un Paese spogliato della propria libertĂ . Un Paese nel quale persino la decisione solidale di soccorrerci l’un l’altro, con politiche di piena occupazione e riduzione della diseguaglianza, ci viene formalmente negata da ormai sette anni. Listiamo a lutto sul nostro calendario mentale il 5 agosto 2011, giorno in cui la Bce uccise la sovranitĂ nel nostro Paese, non per piangerci sopra ma per pensare concretamente alla nostra prossima resurrezione.
Commenti
Io voto.
Idem, probabilmente. Ma so solo io cosa mi costa.
E non escludo che potrebbe essere l’ultima volta.