Inverno 2011: sul grande nastro autostradale che si snoda tra le estese colline dal disegno lungo e morbido della Franconia inizia il viaggio in automobile verso Berlino. Lasciata l’austera Norimberga, Marialisa e Franco giungono a Bayreuth, la città musicale gemellata con Positano, dove l’autrice ritrova insieme alle musiche di Wagner lo spirito della sua infanzia. Fa freddo, molto freddo, ma la neve farinosa non trattiene in casa i viaggiatori, né la gente del posto, che affolla negozi e locali addobbati per le festività natalizie. Meno otto gradi tra le colline e le foreste sterminate di abeti e betulle. Meno dieci gradi in Turingia, dove tocchi di rosa pallido e grigio azzurro sfiorano il biancore della terra tutta fremiti di cespugli delicati di cristallo. Zeitz, Lipsia, i boschi secolari del Brandeburgo, ed ecco finalmente Berlino. L’aria è di ghiaccio, ma la vita berlinese scorre come se niente fosse sottoterra. Nelle gallerie passagen interne, gli Hofe, c’è di tutto: negozi, cinema, ristoranti, zuppe calde e torte. Gli spazi a Berlino sono enormemente dilatati e fare chilometri a piedi è una regola quotidiana. La città non ha un vero e proprio centro ma tanti centri tutti lontani tra di loro. Dall’Italia si susseguono intanto le telefonate di Tonino Guerra che vuole avere da Marialisa notizie sull’arte e l’architettura berlinesi. Dopo il Capodanno in un ristorante vegetariano e qualche giorno a spasso tra quartieri e mercatini, incomincia il viaggio di ritorno. Felici di avere fatto la scelta giusta, perché non c’è mezzo migliore dell’automobile per gustare paesaggi, persone e sapori lentamente, in modo da assimilarli fino in fondo.
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