Il solito viaggio a cavallo del Capodanno con amici: Cipro ci sembrava solo una giusta soluzione fra distanza non eccessiva, costi, e clima mite, ma l’isola ha svelato una quantità di spunti di riflessione che non immaginavo, o meglio, che avrei dovuto immaginare, data la sua storia travagliata, in cui anche Genovesi e Veneziani hanno avuto ruoli chiave. E adesso non è che vada meglio: l’equilibrio è precario, la sensazione di pericolo, costeggiando la “zona morta” recintata di filo spinato, con i suoi palazzi sbrecciati guardati a vista da militari con mitragliatrici spianate, non è delle migliori. E, mi dicono, ogni tanto una raffica, magari per una mossa inavvertita sbagliata, i lavoratori transfrontalieri se la beccano, e alcuni muoiono. E non è nemmeno un infortunio in itinere, come si dice in medicina del lavoro, perché quella terra semplicemente non è riconosciuta da nessuno, attraversano il nulla.
Come sempre il mio informatore chiave è la guida, questa volta un Cipriota: Nikos, sfuggito da bambino con la famiglia all’invasione turca. In poche ore, abbandonarono, come altri quarantamila conterranei, ogni bene. Da adulto ottiene un prestito e si ricicla come imprenditore a Milano, e ora, uomo maturo in cerca di tranquillità, fa la guida turistica.
Dopo poche ore, come sempre mi accade, l’avevo praticamente sequestrato a mio uso personale, o impegnato in discussioni comuni durante i trasferimenti. Ne è uscito di tutto, dalla tormentata storia di conquiste e compra-vendite dell’isola nel passato storico, alla più recente invasione turca e conseguente situazione di precaria ibridazione; e poi la situazione locale del problema migranti, l’economia dopo il crack bancario del 2013… Ma preferisco riferire su temi di vita e costume legati alla Religione Ortodossa cipriota. Precisazione: i Ciprioti sono Ortodossi indipendenti dal 488, cioè da quando l’arcivescovo Antemio ottenne dall’Imperatore bizantino Zenone l’autorizzazione a “portare il mantello rosso e firmare in rosso”. In pratica uno scisma con un proprio Arcivescovo.
Bene, siamo alla messa della domenica: cattedrale affollata, rito suggestivo, con i suoi canti corali, baci apposti direttamente sulle reliquie, parzialmente esposte, e sulle icone (queste con vetro interposto), e il cuore del rito con impronta misterica (i fedeli restano oltre il muro dell’iconostasi); e poi la comunione, con vero pane e vero vino, bevuto tutti dallo stesso cucchiaino. Poi, fuori dalla sacra Struttura, iniziamo la chiacchierata.
Dati i risvolti ve la passo come si trattasse di un’intervista:
“Nikos, le differenze con i nostri preti, paludamenti e rito a parte, quali sono?”
“Innanzitutto quella che devono sposarsi prima di essere ordinati Sacerdoti. Poi che possono amministrare sia il matrimonio che il divorzio, in modo religioso, cioè in Chiesa, sino a tre volte nella vita del fedele, e così è sancito per loro stessi”.
Mi dice altro, ma subito mi viene in mente un tema caldo di Cremascolta, e del recente romanzo dell’ormai nostro aggregato stabile Francesco Ghilardi: la pedofilia nell’ambito, o ai confini, della religione. Del resto è tema di cronaca locale e oltre, così aggancio il filone di discussione:
“Nik, ma allora avete risolto il problema della pedofilia in ambito clericale! Se sono sposati…”
Ha un attimo di silenziosa riflessione, poi prosegue:
“Vedi, non è così semplice, e abbiamo lavorato molto sul problema, che ha toccato anche noi. Premessa, giunti alla conclusione che spesso non si tratta di veri pedofili, ma di semplici omosessuali che hanno a disposizione bambini per appagare i loro istinti, siamo prudenti nello stabilire rapporti troppo stretti fra il mondo dell’infanzia e quello religioso”. Questa distinzione mi piace: anche Ghilardi, nel suo romanzo che già abbiamo presentato, “Bravi ragazzi”, con tema caldo la pedofilia nella Crema degli anni ’60, la sostiene. Prosegue spontaneamente:
“Molte persone sono dibattute nella ricerca della propria vera natura, così decidono per un matrimonio e il sacerdozio, quasi si trattasse di un antidoto a qualcosa che non vogliono accettare di se stessi, ma poi divorziano, e, vedi caso, non si risposano come fanno i laici per la maggior parte! E così non ci fidiamo molto”.
“Dunque colpevolizzate comunque l’omosessualità!”
Glissa:
“Cerchiamo di evitare che sfoci nella pedofilia, producendo così danni spesso irreparabili”.
La discussione, essendo Nikos persona colta, continua sul senso storico dell’omosessualità e sulla sua esistenza nel costume di tante altre specie animali, cosa che ne fa istinto palesemente “contemplato in natura”, ma turbinosamente confuso nei giudizi nella nostra cultura dogmatica di massa. Così, fra anatemi e pulsioni non eradicabili, produce i danni di cui la cronaca ci riferisce.
E intanto siamo già a un nuovo controllo passaporti, questa volta prima inglese e poi turco-cipriota. Con disappunto mi accorgo che in un attimo di ripristino della connessione dati del cell. son riusciti a commutare l’orario del mio fitbit nel loro, secondo un fuso turco-cipriota di due ore più avanti, del tutto arbitrario.
Famagosta ci accoglie, testimone murario di una pagina storica di eroismo italiano concluso con una trappola ottomana: un finto tentativo di accordo per sbloccare il lungo assedio concluso con una strage e morte per amputazioni e scuoiamento da vivo del Governatore veneto Brigadin. Pubblicamente esposto, impiegò tre giorni a morire.
Su tutto ciò incombe il ruolo dell’Islam, pressantemente ricordato dal canto del Muezzin, che salmodia dal minareto della Cattedrale gotica riciclata in Moschea. Ne parlo con la guida turco-cipriota, che per legge deve seguirci nel loro territorio. È un ragazzo tutto rap, che risponde allegro: “Ma chi se ne frega delle Religioni! Guarda: un funerale all’aperto sotto il sicomoro millenario, appena fuori dalle mura della Moschea, ma a nessuno viene in mente di celebrarlo all’interno!”
Certo amico, ma i quarantamila Anatolici fatti qui insediare recentemente dal governo turco, la penseranno con altrettanta disinvoltura? No, se son vere le storie che mi narrano le due guide di sovvenzioni alle famiglie che vivono l’Islam in modo osservante.
Poi torno a riflettere sul tema conduttore: “bel lavoro avete fatto signori Ortodossi indipendenti, una soluzione socio-religiosa d’avanguardia che quasi risolve anche ‘quel problema’. Ma è solo un quasi, perché manca un tassello: e se ordinaste Ministri del culto uomini sì sposati, ma indifferentemente con donne o con uomini?”
A questo punto sono cosciente delle tegole che mi stanno per arrivare in testa, lanciate sia da Cristiani Cattolici che Ortodossi, e magari anche da laici omofobi, Italiani, Ciprioti o Turchi che siano, e chiudo.
Commenti
….. a dir poco stimolante il tuo bel reportage da Cipro, Adriano!
Il tuo “turismo” non si limita mai a mettere assieme etichette di alberghi da mettere sulla valigia, ma, attraverso il contatto con le persone (questa la chiave ) capire, sondare, interpretare la nuova realtà con la quale entri in contatto.
E mi è ventuta voglia di rileggere ( l’ho fatto subito) il IV capitolo dell’ULTIMA CROCIATA” di Arrico Petacco, quello della Battaglia di Cipro: agosto del 1571, i turchi di Mustaphà, dopo più di un anno di assedio, con l’inganno, fingendo di accettare una tregua con il Governatore Veneziano Bragadin di Famagosta, massacra gli ufficiali che accompagnavano Bragadin a parlamentare e poi scorticano vivo lo stesso Bragadin, lo fanno a pezzi , mettono i pezzi (4 + 1, le interiora) in batterie (cannoni) e poi riempita la sua pelle scorticata di paglia ne dileggiarono il “simil cadavere”! Non ci andavano leggeri……. nemmeno allora i turchi è?!?
Ci pro viamo a decodificare?
Magari puoi darci qualche chiave in più per entare nel clima!
Ad esempio: i “veneziani” questo….crocevai non lo governano più, ma in compenso oltre ai Ciprioti, ci sono gli Inglesi e i Turchi ovviamente …..
I turchi tiran le fila dalla madre patria, con l’ambizione neanche poi tanto segreta di fare della testa di ponte attuale il fulcro di partenza per riappropriarsi dell’isola, che fu ottomana fino al 1878. Tuttavia furono prprio gli stessi usurpatori a cederla, secondo accordi segreti, agli Inglesi!
Ma neanche gli Inglesi riescono a tenerla, e così cedono al dissenso espresso nel referendum del ’50, su un’ipotesi di annessione alla Grecia, che aveva visto il favore quasi unanime della popolazione, e alla gueriglia dei comitati EOKA. E intanto ora la Grecia si è messa da sola fuori gioco. Nei trattati di fine II guerra mondiale, si privilegia la soluzione della Repubblica autonoma. Ma gli Inglesi pretendono, e ottengono sia inserita nella costituzione stessa la presenza di loro basi militari, con annessi centri residenziali dove vivono alla coloniale, in belle ville con campi da polo e attrezzature di svago da villaggio turistico cinque stelle. I Turchi rientrano in gioco approfittando di un momento di disordine con una spietata invasione nel 74. Oggi governano il 34% del territorio, ma vedi caso la parte nord, sempre dal clima più mite nelle isole mediteranee. Le proprietà abbandonate precipitosamente dai Ciprioti, lasciando qualche familiare già crivellato di colpi (un morto è rimasto appeso a una ringhiera per un mese) e le luci di casa accese, costituiscono la zona fantasma, per decisione delle organizzazioni internazionalli, nell’ottica di una resa futura ai legittimi proprietari. Resa di cosa? Il degrado è tale che queste costruzioni, proprietà di 40.000 ciprioti fuggiti, son solo da abbattere, e in un paese privo di piani regolatoiri e permessi di costruzione il valore è zero. Per fortuna il momento politico turco non consente il dispiegamento di forze su altri fronti, e dovebbero vedersela con interessi economici forti, russi in specie. Il vento dell’Islam soffia su tutto ciò, ma son poche le teste velate e l’alcol scorre a fiumi.
Insomma quest’isola tutti la vogliono ma poi, se la ottengono, si rendono conto di non riuscire a tenerla, e, oltre agli attuali contendenti, così è stato anche per Genovesi e Templari.
eppure l’atmosfera, nella parte greco-cipriota è di prosperità e sicurezza, scarsa piccola criiminalità, una cultura inglese ancora permeante (tutti parlanio un bufffo inglese, guida a sinistra su autostrade gratuite, spine elettriche inglesi…) ma l’anima della gente, la cucina, l’affabilità, restano greche. Un grande groviglio, un’altro possibile focolaio di deflagrazione, che prima di toccar con mano non immaginavo. come non è immaginabile nonostante tutta questa sofferenza, un’economia con entrate per il 50% dal turismo. Gestione intelligente, per i buoni servizi a prezzi bassi (pranzo completo fra i 12 e i 23 euro la notte di Capodanno). Meditate gente, Italiani incoscienti.
Grazie Adriano, sei riuscito a farmi sentire anch’io in viaggio a Cipro. Il posto è proprio come dici tu e mi hai fatto venir voglia di tornarci per davvero. Almeno nella parte meridionale.
Ci siamo morti in parecchi cremaschi, a Famagosta in quell’assedio. Alcuni anche di un certo rango militare. Un mio compagno di liceo si era messo addirittura a scrivere un libro su David Noce, il Maestro di Campo caduto al Torrione dell’Arsenale.
Speriamo che oggi la situazione non diventi drammatica, vista l’attuale politica turca.
Bellissima la definizione di isola che tutti vogliono e che nessuno riesce a tenere.
Credevo di espormi per le mie idee spregiudicate in tema di accettazione di diverse sessualità, ma quel dialogo è reale e l’ho coluto riferire. Tuttavia non pensavo quanto mi esponevo parlando ddi cose storiche nel nostro blog, frequentato da storici veri! Il tuo assenso quindi mi conforta.
La situazione si potrebbe risolvere facendo leva sul fatto che Ciprioti greci e turchi hanno sempre convissuto pacificamente, e ancora c’è commistione economica e scambio di forza lavoro. I Turco-Ciprioti sono altrettanto arabbiati dei Greco-Ciprioti per le ingerenze turche. Si spera che il tentativo, a cui tante forze internazionali stanno lavorando, di farrne una federazione sia atuabile e costituisca un risultato migliore dei pasticciati precedenti compromessi. Garanzia almeno dello status attuale, teso ma in equilibrio, è il fatto che lì giacciono tanti capitali esteri e presidiano gli Inglesi. In realtà infatti furono i Russi a determinare iil crack bancario, rifiutando il prelievo forzoso del 5 % sui conti che vrebbe salvato la locale banca popolare. Si spera che i finanzieri esteri questa volta lavorino al contrario in senso costruttivo. Molto dipenderà anche dalla poizione internazionale verso la sporca politica turca, basata come sappiamo anch’essa su un fragile equilibrio del 50% di sostegno pooplare. Ma non vado oltre: mi sto avventurando sul terreno di Rita, e se ho schivato le tegole per ora….
Il tema della pedofilia (o pederastia come si diceva una volta – tu non sei cremasco, Adriano, ma in piazza Duomo a Crema c’era un bar noto come il bar dei pederasti) non ha confini né territoriali né religiosi.
La cosa importante è che negli ultimi anni, un po’ ovunque è caduto il muro dell’omertà e della vergogna (come un po’ ovunque oggi sta cadendo il muro dell’omertà a proposito delle molestie sessuali) e sono stati denunciati i casi di pedofilia.
Un fatto di grande rilievo: la consapevolezza della “dignità” dei bambini, dignità che la collettività deve tutelare.
La dignità dei bambini e delle donne è stata per lunghi secoli violata.
Ora, è il tempo del “risveglio”, della “riscossa”, della affermazione piena del “valore infinito” di ogni uomo e di ogni donna (è questo, a mio avviso, il valore più alto del cristianesimo anche se spesso violato dalla stessa Chiesa).
Ciò che conta è che questo risveglio non diventi un modo facile per “fare soldi” (infangando persone) o “auto-pubblicità”.
Centro amico-maestro. Alzare i veli, slatentizzare, ma soprattutto classificare, se così si può dire per le umane pulsioni. Il distinguo della mia guida, Nikos, fra omosessuali e pederasti, e la visione di un primo passo attuabile nel non trasformare un omosessuale in “un pedofilo di comodo che dispone di bambini dominabili” mi è sembrata subito un’analisi opportuna, che mi ha riportato alle visioni, altrettanto adeguate ai tempi, del romanzo di Ghilardi. Ecco perché, nonostante sia stato colpito da una realtà inaspettatamente variegata e a tratti tragica, storicamente legata anche a Crema nei fatti di Famagosta, come ci ricorda Pietro, ho in un certo senso privilegiato quest’aspetto. La mia conclusione è che sin quando non si consentirà, ancor più nettamente, una libera esplicitazione non censurabile delle pulsioni individuali, ci sarà sempre qualcuno che per appagarle farà del male. Certo, il prete sposato è già un buon primo passo, ma non basta. Traviare un bambino con un marchio psichico indelebile è far del male, tanto male! Ma ecco la distinzione fra il vecchio pederasta e il nuovo pedofilo: quello nuovo addirittura uccide per sotterrare la colpa! Peggio ancora, poi inizia a provar gusto anche nel nefasto finale! E allora, alziamo l’asticella del giudizio etico includendo nel novero delle persone rispettabili quanti trovano appagamenti senza far del male, e le cose andranno bene. Nikos aveva ragione: non accettarsi, fare scelte sbagliate come un matrimonio e un sacerdozio di comodo, sono l’anticamea del peggioramento, della PERICOLOSITA’ SOCIALE.