Pubblico volentieri gli “Auguri scomodi” che mi ha inviato una nostra comune amica, Maria Teresa Mascheroni.
Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
+ Tonino Bello
S. Natale 2017
Casa Famiglia S. Martino
Commenti
Piero, sbagliato blog?
E’ il manifesto del Bergoglio-pensiero, che fa dire a Gesù Cristo quello che non ha mai detto. Una vecchia storia, molti papi lo hanno fatto prima di lui.
Una vera e propria provocazione forte.
Grazie, Maria Teresa, per avermi inviato questi auguri così scomodi, così contro-corrente, contro il perbenismo così diffuso sia a destra che a sinistra, contro il… mainstream, contro l’ipocrisia dilagante, contro chi chiude gli occhi di fronte al grido degli umili, contro gli intellettuali che (talvolta) predicano bene e razzolano male, contro i politici di tutti i colori che seminano solo odio per il proprio orticello elettorale e non si pongono in atteggiamento costruttivo (se davvero, invece che investire tante energie in campagne di fango, dovessimo tutti metterci introno a un tavolo per rimuovere le cause di tanta diffusa disperazione!).
A me, personalmente, gli auguri di don Tonino Bello (vescovo) rappresentano un atto di accusa.
Un atto di accusa che io stesso qualche anno, nella mia “preghiera di un cercatore di Dio” (CHIUNQUE TU SIA) mi sono rivolto:
“Ho peccato perché ho tradito l’amore, quando, optando per un volontariato aristocratico, ho di fatto sottratto tempo alla causa degli ultimi, quando ho scansato persone che avevano bisogno di me, quando non ho ascoltato l’appello, urlato o mite, degli ultimi della terra!”
Una confessione, la mia, sincera, quella di allora.
Sono passati alcuni anni e mi rendo conto di avere fatto ben poco per riscattarmi, per sporcarmi le mani, per rimboccarmi le maniche (giusto una collaborazione con la comunità di S. Giacomo a supporto di alcune persone particolarmente fragili).
Chissà che le parole scomode di don Tonino Bello siano per me uno sprone.
Il… sole è al tramonto e il giudizio finale (non di fronte a un Dio, ma alla mia coscienza) arriverà presto: magari riuscirò a liberarmi almeno da qualche peccato!
In linea di principio trovo questo blog appropriato a ricevere questo messaggio. Il tempo è giusto e lo spirito aderente a una concezione di Cremascolta, molto aderente alle sue origini, spirito di diffusione di libero pensiero, oltre che di fattive valutazioni e diatribe. Il fatto che sia tutta cristiana, quindi magari non condivisa da una parte, non è vera! La riflessione è a largo spettro. Calata nella realtà? Ognuno valuti, per me 30%, altri 70%, qualcuno 100%!
Il senso della vita che Piero esprime non lo riconosco: siamo qui per aggiungere un tassello, vita per vita, mentre l’amore, l’empatia, sono mezzi predeterminati geneticamente per essere di più numericamente e più coesi, non assoluti dettami. Ovvio che chi non li senta propri si sentirà colpevole, si spera almeno, ma non vedo giudici atti a giudicare.
E finito il sermone mi chiedo: ma perché questa triangolazione, questo passaparola?
Avrei apprezzato l’esposizione personale di Maria Teresa, o di Tonino Bello, più della pregevole relazione sulla comunicazione di Piero!
Piero, stai facendo e hai fatto tanto, la vita di un uomo comune al quadrato, non hai peccato mai!
Don Tonino Bello – così si faceva chiamare – è stato un vescovo scomodo (è morto nel 1993, quindi non ha conosciuto papa Bergoglio!) e ora è in corso la causa di beatificazione.
Maria Teresa ha dedicato molte energie a CremAscolta (e, confesso, a me ha dato molto perché dietro le sue parole c’era una testimonianza forte del messaggio cristiano), energie che ora sta investendo nella sua famiglia allargata che raccoglie tante fragilità che hanno bisogno di grande premura.
Dico solo all’amica Rita che ci sono molti modelli di Gesù.
Ricordo che non pochi anni fa, in cattedrale, durante l’omelia del parroco, un “fedele” appena ha sentito alcune parole en passant sugli immigrati, ha lanciato degli improperi al prete ed è uscito di chiesa sbattendo la porta e lasciando la moglie sbigottita e rossa di vergogna.
Già, ognuno si costruisce il suo Gesù: anche un Gesù leghista e oggi un Gesù lepenista.
Ognuno lo tira per la giacca dalla propria parte.
Non sono, Rita, un esegeta della Bibbia, ma posso dirti che nei Vangeli puoi trovare davvero un Gesù molto scomodo.
Un Gesù che ci spiazza tutti, che ci mette in discussione.
E mette profondamente in discussione anche me che cristiano non sono più, o meglio sono diventato… un cristiano senza Dio.
Mi sento davvero un peccatore, Adriano (so che il termine non si usa più, ma la sostanza non cambia): non è retorica, non è suggestione del clima natalizio.
Ho scritto molto, ma ho “fatto” poco per gli ultimi della Terra, anche per gli ultimi che sono vicini a me.
Sono anch’io tra quelli che predicano bene ma razzolano male.
Ognuno ha la sua coscienza e risponderà alla “sua coscienza”.
E per ora la mia coscienza mi rimprovera di essere un “aristocratico” della penna, uno che non si è mai sporcato le mani.
Sto provando in questi ultimi anni, ma che fatica uscire dalla mia turris eburnea!
Dopo mesi di silenzio, mi sento provocata da un augurio che sarebbe stata una assurda formalità pubblicare su questo blog. Piero ha scelto di condividerlo…e quindi mi sento “ripescata”.
Poche parole, solo per dire che mi ritrovo, con piacere, tra vecchi amici che condividono o contestano ciò che penso e vivo. Questa è la buona e sana battaglia del blog per difendere, nella pluralità del pensiero, valori condivisibili e divergenze. Le mie scelte mi hanno portato a combattere la mia piccola, buona “battaglia” per la giustizia, a raccontare la fede, con la vita e sempre meno con le parole. Questione di tempo, certamente, ma anche di stagioni della vita che cambiano, di vissuti che mi hanno sintonizzato su altre frequenze. Confesso che i consueti ed infuocati discorsi sulle più roventi questioni attuali o meno, mi fanno quasi venire l’orticaria. Apprezzo comunque tutti coloro che continuano la loro “buona battaglia ” per difendere ciò in cui credono, anche attraverso questo blog. E’ importante, eccome!!!! Mai si spengano il confronto e il dialogo!
Grazie Maria Teresa per le tue poche, precise e chiare parole. Ce ne vorrebbero di combattenti come te, che scelgono una strada e non temono di percorrerla fino in fondo. Da persona di fede tu avrai pregato davanti a un altare durante il Natale, mentre io mi lasciavo attraversare dalla luce rinata del solstizio d’inverno. Tu avrai poi concretizzato la meditazione religiosa con le tue “opere buone”, e io con le mie. Ma, in fondo, l’aspirazione “verticale” che ci animava era la stessa. Proprio questo rende possibile il confronto. Quando si parla la lingua del cuore le differenze di idee, o di credo, diventano dettagli irrilevanti. Ti auguro un Buon Anno Nuovo.
E a quella voce ho sentito la spada cadermi di mano.
Anch’io, Maria Teresa, forse anche contagiato da te, da un po’ di anni sento sempre più l’esigenza di “parlare” di meno e di “fare” di più (è quello che tu testimoni) e anch’io spesso faccio fatica dopo quasi cinque anni a ripercorrere temi già analizzati in lungo e in largo, profondendo non poche energie (ho il… vizio di approfondire i problemi).
La cosa positiva è che i temi (anche se sono sempre gli stessi) vengono discussi in “contesti” attuali, quindi, con le inevitabili “variazioni del tema”.
Trovare un equilibrio sarebbe per me (che ho anche il vizio di scrivere) l’ideale, ma non è facile.
Grazie per le tue parole.
Ma…Non è meglio cercare accenni di metodo nel fra le righe?
Mi preme sviluppare un’idea a cui ho fatto un rapido cenno.
Oggi non solo la parola “peccato” è quasi del tutto scomparsa dal vocabolario (perfino in quello cattolico), ma anche il termine “confessione” e, di riflesso, la parola “esame di coscienza”.
E non si tratta solo di lessico, ma di contenuti.
Siamo ormai “al di là del bene e del male” preconizzato da Nietzsche. Siamo tutti Uebermenschen.
E sì che l’esame di coscienza è una delle più grandi eredità lasciate all’Occidente dalla Chiesa cattolica: un prezioso e indispensabile strumento di accesso al nostro mondo interiore, alla nostra “anima”.
Nessuno più pecca
Nessuno più si confessa (neppure alla sua comunità).
Nessuno fa l’esame di coscienza, non dico tutte le sere come ci suggeriva la Chiesa un tempo, ma almeno periodicamente.
E, naturalmente, sono scomparsi sia i “vizi” che le “virtù”.
A maggior ragione, di questi tempi, la virtù della “umiltà”: non solo ognuno si ritiene il Verbo fatto carne”, ma anche il “modello di virtù”.
E così, non riusciamo più a “dialogare”, ad “ascoltare” le ragioni degli altri: come può un “Verbo fato carne” o un “modello di virtù” pensare di poter apprendere qualcosa di buono dagli altri?
Così diventiamo delle monadi.
Monadi melanconiche, rabbiose.
La ricerca della verità (di qualche brandello di verità con l’iniziale minuscola) e la ricerca di una vita “virtuosa” sono possibili solo dal “confronto”.
Giù il dialogo, che è difficile nel nostro tempo.
Ma…Cosa sarebbero dottrina e etica, senza il ricupero dell’orientamento originale?
Sia chiaro, nessuna folgorazione, ma come dice Piero: ”cristiani senza Dio”. Nel mio commento di poco fa l’augurio a tutti, e soprattutto a me. Grazie Maria Teresa per avermene offerto l’occasione.
<... Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.> : il …. “buonnatale dei buonnatali”, la frase conclusiva del…”delenda est nostra signora in/civiltà dei consumi” pronunciata quale Augurio Natalizio scomodo assai, da + Tonino Bello e rimbalzata sul blog da Teresa a Piero e poi e poi…
L’unico “Buon Natale” che mi sento di condividere in questo contesto di tragedia epocale (con annessaa orchestra in smoking bianco che accompagna il naufragio) alla quale mai avrei immginato essere chiamato a partecipare, venuto in un mondo in uscita dalla distruzione di una guerra mondiale, che ero convinto sarebbe stata insegnamento utile per ricostruire un mondo davvero migliore.
Sempre di più sento la necessità di riportare l’attenzione su me stesso, sul mio “tempo”, sul prestare attenzione a quanto mi porta il mio percorso di vita, impegnadomi ad interpretarlo in modo autentico.
Che il 2018 ci sia propizio!
https://www.youtube.com/watch?v=IuR5_1Nhe10