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FRANCESCO TORRISI

E tu, da che parte stai?

Mentre seguo con positivo interesse l’azione politica di Giuseppe Conte, tesa a riportare ad un……” politico viver civile” quello che fu il movimento di protesta 5*, non sono affatto un fan di Beppe Grillo, però mi è sembrato meritevole di riflessione quanto da lui pubblicato recentemente sul suo blog, con riferimento a due eventi quasi contemporanei: quello (ormai “rituale”) di Cernobbio e l’altro di Assisi.

La domanda che conclude il suo post è “tranchant” ma davvero …..”di fondo”!

Riporto quindi di seguito l’intero testo del suo post aprendolo alla lettura di chi fosse interessato dall’argomento:

      “di Beppe Grillo – Nei giorni scorsi, si sono tenuti due grandi eventi, a Cernobbio e ad Assisi, due conferenze che hanno chiamato esperti, professori, politici, imprenditori, religiosi, investitori, visionari, innovatori, scienziati a parlare di economia, di etica, di società, di lavoro, di politica, di filosofia.

A Cernobbio, nella pomposa Villa d’Este, sul Lago di Como, tra il 2 e il 4 settembre 2022 il tema era “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”. La partecipazione era riservata a sottoscrittori, individui e aziende con una tassa di partecipazione di 10.050 euro (iva esclusa) per i leader di aziende. Qui c’era la presenza del gotha della finanza in cerca di un riposizionamento politico, che esprimono fatturato (1,5 trilioni di euro, dicono), profitti, capitali ultra mobili e liquidi, rendite e in molti casi sfruttamento del lavoro che occupano in via residuale. Producono residui umani e ambientali, disoccupazione e povertà, e vogliono che lo Stato se ne prenda cura, e comunque non sempre, e soprattutto senza molte risorse. Qui si tollera la disuguaglianza come un bene per far crescere l’economia. Qui la povertà è una colpa di ciascuno, che rimane fabbro del proprio destino. E la disoccupazione, la sottoccupazione, il precariato sono funzionali ai salari bassi, alla disciplina e all’obbedienza. L’inquinamento nel migliore dei casi un male necessario, e la vita ruota intorno al Dio…Danaro.

Ad Assisi, tra il 2 e il 4 settembre, nel Cortile di San Francesco, nella Basilica del Santo poverello, il tema ruotava su “Eterno e il tempo presente”. La partecipazione era libera ed aperta a tutti fino ad esaurimento posti. Qui c’era la presenza di persone in carne ed ossa che esprimono valori, solidarietà, fratellanza, ambientalismo (il rispetto di tutte le creature), pace (l’armonia francescana pace e bene). Si parla di un paradigma nuovo di sviluppo umano, dove la crescita sia di tutti, e riguardi non solo le variabili economiche, ma soprattutto la vita, la salute, l’istruzione, la mortalità, la criminalità, l’etica, l’ambiente, la distribuzione delle risorse. Qui la disuguaglianza è considerata un male, non solo dal punto di vista morale ma anche economico, perché un ostacolo alla crescita e allo sviluppo, perché quando poche persone (1%) detengono la ricchezza del 99% della popolazione mondiale, la capacità di consumo e di espansione dell’1% rimane confinata, e non si diffonde. Qui la responsabilità della disoccupazione e della povertà è di tutti, perché un sistema che non impiega tutte le risorse presenti, crea un danno prima di tutto a sé stesso. E la legge cui si obbedisce è l’inclusione, la pace e il rispetto per l’ambiente.

Due mondi, due visioni. Da che parte stai? “

Nota: per presentare il mio post, ho ritenuto corredarlo con la stessa immagine da lui stesso utilizzata, che mi è sembrata assai significativa

FRANCESCO TORRISI

07 Set 2022 in Etica

29 commenti

Commenti

  • Con s. Francesco

  • BESTIARIO E DINTORNI

    “In principio era il Verbo,
    e il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio(1)”.
    (S. Giovanni Evangelista)

    Una leggenda veneta di antiche origini medievali, racconta che nella notte del 17 gennaio – data della ricorrenza onomastica di sant’Antonio Abate – gli animali acquisi-vano l’umana facoltà della parola. Tale prodigioso accadimento permetteva loro di con-versare a voce alta e di comprendersi, sia tra consimili che tra quelli appartenenti a spe-cie diverse.
    Si narra che in quella notte i bifolchi facevano di tutto per tenersi lontani dalle stalle e dalle bestie domestiche, perché udirle conversare tra di loro era segno di cattivo auspicio, tanto che un contadino spinto dalla curiosità di ascoltare i contenuti dei ragionamenti dei bovidi parlanti, rimase morto stecchito dalla paura.
    Di che parlassero i quadru-pedi cornuti dell’antica leggen-da non è dato conoscere, ma è
    più che verosimile ritenere che, se in quella singolare notte in-vernale il loro eloquio semi-nava morti pauracchie e sinistri presagi, fosse terrificante il contenuto del loro favellare nei confronti del bipede umano. Questi infatti, dopo essersi autoproclamato sapiens sapiens dalla vetta dell’Olimpo, ha sterminato molte specie di animali, mentre altre, oramai prossime alla estinzione, le sta deportando nei moderni parchi zoologici di prigionia per mostrarle alla berlina.
    Un’altra leggenda riportata da autore incerto nei “Fioretti di San Francesco(2)”, tem-poralmente coeva all’epoca medievale sopra citata, narra che il Poverello d’Assisi domò miracolosamente – con l’arma della parola – una feroce fiera lupina, che aggiran-dosi famelica nel contado di Gubbio, faceva strage di bestiame e di esseri umani. San Francesco incontrò sia il temuto canide che gli impauriti eugubini, e parlando loro con la ragione della saggezza, li convertì entrambi alla pacificazione e al rispetto reciproco.
    E fu così che, come riaffermato in diversi capitoli(3) dei “Fioretti” e in altre opere riguardanti la vita del santo e dei seguaci del suo cenobio, con il logos(4) della ragione, san Francesco ricompose l’equilibrio tra l’umano e il Regno Animale a cui appartiene, illuminando il sapiens sapiens al rispetto della convivenza, e gli altri esseri viventi alla rinuncia della vendetta.
    Ma da tempo il logos della ragione – che è logos di verità – è stato soppiantato dall’accresciuta onnipotenza e superbia antropocentrica dell’uomo, che scalzato il Verbo giovanneo e sostituitosi allo stesso, si è reso responsabile del grave stato di disarmonia del creato in cui ora si trova il pianeta che temporaneamente ci ospita.
    Una irragionevole e insostenibile espansione demografica, unitamente al violento
    impatto ambientale conseguente all’approvvigionamento delle materie prime necessa-rie al sostentamento dei bisogni della nostra specie, stanno minando i delicati equilibri dell’ecosistema terrestre. Parimenti, una globalizzazione dei mercati senza regole,

    sorretta da un’economia dei consumi fondata sulla produzione e crescita quantitativa dei prodotti a perdere (usa e getta), in luogo della ricerca e sviluppo dell’ecosostenibile e rinnovabile, nei prossimi anni non potrà che aggravare ulteriormente le nostre già tra-ballanti condizioni ambientali.
    Inquinamento delle acque di superficie e di falda; massiccio utilizzo di pesticidi; proliferazione delle discariche; espansione della cementificazione e occupazione del suolo; deforestazione; contrazione della biodiversità animale e vegetale con estinzione di molte specie viventi; migrazioni; inquinamento dell’aria con elevata concentrazione di gas serra nell’atmosfera; surriscaldamento globale; scioglimento dei ghiacci e del permafrost; desertificazione; innalzamento degli oceani; eventi estremi; carestie etc; non sono altro che una costellazione di sintomi indicanti la severità della malattia di cui soffre il Pianeta Azzurro, la cui eziologia va ricercata nell’esponenziale e irrazio-nale crescita demografica della specie umana. La popolazione mondiale, stimata intorno al miliardo alla fine del XVIII secolo, si ritrova oggi, trascorso poco più di due-cento anni, ad aver superato gli otto miliardi di individui.
    Una terapia d’urgenza andrebbe quindi ricercata nella realizzazione di un progetto culturale globale, di radicale inversione di tendenza, che orienti sin da ora il futuro dell’umanità verso una progressiva ma significativa decrescita demografica, in grado di ricondurre l’attuale pressione colonizzatrice antropica, al logos francescano di armo-nia e compatibilità, sia nei confronti della sopravvivenza dell’intero creato che nei riguardi delle reali capacità rigenerative dell’ecosistema Terra.
    Limitarsi oggi alla cura palliativa della stabilizzazione demografica dell’attale popo-lazione, non salverà di certo il pianeta dalla inevitabile rottura dell’equilibrio tra l’uomo e il creato, né ci potrà salvare dalle imprevedibili conseguenze che ne deri-veranno, conseguenze terribili, forse le stesse profetizzate dai quadrupedi cornuti nella notte della ricorrenza onomastica di sant’Antonio Abate.
    Senza la coercizione dell’imposizione, ma con l’umiltà e l’illuminazione della ragio-ne – che è il logos di ciò che è vero, di ciò che è giusto e di ciò che è bene per la Casa Comune – l’attuale popolazione mondiale dovrebbe decrescere almeno di un terzo dell’attuale, attestandosi intorno ai 5 miliardi, mentre la popolazione del nostro Stivale, scendere dagli attuali 60 milioni di abitanti a circa 40.
    Oggi i sintomi del martoriato pianeta che ci ospita, urlano all’uomo l’urgenza di anteporre l’incipit del prologo giovanneo al “principio del mercato”, gli urlano l’urgen-za di riparare – con il logos della ragione – la violenza subita: “Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio(5)”.
    E con questa antologia di componimenti scritta a due mani, che ha come protagonisti i viventi della Terra, ci rivolgiamo fiduciosi a sant’ Antonio Abate, anacoreta e protet-tore degli animali domestici, spesso invocato e ricordato dalla nostra tradizione orale
    contadina, per la sua intercessione nel favorire il ritrovamento di ciò che è andato smar-
    rito.

    A lui, con la nota e proverbiale espressione dialettale: “Sant’Intòne da la bàrba biàn-ca fàm truà chèl che ma mànca(6)”, impetriamo oranti l’aiuto a farci ritrovare quel logos, quella “ragione” oggi perduta, che fece del Poverello d’Assisi, speranza e sim-bolo della ritrovata alleanza tra l’uomo e il creato che ci circonda.

    (1) Inno al logos. Prologo del Vangelo secondo Giovanni (1,1).
    (2) I Fioretti di San Francesco, http://www.liberliber.it. Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando
    convertì il ferocissimo lupo d’Agobbio. Cap.XXI, pagg. 23-24.
    (3) Idem. Come santo Francesco dimesticò le tortole selvatiche, cap.XXII pagg.24-25; Come santo Francesco
    ricevuto il consiglio di santa Chiara e del santo frate Silvestro, che dovesse predicando convertire molta
    gente, e’ fece il terzo Ordine e predicò agli uccelli e fece stare quete le rondini, cap. XVI pagg.17-19; Del
    miracolo che Iddio fece quando santo Antonio, essendo a Rimini, predicò a’ pesci del mare, cap. XXXX
    pagg. 41-42.
    (4) Cfr. Fede ragione e università. Ricordi e riflessioni. “… Logos significa insieme ragione e parola…In princi-
    pio era il logos e il logos è Dio…”. Discorso di Papa Benedetto XVI all’Università di Regensburg, 12 set-
    tembre 2006.
    (5) Idem. A proposito dell’uso della violenza, così si espresse il dotto imperatore bizantino Manuele II Pale-
    ologo nei confronti dell’interlocutore persiano.
    (6) Sant’Antonio dalla barba bianca fammi trovare ciò che ho perduto / o ciò di cui ho bisogno.

  • Valeriano, tutto condivisibile e auspicabile, e/ma, ho solo una curiosità, e non é una battuta: la fiera lupina é poi diventata vegetariana? Perché non credo che il lupo ammazzi più agnelli di quanti ne possa mangiare, invece l’uomo uccide non quanto é necessario, se mai potesse esserlo, – per difendermi io potrei uccidere -, ma molto di più. Uomini e animali rispondono a leggi diverse purtroppo. E mai ha operato secondo ragione.

  • Gentile sig.r Macalli,
    convengo con lei sull’evidenza che in questi ultimi decenni la mandibola canina della fiera lupina non si è ancora del tutto evoluta, trasformandosi da carnivora in erbivora, al fine di servire il rumine, l’omaso, l’abomaso etc. Tuttavia, essendo l’areale naturale del terrificante canide ridotto a un loculo per mano della metastasi oncologica/demografica dei sapiens (si fa per dire), questi si arrangia come può nella speranza di procrastinare il più tardi possibile, l’olocausto della sua genìa. Certo che lui, la terribile fiera lupina che inghiottì in un sol boccone ma trattenne in vita nella sua voluminosa sacca gastrica la nonna di Cappuccetto Rosso, non ha avuto i favori dei suoi consimili da guinzaglio o d’appartamento: croccantini di manzo, biscottini anti tartaro, roast-beef, visite veterinarie, cappottino e scarpette invernali, coiffure e trattamenti estetici, bidet giornaliero a cura dell’anfitrione che lo ospita… etc. Tali consimili lupini, svenduta la loro natura all’onnipotente bisogno egocentrico dei sapiens, da questi satollati, profumati e comodamente lasciati stravaccare sulle vellutate ottomane domestiche, non hanno certamente la necessità di minacciare le greggi di pecorame transumante, non essendo verosimilmente, più neppure in grado di distinguere una pantegana da un coccodrillo.
    Purtroppo, il prezzo che il lupo ed altre specie pagheranno per la loro libertà naturale di fronte al dilagare del cancro demografico degli ominidi, sarà nella peggiore delle ipotesi l’estinzione delle loro stirpi, nella migliore, il confinamento sorvegliato in qualche riserva. Stessa sorte che i primatisti europei d’oltreoceano hanno riservato agli sparuti superstiti discendenti dai Navajo, Cheyenne, Apache, Sioux, Cherokee…etc.
    Questo, gentile sigr. Macalli, a proposito del lupo. Per quanto riguarda ciò che penso dei sapiens (si fa MOLTO per dire), se proprio non ha altro di meglio da fare, può dare un’occhiata all’allegato link, ma le raccomando: non mi prenda troppo sul serio.
    Molto cordialmente.

    https://drive.google.com/file/d/1oBiBpEgW5VhgksY7QSstEUgPNSXKNtSV/view?usp=sharing

  • Gentile signor Poloni, sa che proprio non so come commentare? Se non per farLe i complimenti per lo stile e per la burlesca lirica a Suo nome. Comunque anche i fissati per la demografia avranno gioito, come farebbero gli animali cacciati dal loro paradiso, di cui da sempre gli uomini si sono appropriati, addirittura attribuendo loro proprietà malefiche come per la strige, le civette e altri uccellacci del malaugurio. Che poi è operazione non dissimile dalla domesticazione appunto dei cagnolini o antropizzazione favolistica in Esopo. Per dire cosa? Per dire che rendere giustizia al “creato” vorrebbe dire rinunciare alle leggi degli uomini, tra errori senza ritorno e un Covid che sul totale ha inciso pochissimo, e io non direi purtroppo, se non per riderci su, come ha già fatto Lei del resto. Il resto é ormai tutto da scrivere, oltre i proclami elettorali di questo momento dove il tema “ambiente” é quasi inesistente. Tema per ora appannaggio solo di poche anime virtuose, ma forse neppure presso quelle. A cosa siamo disposti a rinunciare?

  • Da che parte sto?
    Difficile come al solito a dirsi.
    Dire attraverso una crocetta da che “parte si sta” è un esercizio già tristemente sperimentato anche se rappresenterebbe un opportuno compromesso democratico (essendo impraticabile la “rapprezentanza diretta”), chiamato “voto”.

    Di qui lo sviluppo di una sorta di criminalità organizzata chiamata “rappresentanza parlamentare”.
    Tale azione criminosa è perpetrata da persone, di solito, con psicopatie legate alla brama di potere e proiezione sugli altri delle proprie convinzioni, senza alcun “spirito di servizio”.
    L’arma generalmente utilizzata è sostanzialmente l’inganno e il tradimento del “mandato”.

    La domanda realistica dovrebbe quindi essere : “Chi speri tradirà di meno il tuo voto?”

    A questo punto sicuramente cerco di NON votare chiunque mi abbia già palesemente tradito e continui sfrontatamente a farlo con dichiarazioni elettorali contraddittorie.
    NON darei il mio voto nemmeno a chi sposa idee/ideologie contrarie al mio modo di vedere, indipendentemente dal fatto che tradendo i suoi, potrebbe ironicamente addirittura far sue le mie idee.
    NON voterei nemmeno per chi è solamente “più forte” perché non faccio scommesse elettorali. Sentirmi tra “vincitori”, mi ha sempre messo a disagio.

    “Starei dalla parte” di chi ha mostrato PERSONALMENTE, in un certo contesto temporale, comportamenti pratici compatibili con le mie opinioni.

    Per queste mie convinzioni la dualità dell’immagine proposta, mi appare assai limitativa delle possibili scelte e quindi sostanzialmente antidemocratica per esclusione aprioristica delle altre scelte possibili.

    Mio parere.

  • Circonvoluzioni elettorali: “difendo il diritto a non abortire”. Ma, é forse un obbligo?

    • Circonvoluzioni lessica/elettorali. La signora Meloni, che più ideologica di così si muore, dimentica che i diritti consentono, non obbligano.

  • Gentili signori Ivano Macalli e Giacomo Cangini,
    essendo abituato a rimanere sul pezzo, vi partecipo alcune mie considerazioni inviate ad un caro amico tempo fa, sulla tematica ambientale contemporanea. Sono solo opinioni di un attempato e solitario lupoide, che geneticamente refrattario al guinzaglio e alle comode ottomane, intende raggiungere il “luogo dei molti” rimanendo fedele alla sua “diversamente organica” indole.
    Pertanto vi suggerirei di non prendere eccessivamente sul serio gli ululati di plenilunio che seguiranno.

    Caro P….,
    in risposta alle tue slide sul NUOVO MODO DI ABITARE LA TERRA, ti partecipo la mesta notizia che in questi giorni la popolazione mondiale ha raggiunto e superato gli otto miliardi di sapiens. La metastasi oncologica-demografica sembra inarrestabile, e nonostante la severità della sintomatologia di cui è affetto l’ecosistema del nostro pianeta, secondo le stime dell’ONU tra 8 anni la popolazione aumenterà ulteriormente di altri 500 milioni di nuovi sapientoni (si fa per dire).
    Sai come risponderanno gli Stati e i mercati alle esigenze alimentari di un altro mezzo miliardo di individui? Deforesteranno come è sempre stato fatto (noi primatisti occidentali al riguardo non abbiamo nulla da imparare, basta vedere cosa abbiamo fatto in casa nostra alla foresta planiziale padana), per coltivare soia, mais, riso, frumento etc., il tutto alla faccia della tanto declamata tutela della biodiversità.
    Sai come stanno rispondendo gli Stati e i mercati della U.E. alle future esigenze energetiche degli attuali otto miliardi di individui, di cui molte centinaia di milioni non hanno nemmeno la lampadina? Con la tassonomia “green” del gas fossile e dell’attuale nucleare, mentre la Germania, Polonia, Cina, e mi dicono anche la Francia, si affrettano a riabilitare il carbone. Ovviamente il tutto alla faccia della tutela ambientale e del-l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050.
    Al riguardo ti significo che in Europa il gas fossile è una delle principali fonti di emissioni di gas serra, incoraggiarne gli investimenti dandogli l’etichetta di “verde” non farà altro che esacerbare il devastante impatto climatico già in atto. E che dire dello smaltimento a lungo termine delle scorie radioattive ad alta emissione prodotte dall’attuale nucleare di cui nessuno parla? (ovviamente io tifo per il nucleare “pulito” che però per il momento, ancora non c’è).
    Crescita demografica e tutela dell’ambiente e della biodiversità sono incompatibili. Prova, caro P…., a fare un giro in quel polmone di verde che fu fino agli anni 60 la bassura del Moso. Una natura rigogliosa, campi a scacchiera bordati da variegate essenze lignee e siepaglie, piccoli corsi d’acqua brulicanti di vita e specie ittiche, popolazioni batraci d’ogni genere, salamandre e tritoni, specie ornitiche stanziali e migranti, piccoli mammiferi, sauri e rettili d’ogni sorta etc., etc.. Oggi tutto è scomparso della vita e della bellezza della plaga umida del Moso, uno scampolo singolare del territorio lombardo che ha da sempre caratterizzato il nostro paesaggio e che ha storicamente favorito nascita e sopravvivenza della nostra città di Crema. Un’opera d’arte millenaria scolpita e creata dallo scalpello degli agenti della natura, oggi irrimediabilmente espunta dalla metastasi demografica.
    Sai P….che cosa oggi è rimasto in me, oltre ai ricordi, dell’ecosistema umido rappresentato un tempo dalla nostra stupenda depressione morfologica del Moso? Solo l’omologa depressione, quella psichiatrica.
    A mio modesto parere P…, il cambio di paradigma da te auspicato, richiederebbe la transizione dell’attuale wueltanschauung antropocentrica ad una visione ecocentrica globale, dove un’equa redistribuzione (qualitativa e quantitativa) del diritto alla sopravvivenza, dovrebbe riguardare oltre ai sapiens, anche tutte le altre specie di viventi, animali e vegetali, fatto ovviamente salvo il diritto alla legittima difesa, qualora vi fosse un pericolo per la sopravvivenza della nostra specie.
    Tale cambio di paradigma sarà possibile solo con una tempestiva e adeguata terapia cultural-chemioterapica che arresti non solo l’ulteriore proliferare della metastasi demografica, ma che ne riduca in prospettiva, l’attuale onco-massa solida.
    Mi è giunta notizia che nel decorso 8 febbraio è stata approvato dal nostro Parla-mento, una proposta di legge costituzionale che inserisce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, fra i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana (modif. art. 9 e 41).
    Qualche romantico piantatore di alberelli, magari commosso dal mio triste stato d’animo, potrebbe anche sostenere che se non fosse stata così tardiva, l’approvazione di questa “straordinaria” legge avrebbe potuto prevenire sia la sofferenza originata dalla mia “melanconia reattiva”, che la scomparsa dell’ecosistema umido del Moso. Ma non facciamoci illusioni, l’art 9 della nostra Carta proteggeva già il paesaggio, tanto è vero che per oltre un ventennio gli incontinenti della parola (di ogni fazione) si sono a lungo cimentati in prolissi gargarismi verbali sull’istituendo Parco del Moso, ti ricordi? Risultato: di chiacchiera in chiacchiera (bla, bla, bla), trascorsi un po’ di lustri, del Parco del Moso è rimasto solo il suo spoglio cadavere.
    Molti dotti dei gargarismi verbali sopra accennati, unitamente ai loro simili della carta stampata e dei mass media in genere, influencer compresi, ritengono che la nostra Costituzione, ancorchè datata, sia la più bella del mondo, equiparando i loro padri fondatori ai dodici apostoli, e i contenuti della laica Carta, al sacro testo del Nuovo Testamento.
    Mentre la Costituzione Americana si fonda sulla “felicità”, quella italiana all’ar-ticolo 1, pone il suo fondamento sul “lavoro”. Io ignoro se gli abitanti dell’Alaska, della Carolina del Sud, della California, del Nuovo Messico o della Florida, a motivo del principio fondatore presente nella loro Costituzione siano più felici dei giapponesi o degli italiani residenti a Vergonzana. So invece per certo, che molti stati europei e non solo, pur non basando la loro Costituzione sul fondamento del “lavoro”, hanno un tasso di occupazione così superiore al nostro da indurli al motivato sospetto che nella realtà sia “l’ozio” (il reddito da divano) e non il “lavoro”, il fondamento della nostra Repubblica.
    “A volte a pensar male si indovina”, chiosava in tempi meno sospetti dell’attuale la nota volpecola andreottiana. Pensa che agli occhi della finanza straniera, come a quelli di molti buon padri di famiglia italiani ancora capaci di far quadrare i conti, l’am-montare del nostro deficit in continua crescita (crescita sorda sia ai tirannosauri del passato che ai “Draghi” contemporanei), sta trasformando il sopracitato sospetto di “oziosità”, nella certezza che nei fatti la nostra Repubblica sia, tra tutte quelle presenti sul pianeta, una tra più belle fondate sul “debito”.

    Provocazioni, considerazioni semi-serie e semi-amene a parte, veniamo ad alcune tue slide:

    Slide no 61: PREVENIRE PER QUANTO DIPENDE DA NOI (1)
    Affermazione: Di sicuro più rispetteremo il pianeta, più rispetteremo la biodiversità e meno foreste taglieremo, più potremo prevenire la circolazione di nuovi virus.

    Dando virtualmente per realizzato: 1) l’azzeramento di emissioni di CO2; 2) l’utilizzo al 100% di fonti energetiche rinnovabili compreso idrogeno e nucleare pulito, in alternativa delle attuali fossili (carbone, gas e idrocarburi); 3) una decarbonizzazione dell’atmosfera con livello di concentrazione di anidride carbonica (CO2) pari a quello presente sulla Terra nel XVI secolo, come pensi sia possibile rispettare il pianeta, la sua biodiversità e le sue foreste, senza porre dei limiti ad una crescita demografica esponenziale?
    Oggi siamo 8 miliardi, tra meno di 30 anni saremo oltre 10 miliardi. Due miliardi di esseri umani aggiuntivi agli attuali, che solo per alimentarsi (poi c’è tutto il resto), dovranno togliere il nutrimento e spazio terraquicolo a altri miliardi di esseri viventi, tra i quali non vi è dubbio che molti di essi si estingueranno. 10-5=5, 10-8=2. Questa caro P…. è matematica, il resto è fideismo ideologico, ignoranza o negazione di ciò che è ragionevole.
    Sulla circolazione dei virus poi, io eviterei di confondere le lucertole con i polipi. La prevenzione alla diffusione dei virus poco ha a che vedere con il rispetto del pianeta, la biodiversità e la deforestazione. I virus esistono e circolano da sempre o almeno da quando la vita e comparsa sul nostro pianeta. Di certo preesistevano alla comparsa di noi sapientoni. Nel medioevo, ma anche prima e pure dopo, l’ecosistema Terra era rispettato, e con esso venivano tutelate foreste e biodiversità. A quei tempi si utilizzava esclusivamente energia circolare e rinnovabile e si stima che la popolazione sapiens dell’intero globo ammontasse a qualche centina di milioni di individui (Fernand Braduel). Ma tutto ciò non ha prevenuto il diffondersi delle note e severe pandemie (al cui confronto il Covid è poco più di un raffreddore) né impedito ai virus di circolare e mutare creativamente come fanno tuttora.

    Slide no 62: PREVENIRE PER QUANTO DIPENDE DA NOI (2)
    Affermazione: Riforestare il pianeta. Se si adibisse a foresta appena il 12% delle terre semiaride del mondo, il carbonio presente nell’atmosfera si ridurrebbe dell’equi-valente di emissioni di mille centrali a carbone da 500 megawatt annuo di anidride carbonica (Singer).

    L’operosità e l’ingegno per la sopravvivenza degli israeliani è nota. Non so se la Costituzione dei contemporanei discendenti di Davide si fondi come la nostra (la più bella del mondo) sul lavoro. Ma è indubbio che il loro è un popolo che sgobba e si da da fare pur avendo una stella sola (da noi ce ne sono perfino cinque, in America addirittura 50), per sopravvivere in una terra ostile e non sempre generosa a motivo della scarsità di acqua. Diversamente dai vicini, gli israeliani non passano intere giornate lungo strade e piazze a fumare, giocare a carte sorseggiando intrugli, come mi è capitato di constatare di persona.
    Ciò detto per dovere di verità, non mi risulta però che in Israele si stia investendo sulla riforestazione a fini ambientali, bensì sull’addomesticamento di alcune aree incolte per favorire una produzione agricola e ortofrutticola pianificata e resa possibile attraverso le nuove tecnologie di desalinizzazione marina e utilizzo massimizzato delle risorse idriche.
    Quanta energia servirebbe caro P…. per riforestare un’area predesertica della Tunisia, del Marocco, della Siria, della Mongolia o dell’Afganistan? Ammesso e non concesso che in quelle aree una foresta possa sopravvivere (dico una foresta, non quattro rinsecchiti spelacchi), dove si andrebbe a reperire l’acqua necessaria a sostentarne gli ingenti bisogni? Quali sarebbero i costi di un’eventuale desalinizzazione e trasporto delle spropositate risorse idriche necessarie? Tu credi che le popolazioni che vivono di stenti (secondo la nostra concezione di vita) nelle terre semiaride del pianeta, allevando pecore, cammelli e capre, sarebbero felici se togliessimo loro i magri pascoli dei loro armenti dandogli in cambio l’allucinazione di fantasiose e lussureggianti foreste?
    Le foreste caro P…., le potremmo realizzare noi in Lombardia e in tutta l’Europa a costi zero (sia economico che di emissioni), pensa che non sarebbe nemmeno necessario piantare alberi, la natura dalle nostre parti farebbe tutto da sola. Ma per realizzare ciò, serve un sacrificio che mitighi la nostra onnipotente concezione antropocentrica del creato: ridimensionare demograficamente la popolazione del Vecchio Continente di almeno un terzo dell’attuale.

    Slide no 65: MILLE….GRETE
    Affermazione: E per questo servono mille, un milione di Grete in tutto il mondo e tanti “manifesti” come il “Laudato sii” di papa Francesco.
    Ben vengano mille, un milione di Grete al giorno per sensibilizzare la pubblica opinione sullo stato di salute dell’ammalorata Casa Comune. Ma non dimentichiamo, e soprattutto non facciamoci troppe illusioni caro P…., perché senza proposte operative e ragionevoli all’affronto della severità, complessità e urgenza delle problematiche ambientali, questi movimenti giovanil-adolescenziali di protesta senza proposta, ri-schiano di dissolversi il giorno successivo di quello in cui sono stati cavalcati dalla grande, ma temporalmente effimera, onda mediatica.
    Aringhe, acciughe, ma soprattutto sardine…docet. Hai più sentito parlare di questa specie ittica azzurra ad alto contenuto di omega-3? Alcuni sostengono si sia estinta, altri ardiscono sostenere sia finita in quiescenza letargica, inscatolata sott’olio, in pro-fondo stato catalettico anaerobico.
    Sull’irragionevole negazionismo demografico sostenuto da papa Francesco nel-l’enciclica Laudato sii (art. 50), mi sono già espresso nella precedente mail. Tuttavia, essendo i contenuti dell’enciclica materia laica (non dogmatica-religiosa), ritengo che in futuro il pontefice possa anche ravvedersi, e, convertendosi all’uso della ragione, migliorare.
    Certo che per questo pontificato (considerato rivoluzionario dagli atei ma non altret-tanto da molti credenti), recarsi in pellegrinaggio dalla combriccola televisivo-mon-dana di Fazio/Litizzetto, è segno che siamo oramai prossimi alla frutta. Questo caro P…., te lo dice un credente, o meglio uno sperante (sperare è molto più complicato che credere) che nonostante tutto, prega invocando fidente la provvidenza, affinchè da frutto in frutto, non si arrivi all’epilogo della frutta “secca”.

    Slide no 68-77 UN’OPPORTUNITÀ UNICA PER SPINGERE LA UE A FARE UN SALTO DI QUALITÀ
    Affermazioni: Protagonismi1,2,3,4,5,6,7,8,9.
    Concordo in pieno con tutte le affermazioni contenute nelle 9 slide. Il problema serissimo P…., è che al momento (nonostante siano passati 30 anni dal trattato di Maastricht e 23 dall’introduzione della moneta unica) l’Europa non esiste, o meglio esiste nel nostro desiderio (sicuramente nel mio e nel tuo) ma purtroppo non ancora nella realtà. L’acronimo UE. (Unione Europea), euro a parte, per chi ci crede è da trent’anni ancora un sogno che si dissolve ad ogni risveglio alla vita quotidiana.
    Ventisette capi di governo di ventisette stati (erano 28, uno si è perso per strada), con ventisette confini, con ventisette eserciti, con ventisette sistemi fiscali, con ventisette politiche estere, con ventisette tassi di interesse, con ventisette politiche energetiche, con ventisette finte politiche migratorie ecc., ecc.
    L’Europa non esiste nemmeno di fronte a serie preoccupazioni: Ucraina…docet.
    Salvo un miracolo caro P…, anche se mi piacerebbe molto, non credo che avrò il privilegio di poter assistere alla nascita degli Stati Uniti d’Europa, perché come sai, ho un’età prossima al loculo. Sulla questione dell’epilogo personale oramai quasi alle porte (e che spero avvenga il più tardi possibile), ti partecipo pensando di farti cosa gradita, che dopo una attenta e meditata riflessione ho concluso che il destino finale più green, più ecologico-circolare sia in termini economici che di emissioni, rimane la buca, nonostante oggi sia di gran lunga più glamour la grigliata.

    Slide no 73: UN NUOVO PROTAGONISMO (5)
    Affermazione: Pensiamo alle risorse da destinare a vincere la sfida dell’energia a idrogeno. Pensiamo alle risorse da destinare al super progetto della fusione nucleare.
    Pienamente d’accordo caro P…. Ma non dimentichiamoci che, anche quando avremo realizzato energie pulite e magari pure decarbonizzato (CO2) quanto emesso nel pregresso, rimane scientificamente e matematicamente incontrovertibile l’assunto di incompatibilità ambientale tra: crescita esponenziale demografica e tutela della bio-diversità.
    Salvo che la futuristica Carta Ambientale Mondiale dei sapientoni, non sancisca che per “tutela della biodiversità” basti: preservare in serre zoobotaniche asettiche, almeno una coppia di ogni specie animale e vegetale, oppure meglio ancora, conservare in provetta il loro DNA a bordo di una rinnovata e moderna Arca di Noè, refrigerata ad azoto liquido.

    Slide no 79: L’ORGOGLIO ITALIANO (1)
    Affermazione: In questa gigantesca impresa l’Italia è tutt’altro che ultima. La nostra agricoltura biologica è leader nel mondo. La chimica verde è un fiore all’occhiello del nostro export. Siamo leader in Europa nella produzione di acciaio con la tecnologia dell’arco elettrico che fa risparmiare anche il 70% di anidride carbonica.
    Solitamente i termini “produzione/agricoltura biologica” indica un metodo di colti-vazione e di allevamento, che ammette solo l’impiego di sostanze presenti in natura, escludendo l’utilizzo di prodotti di sintesi chimica, come concimi, diserbanti, farmaci, mangimi ormonici, insetticidi, antifungini ecc. Fatta questa precisazione onde evitare fraintendimenti, sarei curioso caro P…., di conoscere le fonti in tuo possesso a conferma dell’evidenza scientifica dei tuoi sopracitati assunti. A me non risulta che l’Italia sia il paese leader nel mondo per produzione (animale-vegetale) biologica. Pensa che circa la metà (Ancer) del nostro fabbisogno di cereali (prevalentemente frumento, mais e soia, riso in percentuale minore), noi lo importiamo da paesi che lo producono a costi sensibilmente inferiori rispetto alla produzione autoctona. Senza incentivi statali, nelle campagne cremasche produrre mais, frumento o soia, equivarrebbe a lavorare in perdita. Per non parlare poi del riso, ti ricordi le nostre risaie? Numerose ed estese in tutta la campagna del cremasco fino agli anni ’60, sono oggi del tutto scomparse.
    Tutto questo succede anche perché, essendo noi italiani ideologicamente contrari alla coltivazione/produzione OGM (Organismi Geneticamente Modificati) attuata dalla concorrenza globale, ci ritroviamo (leader del mondo nell’agricoltura biologica) ad avere oltre che una resa di cereali inferiore per ettaro coltivato, un prodotto nostrano maggiormente trattato con pesticidi (antiparassitari e anticrittogamici) rispetto a quello importato.
    Per chi non lo sapesse, le sementi OGM sono organismi il cui patrimonio genetico è stato studiato e modificato dall’uomo per produrre cultivar più resistenti a: malattie, insetti fitofagi, siccità o eccesso di umidità, oltre che a cultivar a maggior resa pro-duttiva.
    L’esito della supposta leadership italiana, è che la somma tra una minor resa di cerea-li per ettaro coltivato e il maggior costo di produzione dovuto ai più numerosi tratta-menti pesticidi, fa risultare più conveniente importare che produrre, e questo bada bene caro P…., nonostante gli incentivi statali.
    E per fortuna che si importa (dal punto di vista strettamente ambientale, non eco-nomico ovviamente), perché se dovessimo produrre tutto noi “No Ogm, No Tap, No Tav, ecc”, l’impatto ambientale dei pesticidi sarebbe ben più devastante, anche come residuato tossico assimilato dal prodotto stesso. Pensa che nelle nostre campagne i passeri, come molte altre specie ornitiche, sono scomparsi. Pensa che nelle nostre campagne, nel periodo dello squaglio i cacciatori tengono i loro cani da seguita alla larga dalle coltivazioni di mais appena trattate, perché in diversi casi i loro segugi entrati nelle colture non ne sono più usciti vivi, ma ritrovati morti stecchiti intossicati dai pesticidi. Un tempo, quando ancora portavo le braghe corte e allevavo pulli di merlo, seguendo l’aratura di un campo, in 10 minuti riempivo un barattolo di lombrichi fino al colmo, oggi in molti appezzamenti sottoposti ad aratura servono ore e fortuna per rinvenire una decina di anellidi.
    Poi caro P…. senti questa, mi sai spiegare perché la tua supposta leadership del biologico dello stato italiano, ritiene illegale la coltivazione di quei “maledetti” OGM, che poi importa legalmente (da Russia, America e Ucraina) in quantità pari a circa il 50% del suo fabbisogno?
    Tu credi, quando ti rechi nei supermercati o al nostro mercato cittadino coperto per fare compere alimentari di: frutta e ortaggi, latticini, pane, pasta e salamelle, che ciò che comperi sia biologico come precisato in premessa? Per non farla lunga e qualora tu fossi interessato, sul nostro primato in agricoltura biologica quando ci vediamo po-trei raccontartene delle belle.
    Caro P…., a volte ho l’impressione che a noi, quello che ci rimane della supposta leadership italiana in agricoltura biologica, sia solo la “supposta”, quella rettale.
    Pertanto io, disinteressatamente ti suggerirei di oscurare almeno una parte della slide no 79, perché qualcuno, a ragione, potrebbe anche considerarla una fake news.
    Per quanto riguarda il fiore all’occhiello dell’export della nostra chimica verde non saprei chiosare perché non conosco la materia, ma ti significo che sarei molto interes-sato a comprendere che cosa intendi per chimica verde.
    Sai, oggi più di ieri il verde è un colore globalizzato, che fa tendenza e che “indos-sano” tutti, anche quelli che sostengono la crescita infinita, ivi compresa quella demo-grafica sostenuta dal rivoluzionario manifesto pontificio.
    Oggi sono green gli stilisti, sono green i ristoranti, sono green le automobili, è green l’energia, sono green i grattacieli, sono green anche i partiti di tutti gli altri colori, è verde perfino la benzina ecc.
    E mentre il colore del Pianeta Azzurro si fa di giorno in giorno sempre più scarlatto, la moltitudine antropocentrica benestante festeggia e tifa per il green, nella totale indif-ferenza dell’altra moltitudine di umani, che essendo da tempo “al verde” hanno ben altro a cui pensare.
    Anche per quanto riguarda l’acciaio non sono particolarmente informato, ma mi risulta che fin prima dalla crisi dell’Ilva (il nostro “crisantemo” all’occhiello, di cui il nuovo proprietario è scappato a produrre in Francia), anche in questo ambito, noi importiamo dalla Cina (produttore del 50% dell’acciaio mondiale), India, Turchia, e Russia, dove la regolamentazione dell’inquinamento prodotto dagli altoforni è molto più permissiva ed economica rispetto a quanto succede in casa nostra.
    Questo però, non riguarda solo l’acciaio. Prova a recarti al Brico, alla Decathlon, da Vanoli a Soncino, ecc., quasi tutto Made in China: utensileria, oggettistica, ferramenta, abbigliamento, pelletteria, giocattoli, calzature, sport e tempo libero, tecnologie digita-li, giardinaggio, bricolage, casalinghi ecc., ecc., ecc.?
    Io, pur sentendomi un po’ “it-alieno” ma bilateralmente sordo alla seduzione delle sirene della globalizzazione apolide, quando vado per compere faccio di tutto per acquistare prodotti italiani, ma non per questo me la prendo con il grande paese dagli occhietti a mandorla.
    Non si dice che i “maledetti inquinatori cinesi”, assenti alla Cop 26 di Glasgow e che dall’altro ieri hanno iniziato ad incentivare l’estrazione e l’uso del carbone, producono e inquinano anche per conto terzi, su nostra commissione. In fondo dovremmo essere loro grati che producono per casa nostra inquinando in casa loro. Questo caro P…, non lo dice nessuno, perchè fa comodo ma soprattutto molti danari, ai moderni imprenditori della globalizzazione senza regole, particolarmente esperti in delocalizzazione.
    Siamo in troppi P…., senza un’efficace cura cultural-chemioterapica che favorisca il primato della ragione sull’avanzata della metastasi oncologico-demografica, l’ecosi-stema Terra non reggerà a lungo.
    Avrei molto da dire anche su altre slide, in particolare sull’ ORGOGLIO ITALIANO (2), ma credo di aver già scritto fin troppo. Essendo il mio corredo genetico sintonico alla regola benedettina dell’ “ora et labora”, esaurito il tempo della favella, ti lascio, e torno con pari interesse a dedicarmi alla vera cultura biologica e a decametro 0, quella del mio ubertoso orto.
    Pace e bene a voi, signori Macalli Ivano e Cangini Giacomo; pace e bene anche alla sopravvissuta popolazione lupina e a quei licantropi “diversamente organici” che senza il guinzaglio al collo, ancora ululano nelle buie notti di plenilunio.
    Molto cordialmente, Valeriano.

  • Gentile signor Poloni, noi stiamo facendo del nostro meglio. “Qualora non venisse arrestato il crollo delle nascite, l’Italia conterà nel 2050 cinque milioni di abitanti in meno, di cui 2 milioni sono giovani, rispetto agli attuali 59 milioni scarsi.”

  • Cocomeri o meloni?

    • Come si dice?
      “Seche e melù / a la sò stagiù”!
      Ma chela melunera le, lìè prope mia, mia la mea!!!

  • 🤗

  • Gentile signor Macalli,
    sempre per rimanere sul pezzo le partecipo che anch’io ho sentito alla televisione (mi pare), la previsione che nel 2050 lo Stivale perderebbe 5 milioni di abitanti rispetto agli attuali 59. Ovviamente per uno sperante come me, se ciò si verificasse non solo in Italia ma in tutte le altre nazioni del pianeta, sarebbe certamente un buon inizio per la tutela della casa comune e di tutti i suoi ospiti (bestia ominide compresa).
    Purtroppo le significo che la citata previsione (“qualora non venisse arrestato il crollo delle nascite”) era spesa a sostegno dell’incremento delle nascite, una sorta di pubblicità alla natalità, come se in Italia e nel mondo il pericolo fosse l’estinzione della nostra specie.
    Di questa reclame alla natalità se ne fanno carico persino gli illustri sapientoni della politica (di destra, di centro e di sinistra) che promettono incentivi economici, nuovi diritti contrattuali ai futuri genitori etc. Sono gli stessi sapientoni che tanto blaterano (bla, bla, bla) sul green, il colore di tendenza che oggi va per la maggiore.
    Per fortuna egregio signor Macalli, oggi la gente comune ha più cervello dei sapientoni che la governa, non sceglie di procreare nè per dare un figlio a Dio (si ricorda? “non per piacer mio ma per dare un figlio a Dio”) né per dare un figlio allo Stato o al mercato. Sa, i tempi sono cambiati, se una volta il Dio era Trino, ora è Quattrino.
    Pace e bene dal lupaccio.

    • Gentile signor Poloni, sappiamo tutti che i dati, anche scientifici possono essere usati a fini strumentali, ma di fatto, oltre le propagande, anche per me la denatalità non é un problema così grave da un punto di vista evoluzionistico. Però wuesto dato, ler i pragmatici, pone altre questioni, vedasi il pagamento delle pensioni senza la mancanza di giovani lavoratori. La complessità di Morin evidenziava questo: nessun tema è scollegato dagli tri. Quindi forse non é una questione di numeri, ma di nuovi approcci esistenziali, dalla decrescita felice, che in molti già praticano nolenti, a non so che cosa, non ho la bacchetta magica. Di fatto concordiamo tutti con la consapevolezza del periodo difficile che stiamo vivendo. E forse noi della nostra generazione non l’abbiamo previsto. Credendo troppo in un futuro stiamo ripiombando nel passato

    • Mi intro/metto del vostro ….tet a tet, per chichararmi completamente d’accordo con quanto commentatao da valerio Piloni.
      Siamo davvero in troppi (oltre che mal distribuiti) della nostra specie sul pianeta terra e, per giunta, ci affanniamo perfino a incrementare stili di vita assolutamente incompatibili con i delicati equilibri che ne reggono l’esistenza.
      Non sono cattolico praticante, laico convinto e mi è facile quindi accettare (anzi apprezzare) l’intelligente e arguto gioco di parole con il quale si conclude il commento: da dio uno e trino a dio quattrino. Delizioso!

  • Signor Poloni, scusi gli errori grammaticali dovuti alla foga di scrivere e gli avverbi non lineari. Giuro che rileggerò prima di inviare.

  • Gentile signor Torrisi,
    la ringrazio per la sua vicinanza, la scoperta che nel cremasco esista un’altro lupaccio mi consola. Devo dire che a naso, mi sembra che pure il DNA del signor Macalli contenga i geni della stirpe lupina. Quindi saremmo già in tre, non ancora un branco ma….un buon inizio. Auuuuu!!!!!!.
    P.s. Alle chiacchere dei citati “pragmatici”, io ricorderei che sarebbe meglio favorire/incentivare un lavoro decente a chi è già nato, rammentando loro che lo Stivale – nonostante fondi la sua bella Carta sul lavoro – conta il più alto tasso di inoccupazione/disoccupazione giovanile dei finitimi Stati europei, la cui Carta, seppur meno bella della nostra, non è certamente fondata sull’ozio.

    • Otium, per gli antichi romani arte e letteraura, per noi discendenti il reddito di cittadinanza.

  • In troppi senza dubbio, e mal distribuiti. Prendiamo il caso dell’Italia dove la maggior parte della popolazione occupa poche aree ormai sputtanate quando ci sono territori che una politica economica dissennata ha praticamente desertificato e che pochissimi virtuosi, fortunatamente giovani, stanno cercando, magari senza aiuti, magari ostacolati dalla solita malavita organizzata, di recuperare. Per dire che affrontare un tema per volta non serve a niente, ma purtroppo, vedasi i nostri risultati elettorali, tra sovranismi e nazionalismi, la visione degli uomini é sempre circoscritta.

  • Che forse i percettori di reddito, non schiavi come nell’impero, si fossero occupati di arte e letteratura un lavoro se lo sarebbero cercato. Quanto agli esclusi, no di qui, no di là, vedi Paragone che campeggia col suo faccione davanti a casa mia, mi ride anche non dico cosa, nonostante i tanti no vax e Italexit che evidentemente non sono andati a votare. E vorrei dire qualcosa anche a Conte che forte del risultato ottenuto, quando questa destra cancellerà il Reddito, il consenso lo perderà tutto, Lui che ha fatto cadere il governo Draghi con le prevedibili conseguenze. No, non previste. E per la Meloni, visto che ha vinto, un consiglio: la smetta di gridare, in modo da non confonderla con l’imbonitrice Vanna Marchi. Non siamo alla fiera.

    • “No, non previste”, correggo, Prevedibilissime.

  • Cosa sta succedendo? Inflazione al massimo storico dal 93, costi dell’energia altissimi, un disastro che sempre prelude a rivolte. La Germania mette a disposizione 200 miliardi per l’energia, noi cambiamo governi come niente, sperando distopici che il nuovo governo possa risolvere tutti i problemi. Da cosa é dipeso tutto questo? Noi, alieni dalle regole perverse dall’economia, vorremmo capirne le ragioni e le responsabilità che proprio non sappiamo individuare. Anche se la Meloni é stata votata da un italiano su sette, tutti abbiamo aspettative? Poi ci sono quelli che scoprono l’acqua calda: se la sinistra si fosse occupata meno di diritti e più di bollette forse avrebbe vinto. Epoca di domande, risposte neanche una.

    • Sono in attesa che la nube di metano si sposti sull’Olanda e rimanga per anni, come la nube di Fantozzi, poi stappo bottiglia

  • Romano, vorrei capire il significato del tuo commento, mi fai capire?
    Grazie!
    Nota: pare che la nube si stia spostando verso l’Italia!

  • Vuoi sapere se io godrei come un riccio se Olanda, Norvegia e Germania a breve potrebbero avere problemi? SI,SI,SI

  • Quanso sento parlare di extraprofitti inorridisco. Anche senza capire da dove e perché si concretizzino.

  • Parliamo di speculazione e di egoismo, sono sordi ai messaggi di Draghi che ha la vista lunga

  • Una considerazione a margine: ricordate quando si paventava il pericolo di islamizzazione che sarebbe seguito all’arrivo di tanti arabi? La Lega si è spesa per quello e Salvini continua imperterrito a tuonare contro gli sbarchi. Ora, i diritti sono proporzionali alla libertà di un popolo, e credo che nessun parametro di giudizio possa esistere in un mondo non ideologizzato come dovrebbe essere il nostro. Oltretutto libertà sancita da una Costituzione che i diritti li prevede e se ne fa garante, ed è inutile dirlo, naturalmente in sintonia con i tempi che cambiano e corrono, e le istanze presentate dalla società civile che da sempre tantagente si spende per la loro concretizzazione. Ma tutto questo pare che sia in evoluzione, alla luce degli ultimi risultati elettorali che queste libertà vorrebbe rimettere in discussione. E naturalmente sull’onda di un cambiamento ormai presente anche in Europa, a partire da quei paesi dell’est che si è ritenuto opportuno o conveniente accogliere nell’Ue. E mettiamoci anche un paese del nord, un tempo paladino di tanti diritti. Come sappiamo tutti cosa sta succedendo in Iran, Iraq o altri paesi dove per paura o scarsa consapevolezza neppure ci provano a protestare. O lo fanno finendo ammazzati/e o in galera. Ma i tempi cambiano, e anche da noi alcune libertà che si credevano acquisite rischiano di incrinarsi nel nome di triadi che si credeva morte e sepolte, dicasi Dio, patria e famiglia. Ed è inutile elencare, anzi no, quel mettere mano, o tentare di farlo, a tutto quello che non rientra in quello slogan antico, ma credo assolutamente inattuale per quei cittadini, sei su sette, che questo vento di cambiamento non lo sentono proprio. C’è chi vorrebbe mettere in discussione la legge sull’aborto e chi non vorrebbe matrimoni egualitari, giace in parlamento la legge Zan che mai verrà approvata, soprattutto ora, una teoria gender sempre attuale per i fanatici delle convenzioni, il fine vita, e non oso pensare ad altre orbaniane o polacche o russe restrizioni, stampa censurata, concentrazione dei poteri mediatici, oligarchie asservite per interesse e magari una Chiesa lontana, ma non troppo, che giustifica guerre perchè volute da Dio per voce di quel Cirillo moscovita che vorrebbe paesi teocratici. Quando da noi Dio è morto e sepolto da un pezzo, le famiglie sono categorie così variegate e le patrie, basta che nessuno ci invada, di cui non frega niente a nessuno. Eppure c’è chi ne fa una bandiera identitaria quando si sa che troppa identità genera per forza conflitti personali o guerre. E siccome tutti noi che identifichiamo l’Islam come mancanza di libertà e coercizioni, mi viene spontanea una domanda: non è che finiremo per islamizzarci da soli?

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