Adesso inutile metter la testa sotto la sabbia: non c’è più spazio di recupero, a conferma di un allarme da me più volte lanciato. Nessuno infatti sostituirà i 37 medici mancanti all’appello nel distretto.
Dove son finiti? E questo è il grande allarme: solo pochi assenti dalle corsie per pensionamento, perché i più hanno sospeso il servizio, si sono licenziati insomma!
Quindi a casa senza paga?
No, assunti altrove, in realtà più competitive.
Ho ancora accesso amichevole in qualche Reparto, dove trovo quelli che per me erano i “fratelli minori” adesso, se fortunati, nel ruolo apicale, come chi ha preso da me le consegne.
“Se fortunati”? Forse meglio se meno disperati, perché quadrare il cerchio quando mancano i numeri per colmar tutte le caselle, senza personale, è avvilente!
Intanto si attinge a gettonati, a un costo triplo di un medico assunto, ma, soprattutto, con il risultato della mera occupazione di una postazione, a orario, senza quella prosecuzione volontaria non retribuita prima in uso, e senza rapporti di continuità con l’Utenza.
La neo Direttrice Generale, dottoressa Ramponi, subentrata al dott. Pelegatta con disposizione regionale operativa il giorno successivo alla comunicazione, pare (riferitomi, roba da operazione militare), manda messaggi tranquillizzanti. Privi di sostanza, perché Medici non ce n’è a livello nazionale.
Negli studi di Medicina territoriale già si sentono strani accenti esteri, elemento non pregiudizievole della preparazione, per carità, ma della comunicazione certamente.
E intanto i ritardi erogativi della pandemia si assommano alla carenza.
Ci si potrebbe chiedere: va bene, a fronte di dimissioni, vi sarà pure l’assunzione di altri!
Ripeto: non ce n’è!!!!!!
La Legge ora consente, entro certi limiti, l’assunzione di Medici Specializzandi iscritti agli ultimi anni delle rispettive Scuole: gli ultimi concorsi, infatti, sembrano essere stati maggiormente “popolati” da queste figure, ma i grandi Istituti li fagocitano.
E a livello di Stato, che si fa, spallucce?
No, ma…
“Dall’anno prossimo non ci sarà più il test d’ingresso unico per la facoltà di Medicina. Ci sarà un percorso che può iniziare anche al quarto anno di liceo, dove gli studenti potranno cimentarsi con il test fino a quattro volte e entrare in graduatoria con il risultato migliore”. Lo annuncia la Ministra dell’Università Maria Cristina Messa (integrale riproduzione da DottNet).
MA ALLORA, QUAL È IL PROBLEMA? È TUTTO RISOLTO!
1) PECCATO CHE PER LAUREARSI SERVANO SEI ANNI SE VA BENE, E POI, PUR ATTUANDO MISURE DI AMMISSIONE DELLE NUOVE LEVE GIÀ PRIMA DEL CONSEGUIMENTO DELLA SPECIALIZZAZIONE, QUESTA DURA ALTRI CINQUE IN MEDIA. QUINDI, ANCHE CON LO SCONTO, I PIÙ ATTEMPATI DI NOI QUESTE NUOVE LEVE NON LE VEDRANNO ALL’OPERA MANCO COL CANNOCCHIALE.
2) INTANTO SI APPROFITTA DEI FONDI EUROPEI (PRESTITI) PER MATTONIFICARE: CASE DI PROSSIMITÀ, RIEDIZIONI DEL POT DI SORESINA, PROGETTO FALLITO GIÀ UN DECENNIO FA PER CARENZA DI PERSONALE, MA PROGETTO COMUNQUE COPIATO DA UN MODELLO ANGLOSASSONE, PURE QUSTO FALLITO, DEI CAUNTY HOSPITAL.
IL PROBLEMA REALE È IL MODELLO LOMBARDO.
CREMA, A CAUSA DELLA CONCORRENZA DI GROSSI ISTITUTI CON I QUALI PRIMA SI COLLOQUIAVA ALLA PARI, È APPESANTITA DA UNA PERDITA DI COMPETITIVITÀ NELL’ATTIRARE GIOVANI LEVE, IN UN MARASMA GENERALE. COMPETITIVITÀ AL MIO TEMPO BASATA SULLA SCELTA DEL PRIMARIO CUI AFFIDARSI PER LA PROPRIA CRESCITA, UN VIATICO A UN’ISTRUZIONE, NON SOLO UNO STIPENDIO.
LA SOLUZIONE È QUINDI SEMPRE LA STESSA: RIEQUILIBRARE I RAPPORTI CON L’UNIVERSITÀ, ASSUNZIONE DOPO LA LAUREA, MESSI ALL’OPERA E CONTEMPORANEAMENTE SPECIALIZZATI, COME PER ME ACCADUTO E PER ALTRI DOPO DI ME, ORA BRILLANTI PROFESSIONISTI.
AVETE L’IDEA DI QUANTI NE RECUPEREREMMO, MA SOPRATTUTTO FRA I GIOVANI RESIDENTI?
E GLI ALTRI, GLI EXTRAREGIONALI, SE VOGLIONO VENIRE COME LI INCORAGGIAMO? SOLUZIONI ABITATIVE A PREZZI CALMIERATI, ALTRO CHE CAMERE PER DEGENTI SENZA MEDICI NEI FASULLI OSPEDALI DI PROSSIMITÀ: PRENDERE ESEMPIO DAI CARABINIERI!
E PER RECUPERARE COMPETITIVITÀ SUPER-SPECIALIZZAZIONE, FIORI ALL’OCCHIELLO, COSE FATTE MEGLIO CHE IN ALTRI POSTI, ANCHE SEMPLICI E POCO COSTOSE: IN FIN DEI CONTI STIAMO PARLANDO DI UN ARTIGIANATO SU UNA MATERIA PRIMA… LA PIÙ PREGIATA ESISTENTE!
MA CI CREDETE CHE QUALCUNO POSSA DEPOTENZIARE I MALEDETTI HUB MILANESI?
TROPPA POLPA SULL’OSSO! AL MINIMO MI DARANNO DEL MISTIFICATORE.
Commenti
Scusi prof. Tango, vorrei capire: ho capito bene o all’ospedale di Crema mancano n° 37 medici? E mancano perchè per lo + si sono licenziati per andare in realtà ….. “più competitive”!
Cosa significa “più competitive”? Stipendio, tipo di contratto? Possibilità di “carriera”?
Quanto il cosidetto “modello lombardo” ha influito influisce su questa situazione così deficitaria?
Quanto l’Ente locale può/non può influire per avviare a una decente soluzione un problema sanitario così di emergenza?
Francesco, non é scontatato che tutto ha avuto inizio con le privatizzazioni volute dal Celeste e che continuano tuttora con Letizia?
Il pubblico e il privato convenzionato a chiacchiere competono “ad armi pari”. Il privato riesce a selezionare le patologie più appetibili. Lo abbiamo visto in modo lampante con la pandemia: I vari S. Raffaele etc continuavano ad operare, anzi, avevano fondi a parte per il trattamento CoviD, ed erano supportati da hub tipo quello in Fiera, qui si faceva “il lavoro sporco”, e Attilio Galmozzi, medico PS e politico, scontrandosi frontalmente con Gallera, ne ha dato testimonianza. Intanto la chirurgia generale accumulava un ritardo di 600 inerventi. Mia moglie era oltre 140° per cavare una colecisti, col rischio di peritonite. Nell’era delle iper specializzazioni a un Primario, a un giovane medico, conviene un posto dove si fa solo quello, senza troppo peso per le urgenze, i turni di guardia, stop per epidemie… e dove la gente paga più facilmente!
Cosa si può fare a livello locale? Riunendo tutte le forze tanto! Quando lavoravo nel convenzionato (direttore RIABILITA; poi divenuta CAMEDI) ho visto un sovvenzionamento per prestazioni sparire dal bilancio locale e ricomparire identico in una struttura di Cremona. Questione di peso politico. Ad Ivano: il colpo più micidiale l’ha dato Maroni. E , ripensando che la gente per certe cose a Crema ci veniva appositamente, che ancora dopo oltre dieci anni a una riunione ristretta a Milano sono stato costretto a tornare in panni medici, altrimenti un certo documento per la Regione sarebbe partito monco, che anche altri di noi erano presidenti di società scientifiche nazionali, insomma, che si faceva dell’eccellenza, mi piange il cuore. E ancor di più pensando che si son calate le braghe verso gli Universitari, che ci hanno espropriato dei giovani. Eppure, quando ho dovuto scegliere fra un Istituto ortopedico privato- convenzionato, Latina, convocato dal Prof. Leali, grosso nome, e Crema, ho scelto il pubblico, ma nel 77 pubblico vuol dire eccellenza. Se penso che Cremona non è mai riuscita a “fare i numeri” di Crema, ecco che capisco la necessità di un “Carthago delenda est!” Il disastro poi è iniziato già dall’individuazione d’area AST, teoricamente alla pari con Cremona e Mantova, quando dovevamo andare con Lodi e Treviglio, per omogeneità e su una fascia più trasversale!
E leggo ora l’allarme per l’istruzione: taglio degli inseganti sul territorio: 13 posti in meno alla primaria, 12 all’infanzia e 6 per la secondaria
I piccoli centri sono da tempo in caduta libera, a meno che hanno un imprenditore di qualcosa, vedi Arvedi a Cremona, vedi Squinzi a Sassuolo che cacciano denari per interesse e per varie faccende culturali e non solo. I denari che ci sono, nelle Regioni, vengono destinati alle comunità più grandi, e poi quel che resta ai comuni più piccoli. Crema è un piccolo comune. È già tanto che tenga, e fa fatica, a tenere tutte le scuole medie Superiori.
L’autonomia osoedaliera la perderà, prima o poi. Con il trenino che ha può solo essere scambiata per una stazione di campagna. Crema ha solo una speranza, entrare a far parte dell’area metropolitana di Milano. Ma non succederà. I Cremaschi preferiscono il loro isolamento, nonostante sono a poco più di trenta chilometri da una metropoli. A New York, venti miglia sono niente. In Australia, meno di niente. In provincia lombarda un enormità e cento comuni tra Crema e Milano.
C’è stato il periodo del decentramento universitario. Ogni piccolo comune voleva una filiale universitaria per credersi importante. Ma ora, le metropoli, sistemando le aree dismesse, trovano spazio per migliaia di studenti e costruiscono nuove strutture, come Il Politecnico, la Bocconi, la nuiva Facoltà di Lettere. Crema, tuttalpiù può aprire una scuola di cosmetica e del tortello. Quasi tutti i giovani di qualità, che hanno idee, creatività e spessore, vanno altrove, vanno via da Crema.
Certo che questa volta ci vedi giusto, ma la partita si gioca sulle peculiarità: Lodi, piccola, fu città dell’anno per qualità della vita, Crema ha da sempre un primato in cultura, e se una donna otre a essere colta è anche bella… Quel che vedo è l’esaurimento del lascito veneziano. La chiusura autarchica che citi ne è un lascito negativo.
https://www.dropbox.com/s/2vtyjhr9ohg8x2i/coronavirus-formigoni-giorgetti.mp4?dl=0
Scaricabile per tre giorni da oggi 03-06-22
Giacomo, gazie del recall: si, ForSaGioMa ( acronimo per un quartetto che ha sapientemente, con piena avvertenza e deliberato consenso, demolito l’impianto della sanità pubblica lombarda in favore di quella privata che, conseguentemente ha fatto affari d’oro)
Poi con FoGa e i sempiterni BerMo ( in contesto COVID) sono stati assestati i colpi di grazia!
Ora, chi ha bisogno del medioco, o si affida alla carta di credito o, se non ce l’ha e non gli resta tempo di vita sufficiente per le liste d’attesa, estrema ratio: le Cliniche Mobili di EMERGENCY! https://www.emergency.it/progetti/italia-ambulatori-mobili/
E l’articolo 32 della Costituzione? “….Salute fondamentale diritto dell’individuo …garantite cure gratuite agli indigenti….”!
E’ ma la Lombardia, locomotiva d’Italia, tramite ForSaGioMa ha affermato con iattanza: ki ghe mensi mi ! Anche perchè io sono il “celeste” e voi non siete un c…. !
(oddio, poi sarebbe anche finito i galera, quella con la gi minuscola e una elle sola, ma oramai il danno era fatto!)
Chi non ce la fa ad “evadere”, viene militarizzato grazie al Migliore degli stili, oppure sospeso, per ora senza corda.
https://www.dropbox.com/s/16sucpdryyn3cx0/img_20220604_054446_065.jpg?dl=0
Ormai le carte sono scoperte: Fontana passa come ultima trovata di efficientismo l’attrazione di risorse verso i centri, gli hub, cioè i Mega Istituti (ovviamente milanesi) come se il disastro Covid dei territori sguarniti non avesse insegnato niente. Certo, ci sono cose che si possono delegare, ma son proprio le cose piccole, quelle che non coinvolgono l’intero paziente! E allora troveranno giustificazione, parlando delle cose da me trattate, i dodici elicotteri nuovi di zecca acquistati coi fondi di adeguamento e ristrutturazione del sistema per l’emergenza. Che bello! Tutti i Pazienti con alluce valgo in gita a Milano in elicottero! Ma le cose serie, mettiamo anche una frattura su protesi, comunissima per l’alto numero di protesizzati circolanti, Come la operi se non hai una cultura d’equipe di chirurgia protesica? Signori Milanesi, sicuro che ve le prenderete tutte voi? No, perché sulle fratture il margine attivo sul DRG è basso, e le fratture rompono le scatole, perché come urgenze hanno la precedenza. Signori possibili pazienti, sicuro che vi piacerà questo giro in elicottero con un arto fratturato? In elicottero perché l’hanno detto Fontana e associati: l’emergenza ha diritto a un trasporto d’urgenza. Peccato che impieghi il tempo quadruplo di un’ambulanza da Crema a Milano, e sia un servizio attivo solo di giorno. Modernismo che camuffa… incompetenza? Giudicate voi.