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ANNA ZANIBELLI

DAI LA CERA, TOGLI LA CERA: 5 perle di saggezza del Maestro Miyagi in vista del nuovo anno

Il mitico maestro Miyagi è diventato un’icona degli anni 80 quando è apparso per la prima volta nel film “Karate Kid”, per difendere il sedicenne Daniel dal bulletto esaltato della scuola. Io naturalmente, con gli occhi a cuoricino incollata alla TV, seguivo le vicende del bel ragazzo e del suo maestro. Kesuke Miyagi era infatti quell’uomo misterioso, solo e saggio che gli ha insegnato tutto ciò che doveva sapere sul karate per imparare a difendersi e, infine, vincere un importante torneo.
Sono passati più di 30 anni ma gli insegnamenti di Miyagi sono più che mai attuali per trasformare chiunque da debole a guerriero ( più o meno).
In vista del Capodanno re-immergiamoci dunque nel 1984 e rispolveriamo la filosofia karateka come proposito per l’anno nuovo.
1- DAI LA CERA, TOGLI LA CERA: senza una costante pratica, senza metodo e gesti ripetitivi i risultati non arrivano, in qualunque cosa.
2- QUANDO CAMMINI SU STRADA, SE CAMMINI A DESTRA VA BENE, SE CAMMINI A SINISTRA VA BENE, SE CAMMINI NEL MEZZO TU SCHIACCIATO COME UVA: bisogna avere il coraggio di prendere una posizione senza stare “nel mezzo”, solo così saremo credibili.
3- VINCERE O PERDERE NON CONTA, SE TU FAI BUON COMBATTIMENTO SARAI RISPETTATO: padronanza di sè, rispetto per gli altri, impegno coraggio e lealtà. In ogni sfida che la vita ci offre.
4- DEVI AVERE FIDUCIA IN QUADRO DENTRO DI TE: avere fiducia nel nostro istinto, nelle nostre emozioni e nei nostri sogni. Quello che suggerisce il cuore è sempre il meglio per noi, ascoltiamolo.
5- UOMO CHE PRENDE MOSCA CON BACCHETTE PUÒ FARE QUALUNQUE COSA: la concentrazione e il respiro per raggiungere ogni obiettivo, anche i più difficili.
Nel caos in cui siamo immersi da un paio d’anni avremmo tutti bisogno di un maestro Miyagi personale (con accento giapponese meglio ancora), un sensei che ci insegni l’arte del respiro e della concentrazione. La mente può far tutto, è l’arma più potente che abbiamo. Curarla e allenarla in fondo è il vero segreto.
Per il resto, mi dispiace deludervi, ma il film Karate Kid ci ha fregato: Ralph Macchio non aveva 16 anni ma all’epoca ne aveva 23. La sua camicia a quadri abbinata ai pantaloni mimetici era un vero pugno in un occhio. La “ mossa del guru” nel Karate non esiste. Infine, per girare la scena della mosca con le bacchette furono messe le mosche nel frigorifero per rallentarle.
Del resto, chi ha mai preso una mosca con le bacchette?

ANNA ZANIBELLI

27 Dic 2021 in Antropologia

11 commenti

Commenti

  • Alla cultura marziale giapponese devo tutto, perché fra i 15 e i 18 anni ho cambiato struttura fisica e personalità grazie ai maestri. Nicola Tempesta, napoletano, campione europeo di Judo pesi massimi, Beppe Panada, Judoka e Karateka bresciano, amico a Crema degli Aschedamini, scomparso nell’oceano in una solitaria. Già, erano così, spesso sconsiderati, ma la disciplina… non rimproveravano, ma solo ora capisco certe punizioni e le associo a miei cattivi comportamenti. Forse ero ricettivo io nel momento del cambiato assetto ormonale, ma non credo solo: la loro autodisciplina trasudava, permeava. Insieme a quel quid di follia quando si lasciavano andare a pericolose scommesse, cose vietate per legge di cui erano protagonisti, e ciò faceva solo crescere la nostra ammirazione, non ricordo alcun tentativo di emulazione, perché loro erano troppo al di sopra di noi, e ora ancor più in alto. E così ho avviato alla stessa età entrambi i miei figli alle stesse discipline, come ora del resto i miei nipoti. Ringrazio i loro Maestri, ma quella magia, no, non l’ho più ritrovata. Ma ora mi ritrovo una giovane e sensibile amica scrittrice che coglie il segno da un copione immaginario, ma a quanto pare veritiero.

  • Berlusconi preferisce vincere, che se si combatte perdendo, si è fatto fatica per nulla. E per vincere, servono varie cose, anche non riconosciute dalla Costituzione, probabilmente. È un’altra teoria, la sua, brianzola. Ma il dai la cera, togli la cera, mi ricorda mia madre che faceva quello spesso, e la cosa più importante era ricordarmi di chiedere: c’è la cera? Sì e metti le pattine! E via, a correre in salotto, pre-monopattini, in Via Suor Maria Crocefissa di Rosa, scivolando sulla cera. Metti, togli, quasi una fatica di Sisifo, che poi dovemmo andarcene altrove.

    • Bella immagine: “le pattine”!
      E la cosa incredibile è che anch’io, Marino, avevo una Angelina, la mamma di mia mamma) che mi faceva mettere le pattine, e questo sarebbe nulla, ma il fatto è che anche nonna Angelina abitava nella stessa tua via, anche se allora, primo dopoguerra, quando ero bambino, la via si chiamava (dalla chiesa di SS Trinità a piazza Premoli) via Allemanio Fino.
      Ma erano altri tempi, altre mamme/nonne, altri pavimenti “a cera”, altre “pattine”!
      ……osce sa so ec, e sa na so gnache incorsit !!!

  • Mi limito al punto n. 3 perchè mi viene in mente un libro che altre volte in questa sede ho citato: La nobiltà della sconfitta di Ivan Morris, ed. Feltrinelli. Avendolo letto anni fa mi supporto con una breve recensione da “Il passaparola dei libri” che incollo: “Le nove figure vengono scelte dal saggista perché perfetti emblemi del concetto di sconfitta nobilitante, concetto profondamente radicato nell’animo nipponico ma difficilmente comprensibile per la mentalità occidentale, abituata ad associare l’idea di eroe con quella di successo.
    I nove personaggi di Morris, invece, raggiungono lo status di eroi non tanto nel momento in cui si mettono in competizione, ma quando si rendono conto che la loro causa è quella destinata a essere sconfitta; dunque non si arrendono ma, pur consapevoli dell’esito finale, insistono sfidando il buon senso e le convenzioni sociali, arrivando alla morte più come vittime sacrificali che come oppositori. Tale atteggiamento procura a questi eroi della sconfitta le simpatie del popolo, sempre pronto a riconoscere questo genere di eroismo, e la storia tramanda il nome del perdente al punto da mettere in ombra la bravura e la virtù del vincitore, che risulta tale solo perché si rivela più pragmatico e abile a sfruttare a proprio vantaggio le occasioni: imporrà la sua visione del mondo ma dovrà sempre fare i conti con il fantasma dello sconfitto.
    Un saggio ottimamente documentato e scorrevole senza essere eccessivamente accademico, che interesserà chi abbia voglia di approfondire sia la storia del Giappone che la conoscenza della mentalità nipponica.”
    Nel senso che le perle di saggezza, io credo, possono sembrare edificanti, ma lo diventano solo nel momento che trovano realizzazione. Passiamo indubbiamente la vita a raccogliere, catalogare, non solo aforismi, ma interi libri, scuole di pensiero, trattati filosofici, religioni, col risultato, secondo me, che anche attingendo ad altre culture, mai una o uno di loro, anche intersecandosi spesso con la nostra esperienza difficilmente la indirizzano o la deviano. Davanti alle sconfitte della vita posso anche immedesimarmi nelle storie dei personaggi citati dal libro, e la grande morale che ne consegue, anzi, conseguirebbe, magari trovandone consolazione, ma effimera, così che arrivo alla conclusione che le vite degli altri rimangono solo degli altri. La vita di ognuno è percorso individuale e mai trarrà il vantaggio opportuno nel confronto o nei consigli pur deificanti di chi li rende pubblici con l’ambizione di universalizzarli. Per completezza esperenziale cito spesso anche Montaigne che dice che la sua vita è stata piena di terribili disgrazie, nessuna della quali fortunatamente si è mai verificata. Ecco, nei momenti di paranoia posso anche aggrapparmi a questa citazione, ma nello stesso momento le “terribili disgrazie” reiterate si stagliano all’orizzonte. Secondo me.

  • Nella mia vita, fortunatamente (ops!) prima della nascita di mio figlio, ho avuto la ventura di incontrare ( e frequentarne gli insegnamenti e le meditazioni) di un Maestro: Robert Happé.
    Un suo insegnamente mi è risultato centrale: ama il tuo percorso di vita, è tuo e solo tuo e ti porta a incontrare tutto quello che serve a te ( e solo a te) per crescere nella tua crescita in consapevolezza.

  • Oh Madonna santa, c’è sempre qualche guru che te la conta su, e poi, finito l’insegnamento, il buddismo da tinello, la meditazione davanti al fornello, o in posizione di loto, il Maestro, dietro la scena briga, fruga, che tanto non lo vede nessuno.

  • Che meraviglia leggere tutti i commenti dei ragazzi di CremAscolta! Colgo l’occasione per augurare a tutti voi e alle vostre famiglie un sereno 2022. 💫Per quanto riguarda l’articolo, all’epoca non me ne importava granché delle perle di saggezza di Miyagi ( riconsiderate però in età adulta). Io ero persa per Ralph Macchio alias Daniel San, del quale possedevo un poster a grandezza naturale che avevo appeso nell’anta interna dell’armadio. Devo confessare che era la mia piccola gioia mattutina, prima di andare a scuola, quando sceglievo i vestiti da mettermi. Averlo lì a un palmo costituiva un inizio giornata davvero piacevole. Ogni tanto ci scappava anche un bacio sulla gigantografia, ma che volete farci? Non a caso il protagonista del mio ultimo romanzo si chiama Daniel!
    E ora che sapete il mio segreto mi raccomando, non ditelo a nessuno! 😄🤗
    Un caro saluto e un abbraccio a tutti ❤️

  • Che commento antipatico Marino! Generalizzare cosi’ da “ignorante” ( etimo! tu della mia esperienza sai quasi nulla!) tranciando giudizi, banalizzando, non ti fa certo onore. Piu’ rispetto per le persone, please, ho fatto cenno a una esperienza di vita vissuta, non ho sparato cazzate!

    • Non voglio offendere te, e le tue esperienze, Francesco, sono stato antipatico e ignorante. Non c’è dubbio. Sono stato in mezzo a varie esperienze di meditazioni altrui, in Via povera vita a Spello; a San Bartolomeo dei Morti, con due amici intrippati con la meditazione; in Borgogna, Francia con una moltitudine di di giovani in meditazione con un monaco vestito di bianco che raccontava “la bellezza del silenzio”. Ho ricevuto un fracco di messaggi, soprattutto insulti , dal gruppo “quelli di Tiziano Terzani” che usano il bravo giornalista del Sud-est asiatico, per le proprie fisime personali, trattandolo come un guru. Rimango dell’idea che ognuno può passare il tempo come preferisce. Ho partecipato perché mi piace osservare le fisime altrui; e così, rendermi conto che la vita è anche da ridere.

  • Ok, Marino, ci siamo capiti. bene così!

  • Togli la cera metti la cera sembra un gorgoglio di un rapper super tatuato; e potrebbe pure funzionare per uno swing, un tip tap. Che bella cosa! Potrebbe funzionare come post per un servizio di BuzzFeed, di Vice, i blog americani che hanno centinaia di migliaia di lettori e che sono tanto “cool” oggi. Ostrega: mi debbo aggiornare. Cribbio sto invecchiando, mi ritiro nel fortino dell’elite, che tengo un paio di amici straricchi, per una bella serata e dimenticare il poveraccio che sono e da dove provengo. I ricchi sono furbi, fanno bei discorsi, tengono le distanze, le finestre aperte, le mascherine giuste, e sono ribelli moderatamente, von la cassaforte blindata. E noi poveri abbiamo tutto da imparare. Togli la cera, metti la cera, ops, giravolta, ole’

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