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ADRIANO TANGO

Grazie Zio Albert, nella ricorrenza del tributo

La circostanza: cento anni dalla tua premiazione col Nobel.
La riflessione: eri già una celebrità mondiale per la relatività, e invece? Premiato per l’effetto fotoelettrico.
Ora, si potrà dire che quest’effetto ci ha dato i pannelli solari, “quell’altro del tempo e dello spazio” cosa? Quindi sensato a posteriori?
Intendiamoci, l’effetto fotoelettrico è un pilastro dimostrativo della quantistica, ma nemmeno questo all’epoca era stato ben masticato.
Quindi si scelse una soluzione di comodo per il dovuto tributo a un ricercatore che già si poneva come un mostro sacro ai nuovi orizzonti, ma che ancora destava diffidenza: “questa relatività… sì, dimostrata dalla deflessione gravitazionale durante le eclissi, sarà, ma è una cosa buffa, meglio non compromettersi. Ma il popolo scientifico già lo acclama, qualcosa gli dobbiamo! E allora…”
E veniamo al punto: la scienza se corre fa paura, e allora eccoti il negazionista, il disfattista, il qualunquista, l’antiscientista.
Una certa resistenza è giusta, la scienza stessa pretende il principio di falsificabilità (Popper per capirci), ma cosa perdiamo nell’attesa?
Cosa perdiamo in un mondo la cui industria già utilizza l’entanglement nell’informatica, e altro, quando è eccezionale conoscere qualcuno che sappia di che si tratta, uomini di scienza stessi compresi, in definitiva?
Sono mondi paralleli, non comunicanti, in cui alcuni giocano con i concetti, e spendono risorse, e altri fanno i conti della spesa?
Facile rispondere che i sottoprodotti di questa conoscenza sono appunto pratici, il divario resta.
E allora mi collegherei direttamente al dantesco “Fatti non foste a viver come bruti…”, ma si potrebbe ancora dire che in un mondo che non si sa per quante generazioni terrà prima che andiamo arrosto, queste sono speculazioni onanistiche.
E allora, se un bambino vi chiede: “Ma è sicuro che esiste Dio?” rispondetegli “Se partiamo dall’Universo come ora lo vede la scienza…”
Tranquilli, capirà benissimo, è migliore di noi, senza barriere.
“Le parti sue vivissime ed eccelse sì uniforme son, ch’i’ non so dire qual Beatrice per loco mi scelse”
Già, un Universo omnicentrico, e come lo sapesse Dante non so, ma l’ha scritto! E ora la scienza ci è arrivata.
Non è pane e salame, non sazia la fame, ma mi sembra molto più lungimirante.
Grazie zio Albert, e mica per quello stupido Nobel, che nemmeno hanno capito!

ADRIANO TANGO

18 Nov 2021 in Scienze

3 commenti

Commenti

  • Ovviamente il paradosso dell’entanglement si sgonfia da sé se un individuo è allenato a ragionare fin da bambino in termini di funzione d’onda, e questo è il nostro obiettivo, direi scolastico e genitoriale.

  • Teoria quantistica. Ricordi Adriano, ne abbiamo parlato tanto a proposito di Rovelli. Fisico che pare funzioni molto a livello mediatico, senza sapere perché, forse perché fa chic ammirare quello che non capiamo.

    • Certo che ho pensato a te. Vedi? Non capiamo perché crediamo che chi sa cosa sia, Non siamo abituati fin da bambini a pensare a un universo olistico, cerchiamo paragoni rassicuranti nella nostra realtà tangibile. Per gente della nostra età ci vogliono anni per arrivarci, un bambino direbbe “E allora?” E capirebbe molto meglio anche il concetto di Dio,. perché quello delle scritture è plausibile tanto quanto Cappuccetto rosso..

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