Urge un post mirato per commentare assieme questo unico vero dato di fatto.
Democrazia è chiamare periodicamente i cittadini ad esprimersi attraverso il loro voto rispetto a chi chiamare a gestire la cosa pubblica della propria città del proprio territorio, della propria Nazione.
L’unico fatto incontrovertibile che esce da queste consultazioni elettorali è che la metà degli aventi diritto (dovere?) ha rinunciato a questo diritto (dovere!).
Crisi della Democrazia? Crisi della Politica e dei Partiti? Disinteresse per quanto attiene al “pubblico”, al “sociale”, in favore del proprio “personale”, del proprio egoistico “privato”?
Commenti
Un mondo rassegnato alla dietrologia, mentre possiamo dire che in realtà mai come nei celebrati tempi d’oro del passato erano proprio le società segrete a governare: dalle eterie greche alla Massoneria inglese che unificò l’Italia… Ora la gente inizia a sapere, il bambino apre gli occhi, e che fa, scappa verso il paese dei balocchi! Magari con una nuova maturazione, intorno al 6.000 d.C….
Caro Adriano, non so quando i massoni inglesi hanno unificato l’Italia; sono ignorante di queste cose. Penso che la democrazia rappresentativa perde elettori non da oggi; bisognerebbe sapere anche se i nuovi italiani che vengono da lontano, votano, oppure se tanti di questi si astengono e non s’informano. Non partecipano. Ci saranno sociologi seri che lavoreranno per capire meglio l’astensionismo: problema grosso. Vedremo l’analisi dei dati, senza fidarsi dei soliti intellettuali e giornalisti alla svelta che la spiegano senza studiarla.
Resta il fatto, che sottolineo da anni, che la sinistra raccoglie frutti nelle grandi città, i nuovi democristiani nelle campagne, molte piccole città. Per cui sarei prudente a cantar vittoria, per i progressisti. Le Codogno, le Treviglio d’Italia sono tante. E le periferie urbane sono una costola estranea al centro, talvolta. Più i borghi sono piccoli più semina il pensiero tradizionalista, più i sovranisti raccolgono consensi. Non sempre è così, ma è spesso così ovunque, in ogni nazione. Ho lavorato a lungo in piccoli centri e conosco l’abbandono culturale, la diffidenza mentale, dove la saccenza metropolitana che esiste, non l’ho mai negata, viene maldigerita e provoca malumore, frustrazioni. Nell’urna, le belle parole di Enrico Letta che parla di “prossimità”, vedremo se saprà conquistare, il provincialismo cronico, che è il cuore italiano, oppure resterà un fortino urbano delle cittadone.
La chiave si lettura è anche il fatto che i consensi si danno agli uomini, e se questi non sono attrattivi non val la pena di aprir bocca nemmeno. Non bisogna avere idee di sinistra per vedere che le destre in tali termini non si sono espresse, mancano loro figure.
Sì, è vero, non hanno saputo sceglier i loro delegati. Salvini e Meloni sono impresentabili.
Erano elezioni amministrative, si doveva scegliere a chi affidare la gestione “reale” ( poco di “politico” e molto di “pratico/attuativo”) della propria comunità (?!?), diciamo città.
Concordo quindi con la considerazione di Adriano “i consensi si danno agli uomini” ( e non inteso come “genere” neh, a Crema ne abbiamo dimostrazione lampante!).
Epperò, stante lo stato “comatoso” in cui versa la “politica partitica” italica (quella che ha portato all’attuale Governo “presidenziale” condotto con grande capacità decisionale da Mario Draghi, per intenderci), non è parso vero di buttarsi ad interpretare il risultato elettorale (eletti/trombati/ballottaggi) in chiave politica!
In effetti di veramente “politico” ci sarebbe, a mio parere, esclusiva/mente (ops! roba da intellettuali!) il tema di questo post: il pesante, gravissimo astensionismo da parte degli elettori, ma temo proprio che la stragranparte dei “politici” questo “problema dei problemi” lo rimuoverà in favore di “ben altro”, primo tra tutti l’incombente elezione del Presidente della Repubblica.
Solo un accenno poi alla oramai ….evanescente divisione tra destra e la sinistra (stante la mia cultura che affonda le sue radici nelle canzonette, cfr Giorgio Gaber https://www.youtube.com/watch?v=kZHvXtl4KY0) personalmente punto ad un più reale crinale che determini l’appartenenza a categorie quali conservatori/ progressisti, fascisti/antifascisti, disonestà/onestà, egoismo/solidarietà.
Francesco, un voto amministrativo é sempre politico. Posso avere stima di un candidato di diverso orientamento dal mio, anche se improbabile, ma so bene che difficilmente giunta e consiglio conseguenti potrebbero corrispondermi.
Vero, Ivano.
Tanto più vero perchè (ed il riferimento è ancora una volta la “canzonetta”!) ….chillo fatto è nniro nniro/ nniro nniro kummacchè!
E è due volte …. “nniro”, una volta per l’evidente, ecclatante naufragio delle democraiza rappresentativa che rappresenta, ed una seconda, per il riapparire concretamente del becero “nero” che ci eravamo illusi di cancellare con “Piazzale Loreto”!
E la metto ancora in musica: Nessun dorma!!!
Forse è il record negativo: 54,7 per cento, all’incirca, se non sbaglio. E già si tratta di una media. A Milano, sempre se ho ben capito, ha votato solo il 47,7 per cento. A Torino più o meno lo stesso, solo il 48,0 per cento.
Adesso sarebbe interessante chiedersi il perché, in senso complessivo. E cercare di comprendere il significato di questi dati.
Inoltre, varrebbe la pena di chiedersi quali fasce, quali gruppi di elettorato non hanno votato.
Se è vero, come dicono molti, che ad astenersi sono stati soprattutto i grossi centri (e nel loro ambito, in particolare, le periferie) e che non hanno votato soprattutto gli elettori di centro-destra, allora si potrebbe cominciare a svolgere qualche riflessione.
Ma temo che, per ora, si tratti solo di ipotesi.
Trovo interessante, Francesco, la distinzione tra conservatori e progressisti. Molto buona.
Tenendo presente che conservatore non vuol dire per forza reazionario o codino.
Quella tra onesti e disonesti ha valenza universale e sempiterna, è “incontestabile”, anche giuridicamente, basta non applicarla alle forze in campo in modo “contestabile”.
Quella tra fascisti e antifascisti ci sta tutta, anche se chi ha una certa età ricorda molto bene come dare del “fascista” a qualcuno o a molti, a taluni o a parecchi, possa rispondere, viste certe esperienze passate, a radicamenti ideologici e ad abitudini espressive non sempre generalmente condivisibili.
Quella tra egoisti e solidali può rischiare di rappresentare, se non sufficientemente chiarita e precisata nei suoi significati effettivi, uno degli equivoci semantici per eccellenza. Si rischia di muoversi tra etica e politica, morale ed economia, magari pure con qualche richiamo confessionale. Da prendere con le pinze.
Su destra e sinistra, è chiaro che sono parole ormai da usare con cautela. Con una sinistra per la maggior parte imborghesita (ma era ovvio, chi poteva credere alla vittoria del proletariato in Italia, dai, siamo seri, non ci credeva neanche Togliatti, se ci credeva Gramsci poi si è ricreduto, ormai non ci crede più nemmeno Capanna), e con una destra che in certe sue componenti si è demagogizzata fino a ingaglioffirsi, è chiaro che le locuzioni destra e sinistra vanno usate con molta prudenza. Però forse è presto per abolirle del tutto.