Mi riaggancio a un commento di Pietro, che toccava il problema, tema che sta iniziando a riemergere sia a livello di studi che di opinione pubblica; la gran fifa che la pandemia sta generando, negazionisti a parte, cioè proprio i più fifoni, lo riattualizza.
Una storia vecchia, che risale a Padre Malthus (‘700). Tuttavia le sue previsioni sono in parte state invalidate dai fatti. Come mai?
Una variabile non calcolata: ingegno umano.
Ma attenzione, si tratta di un fattore che ha solo spostato l’asticella della catastrofe, affidandola da una dimensione di possibile immediatezza, a quella di un processo diluito, autoregolante, ma il vaso non è quasi più sufficiente, siamo all’orlo, con scarsissimo margine, poi inizieranno gli stravasi.
Peccato che più precisamente si tratterà di un’ecatombe, a macchie di leopardo, certo, ma con una sofferenza diffusa, anche per i più fortunati (più ricchi, più vicini a i poli…)
Per questo qualificati gruppi di ricercatori parlano ormai di “Sesta estinzione di massa”, e l’illusione che il processo possa riguardare la vita sulla terra escludendo l’uomo è semplicemente ridicola.
La previsione è ormai a tutti nota: 9,7 miliardi nel 2064 per poi scendere a 8,8 miliardi entro il 2100.
Il grafico mostra le curve opposte di numero di abitanti e prolificità, ma resta un tratto di storia troppo lungo di piena pletora!
La cosa non ci fa paura perché fin’ora è andata bene così, ma da quando? Un soffio temporale nella storia dell’umanità, e sappiamo bene che come adesso non ne abbiamo mai abusato prima di questa povera terra.
Siamo così tanti che quasi sette milioni di tonnellate di CO2 le produciamo solo respirando. Certo, su 250 totali, si dirà, ma provate a fare una semplice divisione, mica poco! E senza far niente di particolare, non ne parliamo facendo sport! Un lavoratore sedentario ne scarica tredici tonnellate all’anno, mentre se quattro di questi soggetti si recano al lavoro di corsa ne producono di più che se c si recassero con un veicolo ibrido.
Non ci credete? Dati dell’Istituto di Fisiologia UNIMI (Milano).
D’altra parte ogni figlio in meno equivale a 58.6 tonnellate di CO2 risparmiate, sempre all’anno.
E gli animali domestici da noi allevati? Sorpresa: fra il 17 e il18% dei gas serra, ben più del settore trasporti, con l’aggravante che le mucche sono gran produttrici di metano, in quanto ruminanti, grazie alla scissione batterica della cellulosa (lo eruttano, non come avete pensato).
Visto quanto potremmo fare solo cambiando cultura, cioè dieta?
Questo è solo l’effetto del sottoprodotto di espulsione, senza parlare del prelievo di risorse.
E allora facciamoci la domanda chiave: ma quanti dovremmo essere in fin dei conti?
Basta moltiplicare i chilometri quadrati dei terreni coltivabili per i 12 individui che posssono essere sostentati per unità di suolo, e si giunge a un risultato di 529 milioni di umani.
E ci credo che padre Malthus andò in allarme per quanto vedeva accadere!
È tuttavia un calcolo esageratamente rigoroso e inutile. Esagerato perché non tiene conto di terreni non facilmente arabili, che pure sfruttiamo, e dell’ottimizzazione, che non può tuttavia prescindere dalla messa a riposo a rotazione dei terreni. Inutile perché induce solo al fatalismo.
Ma in Italia? Calcolo dei suoli “legittimamente” sfruttabili a parte (e fra dissesto idrogeologico e vulcani non stiamo messi bene) secondo dati del Global Footprint Network nel 2019 abbiamo abusato nel prelievo di risorse di un fattore 4,5, cioè continuando cosi ci servirebbero 4,5 Italie.
E allora che facciamo, ci proviamo a salvare questo povero mondo sempre gravido (e incidentalmente a salvarci)?
Servono rimedi semplici che ci facciano guadagnar tempo, dall’economia circolare all’ottimizzazione energetica delle macchine, alla già citata rivoluzione alimentare, tanto difficile già per me, che predico bene ma razzolo male, ma già il passaggio dal bovino alle altre specie allevate migliorerebbe la situazione, e intanto educando il gusto della nuova generazione, chi sa. I consumi già calano.
Insomma bisogna essere meno impattanti in tutti i modi possibili, in attesa della significativa riduzione numerica.
Ma tu che vuoi da noi? starete pensando, oggi, festa dei padri, farci sentire in colpa? Non escludo dalla responsabilità le signore, anzi, dato il ruolo…
Che facciate politica cioè opinione attiva. E si è attivi dal dialogo quotidiano, da Cremascolta, a finire al voto, ammesso certo che i programmi elettorali valgano qualcosa, ma facciamo finta di sì.
E purtroppo i nostri politici, ispirati dal credo della folle corsa competitiva dell’iperproduzine, ci indottrinano alla religione contraria, ma spuntano già le eccezioni: l’Amministrazione comunale cremonese, per dirne una, che ha incoraggiato la denatalità (reale, ma non mi chiedete di circostanziare con la citazione).
Far massa d’opinione può far volgere il timone.
E soprattutto non cerchiamo alibi.
Uno di quelli più comuni? Certo, così i figli li fanno nel terzo mondo e poi ci invadono. A parte che la fascia nord dell’Africa si è portata al di sotto della soglia del semplice ricambio generazionale, quasi come noi, e che un po’ di medici e ingegneri africani, o comuni lavoratori, se importati non ci faranno male, se invece parliamo dell’Africa sottosviluppata, sub Sahariana, è gente che inquina poco, nulla rispetto a noi, e comunque presto la temperatura arriverà a livelli killer in casa loro, quindi si attende un ennesimo flusso migratorio di prossimità, con conseguenti adeguamenti di stili di vita.
Siamo partiti per primi noi ed è giusto che una mossa ce la diamo noi nel pagare il prezzo della colpa.
Altro alibi: quando arriverà l‘energia pulita… Ma anche il miracolo energetico richiesto, fra un’ampia diffidenza, a ITER (fusione nucleare) risolverebbe questo problema, ma non tutti gli altri legati alla superconcentrazione di individui della stessa specie, non solo umani quindi, non quello delle altre pandemie con certezza attese, ad esempio, e non lo dico più solo io, ma gente di riconosciuta competenza.
Perché proprio ora mi viene in mente di torturarvi?
Perché questi problemi li sto esaminando per altri motivi e mi sembrava giusto raccogliere obiezioni competenti.
Inoltre perché lo slogan di moda ovunque, “nulla sarà come prima”, passa di qui.
Commenti
Un problema drammaticamente serio, Adriano, e fai bene a riprenderlo periodicamente. Come fai bene a mettere in discussione certi logori luoghi comuni sull’Africa: c’è Africa e Africa. Il continente nero è immenso e lì troviamo di tutto, anche costumi tutt’altro che dissimili dai nostri in termini di programmazione delle nascite. E fai bene a puntare il dito sui consumi occidentali: guardiamo alle emissioni di anidride carbonica per abitante e in cima alla piramide non vediamo certo la Cina. Salvare il pianeta implica un contenimento drastico della nostra furia avvelenatrice, ma non dimentichiamo che se stiamo saccheggiando il pianeta stessa, lo stiamo facendo non per il bene di tutti, ma per il bene di pochi. I pochi, però, quelli che consumano di più (ben oltre il necessario) stanno crescendo a dismisura e non tutti potranno godere dello stesso tenore di vita. E allora? O distribuiamo le ricchezze a tutti, senza tuttavia continuare a offendere la Terra, o programmiamo un contenimento della popolazione mondiale. No?
L’agricoltura stessa non ha prodotto ricchezza media maggiore, e anzi, ha innescato il circolo vizioso dell’ipernatalità (braccia) che azzerava il profitto maggiore. Ma indietro non si torna. Se pensiamo che quel calcolo è fatto considerando non idonei ala produzione territori a rischio naturale vari, che invece usiamo, e considerando anche i periodi di rigenerazioe del suolo, che ho visto rispettare solo da Agostino, il cotadino filosofo, comp0rendiamo che basterebbe ritirarci nei nostri appartamenti,lasciar libere le golene, e così via. Calerebbero disastri, malattie, e la densità, da subito!
E questo uno Stato serio lo può imporre nei piani territoriali!
In Italia, gli italiani bianchi, i figli, le figlie di italiani, fanno pochi bambini. Molto pochi. Molte sono le ragioni. Ricordo il costo dell’asilo nido comunale per mia figlia, bello sostenuto, e la difficoltà di trovare posto (e si fanno pochi figli da parecchi anni); fu complicato iscrivere mia figlia, nonostante le scarse finanze che entrambi avevamo, per trovare posto al “nido comunale” di Crema). Mi dissero, inizialmente, che dovevo rivolgermi a un asilo nido privato. E allora divenni furioso, e dopo varie telefonate, un buco saltò fuori.
A Birmingham, nelle Midlands, conoscevamo alcune giovani coppie: il minimo era due figli ciascuno, ne conoscevamo anche con tre-quattro figli, ed entrambi i genitori lavoravano. L’Italia è una nazione che parla per far fare ginnastica alla lingua, e chiacchiera, mugugna, protesta, ma non sa cos’è l’organizzazione. Non supporta in modo serio chi vuol far figli. Le coppie che li fanno in Italia, che ne fanno più di uno, o sono forestieri, nord africani, “rom”, oppure le famiglie benestanti bianche italiane, con portafoglio gonfio.
Ha ragione Enrico Letta a parlare di necessità dello Ius Soli; i bimbi di gente foresta, che sono da anni in Italia sono l’unica salvezza, per far crescere bimbi in Italia, oltre che essere una faccenda di dignità umana, come ricorda quell’eccellente cronista che è Enrico Deaglio.
Una volta i figli li facevano i terroni, ora la nataltà è più bassa al sud, e come dici tu per una questione di servizi carenti. Ma io stesso, di famiglia terroica a stento sono arrivato al secondo figlio, e non per rstrettezze, e i8 miei figli sono a un permanente e definitivo bilancio negativo di due bambini su quattro adulti (considerate le compagne). Ma ci sono altri fattori. Fra due giri in Marocco a distanza di venti anni ho trovato la situazione natalità sovvertita, e le motivazioni sono del tipo occidentalizzazione. La mia ultima guida Yusuf, quarantenne decimo figlio di famiglia araba, mi diceva che lui non ne sentiva il bisogno, ma in generale c’era l’effetto parabola tv: i ragazzi seguono le trasmissioni europee, e quello è diventato il loro stile di vita, Esattamente come diccevo per le masse migranti che prendono il costume dai territori ocupati. Se tutti questi fenomeni naturali li incoraggiamo possiamo anticipare la discesa della curva, e questo la gente deve capirlo!
Presto ci sarà un momento di verifica, perché alla cessazione di ogni epidemia c’è un’ondata di ipernatalità, una spasmodica corsa a colmare i vuoti, che nonostante la drammaticità non sono stati tuttavia percentualmente rilevanti. Speriamo di no.
Sono molto d’accordo con te, Adriano, sul fatto che la posizione di chi dice “Certo, così i figli li fanno nel terzo mondo e poi ci invadono” sia errata. Se espressa in buona fede, non tiene conto di parecchie obiezioni (per le quali ci sarà forse modo di riprendere il discorso, magari anche in questa sede). Se invece è espressa in mala fede, mi pare non ci voglia molto a identificarne gli esecutori, i mandanti e gli ispiratori.
Si possono contenere le bombe demografiche e favorire politiche di natalità confacenti alla effettiva situazione esistente, da un lato, e intanto si possono evitare il più possibile, dall’altro lato, tutti i problemi, presenti e soprattutto futuri, causati da fenomeni di immigrazione incontrollati, incoscienti e pregiudizievoli per tutti.
Chi l’ha detto che dobbiamo subire per forza l’effetto topaia oppure in alternativa l’invasione e la sostituzione etnica? Se pianifichiamo, gestiamo e controlliamo bene le cose, possiamo evitare entrambe queste sciagure. Certo, occorre capacità, impegno, organizzazione. E molta onestà politica e culturale (e qui la vedo male).
Tornando al tema principale del tuo post, Adriano, concordo pienamente su quanto dici quando affermi che il “nulla sarà come prima”, ammesso che in effetti sia davvero sostenibile questa previsione, passi anche da questo elemento fondamentale.
Quanto a Letta e al suo tirar fuori dal cilindro del prestigiatore, in un momento simile, così critico e drammatico, l’inopinato coniglio dello “ius soli”, i casi sono due.
Se la mossa è consapevole e malandrina verso l’attuale governo, allora è chiaro quanto Letta e il suo Partito Democratico intendano attentare alle politiche in fase di avvio da parte di Mario Draghi e della sua compagine ministeriale. In pratica, il Partito Democratico è ancora dentro il governo ma ci resta soprattutto per minarlo dall’interno, creando problemi a Draghi. Infatti la Lega ha già risposto per le rime e qualcosa ha cominciato a traballare. Figuriamoci, Salvini si troverebbe subito su un piatto d’argento l’occasione che stava aspettando per un periodo successivo.
Se invece la mossa è l’ennesima, quasi automatica, riproposizione ideologica e demagogica di stampo catto-sinistrato, allora Letta si aggiunge alla lunga lista dei leader politici masochisti e autolesionisti, per loro stessi e per i loro seguaci. E verrebbe proprio da dire che a suo tempo è stato proprio un bene metterlo da parte. E, incredibilmente, in questo periodo in cui Renzi è infamato peggio dell’anticristo, si troverebbe a Renzi almeno un merito incontestabile.
Insomma, sul Partito Democratico a guida Letta, qualora il coniglio dello “ius soli” non rientrasse subito nel cilindro di Letta, non resterebbe che dire, in entrambi i casi, insieme alla sora Lella: “… annamo bbene!”.
Grazie Pietro, infatti ero partito proprio da un tuo spunto per mettere in comune una piccola selezione di materiale statistico raccolto per altri motivi.
Il problema è, culturalmente, come coniugare il “buono” dell’occidente più avanzato con un’organizzazione sociale meno aggressiva in senso predatorio verso l’ambiente.
Mentre pare che a est abbiamo già trasmesso quanto di peggio.
Che “tanti è bello” parafrasando uno slogan degli anni 70, non è più credibile per nessuno. In certo terzo mondo resta ancora un’equiparazione della prolificità con la potenza delle proprie “orchidee”, ma quando un’economia di sostentamento che passa per l’allevamento delle capre e poca agricoltura stenta si dimostrerà definitivamente insufficiente si capirà che esser di più vuol dire solo più bocche da sfamare. Inoltre la prolificità come sostegno assinìstenziale in vecchiaia è una visione egoistica che ancora prospera in certi posti in Italia, e quest’assistenza si vedrà presto che verrà comunque a mancare, data la mobilità neogenerazionale, ma lo Stato dovrà mostrarsi degno sostituto. Con dispiacere devo dire che oltre oceano queste visioni sono superate.
Inoltre l’innovazione stessa, il fermento di idee, si basano in gran parte sulla pluralità, che ne è il concime.
Non a caso ci parliamo su queste pagine, e non al bar. Quindi integrare la comunicazioe informatizzata allargando la platea, ma senza rinunciare al contatto diretto.
In poche parole nella transizione bisogna spingere verso una coniugazione, nei cent’anni più decisivi di sempre per l’Umanità.
Perché quello che rischiamo non credo sia la specie umana biologicamente, ma la cultura umana.
Capisco la tua proposta incentrata sul terzo mondo, ma per ora, come facemmo col DDT, stiamo esportando quasi solo i nostri modelli tossici consumistici, ma in un mondo globalizzato cosa ci può tornare se non un danno, se vediamo il terzo mondo come qualcosa che ci può tornare utile solo come nuovo mercato e fonte di materie prime?
Siamo noi a dover cambiare, se non per solidarietà etnica e giustizia storica per la nostra stessa sopravvivenza.
Certamente, Adriano, hai ragione, la “prolificità come sostegno assistenziale in vecchiaia” è un concetto quanto meno ambiguo. Molto ambiguo. Ed è ambiguo sia storicamente, visto che epoche diverse hanno presentato questa dinamica generazionale in modi molto differenti, se non opposti (addirittura, a volte i giovani hanno “cannibalizzato”, e non solo in senso sociologico, i vecchi), sia in termini di attualità, visto che il sostegno giovanile agli anziani di famiglia costituisce in un paese civile soprattutto una forma di surroga a compiti e responsabilità in gran parte riferibili ai pubblici poteri incaricati del bene comune e quindi anche dell’assistenza agli anziani.
Se “lo Stato c’è e ci sarà” anche per queste incombenze, la “prolificità come sostegno assistenziale in vecchiaia” è una sorta di “pezza a colore”, come si dice a Napoli, per far fronte alle carenze e alle inadempienze delle istituzioni pubbliche preposte al pubblico interesse.
Anche perché i giovani devono soprattutto costruire il futuro, non solo manutenere il passato, anche in questo senso. Certo, oggi il paradosso sociale è che si vede spesso il contrario: i giovani aiutati economicamente con le pensioni e i risparmi dei vecchi.
Bah, sarà sempre colpa del capitalismo e delle multinazionali, del mercato e della borsa?
Il Covid ci ha segato le gambe. Ma ricordiamoci che già nel 2019 eravamo messi economicamente molto male, sempre a contenderci con la Grecia il fanalino di coda in Europa.
Mah, sarà sempre colpa del fatto che gli italiani fanno meno figli? Mi viene in mente la famosa frase di Totò: “ma mi faccia il piacere!” (con gesto esplicativo).
Considero lo Ius Soli una battaglia di civiltà. Mentre il condono fiscale alla cieca voluto da Salvini e dalla destra politica una porcheria, una furbata all’italiana. La maggioranza degli italiani sono contrari allo Ius Soli? Può darsi. Gli italiani sono anche una grossa fetta piccoli e grandi evasori fiscali; quindi, che si fa? Si tace su questo? Sui valori civili, non si deve aver paura di combattere..Si può perdere.
Sullo ius soli non mi fermo mai perché non capisco la contrapposizione: una cosa così scontata…
Gli artigiani edili egiziani, rumeni, albanesi, serbi:muratori, carpentieri, piastrellisti; anche idraulici, fruttivendoli, imbianchini, gestori di cooperative di pulizia, e altri mestieri si troveranno azzerati le loro “furbate!” fiscali, le multe, e ringraziano. Ho lavorato nell’edilizia, e i foresti erano legioni, e molti di questi con partita Iva. Anzi: voteranno Salvini alla prossima tornata.
Non so risponderti, perché la mia sorpresa nel constatare la credulità umana va oltre l’indignazione. Come incontrare una suora in minigonna ad un angolo di strada a far girare la borsetta e sorridere agli automobilisti ma accordarle poi piena fiducia appena rimette il velo.