Attingo a piene mani da Wikipedia per cercare di inquadrare correttamente questa giornata dell”8 Marzo, della “mimosa”, della “festa della donna”:
Nel settembre del 1944, si creò a Roma l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce tra febbraio e marzo, secondo un’idea di Teresa Noce, di Rita Montagnana e di Teresa Mattei.
Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell’Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».
Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l’iniziativa cadde nel vuoto.
Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell’opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.
L’8 marzo 1972 la giornata della donna a Roma si tenne in piazza Campo de’ Fiori: vi partecipò anche l’attrice statunitense Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di donne manifestavano con cartelli chiedendo la legalizzazione dell’aborto e la liberazione omosessuale. Il matrimonio venne definito prostituzione legalizzata e circolò un volantino che chiedeva che non fossero lo Stato e la Chiesa ma la donna ad avere il diritto di amministrare l’intero processo della maternità. Quelle scritte furono giudicate intollerabili e la polizia caricò e disperse le manifestanti. In molte città d’Italia sono stati intitolati all’8 marzo strade e giardini.
Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” (“United Nations Day for Women’s Rights and International Peace”) e di comunicare la decisione presa al Segretario generale.
Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese.
L’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, fu scelta come la data ufficiale da molte nazioni.
CremAscolta aderisce con entusiasmo alla celebrazione di questa giornata internazionale dedicata alla donna, al femminile ed alla pace internazionale!
Commenti
Molto partecipata quest’anno!
In Svizzera, nella civilissima Svizzera, nel cantone francese di un paese di montagna il voto alle donne fu permesso, grazie a un referendum, nel 1970. Me l’ha ricordato un bel film del 2019, ironico, una commedia di grande successo in Svizzera “Tambour Battant” che parla di questo, di emigranti italiani, di ottusi paesani, e si può vedere gratis ancora, credo, per 48 ore sulla piattaforma della Cineteca di Milano (quella di Crema, l’anno venturo).
L’8 marzo mi sono letto il centinaio (o poco più) di pagine di “Stai Zitta”, di Michela Murgia. Già mi ero gustato le sue “Istruzioni per diventare fascisti” di quasi tre anni fa e devo dire che ho apprezzato anche stavolta la lettura.
Penso sempre di più che noi maschi anziani conservatori, per di più (felicemente) di provincia, dovremmo leggere più spesso cose del genere. C’è molto da imparare. Anche da capire e valutare. Ci sono capitoli molto impietosi. E molto meritati. E poi, diciamocelo francamente, è sempre meglio essere informati di quello che si pensa e si dice su di noi da parte delle nostre madri, sorelle, mogli, amiche e via dicendo.
A proposito, la “torta alla mimosa” non è affatto male. Ma forse è l’ennesima ruffianata maschile (la torta, intendo).
Anche Michela Murgia, lo dicevo io.
E’ si “la Murgia” è una che ….ci da dentro, guardandoti dritto negli occhi, anche!
Meglio darsi una regolata, noi maschietti, prima di fare ….. la figura del pirla con donne così!