Quando il pc continua a non rispondere ai comandi, dà i numeri, sembra preda di un’involuzione, unica azione dalla quale sperare di ottenere soluzione positiva è il reset!
Nel messaggio pubblicato su Facebook, nel quale annunciava la sua intenzione di dare le dimissioni, Zingaretti ha scritto:
«Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel PD, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid. […] Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale ( 13 e 14 marzo) farà le scelte più opportune e utili».
Zingaretti ha deciso per il reset!
E l’ha deciso con parole durissime nei confronti del suo stesso partito, decidendo di dimettersi dalla segreteria alla quale era stata designato in modo quasi plebiscitario nel 2019.
Chi ha inquadrato, a mio parere, al meglio, con la sua inimitabile sarcastica ironia, credo sia stato Marco Travaglio nel suo fondo di oggi sul FQ, e lo riporto quindi di seguito il “sogno” raccontato da Travaglio, perchè credo possa essere ottimo stimolo per parlarne poi tutti assieme:
“La variante saudita di Marco Travaglio | 6 Marzo 2021
I sogni, vedi quello di Padellaro e quello mio su Conte, portano sfiga. Ma nessuno li può controllare, né costringere a un minimo di attendibilità. Infatti l’ultimo è quanto di più fantasioso si possa immaginare. . C’erano tutti i capitribù del Pd (che è peggio della Libia) in conclave nei loro caratteristici costumi e copricapi. Era giovedì sera e s’interrogavano sul da farsi dopo le dimissioni di Zingaretti. Ciascuno sfornava il nome del suo segretario preferito, un po’ come Guzzanti-Veltroni che cercava il candidato premier del 2001 (Heidi, Topo Gigio, Napo Orso Capo, Amedeo Nazzari…). E col medesimo effetto-risata. Guerini? “E chi è?”. Bonaccini? “Sta in zona rossa e poi è già mezzo imparolato con Salvini”. Franceschini? “Aridaje!”. Lotti? “È inquisito e a quel punto tanto vale richiamare Matteo”. Pinotti? “Dài, è uno scherzo!”. Di nuovo Zinga? “Ma se dice che si vergogna di noi!”. Zanda? “Tanto vale chiamare De Benedetti”. Fassino? “Seee, serve giusto un portafortuna”. Gentiloni? “Meglio la melatonina”. Orfini? “Piuttosto un cappio”. Marcucci e Delrio? “Allora meglio Fassino!”.
Il barista che portava le tisane aveva La7 sullo smartphone e guardava uno strano tipo dall’accento emiliano che spiegava a un misirizzi due o tre cose sulla sinistra. Che non può innamorarsi di Draghi. Che non può farsi fare di tutto senza reagire, tipo la cacciata di Arcuri (“Con lui eravamo primi in Europa per i vaccini e dopo il taglio siamo ancora ai livelli di Germania, Francia e Spagna: fra sei mesi vedremo dove siamo”). Che non può rinunciare a Conte, massacrato e poi silurato non certo perché poco di sinistra, semmai troppo. Che deve lavorare a un campo largo progressista col M5S e col 40-45% di incerti, delusi e astenuti, anziché ammucchiarsi con Lega e Forza Italia Viva. Che deve battersi per i brevetti liberi dei vaccini e dei farmaci salvavita e contro l’ennesimo condono fiscale. A quelle parole, i capitribù ebbero una strana sensazione, come di déjà vu. “Queste cose mi pare di averle già sentite da qualche parte”. “Anch’io, ma tanti anni fa”. “Pure a me sono familiari, forse mio nonno, la maestra, chissà…”. “Una volta, in un incubo terribile, ho sognato che le dicevo anch’io”. “A me quel tipo pare tanto di averlo già visto, ma non mi ricordo dove!”. Il barista li interruppe: “Coglioni, quello è Bersani, il vostro ex segretario, che avete lasciato andare via perché non piaceva a quello di Rignano! Fatevi curare”. Lo presero in parola e chiamarono un virologo. Il quale li visitò, diagnosticò a tutti una nuova mutazione del Covid e dettò una terapia d’urto: mettersi in quarantena per 10 anni e richiamare Bersani come segretario. Quelli, terrorizzati, obbedirono. Poi lessero il referto: “Variante saudita”.”
Il già “rottamatore” di Rignano, con una “carambola” degna di un artista del bigliardo, con un solo colpo di stecca, ha “mandato in buca” Conte (con il suo Conte 2 ed il possibile Conte3), Zingaretti (con la sua segreteria del PD) e, appunto di “carambola”, il movimento 5* (col suo assetto casaleggico) e il Ministro Bonafede (soprattutto con la sua riforma delle Giustizia!).
Il tutto assieme al superbonus dell’imprevedibile ritorno smagliante alla ribalta dell’Ex Cavaliere di Arcore (assieme ai suoi “nani e ballerine” ed avvocati) ed ai grati ringraziamenti della Lega, tornata al Governo con il suo pezzo da 90, in ruolo di tutta evidenza (specie nei riguardi dei 2009!) lasciando campo libero alle …”scorribande” elettoral/politiche dell’”uomo del Papete”!
Questo, nel “buffo stivale” si intende per “saper fare politica”, con le doti necessarie: la furbizia, il cinismo e la “faccia di bronzo”, mettendo definitivamente da parte ogni qualsiasi possibile remora derivante da etica, amore per la verità ed il bene comune!
Tutto ciò in un contesto di terribile, perniciosa pandemia, da un lato e, dall’altro, di incombente arrivo di 209 Miliardi di euri da parte dell’Europa, da gastire …..al meglio!.
I “duri” che sono scesi in campo, non sembrano aver alcuna preoccupazione per le sorti delle nostra Democrazia parlamentare, anzi credo che, all’opposto nutrano ancora qualche speranza di allontanare la iattura di quel massiccio taglio dei posti in Parlamento che, in uno con una adatta legge elettorale, parevano fatti apposta per alimentare la “malapolitica” nel nostro dolce Paese, patria di poeti, navigatori, suonatori di mandolino voltagabbana professionisti e …..gattopardi!
Auguri!
Commenti
Penso che qualcosa ce lo posssa spiegare Silvestro, perché qui non valgono più le leggi deterministiche della causa ed effetto ma quelle di tendenza delle teorie del caos. Insoma questi partiti dovanno pur tornare a rappresentare qualcosa, delle persone con esigenze e stili comuni, una visione identificabile, altrimenti meglio le corporazioni poi, almeno rappresentano un mestiere!
Adriano, tranne che per una sessantina d’anni, tra il 1860 e il 1920, l’Italia moderna è sempre stata in mano alle corporazioni. Di “mestiere” meritevole e di “non mestiere” parassitario.
Matteo Renzi e l’Arabia Saudita. Mi domando l’Agnese, la moglie cosa gli ha sussurrato quando lui è tornato. Parole dolci? Boh. Fatti un tuffo im piscina, non credo. Faceva già freschino. Vuoi una tazza di the’? Oppure: sei diventato cretino? Ma ti rendi conto cosa hai detto a quelli lì con su il lenzuolo bianco?
Marino, senz’altro lo conoscerai. E’ un film con Sordi. Il titolo è: Finchè c’è guerra c’è speranza.
La trama da Wikipedia: “Pietro Chiocca, commerciante romano di pompe idrauliche trapiantato a Milano, riconvertitosi a un più lucroso commercio internazionale di armi, gira per i paesi del Terzo mondo, dilaniati dalle guerre civili. Per mezzo di alcune astuzie, riesce a vincere un suo rivale diventando dipendente di un’industria più importante e assai più redditizia.
La sua famiglia, già benestante e residente nel centro di Milano, può finalmente trasferirsi in una lussuosa villa nel verde, esaudendo così il desiderio di una viziatissima moglie.
Tutto pare andare a gonfie vele, finché un giornalista del Corriere della Sera, che gli aveva procurato il contatto per la vendita di armi a un movimento di liberazione nazionale nello stato africano della Guinea-Bissau, denuncia all’opinione pubblica l’operato di Chiocca con un articolo dal titolo «Ho incontrato un mercante di morte».
Davanti allo sdegno e al disprezzo dei propri familiari, Chiocca si offre di tornare al suo vecchio e onesto lavoro, ma costoro, posti di fronte all’alternativa di una rinuncia all’altissimo tenore di vita, preferiscono ignorare l’origine dei guadagni del loro capofamiglia.”
Magari l’Agnese è come la signora Chiocca, sai, è solo un’insegnante. O altrimenti è davvero innamorata, si sa che l’amore è cieco.
Ho visto il film, a suo tempo, era anche ben fatto e Sordi bravo, al solito, in una parte non propriamente “comica”!
Anche nel “buffo stivale” ce ne abbiamo tanti di affaristi da “business is business”, che non si fanno tante “menate morali”, giustificandosi con un: “tanto se non li faccio io lo fa qualcun altro, perciò, tanto vale …..”
E personalmente, mi fa schifo!
Il caso in parola è aggravato dal fatto che questo impunito è stato presidente della provincia di Firenze dal 2004 al 2009 e sindaco di Firenze dal 2009 al 2014; eletto segretario del PD il 15 dicembre 2013 e nel febbraio 2014 incaricato di formare un nuovo governo dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sostituendo il dimissionario Enrico Letta. Il 22 febbraio 2014 Renzi giurò come Presidente del Consiglio dei ministri, dando vita al governo Renzi. Non solo ma è tuttora Senatore delle Repubblica dal 2018.
Al di la di ogni considerazione etico/morale, mi sembra semplicemente vergognoso che le leggi, le norme, i regolamenti vigenti consentano ad un parlamentare in carica di poter essere praticamente “al soldo” di un qualsivoglia Governo straniero, magari atidemocratico, guerrafondaio, magari accusato della morte nel 2018 di Jamal Khashoggi, il giornalista fatto a pezzi e sciolto nell’acido nel consolato saudita di Istanbul!
E magari, all’Agnese di tutte ste cose, non gliene importa un bel nulla e quando lui torna a casa ….stanco ma sereno, lo accoglie a braccia aperte ed un bacio in fronte!!!
Alberto Sordi è l’aggancio giusto e appropriato. Insieme al santo Totò che ha messo d’accordo, fatto innamorare l’ex-rivoluzionario Goffredo Fofi e Paolo Isotta critico musicale così raffinato da pulirsi le scarpe e fare la polvere, prima di contaminare il suo linguaggio leggendolo, anche da remoto, che t’ammazza e ti fa sentire come Calimero, come due amiche che vanno a passeggio una con una borsa taroccata e l’altra, l’Isotta femmina, con una Vuitton.
E aggiungo con due cose sulle corporazioni. La numero uno è la Chiesa. In Iraq la pandemia è un giocattolo. Diecimila persone ammassate, poche mascherine: altro che la movida. Per una Papa è concesso tutto, e i cronisti Rai tacciono. Vergogna.
Resta comunque un mistero come un Partito con una storia tutto sommato nobile come l’ex-PCI si sia consegnato in massa, con armi e bagagli a una figura come Matteo Renzi. Gli stessi militanti lo hanno votato in maggioranza. Ricordo anche il favore di diversi intellettuali vicini al partito, giornalisti, amministratori comunali. Non ho sentito uno di questi a dire: sono stato un cretino, una cretina. Ho capito niente del personaggio. Solo Zingaretti ha detto la verità, con coraggio, a oarte quelliche hanno staccato la spina. È indubbio che i problemi di potere, di seggiole non lo è fra i falsimoderati, la destra radicale. A sinistra, per fortuna è ancora, forse, un motivo di vergogna.
Un ascoltatore di Radio Tre stamane, parlando della Sinistra, ha detto che anche nel PD le anime sono diventate due: quella liberale e quella liberista. È sparito il socialismo. È stato drastico? Non credo. È assurdo che questo partito non voglia riconoscere la sua storia, anche la parte sbagliata della sua storia, dirlo ad alta voce, come segnala Emanuele Felice, economista, che la ragione stava dalla parte di Turati e non di Bordiga, di Nenni e non di Togliatti, di Kerenskij e non di Lenin. Il socialismo democratico buttato a mare, poi baipassato da Veltroni che guardava ai Democratici americani ha fatto spuntare un prodotto fresco, tecnologico, figlio della cultura televisiva di Mediaset. Si è creduto che il socialismo fosse ormai sorpassato, che avesse fatto il suo tempo, quando invece le sue battaglie scottano, e come se scottano oggi. Insieme ai diritti delle minoranze, delle donne, e dell’ambiente naturale, il socialismo democratico deve tornare ad essere la bandiera ideale di un partito laburista italiano.
La battaglia al congresso dovrà essere questa; ma non sono ottimista: sono pochi i dirigenti che possono rifondare il Partito Democratico; che possono affondarlo, snaturandolo del tutto ce n’è. Ce n’è un mucchio.
Come non essere d’accordo con il tuo commento, Marino?
Io non ho mai votato alle politiche per i partiti “di sinistra” ( il PRI per il quale a suo tempo mi sono speso anche in prima persona era ….altro!), adesso sarei pronto a farlo se si avviasse, con cerdibilità, anche e soprattutto nelle persone (Bersani per esempio!) la costituzione di un vero Partito Laburista in Italia.
Ci vorrebbe quel “colpo d’ala” tanto caro a “padron Piero”.
Mi piacerebbe davvero concludere la …..mia “onorata carriera” di Cittadino votante (non ho mai mancato un’Elezione!) votando “a sinistra”!
Mi auguro davvero mi venga offerta questa chance!
Curioso Francesco, ti conosco per iscritto da alcuni anni, ma sorge spontanea una domanda: cosa ti ha impedito di farlo? Dando per scontato che tu ti riferisca alla sinistra non moderata. Avendo constatato oltretutto che alcuni tuoi valori sono tipici proprio della sinistra.
Ben volentieri ti rispondo Ivano: mi iscrissi da ….giovanotto al PRI di Ugo LaMalfa, andai a Cremona, nella vecchia sede di via Cadolini, feci (e pagai ) la tessera e “il verde dell’edera” divenne il mio colore preferito!
No ai partiti “di massa”, si al “partito delle idee”.
Navigavamo attorno a 3% nazionale, ma eravamo assai spesso “l’ago della bilancia”! E non ebbi alcuna remora a….”metterci (e rimetterci) la faccia”, anche a livello locale.
Poi, sul piatto della bilancia, Oscar Mammì ci mise un Legge che favoriva spudoratamente le televisioni del “cavaliere” di Arcore,che si preparava, complice Bettino, a “scendere in campo” e uscii dal partito Repubblicano. Del resto subito dopo arrivò “mani pulite”, il grande “reset” dei” Partiti tradizionali”, l’abbraccio tra la “balena bianca” e i “trinariciuti”, e mi sentii di aderire alla proposta di Tonino DiPietro (ricordo con piacere che appoggiai pubblicamente come” Italia dei Valori” cremasca la prima candidatura a Sindaco di Stefania).
Putroppo, ancora una volta, toccai con mano quanto i “valori” di molti che sostenevano la proposta poiltica dell’ex grande accusatore di “mani pulite”, fossero stati interpretati in modo ….distorto, verso il profitto personale!
E non mi restò che ….votare per l’irrompente movimento di Grillo e Casaleggio che avrebbe….” rivoltato la politica come un calzino”! E “il calzino” tolto dalla scarpa che aveva camminato per molto, troppo tempo, rivelò le pessime condizioni in cui si trovava.
E siamo arrivati agli … “ossimori” politici dei giorni nostri.
Come la penso l’ho scritto e riscritto in enne post e commenti, Ivano.
E ….vediamo come butta!
Come ho spesso pensato che anche Pietro Martini avrebbe potuto, per certi versi, votare per una sinistra moderata. Francesco e Pietro, due bravi rappresentanti/testimonial della fine delle ideologie? Ma una domanda a Francesco: l’altro Francesco, che tu porti in palmo di mano, per chi voterebbe?
Caro Ivano, ti ringrazio molto per queste tue affermazioni. Mi sembra di scorgervi quasi una sorta di apprezzamento, che sarebbe da parte mia davvero ricambiato.
Però temo che difficilmente voterei oggi per una sinistra moderata.
In ogni caso, non saprei proprio che cosa “testimoniare”, in questa situazione.
Inoltre, non ho avuto da giovane un percorso politico paragonabile a quello, importante e piuttosto preciso, di Francesco.
Quello con …. “gli scarponi” intendi, Ivano?
Putroppo non ce l’abbiamo tra i frequentatori di questa piazza, nessuna domanda e nessuna risposta quindi! Eppoi è di un altro Stato e li c’è un “sistema elettorale” affatto particolare, pensa che il risultato viene comunicato con dei …..segnali di fumo!!!!
Lo so che saremmo giusto nel campo delle ipotesi e che con i se e i ma non si va da nessuna parte, ma mi sembrerebbe legittimo chiederselo. Non esprime anche Lui un pensiero politico (tutto è politica) in cui tanti votanti italiani si riconoscono? Potrebbe mai votare Salvini, Meloni o Berlusconi? E se anche votasse Pri, che era “altro” e adesso non so neppure se esiste ancora, che pensiero sarebbe? Naturalmente, dopo il tuo ultimo commento, non è necessario rispondermi.
La domanda di Ivano che ha posto a Francesco è giusta: Francesco è uno che scrive cose di sinistra, il cui impianto mentale è quello della sinistra riformista, che è un mondo ampio, non ristretto, dove possono convivere le differenze. Ho già detto che la mia spocchia socialista democratica verso Ugo La Malfa da ragazzo (niente a che vedere con la spocchia comunista, o extra parlamentare che girava alla grande) era sbagliata. Il vecchio Ugo, con Omodeo, Parri, negli ultimi anni Giorgio Bassani, Arbasino è una figura che manca alla pratica politica. Purtroppo il PRI della bassaItalia era zeppo di dentisti, dottor commercialisti che avevano fatto testa o croce se stare con Malagodi o con l’edera e poi, come giustamente segnala Francesco, hanno fatto da sponda ai ripetitori delle tv berlusconiane ottenute si sa come, basta leggere alcuni libri, come quello di Peppino Fiori. Se non sbaglio un’aiutino è venuto pure da un cremasco in Parlamento, socialista, relatore della Commissione Rai-Tv, citato in “Promemoria” da Corrado Stajano.
Personalmente sono d’accordo con mia figlia che in Italia non c’è, per vari motivi,una forza ambientalista seria, come in altri paesi d’Europa, e che vorrei votare se non si trattasse di unire le forze e non far vincere la destra politica, che in Italia è una brutta destra, con cui non ho da spartire neanche le unghie dei piedi.
Questa dell'”aiutino” da parte di ” un cremasco in Parlamento, socialista, relatore della Commissione Rai-Tv” , non la sapevo, Marino!
Ma all’epoca i “socialisti” (stavolta le virgolette sono molto motivate!) erano come il prezzemolo, specie dove tirava aria di …danè!
“L’aiutino” s’intende la posizione del PSI di allora, anni ’80, con la segreteria Craxi che dette un contributo votando a favore della Legge Mammi’ che dava via libera alle televisioni commerciali. Allora la maggioranza degli eletti del PSI in Parlamento erano d’accordo su questo. Non penso di insultare nessuno. Ci mancherebbe. La maggioranza in Parlamento scelse questa linea. Tra questi Maurizio Noci che fu membro della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi dal 22.4.80 al 7.5.80; e Vicepresidente dall’8.5.80 al 9.2.83. Intervenne più volte in Parlamento sulla questione. Ricordo di aver annotato i suoi interventi, che non sono citati su “Promemoria” di Stajano, mi sbagliavo, ma dispersi nel mio archivio, sempre più disordinato, na quello mentale funziona ancora bene.
Si, l’asse Bettino/Oscar fu decisivo per le TV del “cav” di Arcore che potè abbandonare le “finte dirette” (registrate) per passare alle “dirette” vere! E via com mediaset!
Pietro 18:50: certo che é un apprezzamento, e in più mi spiace per te costretto a votare per la destra che ci troviamo 😜
Per quello che scrive, Pietro Martini, non lo conosco, mi pare espressione di quella destra civile, conservatrice, seria, democratica che in Italia non esiste, e che tanto sarebbe utile. Magari mi sbaglio, dando a lui una etichetta che non gli appartiene. Se posso continuare a sbagliare quando scrive, e lo fa con perizia, mai sopra le righe, con spiccato senso civico della discussione, certo più di me, Pietro mi ricorda uno scritto di Beppe Severgnini, giornalista conservatore, molto bravo nel buon senso, nell’esprimere il sentimento comune. Dopo una giornata di lavoro impegnativa, scrisse Severgnini (e riassumo, con qualche aggiunta) quando ti va una passeggiata prima di cena, vedere le strade, le vie che percorri pulite, senza cartacce, spazzatura, quel malcostume ottuso che sporca ovunque, non è solo un desiderio, ma una necessità dello spirito, un diritto sociale che può rovinare non solo l’umore, ma la convivenza, la voglia persino di fare due passi. Credo che Severgnini abbia sintetizzato molto bene, in quell’articolo, il pensiero conservatore. Non so se questo è anche il pensiero di Pietro, ma da socialista trovo che sia un pensiero civilissimo, giusto, che da ragazzo avrei giudicato un po’ bacchettone, ma sbagliavo.
Ho letto solo il pezzo di apertura di Franco.
Non ho analizzato però tutti i commenti qui sopra anche se mi piacerebbe sinceramente avere il tempo di farlo.
Quindi questo commento che sto per fare è “vergine”, non condizionato dai precedenti. E questo nel bene e nel male.
Ma la “verginità” dovrebbe avere un suo valore: quello della incontaminazione.
Dopo questa premessa del cazzo (appunto), dico la mia :
-Inizio del commento
–
Ci/Vi stiamo intestardendo a fare una analisi politica italiana come se i centri di potere effettivo fossero italiani.
–
-Fine del commento
Il resto viene da sé.
Ciao.
Giacomo
Prezioso , pur nella sua “lapidaria” sintesi, il richiamo di Giacomo.
In effetti il nostro “buffo stivale”, in particolare, associa interventi plurimi e aggravati di Potere tanto reale, quanto “sotto tarccia”.
Doppi e tripli …. “servizi”, “grembiulini”, “mafie/camorre/andranghete”, Vaticano, per non parlare di quanto i “paisà” ci hanno lasciato come “gentile omaggio”!
Spesso ce ne dimentichiamo, ma nn è cosa saggia!
Approdo di qualche ora nel mare no global per poi scappare a gambe levate. Prova ne è l’inettitudine della regione Lombardia nella regia dei vaccini. Qualche dritta dall’alto ci vuole per riportare sulla retta via questa deviazione autosufficiente che autosufficiente non è. Se tutti i sovranisti, i nazionalisti, regionalisti e comunalisti facessero gli errori sotto gli occhi di tutti come in questo momento, e tutti li vedessero, si convincerebbero che da soli non si va da nessuna parte. Cambiano gli assessori, e la politica non riesce a garantirne le capacità, le mancanze si vedono sempre dopo, ma gli inetti restano. E se i poteri italiani non sanno esercitare ben vengano poteri lontani. Non troppo, sia chiaro.
Giusta l’affermazione di Ivano. Se non si è capaci di gestire le cose, che vengano altri, o che si provi a imparare dagli altri. Si torni a scuola. Si ritorni a studiare, piegando la testa sui fogli, anche a ottant’anni. Gli esami finiscono ma lo studio no, è necessario, e spesso si è inadeguati, anche con la dicitura dottore, ingegnere, docente o altro.
Ma per contrastare chi ci comanda il blog “Le sardine d’Italia” che seguo per simpatia e a volte per tenerezza, per le ingenuità che leggo, oggi ho visto che qualcuno, contro i poteri forti richiama l’unità “della vera sinistra”, la sua e di quelli come lui. Ma quando mai c’è stata l’unità della sinistra? I mercoledì forse, ma già il giovedì partiva la frattura, poi la spaccatura, poi l’odio, gli sgambetti, gli insulti. Il comunismo e il socialismo sono vissuti con fratture e le spaccature, da riempirne il racconto nelle enciclopedie. E per questa fatica di Sisifo tanto di cappello a Nicola Zingaretti, che ci ha provato. Sconfitto anche lui, come succede da sempre nell’unità della sinistra.
Francesco 16:29: potrebbe essere un giusta analisi il tuo commento a Cangini, certamente non confutabile da almeno un punto di vista, che vorrebbe dire che io non ho capito niente. Per quel poco pochissimo che conosco Cangini, sporadici interventi, io avrei classificato il commento nella logica del complottismo. Ovviamente mi piacerebbe essere smentito, della serie “non si finisce mai di capire e imparare”. Se così fosse il mio commento delle 9.25 sarebbe certamente inadeguato.
Questo nuovo governo Draghi ha ribadito una cosa importante, irrinunciabile, segno di lumgimiranza, attenzione per le fasce più esposte alla depressione, cioè i benestanti, che hanno l’esigenza naturale della loro condizione di poter frequentare le seconde case. Anche durante la pandemia. È essenziale per la qualità del vivere. Anche se la regione dove risiedono con la prima casa, il condominio signorile, la villettina, il casale ristrutturato, si trova in zona rossa. Era ora togliere lacci, lacciuoli, e imoedire questa giusta esigenza. L’attenzione alla depressione dei benestanti, che hanno tutto il diritto di poter frequentare da Roma, Città della Pieve, è segno di un cambio di passo. Si sono abbassati i toni e rispettate le giuste esigenze della popolazione che ha peso specifico.
Bravo Marino! Questo è parlarchiaro!
Hai inquadrato perfettamente il problema!
Perché ….”io sono io e voi non siete un cazzo” firmato: il marchese del grillo.!
Fuori argomento?
Rassegna stampa terapie geniche:
14/03/2021
http://www.strettoweb.com/2021/03/sicilia-morti-agenti-forze-dellordine-catania-vaccino-astrazeneca/1143127/
https://www.google.com/amp/s/www.lastampa.it/cronaca/2021/03/11/news/astrazeneca-sospeso-in-7-paesi-anche-in-norvegia-e-islanda-1.40013307/amp/
https://www.lastampa.it/cronaca/2021/03/13/news/astrazeneca-un-altro-caso-in-sicilia-dopo-il-vaccino-in-gravi-condizioni-un-insegnante-di-37-anni-1.40022800
https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/insegnante-muore-dopo-vaccino-astrazeneca-1.6129441
Ritornando in tema, con tutta la stima per Letta, questa riesumazione si porta comunque dietro l’odore acre della politica. Nuovo Lazzaro, liberato del sudario, avrà il suo bel da fare a dimostrare profumo di violetta primaverile tale da neutralizzare l’odore di quelli che per compiacere Renzi lo silurarono. Prosaicamente verrebbe da dire: facce come il culo che oggi diranno tutti sì.
Grazie Francesco. Almeno il governo Conte non era arrivato a tanto, si preoccupava anche lui della depressione della classe benestante, che non è tanto abituata come la povera gente a prendere sberle in faccia tutti i di’, ma se si abita in zona rossa non si muove nessuno, se non per le necessità diceva il Conte uno e due. Invece, si vede che Draghi aveva anche urgenza di svagarsi a Città della Pieve, venendo da Roma, e capisco che la qualità della vita, per chi puo’ è importante. Poi, si sa: ai poveri piace che i ricchi se la spassano, anche in piena pandemia, almeno un pochino, è gente emotivamente più fragile. E i poveri voiono poi leggere sui blog dove se la spassano i benestanti.
Ivano ha centrato benissimo la nuova segreteria di Enrico Letta. “Facce come il culo che oggi diranno tutti sì”. Qualcuno mugugnera’, ma si troverà l’accordo. Il supposto profumo di violetta primaverile, che certo Letta non ha, è un bellissimo tocco che spennella esattamente la figura. Splendido.
Ci sta anche qui. Seconde case, e magari non tutti ricchi, ma meglio del 46% di famiglie italiane, causa Covid, si è dovuta indebitare per acquisto di beni e servizi. Riprendo il titolo del post di Adriano: prima e dopo. Il dopo é per molti già delineato.
Per alcuni nostalgia per quello che non possono fare e potrebbero, per gli altri aggravamento della routine. Riusciranno il nuovo Pd e e Draghi dagli occhi da diavolo a risanare l’insanabile? Aggiungo un sentimento personale. A me questo momento sta creando uno scoramento sempre in aumento. Come se non bastassero le menate e paure ordinarie. Scusate lo sfogo.
Ed è stato eletto il nuovo (oddio, si fa per dire!) Segretario del partito Democratico!
proprio quell’ Enrico (stai sereno) Letta che ha fatto il suo discorso di insediamento esordendo con un vero ringraziamento con l’uscente Zingaretti, con il quale ha dichiarato piena sintonia (anche di carattere!), e dichiarando che, prima di tutto parlerà con tutti, con i 5* a guida Conte, per il quale nutre massima fiducia, ma anche con Renzi e i suoi, e questa affermazione mi ha lasciato davvero di stucco!
Credo che per inquadrare al meglio il contesto non ci sia di meglio che uno stupendo “qudretto” dipindo a meraviglia alla vigilia della nomina del nuovo segretario, da un vero “artista” , saggista di politica, Pierfranco Pellizzetti sul FQ del 13 marzo, dal titolo , che riporto per intero. Buona lettura:
“L’unico aspetto veramente intrigante nel ritorno sulla scena politica dell’insapore Enrico staisereno Letta è immaginare l’espressione che – alla ferale notizia – stanno assumendo non solo Matteo Renzi, ma anche la combriccola di renziani mimetizzati negli anfratti del corpaccione PD; pronti a trasformarsi in bombe umane al comando del loro immutato capo corrente, asserragliato nel laboratorio di “porcate e colpi bassi” denominato Italia Viva.
Per cui la trovata di riportare in auge quello che fu l’agnello sacrificale abbandonato alla furia vandalica del rignanese (e ora presunto carico di risentimenti alla ricerca di vendetta nei confronti di chi l’aveva sgarrettato), va interpretata come ennesimo esempio dell’antica perfidia democristiana dei Dario Franceschini e Paolo Gentiloni.
Quella DC che è la matrice comune tanto di chi ha allestito la trappola-Letta per l’odiato Giglio Magico, come per il reduce dagli ozi universitari parigini. Resta da appurare quanto l’eterno giovanotto, invecchiato nei meandri di quella che fu la “balena bianca” (in cui si aggira dal 1991, quando a 25 anni divenne presidente del Giovani Democristiani Europei), sia capace di eseguire feroci regolamenti di conti.
Infatti, nella vasta tipologia umana che popolò la cinquantennale egemonia del partito di riferimento del Vaticano (e di Washington), il segretario PD in pectore sembra più simile al modello pretino-pacioso (le gattemorte doroteo-prodiane) che a quello tracotante-battagliero (fanfaniano). Comunque una questione che riguarda solo i diretti interessati e un certo voyeurismo politico-giornalistico.
Resta invece da capire quale impatto può produrre l’arrivo di questo rieccolo, che in un breve lasso di tempo – tra l’aprile 2013 e il febbraio 2014 – guidò in coppia col suo vice Angiolino Alfano uno dei governi più spostati a destra che si ricordino: sponsor Giorgio Napolitano. Il vero tutore della politica politicante, intesa come controllo del popolo bue da parte della corporazione trasversale del potere (vulgo casta). Può essere costui il rifondatore di un partito mero contenitore di voti che cade a pezzi; dove le “molteplici anime”, che si dice ospiti, sono solo le velleità carrieristiche e acquisitive di bande personali dei vari “signori della guerra”?
Perché – stando alla biografia – Enrico Letta non è neppure una cura omeopatica, semmai un placebo da somministrare al malato terminale. Di certo un pervicace cultore della medianità avrebbe problemi a cogliere l’occasione rappresentata dall’idea di un “campo progressista”; propugnato dall’onesto socialdemocratico Pierluigi Bersani e suffragato dalla leadership Cinquestelle del neo-moroteo Giuseppe Conte (e l’Aldo Moro delle aperture a Enrico Berlinguer venne sacrificato dai dorotei sull’altare del CAF: la restaurazione del centrismo sull’asse Craxi-Andreotti-Forlani). Difatti, più che all’attivazione delle dinamiche competitive destra-sinistra, l’idea lettiana parrebbe orientata verso un ecumenismo in tono minore, che imbarchi perfino il nullismo confindustriale di Carlo Calenda.
D’altro canto, quest’ultima increspatura del quadro politico sembra indicare che stiamo vivendo la stagione degli uomini della provvidenza immaginari. Abbiamo avuto il Mario Draghi santo subito; beatificato dal complesso d’inferiorità dei provincialotti che mai hanno varcato il confine a Chiasso o Ventimiglia, convinti che parlare l’inglese (e dai con quel whatever it takes) e indossare grisaglie attesti cosmopolitismo up-to-date. Quando il vissuto dell’algido banchiere lo conferma soldato giapponese sperduto nella giungla dell’ormai anacronistica stagione del privatismo liberista, insieme ai fidi Franco Giavazzi e la banda McKinsey.
Ora arriva l’altro soldato giapponese Enrico Letta, sperso nella giungla del paternalismo conservatore, alla guida di un partito che dovrebbe trovare una buona volta la propria anima. Guardando a sinistra, se non altro per l’affollamento a destra.”
Questa mania di dirla in inglese (lingua che studio regolarmente come altre, perché studiare sempre bisogna, perché mi piace leggere in originale, quando si può), è da provincialotti? Dici bene Francesco. Mi fa pensare a un impieģato che deve lavorare a casa, davanti a uno schermo, da remoto, pantofole e magari ancora in pigiama, che gli squilla il telefono. È Emilio, suo amico di birrette, quando si può, anche da asporto da bere di fianco al bar “Nicholson’s bar” (che c’era a Ombriano), che vuol sapere se si fa una birra prima di pranzo, al solito posto. Non posso, Emilio, e sbadiglia, sono in “smart working”! Non sa che quattro parole d’inglese, ma ci sono parole, termini che sono entrati a gamba tesa nel discorsario. Oppure è per far vedere, a volte, che si è al passo coi tempi, si sa un po’ l’inglese, non si è mica ignoranti. E invece si è ignoranti.
Whatever it takes”: magari può servire per inquadrare meglio il personaggio.
https://www.money.it/Whatever-it-takes-Mario-Draghi-significato
Invece riferito al discorso di Letta proprio non è piaciuto neppure a me il riferimento ad una eventuale rinclusione di Renzi, che è un distruttore, e il voto ai sedicenni cavalcando il calo demografico, confrontato ad esempio agli anni settanta quando i giovani erano più numerosi, ma dimenticando che il clima culturale di allora era ben diverso dal clima “social” dei ragazzi d’ oggi. Di ius soli preferirei non dire ricordando che in Francia, ad esempio, i casinisti delle banlieue sono spesso arabi di seconda o terza generazione. Ma non vorrei dire di più. Tutti gli altri temi trattati poi sono quelli nuovi sulla bocca di tutti. Insomma, niente di nuovo sotto il sole del Pd.
Mi sembra che Salvini abbia di recente un problema sempre più imbarazzante e un’opportunità sempre più ghiotta.
Il problema è Fontana. La cosa è palese e il povero Salvini fa sempre più fatica a far finta di niente. La Lombardia è la regione italiana più popolosa, ricca e forte di tutte, senza confronto. Figuriamoci quindi quanto una simile incapacità al comando e alla guida possa mettere Salvini sulle spine. Soprattutto visto il confronto con Zaia e con il Veneto, appena di fianco.
L’opportunità invece è Letta. Non appena apre bocca, gli porge su un vassoio d’argento la possibilità di riprendere a suonare le trombe e a battere i tamburi. Lo ius soli ne è un esempio palese. Seppuku.
E dire che con Draghi, con la esplicita sterzata “atlantica”, con la fine (per ora) delle peggiori menate antieuropeiste, con il rientro nei ranghi (per ora) dagli avventurismi filorussi (e filocinesi per i grillini), Salvini aveva dovuto mandar giù bocconi amarissimi, pur di continuare ad apparire tra i protagonisti dell’era governativa Draghi. Adesso, grazie al PD di Letta, che non solo non offre “niente di nuovo sotto il sole”, caro Ivano, ma va a pescare il peggio del “vecchio” (le banlieue ce le stiamo facendo anche a casa nostra), Salvini riprende fiato e iniziativa.
Che cosa ci vogliamo fare, non è da oggi che non appena Salvini viene messo all’angolo, subito arriva un inopinato salvatore a rimetterlo al centro della scena. Bravo lui, fessi gli altri. E anche in politica vincono quelli bravi, non quegli altri. Che piaccia o meno. Del resto, non solo in politica, art. 3 della Costituzione permettendo.
… dai! facciamo che tra qualche tempo, quando Draghi diventerà presidente della repubblica (e tutti eccitati saremo facilitati nello svolgere le pratiche onanistiche suggerite a suo tempo, dal Corriere della Sega), Letta sarà Presidente del Consiglio?! Così va bene? … Dove li mettiamo Salvini (se ne sono dimenticati tutti), la bambinaia di Fiorello e Renzi?
Ahhh ci dimenticavamo Figluiolo, l’alpino!…… agli Interni (avrà fatto strada nel frattempo) ,…. va bene come “carica”? Ha già fatto la sua prima abile mossa mediatica con la somministrazione a “chi passa di lì” a fine giornata. (Non si butta via niente).
Ehi NoVax! dopo le 16/17 girate alla larga dai centri di Somministrazione, che vi prendono e vi fanno!!!?
Il mio amico Giacomo (per me Jack) in un commento 13 Mar 07:53 aveva scritto “….Ci/Vi stiamo intestardendo a fare una analisi politica italiana come se i centri di potere effettivo fossero italiani.”.
Il commento aveva suscitato valutazioni …..articolate.
Ora, per via dell’”Articolazione”, pur estando in ambito “Italiano”, ci metto anche un “carico da 11”, quale ritengo possa essere considerato l’articolo di oggi sul FQ di Fabrizio d’Esposito dal titolo: “Letta sr. & C., i veri eredi del “metodo venerabile” che riporto quindi tal quale:
“ Adistanza di quarant’anni, l’Italia dell’eterna P2 gelliana non è solo una galleria di nomi, liste, cappucci e segreti ancora da svelare. Ma è anche una questione di metodo. Metodo piduista, naturalmente. Quando otto anni fa morì Giulio Andreotti, lo storico Aldo Giannuli disse che Silvio Berlusconi era il vero erede del Divo Giulio, non di Bettino Craxi. Vero. E non solo per la tessera di B. alla loggia deviata del Grande Oriente d’Italia, la principale obbedienza massonica del Paese. Nella Seconda Repubblica il berlusconismo è stato infatti il largo ombrello sotto cui ha agito l’ineffabile coppia formata dal Gran Visir Gianni Letta e dal suo uomo macchina Luigi Bisignani, già tuttofare andreottian-gelliano. E come scrisse il compianto Alberto Statera “il metodo Bisignani-Letta è in fondo null’altro che il clone del metodo Gelli-Andreotti adattato al Terzo millennio”.
Basta rileggere inchieste e cronache di questi ultimi vent’anni: la cricca degli appalti del G8; la Protezione civile di Bertolaso a mo’ di Bancomat; gli scandali P3 e P4; il tangentismo dell’Eni di Scaroni; gli affari della filiera Geronzi-Caltagirone-Angelucci. L’andreottismo d’antan combinato con il lobbismo di Gelli era un partito ombra deputato al controllo dei ministeri; alle nomine che contano (dai Servizi alla Rai); al reclutamento di magistrati per aggiustare processi; alla prosperità di industriali e imprenditori amici; alla cura, infine, di una rete di relazioni nei giornali. Il periodo di massimo fulgore per la Ditta di Letta & Bisignani è stato nell’ultimo esecutivo Berlusconi. Per esempio, ben quattro ministre (di cui due oggi sono di nuovo al governo) telefonavano a Bisignani per capire come muoversi. E quello del faccendiere, all’epoca, era un nome che non si poteva scrivere. Occulto, appunto.”
Io, nel mio commento a Jack mi ero espresso in merito ai “poteri” reali, molto più modestamente quanto a argomentazioni storico/politiche, in sostanziale sintonia!
Fa bene Fabrizio D’Agostino a citare “il compianto Alberto Statera”. Oggi, ormai, solo il Fatto Quotidiano e Domani, a parte eccezioni non di altri giornali ma di bravi cronisti sparpagliati, mettono il dito nella piaga, anche ricordando o dando spazio al meglio del giornalismo italiano attuale. Come Enrico Deaglio. Come Vittorio Emiliani, che ho visto gestire una rubrica sul “Fatto Q.” Alberto Statera era ritenuto uno dei migliori inchiestisti di economia e finanza. Lo ricordo all’Espresso, e Repubblica. Capire la finanza, e svelarne i giochi sporchi lo sanno fare in pochi. Ci capisco niente di finanza: ero contabile per fame e necessità. Un po’ perché l’economia e la finanza va per conto suo, e se non c’è competenza tecnica seria del ramo capisci poco o nulla. E’ un mondo a parte.Biagi, Bocca e Montanelli se ne guardavano bene di mettersi a fare analisi tecniche o inchieste che scoperchiassero certi giochi della finanza. Bocca disse anche che pure l’Espresso nelle pagine finanziarie si comportava come “Il Sole 24 Ore”: parlava un’altra lingua, ostica alla maggior parte delle persone; pure a lui.
Non so dire chi ha preso il testimone di Statera: non seguo più il giornalismo quotidiano italiano come un tempo. Vedo nuovi nomi, gente giovane. Mi auguro che ci sia un’altro Statera, di cui ritagliavo gli articoli, e gli levavo il cappello, ben sapendo che era un maestro.
leggo stamattina svegliato dal mio cavallo da una tonnellata che picchia su una rumorosa lastra di metallo per dirmi che ha fame, che una certa Eva Reali incontrò un giorno un signore della McKinsey (settore mediterraneo) che le disse necessario riconvertire tutti i sistemi sanitari nazionali rendendoli simili a quello israeliano. Le disse anche che quell’incontro non era mai avvenuto e che se l’avesse divulgato la sua parola sarebbe valsa più di quella di Eva.
Eva prese un caffè, poi si accorse di berlo da sola e dopo alcuni mesi morì.
Io non so quanto sia vero questo fatto, ma mi sono domandato : “… è la stessa McKinsey ingaggiata dal nostro Boris dallo strano ciuffo, e per SOLI 25k€ dal nostro Super Mario of all trade?
Cioè ci preoccupiamo dei risvolti psicologico/politici di Renzi, Zingaretti e Letta e trascuriamo che Draghi (ipse) chiede a McKinsey, per un soldino, cosa fare?!
Era questo che intendevo dicendo che “i centri di potere non sono qui”.
Ovvero se un poliziotto ti da una manganellata non devi pensare che la “politica di dartela” sia sua.
Non so se mi spiego?
Chi ci governa sono maggiordomi (Draghi compreso) che adesso, tra l’altro stanno trasformandosi per pura coincidenza col mio esempio di prima, in polizia veterinaria.
Chissà Bisignani e Letta, ma anche Renzi, Lorenzin, Meloni, Salvini & Compagnia Bella, quante riunioni hanno fatto le varie McEccetera?!
Sono sempre un po’ iperbolico, ma più o meno è quello che penso.
Ciao
Mi sa Marino che …..hai sbagliato Fabrizio!
Il D’Agostino è un biologo nutrizionsta e c’azzecca pochetto! Il “mio” era d’Esposito.
Fabrizio D’Esposito. Grazie Francesco.
Cromwell invece che Cornwell, che devo correggere nel “Fenoglio dalla pelle butterata”
Maurizio Belpietro se la piglia con i due ministri “di sinistra” che ostacolano il lavoro “del migliore”, come lo chiama Travaglio, Mario Draghi.E sono Speranza, che ha pasticciato con i vaccini; e Orlando che vuole mettere sul lastrico molte imprese allungando i tempi sul blocco dei licenziamenti.
“Libero” dice che si sono vaccinati i giovani, facendo morire, nel frattempo, i vecchi che ancora attendono la vaccinazione. Non è un dettaglio che, credo che ad acquistare il cartaceo di “Libero”, il più giovane ha la prostata infiammata, e quello che non ha capelli bianchi è perché a casa fa lo shampoo con i coloranti.
Anche Gad Lerner dice che è giusto poter frequentare la seconda casa fuori regione. Anche perché, gli ho scritto, lo aspetta la vigna, e in Monferrato non è ancora tempo di zanzare, che pare lo assillano in alcuni mesi dell’anno, e gli impediscono le serate ad osservare il sole tuffarsi al rallentatore dietro le colline, sorseggiando il proprio vino. Gli ho scritto, che da “Lotta Continua” ai privilegi ora difesi, ne è passata di acqua sotto i ponti, pure qualche grumo d’ipocrisia, e mi ha prontamente risposto, scatenando un vivace battibecco sul suo blog. Sono finito in minoranza rispetto alla claque dei fedelissimi (ho comunque grande stima per Gad Lerner), ma raccogliendo parecchie condivisioni. Quindi il problema delle seconde case raggiungibili anche da zone rosse, che nemmeno il governo Conte aveva concesso, c’è, esiste, e si vede dalle decisioni delle regioni che vanno in ordine sparso.
È una vergogna la faccenda delle cartelle esattoriali condonate alla cieca. Chi ha pagato è il solito “coglione”. Ha fatto benissimo Marco Travaglio, a segnalarlo con grande chiarezza.
Marco Travaglio ha una qualità che molti altri giornalisti italiani non hanno: dice le cose come stanno, senza girarci attorno. E il suo sarcasmo è, con l’ipocrisia italiota, come affondare il coltello nel burro. E’ l’unica consolazione. Tanto gli italiani non imparano.Travaglio ha scritto, tempo fa, il suo miglior libro “La scomparsa dei fatti”. Spero venga utilizzato nelle scuole, le università. Fuori d’Italia, Travaglio troverebbe giornalisti bravi come lui, anche migliori. In Italia, spopola.
In Rete, Gad Lerner ha detto che i due parlamentari passati da PD a ItaliaViva e ora pronti a tornare al PD, farebbero bene a dimettersi, e lasciare il posto di parlamentari ad altri. Giusto. Ma Lerner è anche un tifoso di calcio. Va allo stadio. Non protesta se un mediano di spinta che era al Milan e poi ha indossato la maglia dell’Inter, è poi tornato al Milan. Se fa goal, Gad Lerner, esulta lo stesso, pure se è uno cambiamaglia. Ma la politica non è mica come lo sport, e’ roba seria. Giusto. Ma allora perché lui può andare a scorazzare per il Monferrato, dove tiene la seconda casa, e io tuttalpiù vado al Canale Vacchelli, e lui non protesta, ma approva il privilegio? È l’adeguamento dei valori. Che quindi vale anche per i due italiotivivi parlamentari. O no? (Questo finale lo rubo a Piero Carelli, per l’apertura di un eventuale dibattito sulla questione dell'”adeguamento dei valori ” alle esigenze individuali. Un problema molto partecipato.
Legandomi al commento di G Cangini 25 Mar 9:14, dato che non mi fermo mai alla prima notizia, mi sono rivolto a “mamma rete” e ritengo interessante assai mettere in comune: https://www.oltre.tv/eva-reali-riforma-sanitaria-mondiale-audio/
Si potrebbe archiviare come “complottismo”, però, neanche …..dormire all’umido !?!
Nota: la perla finale del video non più disponibile, poi …….
Il “reset” del Partitone bianco-roseo sta per entrare nella sua fase operativa. In pratica, dopo tanti annunci (anche contradditori), solo nelle prossime settimane vedremo davvero quali mosse faranno gli attori coinvolti, sia sul palcoscenico pubblico, sia (se sarà consentita qualche sbirciatina giornalistica) dietro le quinte. La sgranatura politica pentastellata e, in contemporanea, la nuova ricerca identitaria dell’ultimo partito novecentesco italiano potrebbero movimentare un po’ lo scenario della nostra sonnambulica democrazia, almeno a sinistra. Per ora, a destra si vede poco di nuovo (purtroppo, aggiungo io).
Forse i suoi consulenti d’immagine hanno detto a Letta di farsi vedere meno chierichetto. Quelli di Renzi (che è nel PD tramite mandatari e procuratori) continuano a fargli fare il Pinocchio di Collodi, naso compreso. Gli altri sembrano i personaggi in cerca d’autore di Pirandello. Magari qualcuno riesce a trovare, da qualche parte, un canovaccio perduto e a recitarlo con qualche abilità politica.
Nel complesso, potrebbero venirne fuori delle sorprese, magari non piccole.
Il rischio è che, invece di nani sulle spalle di giganti, gli epigoni della sinistra storica finiscano come nani caduti dalle spalle di giganti.
Leggo sui giornali la resa dei conti che si sta cercando di fare con gli ultimi magistrati di Mani Pulite: prima Di Pietro (che sbagliò a mettersi in politica, e lo pensai in tempi a lui ancora gloriosi, guardandolo dondolarsi su un palco, a una manifestazione, dove i suoi fedelissimi lo trattavano come un santone); poi Borrelli che stava sul gozzo a tanti; poi, Gherardo Colombo, che ebbe la colpa di scoprire la P2 insieme a Giuliano Turone; poi, Paolo Ielo, che alla procura di Roma, in anni recenti, ha avuto vari nemici interni; poi, Pier Camillo Davigo che aveva il torto di fare proposte di riforma cosi sensate che faceva venire l’orticaria a una certa magistratura, e veniva puntualmente ignorato dalla politica. E, per ultimo, Francesco Greco che bisogna toglierlo di mezzo dalla Procura di Milano. È la guerra tra politica e una parte piccola della magistratura che ha provato a tenere la schiena dritta, che deve essere conclusa con epurazioni, allontanamenti, per tornare ai porti delle nebbie dove la politica ipocritamente garantista possa continuare a farla da padrone. Si sa chi ha vinto la guerra. Ma dubbi in proposito non ne avevo.
E dai e dai, lui il “capitano del papete”, quello che “adesso ci pensa lui, il super, a metterlo in riga!”, è….uscito al naturale e, un bel sms ai “suoi” Ministri”, Giorgetti o non Giorgetti, e su quello che hanno deciso ( in Consiglio dei Ministri neh, mica al bar dello sport!) si fa un bel dietrofront e ci si astiene. Miga le dimisiun. Sarem miga matt!
Ciapa su’ e porta a ca’!
Perché, quel che canta’, l’e’ dnoma lu’ e quei che porten la crus, i è semper quei pirla de “la sinistra” (che dei cinquestelle”, san parla gna’) !!!
Kuntent Matarela?
Di Giuseppe Conte non si può dire che non fiuta il vento, e aggiorna il suo pensare e il suo dire, di volta in volta, secondo le circostanze, le alleanze: e fa bene Alessandro Di Matteo su “La Stampa” di oggi a ricordare l’astuzia del personaggio. Il 25 aprile di due anni fa, con Salvini vicepremier, Conte disse che è giusto festeggiare la ricorrenza, ma non mostrò particolare entusiasmo, ” per me non è il giorno in cui è prevalsa una ideologia rispetto a un’altra”.
Poi, nel 2020, con il governo “giallo-rosso”, Conte dimostro’ piu’ entusiasmo, in pubblico, per il 25 aprile, e citò la canzone di De Gregori “Viva l’Italia”. Quest’anno, Conte con i Cinquestelle più orientati a sinistra cita addirittura Piero Calamandrei, giurista che fu del Partito d’Azione, di “Giustizia e Liberta’”. Non si può proprio dire che Giuseppe Conte non si mette in testa i pensieri e le parole adatte, a seconda delle occasioni, dei governi, dello stare nella politica attiva. Anche lui, un italiano vero.
Pur assente dal panorama politico dopo la caduta del suo governo ad opera del “colpo di mano” di Renzi, Conte è tuttora il terzo Leader più gradito agli Italiani, dietro a Super Draghi e alla pugnace, sguaiata oppositrice Meloni.
Credo che i motivi possano essere la sua gentilezza nei modi, capacità di ascolto, equilibrio nelle decisioni che lo hanno caratterizzato come un leader mai egocentrico, ma, al contrario, dotato di umile autostima, gran virtù per un politico, che coniuga la fiducia in se stesso con la capacità di avere i piedi ben piantati nella terra.
Il suo pragmatismo, la sua capacità di mediare, l’assenza di aggressività improntata a equilibrio nelle scelte, hanno suscitato favore verso di lui nelle persone “per bene”, di buon senso che amerebbero vivere in un Paese civile, di persone oneste e tolleranti.
Personalmente considero quelle su delineate, doti magari assai meno eclatanti di certi “condottieri de noiartri”, ma, nei nostri giorni caratterizzati dal naufragio delle ideologie, da tenere in considerazione in modo positivo assai!
A prescindere dalla collocazione politica, Giuseppe Conte è una persona che ha saputo affrontare in modo prolungato una situazione drammatica in modo più che dignitoso. Una situazione micidiale che avrebbe travolto molti politici di lungo corso, non nuovi come lui nell’attuale giungla politica italiana. Certo, errori ne ha fatti. Ma errare è umano è verrebbe da chiedersi quali altri errori ben più gravi avrebbero potuto commettere determinati esponenti dei partiti presenti sulla nostra scena parlamentare. Come italiani, forse, avrebbe potuto andarci meglio. Tuttavia mi permetto di dire che, di sicuro, avrebbe potuto andarci, e davvero, molto peggio. E questo, ripeto, a prescindere dalla colorazione politica del personaggio (peraltro mai urlata o tonitruata).
Personalmente non sono un “contista” ma un “draghista” (lo dico scherzosamente, perché in Italia si finisce spesso col ridursi a cliché, etichette e casacche). Però devo proprio ammettere che Giuseppe Conte, tra tante comparsate e sceneggiate, in mezzo a tanti spregiudicati cacciatori di voti senza bandiera e senza patria, mi è sempre sembrato, come si dice negli Stati Uniti, un uomo dal quale poter comprare in fiducia un’auto usata. E quando mi chiedo, molto dubbioso, da quali altri esponenti di partito mi fiderei veramente a comprarla, dico fin troppo per uno della mia parte politica.
In estrema sintesi, direi che Giuseppe Conte mi sembra un uomo agli antipodi di Beppe Grillo.
Ma sul fascismo, antifascismo, l’equilibrio, che in altre cose ha dimostrato Giuseppe Conte, non vale nulla. E’ mancanza di coraggio intellettuale. Ci sono valori, che vanno ribaditi senza girarci attorno o per non irritare l”alleato di turno. Mario Draghi, sul fascismo antifascismo, ha dimostrato in ciò che ha detto, di aver studiato di più, o di avere più le idee chiare, nette; o meno opportuniste? Non sono né contiano, né draghiano, che sulle seconde case la pensavano quasi uguale; è vero che contano i fatti, ma anche le parole sono pietre, come disse Carlo Levi. Bisogna che i fedelissimi di Conte glielo ricordano.
Fa bene Fabrizio Sinisi su “Domani” a ricordare il teatrino, la processione fasulla dei dirigenti del Partito Democratico nelle periferie di Roma, come Tor Bella Monaca. Sembrava
commovente lo slogan: “Torniamo in periferia per restarci”. Addirittura questi qui, dissero che si voleva spostare la sede dell’ex-PCI, in periferia. Firse, troppa foga; colpa dell’ entusiasmo. La sera, però, viene sempre, e si tira giù la serranda, si torna a casa, nella bella casa, giardinetti o attici, al Testaccio, o in quei palazzi storici, con gli ascensori storici anche loro, che sono protetti dalle “belle arti”. Ci sono anche i negozietti etnici, le librerie, e il cibo biologico che si paga a chilo, e lo mangi con il sottofondo jazz. Col cavolo che i dirigenti piddini, pure Enrico Letta, trasferiscono il partitone e fanno trasloco in quei luoghi dove vivono i poveracci. Non sono mica scemi: una cosa sono le intenzioni della mattina, un’altra è la risacca, il pensiero calmo e a pe’ per terra, che poi è subito sera.