Secondo accordi con l’UNI Crema alcune lezioni significative saranno incluse nei temi di discussione Cremascolta, così da poter includere i partecipanti nel dialogo otre l’orario dedicato a termine lezione, attualmente svolte in d.a.d.
Di seguito riporto pertanto l’abstract della mia lezione odierna del pomeriggio ore 15,30.
Covid: una revisione critica degli eventi Lezione odierna UNI-Crema
Innanzitutto vi spiego perché, da ortopedico, penso di poter parlare di una virosi.
Ho approfondito la virologia sotto la guida di un esperto, nel 2012, per scrivere il romanzo, la baia, la cui situazione di isolamento geografico era dovuta a una pandemia. Bene, la storia ha anticipato per filo e per segno quanto realmente accaduto, compresi tipo di virus, sito di partenza e diffusione in Lombardia. Come dire “era già tutto previsto”. A buona ragione posso poi riassumere quanto accaduto a Crema, avendo raccolto testimonianze dirette nei due Nosocomi cittadini su incarico documentativo del Gruppo Antropologico Cremasco (GAC), e con autorizzazione delle relative Direzioni.
Ma veniamo all’andamento dei fatti, e mi baso soprattutto sul confronto dei grafici che nei vari momenti evolutivi ho raccolto.
Novembre 1919: a Wuhan, Cina, Li Wenliang, un oculista trentaquattrenne, sospetta che le polmoniti atipiche comparse siano imputabili a una variante del virus SARS. Messo inizialmente a tacere ne morirà il 6.2.2020.
L’attenzione si accentra comunque sul Huanan Seafood Wholesale Wet Market.
Il 31.12. 2020 la Sanità cinese ha sequenziato il genoma del virus e lo rende pubblico.
Il 24. 1 è lockdown nell’intera provincia.
Il 29.1 i due casi di Cinesi allo Spallanzani di Roma.
Il 21.2 i due casi di Codogno.
Il 9.3 è lockdown nazionale.
Questa serie di eventi in successione rapida parla di una buona capacità di reazione della nostra scienza, nonostante le credibili accuse di occultamento iniziale dei fatti. Subito l’andamento viene espresso in grafici, più rispondenti ai fatti di tante parole.
La curva dei contagi in Cina sale quasi verticale e si appiattisce rapidamente, quella italiana è più sinuosa. Alle misure prese sono seguite sempre delle ripercussioni statistiche, sin quasi all’estinzione nazionale del ceppo. Già, quasi.
La curva di mortalità è in brusca ascesa iniziale, proporzionata all’andamento della malattia, tuttavia in modo più brutale rispetto ad altri paesi, e su questo c’è da discutere, fino però ad appiattirsi.
Sulle cause del dato numerico s’è infatti detto molto, ed è comunque stata determinante la sottostima della capacità aggressiva dell’ingresso del contagio nei nosocomi, specie RSA.
È storia documentata anche a Crema, e personalmente riscontrata nelle interviste al personale.
Tuttavia, se prendiamo come termine di paragone la Svezia, dove inizialmente nulla si è fatto, vediamo che nel Paese scandinavo le curve contagi e casi clinicamente attivi dopo l’accelerazione iniziale continuano a crescere, con una mortalità addirittura superiore del 40% rispetto agli Stati Uniti.
Nel valutare questi andamenti non possiamo inoltre prescindere dalle situazioni locali ostacolanti o favorenti la diffusione, su cui si tornerà, ma anticipo che la Svezia parte connaturatamente di molto avvantaggiata rispetto alla nostra realtà.
L’11 marzo 2020 è dichiarata la pandemia (epidemia mondiale), ma i comportamenti dei vari Stati sono ancora del tutto disomogenei, e se osserviamo le curve dei cinque paesi al mondo maggiormente colpiti, vediamo che gli Stati Uniti sono addirittura travolti dal male incontrastato.
Le testimonianze dirette che mi sono arrivate da oltreoceano sono di stampo epidemia medioevale.
La prima lezione è quindi che “far qualcosa” è opportuno e che il risultato sarà proporzionale all’impegno.
Altri grafici di diversi paesi, e regioni italiane, sono illustrati per stabilire i limiti di affidabilità del metodo, non sempre rispondente ai fatti in certe realtà, e non solo per arretratezza economico-assitenziale.
Arriva, all’inizio di maggio, il momento in cui la curva dei contagi si inverte repentinamente con quella dei guariti. A questo punto si parla di mutazione del virus, e i pareri contrastanti delle massime autorità non fanno che alimentare la confusione.
A questo punto per tentar di capire bisogna iniziare a ragionare in termini di distinzione fra Co-viR, l’agente virale, e la (io uso il femminile) Co-viD da “disease”, rispettivamente virus e malattia virale.
La malattia è l’espressione di un equilibrio fra al virulenza dell’agente e la capacità di difesa dell’ospite aggredito, ma modulata da cure e fattori ambientali. Non è sempre necessario quindi che muti il virus perché cambi la malattia.
La Lombardia ha sue criticità che sono state da me riassunte in un nuovo acronimo: D.I.M.A.: Densità abitativa – Inquinamento – Mobilità – Allevamento intensivo.
La nostra Regione è messa a questo punto a confronto con la Nazione che abbiamo già assunto come banchmark: la Svezia. Sono così esaminati punti di forza e debolezze.
Dopo un momento di ricordo commemorativo dei medici che hanno perso la vita nel periodo di maggior diffusione, uomini nel pieno delle loro forze, a testimonianza della serietà del pericolo, la trattazione passa alle misure in corso di approntamento per fronteggiare le possibili criticità future, con giudizio personale piuttosto critico, e con soluzioni alternative personali, sulle quali pare che si stia comunque, a livello locale, lavorando.
In ultimo si pone l’attenzione sull’analisi delle curve dei dati più freschi, che inducono innanzitutto all’orgoglio per il buon risultato, il migliore al mondo, che collettivamente abbiamo ottenuto, alla speranza di non incappare in un secondo lockdown generalizzato, ma il rovescio della medaglia è nella constatazione che questi dati sono frutto dell’impegno degli uomini di scienza ed assistenza medica, sì, ma fondamentalmente del nostro stesso buon comportamento di cittadini, che non può venir meno in futuro.
Commenti
Che poi le lezioni siano completate da un “otre” e non un oltre, è tipicamente tanghesco…
Perdono Franco, proverò con la candeggina, con l’acido cloridrico sui polpastrelli
Non è proprio il masssimo dell’appropriatezza ma questa novità l’appiccico qui: “Gli italiani che sarebbero entrati in contatto con il nuovo coronavirus SarsCov2 dall’inizio della pandemia ad oggi sarebbero tra gli 8,5 ed i 9 milioni, gran parte dei quali risultano però asintomatici e sono soprattutto giovani. Il dato emerge da uno studio statistico condotto da Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma.”
Il probblema è che è come dire quanti hanno avuto contatti con il corona del raffreddore, che se ne va e non ti lascia quasi immuntà. Il futuro è nel farmaco, non nel vaccino.
E mi rispondo: la ricerca in merito è stata definanziata da lungo tempo, ma per fortuna è continuata quella sui farmaci antitumorali, che essendo antiriproduttivi sono una buona base di partenza. Comunque ora qui vien lunga, quindi partiamo col vaccino per permettere alle nuove amministrazioni di fare qualcosa di buono, che se poi mi sbaglio magari è la scelta definitiva. Se hanno sbagliato nelle strategie i grandi della terra definanziando a loro piacere, non posso sbagliarmi io?
Interessante anche questo dato: “l Covid-19 non uccide nello stesso modo nelle diverse Regioni italiane. Dall’inizio della pandemia al 14 dicembre nel nostro Paese si sono registrati 65.011 decessi, e di questi 23.877, ovvero il 36,7%, sono avvenuti in Lombardia, 7.136 pari all’11%, in Piemonte e 6.645 pari al 10,2%, in Emilia-Romagna. Ma a pesare non è solo la numerosità dei contagi. I decessi vanno infatti da un massimo del 5,4% dei positivi in Lombardia a un minimo dell’1,3% in Campania, “con una differenza di quasi 5 volte tra una regione e l’altra”. E questa “estrema variabilità nella letalità” si registra anche guardando i dati di paesi europei. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni dell’Università Cattolica, che mette in luce come la quota di anziani nella popolazione “spieghi solo in parte questa diversità”.Chi s’è mangiato l’alta eccellenza della Sanità lombarda?
M’è venuto un sospetto: “che l’alta eccellenza” che tu citi, abbia un qualche riferimento con quel graffito che raffigura un distinto signorre con le braccia aperte, sul paretone in cemento armato, dell’edificio abbandonato, dietro la Coop andando verso Ombriano?
Che poi, CL/CL fa il paio con l’altro tuo commento al mio post “Buffo Stivale”.
Guarda combinazione!
E che vista lunga!