Cultura/istruzione e ignoranza sono facce della stessa medaglia da chiedersi cosa sia meglio. Tutte categorie supponenti, da chiedersi se più parole conosciute siano meglio di un vocabolario risicato. Don Milani diceva che la differenza tra il padrone e l’operaio era che il primo conosceva mille parole, il secondo cento. Anche su queste pagine un ormai assente si chiedeva come si poteva essere intelligenti e votare Pd, e credo intendesse la sinistra in generale. Ci si potrebbe chiedere anche il contrario ovviamente. E quindi qui, oltre a cultura e istruzione ci metterei anche l’intelligenza, anche assodato che si può essere intelligenti pur di poche lettura e un lessico contratto. Conoscere più parole significa conoscere più cose ? Ecco, mai come di questi tempi queste categorie si fronteggiano dopo che il virus ci ha sprofondati in un caos dove non esistono scappatoie: o democrazia o autoritarismo, tertium non datur. Demagogia da un una parte e forte spinta alla conoscenza che sgombri il campo da preconcetti o lassismo e comportamenti irresponsabili di tanti dall’altra. E’ quanto si chiede anche Francesco nel suo ultimo post dove attribuisce alla scienza una dovere non irrilevante, stabilite esattamente le competenze e gli spazi di intervento, senza confusione conseguente di imbarchi ai traghetti affollatissimi, treni dove si registra gente in piedi, disuso di mascherine e ritorno di avvicinamenti. Conoscenza, in sintesi. Mentre focolai si innescano da tante parti. E in più una componente governativa che ci porterà in autunno ad un referendum solo demagogico che porterà agli italiani il guadagno di un caffè a testa, all’anno, e che potrebbe segnare la fine di una democrazia rappresentativa dove appunto saremo rappresentati da un parlamentare ogni 151.000 cittadini. Il tasso più basso in Europa. Così, tanto da illudere il popolino che questi tagli farebbero il pari coi tagli che in questi decenni hanno subito scuola, sanità e stato sociale, sperando di distrarci. Con buona pace di corruttori, e forze economiche in genere che avranno gioco facile a interloquire con pochi piuttosto che molti. Io voterò no. Ma non voleva essere questo il tema. Si è chiusa quest’anno un Maturità che con il solo voto orale ha naturalmente alzato le valutazioni e in autunno ricomincerà una scuola dimezzata, secondo me anche nella didattica, mancando spazi, corpo docente, tutto regolamentato da linee guida dettate dagli arzigogoli lessicali delle nostre leggi, solo fumo e poco arrosto, che adesso si esprimono per “rime buccali “che ti devi documentare per capire cosa vogliono dire. Perchè le parole devono fare impressione, devono stupire, chissà che scrive queste cazzate, come appunto a voler privilegiare un linguaggio colto piuttosto che accorgimenti strutturali che forse il popolo ne capirebbe l’intervento e apprezzerebbe.
Per dire che non so bene questo indebolimento culturale cosa porterà, insieme ai vari populismi che imperversano da alcuni anni e che non vengono raccontati con la necessaria onestà intellettuale. Leggevo del Presidente dell’Anpal designato dai Grillini che avrebbe dovuto dirigere l’ente pubblico, testa d’ ariete per affrontare il tema del lavoro tanto caro quanto inconcludente al Movimento. Già abbiamo visto i risultati disastrosi del Reddito di cittadinanza e l’avvio al lavoro che ha dato risposte al 2% per cento degli aventi diritto, con navigator disoccupati, e appunto questo Presidente che rilascia dichiarazioni tipo “ non mi mettono in condizione di lavorare” Allora cosa ci sta a fare? Chiedendo oltretutto un appartamento gratis, che occupa comunque già, in zona Parioli a Roma. Oltre ad essere ordinario anche di una cattedra in un’università del Mississipi. E allora, se non può lavorare, cosa se ne fa dell’appartamento prestigioso se non per puntate vacanziere nel bel paese? Basta chiudo, sono il solito logorroico. Ma vorrei concludere con una citazione tratta dagli scritti di Fritz Gerlich, un giornalista contro Hitler, che in Germania nel 1924 scriveva: “La Storia ci ha proiettati al limite del caos. Possiamo saltare nell’abisso o dall’altra parte”.
Gerlich fu ucciso in carcere dopo 16 mesi di prigionia.
No, non ho ancora finito. La domanda che mi assilla è sempre quella da anni: affidarsi a cultura/istruzione o all’ignoranza? Dando per scontato che ci sia intelligenza da entrambe le parti. Domanda a cui non so rispondere. Entrambe nella Storia ci hanno insegnato che possono condurre al disastro. Per chi avrà la pazienza di leggermi.
Commenti
Magari, Ivano, saremo solo noi due in Italia a votare NO al referendum confermativo! Vedo che abbiamo le stesse convinzioni, ma la demagogia è forte. Molto forte. Con questo rispetto chi la pensa diversamente: non è la democrazia?
Tre con me. Al resto rispondo domani
Intrigante, Ivano, la foto che hai messo in epigrafe al tuo post!
Più impegnativo per l’omino in giacca, l’uscire dal quel groviglio, quel caos che è riuscito a lasciarsi alle spalle, o riuscire a mantenersi in equilibrio su un filo, all’apparenza pulito, ben definito, dove però arrivare alla fine del percorso, a questo punto dipende solo da lui, dalla sua intelligente abilità?!?
Alla fin dei conti il caos aggrovigliato che è riuscito a lasciarsi alle spalle gli avrebbe comunque offerto momento per momento un “appiglio”, un “aggancio” per ….sfangarla.
Una volta “al vento”, invece, margini di errore non gliene sono più concessi, tutto dipende dalla sua “attrezzatura” (non ha nemmeno un’asta di equilibrio che lo possa adiuvare e nemmeno si intravvede sotto di lui una possibile ….rete!) dalle sue sole capacità, e la paura sarebbe una perfida compagnia!
Francamente (ops!) la chance di scelta tra democrazie ed “auto rita rismo” non me la sono mai posta e, soprattutto non me la voglio porre!
Comunque meglio, una democrazia, magari ….scalcinata come quella alla quale ci stanno costringendo i partiti tra i quali ci è dato scegliere in questi anni 2000 nel “buffo stivale”, che ….”cedere le armi” dell’intelligenza, della critica costruttiva, della corretta informazione a chi promette vuoto autoritarismo essendo totalmente privo di sostanziale autorevolezza!
Quanto al referendum (l’ho scritto appositamente senza lettera maiuscola iniziale) ritengo anch’io sia un falso problema, si fanno “volare un pò di stracci”, se del caso, peggiorando la situazione in atto, deviando l’attenzione dai veri problemi che affliggono la nostra Democrazia!
Francesco, perché sottovaluti il tema di un nuovo auto rita rismo (bello il frazionamento) ? Pensa che dopo le sparate di Salvini, forse in combutta agognata coi Grillini, se n’è accorto anche Renzi che é un uomo scaltro e potrebbe avere mire pilotate, e che ha capito che anche da noi, in scadenza Mattarella, potremmo trovarci un nostrano Orban. L’interpretazione e lettura dell’immagine che ho messo a corredo é notevole. Bravo, anche perché usciti dal caos del virus ci stiamo giocando tutto. Questo é il momento più difficile.
Non lo sottovaluto affatto, Ivano, anzi, ma non lo considero un’alternativa alla nostra pur …scalcinata Democrazia.
Semplicemente come prospettiva, per me ….don’t exsist!!!
Claro?
Piero, sono sempre meno, contraddizione ma anche no, un volteriano. Ognuno é libero di votare chi vuole, ma il mio concetto di democrazia si ferma lì.
Vedo che la nostra cerchia si è allargato: anche il giornalista Damilano voterà NO (contro la demagogia).
O.K., risposto al quesito elettorale passiamo a tutta questa carne al fuoco…mamma mia! Vediamo se riesco a stralciare i temi:
“Conoscere più parole significa conoscere più cose ?” Sì, se usciamo finalmente dal concetto di cosa ed entriamo in quello di rapporto, l’unica funzione valida nell’universo che conosciamo. Conoscere più parole vuol dire conoscere più aspetti della stessa cosa, quindi modi diversi di rapportarsi ad essa. Specularmente nel nostro cervello si formerà una rete fra siti comportando ciò che noi chiamiamo intelligenza. L’autopsia del cervello di Einstein lo ha dimostrato, se anche ce ne fosse bisogno: un comune corredo di cellule, ma tanta sostanza bianca, specie nelle connessioni destro-sinistro, e qui dovrei entrare nel tema autocoscienza e intelligenza. Un’altra volta. Ma in questo modo ho risposto anche alla domanda didattica classica: nozionismo sì e no.
“democrazia o autoritarismo, tertium non datur” I miei cari Greci passavano da un comunismo rigoroso, quello delle comuni, alla tirannide con disinvoltura, ma intanto raffinavano la democrazia. Credo abbia detto Aristotele che non esiste una fede politica, ma un metodo più adatto alla situazione. Ma qui on riesco ad essere proprio categorico.
“un linguaggio colto piuttosto che accorgimenti strutturali che forse il popolo ne capirebbe l’intervento e apprezzerebbe” E ci mancherebbe altro! Farsi capire da chi non ha le basi non solo è un dovere, ma è una cosa difficilissima, perché nel gioco di vai e vieni dei concetti dall’altra parte mancano le famose parole, per cui la massima difficoltà: dire le stesse cose con poche parole.
“fidarsi a cultura/istruzione o all’ignoranza?”
Qui entriamo nello scopo stesso della vita, che non è per me il piacere, e null’altro di soggettivo, ma produrre pensiero in comune. Su questa base posso affermare che oggi è meglio di ieri e peggio di domani, rifacendomi alla quantità di conoscenza accumulata, che alla lunga diventa qualità della vita.
Bravo Ivano, mi sei piaciuto!
Francesco, speriamo, ma non escludiamo che nel caos economico occidentale qualcuno possa provarci. Sai, di aspiranti uomini soli al comando ce ne sono anche da noi.
poche idee, ma confuse (ennio flaiano)
Signor Macalli, ha ragione Pietro Carra, ha messo troppa carne al fuoco. E poi vede che capacità di sintesi? In genere il signore è analitico e profondo fino allo smarronamento. Difatti mi pare di ricordare che Lei, gli scritti del signore, pochi, se non per brevi accenni non li ha mai commentati. Forse non li capisce. Si consoli, anche per altri è stato così. Ma signor Macalli, vorrebbe dire che le idee del signor Carra sono chiare e le parole di godibile lettura? La prossima volta le leggerò con più attenzione.
Così per capire, Pietro C, la tua ….lapidaria a cosa fa riferimento? Al post di Ivano? A qualche commento successivo al post? Al blog in generale? Perché come battuta ….Flaiano è Flaiano, nn si discute, ma, ai fini del confronto, del dibattito costruttivo, almeno io tenderei al …concreto!
Sono un sincero democratico, ma certe cose mi fanno arrossire di rabbia e di vergogna: penso, pertanto, che gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura. Sono dei dongiovanni sul piede di casa che all’estero si lamentano del cattivo caffè e a casa consumano più brillantina che carta. (Ennio Flaiano, pag.52, dal “Diario notturno”, Bompiani edizioni, 1956).
al post ovviamente… la contrpposizione cultura/ignoranza (se questo è il tema, boh) è assurda, visto che purtroppo quello che regna oggi è la cultura fatta di sciocchezze e falsità, come un corpo nutrito di cibo di plastica: in questo caso è meglio l’ignoranza/inedia, che lascia almeno libere certe innate facoltà intuitive basilari nell’ essere umano…
Ok, grazie della …”spiega”, che.mi pare delinei il tuo pensiero diciamo di fondo, sul momento storico nel quale, magari nostro malgrado, siamo immersi.
A dire il vero il post di Ivano esordiva con “Cultura/istruzione e ignoranza” , che è molto diverso dalla contrapposizione tra cultura e ignoranza, così come tu Pietro l’hai tradotta. O mi sbaglio?
La moltitudine di sciocchezze e falsità, ma anche di fake news create a bella posta con i fini più diversi, di panzane amplificate dai media che si “inverano” per il solo fatto di essere ripetute e diffuse negli enne social pre/disposti a farlo, crea attorno a noi una full immersion che un’umanità sempre più sprovveduta riesce ad assorbire come “cultura” (in effetti più “coltura” che “cultura”!).
Devo dirti però che quella del “buen retiro”, peraltro favorita dal lock down imposto dalla pandemia al fine di …..”salvare la pelle” (e tante, troppe foglie sono ugualmente cadute!) è una tentazione dalla quale , personalmente, mi impongo di sfuggire, proprio per combattere attivamente quella che tu, con una bella, graffiante immagine definisci “corpo nutrito di plastica”, così come questa nostra (in)civiltà dei consumi pretenderebbe in modo invasivo di imporci!
Alla base di tuttto, però, consentimelo, caro Pietro, colloquiare, confrontare le idee (ovviamente così come ognuno di noi è in grado, per sua cultura, di elaborarle), senza pre/giudizi, in modo aperto e “comunicativo”!
Signor Carra, sarcasmo a parte, il tema del post è esattamente quello che Lei ha colto. Gli argomenti derivanti sono appunto la conseguenza dell’ignoranza che Lei auspica, ma mi pare di capire che nel suo caso, – Lei considerato un intellettuale anche se si capisce un cazzo di quello che scrive, e già questo mi fa dubitare, mi riferisco a post anche di qualche anno fa per questa ragione passati sotto silenzio -, riprendo, anche la cultura possa portare a irresponsabili e scellerate scelte, soprattutto quella alta che Lei vorrebbe a modello. La sua cultura e intelligenza, che però io non ho molto modo di verificare, fanno il pari con l’ignoranza/inedia. Sono appunto due facce della stessa medaglia. Lei è in ottima compagnia quindi. Vada in vacanza al Papetee o in qualche valle bergamasca e vedrà come si troverà bene. Invece io sono per la “cultura fatta di sciocchezze e falsità”, secondo me carica di buon senso, certamente non per la sua. Grazie per l’attenzione.
E poi che stress: tolto dalle palle uno ce ne troviamo subito un altro?
c’ero domenica nella valle bergamasca, in presolana, parete sud, infatti una figata unica… lì mi capita spesso di incontrare tanti ventenni che scalano in montagna, razza in via di estinzione… bergamaschi ce n’è tanti e riscaldano il cuore, ci si rivede come si era, pieni di entusiasmo … ma non ho capito cosa c’entra col papeete boh… ps francesco se vuoi vedere gli interventi costruttivi di maccalli al mio ultimo post…
L’inizio frase vuole la maiuscola, come i nomi propri e i cognomi. Il mio ha una sola C. Non ricordo il suo ultimo post. Si riferisce forse ai Salmoni? Sì, forse ricordo, e mi pare in altra quota di aver scritto qualcosa, ma ora i contenuti mi sfuggono. Vedrò di cercali. Papetee e valli bergamasche? Finisce sempre che la butto in politica, ma vedrò di farmi capire, nonostante non abbia raccolto in questi anni moltissimi elementi per una valutazione rigorosa e attendibile del Suo modo di pensare se non riscontrando affinità con altra assidua e scomparsa firma. Ricordo però l’impressione che ne ho ricavato e una certa idea sulle sue idee politiche, sociale e umane che mi pare corrispondano indubbiamente a certe aree geografiche montane e marine. Da lì la conclusione che certi spiriti liberi e colti, ma non di cultura dozzinale, in genere disprezzano l’attuale Governo in parte progressista, con la conseguenza che andando a votare immaginerei l’orientamento. Un certo suo conservatorismo, dedotto dalle poche e incomprensibili righe o testi che ha scritto nel tempo, mi fanno arrivare ad una sola conclusione: i veri intellettuali votano con le vacche al pascolo e italianette in leopardato. Ecco perchè trovo queste affinità elettive tra cultura alta e ignoranza schierandomi all’opposto con la mediocre cultura progressista.
P.S.: scusa Francesco questo profluvio di parole e pregiudizi.
Mi scuso signor Carra, non ho commentato il Salmone, ma sono intervenuto a proposito della SIDAS, confermando le mie opinioni sul Suo conto. Non ricordavo esattamente, ma dopo breve ricerca confermo le sue culturali frequentazioni. Tertium non datur. Sulla piazza politica non ci sono molte possibilità. Dimenticavo i grillini, i non vax, i complottisti, i sospettosi che magari potrebbero fare una bella accozzaglia di partito, che però non c’è ancora. Il Partito dei liberi pensatori, dello spirito critico, degli intellettuali, quelli veri, contro questo maledetto e mediocre pensiero unico dominante che sta rovinando il mondo.
“più ‘coltura’ che ‘cultura’” di Franco mi è piaciuta: un immagine repellente di batteri sulla putredine.
Per il resto visto che Ivano, uomo di grande cultura e grande cervello, ci dà in regalo un bel groviglio da sbrogliare, ottimo passatempo che aguzza la resilienza più che l’ingegno, mica roba da Gordio!, penso che sia più utile cercare di separare i temi e analizzarli a pezzi. Non lo consiglio perché ho provato a farlo io, ma molto meglio che usare la fatidica spada. “Quello” era un imperatore che veniva giù dalla più selvaggia contrada montana greca, noi abbiamo accumulato un bel po’ di capacità in più nei secoli!
Hai fatto bene, Ivano, a sottolineare il vuoto di formazione che ha fortemente penalizzato i giovani (e li hanno penalizzati anche con una maturità light) e che penalizzerà ancora i giovani per chissà quanti altri mesi (fino a quando – quando? – avremo a disposizione il vaccino). Io mi sarei attesto un recupero per tutti (e non solo per gli insufficienti) già dal primo settembre. E invece no: non solo le lezioni inizieranno il 14 settembre, ma saranno interrotte dopo pochi giorni a causa delle elezioni regionali e del referendum.
Piero niente di che: solo uno dei tanti temi “confusi” che caratterizzano il nostro caos contemporaneo. E non è solo colpa del virus.
Se per molti aspetti questa pandemia è stata causa di enormi problemi sanitari, economici e sociali, per altri versi ha consentito a vari settori e rappresentanti della classe politica di addossare all’emergenza acuta provocata da questo virus anche diversi problemi e parecchie criticità già presenti cronicamente a livello sia internazionale che nazionale, palesemente frutto di errori, di incapacità e di ipocrisia di quegli stessi settori e rappresentanti politici.
La scuola ne è esempio evidente, particolarmente in Italia, almeno dal 1967.
Questo non significa che non ci siano stati soggetti, azioni e tentativi lodevoli e positivi, in contesti diversi e con qualche risultato apprezzabile, in Italia e all’estero, in questi ultimi mesi, sia pure tra innumerevoli casi di enorme stupidità politica in ogni continente.
Ma l’impressione di “caos”, come giustamente dice Ivano, di inadeguatezza e superficialità, a due mesi dalle riaperture e dalla ripresa delle attività, resta e si conferma sempre di più in parecchi italiani.
Mi sembrano consolatorie le affermazioni di chi pensa a una pandemia orchestrata e pilotata da occulti poteri e forze oscure. Fosse così, vorrebbe almeno dire che, in un simile “caos”, esistono ancora impulsi di Potere, Ordinamento, Progetto. Temo che questa suggestiva speranza, più esistenziale e psicologica che politica ed economica, sia poco consona all’evoluzione sempre più involutiva, al ciclo di progresso sempre più regressivo, alla capacità di sviluppo sempre più decadente della nostra situazione.
“Caos”, proprio così. Geopolitico, sociale e, soprattutto, mediatico. Troppi deliri imperversano ormai stabilmente in ogni rete, ogni sito, ogni angolo dell’artificialità mediatica.
Per cui, certamente nei prossimi mesi tutte le colpe saranno ancora del virus, almeno sino alle fine di quest’anno. È quello che serve a chi vuol solo rinviare, eludere, svicolare. L’alibi ci sarà quindi ancora per un po’.
Fino alla prossima trovata, scusa, comparsata. Fino al prossimo alibi, appunto.
Sempre… ironicamente sferzante, Pietro: le tue considerazioni, tuttavia, sono sempre costruttive. No?
Confermo, caro Piero. Costruire in certi casi è più semplice e naturale che distruggere.
Anche se mi sembra che le sferzate, più che darle, a volte si rischia di prenderle, volendo esprimere qualche pensiero non sul passato ma sul futuro.
Il testo di Ivano, opportunamente, induce anche a questi pensieri.
Forse il “caos” non è la cosa peggiore. Se il “caos” è completo, se si tocca il fondo, se si è raschiato l’ultimo fondo di barile, allora può subentrare un’energia reattiva, una forza biologica, un impulso vitale.
Forse la cosa peggiore è il “mezzo-caos”, mai completo e però sempre in procinto di diventarlo. Il “quasi-caos” endemico che lascia qualche speranza e illusione, quello del tiremm innanz e del vedremo poi.
Quello dell’io speriamo che me la cavo e del forse domani.
Il “caos” vero è giovane, questo di adesso è un “caos” malato.
Ma quale nuovo impulso può esserci, in politica, nel coraggio della politica, quando invece è sempre necessità di far quadrare i conti, rincorrere il buon affare, far buon viso a cattivo gioco anche durante la pandemia, e così pure dopo? Alcuni esempi?
Il caso Giulio Regeni. Come la penso da tempo, il problema di Giulio Regeni è uno solo. Non è fratello di Luigi di Maio, neppure fratello di altri politici di rango, governativi o d’opposizione. La politica, e non solo la politica si accalora quando sono in ballo faccende private. Giulio Regeni non è figlio di personalità di rango, neppure fratello, quindi perchè ritirare un ambasciatore d’Egitto? Lo dice anche una battuta vecchia che conosceva mia mamma: “ma che storia d’Egitto è mai questa!”. C’è un grosso affare di acquisto da parte dell’Egitto con una ditta italiana, perchè rinunciare? Cosa gli è venuto in mente allo studente universitario Giulio Regeni, di ficcare il naso a problemi sindacali egiziani, non poteva farlo in Canada? Se Giulio Regeni fosse stato fratello di Luigi Di Maio, il nostro Ministro degli Esteri, che fin da piccolo, visto che l’hanno fatto ministro, cioè esperto in materia, quindi già robustamente appassionato di lingue straniere, instradato verso una laurea in Relazioni Internazionali, le frasi sue, di circostanza sarebbero state le stesse? Nutro qualche dubbio. Si può averne? E questo è uno dei motivi per cui la politica, gli accordi fra gli Stati mi fa venire, non di rado, la nausea.
La Cina. Ho scritto tempo fa che Hong Kong è una delle tombe della democrazia d’Occidente. Che lì si sarebbe visto se l’Occidente ha le palle. ha coraggio, oppure è in ginocchio, incapace di reazione, contro il colosso cinese che si sta comperando l’Africa (altro che gli islamici, assetati di sangue dei “corrotti” occidentali, in confronto ai cinesi sono poca cosa, nonostante i tanti morti, i massacri); che si sta comperando i porti sull’Adriatico, incluso la Croazia, che ha messo le mani sui porti importanti della Grecia. La Cina, una dittatura brutale e spietata, con i soldi fa tacere le deboli democrazie d’Occidente. L’Italia, da sempre paese colonizzato figurarsi se alza la voce contro la Cina. Piuttosto è pronta a offrirgli pure Trieste, magari La Spezia, presto anche Genova. Mentre Hong Kong chiede, inutilmente, all’Occidente di aiutarli. Dove sta la solidarietà fra le democrazie? Nel cesso sta, tirando la corda, perchè ci stanno affari in ballo, e la Cina è troppo potente, ormai. Timida è stata la protesta contro i silenzi ad inizio pandemia del governo cinese, timidissima la protesta europea, italiani in testa, contro gli arresti in massa dei giovani di Hong Kong.
Quindi cosa volete che cambi nel fare politica per effetto della pandemia? Niente cambierà.
“Caso Regeni”: l’università di “sua maestà britannica” affida un’indagine spinosissima mica ad un suo, britannico, universitario, ma ad un italianuzzo da buttare allo sbaraglio e poi lasciarlo senza sostegno, senza supporto della sua potente diplomazia che, se non altro, lo indirizzasse su quello che si poteva o non si poteva fare!
HongKong, uno degli “n” regali che ha lasciato nel mondo il colonialsmo di sfruttamento dei Paesi colonialisti occidentali, ancora una volta “sua maestà britannica” in testa! E qualcuno con un briciolo di cervello funzionante potrebbe anche lontanamente pensare che il colosso cinese potrebbe accettare di lasciare in pasto al capitalismo consumista occidentale una sua propaggine nazionale?
Ma siamo seri!
Stanno venendo al pettine i “nodi” lasciati in giro per il mondo dai nostri “fratelli” Inglesi, Spagnoli, Portoghesi Francesci, Belgi, Olandesi e, qualcosetta, l’abbiamo lasciata pure noi, Italiani “brava gente”! E la Russia, la Cina, la Turchia non stanno certo a……guardare!
Noi da soli, possiamo ….. suonare il mandolino, ma la nostra casa, sia l’Europa, se no …..poveri noi!
Pietro 19:17: quandosi diceva o ci si chiedeva come sarebbe stato il mondo dopo, tutti si dividevano tra ansie apocalittiche e speranze di rinascita, se non economica, diciamo esistenziale, sociale, politica eccetera. Io concordavo con altri che profetizzavano che alla fine non saremmo stati nè migliori nè peggiori, ma semplicemente di più noi stessi, quello che siamo. L’ho già scritto: il bravo sarà più bravo, con consapevolezza dei pericoli comuni che tutti corriamo, ma anche la testa di c**** lo sarà ancora di più. Il caos contemporaneo e gli scenari politici internazionali, dice bene Francesco, non inducono a trasformare tutti gli esempi positivi ai quali abbiamo assistito in questi mesi, vedi la solidarietà nel sentirsi per un momento tutti deboli di fronte ad un destino comune, in progetti di costruzione, giustizia sociale e tutto il resto, ma non faranno che esacerbare gli animi, gli istinti peggiori per la gente comune, le volontà di potenza dei potenti e le contrapposizioni ideologiche in forte rinascita dopo averne decretato per forza di cose la loro scomparsa. E ha ragione Pietro, il caos non basta, ci si aggroviglia, ma è dal baratro che si risale, non da questo limbo, per essere ottimisti, nel quale siamo precipitati. Non che mi auguri il precipizio, ma quando sento di regioni italiane pronte a decretare nuovi look down per focolai riesplosi in Lombardia, o Zaia incazzatissimo per comportamenti irresponsabili, e a buon ragione, aziende di trasporti o interi quartieri già di esclusione sociale di loro, mi verrebbe da dire che non abbiamo imparato niente. I morti sono stati troppo pochi, classificati forse superficialmente per fasce d’età con sottovalutazione del rischio per i più giovani, e se ce ne vogliono da numeri bellici, allora siamo fottuti tutti, di altre morti, non di coronavirus. Nessuna rinascita è possibile.
“Noi da soli, possiamo ….. suonare il mandolino, ma la nostra casa, sia l’Europa, se no …..poveri noi!” Parole sante Francesco. Invece no, qui a rifiutare anche gli aiuti economici che questa Europa ci offre, e non riesco proprio a capire. Pensa che sul Mes sarebbe d’accordo anche Landini, senza evocare necessariamente drammatici futuri da Troika, che non ci sarebbero. Landini, che sentito per un attimo ieri sera, mi è sembrato molto più ragionevole, meno estremo di un tempo. Invece ho sentito Di Maio esultare per i due Marò che non saranno processati in India, ma in Italia. Molto discutibile. E subito viene in mente il caso Regeni di cui ha parlato Marino. E gli interessi commerciali.
Sono d’accordo con voi. Con Piero sul costruire invece di distruggere, con Marino sui cinesi, con Francesco sull’Europa, con Ivano su come sono andate le cose a causa della pandemia e quindi sulla situazione attuale.
Comunque, mi sembra che Germania, Italia e Spagna abbiano dato discreta prova in questa drammatica crisi sanitaria. Pessima invece Gran Bretagna, Stati Uniti e Brasile. Sulla Cina non si sa, mentono sempre.
Al contrario, non sono del tutto d’accordo su Regeni (ma forse sbaglio) e sul fatto che non si possa riformare l’Italia. Ma quest’ultimo punto mi porterebbe fuori tema.
Infine, per Adriano: so che anche tu ti sei rivisto Spillover (l’hai citato di recente). Premonitore. Ecco, su questo tema dei salti di specie si potrebbe limitare (governarlo non si può) il Caos epidemico che ci attende, sia batterico che virale (soprattutto a RNA), cominciando a imparare.
Più in generale, mi sembra che uno dei pochi antidoti al Caos, nella Storia, sia stata la nostra capacità di apprendimento. Verso certi virus come verso determinati modi di fare politica. Cambiare, forse, si può. E probabilmente, se non per noi (che ormai siamo “scesi nella valle degli anni”), almeno per i nostri figli e nipoti, si deve.
A proposito di costruire invece di distruggere, alcuni braccianti africani, o quelli che portano in spalla il cibo a casa dei pigroni che non se lo vanno ad acquistare, oppure a certi che sono impossibilati, per ragioni fisiche a recarsi al supermercato, hanno manifestato oggi, a Roma, per alcuni diritti fondamentali. Sacrosanti. Ma sono invisibili, e di loro non frega a quasi nessuno, non frega a noi pensionati del privato (ancora senza liquidazione dopo tre anni di fine lavoro), per chi è pensionato dipendente pubblico (che la liquidazione l’ha già pippata e spesa per i propri giusti piaceri), e che può ragionare filosoficamente su tante questioni, senza il problema dei danè.
Marino, i dipendenti pubblici che vanno in pensione per vecchiaia il tfr lo prendono dopo 12 mesi, più tre di istruzione della pratica da parte dell’Inps, poi di mesi ne passano altri due o tre, quindi diventano 17 o 18. Per chi invece ci va per anzianità di servizio, cioè 42 anni, i mesi diventano 24 più i tre di pratica più altri due o tre. Alla fine diventano 29 o 30 mesi. Se poi i soldi sono più di 45.000 euro ti becchi solo una prima rata. Gli altri poi verranno. Vedi che anche nel pubblico non sono rose e fiori?
Non sono rose, caro Ivano, ma sono sempre fiori per i dipendenti pubblici, che dopo due anni, massimo due anni e mezzo che sono in pensione, i soldi li beccano tutti. Nel privato può non essere così. Conosco situazioni, nell’industria privata di ex dipendenti che hanno atteso oltre i cinque anni; in una ditta del lodigiano anche sette anni, perchè l’azienda non era con lo scartafaccio a posto, perchè mezza fallita, o perchè in concordato. Se vuoi racconto, ma non interessa a nessuno, la trafila personale, le mail all’Inps, il rischio addirittura di non riuscire a prendere il mensile pensionistico, le code all’ufficio Inps, e finalmente il direttore della sede di Crema ha sbloccato la pratica almeno della pensione mensile. Le telefonate, tante. Poi, le decine di mail ricevute dalla Cgil di Lodi, i rinvii del Tribunale, le malattie dei giudizi con altri rinvii, la richiesta di ulteriori rinvii da parte dell’azienda, del Commissario, le promesse che i documenti sarebbero partiti, poi tornati indietro perchè incompleti. Un calvario da ridere, se fossi ricco, ma purtroppo non lo sono, neanche benestante. Non sono dipendente pubblico, neanche delle Poste, neanche delle banche, neanche dell’Enel. Un amico bancario ha ottenuto cinque anni di pre-pensionamento dall’Unicredit con mensili anticipati, contributi e Tfr. E sai cosa mi ha detto? Dubitavo se accettare, la mia routine è tutta scombussolata, Marino, sono indeciso. Poi, seppi che ha accettato, ha firmato. Non solo non c’è giustizia a questo mondo, ma ci si lamenta comunque, anche se si è un’attimino e un filino fortunati. Comunque nel mondo venturo farò il dipendente pubblico, sicuro, anche a costo di far carte false, così, tanto per lamentarmi anch’io, in altro modo, con la liquidazione in tasca, sicura, dopo un tempo certo. Non saranno rose ma sempre sono fiori di bigliettoni, garantiti, che non so quando arriveranno, ora che c’è anche il covid di mezzo, e mi risulta che alcune pratiche di miei ex-colleghi sono tornate indietro per ulteriori accertamenti. Poi, potrò anch’io filosofare di brutto, dei massimi o minimi sistemi, dischi volanti, e di quanto le palanche corrompono gli esseri umani, e altre balle.
Capisco Marino, hai tutte le ragioni.
Ma ho esagerato. C’è chi sta peggio, molto più inguaiato. Anch’io nella truppa dei lamenti. Scusami.
Alla fine pensare male del sistema Italia non é così sbagliato, vero Francesco? Sarà una tradizione?