Maggio 2020. Jeffrey Brainard: “gli scienziati stanno affogando negli articoli su Covid 19”.
Ecco cosa dà buon gioco ai denigratori della validità dei successi scientifici: questa corsa a non perdere il giro di giostra, acquisire evidenza, senza validazioni, facendo perdere tempo agli stessi colleghi a spulciare, separare crusca e farina. È addirittura la prima volta che tutto avviene sotto gli occhi di una platea grande come l’intero mondo, e non in un’aula congressuale, e che in un impeto di barbarie divulgativa si diffondono anticipazioni su Twitter, e la pandemia soccombe di fronte all’info-demia, come è stata definita questa corsa orgasmica a dir la propria, un carico di notizie che tutto è tranne informazione.
Come spiegare che d’altra parte è comunque tutto ingegno speso, che l’idea buona può spuntare anche al di fuori della ricerca ortodossa?
«Quante, spesso assurde, cose sono state accettate in nome di Galeno… Tra queste quel mirabile plesso reticolare, la cui esistenza viene costantemente sostenuta nei suoi scritti e di cui i medici parlano continuamente. Essi non lo hanno mai visto, ma tuttavia continuano a descriverlo sulla scorta dell’insegnamento di Galeno… Ma le arterie carotidi non formano affatto il plesso reticolare descritto da Galeno.»
Andrea Vesalio Giugno 1542 Padova.
«Le circolari del ministero ci dicevano, sostanzialmente, di non fare autopsie sui pazienti deceduti a causa del Covid-19 … si conosce già la causa del decesso. Ma è stato chiaro abbastanza presto che questa malattia si stava manifestando in forme diverse, multiple, bisognava capire… Più pazienti erano deceduti a causa di trombosi.»
Andrea Gianatti, Marzo 2020 Bergamo.
Autopsie, per scoprire la verità.
La scienza non ha niente da nascondere. E maggior conoscenza non vuol dire spesso conoscenza opposta, ma complementare.
Duro pensare che anche per ammalarsi bisognerebbe scegliersi il secolo giusto, il posto giusto, duro se pensiamo che con il prossimo spillover bisognerà ricominciare tutto da capo, a partire dalla valutazione della gravità della situazione, ancor più duro se pensiamo che quest’esperienza non ci ha insegnato niente, che saremo forse in un mondo ancor più interconnesso: tanto che per rimediare a un cortocircuito in un certo punto sarà nuovamente necessario staccar la corrente al mondo intero. Altro che capi di stato capaci, un buon elettricista impiantista saprebbe programmare un mondo a blocchi molto meglio!
E tanto più duro per chi della gente ha cura se, come diceva il protagonista di un lavoro teatrale (cito a braccio) “A giocar d’astuzia col diavolo in sala operatoria ci sono io”
Già, una Medicina che resta un artigianato, non un’arte, un artigianato ad alto contenuto emotivo da tutte e due le parti, medico e paziente.
E per questa volta mi sa proprio che è finita qui, che piangeremo inutilmente sul latte versato, che ci accapiglieremo ancora inutilmente sui numeri e i se, i ma.
Piantiamola tutti.
E se c’è una minima speranza di preparaci a fare meno peggio la prossima volta, facciamolo!
Commenti
Alcune precisazioni: Vesalio passa alla storia grazie alla modestia di quello che per me è stato il vero innovatore: Giovanni Battista da Monte, suo collega d’Istituto, che si accontenta di un posto all’ombra, mentre invece era proprio lui a fare la sua lezione in presenza dei pazienti stessi (lo stile paritario di Paracelso), ma se morivano a convocare gli studenti in sala anatomica per rubare insieme alla natura il segreto della loro morte. In pratica dall’Anatomia si passa già all’Anatomia patologica, e il Montano introduce la nuova materia nel corso di studi.
Particolare iconografico dalla foto in evidenza: contrariamente a quanto vediamo nel celebre dipinto, di età più tarda, “La lezione di anatomia del dottor Tulp” di Rembrand, e dai numerosissimi altri d’epoca sul tema, l’immagine che ho scelto, perché ritrae il Vesalio stesso, mostra un arto del cadavere sospeso in alto. In quel periodo la dissezione di cadaveri fece così scalpore, data l’autorizzazione a procedere finalmente concessa dai Papi Sisto IV e Clemente VII, che abbiamo tantissime rappresentazioni pittoriche. Ebbene il gancio è un antico retaggio: le autopsie clandestine erano infatti eseguite a paziente sospeso, alla norcina. La lezione di anatomia stessa si eseguiva sul maiale, molto simile nei suoi organi all’uomo.
La nuova dignità, contro la precedente sacralità del cadavere ne prescriverà la posizione supina, fra l’altro più istruttiva.
Proprio perché clandestine chi le eseguiva, per salvar la pelle, per secoli, non ha rivelato ciò che vedeva, perpetrando così l’errore! Una domanda diretta del giudice con l’immancabile commento-condanna “e tu come lo sai?” poteva voler dire una brutta fine.
Peggio ancora: durante le prime autopsie lecite, eseguite da un cerusico col medico commentatore e uno scrivano redattore, un prete e un magistrato presenti come testimoni dela legalità, le verità che man mano emergevano erano poi cassate come errori di stesura del documento, se divergevano da Galeno!
Ma Galeno stesso le autopsie le faceva clandestinamente, e scambiava spesso proprio i reperti patologici, causa della morte di poveri disgraziati presi nelle fosse comuni, per anatomia normale. Unico correttivo le osservazioni sui cadaveri di militi, se già sbudellati in battaglia, ma anche questo non bastava, perché vigeva il dogma che la forma della materia morta poco aveva a che vedere con la funzione nel vivente!
Ecco allora la vivisezione degli animali.
Se poi aggiungiamo che le prime lezioni di anatomia erano intasate non da apprendisti in Medicina, ma da pittori e scultori, sì, gli eredi di Leonardo e degli altri, anch’essi da sempre impegnati in autopsie clandestine, interessati più alle forme che alla funzione, ed ecco che anche aperte le porte la verità stenta ad emergere.
Potenza del dogma e della soppressione della libertà di ricerca!
E ora basta, mi son lasciato prendere dalla passione. Scusatemi, ma se avete curiosità chiedete pure.
Infine le fonti: i brani, ridotti e stralciati, sono tratti, in ordine, da De humani corporis fabrica – A. Vesalio 1542, e da un’intervista ad A. Gianatti per “Il fatto quotidiano” del 7.5.2020.
«Quante, spesso assurde, cose sono state accettate in nome di…» Il nome mettetelo voi. Tra qualche tempo diranno lo stesso dei nostri illustri medici e scienziati. Cambiano i dogmi, il dogmatismo rimane.
Se questo accade è un crimine contro l’umanità e contro la ragione. Al tempo tuttavia si verificò una condizione singolare: la Chiesa assunse un principio che era precristiano. In realtà tuttavia la Chiesa stessa ha mostrato in più occasioni un notevole dinamismo nel rovesciare le sorti del senso comune. Senza quei due Papi voglio vedere dove saremmo! Tutttavia notevole che durante queste dissezioni lecite il Medico commentatore non diceva quel che vedeva, ma spesso leggeva addirittura Galeno!
In realtà quei due papi non fecero che tastare il polso dell’opinione del mondo dotto e capirono che era ora di darsi una mossa. Ecco perché fare massa critica d’opinione.