Caro Franco, hai beccato un Papa con gli scarponi, ma pare che lo stile sia antecedente, e di Vojtyla celebriamo domani il centenario della nascita, fra l’altro.
Un’occasione per riflettere.
Ma prima il sottofondo musicale a tema, come riferimento culturale d’epoca: https://www.youtube.com/watch?v=_Ex_bYKZxc8 del febbraio 97.
Papa nero, cantavano i Pitura Freska: “e dopo miss Italia un Papa nero”. E i vivaci ragazzoni saltellano con tanto di scanzonati rasta svolazzanti.
Già, ormai il ghiaccio è rotto dopo un Papa polacco e una Miss Italia di colore, Denny Méndez ,1996. E il fatto che la musica pop, anima del popolo, acclami a queste novità la dice tutta: c’era attesa, tutti volevano un prodotto antimuffa da strofinare sui vecchi paludamenti.
Vojtyla non è nero, ma se lo fosse stato son sicuro che ne saremmo stati contenti, anzi, ricordo nel giorno dell’“Habemus Papam” la gioiosa esclamazione di mia moglie, allora ventiseienne, sentendo un nome dalla strana sonorità estera: “Ma è nero!”
No, ma il fatto che fosse un montanaro, sciatore, stupì tutti. Sì perché l’idea di Papa che avevamo era quella di una reliquia vivente, quasi un’icona da bacheca ben addestrata per le uscite.
Certo, c’erano stati nella storia Papi determinati, strateghi, statisti, combattenti, o perfidi e corrotti, ma ormai, diciamola tutta, per noi che venivamo dal 68 avere questo vecchio vascello in casa, la Chiesa di Roma, era una remora, credo anche per quelli di noi osservanti.
Il Vaticano era un mondo a parte, un pezzo di film che poco aveva a che fare nemmeno con la vita delle parrocchie gestite da Sacerdoti d’assalto, e ne ho conosciuti e ammirati!
E poi all’improvviso inizia la serie dei Papi vivi e vivaci, che fanno, che infilano le mani nel marcio fino ai polsi, e pare ne paghino il prezzo del coraggio, che non le mandano a dire su pergamena, ma vanno, sono in giro per il mondo.
Giovanni Paolo II: centoquattro viaggi.
Questo Papa il comunismo l’ha conosciuto bene, e intraprende l’azione politica e diplomatica contro l’oppressione.
Chi sa se avrebbe partecipato alla discussione proposta da Rita sulla “via d’uscita”?
E perché no, lui che, bastonato il comunismo, si scagliava alla pari contro il consumismo sfrenato, pur credendo nell’economia di mercato.
Fu tuttavia un Papa conservatore in tema etico (sessualità, aborto, celibato ecclesiastico e sacerdozio femminile) e dal mio punto di vista dico purtroppo, ma puntò ugualmente molte carte sulle nuove leve, dando vita alle giornate mondiali della gioventù.
Papa rivoluzionario nella concezione cattolica, già aperta nella sua visione all’ecumenismo, e non solo nella teoria, ma in atti diplomatici pratici di ricongiunzione con le altre Chiese cristiane.
La saldatura con il nostro Francesco? Mi sembra evidente negli atti, e nello stile.
Non sono solo gli scarponi a unirli, ma il bastone pastorale! Quel bastone argentato che Francesco torna ad utilizzare dopo Giovanni Paolo II, e non ci dice perché, è bastato che l’abbia spiegato il predecessore, che, presentatosi con il suo mansueto “se sbaglio mi corriggerete” subito chiarì “Il Papa ha bastone per picchiare!”
E allora, cresciuto dalla sbornia sessantottina, senza nulla rinnegare, lo sapete, ma alle porte della vecchiaia, così dicono, ora posso affermare, sì, Papi così ce li voglio a Roma.
Commenti
Un affresco efficace, Adriano.
Siamo di fronte a due papi molto differenti, ma ambedue di forte personalità e di grande impatto.
Hai ragione: il papa polacco era insieme conservatore e progressista; papa Francesco, meno dottrinario, più… buon pastore,forse lascerà un segno più profondo. A mio avviso, la sua enciclica “Laudato si'” sarà una pietra miliare non solo della Chiesa (per me è un vero e proprio “manifesto rivoluzionario” per credenti e non credenti).
Con in più che Papa Bergoglio dice cose non sante, perchè ai santi non credo, ma sacrosante, difende sempre i deboli, i poveri, attacca il clericalismo nella Chiesa (cosa inaudita, mai sentita), addirittura è arrivato ad attaccare l’ipocrisia dei politici populisti cattolici idenditari, ma senza Dio, senza fede realmente vissuta, dei cattolici credenti solo per opportunismo, preferendo a questi gli atei (che è vero, ne ho conosciuti, spesso più onestamente cristiani di folle di cattolici osservanti). Papa Bergoglio, a differenza di Papa Wojtyla non ha sdoganato l’Opus Dei, e lisciato il pelo a Comunione e Liberazione. L’attuale Papa argentino è stato eletto per sbaglio, credo, pensando che avrebbe fermato l’onda dei pentecostali protestanti in America Latina, e che sta arrivando anche in Europa. L’attuale Papa, che a differenza di tutti gli altri papi non fa le vacanze in Val d’Aosta, o in Trentino, e vive in una semplice casa, ben diversa da certi Cardinali, sta così sulle scatole alla destra politica che non vedono l’ora che sparisca dalla scena. Lunga vita, da non credente, a Papa Bergoglio. E’ la prima volta che mi capita di dirlo a un Papa (di solito mi frega poco o niente), con cui non convidono niente della sua fede religiosa.
Una parentesi sul ’68 tanto caro ad Adriano. A Crema, piccola comunità, la contestazione studentesca arrivò in ritardo intorno al ’71-72 (la lentezza sarà una qualità per qualcuno, ma vuol dire nelle piccole città nemmeno capoluogo di provincia, arrivare dopo un bel pò, per tante faccende). Ero ragazzino ma ricordo bene quegli anni. E il bilancio è stato soprattutto misero: il sei politico, tanti studenti benestanti che con la scusa di attaccare la borghesia, in realtà volevano farsi largo, sgomitare per occupare il posto, e quasi nessuno di quelli che decantavano le fabbriche ha mai voluto metterci piede, indossare la tuta blu, perchè c’è da sporcarsi le mani, e non è un lavoro di cui andare fiero come il professore, il medico, l’architetto, o altri mestieri dove far sfoggia nelle serate con donne a cui far la posta. E con il terrorismo, i “compagni che sbagliano” e altre assurdità del genere, la stagione eroica è finita, come sappiamo, nel sangue. Solo alcune battaglie dei diritti civili hanno fatto passi avanti, come più diritti per le donne; e grazie alle sofferenze operaie in tanti scioperi alla fine degli anni ’60, più diritti per i lavoratori. Stop.
Si Adriano, sottoscrivo: “Papi così, ce li vogliamo a Roma”!
Meglio invece che non se ne vedano più di …. “papy”, così come da personaggio interpretato in questo ruolo libertin-istituzionale, in una fase storica non particolarmente fausta della nostra “democrazia del mandolino”, da un “cavaliere” sceso in campo con più di una macchia e certamente senza paura!
Capito mi hai?!?
Yes secco!
Marino, solo una battuta (che peraltro credo di aver già citata una volta sul blog) sul …’68/’71 cremasco degli “studenti contestatori benestanti”, del caro dolce amico dell’epoca (giocavamo tutti e due difesa a baket nella stessa squadra) Mario R : “S e B nel fine settimana non sono in città, sono andati a fare i picchetti agli skilift” !!!!
Completo il concetto: questi Papi hanno interpretato la rottura del muro, non solo quello di Berlino. Al primo hanno sparato, e gli interrogativi restano, al secondo no, ma i media parlano apertamente di organizzazioni nate con il preciso scopo di sopprimerlo. Dico inoltre non hanno creato niente, perché il condottiero è sempre un interprete dello spartito del tempo, uno con più fiuto e più sfere. Questi Papi hanno parlato con i preti di strada che erano già più avanti di loro, preti inconcepibili per gli stessi contemporanei. Marino mi bacchetta sempre sul 68, ma il mio professore di religione del liceo, padre Dini, organizzava serate rock gratuite negli anni 70, e ci faceva riflettere sul superamento del comunismo proprio quando sapeva che tanti di noi invece di studiare leggevano i sacri testi dell’ideologia. Ed ecco che tutto inizia a scricchiolare, e la vita cambia! La mia vita stessa sarebbe stata inconcepibile solo mezzo secolo prima; non è stato inutile, le cose sono cambiate verso un mondo ora dalle pareti scrostate, con evidenti brecce, come ogni edificio dopo il terremoto, ma la differenza con un edificio, che non si può far altro che rappezzare, è che qui è cambiata la struttura della società, e questa società ha prodotto ed è stata insieme guidata da questi combattenti. E magari la storia non è ancora finita.
Una breve considerazione di carattere storico (ma meriterebbe decisamente molto di più).
Il papa polacco ha oggettivamente dato una spinta, in ultima analisi, al crollo del Muro di Berlino. Un crollo che ha segnato una svolta epocale per l’intera umanità:
– ha dato il via all’ultima fase della globalizzazione (con le sue ombre e le sue poche luci);
– ha rafforzato l’egemonia della Germania; con l’introduzione dell’euro, poi, si voleva imbrigliare la Germania, ma è stata la Germania che ha imbrigliato l’Europa;
– l’Europa occidentale ha accolto, con vantaggi ma anche grandi svantaggi (lasciando segni profondi che sono arrivati fino a oggi), milioni di… immigrati interni provenienti dai Paesi dell’Est europeo (col loro carico di manodopera, ma anche con il loro carico di delinquenza).
Non è per nulla agevole fare un bilancio. Certo, non possiamo scaricare le colpe di quanto non ha funzionato a un papa che, allora, era convinto di avere sposato una Causa nobile (ed era nobile: liberare la Polonia dalla dittatura comunista).
Caro Piero, concordo con la tua analisi sulla figura di Giovanni Paolo II. Ma insisto sull’Opus Dei. La decisione del papa polacco di concedere la “prelatura personale”, un’istituzione propria, una sorta di Chiesa due, con la sua autonomia, opere pastorali, e altre belle cose, solo all’Opus Dei. Nessun’altro movimento ha avuto questo importante riconoscimento. Ciò è avvenuto il 28 novembre 1982, ed è stato come una consacrazione di un movimento con mille ombre, che è stato smascherato da varie inchieste, come quella del bravo cronista dell'”Arena” quotidiano di Verona, Ferruccio Pinotti, “Opus Dei Segreta”, Rizzoli 2006.
E’ stato un segnale forte, una vittoria per tutto il mondo conservatore che nella Chiesa cattolica da tempo rivendicava un ruolo centrale, ufficioso, dopo essere riusciti a tenere a bada le proteste dei tradizionalisti francesi, e i mugugni dei nostalgici dei tempi di Pio XII. Le manovre opache della finanza cattolica che il Papa di oggi ha ereditato, negli anni del “Papa santo” Giovanni Paolo II sono andate alla grande; come dice Pinotti: frusta, cilicio e alta finanza. Ache questo fu l’opera pastorale della chiesa del papa polacco, oltre a quello che tu hai scritto.
Giù nella mia baia nascosta scendevano a piedi centinaia di ometti con tuta bianca di tela e sombrero, o comunque cappello d paglia, a fare il bagno. Un ordine monastico brasilero, ricchissimmo, viste le residenze di proprietà sul crinale della penisola. Col nuovo Papa sono spariti, a parte un ampio di afflitti custodi.
Non so se la voce popolare che fossero una setta pericolosa e per questo abbiano saggiato la suola degli scarponi di Francesco sia vera, ma mio figlio, che aveva intessuto un dialogo con i pretini bianchi ed era penetrato nella casa madre non era rimasto per niente ben impressionato (tralascio le specifiche accuse). Fatto sta che quest’uomo fa, e alle rane lo stagno piace fermo!
Permettersi di commentare rettamente le parole e le opere di un Pontefice non è agevole per chi non abbia una profonda, solida preparazione in vari ambiti cognitivi, come quello teologico, biblico, canonico, ecclesiastico, storico-vaticanista e altri ancora.
D’altra parte, si narra che lo stesso Gesù riuscisse a farsi comprendere e ad essere ben interpretato pure dai non dotti, dagli umili, dai poveri di spirito, da intere folle di analfabeti ascoltatori. Per cui, ciò che valeva due millenni fa per il Dio fattosi Uomo, non potrebbe valere anche oggi per il suo Vicario in terra? E ciò in termini di ermeneutica ed esegetica dei numerosi discorsi, degli innumerevoli atti da lui rivolti al popolo di Dio, anche urbi et orbi, all’universo mondo, a tutti coloro a cui basterebbero “occhi per vedere” e “orecchie per sentire”, vale a dire, più precisamente, per “vederlo” e per “sentirlo”, cosa non difficilissima, vista la robusta presenza mediatica del sullodato Vicario.
Se fosse così, ecco che anche questo “Papa con gli scarponi”, come qui viene simpaticamente definito, sarebbe facilmente intelligibile, in modo immediato, semplice, trasparente. E lo stesso varrebbe per l’altro precedente Santo Pontefice, qui pure menzionato e accreditato di calzature altrettanto “democraticamente” accattivanti, per lo meno per chi subisce il fascino del loro utilizzo, da intendere in senso popolarmente pedestre oppure intellettualmente emblematico, tra tante babbucce camerlenghesche.
E poi, c’è la Fede. Infatti, la Fede gioca un ruolo fondamentale nell’abilitazione delle capacità di intendere e commentare rettamente le parole e le opere di un Pontefice, anche di quest’ultimo. La Fede apre il “terzo occhio”, con cui meglio comprendere e interpretare i discorsi e gli atti di un Papa, anche di quello attuale.
Tuttavia, se in termini gnoseologici ammettiamo che persino noi, così poco edotti dei divini voleri e delle loro sacre espressioni terrene, così separati dal velo di Maya dall’indicibile noumenica Verità metafisica, possiamo permetterci di commentare le parole e le opere di questo Pontefice, ebbene allora su quali testi, su quali scritti, in realtà, dovremmo basarci? Forse solo sulle notizie giornalistiche e televisive, sulle esternazioni mediatiche, sulle dichiarazioni estemporanee, sulle interviste rilasciate nei corridoi d’aereo?
Forse da qui, dalle fonti, si potrebbe, si dovrebbe partire. Fermo restando che stile di relazione, capacità comunicative, glamour mediatico e umana simpatia sono sempre ottimi facilitatori del successo.
Due cose mi hanno sempre incuriosito della Chiesa cattolica apostolica romana, oltre la fifa, la paura dell’inferno, che faceva tenere a mia madre una bottiglia d’acqua “benedetta” sotto il lavandino della cucina, per tenere lontano gli spiriti malvagi, e far venire le ragnatele alla bottiglia. Remissione dei peccati e conversione obbligata. La remissione dei peccati, l’azzeramento di qualunque lussuria, se ci si convertiva, era una pratica molto in uso, utile e opportunistica, che ancora piace oggi agli ambienti tradizionalisti vaticani, soprattutto se a convertirsi sono facoltosi che possono aprire il portafoglio e così garantirsi un attico in Paradiso. E le conversioni obbligate sotto il patibolo, tra il Medioevo e l’età moderna. Se non ti convertivi, oltre a bruciare vivo, ti venivano confiscati tutti i tuoi beni, e perseguitata la famiglia, i parenti lontani. Il prete incaricato, insieme al boia veniva a trovarti con una pala dedicata ai condannati a morte, spesso pitture molte belle, di qualità, chiedendoti di convertirti guardandole, come se quelle pitture avessero potere magico di conversione. Come quella di Jacopo di Paolo, “Santa Margherita in carcere”, della collezione del conte Stramezzi, l’ex padrone della Ferriera, pittura citata a pagina 146 del volumone “Misericordie”, a cura di Adriano Prosperi, edizioni della Normale di Pisa, 2007.
Adriano Tango dissemina spicchi di racconti gustosi, come castelli di sabbia che poi il mare succhierà via.
Ottimo, tuttavia il furor di popolo diventa storia, se supera certi filtri, e quindi un suo significato ce l’ha. D’altra parte su quanto accadde fra le sante mura si possono fare solo congetture, e le parole non possono prescindere dagli accadimenti ed equilibri, nemmeno quelle di un Papa. E alcuni stralci di questi due “Signori Papi” ci hanno lasciato il segno, anche da rozzi osservatori.
Lo Stato della Città del Vaticano è una realtà politica e giuridica munita di piena sovranità internazionale e quindi “superiorem non reconoscens”, dopo la parentesi dal 1870 al 1929, in cui non lo fu più per sessant’anni. La Chiesa Cattolica Apostolica Romana trova oggi in questa istituzione politica e giuridica la sua espressione “secolare” per poter svolgere nel mondo la propria missione di origine divina. E ciò anche grazie alla guida del Sommo Pontefice, rappresentante di Dio in terra, infallibile per dogma e investito di uno degli ultimi ruoli “sacri” di governo statuale, per cui in termini di dottrina dello Stato in senso tecnico-giuridico si parla di “teocrazia”. Questa infallibilità e questa sacralità rendono solo in parte il Papa un “princeps legibus solutus” secondo il diritto costituzionale. Infatti esiste una gerarchia di fonti giuridiche ben ordinata, come in ogni realtà statuale munita di sovranità internazionale e potestà d’imperio al proprio interno. Dalle fonti “rivelate” di origine divina discende una normativa articolata per funzioni e livelli. Senza nulla togliere alla valenza mediatica e all’impatto popolare dei gesti, degli atti e delle affermazioni di un Pontefice o di un Presule, di un Monsignore o di un Sacerdote, con maggiore o minore risonanza giornalistica o televisiva, è in quel “corpus” di fonti giuridiche, di norme e di precetti che consistono, in parte, la “tradizione di verità” e la “giusta dottrina” della Chiesa. E poiché il Santo Padre è il suo divino rappresentante, “teocratico”, “sacro” e “infallibile”, ecco che per comprendere la reale posizione di un Papa verso il mondo, la vita, gli uomini e quant’altro non basta fermarsi all’intervista, all’esternazione, all’uscita del momento, per quanto di indubbia incidenza mediatica.
Esiste infatti il diritto canonico, un insieme complesso, strutturato e ben ordinato di norme alla base dell’esistenza temporale della Chiesa. Questa fonte ha soprattutto valenza interna ma esplica i propri effetti anche su tutta l’ecumene dei credenti e dei fedeli, sulla loro esistenza e sulle loro scelte più importanti. Ecco perché per considerare la posizione di un Pontefice occorre anche considerare i suoi indirizzi e i suoi interventi sul diritto canonico, non solo “de iure condito” ma anche e soprattutto “de iure condendo”. Ebbene, quale è stata l’azione di questo Pontefice sul diritto canonico? Io non lo so. Qualcuno può farmi esempi di “innovazione”?
L’opinione di un grande filosofo e teologo da poco scomparso:
https://www.youtube.com/watch?v=dgcIxD6Y6O0
Sì, Adriano, siamo proprio al “furor di popolo”, hai ragione. In effetti, l’emotività e la passione popolari hanno un valore che vanno oltre ogni disamina razionale. Anche molti intellettuali sono colpiti da certi messaggi contenuti nelle encicliche di questo Papa. Popolo ed élite lo amano. E fanno bene, benissimo. In molti ritengono che con lui la Chiesa abbia ripreso un ruolo guida importante, persino una nuova vita. In effetti, le encicliche papali sono una delle fonti canoniche di maggior impatto pubblico, di maggior influenza sociale. E non ci sono dubbi che questo Pontefice abbia, in più di una occasione, manifestato apertamente la propria posizione su temi oggi cruciali per l’umanità. Bastino gli esempi della “Laudato si” in campo ambientale, delle reiterate condanne della guerra, delle dichiarazioni per l’accoglienza dei migranti. Temi scomodi, che hanno fatto definire questo Papa come grande innovatore se non addirittura come rivoluzionario. Anche da qui il successo presso ampie fasce di popolazione non credente, con atei conclamati improvvisamente toccati dal suo carisma.
Diciamo che le encicliche hanno enorme valore culturale e d’indirizzo generale, però a un livello molto “alto”. Diciamo “alto” in tutti i sensi, da quello etico a quello giuridico. In pratica, più che norme sono raccomandazioni. Certo, importantissime, visto chi le emana. Ma, in termini giuridici, non sono forse neppure norme “precettive”, diciamo che sono altissime, nobilissime raccomandazioni. Pensiamo alla condanna della guerra. Ebbene, il Catechismo della Chiesa Cattolica continua ad essere quello di Joseph Ratzinger, come Pontefice e, soprattutto, come autore. Su questo punto, basta vedere come il “bellum iustum” sia ancora ammesso (2307-2317, in particolare 2309 sulla “legittima difesa con la forza militare). Ma è solo un esempio tra molti. Soffermiamoci sul Catechismo, una fonte importantissima per tutta la cattolicità, di natura etica, organizzativa, giuridica e via dicendo. C’è tutto, o quasi, in una codificazione munita di vigenza, effettività e ampissima area d’applicazione. Spesso ho confrontato certe esternazioni mediatiche col Catechismo e mi sono detto: “viva il Catechismo”. Oggi pare che il cattolicesimo, in certe interpretazioni giornalistiche e televisive, sia un abito tailor made, un prodotto per la customer satisfaction. Non è così. Basta leggere il Catechismo. Ebbene, tornando al punto, quale è stata l’azione di questo Pontefice sul Catechismo della Chiesa Cattolica? Io non lo so. Qualcuno può farmi esempi di “innovazione”?
Grazie per la segnalazione, signor Cadè. Molto interessante. Però non vorrei aver dato l’impressione di essere, tra tanti ammiratori di questo Papa, un suo detrattore. Per nulla, proprio no. Innanzitutto, porsi come detrattore di un Sommo Pontefice, del Vicario di Dio in terra, del Capo di una Teocrazia bimillenaria, di un soggetto Infallibile, della persona oggi di maggior Successo sull’orbe terracqueo, beh, sarebbe proprio da persona imprudente, diciamo pure masochista. E poi, per davvero, sono anch’io un suo ammiratore. Ma per motivi molto diversi da quelli per cui oggi in parecchi lo esaltano e lo vorrebbero, pure lui, “santo subito”, stavolta mentre è ancora in vita (e non è detto che magari, per la prima volta, non succeda davvero).
Personalmente, a me non sembra così “rivoluzionario”. E aggiungo, da borghese liberale moderato, per fortuna. Forse lo è in termini caratteriali, attitudinali, espressivi. Diciamolo pure: motivazionali, d’incentivazione religiosa. Il che è ottimo, meritevolissimo, visto il ruolo che ha. Sono un ammiratore dell’Uomo: quello che ha fatto in pochi anni per la Chiesa e per la Causa, che ha detto per appassionare le masse e le folle, che ha trasmesso a tutti coloro che erano sfiduciati, delusi, avviliti, ridando loro speranza, coraggio, dignità, è stato ammirevole. Sono un ammiratore del Leader: in un mondo tornato a dividersi per fedi religiose e credenze confessionali, avere una Guida come lui, come cattolico, va benissimo. Sono un ammiratore del Capo: un vero monarca teocratico, che quando il curiale di turno sgarra o quando il Bassetti in carica esagera, non esita a mettere subito tutti in riga.
Grande Uomo, grande Leader, grande Capo. Forse, “rivoluzionario” nello standing, nell’eloquio, nella presa mediatica, nella capacità di motivazione collettiva. Sbaglierò, non avrò capito molto, però non mi sembra così “rivoluzionario” quanto a teologia, dottrina, articoli di fede e tutto ciò che costituisce la struttura e l’ossatura della Chiesa. Perché il Diritto Canonico e il Catechismo della Chiesa Cattolica non sono due dettagli. Certo, la “Laudato si” ci ha commosso. Chissà, vedremo, intanto le folle e le masse lo amano, lo esaltano.
Ecco, diciamo che ammiro questo ottimo Papa anche perché sta cambiando in meglio la Chiesa, il cattolicesimo, l’anima dei credenti e non credenti, dei fedeli e non fedeli, riuscendo di fatto a non cambiare quasi nulla.
Signor Martini, suppongo che a Lei l’aspetto metafisico o teologico di una religione interessino, nella sostanza, poco o nulla. Quindi, mi limito a fare un paragone: se si vuole un presidente del consiglio che affossi l’Italia, Conte è perfetto. Se si vuole un Papa che affossi il cattolicesimo è perfetto Bergoglio. Fare gli scava fosse è un lavoro come un altro e loro lo stanno facendo bene.
Come dicevo in altro commento, signor Cadè, penso che per parlare a ragion veduta di teologia e metafisica si debbano avere solidi e approfonditi studi, retto intendimento e anche una certa passione culturale specifica. A me sono sempre interessate entrambe ma mi rendo conto dei miei limiti. Sulla teologia ho fatto soprattutto studi privati, anche se i tre esami specifici in Cattolica mi erano andati bene. Sulla metafisica ho il solito cursus honorum filosofico umanistico dei miei coetanei racchettiani e qualche nozione in più dovuta alle letture e alle frequentazioni culturali tipiche di certi ambienti. Per cui, mi interessano entrambe ma quando dialogo con un sacerdote o con un insegnante di filosofia mi rendo conto che quarant’anni d’azienda mi hanno dato capacità realizzative differenti dalle loro. La mia risposta quindi è che mi interessano molto sia la teologia che la metafisica ma che, con chi ne sa più di me, so stare al mio posto.
Su questo Pontefice, per le ragioni che ho cercato di esprimere nei precedenti commenti, mi permetto di dissentire dalla sua opinione. Se infatti, da un lato, non mi sembra abbia la preparazione teologica e dottrinaria di alcuni suoi predecessori, come ad esempio Pio XII o Benedetto XVI (ma qui, ripeto, ho limiti valutativi comprensibili), dall’altro mi pare che stia molto sviluppando e rinforzando la Chiesa, facilitando la diffusione della fede e interloquendo molto bene anche con tutti coloro che fino a oggi erano insensibili al messaggio cristiano. Non penso quindi che stia affossando il cattolicesimo.
Signor Martini, io non conosco i Suoi studi accademici o privati. Non mi era mai parso incline a interpretare l’esistenza, cioè a trarre conclusioni esistenziali, attraverso coordinate metafisiche o teologiche. Forse mi sono sbagliato.
La supposta ‘diffusione’ del messaggio cattolico fatta da Bergoglio piace molto agli atei, agli agnostici, agli anticlericali, ai protestanti, agli eretici, ai modernisti, ai progressisti, agli umanisti ecc. Cioè a tutta quella gente che non accetterà mai veramente il messaggio cristiano che, nella sostanza, non è sociologico o antropologico ma appunto metafisico.
Che posso dirle, anche i borghesi hanno un’anima, signor Cadè.
Inoltre, a me sembra che il messaggio di questo Papa interessi molto anche ai cattolici, da quanto mi pare di vedere e sentire, non solo alle categorie da lei citate e in parte già condannate, prima di lei, da un altro Pontefice nel suo Sillabo.
Mi sembra poi che il messaggio di questo Papa interessi anche a parecchi cattolici muniti di ottime doti e capacità teologiche e metafisiche, oltre che dottrinarie in genere.
Più in generale, ho l’impressione che anche su questo blog la figura dell’attuale Pontefice susciti interesse e approvazione, tanto che poco più di un anno fa un altro post con titolo quasi uguale era stato pubblicato e aveva suscitato interessanti commenti.
Ma, come dicevo, le mie competenze in materia non sono quelle di chi possa ritenersi esente da errori.
Anch’io sono incompetente. Non mi sorprende affatto che su questo blog Bergoglio susciti ammirazione, visto l’ispirazione anti-cattolica del blog. Se devo esprimere la mia impressione da ignorante, Bergoglio non mi piace affatto. Ma questo, ovviamente, non ha nessuna importanza.
Sì, Marino. Il papa polacco ha avuto più volti. Del resto, è difficile per un governo di un Paese come l’Italia trovare un punto di equilibrio tra interessi diversi. Lo è, naturalmente, molto di più per un papa che deve mediare tra conservatori (una posizione legittima quella di “conservare” la tradizione) e gli innovatori (quelli che puntano a trascurare o a mettere tra parentesi la “dottrina” e a esaltare la Causa degli ultimi – è il caso di Papa Francesco).
Che palle signor Cadè col messaggio cristiano metafisico. Come si potrebbe tradurre nella vita di tutti i giorni? O meglio, se esclude qualsiasi pratica applicazione, a cosa serve? Cos’è?
È un po’ tardi. Lasciamo stare.
Vedo che anche i papi alimentano discussione, e ci mancherebbe, vorrei vedere che in una piazza d’incontro come Cremascolta si discutesse di calciatori! Il mio allontanamento dalla Chiesa, in epoca molto precoce,fu forse dovuto all’anticlericalismo, non a un ifantile agnosticismo, forse, ma in fin dei conti de i miein genitori mi avesssero inculcato il messaggio dell'”andare a messa per credere”, non sarebbe successo, o non così presto. Tuttavia da uomo alla finestra della fede, ho potuto apprezzare emozioni diverse da adulto: la scoperta di Cesù, nelle sue vesti terrene, quel Yoshua ben joseph che ho seguito per anni, rileggendo anche più volte i Vangeli, discutendoli con persone qualificate, quali don Lucio Lemmo, un tempo batterista nel giro di noi che schitarravamo alla buona e ora Vescovo vicario, o agggiunto, cioè per quanto ne so in attesa di sede,
Bene, questo Papa mi da le stesse motivazioni di attrazione da adulto. E ripensandoci poi è lo stesso motivo di bel ricordo dei sacerdoti d’assalto, elevati alla soglia mediatica in decenni recenti, ma sempre esistiti. Forse è l’attrazione popolare che nella storia hanno esercitato tutti i religiosi con la spada. Penso di essere troppo strutturato per riabbracciare la fede, una qualsiasi, ma mi fa piacere ascoltare le notizie di quel che fa questo Papa, o il suo predecessore sciatore. Invece, ascoltano alla radio o televisione la classica formula giornalistica introduttiva “Il Papa ha detto” mi si rizzzava il pelo prima ancora di sapere cosa, per altri Papi.
Direi nn solo Papi con gli scarponi, ma Papi ai quali, quando camminano nella polvere, si sporcano gli scarponi.
Adriano, “la scoperta di Gesù, nelle sue vesti terrene, quel Yoshua ben joseph” è la negazione del cristianesimo. Per questo, ripeto, questo papa ‘così umano’, dagli scarponi grossi e dal cervello più rozzo ancora, può piacere proprio a chi non crede in Dio e nella divinità del Cristo.
“….chi non crede nella divinità del Cristo….”, dici Livio? Di quell’uomo la? quel Yoshua ben joseph”? o a quel “figlio di Dio Padre e di Madre Natura” di cui era figlio prediletto lui, e può essere ognuno di noi, basta che sappiamo guardarci “dentro”?
I “Papi con gli scarponi”, ancorchè capi della religione cattolica apostolica romana ( quella “col timbro”, per intenderci!), piacciono “…a chi non crede in Dio e nella divinità del Cristo…” (divinità col “timbro”, ripeto) perchè prospettano pari dignità a chi la sua “fede” nel divino, la professa anche in un altro modo!
E mi taccio, per ….carità, su quegli altri parrucconi paludati che putroppo li stringono anche d’attorno ( e penso subito alla ….straccciamento di vesti provocato dall’abbraccio, a Roma, in Vaticano dei fratelli figli di madre natura, Andini, Amazzonici!) , che si aggrappano tanto pateticamente, quanto con iattante protervia, alla forma, ignorando volutamente, perfidamente la sostanza!
Franco, la tua risposta mostra una totale incomprensione sia della religione cristiana sia delle altre religioni, che immagino tu vorresti bellamente ridurre a forme naturalistiche e umanistiche. Non è assolutamente così. Ogni religione è trascendenza e relazione col sovrannaturale. Il sarcasmo su tali questioni non mi tocca ma, “con iattante protervia”, preferisco non discuterne.
Adriano, guarda che i calciatori stanno diventando, insieme ad altro equivalente, la nouvelle vague degli intellettuali populisti organici del dopo-Conte, già nelle postazioni di partenza a livello nazionale e locale. Per cui, visto che questo blog dovrà forse, tra non molto, fare i conti con temperie culturali di cui già vediamo le avvisaglie, mi permetterei di suggerirti di evitare sui calciatori certi tuoi giudizi radical chic, da professorone e bilderberghista (se l’hanno detto persino a Beppe Severgnini, a te tocca di sicuro).
Tornando al Pontefice attuale, mi permetto di aggiungere che, oltre ai vari elementi di rassicurazione per i cattolici tradizionalisti e moderati, già indicati ieri, ce ne sono pure parecchi altri. Esiste infatti un insieme di dati di fatto molto cospicuo e decisivo, per la Vera Fede, i fedeli e i candidati fedeli ex-laici, tale da escludere ogni “rivoluzione” dottrinaria. È quello della bioetica pontificia, delle norme di Diritto Canonico, del Catechismo della Chiesa Cattolica e degli innumerevoli pronunciamenti papali e provvedimenti dispositivi in tema di concepimento, regolazione nascite, fecondazione assistita, aborto, matrimonio, divorzio, omosessualità, adozione, omogenitorialità, cosiddetto utero in affitto, testamento biologico, eutanasia e molto altro ancora. Personalmente, da vecchio cavouriano, presto più interesse alle dinamiche di sviluppo imprenditoriale delle risorse e ai meccanismi di distribuzione sociale della ricchezza, piuttosto che alle altrui varianti personali di natura affettiva, libidica e copulatoria, alle sinapsi neuronali da cui queste nascono e agli orifizi in cui queste finiscono. Infatti, resto convinto che l’unica sessualità di cui un gentiluomo debba occuparsi sia la propria, non foss’altro che per riservatezza, contegno e decoro. Tuttavia, visto che si adombrano “rivoluzioni” di questo Papa anche in campo bioetico, con fremiti di commozione di qualche divorziato ammesso all’Eucarestia e sospiri speranzosi di qualche omosessuale consolato da una buona Parola, direi proprio di non preoccuparci. Anche su questo terreno, da sempre così rilevante e decisivo per la Chiesa, un affettuoso buffetto e un’occhiata condiscendente non si negano mai. L’importante è che, dietro, sotto, ben salda e solida, la Vera Dottrina resti impregiudicata e confermata. Proprio come questo Pontefice sta facendo molto bene. Insomma, anche qui, stiamo tranquilli. Infatti, tornando al punto, quale è stata l’azione di questo Pontefice in materia bioetica e sulle numerose questioni sopra menzionate? Io non lo so. Qualcuno può farmi esempi di “innovazione”?
Risponderti con competenza di causa richiede una conoscenza profonda, ma anche all’impatto superficiale salta all’occhio la maggior aderenza al messaggio del Cristo. Un Cristo che diceva di non scagliar la prima pietra, che incoraggiava i discepoli a fare quel che lui stava facendo, dicendo loro chiaro che sarebbero stati capaci di far miracoli, lasciando intendere che esiste una santità terrena raggiungibile con gli atti e la concentrazione di intenti, che non è necessario, meglio, ma non indispensabile, coniugare trascendente e illuminazione, e poi, per chi vuol vedere in messaggi non epurati dai vari rimaneggiamenti dei Vangeli, i contenuti di passaggi più o meno misteriosi, il “si può entrare nel regno dei cieli anche con violenza”, il messaggio esclusivo a Tommaso, il quale rispose alla richiesta degli altri di sapere cosa gli era stato rivelato, che se lo avesse fatto gli avrebbero lanciato dei sassi, e questi avrebbero preso fuoco. Un messaggio di sole tre parole su una lapidazione miracolosa; e la parabola del fattore disonesto. Cose su cui, almeno vent’anni fa, discutevo con addetti ai lavori, preti in generale, e su cui, dopo essermi lambiccato il cervello, ho trovato provvisorie risposte, e su queste risposte trovo aperture in atti e parole di Papa Francesco.
Pietro, al tuo primo appunto sui calciatori non posso che rispondere che da quando mi portavano a forza alla partita la domenica, perché un maschietto non può non essere tifoso, li ho odiati. Ora che so che tifoso viene proprio dalla malattia, che deteriora la mente degli infetti, nel vocabolario già dei Greci, mi sento meno anomalo. Tuttavia devo dire che, da incontri personali in età adulta, specie professionali, ho capito che ce ne sono dei buoni e dei deficienti incolti.
A Livio rispondo che è proprio la non necessità del trascendente che cerco, in un mondo in cui abbiamo estinto la miracolistica nell’immanente.
E a chi sta pensando che parliamo di aria fritta posso rispondere che è un blog, c’è posto per tutto, e a noi ha lasciato soddisfazione.
Per Adriano, sulla trascendenza.
“Non c’è una sola proposizione che espliciti in maniera adeguata il suo significato. C’è sempre uno sfondo di presupposti che a motivo della sua infinità resiste all’analisi.” Cito da Whitehead.
Si potrebbe dire che la forma finita delle cose dipende da confini tracciati su di un piano infinito. Questo piano è la trascendenza. Riconoscere la bellezza in un oggetto, per esempio, è impossibile senza esprimere una trascendenza.
Adriano, se tu cerchi “la non necessità del trascendente” la puoi trovare solo in ciò che esplicita in modo falso il proprio significato. “La miracolistica nell’immanente” è il semplice fatto di esistere e non si può estinguere.
Ma questi non sono argomenti da blog. Qui sembreranno “aria fritta”. Solo una risposta personale.
Non tutto mi è intuibile a caldo di quanto dici, per cui ci rifletterò, grato dello stimolo.
Sì, Adriano, hai ragione. A volte questo Pontefice sembra dare l’impressione “che non è necessario”, come dici tu, “coniugare trascendente e illuminazione”. E la sua insistenza su talune fonti evangeliche rispetto ad altre fonti accresce questa percezione di accessibilità, facilità e accettabilità del suo messaggio. Non sono un vaticanista ma mi pare che ben diverso fosse il messaggio di Giovanni Paolo II, il Pontefice da cui, mi pare, nacque l’idea del “Papa con gli scarponi”.
Preciso che il post “Il Papa con … gli scarponi” del 22 febbraio 2019, da me prima richiamato, riguardava l’incontro indetto da Papa Francesco a Roma sul tema della pedofilia sacerdotale. L’estensione dell’attributo degli “scarponi”, da Giovanni Paolo II a Francesco I, operata in quel post, si basava sull’immagine a corredo, che evidenziava calzature papali piuttosto grossolane.
Mi permetto di ripetere quanto questi due Pontefici, abbinati e lodati anche in questo tuo post, Adriano, siano molto diversi. Il Papa polacco fu non solo un “conservatore” ma pure un “restauratore”, soprattutto in reazione al pontificato di Paolo VI, segnato da teologie della liberazione, pretoperaismi nelle fabbriche, donmilanismi nelle scuole, fermenti postconciliari spesso sopra le righe e fuori dal seminato. Tutte cose che vennero ridimensionate dal Pontefice scalatore, sciatore, nuotatore, munito di Papa-Boys e magistralmente sostenuto da quel genio dell’immagine e comunicazione che era Joaquìn Navarro-Valls. Anche da noi, i coadiutori con la chitarra e i parroci con le stole etniche persero terreno. Fu Giovanni Paolo II a dare alla Chiesa la struttura organizzativa, l’aggiornamento generale dottrinario e il forte impulso universalistico che poi Benedetto XVI e l’ultimo Papa hanno mantenuto inalterato, nella realtà dei fatti. Infatti, fu lui a promulgare il nuovo Codice di Diritto Canonico nel 1983 (nel 1990 per le Chiese Orientali) e il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica nel 1992, ispirato da Joseph Ratzinger (che poi come Papa aggiunse il Compendio nel 2005). Due imprese rilevantissime. Quindi, quelli di questo Pontefice furono veramente “scarponi”, da alpinista ma anche da figlio d’un ufficiale dell’impero austro-ungarico.
Papa Francesco, per ora, non ha indossato “scarponi” in nessuno dei sensi riferibili a quel predecessore. Le calzature della foto sopracitata paiono più scarpe ortopediche. Sappiamo quali problemi di deambulazione e postura, purtroppo, affliggano questo Pontefice. Che pare comunque avviato a una grande missione religiosa e a un crescente, meritato successo.
Ebbeh, diciamlo una volta per tutte, caro Adriano: el sciur Cadè con le parole ci sa fare, ma di brutto, di brutto, di brutto !
Magari non tutti capiscono, e lui, pare dica: chettelodicoaffà…….
Peggio per loro, Lui, ce la mette tutta !
Tutto sommato, mi pare che dopo l’enciclica ambientalista, rimasta per ora senza alcuna prosecuzione fattiva e operativa da parte delle strutture organizzative canoniche territoriali e da parte delle istituzioni religiose di diretta obbedienza pontificia, al momento attuale il principale messaggio rivolto da questo Papa al mondo sia quello della difesa dei poveri dall’ingiustizia causata dai ricchi. In pratica, che sia la promozione della “causa degli ultimi”, come diceva giustamente Piero in un suo commento di tre giorni fa.
Si tratta ora di vedere se, almeno in questo caso, seguirà da parte dell’attuale Pontefice un insieme di pensieri e di azioni che vadano oltre l’intervista del momento e la dichiarazione estemporanea. La sua stessa appartenenza all’ordine gesuita e quindi il suo conseguente cursus honorum di studi dovrebbero favorire interventi fattivi di rilievo sociale e non limitati a pauperismi francescani di scarso impatto strutturale economico.
Pensiamo, in passato, alla eccezionale riflessione e alla esemplare azione di Leone XIII riguardo alla dottrina sociale della Chiesa, con conseguenze fondamentali in un mondo che allora era, oltretutto, ben più ingiusto e drammatico, in termini di distribuzione della ricchezza, rispetto a quello attuale. Dopo l’enciclica “Rerum Novarum”, si mise in moto, in termini concreti, fattivi, operativi, tutto un mondo cattolico di notevole levatura che poi si affacciò alla scena sociale e politica del primo Novecento. Dall’Opera dei Congressi, fondata una ventina di anni prima, a tutte le iniziative di solidarietà sociale realizzate sul campo, nelle cose e nei fatti, gli esempi furono moltissimi e fecondi di sviluppi sociali e politici, anche per gran parte del ventesimo secolo.
Ebbene, aspettiamo di vedere che cosa nel merito potrà svilupparsi, ai nostri giorni, da premesse mediatiche così impegnative da parte di questo Papa, che abbia gli scarponi o le infradito, attributi podalici in genere poco influenti sull’infallibilità papale e sul valore storico di un pontificato, soprattutto in materie rilevantissime come questa della “causa degli ultimi”. In effetti, di giustizia sociale e di riequilibrio degli assetti economici ci sarebbe davvero necessità. Il punto di attacco è quindi molto ben scelto. Vediamo adesso che cosa succederà.
Posso dire che contrariamente ad alcuni suoi predecessori, questo Papa più parla e più mi fa contento. Tu che hai speso la vita operativa nella direzione aziendale sai come funziona la massa critica d’opinione: si accumula e sembra che niente succeda, poi si aggiunge un testimonial d’eccezione e improvvisamente le ottiche si ribaltano, e da lì le azioni.
Verissimo, è proprio come dici tu, caro Adriano. Infatti adesso, come cattolici, abbiamo un testimonial d’eccezione. E mi associo alla tua definizione, pur con il massimo rispetto e con la massima deferenza verso un Ruolo guida che ha ovviamente valenze sacre, religiose e istituzionali che vanno ben oltre l’aspetto specifico della visibilità mediatica, nella quale questo Pontefice eccelle di molto sul precedente, senza alcun dubbio.
Per cui, come tu giustamente affermi, adesso dovremmo cominciare a vedere le sue “azioni”, dopo tante “esternazioni”. Per cui, vedremo. Ogni anno che passa, l’attesa aumenta.
Sulle ottiche che si ribaltano e quindi su possibili ribaltamenti in questo campo, non ho conoscenze a sufficienza per sapere se la nostra Chiesa Cattolica Apostolica Romana si muova storicamente con ribaltamenti veloci o con lente trasmutazioni o magari con una certa fissità di sapienzialità e dottrina. Perché è vero che, da un lato, a volte, contano molto i “segni dei tempi”, soprattutto in certi periodi di turbolenza e instabilità. Dall’altro, però, ci si dovrebbe trovare nel contesto non tanto delle “verità” umane situazionali, relative, modificabili e con la “v” minuscola, bensì nell’ambito delle Verità divine rivelate, assolute, immodificabili e con la “V” maiuscola. Alla base delle religioni monoteiste sta di solito, tra le altre varie cose, anche un “Libro”, un insieme di testi e di “Scritture”, definite in genere “Sacre”, cioè non umanamente alterabili, insomma un perimetro ben definito di insegnamenti originari che non possono essere “ribaltati”, che non possono essere raschiati e riscritti come i palinsesti di pergamena dai copisti dei monasteri.
O, almeno, così mi pareva. Ma, ripeto, non ho una preparazione specifica in materia e posso senz’altro sbagliare.
Caro Pietro
gli influencer hanno alti redditi proprio per il loro seguito capace di inferire su temi commerciali. Un Influencer con un seguito di fedeli enorme quando parla sposta l’ago dell decisioni nettamente. Naturalmente mi sto riferendo agli appelli sul clima e ambiente principalmente. Sai, involontariamente c’è un collegamento con quanto ho appena postato sulla giustizia.
Non so se ho capito bene, Adriano. Mi pare che nel tuo esempio l’influencer sia questo Papa.
Un Pontefice influencer, visti anche certi cosiddetti influencer che girano in rete, mah, non so, mi sembrerebbe una cosa molto poco trascendente e metafisica, più da funzione marketing.
Comunque, se anche fosse così, per ora l’influencing su clima e sull’ambiente non mi sembra proprio un successone.
Ma speriamo tutti che lo diventi, naturalmente.
Adesso dovrebbe essere la volta della lotta alla povertà, quella che l’attuale ministro degli esteri italiano filocinese non pare sia riuscito ad abolire del tutto.
Anche qui, speriamo tutti che l’influencing funzioni, ovviamente.
Vedremo. Intanto teniamo d’occhio, come dici tu, l’ago delle decisioni. Immagino si tratti delle decisioni dei poteri istituzionali che in giro per il mondo dovrebbero, tra le altre cose, tutelare l’ambiente e la giustizia sociale, grazie ai suddetti influencing.
Vado a leggermi il tuo nuovo post.
Non è facile comprendere quanto sulla relazione dei tre visitatori apostolici abbiano pesato elementi organizzativi e relazionali locali, come qualcuno ha asserito, e quanto invece abbiano pesato i ben noti motivi di orientamento teologico e di pensiero del soggetto poi allontanato con decreto pontificio.
Ma la recente vicenda di Bose è un altro tassello interpretativo per una lettura delle cose e dei fatti non basata solo sulla sovrastruttura mediatica di questa Istituzione ma anche e soprattutto sulla sua struttura effettiva, gestionale e operativamente significativa.
E’ si Pietro “…anche e soprattutto sulla sua struttura effettiva, gestionale e operativamente significativa.”
Diciamo “potere”?!?