Ha ragione il cremasco Beppe Severgnini, Crema è la piccola sorella di Bergamo, gli zii sono bresciani. Crema storica s’inventa le colline dietro il palazzo Marazzi, nella chiesa S.Domenico sconsacrata che fu cinema western, ora teatro. La nostra cittadina è compatta, medioevale, un gioiello, e la sorella maggiore Bergamo, un diamante: è Toscana in Lombardia. Frequento spesso Bergamo, per motivi vari anche inutili, perchè la bellezza rinfranca sempre, la città alta che risplende sopra il piazzone vicino alla stazione ferroviaria, che ti aspetta, una salita d’incanto, da non perdere. I bergamaschi sgobbano come pochi, è la tra le province del mondo più a far faccende dalla mattina alla sera, senza smettere se non per coricarsi; un pò cinesi, sono i bergamaschi, un gemellaggio nei fatti. Fabbricone, fabbrichette, produzione, distribuzioni, camion, muratori che s’arrampicano come ragni, che scendono nella metropoli all’alba per anticipare il flusso dei pendolari, e sistemare le case dei sciùr (con i pulmini dei cottimisti, ora perlopiù foresti), dar un’imbiancata ai condomini cosiddetti signorili. Mastrimuratori che si fermano alle locande a mezzastrada per farsi l’anice o il cappuccino, il pieno di carica per la giornata, e le polpette di carne macinata (forse residui del pasto a dieci euro tutto compreso, del mezzogiorno); e poi tornare a casa, tornar su, alle valli. Idraulici, elettricisti, falegnami, piastrellisti, un formicaio ambulante, da Cologno al Serio, su su fino alla città alta, mirabile sguardo delle colline, le spruzzate di neve delle Orobie, su ancora nelle valli che stringono: la Brembana, o che allargano, la Seriana. I colli di vigneti della Val Calepio e il suo vino rosso cupo. Paesoni affacendati, affacciati sul Brembo che borbotta scavalcando pietrame e s’inzuppa di veleni e miasmi. Le cascate del Serio, meta del film internazionale “Chiamami col mio nome” che precipitano giù di fianco al rifugio Coca, all’ostello modernissimo del Curò, che si raggiunge in circa due ore e mezza di buon passo da Valbondione. La Val Taleggio, dolce di pascoli, morbida valle con le mucche a spasso come nei paesi della Brexit; le baite, il Rifugio Gherardi che spinge fino alla Valsassina, al Lago di Lecco, ed è gestito da una Onlus. La Val Imagna, casa seconda di anziani milanesi, meta privilegiata, perchè dall’area metropolitana sud si fa prima ad arrivare in quota, con il piccolo borgo medioevale di Fuipiano, un diamantino lombardo di montagna. Da Gandino, dove ora il signor Radici con più di mille dipendenti nel tessile si reinventa produttore di camici per l’urgenza epidemica, c’è una cattedrale del tessile che fu, ma niente pianti sul latte versato, si sgobba ancora, sempre, e si sale dal paese alla Malga Longa, al piccolo museo partigiano, con le fotografie dei combattenti uccisi, i coraggiosi, che persero la vita per la nostra libertà. Sotto il rifugio c’è Bossico, che i cremaschi ben conoscono, e ci vanno per il Tresette all’aperto, d’estate. La vista è grande, su un balcone naturale: spazia dal Lago d’Iseo, le sue corna, alle prime propaggini della Val Camonica, il piattone-panettone del Monte Guglielmo, la montagna valtrompina, con in cima un santuario, tirato su in fretta e furia, che si raggiunge da Pezzaze, scavalcando montagne di escrementi di mucca. La Val Brembana è stretta, si sale a tornanti, e a Carona con il lago artificiale dell’Enel, i casoncelli e la polenta taragna, o le “caramelle” di pasta sugosa, ti aspettano al Rifugio Laghi Gemelli, i cui fornelli ora si fan raffinati, o al Calvi, a quota duemila, con l’anfiteatro delle Orobie a guardarti. E lì, i cremaschi in gita, sono solo mezzi foresti, si sentono quasi a casa. Montagne partigiane anche in Val Seriana, valle più solare, con un altopiano che non ha molto da invidiare all’Alpe di Siusi, tanto è bello. Noi cremaschi di pianura siam parenti con le montagne del bergamasco, anche senza la carta d’identità che lo dice. Quando è una mattina chiara, azzurra di cielo, limpida, le Orobie sono di casa, anche per i camminatori di pianura che van di gamba ai Mosi: là il Pizzo Coca, la Presolana “dolomiti di Lombardia”, la Valtorta con il Pizzo del Diavolo; e si affaccia, dal cavalcavia di Bagnolo, la Grigna Meridionale. E da Bergamo città si può salire a piedi dal “Serpentone” dei negozi della città bassa, o dalla biblioteca Tiraboschi, in un paesaggio toscano di colline, boschi, ville (e che ville!), e parchi, la casa di Donizetti, la chiesetta di San Vigilio con i tavoli all’aperto per una cena più che romantica, su ancora, fin dove la città si fa campagna. Una meraviglia, la nostra sorella Bergamo, di questi tempi assalita dal coronavirus, che conta un fracco di morti, una tragedia di scomparsi. Terra bergamasca, sorella nostra, oggi sofferente, torneremo presto a calpestare le tue strade, la tua bellezza. Ci puoi contare.
Commenti
Sai Marino perché meriti doppi complimenti? I primi, scontati, per la bellezza di questa cartolina, che fa venir voglia di trasgressione, di ritornarci di persona, e i secondi perché a te di parlarci di coronavirus non è proprio mai venuto in mente!
Ti ringrazio, Adriano. Anche a te piacciono le vecchie, inutili cartoline. Capisco che sui blog, anche questo, la preferenza è per la discussione, giusta cosa, le bisbocce sulla probabile o no fine del mondo, il tramonto dell’Occidente e altre panzane già scritte da Oswald Spengler, e oggi tornate di moda, il buddismo da tinello, e la giustissima faccenda, la protesta delle “gretine”, gli ambientalismi contro il nostro atteggiamento e dei governi riguardo l’ambiente naturale, l’architettura obbrobriosa delle periferie, il capitalismo selvaggio.
Ma volevo dedicare al bergamasco, bella terra che ora sta soffrendo molto, uno scritto leggero, probabilmente stupido, dedicato alla bellezza, che rinfranca sempre. Per ragioni di spazio non ho parlato della Valcanale, valletta che festeggia alla fine di febbraio di ogni anno l’arrivo del sole che spunta, finalmente, dietro la montagna. Per due o tre mesi invernali, niente sole in Valcanale. Uno del posto, mentre mangiavamo la toma in un alpeggio sopra il rifugio Alpe corte, disse che se fosse stato per lui avrebbero fatto bene a tagliare un pezzo di montagna, oppure installare un enorme specchio per riflettere il sole. Bella è anche la salita al Tagliaferri, dal rifugio Curò, oppure dalla Val di Scalve. Al piccolo lago d’Endine incastonato fra le montagne, a Monasterolo del Castello, c’è una villa dei cremaschi Terni De Gregorj, un bel parco con un giardino botanico, che però non ho mai visitato. Da Cusio si può sgroppare con una passeggiata intensa al rifugio Benini, con gli stambecchi che ti guardano arrivare, e la mola gigantesca del Bernina (4049m) in faccia, spesso, coperto, purtroppo, dalle nuvole.
Il bergamasco e il bresciano sono le montagne dei cremaschi. Ci vanno d’estate e d’inverno. Bergamo, una città magnifica, con l’università, una pinacoteca, la Carrara, e vicino all’Accademia d’arte, salendo, c’è una targa in un bel palazzo, che ricorda che il luogo dove è vissuto Gianandrea Gavazzeni, un grande uomo, grandissimo direttore d’orchestra. Il suo libro “Il sipario rosso. Diario 1950-1976”, oggi fuori commercio, disponibile nelle biblioteche, è imperdibile per gli amanti dell’opera. Grazie ancora, Adriano.
Vedo che cammini e girovaghi non male Marino, se non mi avessi detto tu che sei un mio paziente…
Peccato, il coronavirus mi ha tolto il tuo S. Valentino al Garda!
E non hai parlato anche di “San Giovanni delle formiche”, Marino, di sera, ora di cena, cielo limpido: una vista tra le più belle al mondo!!!!
Ho preso nota, Francesco; se saltano fuori altre bellezze del bergamasco, che ghe nè ghe nè, scrivete….
Caro Adriano, a proposito del Lago di Garda, che è casa seconda di molti nordici, tedeschi, austriaci, sudtirolesi, olandesi. Gli italiani, se non tengono casa di villeggiatura sul posto, al lago, ci vanno in giornata, e preferiscono spendere vacanza di più giorni, altrove, il Garda piace tanto ai tedeschi, e mi sono chiesto, ma perchè proprio il Garda? Così, siccome sta cosa mi crucciava un pò, m’incuriosiva assai, ho avuto un giorno l’occasione di chiederlo a un gruppetto di tedeschi seduti a un bar di Bardolino vista lago, tra cui un conoscente, di Monaco, che parla bene l’inglese. Devi guardare la cartina della Germania, mi disse, e se ci butti un occhio sull’atlante, intorno e a nord di Berlino, a nord di Amburgo, a sud di Monaco ci sono più di cinquanta laghi di varie dimensioni, tutti o quasi piuttosto piccoli. Fai conto che i tedeschi amano navigare sui corsi d’acqua dolce, sul Reno in particolare, sacro per i tedeschi; sono ricordi dell’infanzia; la nostalgia della Natura, con le montagne sullo sfondo. Il problema è che i nostri laghi tedeschi sono belli, ma il clima è freddo, mentre il Garda è un lago che in certi punti sembra il mare, ed è un lago solare, mediterraneo. Poi c’è vicino Verona, e si può andare in giornata a Venezia o a Milano, in montagna.
Per arrivare all’eremo di S.Valentino, si può salire non solo dalle limonaie di Gargnano, anche da Salò, bella cittadina con una passeggiata a lago che è stata ampliata: si parte a piedi dal cimitero, 45minuti di belle cose da vedere, il monte Baldo dall’altra sponda, in fondo, le case veneziane, una piccola e bella casa-ospizio sul lago, che se divento ricco in questi anni, ci farò un pensierino. Le passeggiate a lago sono il dibattito frequente della politica lacustre: tutti le vogliono, perchè hanno capito che portano turisti, anche giornalieri e palanche per i ristoratori, i negozi. A Desenzano la passeggiata è misera, mentre a Padenghe sul Garda, il primo vero approdo per i cremaschi che da Romanengo impiegano un’oretta per arrivarci, anche fare il bagno, c’è una bella camminata senza auto con vista in lontananza della lingua di terra di Sirmione, il castello, una passeggiata che rinfranca. D’estate a volte ci vado, e salto dentro l’acqua che è freddina; ci sono un paio di bar, lettini da spiaggia e si può camminare per quasi un’ora superando Moniga del Garda, il porticciolo. Volendo si può fare andarci per mezza giornata, e da Crema, a parte l’ubriacatura dei rondò, ci si mette meno di un’ora e mezza con destinazione Padenghe.
I sentieri della Gardesana occidentale sono pochissimo frequentati, soprattutto dai turisti stranieri, e il clima è più dolce, meno aspro di altre montagne. A Limone del Garda, ora con una ciclabile mozzafiato a strapiombo, è un paese che nel passato si poteva raggiungere solo in barca, finchè non hanno bucato la montagna; e c’è la casa natale di Don Comboni, il “papà” santo dei missionari comboniani, che hanno per anni tenuto e gestito la chiesa “delle Grazie” a Crema. Sulla sponda occidentale oltre un bel giardino botanico e la casa che tutti conoscono di D’Annunzio a Gardone, trovo bello il sentiero del Pavan, a Riva del Garda che ha un inizio splendido, alto sul lago, la montagna di fianco e si può arrivare in un paio d’ore, se ben ricordo, all’altro lago, di Ledro, lago di montagna con quote tra i 600-700m. Ma la passeggiata più bella e facile è sulla sponda orientale, veronese. Parte da Lazise, bel borgo, e superando Bardolino, Garda, si arriva alla punta di S.Vigilio, molto romantica, che consiglio a tutte le coppie in crisi. Un aperitivo alla Punta di S.Vigilio, fa innamorare di nuovo la consorte, o il consorte. Anche soggiornare alla Punta si può, ma se la consorte è già contenta con il posto, conviene risparmiare.
Un’altra volta, caro Adriano, magari parleremo del Lago di Como, che certamente conosci, ma c’è un giro in corriera panoramica, partendo da Como San Giovanni, che è gemello, o quasi, del giro in corriera da Vietri, fabbrica della ceramica fino ad Amalfi. Le corriere che faticano a passare sulla strada stretta quando scendono nei borghi di Colonno, Ossuccio, che se c’è un’auto parcheggiata male, il conducente tocca scendere, e manovarare al millimetro…… Di questi tempi reclusi, la voglia di viaggiare, anche nella bella Lombardia, cresce, ci si lustra il desiderio….