Cadono come foglie.
Qui, intorno a noi.
Cadono persone con cui ho condiviso momenti importanti della mia vita.
Come Rosario.
Grazie, Rosario, per essere stato un maestro.
Grazie per la tua arte.
Grazie per la tua mitezza.
Eri un uomo di altri tempi, tu. Ti trovavi, in effetti, a disagio e sconcertato di fronte a un mondo sempre più secolarizzato, dissacrato. La fede per te era tutto: la tua vita, la tua pittura.
Avevi tanti talenti, anche sportivi (hai giocato nell’Atalanta, da corridore dilettante hai conquistato il record mondiale su pista), talenti che hai sempre valorizzato al meglio delle tue potenzialità.
Hai avuto non poche occasioni per intraprendere delle carriere che ti avrebbero arricchito (anche una cattedra a Boston), ma tu le hai sempre rifiutate. Sei stato un francescano fino all’ultimo: una vita sobria, lontana dai clamori, lontana perfino dal mondo non sempre cristallino delle mostre.
Un’arte, la tua, distante mille miglia dalle mode del nostro tempo.
Tu non hai mai tradito te stesso: hai sempre avuto come punto di riferimento un Grande Maestro come Giotto.
Un’arte che parla direttamente, senza nascondere il suo messaggio. Un’arte pura, come pura era la tua mente.
Un’arte che vuole ricordare all’uomo del nostro tempo, così lontano da Dio, il Mistero del Sacro.
La galleria che ci hai lasciato nella tua cascina è un vero e proprio itinerario spirituale.
E lo è ancora di più la Passione che negli ultimi anni hai dipinto sulle pareti del portico: una miriade di figure sacre.
Uno scenario di fronte al quale lo spettatore rimane senza fiato.
Uno scenario in cui ci hai dipinti tutti. Tutti con la nostra croce sulle spalle. Tutti, smarriti di fronte alla “peste” del nostro tempo, quella peste che ti ha stroncato e ha stroncato, appena dopo, la tua Elena che tu hai conosciuto in una chiesa e che ha condiviso con te le gioie e i dolori dell’esistere.
Il mio auspicio? Che i tanti cremaschi che non hanno avuto il privilegio di conoscerti da vivo, possano ammirare i tuoi capolavori.
E magari interrogarsi. Ne abbiamo bisogno tutti, credenti e laici.
Ciao, Rosario!
Commenti
Non ho avuto l’onore della conoscenza diretta, o così mi sembra, ma la dipartita degli uomini solitari e schivi fa tanto rumore! Sembrano dimenticati, ma improvvisamente tutti hanno un ricordo. Per le persone che volano via che hanno avuto un ruolo nella mia vita accendo una candela nella mia veranda, e queste lucine ultimamente stanno diventando tante; ma c’è un altro aspetto delle dipartite vissute nella terza età: si dovrebbe dare per scontato, avendo un vissuto comune con persone anziane, che muoiano, e invece ogni volta accogliamo la notizia con un’incredulità maggiore di quella che avvertivamo in giovane età, e forse viamo il vero lutto, quello che si porta via una parte di noi, che non sarà rimpiazzata da altri ponti tesi.
Un maestro, Rosario Folcini.
Un gigante (fisicamente imponente) buono.
Uno uomo di rara spiritualità.
Un artista che non ha rincorso le mode del tempo (l’unica eccezione che ricordo: la sua sperimentazione cubista).
Un’arte, la sua, come la concepiva l’uomo colto del Medioevo: un itinerario spirituale attraverso le immagini.
Anche l’uomo moderno, è vero, ha riscoperto la potenza delle immagini, ma il messaggio è completamente diverso.
Magari, la pittura di Folcini, che possiamo ammirare non solo nella sua galleria e sulle pareti del suo portico (una cascina poco distante dal centro di Crema), ma anche in diverse delle nostre chiese, ci può trasmettere qualche messaggio più profondo.
Cadono come foglie.
Ieri un altro Rosario: un altro amico.
Tempi tristi i nostri!
Tempi in cui stiamo dimostrando tutta la nostra fragilità: l’Homo Deus si scopre impotente di fronte a un minuscolo e invisibile nemico.
Cade come foglia la nostra hybris.
Siamo nudi.
Siamo… foglie.
“Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.”
E’ una guerra, no?
Leggo che il virus è penetrato nelle nostre (di Crema) case di cura per anziani e nelle strutture per la riabilitazione.
La situazione è sempre più preoccupante.
E il picco non è ancora arrivato!
Un monumento ai nostri sanitari (medici e infermieri) che si sono contagiati nell’esercizio delle loro funzioni.
Chiusa questa triste stagione (ma temo che ne cadranno ancora tante di foglie), dovremo ricordarci di loro.
Caro Piero, “Chi non ha casa adesso, non l’avrà / Chi è solo a lungo solo dovrà stare / ../ dove nell’aria fluttuano le foglie”. E’ una lirica di Rainer Maria Rilke, del 1902. Dedicata ai tuoi amici.
So che sei credente, che hai la fede,se non sbaglio. E sei un uomo pieno di pudore. Uno serio. E non è da tutti. Nel libro del sociologo Franco Garelli “Gente di poca fede”, che non ho ancora letto, uscito da poco, sono pubblicate le statistiche di anni di ricerche sulle “pratiche di culto” in Italia. Pare che in Italia siano in molti “gli incerti” su Dio. Non sanno se crederci o no, all’Onnipotente, ma più che altro ci “sperano”. Una speranza più che legittima.
Questo virus che provoca non di rado una grave polmonite, insufficienza respiratoria, se dovesse colpire chi scrive ora, credo, sarebbe fottuto. Il motivo è personale e non ho intenzione di parlarne. Ho paura? Sì. Anche oggi, molti morti. 368. Un bollettino molto pesante. Mi affaccio alla finestra, mi manca molto la vita là fuori, come a tutti, mi manca Milano, la Milano che conosco che forse è meglio che adesso non veda. Dalla finestra che si affaccia su parte di piazza Fulcheria c’è un silenzio di tomba, per strada. Non cadono più le foglie perchè la primavera avanza, ma è come se fosse autunno inoltrato. E c’è chi, nonostante il dramma, fa spallucce, nonostante la situazione. E’ meno grave di un’influenza ho sentito dire da qualcuno. Non commento. Mi auguro che il tuo Dio possa consolarti, darti qualche risposta, o almeno consolare i tanti morti, soli. Ne hanno bisogno, credo.
Non sono credente, Marino (quando avremo modo di trovarci – quando? – ti omaggerò di una mia “preghiera di un cercatore di Dio”: Chiunque tu sia).
Qui, parlando di Rosario Folcini – che forse anche tu hai avuto l’opportunità di conoscere – l’ho presentato come un uomo di fede: una fede, la sua, che ha dato corpo alla sua arte, che l’ha ispirato, e che ha segnato tutta la sua vita, anche il suo stare dalla parte degli ultimi.
Ricordo la sua intensa esperienza di volontariato presso i carcerati chiusi nel carcere di Crema: un lungo tempo in cui ha fatto di tutto – con la stessa arte – di contribuire alla loro “redenzione”..
La sua fede ha rappresentato per lui un “valore aggiunto”: gli ha dato una grande spinta a vivere fino in fondo dei valori che noi, laici, diremmo profondamente “umani”.
Credenti? Fede?
Si, nei valori che fanno di un uomo …..un uomo!
Nella solidarietà, innanzi tutto, verso gli altri uomini e donne come noi, senza pregiudiziali senza se e senza ma.
Quella solidarietà, quella sensibilità dalla quale il signor Boris de Pfeffel Johnson mostra di essere “immune”! Per lui io e il mio “fratello” Piero, che quest’anno faremo di tutto per compiere i 77, potremmo tranquillamente ipotizzare di volare via dal pianeta, a far compagnia al caro Rosario, grazie a Covid-19 (la mano ovviamente abbandona momentaneamente la tastiera con direzione facilmente immaginabile!).
Perciò, stiamo in casa volentieri, caro Marino, perchè …… mala tempora currunt, anzi, per ora, ancora (speriamo per poco!) ….accelerant!!!
Sono preoccupato, Franco, per la situazione in cu si trova il Kennedy: il virus è penetrato e ha contagiato non pochi sanitari e pazienti: da una parte gli eroi, dall’altra i più fragili.
Mi scuso, caro Piero, ho scritto che hai una fede religiosa, e ho preso un granchio. Allora siamo in due, senza fede. Mi scuso ancora. Ma la teologia non ti appassiona? Sei un intellettuale curioso e attento. A Milano c’è una bella Facoltà, in una via silenziosa, parallela a Corso Garibaldi, con un ampio cortile, ed è capitato che ho messo il naso dentro, anche se non è aperta al pubblico. Altra bella Facoltà di Teologia è a Bressanone, ma non c’è stato verso di riuscire ad entrare. Bressanone e Bolzano sono luoghi di studi teologici. Non ho conosciuto il tuo amico Rosario, ma apprezzo che hai capito per tempo la gravità della situazione, anzichè armarti di polemica, che in Italia non mancano mai, sono un passatempo per molte persone, che poi individualmente si fanno gli affari propri in barba a quello che sostengono pubblicamente, ieri, oggi, e anche lo faranno domani. Sono i medici, gli infermieri, i volontari, che stanno dando tutto, mentre noi facciamo dibattiti a “uffa”, comodamente seduti, anche sbadigliando, un pò come si fa nei bar dopo la partita di calcio: era goal, no era sulla riga, l’arbitro dormiva, il guardalinee stava all’ombra, il centravanti è un cascatore di professione, ti ricordi che nel 1966 il Borussia al 90′ gli negarono un rigore, e a Boninsegna è partita una scarpa….
Per Piero…(22,45)
“Preghiera da un cercatore di Dio”…Da un non credente?
Le rose fioriscono anche senza vedersi.
Sì, Graziano: ho perso Dio (la fede) a 25 anni per poi cercarlo per quarant’anni.
Il problema del “perché di tutti i perché” è stato il tormento della mia vita.
Alla fine Dio non l’ho trovato, ma quella ricerca è stata per me l’avventura spirituale più importante della mia vita: è essa che mi ha aperto nuovi orizzonti di senso..
Consiglierei il libro:”Il senso religioso”,di Don Giussani
Io, Marino, guardo alle opere e le guardo, come te, con un occhio laico. Ora, quello che vedo (pur non credente, frequento un gruppo religioso di S. Giacomo) è che la fede dà una spinta in più ad essere solidali con gli ultimi.
E’ quello che ho visto in Rosario Folcini: la sua solidarietà (praticata a lungo) con i carcerati è stata una testimonianza.
Con questo non intendo assolutamente dire che chi non ha fede non è in grado di operare come un credente: conosco molti laici impegnati in prima fila nel volontariato.
Sono d’accordo. Una delle cose che apprezzo nelle parrocchie, è il lavoro che viene fatto per sostenere gli ultimi, i più fragili, gli anziani. La mia battaglia è sempre stata contro il bigottismo, il tradizionalismo religioso, e i fanatici. Mai contro la fede, che rispetto, anche se non ce l’ho. Adesso ci sono anche gli atei devoti, i religiosi per opportunismo, identitari, senza Dio. I nostalgici della Chiesa cattolica potente e dominante nella società, che torneranno alla carica, con il soccorso della politica populista.
Ma il curato di campagna Georges Bernanos, la figura di Don Mazzolari (che non era proprio un prete progressista, ma protestò più volte contro l’adesione delle gerarchie vaticane al fascio-nazismo), Padre David Maria Turoldo, preti semplici, umili, coraggiosi, inquieti, li sento vicini, nonostante sono anticlericale, e non frequento una cerimonia religiosa, eccetto i funerali, da molti anni.
Ieri altre foglie sono cadute.
Qui a Crema.
Cadute a causa di un vento impetuoso che ha scosso con violenza l’albero della vita.
Come foglie.
Foglie nude che toccano il suolo senza il conforto di un figlio, di un coniuge…
Anche il morire sta cambiando volto al tempo del coranavirus.
Morire al tempo del coranavirus.
In terapia intensiva.
Intubati.
Intorno figure spettrali senza volto.
Non una persona cara.
Non l’ultima volontà ai famigliari.
E poi… nudi nella bara.
Senza l’ultimo bacio.
E poi, senza un posto al cimitero.
Ti ringrazio, Graziano.
Conosco don Giussani, non solo perché ho letto non poco di lui, ma anche perché ho seguito da vicino il il cammino di alcuni miei allievi che hanno scelto di seguirlo.
Una cosa è certa: un conto è lo spesso di don Giussani e un conto la deriva che a un certo punto ha registrato Cl (non mi riferisco certo alle vicende di casa nostra).
Scrivevo: anche il morire cambia al tempo del coronavirus.
E cambiano pure i prezzi della cremazione: a causa della enorme richiesta si sono più che raddoppiati!
Un dolore nel dolore.
Anche sulla tragedia si lucra.
E’ vero che, secondo la legge di mercato, il prezzo è dato dalla domanda e dall’offerta, ma lo Stato non può rimanere indifferente!
Che ciò accada mi pare vergognoso!
Un’altra foglia che è caduta.
Ciao, Gianfranco!
Hai sempre sposato la causa degli ultimi, senza mai tradire i tuoi valori.
Idealista in politica, ti sei sempre rimboccato le maniche.
Con generosità, altruismo.
Hai dedicato energie, tempo, cuore al volontariato, quello vero, non quello della penna.
Un esempio di solidarietà.
Anche per me.
Grazie e ancora ciao!
Guardo fuori dalla finestra e vedo un’altra foglia che è caduta.
Non cadono i numeri, cadono le persone.
Cadono anche gli amici.
Giancarlo è uno dei tanti: operaio, poi portavoce dei lavoratori e, poi, in pensione ben tre lauree.
Sei sempre stato determinato, Giancarlo: hai voluto dare sempre il meglio di te stesso.
Negli ultimi anni hai scoperto la sociologia dall’approccio antropologico, desideroso sempre di scoprire le persone, i loro comportamenti, le loro aspirazioni, le loro paure, le loro frustrazioni.
La tua vita è stata una scalata continua.
Lo hai dimostrato anche nello sport del ciclismo di cui tu eri un appassionato: da Crema sei salito fino ai vertici della Federazione nazionale.
Eri ancora nel pieno delle tue forze (66 anni: altro che vecchio!), ma il virus ti ha strappato dall’albero della vita.
Addio!
Cadono in continuazione. Il vento impetuoso del flagello continua a scuotere l’albero.
Cadono gli stessi medici: già un centinaio, (se ci sono state omissioni volute, andranno punite con severità).
Mi ha colpito ieri (la notizia, oggi, è rimbalzata sul Corriere) la morte di 4 fratelli a Trigolo (se non ricordo male, dai 68 ai 54 anni): una tragedia familiare!
Una tragedia assieme a tante altre: oggi supereremo probabilmente quota 18.000!