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FRANCESCO TORRISI

La vita ai tempi del Corona Virus

Buongiorno amici, un nuovo post, che credo ci aiuti ad aggiornare, anche in prospettiva quanto repentinamente sia mutata la nostra vita da “corona virus” in poi.

Qui sotto il link allo “Studio di Enrico Bucci ed Enzo Marinari sull’evoluzione dell’epidemia da Covid-19” proposto dall’Associazione non riconosciuta, senza fini di lucro ed apolitica, denominata “PATTO TRASVERSALE PER LA SCIENZA”:

https://www.pattoperlascienza.it/2020/03/02/lo-studio-di-enrico-bucci-ed-enzo-marinari-sullevoluzione-dellepidemia-da-covid-19/

Niente di “ideologico” e tanto meno partitico, ma un’analisi pienamente in sintonia con la “ragione sociale” dell’Associazione  che individua appunto il suo scopo  nella “promozione e diffusione della scienza e del metodo scientifico sperimentale in Italia al fine di superare ogni ostacolo e/o azione che generi disinformazione su temi scientifici” .

Lo studio è straordinariamente  “up to date” con i più recenti sviluppi della epidemia che oramai coinvolgono direttamente la nostra città, le nostre strutture sanitarie, il nostro Comune financo nelle sue strutture amministrative.

Un’analisi che, credo, possa aiutarci ad affrontare il nuovo assetto socio/sanitario che coinvolgerà noi stessi, le nostre famiglie, il nostro “viver civile”, il nostro blog, non più solo “accademicamente”, nel confronto dialettico delle diverse posizioni ma nella realtà della “vita al tempo del Corona Virus”!

FRANCESCO TORRISI

05 Mar 2020 in Editoriale

47 commenti

Commenti

  • Giust’appunto sabato avrei dovuto avere degli ospiti milanesi a pranzo che hanno disdetto in quanto “sconsigliati dal venire a Crema”. A Milano, si sa, “l’è tüta una roba sana”. Milano non si ferma. Crema, invece, si è bloccata. Non critico i miei ospiti, intendiamoci, avrei fatto anch’io la stessa cosa. Mi chiedo se l’idea di trasformare l’ospedale di Crema in un lazzaretto sia arrivata da Cremona, a cui fa capo la nostra Asl, o sia maturata a Crema … forse non lo sapremo mai.

  • Articolo interessante, Francesco. Grazie per averlo pubblicato sul blog.
    Come è interessante il lavoro del PTS, che ho avuto il piacere di conoscere l’anno scorso tramite un amico ricercatore scientifico.
    Ovviamente, siamo nel campo dell’ortodossia scientifica, della medicina ufficiale, delle regolari strutture e attività sanitarie. Tutte cose che sappiamo non essere condivise da tutti.
    Solo qualche riserva, da parte mia, sulla polemica con la LAV.

  • In merito al grafico riportato nell’articolo anche se gli indici di determinazione R^2 sono elevati, con cosi’ pochi dati, possono risultare non significativi statisticamente, poi mi sembra azzardato estrapolare oltre i dati rilevati specialmente per il modello di regressione esponenziale.
    Non viene riportato il test su R^2 con un livello di fiducia del 95%(P=0,95), il test t di student sui parametri a=costante e b=coefficiente angolare dei modelli di regressione, il test F dell’analisi della varianza(ANOVA) relativo alla regressione in toto ed il test di normalita’ di Shapiro-Wilk sui residui generati dai modelli di regressine che dovrebbero avere media=0 e varianza e scarto quadratico medio=1.
    Poi il modello esponenziale e’ stato stimato facendo una semplicistica linearizzazione oppure utilizzando metodi non lineari alle derivate parziali quali i metodi Newton-Rapson, Gauss-Newton, Marcardt ecc.
    Non sono riportati sul grafico utilizzato gli intervalli di fiducia al 95% ne alcuna analisi sui valori anomali.
    Voglio poi sottolineare che non si possono estrapolare valori oltre la regione sperimentale rappresentata dalle coppie di dati rilevati.
    Per fare cio’ bisogna ricorre a modelli previsivi come Exponential Smooting, a media mobile , Box-Jenkin(ARIMA), Kalman-Filter ecc.
    Infine,come ciliegina sulla torta, perche’ non utilizzare una regressione lineare robusta utilizzando il metodo di Ramsey o di Huber che sarebbe piu’ affidabile in presenza di cosi’ pochi dati.!.?.
    Per la mia esperienza di docente di matematica statistica e di inferenza statistica non avrei mai accettato che un mio allievo avesse tratto considerazioni sulla base di questi modelli.
    Mi permetto di suggerire quindi di eliminare, se possibile, l’articolo dal blog, senza acrimonia ma per un dovere metodologico.
    Mi scuso per l’utilizzo di termini troppo tecnici ma l’ argomento e’ troppo importante per essere rapresentato in modo cosi’ semplicistico da chi ha fatto l’articolo non certo per chi lo ha raccolto e messo a disposizione dei lettori.
    Cordiali saluti E. Zenari.

    P. S.: per approfondire l’argomento consultareil testo:
    APPLIED REGRESSION ANALYSIS
    N. R. DRAPER e H. SMITH
    THIRD EDITION. 1998
    JOHN WILEY & SONS. INC.

    • Grazie per l’attenzione Ezio. Francamente (ops!) non sono all’altezza di entrare nel merito del tuo commento. Ho interpellato via mail gli estensori dello studio e se avrò risposta vi farò partecipi.

  • Noi profani, Ezio, abbiamo bisogno di capire e so che tu sui temi scientifici hai una conoscenza e una competenza di gran lunga superiore alla media (credo, almeno) dei nostri blogger: sei quindi benvenuto (anche se so che i tuoi contributi, coperto da uno pseudonimo, non sono mai mancati).
    Io non ho competenze per entrare nel merito e posso dirti solo grazie.

    Una cosa comunque so perché lo stiamo già vivendo sulla nostra pelle: il coronavirus cambierà non poche delle nostre abitudini (forse anche il nostro modo occidentale di salutare).

  • Sono d’accordo, Piero. Noi profani possiamo solo cercare di informarci per quanto possibile, alla luce delle nostre capacità cognitive non specialistiche e dei riscontri effettivi forniti dai dati di realtà, cercando di “ascoltare più campane” e documentandoci con buona volontà, prestando attenzione alla credibilità e all’intelligibilità delle fonti disponibili, con la massima umiltà e senza preconcetti. Mi sembra che siamo arrivati a 650 pazienti in terapia intensiva, dei quali 400 circa in Lombardia. E questo è il punto critico, l’elemento principale di rischio: i letti, le apparecchiature, il personale sanitario per le terapie intensive. Siamo arrivati a quasi 7.500 contagiati, con circa 370 morti. Soprattutto, abbiamo (ma forse ho capito male, però lo dicono in molti, e non sprovveduti) un tasso di raddoppio (non so se si dice così, non sono un esperto) ogni 2,5 giorni circa. Non sono dati molto diversi da quelli previsti poco tempo fa nello studio che Francesco ha cortesemente pubblicato su questo blog. Anzi, mi sembra che purtroppo stiamo andando proprio su cifre del genere. Sempre detto da profano e non competente. Dal 18 febbraio a oggi 9 marzo è trascorsa solo una ventina di giorni. I numeri sopra riportati vanno correlati a questo fattore del tempo, a questa misura estremamente ridotta. Cosa che in genere non fanno, per i loro motivi, gli assertori della “solita influenza”, che di solito forniscono per la comparazione dati annuali. Ma, ripeto, lasciamo che siano gli scienziati e i medici a esprimersi, soprattutto quelli accreditati da specifici titoli professionali e istituzionali, visto che noialtri non siamo specialisti e posto che, comunque, in tutta Italia e soprattutto in Lombardia esiste da ieri una normativa cogente e legittima. Per cui, massima libertà di pensiero ma anche massima ottemperanza alla legge e massima tutela della salute pubblica, che viene prima di tutto.

  • Col senno di poi si dice che siamo bravi tutti. Però, magari tardi, ci siamo arrivati, beccando due piccioni con una fava purtroppo: la malattia che avanza e l’economia a picco, non solo le borse, ma il pane quotidiano che tanto è tutto connesso. Se ordinanze restrittive fossero scattate subito? Senza dubbio l’economia ne avrebbe risentito prima, ma il contagio magari avrebbe avuto qualche impedimento in più e magari l’economia riprendersi prima. Invece ora siamo in braghe di tela, con tutto a rischio, cassa integrazione, licenziamenti, incentivi per rimediare ai tanti contratti e contrattini che regolamentano il mercato del lavoro, con supplica di sforamento del debito pubblico dimenticando che lo pagheremo tutti salatamente. E intanto il contagio avanza, tra comportamenti individuali irresponsabili “tanto si ammalano e muoiono solo i vecchi”, salvo retromarcia delle ultime ore, così da far cagare sotto anche i ragazzotti dell’aperitivo o le frotte di ragazzini che stazionano in questi giorni nelle nostre piazze, senza scuola, in piazza Garibaldi domenica se ne contavano a decine, senza nessuna precauzione, così da caricarsi di virus da portare a casa a genitori e nonni. A meno che tutto questo non sia la conferma del ruolo ancillare della politica sull’economia e finanza. Ottenendo il risultato opposto: l’economia in affanno e la malattia che avanza. Cosa sarebbe stato meglio? Il pragmatismo o staremo a vedere? Rinunce da subito o la catastrofe dopo? Fermarci tutti prima? Domicili abbandonati di corsa, residenze differite, Comuni, regioni abbandonati col treno preso in corsa, viaggi non necessari, spostamenti e fughe. Se da subito si fosse evitato tutto questo? E siamo ancora in tempo per arginare le due catastrofi? E cosa trarre dall’intervista alla ricca signora milanese in fuga a Sanremo con figli e nipoti nella villa di famiglia che come la racconta sembra il Mulino bianco? In più con parcheggio riservato al coperto così da non vedersi rigata la macchina perchè estranei al luogo e quindi portatori di epidemie. Poi gli altri invece, scappati verso le regioni di origine, vicini alla famiglie, non più soli in una stanzetta in affitto, con obbligo di autoisolamento, però voglio vedere. Sì e no un terzo dei probabili untori si sono autodenunciati. Insomma, se tutto questo fosse stato impedito da subito? No, non si è fatto, fatalisticamente sperando nel meno peggio che invece è arrivato. Con quali conseguenze prevedibili? Con qualche morto in più l’assalto ai forni sarà meno cruento. Sarà questo che avranno pensato i geni dell’economia e della finanza? Ripeto: quello a cui stiamo assistendo è il solito calcolo dei pochi contro l’interesse dei molti. Ma questi pochi si stanno dimostrando molto più stupidi e nient’affatto lungimiranti, perchè se non saranno i primi a pagare saranno secondi. Ripeto tutto questo è la conferma del ruolo ancillare della Politica verso economia e finanza. Probabilmente la signora a Sanremo se la caverà, lo statale di ritorno a Palermo contagerà la Sicilia e il cassaintegrato del nord dovrà stringere la cinghia per un bel po’.

  • La voce diLauro Zanchi:
    Su suo mandato replico da altro blog il monito di Lauro, professore e scrittore di Crema ben noto:
    Ce li ricorderemo tutti questi giorni. Ci ricorderemo che finalmente il popolo italiano sta prendendo coscienza che il rispetto delle regole è fondamentale, in ogni situazione di emergenza. Non tutti sono ancora allineati, ma c’è una parte del Paese che finalmente si incazza davanti all’ottusità di chi continua a pensare come se in una comunità ci vivesse da solo. Si incazza, urla – stavolta a ragione – denuncia. Abituati sempre a girarci dall’altra parte, forse anche la presa di coscienza è una delle conseguenze del Covit-19.
    Il mio augurio è che impareremo presto a dar autorevolezza a chi ha le referenze per meritarsela. Per anni ci sono stati imposti modelli del tutto inadeguati e mai confinati nell’ambito delle loro specificità e preparazione, e più o meno incoscientemente ne abbiamo fatto degli esempi da seguire. La trasgressione dei rapper, il mondo tutto glitter e paillettes delle influencer, gli chef che pontificano sul mondo e parlano quasi mai di cucina. Abbiamo relegato nelle parti basse dei salotti gli scienziati, gli intellettuali, i pensatori, ad orari improbabili e su reti dal canale 10 in avanti.
    E se questo è il mondo che abbiamo navigato nell’ultimo decennio, ecco che arriva il medico che ha letto su Google, l’avvocato che ha letto su Google, l’insegnante che ha letto su Google, a disquisire di medicina, diritto o didattica con chi di lavoro fa il medico, l’avvocato o il docente. E ne fa sempre una questione di diritti, picchia i pugni sul tavolo, senza mai sapere nemmeno quali sono i doveri che contrappesano i diritti. Se questo è il mondo che abbiamo navigato, quando la buriana sarà passata, resterà ben vivo nella coscienza delle persone per bene un cammino, che nella sua drammaticità, ci ha permesso di fare ordine.

    • Mah! … speriamo che le speranze di Lauro abbiano un seguito. Tutti ce lo auguriamo, naturalmente. Anch’io ho sempre pensato che la società dei diritti dovesse venire molto dopo quella dei doveri, consapevole però di fare parte di una sparuta minoranza. E le ultime generazioni, che i doveri neppure sanno cosa siano? Chi vivrà, vedrà. Mai motto fu più appropriato.

    • Pare che vedremo presto nuove colonne infami. Il covid-19 non è niente in confronto alla peste psichica che dilaga.

    • Lauro (per interposto Adriano) “….nella coscienza delle persone per bene….” si, ma in tutti gli altri?!?

  • Doveri? Dov’eri?!?

  • sapete, penso si debba trovare un accordo, formale, mica sostanza, se si scrive Coronavirus unito o due parole.Lo si trova in tutte e due le forme. Sì,sì, lo so che abbiamo altri problemi, ma la grammatica è un mio pallino. Ops… sarà mica il virus al lavoro?

  • La gravità della situazione italiana è ormai chiara, precisa e misurabile. I dati si riferiscono ai contagiati, ai morti, ai soggetti in quarantena domiciliare, in degenza ospedaliera, in terapia intensiva, in prognosi riservata, ai soggetti guariti. La granularità di questi dati va dall’ambito regionale al perimetro comunale. Sono dati da relazionare al fattore tempo, in pratica alle ultime tre settimane. L’aggiornamento di questi dati è immediatamente e facilmente accessibile a tutti. Non possono esistere peccati di disinformazione, tutt’al più di indifferenza al fenomeno. Dall’analisi di questi dati rispetto all’elemento temporale si evincono da subito indicazioni sulla progressione molto elevata del contagio. Non siamo ancora in grado di avere modelli previsionali davvero attendibili. Sappiamo comunque che il picco è ancora lontano e che l’attuale elemento di massimo rischio è quello della saturazione dei posti, delle apparecchiature e del personale specializzato per la terapia intensiva. Questa è la settimana in cui tale rischio diventerà pregiudizievole certezza. Dai prossimi giorni, in ospedali molto vicini alla nostra città si dovrà cominciare a scegliere chi poter mettere in terapia intensiva e chi no. Saranno scelte che potranno avere conseguenze molto gravi. Tutto questo è ormai evidente a chiunque abbia occhi e orecchie. Ciò posto, a questo punto possiamo dirigere l’attenzione e le riflessioni dove meglio crediamo riguardo al COVID-19. Ad esempio, basandoci su questi fatti reali e tenendo conto di questo gravissimo problema concreto. Oppure rivolgendoci ad altre considerazioni, di varia natura e foggia concettuale. Ad esempio, alle lamentele economiche sul mancato fatturato e sul mancato utile; alle esternazioni etico-moralistiche e al penitenziàgite; a dove più ci piace, in ossequio al principio del libero pensiero e della libera parola, visto che non siamo in Cina o in Iran. Ogni tanto però ricordiamoci che, già dai prossimi giorni, ci saranno luoghi molto vicini a casa nostra in cui qualcuno deciderà chi deve vivere o chi deve rischiare di morire. Ovviamente, a noi giovinotti andrà tutto bene, però per altri meno giovinotti di noi le cose potrebbero andare molto peggio.

  • Qualcuno si è ricordato del mio romanzo “La baia”, attribuendomi doti profetiche perché nel 2009 descrivevo la situazione che stiamo vivendo. Non è così, sapevo solo che non poteva finire diversamente. Notevole certo che la “mia epidemia virale letteraria” si espandesse proprio a partire dalla Lombardia, per cui blocchi degli spostamenti, e tutto il resto, come lo viviamo ora. Un aspetto è diverso, per ora, e spero per sempre: prevedevo un imbarbarimento rapido della società, la disobbedienza civile, cui solo esercito e fede religiosa riuscivano in parte a far fronte. A parte la frenesia di accaparramento alimentare, la rivolta carceraria, la fuga a sud con i treni, la gente fa quel che si ordina di fare, o quasi, e questo mi rende lieto, quasi orgoglioso.
    Ma se volete delle anticipazioni “ai limiti dello scientifico” (scherzo, ho studiato approfonditamente all’epoca) vi riassumo le mie prospettive:
    1I tempi dipendono da quel che faremo nei prossimi giorni.
    2 Se faremo le cose per bene quasi tutti entreremo in contatto con l’agente, ma, attenzione, se si allungano i tempi solo con una variante attenuata.
    3 La competizione fra i ceppi emergenti spegnerà il fuoco prima di qualsiasi vaccino.
    4 L’innalzamanto della tempetratura permetterà di aereggiare, fattore primario!
    5 Il vero caldo arroventerà molte superfici agendo come vero antivirale, con un certo contributo anche dei raggi UV.
    E così il nostro training per l’era delle pestilenze sarà completo, e qui la mia solita nota amara, perché non credo che cambieremo le nostre abitudini e aspirazioni, se non con molta progresssività, forse, e quindi avanti il prossimo! Altrimenti sarebbe come dire che Trump in futuro non prenderà neanche un voto, il bottegaio che fa comizi mentre la gente muore.

  • Ho poosto le miie riflessioni futurologiche a breve e lunga scadenza nel post all’evidenza la vita ai tempi…, non perché sia meglio di quello di Rita, ma, visto che ormai tutti non parliamo che di questo tema, è giusto declinarne gli aspetti con post mirati, ma le riflessioni generali riuniamole!

    • Ci hai messo a disposizione uno strumento potente, aggiornato in tempo reale, di informazione Mattia, te ne sono personalmente grato!

  • Bravissimo Matt.! Almeno per me, che di grafici son vissuto.oltre che di bisturi e scalpello, anzi grafici sulle scalpellate, questo strumento permette di superare l’ottimismo e il pessimismo, e escludere le blaterate dei giornalisti e poliitici. Quando i dati sui contagiati e guariti si allineeranno quasi (qualche morto è inevitabile) potremo tirare il fatidico sospiro di sollievo.
    Approfittando del forzato dominìcilio (anche se so che la tua preparazione continua in e-learning) non si potrebbe dotare questa finestra di uno strumento visibile sui contributi, come le altre? L’esigenza è stata espressa da molti followers.

  • A chiese chiuse,la preghiera autentica si muove negli ospedali,fra tubi e caschi ventilati…
    …Isolati,senza il conforto di parenti e amici…
    Per loro…Un pensiero.

    • Graziano: nomen omen!
      Grazie….

  • Grazie per il link al sito con le statistiche, davvero interessante. Le fonti sono molte ma questa mi sembra ben scelta, anche per la semplicità di consultazione (e di drill-down, mi sembra si dica così). Sono dati impressionanti: oltre 15.000 contagiati, più di 1.000 morti, quasi 1.200 casi gravi (quindi con incidenza piena sul problema delle terapie intensive e delle rianimazioni) dei quali la metà in Lombardia.
    Mi colpisce la quasi “assuefazione” degli italiani a questa situazione oggettiva così grave, quasi una sorta di difesa psichica rispetto a dati reali e concreti così drammatici, forse una reazione biologica di metabolizzazione dei fatti troppo negativi, l’assimilazione progressiva di un’evidenza terribile ma effettiva con cui dover convivere. Sono passate solo tre settimane dall’inizio, un tempo brevissimo per numeri così devastanti. Quale sarà il conto alla fine?
    Tuttavia, sta accadendo il contrario di quanto avviene talvolta in questi casi. Allarmismo? La realtà sta superando ogni allarme iniziale. Panico? Sempre da evitare, però qui è esattamente il contrario. Benzina sul fuoco? Si è visto quanto buttarci acqua sopra abbia favorito colpevoli sottovalutazioni. Clima da psicosi? Per nulla, la risposta generale è ordinata, disciplinata e, per l’appunto, quasi di routine, a parte i soggetti psicopatologici ben descritti da Anna Zanibelli e le solite furbate e balordate in qualche specifica parte d’Italia. Nessuna sindrome cognitiva o comportamentale diffusa, nessuno psicodramma sociale, nessuna reazione untorile popolare, nessun contagio neurofobico, nessuna tabe o peste o affezione mentale collettiva.
    È strano, in un popolo emotivo e passionale come il nostro. Un simile senso di responsabilità e un’approccio attitudinale così corretto e composto non erano scontati. Chissà, forse è uno dei vantaggi di non appartenere a un’epoca storica in cui, come è talvolta accaduto, l’oscurantismo, l’ignoranza e la superstizione avrebbero potuto aggravare i morbi fisici e favorire i morbi psichici.

  • Ma perché in Italia la mortalità è al 6,7% e in Germania e in Austria allo 0,2%?

  • In risposta a Livio no, virus e batteri sono cose diverse, i batteri sono aggrediti dai virus come noi, anzi, i virus ci hanno trasmesso più volte pezzi di codice genetico di batteri, e il loro proprio, come piccoli ingegneri,perché la loro vocazione naturale non è uccidere, diciamo che lo fanno quasi per sbaglio, e anche per il Corona è lo stesso, e ne approfitto anche per fare aggiornamento calibrato sulle notizie che girano.
    Ivano mi chiedeva dei nuovi farmaci anti Coronavirus e questa mattina gli ho illustrato, in altro luogo di discussione, l’azione del Plaquenil, un vecchissimo antireumatico derivato dalla clorochina, testato al Pascal e Monaldi di Napoli e introdotto nel protocollo in tutta Italia, Crema compresa, ma ora nello stesso Istituto tumori di Napoli si usa per sperimentazione un antireumatico di nuovissima generazione: il Tocilizumab, che agisce con meccanismo immunitario bloccando uno dei mediatori della catena dell’infiammazione. I pazienti stanno sulle dita della mano: due hanno riposto positivamente rapidisssimamente e altri due sono in corso di sperimentazione.
    Ripeto, le conseguenze del’infezione sono legate più alla reazione dell’ospite che all’azione diretta del virus, quindi in definitiva il meccanismo è quello di spegnere l’infiammazione, anche a infezione in corso, far riassorbre i liquidi in eccesso, e consentire così la respirazione. Ribadisco tuttavia, si tratta di modulatori della malattia, non agiscono sul contagio, e non è pensabile che migliaia di contagiati futuri, se non spegniamo l’incendio, possano accedere alle stesse cure.

    • Adriano, ti prego di credere che conosco la differenza (a spanne) tra virus e batteri ma, soprattutto, penso la conosca molto bene la dott.ssa Capua… Il senso della sua ipotesi è un altro.

  • Una buona notizia: una ricerca genetica realizzata all’Università di Bologna, conferma l’origine del virus nei pipistrelli e mostra una bassa eterogeneità: il virus è poco mutabile. Ma individua anche un punto di elevata variabilità. Se ci capisco giusto vorrebbe dire che si deve cercare un vaccino per ogni diverso ceppo ma poi resta efficace. I pipistrelli sono serbatoi naturali di virus, anche per ebola si era pensato a loro. E pensare che una volta uno che, entrato in casa, avevo preso in mano per liberarlo, mi ha morso un dito!
    Avete notato quanto della ricerca graviti su Italia e Cina, con piena collaborazione? O i nostri cuginetti d’Europa qualche risultato lo stanno ottenendo e se lo tengono per sé? Scherzo, un uomo di scienza non consce confini.

    • Poveri pipistrelli.
      Il “capro” del Terzo Millennio ha perso le corna per mettere le ali.

    • Ora la cina accusa esplicitamente gli USA di aver provocato l’infezione.
      “Il portavoce del Ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha condiviso un video in cui Robert Redfield, direttore dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), rivolgendosi a un comitato del Congresso degli USA l’11 marzo scorso, ha affermato che alcuni decessi per influenza sul territorio americano sono stati in realtà causati dal Covid-19. Redfield, però, non ha comunicato i riferimenti temporali delle morti e, quindi, secondo Zhao si tratterebbe di una prova della teoria secondo cui il coronavirus non ha avuto origine nella provincia di Hubei. «Quando è stato datato il contagio del paziente zero negli Stati Uniti d’America? Quante persone sono state infette? Quali sono i nomi degli ospedali? Può essere che sia stato l’esercito americano a portare l’epidemia a Wuhan. Siate trasparentii! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti d’America ci devono una spiegazione!», ha affermato il funzionario del Ministero degli Esteri cinese su Twitter.”
      Questo scagionerebbe i poveri pipistrelli…

    • Ricordo (come semplice curiosità) che anche la ‘spagnola’ fu portata in Europa dall’esercito americano.

  • Si Livio, scagionerebbe pure i pipistrelli e ci sarebbe quindi una nota di soddisfazione da parte della federpipistrelli, maaaaaa ……..

    • ……… ma perché il mio governo (che non ho votato e mi fa pure pena) non mi spiega cosa ci fanno 20mila soldati statunitensi in Europa? Qual’è il reale significato della sedicente esercitazione “Defender Europe 20” (Difensore dell’Europa 2020)? Esattamente, da cosa dovrebbero difenderci i marines? E’ frutto del caso anche l’esplosione dell’epidemia di coronavirus in contemporanea con il più grande dispiegamento di truppe statunitensi in Europa degli ultimi 25 anni?
      Gli Stati d’Europa hanno dichiarato guerra alle fake news? Benissimo, vengano a spiegare ai cittadini che li mantengono come, perché e quando hanno deciso (si fa per dire) l’invasione armata dei territori dell’Unione. Siamo tutt’orecchi.

  • Casualità/causalità : this is the question!
    La domanda di Rita è motovatissima, soprattutto in questa perigliosa temperie.
    Entrambe le eventualità pongono interrogativi a ,io parere inquietanti!
    Chissa che qualcuno (Governo/EU) si senta in dovere di dire qualcosa anche a noi che …… non distratti da altro, siamo qui a casina nostra assetati di notizie!

  • Da un secolo gli scienziati discutono sull’origine della spagnola e non si sono ancora messi d’accordo. Tranne sul fatto che l’origine non era spagnola. L’ipotesi del Kansas è abbastanza accreditata ma non è l’unica attendibile. E si dice pure che nel Kansas l’influenza ci arrivò dalla Cina. Ma forse la scienza, visti i progressi sempre maggiori, in un prossimo futuro darà una risposta abbastanza condivisa a questo interrogativo. Anche perché allora non contarono solo l’origine vera e propria ma soprattutto le due o tre principali mutazioni che resero l’impatto così letale.
    Sul COVID-19, adesso la Cina, col contagio in diminuzione, inizia a tentare di passare dalla parte di quelli che han fatto subito le cose giuste, di quelli che ora possono andare a insegnare agli altri come fare e come non fare. Una bella faccia tosta. Ed è ovvio che il grande amico italiano della Cina, l’ineffabile Giggino, sia l’alfiere di questo tentativo.
    Intanto gli italiani, con due eccezioni, stanno dimostrando una disciplina e una compostezza ammirevoli (un’eccezione è quella dei 43 denunciati e 7 arrestati di Roma). Una certa paura esiste, ovviamente, ma insistere sulla “paura” degli italiani, sulla loro “psicosi” e via dicendo, invece che sul loro senso di responsabilità, su una loro fin troppo rassegnata assuefazione quotidiana, sul loro sin quasi eccessivo fatalismo, sembra più funzionale a diversi e ideologici intendimenti piuttosto che a una obiettiva lettura della situazione. Come quando sbarcavano clandestini a manetta e qualcuno discettava sul “percepito”. Il problema non è la “percezione” ma è il problema stesso, di una gravità evidente, senza facili psicosociologie.
    I fatti fondamentali sono purtroppo nei numeri che leggiamo nel sito collegato dall’altro ieri al blog. I morti cominciano a essere così tanti che le sale degli obitori, negli ospedali più vicini a noi, sono insufficienti. Anche a Crema i decessi aumentano. Molte sono persone conosciute, come sono conosciuti i figli e gli amici che non possono neppure rendere l’ultimo saluto al defunto o assistere al funerale. Altro che non poter passeggiare.

  • “Altro che non poter passeggiare”. Pietro, mi sento toccato dal tuo commento. Effettivamente mi sono espresso in questi termini negli ultimi commenti, ma già l’altra settimana ho raccontato cosa è capitato a famiglie a me collegate e quasi direttamente anche al sottoscritto. Ovvio dire che in questa cerchia sono state prese tutte le misure necessarie al contenimento del virus che non si è sviluppato e propagato. Credo di non aver raccontato del funerale in forma riservata a cui ho partecipato già l’altra settimana, ma avevo raccontato con discrezione la situazione di congiunti che non hanno potuto vedere il marito e padre neppure da morto perchè tutti in quarantena. Lascio poi ad ognuno immaginare i sentimenti e le paure di noi tutti. Ma sono certo che nel tuo commento non ti riferivi a me.

  • Ivano, Il mio era un commento di natura generale, critico ma anche autocritico. Oggi ho letto degli arrestati di Roma, delle lamentele di chi ha preso la multa perché faceva jogging, stamattina andando in farmacia ho visto tre sgarzoline a cicalecciare a braccetto lungo la via deserta, ho anche pensato al via vai che ha citato Rita verso la passerella. E anche a quanto trovi assurdo dovermi autocertificare per andare a campi sull’Acquarossa verso Passarera o sulla Morgola verso Pianengo. Per cui, nulla di specifico su di te. Però, visto che adesso mi poni la questione, non vedo perché, qualora tu ti lamentassi come me e come altri per non poter andare in campagna a vagabondare perduto e beato, non si possa sostenere che anche il tuo sacrificio, come il mio e quello di altri, sia ben poco rispetto ai drammi che in città stanno avvenendo nei vari obitori e sale del commiato. Lo stesso per tutte le lamentele di quelli ottimamente indicati da Anna Zanibelli, che ci sono anche a Crema. Insomma, non mi riferivo a te prima, però adesso sì, visto che condividiamo un problema simile, almeno da quanto mi è parso (leggerò meglio i tuoi commenti). Per inciso, il mio riferimento vissuto era a un caso funebre in centro città e a un altro a Castelnuovo. E so per certo, da parenti, che a Bergamo è peggio. Il luogo più trafficato sta diventando l’ingresso del cimitero. Ma adesso basta con l’angolo del gufo. Siamo positivi e speriamo di cavarcela. Pensiamo al futuro. Ad esempio, non per essere cinico, ma il problema è se, invece degli ottantenni, adesso ricoverano in rianimazione i quarantenni. Tu mi capisci.

  • Raga, così stando comodamente seduto alla tastiera, non posso non dire: il sacrificio di restare a casa è ben poca cosa rispetto a chi, e sono tanti (e neppur ben pagati e attrezzati ….così/così) si sfiancao di lavoro negli ospedali, rischiando in proprio loro e famiglia, per tutti quanti noi!
    Quindi, direi (ripeto, comodamente seduto alla tastiera) vediamo di stare alle regole, che poi, fra un mesetto, se ce l’abbiamo fatta, via a passare col giallo e rispettare i limiti solo dove c’è “la fotografia” ….”sarem mia ‘n svisera no”?!!

  • Pare che la Spagnola sia sparita improvvisamente. Non potrebbe sparire così anche il Coronavirus? Poi leggo di immunità di gregge, senza capirci granché. Adriano?

    • E’ “sparita” dopo due anni e decine di milioni di vittime.

    • Sull’immunità di gregge hanno puntato tutto gli inglesi, che sono da sempre dei grandi giocatori. Auguri! Un imbecille che conduce alla tv britannica una trasmissione del tipo “Elisir”, che si chiama “Malattie imbarazzanti”, tale dottor Christian Jessen, non solo ha dichiarato che si sta facendo tanto rumore per nulla (in fondo è un’influenza) ma che il Coronavirus è una scusa degli italiani per non lavorare e chiudere tutto per un po’, così da “avere una lunga siesta”.
      Ora, che i cugini europei non ci potessero vedere lo sapevamo tutti. Non so voi, ma io non li credevo capaci di arrivare a questi punti, e adesso mi spiego anche tanti atteggiamenti ostili della schifosissima UE nei nostri confronti. Meno male che ci sono i Cinesi.

    • Sulla “Spagnola” ha scritto un libro Riccardo Chiaberge, uno dei pochi cronisti anche di cose scientifiche italiane, come fu Giovanni Maria Pace. A memoria, mi pare edito da Longanesi. Chiaberge ha scritto per il “Corriere”, poi è passato al “Fatto” curando un inserto culturale, andato male. Ora è in pensione. Il suo libro dedicato alla “spagnola” ha interessato poco, ma giurerei che ora l’editore lo sta ristampando, come viaggiano le copie del bellissimo “La peste” di Albert Camus.

    • Caro Ivano
      chiamala anche immunità sociale: se una pallina è in grado di scatenare l’incendio in altra pallina ma la probabilità incontrare palline antincendio cresce il germe muore, perché er sopravvivere deve uscire dall’ospite una volta immune e trovarne uno non immune. Ma quanti ne devono morire prima? La mia ipotesi del virus mutato attenuato spontaneamente che gira da vaccino m pare la più valida per spegare la rapidità di scomparsa.

  • Be, Rita, così, tanto per generalizzare , la “perfida albionne” , culla delle democrazia, avrà anche ….cullato, a casa sua (!) ma, in giro per il mondo, ne ha fatte da vendere e da spendere (sempre ed esclusivamente pro bono sua!) ergo …..

  • Il discorso del bestione bis, Boris Johnson, non fa una piega: se sacrifico il 3-5% della polazione per incrementare il reddito nazionale balzerò ai primi posti. Se mi criticano critico per primo. Ciò presuppone onestà e capacità di perdono dell’elettorato… e pelo sullo stomaco.
    Noi siamo così? Noi non salviamo forse in uno sforzo comunitario che supera le divergenze nazionali un singolo astronauta disperso nello spazio sacrificando fette di PIL di tutto il mondo?
    Gli Anglosassoni sono sempre quelli che dichiarano certe malattie sono troppo costose da curare e nessuno dice niente. Noi siamo così? La risposta è altra: noi saremo perdenti per questo?

  • A proposito della paura di crepare, cresciuta, causa pandemia, un breve articolo racconta di un giornale, un settimanale inglese, che si pubblicava a Londra nel 1600, circa seimila copie a settimana, venduto per strada a un penny. Era composto da un’unico foglio. E da un’unico argomento. I morti. Su un lato c’era un elenco dei decessi avvenuti durante la settimana, nella città di Londra, suddivisa per parrocchie. Sull’altro lato, i lettori erano informati sui motivi del decesso. Se era per una malattia, quale malattia. Itterizia, oppure Apoplessia. Anche causa “Dropsie” che dovrebbe essere un accumulo di liquidi che provoca forti rigonfiamenti. Altri dettagli riguardavano come la persona era morta. Per strada. Stillborn (nato morto). Oppure: improvvisamente. Ad occuparsi della redazione di tale incombenza, erano due vecchie zitelle di una chiesa locale.
    Durante il febbraio 1664 furono segnalati 393 decessi, in città. Alcuni di questi: vecchiaia (32); consunzione (65). Scottato in un mosto di birra (1).
    L’articolo, è comparso su “The New Yorker” a firma Brooke Jarvis il 17.5.21, accenna a questo curioso giornale, per occuparsi della società contemporaneamente, che vorrebbe estendere sempre di più (pandemie permettendo) la durata della vita umana. Ma c’è un’altro scopo in ballo: una buona morte.
    “We’ve Had Great Success Extending Life. What about ending it?”

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